Visualizza in PDF

Download Report

Transcript Visualizza in PDF

16
ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA
Giovedì 8 Dicembre 2016
Siccome non ammettono immigrati e le nascite declinano i giapponesi non vanno in quiescenza
A Tokyo non si va in pensione
Ci sono 140 posti per 100 persone che li cercano
DI
sidente di Japan Security
Patrols, una società di Tokyo che fornisce il personale di
guardia per i grandi cantieri. «I giovani che lavorano in
questo settore è difficile che
abbiano sogni per il futuro».
I dirigenti delle industrie di
autotrasporti e delle costruzioni dicono anche la percentuale di lavoratori sopra i 65
anni è aumentata in quanto i
giovani rifuggono dai posti di
lavoro che tendono a offrire
salari bassi e pochi benefit.
ANGELICA RATTI
L’
impennata dell’invecchiamento della
poplazione sta lasciando il Giappone
a corto di lavoratori. Takashi
Abe, 77 anni, ex massaggiatore, era alla ricerca di un
posto di lavoro vicino a casa
quando sua moglie cominciò
ad ammalarsi. Ora ha accettato di fare la guardia in un
parcheggio. «Non c’era alcun
limite di età» ha raccontato
al Wall Street Journal, «Se
si è in buona salute, si può
lavorare».
Il lavoro richiede al signor
Abe di stare in piedi per ore
per smistare le auto, e di non
guardare all’orario. Fino a
poco tempo fa sarebbe stato
un lavoro per qualcuno più
giovane, ma con un mercato
del lavoro scarso i datori di
lavoro si rivolgono a persone
anziane per colmare le lacuna. Nonostante la lenta crescita dell’economia giapponese Tokyo è invasa da persone
in cerca di lavoro.
Il tasso di disoccupazione è sceso al 3% e martedì
il governo ha fatto sapere che
il numero dei disoccupati è
sceso sotto i due milioni per
la prima volta dal 1995. Ha
anche detto che ci sono 140
posti di lavoro per ogni 100
persone in cerca di lavoro, il
livello più alto da un quarto
Takashi Abe, 77 anni, adesso ha trovato un lavoro
come guardia in un parcheggio di Tokyo
di secolo a questa parte. Se
l’economia si espanderà nel
trimestre in corso, come gli
economisti si aspettano, sarà
il periodo più lungo di crescita
in sei anni. Questa è ancora
lenta, meno dell’1% previsto
per quest’anno.
Ma è sufficiente per creare una carenza di lavoratori perché la popolazione in
età lavorativa del Giappone
è in calo dalla fine del 1990 a
causa della bassa natalità in
atto da tempo nella nazione. Il
governo non ha aperto all’immigrazione su larga scala per
compensare il declino. Con le
aziende alla disperata ricerca
di aiuti, il numero di occupati
giapponesi di 65 anni o più
è aumentato del 33% negli
ultimi cinque anni. Questi
sono i benvenuti per il primo
ministro Shinzo Abe, che ha
cercato di rilanciare l’economia aumentando la partecipazione della forza lavoro di
gruppi di donne e anziani che
ora rappresentano più di un
quarto della popolazione. La
crisi del lavoro permette ai
giovani essere più esigenti
lasciando agli anziani i lavori
meno glamour.
«Il nostro problema più
grande è che non ci sono
abbastanza persone. Noi non
siamo un settore attraente»
dice Fumihiko Nakata, pre-
Molti lavoratori anziani finiscono per accettare
questi posti di lavoro, perché spinti fuori dal mercato
del lavoro di maggiori dimensioni dopo i 60 anni. La
legge richiede che le società
garantiscono ai lavoratori
un lavoro fino 65, ma non
necessariamente lo stesso
salario o con le stesse mansioni.
In un sondaggio su 5 mila
persone di 60 anni condotto
lo scorso anno dall’istituto
governativo per le politiche
del lavoro e della formazione
è risultato che più di un terzo
degli intervistati ha detto che
le proprie responsabilità erano state modificate quando
hanno continuato a lavorare dopo aver raggiunto l’età
pensionabile, e circa l’80% ha
detto che ha dovuto accettare
un taglio allo stipendio per
continuare a lavorare.
La retribuzione media
annua dei sessantenni è
inferiore di un terzo rispetto a quella dei cinquantenni
nelle aziende con più di mille
lavoratori.
Quando Hideo Hashimoto
ha compiuto 60 anni, la grande azienda casearia dove ha
lavorato come ricercatore gli
ha offerto di rimanere per
altri quattro anni con meno
responsabilità e meno paga.
Invece, si è messo in proprio e
ora lavora part-time come consulente per una piccola società
di trattamento delle acque a
Yokohama, Hinode Sangyo
Co. «Anche se il mio lavoro ora
non è completamente legato a
