Minori migranti, è ora di agire

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Transcript Minori migranti, è ora di agire

Primo piano
F
Intervista a Filomena Albano
ilomena Albano si è insediata nello scorso mese di
aprile alla guida dell’Autorità Garante per l’Infanzia e
l’Adolescenza. Partendo dal tema dei minori migranti, scottante priorità del suo mandato, ci racconta i
suoi primi 5 mesi di lavoro e i progetti futuri.
Qual è stato il suo primo
impegno in questi primi
mesi?
L’ascolto. Ho svolto
consultazioni con tutti i
soggetti (esperti,
amministrazioni, ecc.) che si
occupano di minori. Il
Garante, più che ruoli
operativi, ha il compito di far
da “collante” tra tutti gli
interlocutori coinvolti nella
tutela dei minori in un Paese
in cui le competenze
sull’infanzia sono fortemente
spezzettate. Il valore aggiunto
dell’Autorità che rappresento
è proprio questo: riunire gli
interessati attorno allo stesso
tavolo per individuare linee
programmatiche e operative.
Nel caso dei minori migranti
non accompagnati ho
promosso a luglio un tavolo di
lavoro con i rappresentanti dei
Ministeri competenti
(Interno, Giustizia, Salute,
Lavoro, Esteri), della
Conferenza Stato-Regioni, dei
Comuni, della Magistratura
per individuare interventi
idonei a governare un
fenomeno ormai strutturale,
all’esito del quale ho inviato a
tutti una scaletta di interventi
da mettere in campo.
Quali sono?
La prima cosa è ridurre i
tempi di permanenza nelle
strutture di prima
accoglienza. La legge prevede
una durata massima di 60
10
giorni, oggi invece stazionano
anche per mesi in centri
inadeguati, sovraffollati e
ubicati solo nelle Regioni di
sbarco. La tentazione di
fuggire diventa forte così
come il rischio di finire nella
rete dello sfruttamento e della
prostituzione. Per assicurare
una distribuzione più
uniforme sul territorio
nazionale ho proposto di
istituire una cabina di regia
che fotografi la disponibilità
delle strutture di accoglienza,
assicurando il trasferimento
dalla prima alla seconda
accoglienza in tempi
ragionevoli.
Perché questo oggi non
si riesce ancora a fare?
Il sistema di seconda
accoglienza è su base
volontaria, i Comuni
dovrebbero presentare i
progetti nell’ambito della rete
SPRAR (Sistema di Protezione
per i Richiedenti Asili e i
Rifugiati), ma sono pochi a
farlo, così le strutture di
prima accoglienza
“scoppiano”. Incentivando i
Comuni a partecipare ai
bandi, troppo spesso deserti,
si farebbe decollare la seconda
accoglienza come sistema
diffuso sul territorio.
Lei ha proposto di istituire
una cartella sociale
del minore migrante,
di cosa si tratta?
Le proposte della Garante
per l’Infanzia Filomena Albano
per rafforzare il sistema
di accoglienza. I pediatri?
Sempre più importanti
per gestire le sfide di una
società in cambiamento
Pediatria numero 6 - settembre 2016
Minori
migranti,
è ora
di agire
È una delle prime cose da fare,
nella fase di prima
accoglienza, dopo aver
accertato l’età del minore non
accompagnato. La cartella
deve contenere la sua storia, le
ragioni dell’arrivo, gli aspetti
sanitari ed il piano
individualizzato offerto.
L’altro tema urgente è
accelerare i tempi di nomina
del tutore e rendere uniformi
le procedure sul territorio
nazionale. Oggi c’è una
grande disomogeneità su chi
deve nominarlo e chi può
ricoprire questo ruolo.
Occorre un grande
cambiamento culturale:
bisogna trasmettere il
messaggio che i minori
migranti, se integrati,
diventano enormi risorse per
la nostra società e non
l’ennesimo problema da
risolvere.
Nel sistema di accoglienza
che descrive che ruolo
hanno i pediatri?
Mai come in questo momento
va valorizzata la formazione
dei pediatri. I minori migranti
portano con sé una storia
particolare, che riflette quella
del loro Paese, anche dal
punto di vista sanitario. Nella
mia prima missione
istituzionale a Palermo ho
visitato un centro di
accoglienza per donne vittima
della tratta, molte erano state
abusate, due erano incinte.
Mi sono resa conto di quanto
sia necessaria un’assistenza
specialistica a 360° per queste
madri e per i loro neonati e
bambini. È una sfida notevole.
