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LaVerità
MERCOLEDÌ
7 DICEMBRE 2016
FURBETTO DEL GOVERNINO
Manovra blindata con la fiducia
E Matteo spinge il fido Gentiloni
Renzi preferisce il ministro degli Esteri a Padoan: gli deve tenere in caldo il posto. Si prepara la resa dei conti
nella (Erezione Pd. Mattarella annulla tutti gli impegni. La Consulta si pronuncerà suU'Italicum il 24 gennaio
santi nei gruppi parlamentari
e frena sull'accelerazione.
Idee e ipotesi anche se la confusione non manca vista la nota arrivata ieri sera dal Nazareno: «II Pd darà il sostegno ad un
governo istituzionale non politico». Che significa istituzionale, Grasso? 0 esclusione delle elezioni anticipate?
LOTTA SUI TEMPI
Per la verità anche la minoranza Dem è cauta sui tempi. Roberto Speranza oltre ad escludere le dimissioni di Renzi da
segretario dice che la «legislatura deve andare avanti» mentre Pier Luigi Bersani ha sottolineato i rischi della fretta tipica di Renzi: «Se andiamo avanti così a rotta di collo finiamo
contro un muro. Sul voto anticipato sono totalmente contrario».
Insomma il dopo Renzi non sarà facile per Renzi perché se il
Pd si spacca sulla richiesta di
elezioni anticipate il capo dello Stato, che lo avrebbe «congelato» fino al 2018, non potrebbe non tener conto dei dissensi
all'interno del partito di maggioranza. Inoltre Mattarella
vuole arrivare alle prossime
elezioni soltanto con una legge
elettorale omogena tra Camera e Senato e quindi aspettare
il parere della Consulta che dovrebbe cancellare il ballottaggio nell'Italicum. Il 24 gennaio
è vicino ma di certo non consentirebbe le elezioni a febbraio come ipotizzato dal ministro Alfano o come richiesto
dalla Lega o da Forza Italia che
non darà appoggio a «governi
che tirano per le lunghe».
II voto permetterà a Renzi di
dare veramente le dimissioni,
aprire ufficialmente la crisi di
governo e consentire al presidente Mattarella di avviare le
consultazioni già da giovedì o
al più tardi da lunedì prossimo. Un'accelerazione dell'iter
confermato anche dall'annullamento della visita a Milano
di Mattarella, che questa sera
avrebbe dovuto presenziare
alla prima della «Madama Butterfly» alla Scala.
Le consultazioni escluderebbero il reincarico a Renzi anche se qualcuno lo aveva ipotizzato almeno fino alla modifica, in tempi brevi, della legge
elettorale. L'ipotesi però è decaduta dopo l'annuncio della
Consulta che ha fissato l'udienza per la discussione sulle
eccezioni di costituzionalità
sollevate suU'Italicum per il
prossimo 24 gennaio.
Comunque la manovra in tasca consentirà a Renzi di affrontare con maggior forza,
sempre oggi pomeriggio, l'attesa direzione del Pd. Sembra
addirittura che l'ex premier
salirà al Colle prima di recarsi
al Nazareno proprio per presentarsi in direzione più «libero» e mettere tutti gli esponenti del partito davanti la sua decisione prossima futura. Un
momento cruciale per capire,
al di là delle indiscrezioni e dei
possibili scenari, cosa pensa e
cosa deciderà di fare Matteo
Renzi che pare aver cancellato
la sua promessa, datata 12
maggio 2016: «Se perdo torno a
fare il libero cittadino, mi dimetto il giorno dopo e certamente smetto con la politica».
Anche i «sei mesi in America»
sono definitivamente tramontati perché il Rottamatore da
Rignano è sempre più deciso a
capitalizzare quel 40% pari a
13 milioni di voti ottenuto perdendo il referendum costitu-
zionale ma che è più 0 meno lo
stesso bottino delle Europee,
vale a dire un patrimonio personale cospicuo da non lasciare a nessuno. Un po' come ha
cinguettato il sottosegretario
Luca Lotti lunedì dopo la vittoria del No: «Tutto è iniziato col
40% nel 2012. Abbiamo vinto
col 40% nel 2014. Ripartiamo
dal 40% di ieri».
Una ripartenza immediata
dell'ex premier che non pensa
al congresso di partito ma
avrebbe bisogno di elezioni
anticipate per tornare a Palazzo Chigi. Un'ipotesi che un
centinaio di renziani doc hanno già avallato «contandosi»
sia per quando si dovrà dare la
fiducia a un nuovo governo sia
per quando bisognerà toglierla per andare al voto.
E qui subentra l'incognita premier-traghettatore fino alle
elezioni. Tre nomi prendono
sempre più consistenza per
motivi diversi. Il ministro Padoan sembrerebbe il più accreditato per i rapporti con
l'Uee con Junker, per la conoscenza diretta della politica
economica del Paese e del problema delle nostre banche. Un
tecnico alla Monti che però potrebbe prenderci gusto e non
lasciare il Palazzo.
Altro nome che sarebbe di garanzia per la stesura di una
nuova legge elettorale è il presidente del Senato Pietro Grasso, che però lascerebbe vacante la poltrona di palazzo Madama.
