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Giovedì 1 Dicembre 2016
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Nel Piano firmato da Appendino e Chiamparino ci sono opere propedeutiche alla Torino-Lione
La Tav non è più il diavolo
La sindaca grillina: «Io ho un ruolo istituzionale»
DI
CARLO VALENTINI
F
ederico Pizzarotti,
primo sindaco (di peso)
grillino d’Italia, è inciampato sull’inceneritore. Chiara Appendino,
sindaco grillino di Torino,
rischia di inciampare sulla
Tav. Il primo è stato, in pratica, espulso da Beppe Grillo, la seconda è invece ancora
nell’entourage del capo, ma
fino a quando? Due pesi e due
misure ma anche tempi diversi, ora il movimento, alle prese
pure con le firme false, tenta
di accreditarsi meno donchisciottesco e in un certo senso
governativo, fiutando elezioni
a breve. E quindi niente punizione, per ora, all’Appendino
così com’è avvenuto invece per
Pizzarotti.
Grillo era salito sul palco di Parma e aveva giurato:
l’inceneritore mai. Passate (e
vinte) le elezioni il neo-sindaco si era venuto a trovare col
dilemma se bloccare la costruzione dell’inceneritore, ormai a
un passo dall’inaugurazione,
pagando penali pesantissime
anche ai Comuni limitrofi che
avevano partecipato alla spesa e quindi ponendo il bilancio
comunale sull’orlo del default
oppure accettare obtorto collo
l’impianto. Scelse la seconda
soluzione, assicurando che la
gestione dell’inceneritore sarebbe stata sotto stretto controllo e inoltre accelerata la
raccolta differenziata. Grillo
e Gianroberto Casaleggio
non gradirono e gli tolsero il
saluto, incrinando un rapporto
che si è poi concluso con un’autoespulsione.
Adesso è il turno dell’Appendino. Ha fatto la campagna elettorale, sottobraccio a
Grillo, annunciando l’aborto
della Torino-Lione, tra gli
applausi dei No Tav. Ma ora
che ha preso possesso dell’ufficio in piazza Palazzo dice:
«A breve ci sarà un consiglio
comunale aperto sulle ragioni del Sì e del No. Per me non
è una priorità, sotto il profilo
del rapporto costi-benefici. In
ambiti istituzionali esprimo
la mia opinione, consapevole
però che un sindaco non può
bloccare l’opera».
Insomma, nell’era grillina di Parma l’inceneritore è
già fumante, nell’era grillina
di Torino la costruzione dell’alta velocità Torino-Lione viene
accelerata. Sì perché l’Appendino ha firmato insieme al presidente della Regione, Sergio
Chiamparino (Pd) il Patto
per Torino e per il Piemonte,
che il governo dovrà sottoscrivere com’è avvenuto per le
altre regioni. Il piano prevede
il finanziamento anche di una
serie di opere propedeutiche
all’Alta Velocità. Tanto che uno
dei paladini dell’infrastruttura, il senatore Pd, Stefano
Esposito, le ha scritto una
Chiara Appendino
lettera, quasi indispettito perché la grillina è riuscita a mettere sul trampolino di lancio
alcuni cantieri che lui non era
riuscito a fare aprire. Scrive
Esposito nella singolare missiva: «Gentile sindaco, le scrivo
questa lettera per esprimere il
mio più sentito ringraziamento e per congratularmi con lei
per la serietà e professionalità con la quale ha gestito la
vicenda relativa al Piano per
lo Sviluppo del Piemonte e di
Torino….Ho avuto modo di
apprezzare la scelta di inserire all’interno del Piano tante
opere fondamentali e strategiche tra cui quelle connesse
alla Nuova Linea Ferroviaria
Torino-Lione. Grazie al suo
avvallo tante piccole opere di
cui mi sono interessato personalmente negli anni assieme a
tutto il popolo Si Tav vedranno
finalmente la luce».
Il senatore elenca poi le
opere che, a suo giudizio, il
Piano firmato dall’Appendinio insieme a Chiamparino
finalmente sbloccherà, permettendo alla Tav di fare passi
avanti: l’aumento della capacità del Passante di Torino, la
revisione del piano regolatore
di Chivasso, il potenziamento
della linea veloce tra Porta
Nuova e Porta Susa, gli interventi sulla Torino-Modane,
la connessione Torino-Ceres,
eccetera. Tra il sindaco e i No
Tav l’idillio pre-elettorale sembra in parte scemato. Quando
i No Tav hanno manifestato
sotto la Sala Rossa, in occasione di un consiglio comunale e c’è stata tensione con le
forze dell’ordine, l’Appendino
ha preso posizione: «Esprimo
solidarietà a tutte le forze
dell’ordine che ogni giorno in
Italia operano in difesa della
sicurezza e della legalità». Al
che, sulla pagina Facebook dei
No Tav è comparso il giudizio:
«Non se ne sentiva il bisogno».
E ancora: «Visto che voi grillini
vi dite No Tav, e che avete ribadito la contrarietà all’opera,
spiegateci un po’ come la fer-
merete, perché ad oggi (e dopo
oggi) non l’abbiamo ancora
capito bene». Infine un’annotazione non certo conciliante:
«L’altra notte è avvenuto quello che avviene da tempo e che
continuerà ad avvenire, atti
di resistenza e di disturbo al
cantiere e alle truppe di occupazione, nei modi e nei metodi
che abbiamo sempre utilizzato.
Noi la Tav la vogliamo fermare
davvero e quindi ci adoperiamo per farlo nel migliore modo
possibile: quando parliamo di
resistenza popolare, noi poi
proviamo a farla sul serio.
Siamo abituati purtroppo alle
critiche, alle condanne e ai
cambi di barricata».
