Pagine di guerra - Comune di Spilimbergo

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Pagine di guerra Sentieri di pace

Progetto per la valorizzazione del percorso tematico sui luoghi della Prima guerra mondiale nel Friuli di Mezzo

1915-1918: La Prima guerra mondiale

Il lungo periodo di pace che aveva contraddistinto la Belle Epoque – il periodo storico, culturale e artistico europeo che va dalla fine dell’Ottocento fino all’inizio della prima guerra mondiale – terminò bruscamente nell’agosto 1914, quando le maggiori nazioni d’Europa scelsero di risolvere le reciproche tensioni politiche, economiche e militari non più per via diplomatica, ma dando voce alle armi. Saranno così i “Cannoni d’Agosto”: un conflitto che si immaginava breve che coinvolse Austria-Ungheria, Germania e Turchia, da una parte, e Francia, Inghilterra e Russia, dall’altra. Queste nazioni furono le protagoniste – e le responsabili – del conflitto, ma quasi tutti gli Stati d’Europa si schierarono: chi con la Triplice Alleanza, chi con la Triplice Intesa. Tra gli Stati neutrali (Svizzera, Spagna, Portogallo, Paesi scandinavi) c’era anche l’Italia che benché legata sin dal 1882 ad Austria-Ungheria e Germania dal patto detto della Triplice Alleanza, vide in un primo momento più vantaggioso restare fuori dal conflitto. Ufficialmente perché gli accordi di Vienna non le imponevano l’intervento, in quanto la Triplice Alleanza era un patto difensivo e, nel caso specifico, era stata l’Austria-Ungheria per prima a dichiarare guerra alla Serbia, scatenando una reazione a catena. Le intenzioni dell’Italia, legittime dal punto di vista del diritto internazionale, non furono però limpide in chiave politica perché, da subito, l’establishment nazionale valutò più vantaggioso un cambio di schieramento. Infatti, Francia, Inghilterra e Russia avevano qualcosa in più da offrire, qualcosa che l’Austria-Ungheria non poteva concedere: le “Terre Irredente”. Si tratta delle attuali provincie di Trento-Bolzano e Trieste e dell’Istria, terre mai appartenute all’Italia prima di allora, in cui una consistente presenza di cittadini italofoni e l’esistenza di un minoritario movimento annessionista filo italiano giustificavano la richiesta di queste annessioni. L’Austria-Ungheria, Impero multietnico, non avrebbe potuto elargire tale concessione all’Italia senza mettere in moto una catena irreversibile di rivendicazioni nazionaliste che avrebbero portato all’automatico disfacimento dell’Impero. In questo clima, l’Italia tergiversò fino all’aprile del 1915, trattando surrettiziamente con ambedue i contendenti e, allorché le ricadute positive della neutralità sull’economia cominciarono ad attenuarsi e le promesse della Triplice Intesa garantirono il futuro possesso delle Terre Irredente, scelse proditoriamente di schierarsi a fianco di Francia, Inghilterra e Russia.

24 maggio 1915: L’entrata in guerra dell’Italia

Le operazioni militari italiane ebbero inizio il 24 maggio del 1915 e il Friuli divenne sin da subito Fronte principale. Anche se la guerra si combatté a ridosso della linea di confine sancita dopo il 1866, che fu sorpassata di ben pochi chilometri e solo in alcuni punti della bassa friulana, tutto il territorio regionale venne coinvolto nel conflitto, poiché sostenere un esercito di alcuni milioni di uomini con tutte le necessità logistiche del caso trasformò praticamente ogni paese in potenziale retrovia del fronte.

La Ferrovia del Tagliamento

Una delle necessità più impellenti di ogni esercito in guerra è l’organizzazione della viabilità perché è attraverso questa che può essere garantito il rifornimento del fronte e delle retrovie. Viabilità che, all’epoca, poteva essere stradale o, soprattutto, ferroviaria. Fu proprio la prossimità di Dignano alla ferrovia Casarsa-Pinzano-Gemona – la “Ferrovia del Tagliamento” – a suggerire, nel 1915, la costruzione di un ponte sul grande fiume friulano. La linea ferroviaria, inaugurata nel 1912 e completata nell’ottobre 1914 con il collaudo del ponte sul Tagliamento a Cornino, permetteva il trasporto dei materiali necessari al sostegno del settore nord dello schieramento della Seconda Armata e alle truppe del XII Corpo d’Armata, la cosiddetta “Zona Carnia”.