quello che ho fatto prima, posso usare le mie capacità», ha
detto. «È divertente».
Il direttore di Hinode
Sangyo, Kaori Fujita, ha
detto che l’assunzione di
lavoratori anziani permette
a una piccola azienda come
la sua di attrarre talenti da
gruppi più grandi. Il rovescio
della medaglia, è la preoccupazione di trovare lavoratori
più giovani ai quali Hashimoto possa trasferire la sua
conoscenza.
«Abbiamo bisogno di essere equilibrati» nel mix di età
dei dipendenti, ha detto. «Ma
è difficile trovare giovani che
vogliano lavorare in una piccola azienda».
© Riproduzione riservata
RISULTATI IMPRESSIONANTI DELLA RICERCA CONDOTTA DALLA FIFPRO SU 14 MILA GIOCATORI DI 54 PAESI E DI 84 LEGHE
La metà dei calciatori guadagna soltanto 930 euro al mese
Ingaggi d’oro per l’1% mentre per gli altri precariato e violenze
da Parigi
GIUSEPPE CORSENTINO
M
a chi l’ha detto che i calciatori sono (quasi) tutti
milionari, guidano (spesso senza patente) auto di
lusso, passano le nottate a far baldoria
nei locali alla moda, si circondano di
ragazze bellissime che neanche le modelle di Victoria’s Secret?
Mentre a Milano slitta (ancora?)
l’accordo per la cessione del Milan dei
cinesi di Sino Europe Sports a 520 milioni di euro, a Parigi la Fifpro, Fédération internationale des associations de
footballeurs professionel, che possiamo
definire l’organizzazione sindacale dei
calciatori di tutto il mondo (ha sede in
Olanda, è stata fondata nel lontano
1965 ma è stata riconosciuta dalla
Fifa e dalla Uefa solo trent’anni dopo,
nel 1995, tanto per dire la sensibilità
politica dei vertici del calcio mondiale);
a Parigi, dicevamo, la Fifpro diffonde
una ricerca impressionante, condotta
in collaborazione con il dipartimento
di diritto del lavoro dell’università di
Manchester.
Perché impressionante?
Perché, per la prima volta, si fa
luce sugli aspetti più oscuri, inquietanti, al limite della
violenza personale, di un mondo
tutt’altro che dorato. Dove il 45%
dei giocatori guadagna meno di
mille dollari al mese (930 euro),
il 30% non supera i 4mila e solo
il 2% va oltre i 720mila dollari
all’anno (669 mila euro). Altro
che ingaggi milionari.
le diseguaglianze planetarie)
che ha «une très forte position
sur le marché» (e lo si capisce
dal livello degli ingaggi) ed
è concentrata nella Vecchia
Europa con i campionati di
Premier League inglese, Bundesliga tedesca, Liga spagnola,
Ligue 1 e Campionato italiano
di serie A.
Appena sotto il vertice della
Lo spettacolo che offre
piramide i giocatori che lavoral’universo calcistico, così
no in condizioni che la Fifpra
come risulta dalla ricerca Fidefinisce decenti (quell’11%
Meno dell’1% dei calciatori del mondo fa la vita
fpro e dalle interviste a ben
che ha stipendi compresi tra
milionaria di Ronaldo secondo la ricerca di Fifpro
14mila giocatori di 54 paesi
4 e 8mila dollari al mese, ovOvviamente, si tratta di casi estre- vero tra 3 mila 700 euro e settemila
che partecipano ai campionati di 84
Leghe in tutto il mondo, insomma un mi che interessano i giocatori delle quattrocento euro): indossano, in gran
campione più che rappresentativo, fa squadre africane (qui gioca il 73% dei parte, le maglie di squadre americane,
calciatori con meno di mille dollari al australiane e dei paesi scandinavi.
davvero venire i brividi.
«Disparités extrêmes, bas salaries, mese) e di certi club dell’America Latiprécarité, relations contractuelles par- na ma anche dei paesi dell’Est Europa
Sotto il livello della decenza,
fois esclavagistes», sembra lo scenario dove i compensi dell’Europa ricca se con stipendi compresi tra mille e
di un paese del quarto mondo tra bassi li sognano.
4mila dollari, tutti gli altri. Un vero
salari, precarietà assoluta e relazioni
lumpenproletariat (sottoproletariato,
Il sistema mondiale del pallone, ndr) del pallone. Che, in questi temcontrattuali al limite della schiavitù
(basti un dato: il 41% degli atleti in- è questa la sintesi della ricerca Fifpro, pi post-ideologici, non ha neanche un
tervistati ha raccontato di ricevere lo è strutturato come una piramide al Marx o un Engels che denuncino le
stipendio sempre in ritardo e di non cui vertice c’è una ristrettissima élite loro condizioni di lavoro.
avere nessuna informazione sulle co- (meno dell’1% dei calciatori e sembra
@pippocorsentino
quasi il mirroring, lo specchio di tutte
perture assicurative e contributive).
© Riproduzione riservata