Fronte del No, manca la credibilità

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MERCOLEDI 23 NOVEMBRE 2016 • CORRIERE CANADESE
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PRIMO PIANO
IL COMMENTO
Fronte del No, manca la credibilità
LA CRONACA
L’ONOREVOLE
JOE VOLPE,
EDITORE
TORONTO - La cittadinanza, la riconosciuta carta di appartenenza a
una organizzazione nazionale - un
Paese - vale qualcosa solo quando
è rispettata o viene esercitata, come alle urne.
Il fronte del NO in questa fase
del Referendum sulla Costituzione ha iniziato a vedere gli Italiani
che vivono all'estero come il mortale nemico mortale dei suoi interessi. È strano, e poco lungimirante, vedere la Diaspora come un nemico oggi per poi avvicinarlo come
un alleato indispensabile domani, ai ini del branding commerciale internazionale del Paese, il “Made in Italy”.
Sto divagando, ma questo pensare insensato è purtroppo ciò su
cui i visionari dell'Italia contemporanea si appoggiono. La domanda dalla nostra prospettiva è stata davvero semplice: se il marcio
in una infrastruttura politica è nello stesso sistema obsoleto riconosciuto tale, e attualmente in vigore,
fa senso mantenerlo così com'è oppure preferibile cambiarlo?
Uno non ha certo bisogno di una
laurea per rispondere alla domanda, ma visto che siamo su questo
argomento, forse uno dei problemi dell'Italia sta nella penuria di risorse stanziate per le infrastrutture
accademiche e per la ricerca scientiica. Come si dice in agricoltura,
si raccoglie ciò che si semina.
Coloro che sostengono che chi
vive all'estero non abbia le capacità accademiche-intellettuali per
capire “la complessità della governanza e i valori di eicienza” dovrebbe rilettere per un momento sulle basi della loro stessa credibilità.
Secondo il ranking mondiale QS
delle migliori università, solo UNA
università italiana entra nelle prime 200: il Politecnico di Milano,
al numero 183. La stessa organizzazione nomina OTTO università
Residenti
all’estero
ancora
nel mirino
FRANCESCO
VERONESI
Una scheda per il referendum costituzionale inviata all'estero
canadesi tra le migliori 200; sei di
queste davanti al Politecnico; quattro nella top 100 e tre nella top 50.
Un’altra organizzazione che
classiica le università, Times Higher Education, allo stesso modo
piazza OTTO università canadesi
tra le prima 200; tre di queste nella top 50 e altre tre più in alto di
una delle uniche due DUE università italiane che meritano di essere menzionate , pero’ al numero 137
e al 190. I risultati sono stati controllati e realizzati dalla Price Waterhouse Coopers, una societa’ di
veriicazione internazionale.
Parlando di controlli, uno dei
critici fra i piu’ accaniti contro la
Diaspora, e che adesso guida il coro di presunti brogli elettorali fra
altre accuse da parte della confraternita’ Diaspora, non è niente di
meno che un editorialista del Fatto
Quotidiano. Lui è stato condanna-
to per frode e abuso di potere nel
2015. Ha scontato una sentenza di
quattro mesi come ospite di una
prigione di Stato.
È dove Alessandro Pace, un magistrato costituzionalista e capo del fronte del NO, minaccia di
mandare tutti gli Italiani che votano dall'estero, se il NO dovesse
perdere.
Lui impugnerà il voto e lo porterà in Corte se il NO perderà.
Questo è molto più importante per
lui che il messaggio dei 450mila italiani emigrati negli ultimi 5 anni
stanno portando con il loro esodo:
il sistema che lui difende così religiosamente li ha traditi!
Uno sarebbe tentato di chiedere in quale università lui e il sopracitato giornalista si siano laureati.
Ma il premier Renzi lo ha detto bene: “non serve una laurea per vedere l'ovvio”.
Alcuni di noi che hanno speso
una vita in uno stato federale dove il cambiamento è un fatto della vita, e dove i processi democratici esistono per guidare quel cambiamento, hanno delle diicoltà nel
cogliere pienamente la veemenza e
la ripicca con i quali le posizioni
del NO vengono adesso avanzate.
È il caso della posizione ondivaga di Massimo D'Alema. L’ex premier ha inviato una missiva alla
Diaspora chiedendo di votare per
il NO perché la riforma non è ne’
perfetta né utopistica. Oh, educatamente, ha aggiunto che ne aveva
abbastanza della politica italiana e
che avrebbe indirizzato il suo futuro a Bruxelles, a prescindere dal risultato del voto.
Grazie dell’impegno. Ma l'Europa potrebbe essere già morta se il
fronte del Sì venisse sconitto.
Che farebbe dopo?
ENGLISH VERSION
Where is the No side’s credibility on referendum?
The Honourable Joe Volpe, Publisher
TORONTO - Citizenship, the formally recognized membership
card to a “national” organization
- a country - is worth something
only when it is respected or it is
exercised, as in a ballot box.
The NO side in the current
run-up to the Referendum on the
Constitution has taken to seeing
Italians living abroad as the mortal enemy to their interests. It is a
strange and very short-term logic
that sees the Diaspora as an enemy today but an indispensable
ally tomorrow, in the country’s
“made in Italy” international commercial branding.
