Caro Direttore, la recente discussione sul voto

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Transcript Caro Direttore, la recente discussione sul voto

Caro Direttore, la recente discussione sul voto degli
italiani all’estero ci spinge a scriverle. Non per
entrare in quel dibattito, ma per offrire un punto di
vista di chi l’estero lo vive tutti i giorni e vede nella
riforma costituzionale un forte segnale di cesura col
passato.
Spesso, per descrivere giovani studenti e ricercatori
in università straniere, i media parlano di “cervelli in
fuga”. Più che in fuga siamo persone in cerca di
opportunità che l'Italia ha smesso di offrire, e per
questo paghiamo il prezzo della distanza. Le
opportunità che cerchiamo non sono fini a se stesse,
ma sovente accompagnate da una grande voglia di
tornare a casa e, forti di queste esperienze,
contribuire a cambiare le cose nel nostro piccolo.
Spesso ci viene fatta – e ci facciamo - una domanda:
l’Italia sarà mai in grado di cambiare? Vista da
lontano, appare come un Paese fazioso, litigioso e
bloccato in un pantano decisionale a tutti i livelli. Un
paese dove nessuno perde l’occasione di citare
fieramente il Gattopardesco e cinico “tutto deve
cambiare perché tutto resti come prima”, salvo poi
lamentarsi che l’Italia scivoli nell’irrilevanza
geopolitica.
In questo contesto, vediamo il referendum del 4
dicembre come un’opportunità unica. Non perché il
testo della riforma sia perfetto e abbia il tocco magico
che ammodernerà il paese. Ma perché rispetto allo
stato delle cose aiuterebbe il paese ad adattarsi più
rapidamente al 21esimo secolo e a seguirne i
cambiamenti senza restare indietro.
Nell’epoca della digitalizzazione, delle grandi sfide
geopolitiche e migratorie, di nuove potenze
emergenti, ci sembra che l’Italia non possa più
permettersi anni di immobilismo decisionale dettato
da governi fragili e di breve durata, da maggioranze
dissonanti in due Camere paritarie, o da veti
incrociati tra Stato e Regioni.
La Costituzione, come le leggi e i paesi, o cambiano
aggiornandosi al contesto politico e sociale o
rischiano di perdere efficacia come strumento di
organizzazione della vita comune. Dopo anni di
discussioni, bicamerali, e commissioni di saggi, la
riforma della Costituzione procrastinata da troppo
tempo è finalmente a portata di mano.
Chi accusa questa proposta di non essere perfetta,
salvo poi non specificare le forme di una riforma
perfetta né quale maggioranza politica potrebbe
approvarla, sembra voler ignorare che la scelta non è
tra la riforma in discussione e un’utopica
costituzione, ma tra la prima e uno status quo che
loro stessi criticano come difettoso. A nostro avviso
non è di perfezione che si dovrebbe parlare, ma di un
passo importante verso uno Stato più efficiente e
stabile.
Ogni cambiamento comporta dei rischi. Ma apre
anche a molte opportunità. Un sì al referendum
darebbe il segnale che il Paese è pronto a cambiare e
vuole farlo, sicuro di poter superare i rischi connessi
ad ogni cambiamento.
Il 4 dicembre avremo l’occasione di capire se il paese
è disposto a rinnovarsi e accettare una nuova sfida.
Noi siamo pronti a dare una mano.
Studenti italiani a Harvard/MIT
Alessio Terzi (Harvard Kennedy School)
Luca De Angelis (Harvard Business School/Harvard
Kennedy School)
Valerio Riavez (MIT)
Luca Amorello (Harvard Law School)
Lavinia Borzi (Harvard Law School)
Francesco Galtieri (Harvard Kennedy School)
Luca Sportelli (Harvard Law School)
Lorenzo Venditti (Harvard Law School)
Questa lettera è stata firmata da 22 altri studenti e
ricercatori di Harvard e MIT.