Le origini di Laterza - Puglia In

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Transcript Le origini di Laterza - Puglia In

Note sulle origini di Laterza.
Aspetti urbanistici.
1.
2.
3.
a.
b.
aspetti urbanistici.
il monastero di S. Maria la Grande.
le chiese rupestri.
architettura.
Evoluzione delle chiese rupestri e sviluppo dell’abitato.
1. Aspetti urbanistici di Laterza.
Anche l’abitato di Laterza ha avuto una espansione urbana che ha comportato l’occupazione di
suoli per la creazione di nuovi quartieri, di costruzioni ad uso comunitario, di aree industriali e
commerciali. Il rinnovamento edilizio ha trasformato aree una volta utilizzate a piccoli orti e
cantine ricavate con lo scavo nella roccia tufacea, intercalate da ambienti utilizzati da faenzari,
dai conciari, dagli artigiani di un tempo passato. E’ rimasto, anche se sconvolto nella sua
originaria forma, il centro storico che ospita l’antica chiesa matrice, delimitato da un lato dal
castello dalle abitazioni ottocentesche e, verso oriente, dalla profonda gravina.
1a. Lo sviluppo dell’abitato.
Osservando la pianta dell’insediamento abitativo di Laterza risalta la presenza di un nucleo
arroccato su uno sperone di roccia posto a picco sulla gravina e circondato da tre lati dalla
voragine con pareti verticali, mentre dalla parte del pianoro si nota un salto di quota naturale.
Questa parte dell’abitato costituisce il nucleo insediativo più antico.
Fig. 1. Il primo nucleo abitato di Laterza.
Questo tipo di soluzione urbanistica difensiva con utilizzo delle difese naturali esistenti è nota
nella regione pugliese come a Matera, Ginosa, Gravina e si rifà ad usi magno greci, ma ancora
utilizzati nell’alto medioevo, VI-IX secolo, con lo scopo di realizzare un centro abitato
sfruttando le condizioni ambientali quali difese passive – nel nostro caso le sponde della gravina
-, poi costruzioni addossate le une alle altre senza porte e finestre formavano la cortina muraria
difensiva.
Castellaneta sito Minerva.
Ragusa.
La localizzazione tra due lame è una scelta precisa come fu anche per l’insediamento della chiese vescovile di Gravina,
anch’essa posta su un pianoro stretto tra due lame confluenti nella profonda gravina, a difesa del piano era il castello
normanno.
Fig. 2. Sviluppo dell’abitato nel XIV-XV secolo. A centro antico, si aggiunge il castello con a destra la platea e a sinistra si
realizza il quartiere della Mesola.
A nord dell’abitato antico, dove si aprivano forse solo due porte mentre una terza era verso la
discesa alla fontana, si realizzò il castello e sistemato uno slargo detto platea da dove partiva la
strada pubblica. Il castello era difeso anche tramite un fossato, ancora parzialmente visibile. Tra
la fine del XIV e l’inizio del XV secolo si ampliò l’abitato aggiungendo l’area delimitata dalla
lama discendente dal castello verso la lama della Cerva e il dislivello esistente nel lato sud
facente parte della valle della Cerva. Quest’area chiamata Mesola formò il nuovo quartiere
residenziale a partire dal XV secolo.
Ancora nel 1700 l’estensione dell’abitato era sempre fermo al nucleo antico cui si erano
aggiunte poche costruzioni al di fuori delle mura. Una visione dello stato di Laterza è dato nella
veduta prospettica di Laterza nel “Regno di Napoli in prospettiva” dell’Abate Giovan Battista
Pacichelli, pubblicata postuma nel 1703.
Fig.3 Veduta del Paccichelli.
Fig. 4 Nella cartografia dell’IGM del 1870 viene riportato l’assetto viario e lo sviluppo urbano.
Nel 1828 Laterza conta 3512 abitanti.
Si notano le strade per Ginosa, rinnovata nel 1830, la strada per Matera, rinnovata tra il 182040, e la strada per Castellaneta.
Importante osservare il completamento di costruzioni lungo P. Vittorio Emanuele; interessano
anche gli inizi di v. Dante e di v. Roma; mentre v. Cristoforo Colombo è interessata solo la zona
alta all’incrocio con v. Dante. Viene segnalata la presenza del cimitero impostato nel 1840-44.
2. Gli elementi di richiamo:
Fig. 5. In questa cartina del 1870 sono evidenti le strade di comunicazione confluenti in Laterza.
a. La gravina e le lame.
La morfologia ambientale del territorio di Laterza è fortemente caratterizzata dalla presenza
della gravina. La forra, con le sue pareti verticali, impedisce l’attraversamento da una sponda
all’altra ed obbliga ad aggirarla. Ecco, quindi, la presenza di antichi tracciati, i tratturi, che
lambiscono l’abitato di Laterza seguendo la direzione Nord-est verso Sud-ovest ossia dal
Vallone della Silica percorsa dall’Appia verso Ginosa e la Marina Jonica.