I digress, but this diseased
“thinking” is regrettably the stuff
on which contemporary Italy’s
visionaries prefer to “hang their
hat”. The question from our perspective has been really simple:
if the “rot” in the political infrastructure is due the outdated
system currently in place, does it
make sense to keep it as it is, or is
it preferable to change?
One does not need a university
degree to answer the question,
but since we are on the topic, perhaps one of Italy’s downfalls is the
dearth of resources placed in academic infrastructure or scientific
research. As in Agriculture, you
can only expect to reap what you
sow.
the top 50 and another three
which placed higher than one of
only TWO Italian universities
who deserved mention, at numbers 137 and 190. The results were
audited by Price Waterhouse
Coopers an International auditing
firm.
defends has failed them.
Those who hold that we who
live abroad might not have the
academic/intellectual capacity to
understand complexities of governance and the values of efficiency might want to reflect for a
moment on the bases of their own
credibility.
Speaking of audits, one of the
more vocal critics now leading
the accusatory chorus alleging
electoral fraud and other proclivities for malfeasance on the part
of his confreres in the Diaspora is
none other than an editorialist for
il Fatto Quotidiano. He had been
convicted of fraud and abuse of
power, in 2015. He served a four
month sentence as a guest in a
state prison.
Some of us who have lived our
lifetime in a federated state where
change is a fact of life, and where
democratic processes exist to
steer that change, have difficulty
fully grasping the vehemence and
spite with which the NO position
is now being advanced.
According to QS Top Universities world wide rankings, only
ONE Italian university made it to
the top 200, Politecnico di Milano,
at number 183. The same organization listed no less than EIGHT
Canadian Universities among the
best 200 – six of them ahead of
the Politecnico, four of them in
the top 100 and three in the top 50.
Another such University rankings organization, Times Higher Education, similarly placed
EIGHT Canadian universities
among the top 200 - three among
It is where Alessandro Pace,
a Constitutionalist magistrate,
and head of the NO contingent
threatens to send all Italians who
voted from abroad, if the NO side
loses. He will challenge the result
in Court if the NO loses. That is
more important to him than the
message the 450,000 Italians who
emigrated from Italy in the last 5
years are delivering by their exodus: the system he so religiously
One is tempted to ask from
which university he and the above
editor or their team earned their
degrees. Premier Renzi said it
well: you do not need a Degree to
see the obvious.
A case in point is the confounding position of one Massimo
D’Alema who sent out a missive to
the Diaspora urging them to vote
NO because the reform is neither
perfect nor Utopian. Oh, and for
good measure, he added that he
was done with Italian politics.
He would return to his future in
Bruxelles, no matter the outcome
of the vote.
But Europe may be as good as
dead if the Yes side is defeated.
What then?
TORONTO - Nel caso in cui il
Sì dovesse vincere al referendum grazie ai voti decisivi degli italiani all’estero, il fronte del
No farebbe ricorso alla Corte
Costituzionale. È quanto ha annunciato ieri Alessandro Pace, il
costituzionalista presidente dei
Comitati per il No, che ha sottolineato come, a suo avviso, le
modalità di espressione del voto dei cittadini italiani che risiedono in altri Paesi non garantiscano i necessari requisiti di libertà e segretezza previsti dalla
carta costituzionale. Insomma,
gli italiani all’estero sono ancora
nel mirino e, come accade ormai
da qualche giorno a questa parte, sono diventati i veri protagonisti di questa vicenda politica.
I punti da sottolineare sono
parecchi. In primo luogo per
un’altra giornata è stata persa una buona occasione per discutere sul merito della riforma, con
il dibattito dei due fronti appiattito sul tema degli italiani all’estero e non sul perché si dovrebbe votare in un modo o nell’altro.
Pace, in secondo luogo, probabilmente non si rende conto che nelle varie comunità italiane che vivono al di fuori dei
confini nazionali esiste, per fortuna, una pluralità di opinioni e
punti di vista che avrà come effetto una spaccatura nel voto referendario: tanti, tantissimi connazionali in Canada e negli altri Paesi voteranno per il No al
cambiamento della Costituzione. E nel caso in cui il No dovesse vincere proprio grazie ai voti
degli italiani all’estero, come la
metteremo? Pace impugnerà il
risultato e farà ricorso o accetterà - come dovrebbe fare - il responso delle urne?
Dispiace che in questo accanimento nei nostri confronti
non si riesca invece a discutere
delle questioni davvero rilevanti che invece dovrebbero essere affrontate al più presto. Ad esempio - e questo è solo uno dei
tanti nervi scoperti - di come risolvere le contraddizioni prodotte dall’Italicum se non saranno apportate delle modifiche:
la legge elettorale attualmente
in vigore per la Camera, infatti, prevede il ballottaggio tra le
due liste più votate nel caso in
cui nessuna di queste riuscisse a
raggiungere la soglia del 40 per
cento. Gli italiani residenti all’estero voterebbero al primo turno, mentre non ci sarebbero i
tempi tecnici per poter votare al
ballottaggio tra le due liste.
Il referendum del 4 dicembre
non riguarda la legge elettorale,
eppure le due questioni sono intimamente legate e riguardano
anche e soprattutto noi italiani
all’estero. Che non accettiamo
che qualcuno continui a volerci emarginare e a indicarci come causa di tutti i mali della nostra povera Italia.