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PRIMO PIANO
Giovedì 8 Dicembre 2016
Se il ministro conferma l’alleanza con Renzi, la componente lombarda è pronta a mollare
Alfano? Almeno tolga la destra
Dall’Emilia la petizione di Fi per cambiare nome a Ncd
DI
GIOVANNI BUCCHI
A
qualcuno in Ncd è
scappata una risata
nel leggere le dichiarazioni del leader Angelino Alfano al Corriere della Sera. L’aver rivendicato i 13
milioni di voti a favore del Sì
al referendum costituzionale,
con l’obiettivo di sottolineare
il contributo della formazione
centrista alla causa renziana,
è parso un tentativo alquanto
goffo. Ma di fronte alla richiesta di elezioni subito, addirittura a febbraio, rilanciata
dal ministro dell’Interno, e di
fronte alla conferma dell’alleanza ormai strategica e consolidata con il Pd renziano,
la risata ha lasciato spazio al
nervosismo.
A forza di tirare troppo
la corda, Alfano l’ha spezzata.
È di pochi giorni fa l’ufficializzazione della rottura del
progetto di Area Popolare,
per la verità mai andato oltre l’operazione di palazzo
tra gruppi parlamentari e
qualche cartello elettorale in
giro per l’Italia. L’Udc non di
osservanza casiniana, quello a
trazione Lorenzo Cesa e Ciriaco De Mita, si è schierato
per il No al referendum e ora
va per la sua strada. L’Ncd era
per il Sì, unico partito rimasto
fedelmente scudiero del Pd, a
costo di continuare a perdere parlamentari, l’ultimo dei
quali è il deputato Massimo
Bernardo. In Lombardia c’è
parecchia fibrillazione, lì i
principali esponenti di Ncd,
dal presidente del consiglio
regionale Raffaele Cattaneo all’assessore Luca Del
Gobbo, da bravi alleati del
governatore leghista Roberto Maroni sono scesi in
campo per il No, a differenza
del capogruppo Angelo Cappelli che ora deve fare i conti
con una poltrona sempre più
traballante. Adesso, stando ai
rumors in arrivo dal Pirellone,
la componente di Lombardia
Popolare (vicina al mondo ciellino milanese) guarda a Forza Italia e alla Lista Maroni,
dando ormai per scontato il
naufragio definitivo del progetto di Ncd.
A proposito di Ncd, c’è chi
chiede l’abolizione del termine
“Destra” dalla denominazione
“Nuovo Centro Destra”. Lo fa
il capogruppo di Forza Italia
in Emilia-Romagna Galeazzo Bignami, un ex An recordman di preferenze che ieri ha
lanciato una petizione per indurre Alfano a togliere quella
parola. «Trovo inconcepibile»,
ha puntualizzato Bignami,
«che un movimento che si
chiama Nuovo Centro Destra
sostenga un governo che ha
promosso politiche come l’accoglienza indiscriminata di
immigrati, la depenalizzazione di reati gravi e altre leggi
che nulla hanno a che fare con
la parola Destra e che si dice
addirittura pronto a sostenere
il Pd nelle prossime elezioni».
La raccolta firme è partita
ieri, e fa seguito a diverse
iniziative di Bignami in consiglio regionale, in particolare
la richiesta di accesso agli atti
per conoscere nel dettaglio i
numeri dell’emergenza profughi nel territorio regionale.
Bignami invita tutti a «diffi-
dare Alfano dall’utilizzo della
parola Destra dal nome del
suo partito».
Va detto però che già da
tempo il progressivo spostamento a sinistra aveva indotto diversi dirigenti alfaniani
a ragionare sul cambiamento
del nome. Non a caso era stato
fatto il tentativo di declinare
l’esperienza del Partito popolare europeo in versione italiana con il progetto di Area
Popolare, finito in un pugno di
voti. Alfano ha provato a correggere il tiro alle elezioni regionali e amministrative, dove
le liste ispirate al suo progetto
politico si presentavano con il
nome “popolare” accompagna-
to dalla località interessata
dal voto. Ma anche questo
non è bastato, il nome di Ncd
è rimasto ancora lì intatto. E
pensare che la stessa ministra
alla Salute Beatrice Lorenzin, alfaniana e filorenziana,
in un’intervista alla Stampa
aveva invocato di denominare in modo diverso il partito.
Nessuno però diede seguito a
quelle indicazioni, così adesso
ci pensa il forzista Bignami a
risollevare il tema. Ed è facile
che questa volta colga nel segno, non tanto perché Alfano
decida di dargli ascolto, bensì
perché Ncd rischia di scomparire definitivamente.
© Riproduzione riservata
UNA DIRIGENTE SCOLASTICA DI BERGAMO NON VOLEVA OFFENDERE I BAMBINI STRANIERI NON CRISTIANI
Una benedizione senza immigrati
Stop al parroco: la denuncia di un sindaco della Lega
DI
I
GAETANO COSTA
l parroco aveva tutti gli strumenti del
mestiere. Ed era pronto per benedire la scuola. La dirigente scolastica,
però, ha preferito che i bambini fossero assenti per non offendere gli immigrati
non cristiani. La vicenda è stata ricostruita dal sindaco di Cene (Bergamo), Giorgio Valoti, esponente della Lega Nord.
Lo scorso venerdì, Valoti ha partecipato a un incontro col leader del Carroccio,
Matteo Salvini. Nonostante il tema fosse il referendum costituzionale, che due
giorni dopo ha visto trionfare il fronte
del No, il primo cittadino bergamasco ha
preso la parola per raccontare quel che
è accaduto nella scuola del suo comune.
