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Il pericolo nascosto

Uno dei principali segni distintivi della Libera Caccia, è stato e sarà sempre la sua coraggiosa apoliticità e la sua orgogliosa e preziosa indipendenza. Non abbiamo mai tirato la volata elettorale a nessuno e non siamo mai saliti sul carro di nessun vincitore. Non ci siamo mai schierati né da una parte, né dall’altra, tranne che per elencare i candidati favorevoli e quelli dichiaratamente ostili alla caccia. Abbiamo preso atto dei contenuti di alcuni programmi elettorali e, all’indomani delle votazioni abbiamo preteso che quei programmi venissero rispettati. Troppo spesso, però, tali richieste sono cadute nel vuoto e qualche volta, com’è stato con il voltafaccia della Brambilla e di tanti “forzisti” o con i decreti punitivi del governo Renzi, ci siamo resi conto che gli assegni che ci erano stati promessi erano scoperti. Insomma, che ci avevano presi in giro!

Devo ribadire che la Libera Caccia è apolitica perché, come vedrete, il tema di questo editoriale sarà purtroppo politico e mi scuso in anticipo con tutti quei soci che pensassero ad un nostro cambiamento o che si sentissero traditi nei loro rispettabilissimi convincimenti politici di cittadini.

Il fatto è che, nel silenzio assordante di alcune consorelle sicuramente più schierate ed esposte di noi, la Libera Caccia pensa che sia suo dovere lanciare un grido d’allarme in vista del referendum costituzionale del 4 dicembre prossimo.

L’Anlc non vuole entrare a gamba tesa nella sempre più aspra tenzone che sta impegnando non solo tutti i politici ma plotoni di professori, giornalisti, cantanti, soubrette e comici da avanspettacolo.

Ogni cittadino potrà e dovrà votare secondo la sua coscienza e secondo le sue convinzioni ma, da dirigente venatorio, ho la responsabilità, anzi il dovere, di mettere in guardia gli elettori) avvertendoli che fra le modifiche previste da l testo della riforma costituzionale ce n’è una che, almeno per i cacciatori (ma non solo), merita il massimo dell’attenzione.

Va subito detto che quello del 4 dicembre sarà un referendum confermativo di una legge costituzionale, e quindi non sarà richiesto il quorum di validità, ovvero il voto del 50% più uno degli aventi diritto come nel caso richiesto da un referendum abrogativo . E qui sta il “trucchetto” abilmente nascosto fra le pieghe della nuova costituzione, e che ho l’obbligo morale di svelare.

La modifica della Costituzione, fra tutte le altre che tutti più o meno conoscono, contiene una novità che riguarda, appunto, i nuovi quesiti referendari abrogativi: “ Se i cittadini che avanzano la proposta referendaria sono 800.000, invece di 500.000, è sufficiente che vadano a votare il 50% + 1 dei votanti alle ultime elezioni politiche, non il 50% + 1 degli aventi diritto ” .

Avete compreso la gravità di questa minaccia? No? Allora cerco di spiegarmi meglio.

Se ottocentomila cittadini chiederanno un nuovo referendum per l’abolizione della caccia, il risultato della votazione sarà valido non se avrà votato il 50% + 1 degli aventi diritto, ma basterà che si sia recato alle urne il 50% + 1 dei votanti alle precedenti elezioni politiche.

E qui ci vuole un esempio semplice e comprensibile. Alle ultime politiche ha votato il 61% e quindi un ipotetico referendum anticaccia sarebbe valido se andasse a votare il 30,5% degli aventi diritto al voto. Devo essere ancora più chiaro? Ebbene, se ci fosse un nuovo referendum abrogativo

indetto sulla base della nuova Costituzione, basterebbe il 16% dei voti per abolire la caccia!

È chiaro adesso? Non nascondiamoci dietro un dito: i referendum sono falliti perché non è mai stato raggiunto il quorum ma se domani questa soglia dovesse scendere non credo ci sarebbero speranze.

È chiaro quindi perché una simile riforma rappresenta un pericolo mortale per la caccia?

Ecco perché, nonostante la nostra indipendenza politica io sento il dovere di invitarvi a votare NO