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Skidome a Selvino Beppe Bergomi rilancia il progetto
03/12/16 14:17
Skidome a Selvino Beppe Bergomi
rilancia il progetto
Sci al coperto, l’ex interista entra nella società
Corriere della Sera (Bergamo) · 3 Dec 2016 · 1 · Di Fabio Paravisi
L’ex bandiera dell’Inter ed ex allenatore della Beretti dell’Atalanta Beppe Bergomi, cam‐
pione del mondo nel 1982, fa parlare di sé a Selvino: martedì era in prima fila durante la
riunione dei personaggi interessati a rilanciare il grande progetto di Skidome, il mega im‐
pianto per lo sci al coperto, che non è mai decollato. Bergomi, detto «Zio», entra nella corda‐
ta di investitori che intende realizzare davvero il progetto, in nome del suo legame con Sel‐
vino. L’ex calciatore, oggi voce di Sky, da una ventina d’anni è infatti proprietario di una ca‐
sa nella zona della Madonna della Neve e frequenta l’Altopiano piuttosto spesso: nel 2011
aveva anche versato un suo contributo per la funivia del Prurito. Il progetto originario del‐
lo Skidome, intanto, è stato modificato: sul tavolo c’è, ad esempio, un ridimensionamento
della pista principale, che sarà accorciata di circa 100 metri per evitare incompatibilità am‐
bientali.
Le modifiche La pista principale sarà accorciata dai 100 metri e sarà ridotto il numero
delle camere Ho speso 700 mila euro senza risultato. Stavo per vendere tutto e ritirarmi,
ma gli amici di Selvino mi hanno convinto a restare Willy Nardelli
Imprenditore Il precedente Nel 2011 Bergomi, Stroppa e Monelli avevano contribuito
alla funivia del Purito
Rilancio per il progetto di Skidome di Selvino. Un rilancio lungo, di quelli che partono
da fondo campo, visto che nella squadra pronta ad aderire al progetto c’è anche Beppe Ber‐
gomi. Il campione del mondo di Spagna ‘82, bandiera dell’Inter e voce di Sky, ha comperato
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una ventina d’anni fa con il fratello una casa nella zona della Madonna della Neve, e ha fre‐
quentato l’Altopiano per molto tempo, partecipando anche all’attività della scuola calcio
con Marino Magrin e Giovanni Stroppa. E martedì era in prima fila nella riunione di coloro
che cercheranno di rilanciare il progetto del grande impianto di sci al coperto.
Un progetto che ormai da otto anni sta cercando la sua strada senza trovarla. «Tanto
che pochi mesi fa avevo deciso di rinunciare», confida l’imprenditore Willy Nardelli, che
nel 2008 aveva portato nella Bergamasca l’idea che era rimasta congelata per quattro anni
anche nel suo Trentino: un Luna Park per sciatori da 50-60 milioni di euro, a carico della
società Neveland e per il quale nel 2011 era stato firmato un accordo di programma con Re‐
gione, Provincia e Comune. Sembrava che da un momento all’altro si potesse cominciare a
sciare in piena estate, che pullman di sciatori agostani potessero iniziare a risalire i dician‐
nove tornanti da Nembro e che si potesse perfino essere pronti per le folle di Expo 2015. In‐
vece niente. Perché il progetto è di quelli impegnativi, che suscitano preoccupazioni di va‐
rio tipo. Quelle che lo stesso sindaco Diego Bertocchi aveva elencato in un volantino: «Piano
economico-finanziario inconsistente; elevato rischio di degrado nelle fasi esecutive del la‐
voro: poca stabilità dei versanti durante gli scavi; grandi criticità a livello di impatto ener‐
getico ed idrogeologico; forti dubbi sul sistema di trasporto e viabilità».
Il masterplan disegna due piste larghe 30 metri e lunghe 600 con un dislivello di 120,
una pista da snowboard e free style e una per principianti, una parete di arrampicata su
ghiaccio alta 10 metri e larga 40 e una esterna di arrampicata sportiva alta 10 metri e larga
30, una pista di fondo esterna (utilizzabile dalle mountain bike in estate) più seggiovia, scio‐
via e tappeto di risalita. Numeri che a molti fanno balenare davanti agli occhi il timore del‐
la più classica cattedrale nel deserto.