L’insediamento di Laterza sfrutta la presenza di uno sperone naturalmente difeso posto nei
pressi di una fonte perenne. A poca distanza dall’insediamento laertino vi sono ampi terreni
ottimi per pascolo con fonti d’acqua perenni, elementi naturali che hanno richiamato e utilizzati
dall’uomo da millenni (in forma stabile almeno dalla prima età del Bronzo se non
dall’eneolotico).
Le testimonianze archeologiche attestano la presenza stabile nell’area dell’aglomerato demico
laertino a partire dalla Magna Grecia.
La morfologia del terreno caratterizza l’areale esterno dell’ antico abitato. Una serie di lame di
varie dimensioni confluiscono in una lama più grande, oggi via Concerie, che dal cimitero
convoglia le acque nella stessa gravina. Quest’ultima lama, via Concerie, ha sempre svolto una
grande importanza in quanto sulle sue sponde sono scavate una serie di chiese rupestri a partire
dall’XI secolo ed essenzialmente per la presenza di una fonte d’acqua perenne le cui acque sono
state canalizzate e, tramite un acquedotto, trasportate alla cinquecentesca fontana. Proprio la
presenza della fonte d’acqua ha permesso lo sviluppo delle attività dei figuli e dei conciari,
forme di artigianato che hanno reso nel tempo famosa Laterza.
Fig. 6. Foto aerea del centro storico di Laterza. Evidenti le delimitazioni dell’insediamento caratterizzate dalla
morfologia dell’area: a destra la profonda gravina, a Sud la parte terminale della Valle della Cerva, oggi via Conceria.
Ad Ovest e Nord il quartiere della Mesola e la grossa costruzione del castello.
Le curve di livello permettono di visualizzare la posizione difensiva naturale del luogo.
b. La fonte.
Non basta una posizione morfologica ad invogliare l’uomo a scegliere la zona al fine di creare
un’area abitativa e, quindi, una città. Essenziale è la presenza dell’acqua quale elemento vitale
per l’uomo, per gli animali, per le attività artigianali.
Questa lama ha grande importanza in quanto all’altezza del Santuario è una sorgente perenne,
canalizzata nel 1500 per mezzo di un acquedotto per far confluire la preziosa acqua sino alla
fontana. La presenza di acqua perenne ha permesso di svolgere nei secoli attività artigianali
come quella dei figuli e delle concerie arrivando ad eccellenti livelli di qualità.
A Laterza la fonte, la principale fonte d’acqua è posta accanto al piazzale del santuario della
Mater Domini. Una volta l’acqua gorgogliava e poi scorreva piano ma continuamente sul fondo
della lama e, dopo aver percorso lo scivulizzo si versava nella gravina. Nel 1500 l’acqua venne
convogliata in un breve acquedotto sino alla fontana, posta vicino all’abitato, attorniata dalle
concerie che di acqua ne aveva tanto bisogno. Più lontane rimanevano i figuli che di acqua
avevano meno bisogno.
c. Le piste – collegamenti e commerci.
A sud vi era la pista carrabile per Ginosa. Ad est la pista per Matera. A nord la strada carrabile
per l’Appia. Con le connessioni per Castellaneta, Gioia e altre città. Una pista solo per cavalli e
muli partiva da Laterza attraversando la gravina accanto alla chiesa di S. Vito e proseguiva nel
bosco scendendo verso la Gaudella e Passo di Giacobbe giungendo alla strada pedemontana tra
Palagianello, Castellaneta per Ginosa e Montescaglioso.
La strada per Ginosa. La strada antica carrabile per questa città partiva sempre dalla platea
posta fuori le mura dell’abitato, proseguiva per un tratto sulla strada per Matera, attuale via
Dante, scendeva per via Mater Domini sino allo spiazzo accanto alla fonte e risaliva per via S.
Antonio del Fuoco sino al bivio per via S. Falco e si congiungeva con la strada che scendeva
verso Ginosa, attuale statale.
La strada per Matera. La strada antica per Matera seguiva il tracciato che dalla platea
giungeva a via Dante proseguendo per la strada del cimitero lasciandolo alla sinistra, poi
voltando verso destra proseguiva innestandosi all’attuale statale 7, strada rifatta intorno al 183040, quasi totalmente sul tracciato antico.
La strada per Castellaneta. Seguiva l’attuale statale 7 sino al ponte delle Rose ove si guadava
il canale che dà origine alla gravina di Laterza, proseguiva sulla destra sino a collegarsi
all’antico tracciato dell’Appia.
Strada per le Matine. Si tratta dell’attuale strada per Santeramo che si dirige verso le Matine
ove corre l’Appia.