Infine, il più adatto alla logica
renziana e per questo meglio
messo rispetto agli altri, Paolo
Gentiloni, il ministro degli
Esteri rutelliano, più «controllabile» rispetto al collega dell'Economia qualora si trattasse di andare allo scontro con
Bruxelles, fino a quando Renzi
non deciderà di farlo fuori e riprendere il comando. E questo
spiegherebbe anche il «presidio» di Lotti e qualche altro
esponente del giglio magico, a
Palazzo Chigi quasi a vigilare
sul governo di transizione e ad
aspettare il rientro del capo.
Un piano che però potrebbe
essere intralciato dal ministro
Franceschini a capo di Areadem, che ha ottimi rapporti
con il Quirinale, ha numeri pe-
VINCENZO
DE LUCA
MASSIMO
D'ALEMA
VITTORIO
FELTRI
BEPPE
GRILLO
MARIA ELENA
BOSCHI
DELIO
NAPOLEONE
Ruvo del Monte (Potenza), 8
maggio 1949.
Battuta sguaiata su Rosy Bindi, sostegno
(interessato) a
Matteo Renzi,
boutade sulla frittura di pesce:
un pugno in faccia, questa volta
non solo per l'immagine. Per la
fortuna di Maurizio Crozza e di
noi tutti, che in fondo ci divertiamo un mondo. Ma il Sì crolla anche nella sua terra e questo gli fa
davvero male. Dell'immagine se
ne infischia.
Roma, 20 aprile 1949. È romanista e si diverte a tirare
calci, non solo
al
pallone.
Chissà, domenica notte forse aveva una scritta sulla canottiera: «Vi ho purgato ancora!».
Proprio come Totti, in un memorabile derby. Al regista, tra i politici, della battaglia contro di lui,
Renzi si era rivolto con sarcasmo: «Voleva una poltroncina».
Ora, per l'immarcescibile, ci sarà
una poltronissima?
Bergamo, 25
giugno 1943.
Come si fa, il
giorno del referendum, a titolare a caratteri enormi: «La
grande minchiata»? La carriera di Vittorio
era costellata dal fiuto, infallibile,
per gli umori popolari: la Lega,
Mani pulite, Affittopoli... Ora non
più. Incomprensibile perché abbia abbracciato Renzi. Lo scrivo
con dolore. È sparito e ho persp
un amico (mi aveva tante volte
sostenuto!): non lo sento più.
Genova, 21 luglio 1948. Sornione, ma ancora una volta
ci ha preso. E
dietro l'angolo
c'è un colpaccio che il Movimento potrebbe mettere a segno. La legge elettorale! Si è capito che se si va a votare subito (così dicono tutti, ora) con l'attuale
legge - paradossalmente congegnata da Renzi prò domo sua con grande probabilità i grillini
vincono. Ma c'è un ma: cosa deciderà la Consulta?
Montevarchi (Arezzo), 24 gennaio 1981. La
ministra ha affiancato Matteo Renzi, affettuosamente
ricambiata,
nelle sciagurate riforme: non ha
attenuanti. In più, lo scandaloso
peso della Banca Etruria. Se fossi
un suo consigliere le direi: dimettiti subito, dillo, anche se il governo è già congelato. Meglio vittima
oggi e (forse) risorgere domani,
piuttosto che apparire proterva
e sparire del tutto.
Orsogna (Chieti) 4 maggio
1946. Il Cnel?
Pochi ne conoscono l'esistenza, nessuno ne
riconosce l'utilità. E doveva
essere spazzato via con le riforme. Ha vinto il No e Napoleone con i numerosi dipendenti - ha
vinto alla lotteria. Perfino i suoi figli erano schierati per il Sì. Questo Napoleone non è Bonaparte,
il rischio resta: per il momento,
però, ha evitato Waterloo.
[a cura di Cesare Lanza]
diSARINABIRAGHI
li Una fiducia
col turbo e una
maggioranza
che da un aiutino al suo premier «scosso»
ma non finito.
Il Pd ha infatti blindato la manovra finanziaria (facendo saltare le correzioni in corso come il bonus terremoto e i fondi
per Tarante) e oggi chiederà il
voto di fiducia. L'assemblea di
Palazzo Madama si riunirà
questa mattina e alle 13 inizierà la chiama per il voto di fiducia sull'articolo 1 del Ddl di Bilancio (con dentro la manovra). Prima delle 15 inizierà la
votazione della II sezione del
provvedimento con gli stanziamenti dei ministeri composto di altri 18 articoli (compresa l'entrata in vigore). Il voto finale del Ddl di Bilancio sarà
con votazione elettronica nel
pomeriggio. E se il M5S vuole
«scongelare» Renzi al più presto, e quindi non farà ostruzionismo ma non voterà la fiducia, sul voto lampo si erano
messe di traverso Forza Italia,
Lega e Sinistra italiana che
chiedevano di eliminare «tutte
le marchette pre-elettorali inserite prima del voto di domenica». Alla fine l'ok lampo sul
testo licenziato dalla Camera
sarà assicurato per evitare l'esercizio provvisorio con il quale scatterebbero le clausole di
salvaguardia che non farebbero certo bene al Paese.
ACCELERAZIONE
TRAGHETTATORE
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SALISCENDI