Kevin Gipsy – Storia di reclusione e di libertà nella

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Persinsala Teatro
Francesco Chiaro
dicembre 4, 2016
Per il penultimo appuntamento della rassegna Exit – Emergenze per
Identità Teatrali, va in scena la storia di Raymond Gurême, nomade di
etnia rom sopravvissuto al Porajmos, versione meno conosciuta ma non
per questo altrettanto cruenta dell’Olocausto nazista.
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All’alba del 4 ottobre 1940 la vita di Kevin Gipsy, il piccolo acrobata di
origini rom ma di patria francese portato in scena da Eduardo Ricciardelli,
smise di correre libera nei campi come i cavalli tanto amati dal suo popolo
e si ritrovò rinchiusa in un campo di detenzione per i rom, i sinti e, in
definitiva tutta quelle persone (350 mila secondo le autorità degli anni ’70,
anni in cui furono aboliti i libretti antropometrici) chiamate, con certa celia,
Gens du voyage.
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Celia e dileggio perché questi popoli nomadici non possiedono nemmeno il
passaporto e attraversare confini nazionali per loro equivale (oggi come
ieri) a piegare il capo alla diffidenza e alle angherie di quegli stessi
funzionari che, all’epoca di Vichy, gestivano i campi voluti dalle leggi
razziali. «Fuori i migranti dalla Francia libera», recita Ricciardelli,
parafrasando o forse citando direttamente il testo Interdit aux nomades
– ridotto in collaborazione con Susy Pariante – e attualizzandone la
denuncia. Il lungo filo che unisce le peripezie e le sventure dello zingaro
alla lotta per la dignità dei manouches si srotola a fatica sul palco del
Teatro dell’Orologio, incastrandosi più volte tra i piedi del tutt’altro che
funambolico attore.
Rientrando nel genere del teatro di narrazione, Kevin Gipsy pone davanti
al pubblico un uomo solo che si sposta di quadro in quadro senza smettere
mai di parlare quasi con svogliatezza, dando a una storia interessante e
forse perfino necessaria in quest’epoca di fobia della diversità un’impronta
accademica e didascalica che stronca qualsiasi possibilità di felice
restituzione. I tagli di luce del regista Gino Auriuso (tra l’altro presidente
Fed. It. Art.) costituiscono l’unico elemento narrativo “innovativo”,
nonostante i vari scivoloni tecnici. Come già accaduto per lo spettacolo
Rukeli, in scena per il Fringe Festival di Roma di quest’anno, puntare tutto
su un testo storiografico poco conosciuto ed enormemente affascinante
spesso e volentieri non è sinonimo di successo. La debolezza della
drammaturgia, delle scenografie a tratti inutili e dei cambi di scena a metà
tra l’amatoriale e l’intenzionalmente slavato rendono lo o styago le
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romengo – la bandiera del popolo rom) dispiegata per chiosare lo
spettacolo – poco diversa da un copri-poltrona dai colori fin troppo vistosi.
I camminanti, dunque, sebbene abbiano iniziato a imbrigliare il proprio
orgoglio nomadico anche grazie al libro di Raymond Gurême, dovranno
attendere ancora qualche tempo prima di vedersi rappresentati in modo
soddisfacente sul palcoscenico di un teatro italiano. A romale, a chavale.
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Lo spettacolo è andato in scena all’interno di Exit –
Emergenze per identità teatrali
Teatro dell’Orologio
via dei Filippi 17 A – Roma
sabato 4 dicembre
ore 21.30
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Teatraltro presenta
Kevin Gipsy – Storia di reclusione e di libertà nella Seconda
Guerra Mondiale
riduzione e drammaturgia Eduardo Ricciardelli e Susy Pariante
con Eduardo Ricciardelli
regia Gino Auriuso
aiuto regia Tiziana Santercole
assistente regia e foto Emilia Meoli
realizzazione oggetti Francesca Serpe
consulenza tecnica musicale Fabrizio Morigi
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