Una serie di altre piste. Tutta una serie di piste collegava l’abitato con le varie contrade poste
sia nelle Matine sia nelle Murge ove erano le varie difese di estremo interesse per l’allevamento
di pecore e capre ma anche di cavalli, si ricordi della Difesa Regia, e bovini.
La popolazione.
Il primo dato sulla popolazione residente a Laterza è data dalla tassazione eseguita nel 1276 in cui
gli abitanti sono tenuti a pagare 3 once, 24 tarì e 171 e grana 17 e mezzo. Poco di più degli abitanti
di Casalrotto presso Mottola che erano stati tassati per grana 3, tarì 22 e grana 18. Il numero dei
fuochi per Laterza erano 15, ossia tra 61 e 92 abitanti (calcolando 4 o 6 abitanti a fuoco).
Però un documento del 1271ci illumina su una situazione controversa in quanto l’arcivescovo di
Bari, quale feudatario di Laterza, denuncia la diminuizione degli abitanti da 500, al tempo in cui il
casale era posseduto da Manfredi Maletta, a soli 15 uomini compresi anche i chierici (cfr. C.
dell’Aquila, Per la Storia di Laterza, Galatina 1993, doc. n. 31, p. 383).
Tassazione del 1276, 16 giugno.
Tarentum cum Judeis unc. CXLIIIJ tar. XVIJ
Massafra
XXII
XXI
Castenetum
XXXIV
XXII
Latercia
IIJ
XXIV
Genusium
XIV
IV
Matera
CXXXJ
V
Motula
X
V
Casalrotto
III
XXII
Casale Girofalchi
IIJ
Mons Caveosus
XC
III
gr. X
VIIJ
VIJ
XVII ½
XVIII ½
V½
XII
XVIIJ
V
XII
FUOCHI
Mons Caveosus
Matera
Casale Girofalchi
Taranto
Massafra
Castellaneta
Laterza
Ginosa
Mottola
Casalrotto
372
525
577
91
139
15
57
41
15
abitanti
1 fuoco= 6 ab. 1 fuoco=4 ab.
2232
1488
3150
2100
3462
545
834
92
340
245
90
2308
364
556
61
245
163
60
Il monastero di S. Maria.
Fig. 7. L’abitato di Laterza. A circa 350 m di distanza dalle mura del centro antico è la chiesa di S. Maria la Grande n.
52 indicata dalle frecce.
La scelta del luogo ove costruire la nuova chiesa fu scelta in base alla morfologia dei luoghi. Per
comprendere le motivazioni alla base della scelta del sito è bene osservare quanto è ancora leggibile
dell’antica conformazione del territorio.
Fig. 8. Le frecce indicano l’andamento delle lame e la loro confluenza verso la gravina. La linea tratteggiata segna i salti
di livello a delimitazione delle varie lame confluenti nella Valle della Cerva, attuale via Conceria.
Il numero 52 è la chiesa di S. Maria la Grande. A Sud la via Conceria è la Valle della Cerva. Alla destra e alla sinistra le
due lame.
Proprio lungo le sponde della lama della Cerva e dei suoi affluenti l’uomo sceglierà di svolgere le sue
attività. Sfruttando i salti di quota realizzerà chiese ed abitazioni rupestri, scavate nella tenera roccia
tufacea, e i luoghi di lavoro e per proteggere il proprio bestiame.
Il primo grande intervento è, senza dubbio, la costruzione del monastero e la chiesa di S. Maria la
Grande avvenuto nella prima decade del XII secolo. Viene scelto uno sperone roccioso in posizione
dominante la lama della Cerva.
L’aspetto dell’abitato di Laterza così delimitato è ben visibile nella veduta cinquecentesca
disegnata da Pietro Antonio de Simone caratterizzata sulla destra dalla presenza della gravina, al
centro le case arroccate sulla sponda della lama dove è visibile la fontana con il vicino olmo
sotto la cui ombra ci si riposava e si contrattavano affari, alla sinistra isolata la chiesa e le
costruzioni del monastero di S. Maria la Grande.
Isolato era appunto la costruzione della chiesa di S. Maria la Grande, realizzata su uno sperone
dominante la Valle della Cerva e delimitata da due lame: oggi una si chiama via Lama, l’altra
correva quasi parallela alla via Cristoforo Colombo, realizzata nell’1800 quale nuovo tracciato
della strada per Ginosa con il ponte che sovrasta la Valle della Cerva, oggi via Concerie.
Fig. 9. In alto a sinistra la figura rappresenta la chiesa di S. Maria la Grande con le costruzioni annesse.