Mentre Mario Cavargna,
presidente di Pro-Natura
Piemonte, ha scritto una lettera-aperta al sindaco: «Tra i
No Tav si sta facendo strada
l’impressione che Torino voglia
rinviare tutto a dopo la ratifica
(dell’accordo italo-francese da
parte del senato, che ne sta discutendo in queste settimane,
ndr). Cara sindaca, se vuole
veramente intervenire deve
farlo adesso, perché farlo dopo
non serve: quel gesto suonerebbe come una presa in giro
per i No Tav, che ne terranno
conto nelle prossime tornate
elettorali. Come è capitato, per
fare un esempio, a Mercedes
Bresso».
Il fatto è che un conto è la
protesta e un altro governare. Chiara Appendino dice:
«Ognuno ha le sue peculiarità, sta a noi dimostrare che
siamo una forza di governo
e su questo raccolgo la sfida.
Io ho un ottimo rapporto con
Grillo e Davide Casaleggio,
figure importantissime, con
cui mi confronto quando è
necessario e senza i quali non
mi sarei dedicata alla politica.
Tuttavia sono un sindaco che
ha i suoi poteri così come la
mia giunta e rispondiamo al
territorio». Già lei deve fronteggiare la fuga (parziale) a
Milano del Salone del libro e
la cancellazione della grande
mostra che doveva essere dedicata a Édouard Manet. Il
commento di Carlo Sangalli, presidente della Camera
di commercio di Milano, è un
apprezzamento poiché le scelte amministrative sembrano
prevalere su quelle ideologiche: «Forse per il Salone del
Libro e la mostra dei dipinti di
Manet si potevano individuare percorsi più condivisi ma il
nuovo clima di collaborazione
tra le due città fa ben sperare per il futuro. La recente
missione a Londra dei sindaci
Appendino e Giuseppe Sala,
con la presidente di Enit, Evelina Christillin, è l’esempio
di quello che può significare
una vera sinergia tra Torino
e Milano. Città e territori che
hanno potenzialità e attrattive
straordinarie ancora da esprimere pienamente».
Per la Appendino un
colpo al cerchio e uno alla
botte? Come sul voto al referendum di domenica, rispetto
al quale dice: «Io non ho fatto
campagna elettorale per rispetto alla carica istituzionale
che ricopro. Mi limito a dire:
spero vivamente di non fare
la senatrice. È inimmaginabile fare allo stesso tempo il
sindaco di una città metropolitana e la senatrice». A sottolineare l’importanza che non
venga meno il ruolo istituzionale è anche Osvaldo Napoli,
capogruppo di Forza Italia in
consiglio comunale: «Governare nell’ambiguità è difficile per
chiunque, per i 5stelle è addirittura vietato perché hanno
fatto di trasparenza e onestà
i loro cavalli di battaglia. E al
sindaco chiediamo, appunto,
di essere trasparente sulla
Tav. I No Tav, molti dei quali
lavorano con l’attuale giunta,
stanno scoprendo come cambia
la prospettiva, e quindi l’atteggiamento mentale, quando lo
stesso problema è visto dal
lato delle istituzioni».
Infine la proposta della
Lega, che sfida la giunta grillina su un terreno assai caro
ai 5stelle, quello della consultazione dei cittadini. Spiega
Fabrizio Ricca, capogruppo
comunale della Lega Nord: «Se
la sindaca vuole fare qualcosa
per la Tav chieda direttamente ai torinesi di esprimersi con
un referendum, così che i cittadini possano esprimersi direttamente sull’opera, per evitare
che la volontà di pochi penda
sulle teste di tutti. Presenterò
una mozione per richiedere
che venga indetto il quesito referendario e vedremo se la sindaca avrà ,come la sua collega
romana, paura delle scelte dei
suoi cittadini oppure no».
Twitter: @cavalent
© Riproduzione riservata
IL CORSIVO
M5s romani: mi sa che sono già
stati colpiti dalla cimice della Cia
DI
ANTONIO SATTA
Difficile capire come funzionano alcuni ragionamenti a 5 Stelle (o assimilati). Ieri, per
esempio, l’assessore ai Lavori pubblici del
comune di Roma, Paolo Berdini, ha parlato all’Assemblea dei costruttori romani
(Acer) e non ha potuto nascondere lo stato
disastroso della città e ha quindi fatto un paragone: «Milano ora va abbastanza di moda
come esempio, ma ha avuto 1,5 miliardi di
contributi pubblici per costruire l’Expo, poi
con il Patto per Milano il governo ha dato
un altro miliardo e mezzo. Se io avessi 3
miliardi, più o meno quanti ce ne erano in
programma per le Olimpiadi, questa città
cambierebbe molto».
Senza dubbio, caro assessore, Roma cambierebbe volto, ma vede, il miliardo e mezzo
per l’Expo, Milano lo ha avuto «perché ha
fatto l’Expo» e, tra i lavori inseriti nel Patto
per Milano, c’è la realizzazione del Post Expo.
Vede, caro assessore, i 3 miliardi per Roma
erano sul piatto, ma lei e gli altri colleghi
della sua giunta, avete deciso di «non fare le
Olimpiadi». Questa è la differenza tra Milano
e Roma.
Vede, è come se un cliente del suo studio
di architettura le chiedesse un progetto per
un palazzo e lei, dopo seria e ampia valutazione, si convincesse che la cubatura sia
eccessiva, che l’affaccio non vada bene, veda
lei quale altra ragione addurre. Ebbene lei
avrebbe legittimamente tutte le ragioni per
rifiutare l’incarico, ne avrebbe meno per chiedere comunque i soldi per il progetto rifiutato
e non realizzato. Tutto chiaro? Mah, non è
facile capire per chi non vuol capire.