Apprezzo molto l’iniziativa
della SIP di avviare corsi di
formazione per gli operatori
dei centri di accoglienza.
Qual è a suo avviso la
“missione” più importante
dei pediatri nella nostra
società?
Due profili mi sembrano
strategici. Il primo è quello
degli abusi. Le cronache ci
consegnano ogni giorno storie
di maltrattamenti sui minori,
il pediatra per primo può
intercettarne i segnali, ma
deve sapere come riconoscerli
Mai come in
questo momento
va valorizzata
la formazione
dei pediatri.
I minori migranti
portano con sé una
storia particolare,
che riflette quella
del loro Paese, anche
dal punto di vista
sanitario
e come relazionarsi con la
Procura per i minorenni e i
servizi sociali. Il secondo è la
preadolescenza, fase molto
delicata (penso alla pubertà
precoce, alle dipendenze da
internet) che richiede
professionisti con competenze
dedicate che non possono
essere i medici dell’adulto.
Sono convinta che l’età
pediatrica dovrebbe essere
innalzata a 18 anni. Nella mia
missione a Palermo ho avuto
modo di visitare l’Ospedale
dei Bambini, di cui ho avuto
un’ottima impressione, che mi
ha confermato quanto sia
importante che bambini e
adolescenti siano curati da
professionisti con formazione
specifica e ricoverati in reparti
separati dagli adulti.
A proposito di povertà: i dati
sono sempre più drammatici.
Che idea si è fatta sulle
possibili azioni di contrasto?
Registro dati drammatici e
segnali di speranza. Da un
lato aumentano i nuclei
familiari in difficoltà
economica, e questo è un
dramma crescente, dall’altro è
stato appena varato il
Progetto di Sostegno
all’Inclusione Sociale (SIA)
del Ministero delle Politiche
Sociali che contempla “un
patto di comunità”. In
presenza di nuclei familiari in
difficoltà è possibile accedere
a un sostegno economico a
condizione che la persona si
attivi a trovare un lavoro, a
mandare i figli a scuola, a
sottoporli alle visite
pediatriche, alle vaccinazioni
etc. Non aiuti a pioggia ma a
fronte di un progetto
strutturato di inclusione che
metta al centro il minore.
Primo piano
Oltre ai minori migranti,
quali sono le altre priorità
del suo mandato?
Premesso che tutto è una
priorità quando si parla di
bambini e adolescenti, in
questo momento siamo
concentrati sia sulla riforma
del processo civile, che
prevede tra l’altro l’abolizione
del Tribunale e delle Procure
per i minorenni, sia sulla
violenza ai danni dei minori
insieme all’Osservatorio per il
contrasto alla pedofilia e
pedopornografia. Registro
come segnale preoccupante
episodi di cronaca in cui la
violenza, anche sessuale, è
commessa da minori ai danni
di altri minori. Segnale che gli
adulti hanno fallito la loro
missione educativa, che va
ripensata declinandola anche
come educazione
all’affettività: questa dovrebbe
far parte dei programmi
scolastici, in attuazione
dell’articolo 14 della
Convenzione di Istanbul.
Minori migranti, riforma del
processo civile, violenza, lotta
alla povertà, intesa anche
come povertà educativa, sono
i temi al centro della mia
attenzione.
Un messaggio finale
per i pediatri?
Parlo anche come madre
adottiva di una bambina
vietnamita. Dobbiamo
investire di più nella
formazione specifica dei
pediatri che spesso non
conoscono (o comunque non
procedono alla comparazione)
le curve di crescita dei Paesi di
provenienza e quindi si
attestano su parametri diversi
da quelli dei bambini asiatici
o africani. Sotto il versante dei
vaccini occorrerebbe avere
informazioni omogenee:
quando un bambino ha
effettuato nel proprio Paese di
origine alcune vaccinazioni si
riparte da zero o si fanno solo
quelle che mancano? La mia è
una richiesta di maggiore
attenzione verso questi
minori, i cui bisogni speciali
non derivano solo da ragioni
etniche ma dall’avere subito
deprivazioni nelle prime
epoche della vita.
(Cinthia Caruso) 
Chi è
la Garante
Magistrato, è stata tra l’altro
Giudice del Tribunale di
Roma, Commissario della
Commissione Adozioni
Internazionali (C.A.I.),
Direttore dell’ufficio di
cooperazione giudiziaria
internazionale civile del
Ministero della Giustizia,
punto di contatto per l’Italia
della Rete giudiziaria
europea in materia civile.
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