Referendum, i No che fanno crescere

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Referendum, i No che fanno crescere - 12-02-2016
di Redazione Sicilia Journal - Sicilia Journal, Giornale online di notizie - http://www.siciliajournal.it
Referendum, i No che fanno crescere
di Redazione Sicilia Journal - 02, Dic, 2016
http://www.siciliajournal.it/referendum-i-no-che-fanno-crescere/
Da bambini non comprendevamo i no dei nostri genitori e/o educatori, volevamo ottenere tutto quello che
desideravamo ed era difficile intenderne la ratio teleologica. Perché ad esempio non era possibile avere
tutti i giocattoli del mondo? O perché non ci si poteva tuffare su un intero vaso di nutella? Alla prima
domanda nostra madre aveva a portata di mano una risposta facile, che se anche non accettavamo era già
qualcosa che ci aiutava a iniziare un percorso, ad esempio l’indisponibilità del danaro necessario. Alla
seconda domanda era più arduo, per non dire inintelligibile, capire i motivi di quel no. Se nutella ce ne era
ancora nel vaso o ce n’erano più vasi perché non poterla mangiare tutta? La motivazione che ci facesse
male era ancora meno convincente del denaro che mancava. Se si sono ricevuti quei no, nella giusta
misura, oggi ne abbiamo sicuramente capito il fine educativo.
I No servono a fissare dei limiti, trasmettono al bambino un modello che lo aiuterà a cavarsela in modo
autonomo e a non rovinarsi la vita.
A tal proposito lo psicanalista Jacques Lacan postulava che il godimento illimitato dell’oggetto nella
nostra epoca è alimentato dal “discorso del capitalista”, con tale locuzione Lacan intendeva
l’esaltazione del godimento a scapito di ogni forma di legame, dell’imperativo del consumismo
compulsivo, inteso come consumo di consumo. Questa tema è stato ripreso negli ultimi anni dallo
psicanalista italiano Massimo Recalcati, che nel saggio “Cosa resa del padre?”, ci spiega l’evoluzione
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della figura paterna, dal padre patriarca al papi, non più padre ma “amico” del proprio figlio, i due
estremi più pericolosi. Recalcati ci parla dell’evaporazione del padre e della sua funzione di argine al
godimento che dovrebbe svolgere, ma che si è dissolta facendo trionfare il discorso del capitalista,
generando dei figli viziati e privi di desiderio. Perché vi sia desiderio, infatti, è necessario un limite, una
distanza dall’oggetto desiderato.
Ecco, sic et simpliciter i troppi Sì fanno male, soprattutto i sì ai capricci che potrebbero rovinare la vita
del figlio e della famiglia. Dire sì a una riforma pasticciata e confusa che consegnerebbe chiavi in mano il
nostro paese al prepotere del premier di turno sarebbe una scelta scellerata con conseguenze disastrose per
il nostro paese.
Prima di tutto perché la Carta Costituzione deve essere la Casa di tutti gli italiani e quindi ogni sua
eventuale modifica deve essere condivisa da una maggioranza più ampia possibile, e non come la riforma
attuale imposta dal governo a colpi di “fiducia” utilizzando la sua risicata maggioranza parlamentare.
E poi leggendo nel merito questa riforma sono pochi i punti da salvare, come ad esempio l’abolizione del
Cnl.
Se in gioco ci fosse solo la riforma (che di per sé è un grave attentato alla sovranità popolare, prevista
dall’art. 1 comma 2 della Costituzione, giacché preclude la possibilità ai cittadini di eleggere i propri
senatori) il danno sarebbe sempre ingente ma non quanto ne produrrebbe unitamente alla legge elettorale
già in vigore. L’Italicum prevede che la lista che arrivi per prima alle elezioni con il 40% dei voti
conquisti 340 seggi sui 630 disponibili alla Camera. Se nessuna lista raggiunge il 40% dei voti si svolge
il ballottaggio tra le due liste più votate, anche in questo caso la lista che vince ottiene 340 seggi. Quindi
al ballottaggio è molto probabile che vinca una lista la quale al primo turno ottenendo appena il 20% dei
volti si ritrovi a spadroneggiare alla Camera incassando il 54% dei seggi della Camera stessa.
Per non annoiare troppo i nostri elettori prendiamo, a esempio della perniciosità di questa riforma
costituzionale, solo due articoli, per comprenderne il rischio che si corre, anche se si tratta dell’ipotesi
forse più remota ma anche la più nefasta.
Il nuovo art. 78 che disciplina lo stato di guerra recita testualmente: “La Camera dei deputati delibera
a maggioranza assoluta lo stato di guerra e conferisce al Governo i poteri necessari”. Nell’attuale art.
78, invece, sono entrambe le camere che deliberano lo stato di guerra. Con l’Italicum, come abbiamo
visto, grazie a un premio di maggioranza esorbitante, un partito ottiene la maggioranza dei voti e
da solo, a nome della nazione tutta, può deliberare lo stato di guerra. Nel nostro caso il Pd potrebbe
dichiarare guerra a chiunque a nome degli italiani.
Questo articolo unitamente al nuovo art. 60 che prevede la proroga della durata della Camera dei deputati
in caso di guerra, potrebbe agevolare il viatico all’instaurazione di una dittatura.
Adesso non volendo fare degli allarmismi, pensando che Renzi col suo partito dichiari guerra a questo o a
quel paese (magari uno piccolissimo come Nauru, 21 km² e 10000 abitanti o Tuvalu, 26 km² e 10000
abitanti, per minimizzare i rischi di soccombere e garantirsi una lunga durata di governo), è anche vero
che la nuova “macchina costituzionale” è stata costruita con queste potenzialità, e domani non sappiamo
chi sarà il capo del nuovo partito di maggioranza e quindi del governo. Rammentiamoci che l’Italia,
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stando alla storia, non è immune da uomini a inclinazioni totalitarie… È un pericolo da poco?
Allora è necessario ritornare a fare bene il nostro dovere di genitori coscienziosi che non intendono
mandare in rovina la propria casa, cominciando nell’imminente a dire No a questo pasticcio
costituzionale, ponendo le basi già dall’indomani per una riforma il più condivisa possibile che non
stravolga i contrappesi istituzionali minando di fatto la democrazia. E se non è possibile, pazienza,
accontentiamoci di questa Carta Costituzionale – la quale, ricordiamoci, per buona parte non è stata
neanche attuata -, che almeno ci garantisce la democrazia. Le leggi se c’è la volontà si possono fare
velocemente anche con questo parlamento, giacché proprio qualche giorno fa la manovra finanziaria è
stata approvata alla Camera a tempi di record, come ci illustra entusiasticamente il quotidiano
repubblica (clicca qui per leggere l’articolo), che ha sempre sostenuto Renzi in questa riforma, facendo
inconsapevolmente uno spot al No.
Vincenzo Adalberto
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