«Abbiamo intitolato la scuola elementare,
ma il parroco non ha potuto dare la benedizione davanti ai bambini per non urtare
la sensibilità degli extracomunitari», ha
spiegato Valoti. «Così è stato deciso dalla
dirigente scolastica. Solo quando i bambini sono andati in palestra abbiamo potuto
benedire la scuola. Questo è il mondo che
lasciamo ai nostri figli».
La storia ha scatenato l’indignazione degli altri sindaci presenti. «Roba
da matti», «Non è possibile», sono alcuni
dei commenti che sono stati raccolti dal
Corriere di Bergamo. Anche Salvini non
è rimasto indifferente. «Adesso comincerà
la tragicomica epopea dei canti di Natale,
dei presepi, delle luminarie, di Gesù bambino, della Madonna sfrattata», ha detto il
segretario della Lega. Il quale, nel 2014,
s’era precipitato a Bergamo per difendere
il presepe vietato da un preside.
Poco tempo fa, Valoti aveva suscitato l’interesse della stampa nazionale
per aver utilizzato i display del Comune
per annunciare l’arrivo di 60 profughi. Un
modo originale per sfogare la sua rabbia
contro la prefettura, rea di non averlo avvisato. «La proposta che porterò avanti,
sia col vescovo, sia col prefetto, è quella di
usare la casa vacanze della curia, appena
assegnata a 60 cittadini stranieri, come
accoglienza per le persone terremotate»,
aveva sottolineato il primo cittadino.
A proposito della benedizione del-
la scuola, però, Valoti ha spiegato di non
aver intenzione di fare polemiche, ma di
aver semplicemente esposto i fatti. «Abbiamo intitolato la scuola a Ermenegilda Poli, maestra e scrittrice di Cene, una
persona molto conosciuta», ha sottolineato
il sindaco. «Volevamo benedire la targa col
suo nome, ma la dirigente scolastica», Elena Berra, «non ha voluto che lo facessimo
davanti ai bambini, per non offendere chi
non è cristiano. Io l’ho voluto raccontare
per spiegare quello che succede oggi nei
nostri territori».
«Alla cerimonia era presente anche
il giornalista Vittorio Feltri, conoscente della famiglia della Poli», ha aggiunto
Valoti. «C’erano due preti, l’ex parroco,
Paolo Mazza, e quello nuovo, Guido
Sibella. Abbiamo aspettato che i bambini si spostassero in palestra per poter
benedire la targa della scuola». Nessuna
replica, sinora, è arrivata dalla dirigente
scolastica chiamata in causa dal sindaco
leghista sulla benedizione in assenza dei
bambini stranieri.
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BISOGNA PERÒ TENERE SOTT’OCCHIO I CONTI PUBBLICI E RISOLVERE LA CRISI DELLA BANCHE
Nel resto della Ue, lo choc per il No in Italia è stato assorbito da:
elezioni austriache, candidatura di Fillon in Francia, Brexit più cauta
DI
I
CARLO PELANDA
l mercato finanziario internazionale sta dando più peso alla vittoria dei pro-europei in Austria e ai
dubbi sulla reale attivazione della
Brexit da parte di Londra che alla sconfitta e alle minacciate dimissioni del
Premier italiano. Il punto di attenzione
principale, infatti, è la futura tenuta
dell’Ue e dell’euro: una Londra più arrendevole, un segnale che l’onda antieuropea sta trovando limiti, la candidatura del centrista-gaullista Fillon
con elevata probabilità di vittoria alle
presidenziali francesi di primavera e,
molto importante, l’apertura dell’Ue a
un taglio del debito greco per rimettere
sul binario questa nazione deragliata,
nonché la postura della Bce come guardiano tranquillo, ma attento, dell’euro,
fanno prevedere al mercato più stabilità che instabilità e la non convenienza
di speculare oltre misura a seguito del
disordine politico italiano.
Infatti, il valore di cambio
dell’euro non è crollato, anzi. La Borsa
tiene bene. Il premio di rischio preteso dal mercato per comprare debito
italiano, misurato come differenziale
con quello tedesco (spread), è salito un
po’, ma molto meno di quanto avrebbe
potuto fare se il mercato avesse deciso
di pesare di più gli eventi italiani. In
parte, ciò è accaduto perché il mercato
aveva già fatto molti guadagni specu-
lando al ribasso nei mesi precedenti.
Ora, osservando che l’Europa «tiene»,
immagina che questa proteggerà in
qualche modo l’Italia nonostante la
sua governabilità problematica in
una situazione di enorme debito non
bilanciato dalla poca crescita. Per tale
motivo ha cominciato a rientrare dalla speculazione ribassista, attraverso
ricoperture tecniche, già alcuni giorni
prima del referendum sulla base della
dichiarazione di Draghi che «il debito
italiano è sostenibile», cioè che la Bce
lo sosterrà prolungandone il programma di acquisto, cosa di cui avremo conferma l’8 dicembre.
In questo quadro, per non essere
oggetto di ventate speculative ribassi-
ste o di abbandono da parte del mercato finanziario, l’Italia deve solo evitare
di farsi percepire come ingovernabile
e troppo divergente dall’Ue. Nel breve
termine, ciò implica la rapida sostituzione del governo con uno che mantenga almeno una minima stimolazione
fiscale dell’economia e trovi un ragionevole compromesso per aggiustare
l’eccesso di deficit nella legge di bilancio corrente senza peraltro strozzare
la stimolazione stessa. E che mostri
la capacità di gestire, direttamente e
indirettamente, la riparazione del sistema bancario, questo l’unico punto
veramente critico nelle contingenze.
www.carlopelanda.com
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