Nella figura 5 si nota la composizione articolata della chiesa di S. Maria la Grande con il
complesso di costruzioni formanti il monastero. Queste costruzioni sono ben isolate e poste ad
una certa distanza dall’abitato di Laterza. Attorno alla chiesa e al monastero si nota uno spiazzo,
quasi anulare, delimitato da un salto di quota verticale corrispondente al fianco di una lama, via
Cristoforo Colombo, in cui si notano una serie di ingressi ad ambienti ipogei, e davanti corre
una stradina che inizia intorno al castello e procede verso il fondo della lama detta la valle della
cerva.
In basso a sinistra del disegno si nota la costruzione della fontana cinquecentesca con accanto
l’albero dell’olmo con il suo muretto usato come sedile. In questo luogo, all’ombra di
quest’albero si svolgeva la vita sociale con incontri, ricerca di personale, vi si stringevano e
concludevano affari, ecc.
Con la fondazione della nuova chiesa di S. Maria la Grande parte, nel XII secolo, un forte
incremento dell’abitato di Laterza ed in particolare vede la lama via Concerie interessata
all’insediamento di nuove chiese rupestri che qui trova la maggiore concentrazione. Inoltre,
sempre in questa zona si iniziano a scavare e costruire anche abitazioni e luoghi di lavoro.
3. Le chiese rupestri.
Tutto il territorio intorno all’abitato di Laterza è interessato da depositi di calcareniti, noti come
tufo, facilmente lavorabile e quindi facile allo scavo di ambienti ipogei: le grotte.
Di grotte ve ne sono tante e molte nel tempo sono state anche distrutte. Venivano utilizzate a
vari usi come luogo di lavoro per i figuli, per i conciari, per i fabbri e falegnami, ma anche
luoghi di coltivazione per cavare salnitro, stalle e ricoveri per le pecore e capre. Ancor oggi
utilizzate per cantine e depositi. Solo alcune erano chiese: le chiese rupestri spesso adornate con
affreschi.
Brevi schede.
4a. Architettura delle chiese rupestri.
La presenza delle chiese rupestri inserite nell’attuale centro urbano ha creato gravi problemi alla
loro salvaguardia dovuti al riutilizzo delle chiese ad usi non sacri per cui hanno subito
trasformazioni alle strutture architettoniche. Ma anche quelle ancora utilizzate per il culto hanno
subito trasformazioni, spesso invasive, dovute al variare delle liturgie, agli usi e alle esigenze
cultuali, trasformandole ed adattando gli ambienti originali alle nuove esigenze. Queste
trasformazioni comportano difficoltà nella lettura formale ed architettonica delle chiese
rupestri.
Ancora, non si deve dimenticare l’avanzare dell’urbanizzazione che comporta lo
sconvolgimento degli equilibri precedenti coinvolgendo in certi luoghi nuovi interessi tesi a
lottizzazioni e nuove costruzioni. Cosa che per Laterza si ripete ciclicamente dal 1600. La
creazione e sistemazione di una nuova strada comporta l’abbandono di altre e la realizzazione di
nuove costruzioni in aree valorizzate dalle nuove opere pubbliche. Ad esempio la creazione e
sistemazione della strada per Ginosa ha comportato la costruzione e fondazione di nuove chiese:
S. Maria di Papariello e S. Maria del Carmine. Nel centro storico si ha l’obliterazione delle
chiese esistenti con la creazione di case d’abitazione erette intorno ed addossate alla chiesa
matrice di S. Lorenzo.
Le chiese più antiche. XI-XII secolo.
La chiesa di S. Leucio.
Fig. 10. Chiesa di S. Leucio.
Questa chiesa è formata da una planimetria semplice: una navata rettangolare, una arco divisorio
con il presbiterio quadrangolare culminante con una abside a calotta e pianta a semicerchio,
orientata ad est. La volta è a piana. Il pavimento oggi è coperto da materiale defluito
dall’esterno. L’ingresso è nell’aula, come regola, una finestra illuminava l’area absidale.
Una piccola chiesa con l’aula di cm 470x410, mq19,27. La chiesa era in origine aniconica, solo
nel 1200-1300 furono apposti due affreschi affiancati dedicati a S. Antonio abate o del Fuoco e
a S. Leucio.
Questa planimetria la si ritrova a Palagianello in S. Lucia, da considerare la più antica di questa
tipologia nell’arco delle gravine joniche databile al X secolo.
La chiesa di S. Giacomo I°.
Questa chiesa nella sua fase, sempre aniconica, è databile al primo quarto del XII secolo e
quindi contemporanea alla fondazione di S. Maria la Grande voluta da Matilde nel 1112.
Si tratta di una chiesa con pianta inscritta in un quadrato, con quattro pilastri, culminante con tre
absidi a calotta.
Fig. 11. Ricostruzione della chiesa rupestre di S. Giacomo I.
Franco dell’Aquila
Puglia In-Difesa
1.12.2016