Dopo scontri e minacce di portare il progetto altrove, all’inizio dell’anno Nardelli ha de‐
ciso di venire incontro alle richieste del Comune di accorciare di 100 metri la pista per evi‐
tare i problemi con la convergenza di una valletta, e di ridurre i posti letto alla foresteria,
per «favorire l’utilizzo degli alberghi della zona e delle case in affitto». Ha avvisato la Regio‐
ne delle modifiche in gennaio, ma se poi non se n’è più fatto niente.
«Finora ho investito 700 mila euro tra progetti, studi, acquisti di terreni e caparre per
altri senza alcun risultato, ero molto scoraggiato e pensavo di vendere tutto — racconta
Nardelli —. È stato il mio amico Diego Bertocchi, che ha sostenuto il progetto dall’inizio, a
rincuorarmi e a trovare nuovi sostenitori».
Attorno al progetto si è raccolta una ventina di imprenditori della valle e fuori. Più ap‐
punto Bergomi, membro di una folta colonia di calciatori con seconda casa a Selvino, che
negli anni ha visto circolare nomi come Giacinto Facchetti, Sandro Mazzola, Marco Simone,
Giovanni Stroppa, Daniele Massaro, Paolo Monelli, Paolo Maldini e suo padre Cesare. Lo
«Zio» e i suoi colleghi si erano già dati da fare nel 2011, nella raccolta fondi per acquistare e
realizzare la seggiovia del Purito. Proprio nella casa di Selvino si era ritirato quando, con
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l’arrivo di Lippi nel 1999, la sua carriera all’Inter era arrivata al capolinea. Finché in quella
casa, ha raccontato, era arrivata la telefonata di Fabio Caressa che lo invitava ad affiancar‐
lo nella telecronache dell’allora Telepiù.
«Negli anni le cose sono cambiate, anche io sono stato tentato di vendere ma alla fine
sono rimasto perché credo in Selvino», ha dichiarato Bergomi martedì sera, quando si è ri‐
trovato a una riunione con gli imprenditori e con il sindaco Diego Bertocchi. Un incontro in
cui si è fatto il punto della situazione e sono state presentate le prospettive di rilancio. E al‐
la fine tutti i presenti si sono dichiarati a investire nel progetto.
Tanto che fra una decina di giorni si ritroveranno per modificare la composizione so‐
cietaria di Neveland, di cui acquisteranno il 50% delle quote. «Ma non significa che saranno
loro a pagare la realizzazione del progetto — precisa Nardelli —. Gli investitori ci sono, ma
tirano fuori il denaro solo quando ci sono tutti i permessi. E se si riesce a ripartire, si posso‐
no calcolare 18 mesi per il cambio del progetto e i permessi e altri 18 per i lavori. Ma è im‐
portante il fatto che per la prima volta il Comune abbia fatto sapere di essere favorevole al
progetto».
«Noi non abbiamo mai detto di essere contrari e non siamo mai stati di ostacolo — pre‐
cisa il sindaco —. Anche perché nella realizzazione dello Skydome noi non dovremo tirare
fuori un soldo. Ma per dare il via a un progetto di questi dimensioni vogliamo prima avere
una serie di garanzie sulla sua compatibilità geologica e ambientale e sulle conseguenze
per il paese».
Nel frattempo Selvino dovrà incassare un gol in contropiede: proprio pochi giorni fa è
stato presentato un progetto simile allo Skidome all’interno del nuovo super centro com‐
merciale di Arese. E non sarà più quello bergamasco il primo impianto italiano di sci al co‐
perto. «Ma non saremmo in concorrenza: quello sarà più corto, più stretto e con meno pen‐
denza, e poi sull’autostrada noi siamo fra le montagne — dice Nardelli —. Ci sono sciatori
che per allenarsi fuori stagione al coperto finiscono col trascorrere settimane intere in Li‐
tuania o altrove in Europa. Un impianto come lo Skidome farebbe da fulcro al turismo di
tutta la zona».
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