Il Ponte tra Gradisca – Bonzicco

L’asse ferroviario si snodava lungo la riva destra del fiume e all’altezza di Gradisca di Spilimbergo, in corrispondenza dell’antico passo di barca, venne costruito dal Genio Civile, a partire dall’estate del 1915, un ponte in legno su palafitte che collegava la frazione spilimberghese all’abitato di Bonzicco, sulla riva sinistra. Il manufatto fu pensato per garantire un più comodo e sicuro trasporto delle truppe che dovevano raggiungere l’alto Friuli, in grado così di risalire il Tagliamento via ferrovia senza intasare i ponti della Delizia, servendo, nel contempo, capillarmente le destinazioni di retrovia. Compatibilmente con la tecnologia costruttiva, la portata del ponte non consentiva l’attraversamento con carichi pesanti e pertanto le artiglierie di più grosso calibro dovettero ricorrere a vie alternative.

La Rotta di Caporetto

La vita del manufatto, fino all’autunno 1917, in regime di ordinaria amministrazione, fu legata alle bizze del Tagliamento, le cui piene mettevano a dura prova la struttura del manufatto. Il 24 ottobre 1917, le truppe di Austria-Ungheria e Germania colsero il Regio Esercito impreparato e sfondarono il fronte a Plezzo, Tolmino e Caporetto, provocando una rovinosa ritirata. La necessità di rischierare la totalità dell’esercito prima oltre Tagliamento e, successivamente, oltre Piave si scontrò con i colli di bottiglia rappresentati dal numero esiguo di ponti che collegavano le due rive del Tagliamento. All’approssimarsi degli attraversamenti, con il fiume in piena a causa delle abbondanti precipitazioni, il caos fu totale e le strade di accesso alle località poste sulle testate dei passaggi furono intasate per chilometri da materiali e uomini, soldati e profughi che si erano resi conto che la salvezza dalla prigionia e dalle temute, ma immaginarie, violenze teutoniche si trovava necessariamente oltre il Tagliamento.

Le testimonianze del tempo

Il diario parrocchiale redatto da Don Giuseppe Sant, parroco di Carpacco, ci rappresenta una nitida fotografia di quei giorni:

“Prima di descrivere l’invasione germanica, conviene dire due parole della precipitosa e disastrosa ritirata delle truppe italiane dall’Isonzo. Queste cominciarono a passare in ritirata per Carpacco il 26 Ottobre; continuarono il 27, sempre crescenti in numero. Il 28, domenica, le strade erano zeppe di soldati. Tutto il dì e la notte della domenica del 28 cadde una pioggia torrenziale: le strade fangose, cambiate in torrenti, infossate, erano impraticabili. Le truppe italiane in ritirata disordinata si

addentravano per le vie, incalzandosi l’una con l’altra. Soldati a piedi, a cavallo, in bicicletta, con automobili, camions, carri trainati da cavalli stanchi, buio pesto la sera:infatti c’era una confusione terribile. Era un crepacuore vedere un tale disordine, tanti dolori e tanto sangue sparso inutilmente sull’lsonzo! Il ponte in legno di Bonzicco, sul Tagliamento, costruito a principio della guerra nel 1915, la mattina del 28 si era rotto e perciò tutte le milizie, inviate colà per il passaggio, retrocedevano dirigendosi per Carpacco al Ponte di Pinzano. Assieme ai soldati passavano famiglie intiere friulane, bambini, vecchi, malati trainati su carri da bovi: tutti fuggiaschi dalla parte di Udine. II giorno 29, lunedì, il tempo si era fatto sereno e le truppe italiane continuarono a passare, ma non tanto numerose come il 28. Erano affamate ed entravano per le case a domandare da mangiare. Ma chiedevano con creanza e non fecero alcun dispiacere alla popolazione. Poveretti! Il Tagliamento, causa la caduta abbondante delle piogge, era in piena e durò così per circa dieci giorni perché il tempo fu sempre piovoso nella prima quindicina di novembre. Il paese era incerto se doveva fermarsi o partire. Però, se il Tagliamento fosse stato in secca, ritengo che la maggior parte se ne sarebbero fuggiti. Il 29, pel ponte di Pinzano non passavano che militari pedoni: anche quel ponte aveva subito un guasto, per cui i carri militari e borghesi avevano dovuto fermarsi. La colonna dei carri fermi cominciava a Villanova fino a Ragogna, uno dietro l’altro due linee parallele per le strade. Tutti codesti convogli poi, forniti di ogni cosa, di commestibili, vestiti, armi, munizioni, rimasero prigionieri per la venuta repentina dei Germani. Tutto fu gettato nei fossi dai Germani pel passaggio libero delle truppe. Tanta roba rimase lì abbandonata, per un mese, sotto la pioggia e i borghesi ne fecero ampio bottino. II resto venne poi raccolto dai Germani. La sera del 29 ottobre il cannone tuona dalle parti di Udine. Si odono le mitragliatrici. Le truppe italiane hanno finito di passare però, di quando in quando, si vedono venire avanti delle squadre di soldati sbandati, dispersi, stanchi, bagnati, sudici, che tentano di procedere. Era martedì 30 ottobre, e circa alle ore 7 antimeridiane cominciarono a giungere a Carpacco le prime pattuglie delle milizie della Germania […]. Avvennero scambi di fucileria nel letto del Tagliamento. Sul ponte di Bonzicco fu il guaio. La chiesa e la canonica di Dignano furono trapassate dalle palle di cannone italiano; a Bonzicco, Dignano, Vidulis furono rovinate delle case dal cannone italiano che rispondeva al di là del Tagliamento al cannone tedesco. A Villanova furono feriti e morti parecchi soldati tedeschi e italiani nella ritirata. I Tedeschi dovettero attendere qualche giorno prima di transitare il Tagliamento, sia per la piena, sia per la leggera resistenza italiana.

