Tutte le "bufale" dell`Economist sul referendum costituzionale in Italia

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Transcript Tutte le "bufale" dell`Economist sul referendum costituzionale in Italia

Tutte le "bufale" dell’Economist
sul referendum costituzionale in
Italia
L’
Economist,
dilettandosi
in
una delle sue campagna di stampa mal riuscite: cosiddetto bacio della
morte alla parte politica che intende appoggiare, ha titolato
: “Perché l’Italia dovrebbe votare No al suo referendum”. La stessa
cosa accadde con Berlusconi nel 2001, che vinse a mani basse.ricordate
?“Unfit to lead Italy” . Altrettanto è accaduto per la Brexit e per le
elezioni presidenziali americane che hanno visto trionfare Donald
Trump. Anche in questi eventi il settimanale londinese (attualmente
di proprietà di una finanziaria della famiglia Agnelli.
Quel che sorprende di un settimanale notoriamente autorevole come
l’Economist è l’attuale bassa qualità dei suoi articoli sull’ Italia ,
sconclusionati ed insussistenti al punto tale da poter presagire in
buona fede ad un’immaginario
un pesce d’aprile ritardatario. O a
creare un finto sostegno per il No, in maniera tale da consentire a
Renzi di poter affermare che i poteri forti sono contro di lui. Il
settimanale inglese sostiene che l’attuale presidente del Consiglio ha
rappresentato una grande speranza di cambiamento e che il referendum,
nelle sue intenzioni, serve a realizzare i cambiamenti di cui l’Italia
ha bisogno per far crescere l’economia nazionale e non essere più “la
principale minaccia alla sopravvivenza dell’euro”.
“La riforma di Renzi non affronta il principale problema dell’Italia,
che è la ritrosia alle riforme”, scrive il settimanale britannico.
Un’errore iniziale che in ogni caso si potrebbe anche perdonare a
chid a Londra scrive di vicende italiane . ”Tutti i benefici secondari
-scrivono – sono superati dagli inconvenienti – primo fra tutti
quello che, per fermare l’instabilità, si apra la strada a un “uomo
forte” (…) nel Paese di Mussolini e Berlusconi”. Ma nessuno ha
informato ed avvisato l’Economist che in realtà Berlusconi è uno dei
più accesi sostenitori del fronte del No, e potrebbe tornare in gioco
politicamente, proprio nel caso in cui gli italiani bocciassero la
riforma della Costituzione.
L’Economist
sostiene
che “Le dimissioni di Renzi potrebbero non essere la catastrofe temuta
da molti in Europa. L’Italia potrebbe mettere insieme un governo
tecnico ad interim, come ha fatto molte volte in passato. Se invece un
referendum perduto scatenasse il collasso dell’euro, allora sarebbe un
segnale che la moneta europea era così fragile che la sua distruzione
era solo questione di tempo“.
Il rischio che il settimanale britannico intravede è che in futuro a
beneficiare di queste condizioni sarebbe Beppe Grillo: “Lo spettro di
Grillo come primo ministro, eletto da una minoranza e tenuto al potere
dalle riforme di Renzi, è una possibilità che molti italiani e una
gran parte dell’Europa giudicano allarmante“.
All’Economist , non conoscono limiti e sostengono che “Il Senato non
sarà eletto”. In realtà non è così in quanto i senatori saranno
indicati dai cittadini al momento delle elezioni dei consigli
regionali. E allo stesso modo, quando gli elettori dei sindaci delle
aree metropolitane sapranno che il loro voto vale anche un giro in
Senato ogni quindici giorni.
Ma il fatto più divertente è un’altro. E cioè che l’Economist ha sede
in uno Stato Paese in cui la camera alta si chiama House of Lord e non
è elettiva sin dal quattordicesimo secolo, e che tutte le riforme in
Inghilterra che negli ultimi vent’anni hanno provato a renderla tale
sono naufragate.
L’erba del vicino, a volte, è realmente la più
verde… Se i sostenitori del No hanno smesso di leggere l’articolo per
trovare qualche oggetto in ferro, scaramanzia a parte, qualche ragione
ce l’hanno.
Secondo indiscrezioni raccolte da La Repubblica, la decisione di
schierarsi per il no avrebbe diviso l’Economist. Da una parte ci
sarebbero la direttrice Zanny Minton Beddoes ed alcuni giovani
editorialisti, dall’altra – schierati per il sì e fortemente perplessi
sulla scelta opposta – il corrispondente dall’Italia, i responsabili
dei servizi sull’Europa e altri analisti.
Una fonte dall’interno
della redazione del giornale britannico, racconta Enrico Franceschini
corrispondente da Londra di Repubblica: “Abbiamo appoggiato Remain
nel referendum sulla Ue e Hillary Clinton nelle presidenziali
americana. La nostra decisione di appoggiare il No nel referendum in
Italia potrebbe dunque essere considerata il bacio della morte“.
Infatti, sarebbe il terzo endorsement sconfitto alle urne.