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venerdì 09 dicembre 2016, 17:30
Cnel: è arrivato il momento di utilizzarlo
L'intervista a Gian Paolo Gualaccini, vice presidente del Cnel
di Camilla Doninelli
Il CNEL non verrà abolito. Da anni viene rappresentato come un organo ‘inutile’ e un fondo perduto a livello economico.
Ma siamo sicuri che sia così? Un organo simile esiste in tutti gli stati europei, e anche all’interno della stessa Unione Europea
troviamo il CESE.
Fin'ora chiunque abbia proposto una riforma costituzionale ha inserito al proprio interno anche l’abolizione del Consiglio
Nazionale dell’Economia e del Lavoro. È dal 1997 che si propone l’abolizione dell’Organo consultivo, senza mai
averlo utilizzato o riformato rendendolo attuale alle esigenze del Paese. Forse questa è la volta buona per rendere utile
quello che fino ad ora è stato considerato ‘ingombrante’, ‘dispendioso’.
«Occorre mettersi al lavoro rapidamente, interpellare tutte le categorie rappresentative e ricostituire, parlo per il Cnel
ovviamente, il Consiglio, che oggi vive una transizione. Un Parlamento non può non riconoscere il ruolo dei sindacati, della
società civile». Queste le parole di Delio Napoleone, presidente del Cnel. «L'ultima proposta di legge presentata dal Cnel»,
ha ricordato Napoleone, «risale a un anno e mezzo fa, giace tuttora in Parlamento ed è stata elaborata insieme da datori di
lavoro e forze sociali».
Abbiamo intervistato Gian Paolo Gualaccini, vice Presidente del Cnel, subito dopo i risultati del referendum costituzionale.
Adesso è il momento della riscossa.
Dopo la clamorosa bocciatura del Referendum forse è il caso che lo Stato ‘utilizzi’ il Cnel, giusto?
Adesso per il Cnel è il momento della responsabilità. Questo risultato ci conferisce una grande responsabilità. Dobbiamo
dimostrare a Governo e Parlamento, e quindi al Paese, al popolo italiano, di essere veramente utili.
Il Cnel non è un organo solo italiano. È presente in molti Paesi europei, per non dimenticare il CESE? Perché
non è stato utilizzato fino ad ora?
Il Cnel esiste in tutto il mondo, in più di ottanta Paesi, a Bruxelles c’è il CESE che è il Comitato Economico Sociale Europeo,
che è un’assemblea con più di trecento persone che sono espressioni delle parti sociali di tutto i 28 Paesi che aderiscono
all’Unione Europea. Perché fino ad ora il Cnel italiano non è stato utilizzato? Sicuramente ci sono state molte colpe anche
nella gestione passate del Cnel stesso. Prendiamo come esempio la cosa più clamorosa: la legge ordinaria del Consiglio
Economico, quella che è seguita all’art.99 della Costituzione, è una legge del 1986, che fotografa rappresentanze, modalità e
metodi che sono vecchi di trenta anni. Non si può vivere oggi, operare oggi con norme di trent’anni fa, perché allora l’Italia
era diversa. Questa è la prima ragione. Questa legge andava modificata da anni, poi si può dire anche che il Cnel è un
organo di consulenza di Governo e Parlamento. È chiaro, anche, che se Governo e Parlamento negli anni non sono stati
interessati al loro consulente, questo ha posto un problema. Lo dico da Vice presidente del Cnel, se io sono il consulente di
Governo e Parlamento sta anche e a me, Cnel, di farmi valere, di farmi conoscere, di mettermi al servizio di essere utile a
Governo e Parlamento. Poi si può discutere anche del fatto che i vari Governi e Parlamenti che si sono succeduti non
avevano tanta voglia di ascoltare il Cnel.
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/cnel-e-arrivato-il-momento-di-utilizzarlo/
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In Italia c’è questo ‘difetto’: si creano organi consultivi ma poi non vengono mai ascoltati. Un po' quello che è
successo nella storia del Cnel, giusto?
Assolutamente sì.
E la Legge Brunetta secondo la quale il Cnel è ufficialmente responsabile nell’elaborazione di un rapporto
annuale sui servizi alle imprese e ai cittadini da parte della Pubblica Amministrazione, ignorata anche quella?
Di fatto sì. I segnali negativi sul Cnel c’erano da anni. Ad esempio la Bicamerale di D’Alema del 1997 aveva proposto la
cancellazione del Cnel, fino agli ultimi dieci Saggi di Napolitano, che nel Settembre 2013, concludendo la loro relazione sul
quadro di possibili riforme costituzionali, avevano detto che l’attuale configurazione del Cnel non funzionava ed esistevano
due strade: per alcuni bisognerebbe sopprimerlo, per altri ci sarebbe bisogno di una profonda riforma. La profonda riforma
nessuno l’ha voluta fare e il Governo ha scelto la strada di provare a sopprimerlo. Un atteggiamento refrattario. Il Governo
Renzi ha scelto non solo di non utilizzarlo, ma ha scelto di abolirlo. Questo ha determinato una seria difficoltà, negli ultimi
anni, per il Cnel.
In che senso?
Noi siamo in un regime di prorogatio, perché il Governo è risultato inadempiente perché non ha rimesso in moto i
meccanismi di designazione della nuova consiliatura, con la legge di Stabilità 2015 ha cancellato le indennità e rimborsi
spese di tutti i consiglieri e i soldi delle attività. Noi siamo qui, da quasi due anni, gratuitamente e non possiamo spendere
nulla per le attività che svolgiamo. C’era una situazione difficile. La tesi era: siccome ti voglio abolire, intanto togli i fondi e ti
metto in difficoltà.
Il Cnel poteva essere utilizzato nel momento in cui s discuteva la riforma del mondo del lavoro. Il luogo di
concertazione del famoso ‘Job Act’, giusto?
Non c’è dubbio. La forza del Cnel non è tanto la posizione della singola parte sociale, o il fatto che la singola parte sociale sia
esso sindacato, datoriale, o no profit rivendichi qualcosa. Questo le parti sociali lo potranno sempre fare anche
indipendentemente dal Cnel. La forza del Cnel non è tanto la singola rivendicazione o la singola posizione della singola parte
sociale; la forza del Cnel è la capacità di trovare una sintesi, una mediazione, un compromesso alto tra la posizione di tutte
le parti sociali che sono rappresentate al Cnel e di offrire questa soluzione al Governo e Parlamento. Questo è il ruolo del
Cnel.
Adesso quali sono i vostri piani futuri?
Sono molto semplici. Occorre modificare profondamente la legge ordinaria del Cnel del 1986. Bisogna cambiare alla mission,
la governance e il numero dei consiglieri e le modalità delle loro designazioni. Il modello da eseguire si chiama CESE,
nessuno si sogna di dire che il CESE è inutile. Parei obbligatori ma non vincolanti su tutte le materie in itinere da un punto di
vista legislativo e fare il nostro mestiere di rappresentanza. Bisogna trovare una sintesi.
Bisognerebbe ‘abituare’ gli organismi rappresentativi ad utilizzare il Cnel?
Esattamente. Nell’ufficio di Presidenza che abbiamo fatto ad inizio settimana abbiamo deliberato di mandare una richiesta di
appuntamento con i vertici della Camera, del Senato e della Presidenza della Repubblica. È chiaro che bisogna trovare una
soluzione definitiva, aggiornare una legge che ci permette di funzionare che è vecchia di trenta anni.
di Camilla Doninelli
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/cnel-e-arrivato-il-momento-di-utilizzarlo/
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