Il ponte di Bonzicco, già rovinato dalla piena del fiume, fu definitivamente interrotto dagli Italiani in ritirata; ai Tedeschi non rimase che risalire la riva sinistra verso Pinzano o discendere il fiume verso i ponti della Delizia, la cui testa di ponte cadde proprio perché attaccata sul fianco sinistro dalle truppe provenienti da Dignano.

I giorni felici della Vittoria

Il ponte venne ripristinato alla meglio e riutilizzato per tutto l’anno di occupazione, anche se la struttura rimase fragile. Nell’ottobre-novembre 1918 la situazione venne a trovarsi ribaltata e, dopo la battaglia di Vittorio Veneto del 24 ottobre 1918, furono gli Austro Ungarici a ritirarsi. A novembre il fronte era ormai crollato e l’Italia aveva di fatto vinto la guerra, ma buona parte del suo territorio era ancora occupato. Cominciò così una rincorsa, che vide generalmente la cavalleria come protagonista, per poter raggiungere il più velocemente possibile almeno il confine d’anteguerra. Sebbene in quest’ottica i ponti fossero tornati protagonisti, il Tagliamento fu ancora una volta benevolo con gli Italiani poiché, contrariamente all’anno precedente, si fece trovare in secca, permettendo l’attraversamento del suo largo alveo sabbioso in punti diversi dai ponti, impedendo di fatto qualunque resistenza agli Austro-Ungarici. Dal diario di mons. Giobatta Monai, parroco di Dignano:

2 novembre. […] Rimasta qui la truppa di resistenza, il vandalismo favoreggia giorno e notte incutendo vero terrore negli abitanti, aumentato dalla trepidazione per il combattimento che si prepara. Già le truppe italiane, guadagnata la spiaggia destra del Tagliamento, sono disposte a forzare il passaggio; e da questa parte i preparativi per la resistenza non son molti, ma sufficienti per farci trascorrere delle ore orribili. Circa alle 20, il ponte viene fatto saltare con la dinamite: si attende la notte. Iddio ce la mandi buona! 3 novembre. […] Lungo il corso dell’acqua, nel saliceto, sono impostate le mitragliatrici; in paese sono pronti altri mitraglieri di riserva, a Cooz stanno due Divisioni di Fanteria, i cannoni sono preparati qui e là fino a Cisterna – Flaibano. Il passaggio avverrà oggi? Dove? Con quanti sacrifici?

Il passaggio del Tagliamento

Quand’ecco alle 8:40 [del 3 novembre] i Dragoni del Nizza al galoppo attraverso il fiume senza che alcuno spari. Fu proditoriamente rotta la comunicazione telefonica? Fu un ammutinamento dei mitraglieri? Fu troppo presto comunicata ai combattenti austro ungarici la notizia dell’armistizio che dovea aver effetto soltanto alle ore 15 del 4 novembre? lo non lo so. Quello che avvenne alla comparsa degli Italiani è indescrivibile sia rispetto all’esplosione di gioia da parte della popolazione, sia rispetto allo stordimento da parte degli AustroUngarici. La giornata fu spesa tutta nel parlamentare fra Ufficiali dell’uno e dell’altro esercito, fra Generali delle due parti contendenti e il risultato fu che frattanto giunsero soldati scozzesi che imposero la consegna delle armi agli Austro-Ungarici, e la Cavalleria italiana proseguì per Udine e Gorizia. L’esercito austro-ungarico non esiste più – l’Impero degli Asburgo è sfasciato!” Terminata la guerra, il ponte di Bonzicco fu ripristinato alla meglio dagli Italiani e rimase attivo fino al 1922, quando la costruzione del ponte in muratura di Dignano ne segnò il definitivo abbandono, affidandone la demolizione alla popolazione dei paesi rivieraschi la cui fame di legname non era seconda a quella patita a suon di stomaco durante il terribile anno di occupazione.