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Martedì 29 Novembre 2016
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È un referendum del destino «für Renzi e ganz Europa», per Renzi e per tutta l’Europa
La Germania teme l’instabilità
Die italienische Tragödie titola la WirtschaftsWoche
da Berlino
ROBERTO GIARDINA
U
na caffettiera rossa e fumante, sulla
copertina dell’ultimo numero di
WirtschaftsWoche e il titolo
in italiano «Attenzione», invece di Achtung. La traduzione non serve. L’Italia corre il
pericolo di una crisi di Stato,
avverte il sottotitolo, peggio
dunque di una crisi di governo. Se vince il «nein» al referendum di domenica prossima, cade Renzi e si apre uno
scenario che potrebbe portare alla fine dell’euro. L’Italia
non è la Grecia, se crolla, e
se esce dalla moneta unica, è
la fine. Il più importante settimanale economico tedesco,
traccia un quadro apocalittico del nostro futuro prossimo. Con il referendum è in
gioco anche l’Europa.
A leggere il lungo reportage, la rivista si dimostra
tuttavia più obiettiva. Come
«Der Spiegel» che, sempre
nell’ultimo numero, ma non
in copertina, dedica molte
pagine all’Italia. Ampi servizi anche su tutti i giornali nazionali, però in genere
meno precisi. La stampa
tedesca punta sul «sì», ma
poco professionalmente si
dimentica di spiegare che
cosa sia in gioco con il referendum. Certamente, è difficile spiegare ai lettori le
modifiche alla carta, poco
chiare anche per gli italiani,
ma un piccolo sforzo sarebbe
stato indispensabile. Berlino
ha paura dell’instabilità, e
questo è comprensibile, e i
corrispondenti interpretano
il desiderio della Merkel.
Sempre il 4 dicembre l’Austria si potrebbe ritrovare
con un presidente votato da cieca burocrazia che tartassa tradisce nervosismo». Renzi,
reazionari e neonazi, l’anno la gente.»
continua «Der Spiegel», ha
venturo Madame Le Pen
«Der Spiegel», sem- puntato senza alcun motivo
potrebbe vincere in Francia, pre nell’ultimo numero, tutto sulla riforma della coe in Germania avanzano i analizza la nostra situazio- stituzione e unito il sì al suo
populisti dell’AfD. Quel
destino politico. Un grache desidera la Merkel
ve errore, ed adesso si
è un’Italia stabile, dove
nota molta insicurezza
non trionfino i grillini.
sui mercati finanziari e
«Es ist schick gegen
internazionali, preoccuReformen zu sein», è
pati per l’Italia. Renzi
elegante essere contro
rivela una mentalità da
le riforme, intitola la
bunker, tutti contro di
«Frankfurter Allgemeime, e questo può portane am Sonntag», domere al disastro.
nicale del quotidiano
«Un politico che
di Francoforte, il più
da appena 23 giorni
vicino agli ambienti fial potere, commenta
nanziari. Il giornalista
il settimanale di AmJörg Bremer spiega
burgo, annuncia che
che Renzi vorrebbe
il suo paese guiderà
rompere il blocco che
l’Europa, è vittima del
immobilizza da sempre
suo ego ed è destinato
la politica italiana, ma
a fallire: «Non è un caso
si trova contro coalizche all’ultimo incontro
zate destra e sinistra:
a Berlino insieme con
«Non c’è luogo, scrive,
Obama, al tavolo, Rentra Bolzano e Catania
zi sia stato sistemato il
dove non si litighi sul repiù lontano possibile da
ferendum.» Chi vota no
Frau Merkel».
per partito preso, conti« È u n o S ch i c k nua, lo fa puntando su
salvotum» un voto
La copertina del numero di questa
Grillo. E Bremer cita il
del destino, intitola
settimana del più influente settimanale
suo giornalaio romano.
l’«Handelsblatt», il più
economico tedesco, «WirtschaftsWoche»
«Tra questo conflitto di
importante quotidiano
emozioni, nessuno si occupa ne: la montagna dei debiti economico, «für Renzi e ganz
del referendum», osserva. Si aumenta, più 36 miliardi Europa», per Renzi e per tutricorda di Bersani, «ma è a nell’ultimo anno, la produt- ta l’Europa. Per Renzi si tratfavore del no perché si vuole tività è stagnante, rispetto ta di sopravvivere, forse anvendicare».
al 1995 l’Italia cresce del che se dovesse vincere il no,
La «Welt am Sonntag», 6,5, la Germania del 28, ma non si arriverebbe a elezioni
il domenicale della «Welt», ci lasciano indietro anche anticipate, ma come verrà
sceglie un approccio diverso, il Portogallo (più 25,8), e la impiegato il tempo fino al
e presenta il film «Cronaca Spagna (più 15,9). Non è solo 2018? I tedeschi temono che
di una passione di Fabrizio colpa di Renzi, dunque, ma l’Italia continui a perdere
Cattani, storia di una coppia lui nei suoi mille giorni non tempo come si sta facendo a
che si toglie la vita: negli ul- è riuscito a dare la sterza- causa del referendum invece
timi anni, nell’Italia in crisi, ta che tutti si auguravano. di adottare provvedimenti
si sono registrati 800 suici- La rivista scrive che Renzi urgenti: «Oggi non si parla
di. Come è finito il paese che a Bari ha presentato i suoi più di Grecia, il membro trauna volta era il più bello del avversari in un fotomontag- ballante della Ue è diventato
mondo? «Non è il capitalismo gio come padrini della ma- l’Italia.» Si preoccupa l’auad averlo rovinato ma una fia, «ma questo, commenta, striaca «Die Presse», e vede
nero la svizzera «Neue Zürcher Zeitung».
