Leggi l`articolo - Fimmg - Sezione provinciale di Roma

Download Report

Transcript Leggi l`articolo - Fimmg - Sezione provinciale di Roma

IL RICORDO
La grande lezione
di chirurgia e di vita
di Pietro Valdoni
uarant'anni fa, il 23 novembre 1976, si
spegneva a Roma il professor Pietro
Va oni, una delle figure più straordinarie della
chirurgia europea del Dopoguerra. Era nato a
Trieste il 22 febbraio 1900. Incessante fu la sua
attività operatoria e pregiata la sua produzione
scientifica durante tutta la prestigiosa carriera
accademica, iniziata nel 1939 nell'università di
Cagliari per approdare a quella di Roma nel
1946, passando per le cattedre di Modena prima
e di Firenze poi. Non c'è stato campo, si può
dire, dove Valdoni non si sia cimentato, dalla
chirurgia addominale a quella toracica, compresa la cardiochirurgia della quale fu pioniere in
Italia. Ad alcuni procedimenti operativi portò
contributi originali che gli sono stati riconosciuti anche all'estero.
aldoni fu legato da reciproca stima ed amicizia
ai nomi più belli della chirurgia mondiale del
suo tempo. Ebbe innumerevoli riconoscimenti,
dalla laurea ad honorem in diverse facoltà
mediche del mondo, sino alle onorificenze
pervenutegli da più parti, fra le quali, a lui
particolarmente care, quelle dello Stato Pontificio per aver operato Paolo VI e per aver seguito
con affetto filiale Giovanni XXIII durante tutto
il processo della sua grave malattia, che giudicò
inoperabile.
Il nome di Valdoni, già noto da tempo in campo
accademico per le sue diverse e storiche
"prime" chirurgiche, balzò subito anche alla
notorietà pubblica quando nel luglio del 1948
operò con successo il segretario del Pci Palmiro
Togliatti, ferito gravemente al torace dall'attentatore Antonio Pallante che gli sparò quattro
colpi di pistola all'uscita dall'aula di Montecitorio.
Il professor Valdoni era un uomo difficile, figlio
del suo tempo e abituato a comandare. Era
molto esigente, soprattutto verso sé stesso e da
noi, suoi allievi, richiedeva una dedizione totale
alla chirurgia, pari a quella che lui andava
dimostrandoci ogni giorno nello studio e nelle
lunghe ore in sala operatoria.
I rapporti di noi assistenti col Maestro non
erano facili. Diceva: "Quanto più un cavallo è di
razza, tanto più è necessario che senta il
morso". La sua fu una grande Scuola, di
chirurgia e di vita, ma senza ombra di dubbio fu
inoltre una classica "baronia", la più splendida
"baronia" tra le Scuole chirurgiche dell'epoca.
Alla quale ogni allievo, fosse o no di razza,
premessa la vocazione per il mestiere, doveva
sottostare con costanza, pazienza e grande
capacità di adattamento. Ho avuto il privilegio
di stargli accanto per dieci anni e devo ammettere che il prezzo del percorso, da assistente
volontario sino a quello di ruolo, fu elevato. Si
può dire che tra corsia, sala operatoria, lezioni,
ricerca, si lavorava dalle 14 alle 15 ore al
giorno, sotto la guida di un Maestro che
nascondeva qualsiasi debolezza e qualsiasi
cedimento sentimentale. Da noi allievi pretendeva anche grande dignità, quella che lui
conservò per tutta la vita sino all'ora estrema.
Lo ricordo con affetto e riconoscenza per la
grande lezione che mi ha dato.
Tommaso Tommaseo
primario emerito dell'ospedale di Treviso
© riproduzione riservata