E per finire «WirtschaftsWoche»: il settimanale vende
121mila copie, ma ha 900mila
lettori, tutti quelli che contano in politica e in economia.
Il messaggio inviato con questo numero è devastante: «Die
italienische Tragödie», è il titolo del servizio, e non serve
la traduzione. «I mercati e i
politici europei si preparano
al peggio», si legge. Endspiel
für Euro? È la partita finale.
Con il referendum gli italiani
possono far precipitare il paese nel caos. E il settimanale
commenta i dati vantati da
Renzi: nuovi posti di lavoro?
Ma giovani disoccupati sono
sempre il 37 per cento, e dal
2012 il potere d’acquisto è diminuito del cinque per cento.
«WirtschaftsWoche» riporta il
giudizio dell’Istituto di previsione economia di Kiel: «L’Italia arranca dietro i partner
europei.» Il paese è diviso, il
problema non è la Costituzione, ma le banche: «Ed anche il
braccio destro di Renzi, Maria Elena Boschi ha un problema, suo padre». Aufstieg
und fall eines Verschrotter,
sentenzia la rivista: ascesa e
caduta di un rottamatore. Il
paese è diviso, e da domenica
si aprono due scenari: vince il
no, e il paese potrebbe precipitare nella bancarotta, una
crisi di governo potrebbe far
aumentare i debiti e affondare l’euro; vince il sì, ma che
cosa cambierà con la nuova
costituzione? «Gli osservatori
a Bruxelles sono rassegnati,
conclude l’articolo, delle promesse di Renzi è rimasto ben
poco. Perché dovrebbe cambiare tutto da domani, anche
se vincesse il si?»
© Riproduzione riservata
IL COMUNE DI MASSA (TOSCANA) CHIEDE 101MILA EURO AL SINDACATO, CHE LO PORTA IN TRIBUNALE
Pd-Cgil, lo scontro interessa anche l’affitto
Al centro del contenzioso c’ è la sede occupata dai sindacalisti
DI
Q
GAETANO COSTA
uella tra il Comune di Massa
e la Cgil è una vecchia storia.
Risale alla metà degli anni
‘90 e, oggi, rischia di finire in
tribunale. Da una parte, l’amministrazione della città toscana, attualmente
guidata dal sindaco Pd, Alessandro
Volpi. Dall’altra, il sindacato, che ha
ricevuto dal Comune un’ingiunzione
di pagamento di oltre 101mila euro di
affitti non pagati per una sede situata
in pieno centro storico.
Il contenzioso tra l’amministrazione
e la Cgil ha origine nel 1995, quando il
sindacato affittò dal Comune due piani, per un totale di 300 metri quadrati,
di uno storico edificio che si trova nel
cuore di Massa, Palazzo Nizza. Le due
parti, però, non stipularono un vero e
proprio contratto, ma si accordarono
per una tariffa forfettaria. Secondo il
Tirreno, la cifra, per i primi anni, era
pari a circa 8.600 euro all’anno.
Una volta preso possesso della
nuova sede, i sindacalisti, a proprie
spese, effettuarono alcuni interventi
di manutenzione per ristrutturare le
scale, le crepe sui soffitti e per porre
rimedio all’umidità e al fastidioso
odore che proveniva dalle fognature.
Secondo i calcoli della segreteria, la
Cgil, per i lavori, sborsò 60 milioni di
lire, pari a circa 30mila euro.
Quando il Comune, tempo dopo,
chiese di verificare tale somma, scoprì che le spese non erano certificabili:
i documenti relativi agli interventi di
ristrutturazione erano andati perduti
in seguito all’alluvione del 2002, che
spazzò via l’archivio centrale del sindacato nella vicina Carrara. Da quel
momento, il contenzioso tra l’ammi-
nistrazione e la Cgil locale sull’affitto
della sede non è mai stato risolto. Nel
corso degli anni, l’opposizione ne ha
fatto un caso politico, e ha accusato il
Comune di non essere andato sino in
fondo e di aver favorito il «sindacato
amico».
L’amministrazione e la Cgil,
che, nel frattempo, ha trovato una
nuova sistemazione, hanno cercato di
raggiungere un accordo per stabilire
una somma che andasse bene a entrambi e che ponesse fine alla vicenda
degli affitti arretrati. I tentativi di mediazione, però, non hanno avuto esiti
positivi. L’amministrazione, così, ha
usato le maniere forti. E ha spedito
una maxi cartella da più di 101mila
euro alla Cgil. La quale, di contro, ha
avanzato la proposta di pagare 70mila
euro in rate. Non di più.
La giunta del sindaco Volpi ha
considerato la cifra troppo bassa. E ha
insistito con la richiesta di pagamento
di 101.348 euro. A quel punto, la Cgil
ha deciso di rivolgersi agli avvocati.
«Abbiamo scelto questa strada perché siamo convinti che la somma che
chiede il Comune non sia congrua», ha
spiegato il segretario provinciale del
sindacato, Paolo Gozzani.
«Non c’era un contratto scritto per il canone di locazione»,
ha proseguito l’esponente della Cgil.
«Lo stabile che utilizzavamo è stato
sottoposto a interventi migliorativi a
nostre spese e c’era pure un problema
d’inagibilità più volte segnalato, e mai
risolto, da parte del proprietario, cioè il
Comune». Secondo il sindacato, dovrà
essere il giudice a stabilire la somma
che la Cgil deve all’amministrazione
massese. E a chiudere in maniera definitiva una storia che vesto.