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Disinformazione, bufale, fake news. In Italia c’è chi ha guadagnato dal creare false notizie
per generare il click compulsivo su siti di bufale. Si pensi ad Ermes Maiolica, che ha
addirittura fatto resuscitare Umberto Eco in un falso post in cui lo scomparso semiologo
invitava a votare per il SI in quanto coloro che avrebbero votato NO, al pari dei grillini,
sarebbero soltanto una regione d’imbecilli.
Nonostante le smentite il post ha continuato ad essere condiviso, come se non fosse la
veridicità della notizia in sé ad assumere un ruolo di primo piano ma esclusivamente quel
titolo scandalistico “acchiappaclick”. E pazienza se Eco è morto da tempo, il fatto che una
celebrità come Eco si pronunci per il SI diventa più importante di una semplice verifica
(anche su wikipedia).
In America le fake news però hanno avuto un risvolto ben più interessante, almeno a sentire
specialisti dei social e analisti del web. La disinformazione in effetti avrebbe favorito la
vittoria di Trump. L’accusa viene da diversi analisti del web che hanno scaricato sui social la
frustrazione della sconfitta di Hillary. Il dilagare di notizie da parte di siti suprematisti,
razzisti, xenofobi, con notizie urlate ma palesemente false, avrebbe addirittura orientato le
scelte degli elettori.
Vero? Probabilmente no (ma non c’è accordo nemmeno su questo punto), più che altro i siti
di bufale avrebbero solo rafforzato tendenze già esistenti. Eppure se anche non esiste un
legame diretto tra proliferazione di notizie false e scelte elettorali, grandi gruppi come
Facebook o Google si sono sentiti in dovere d’intervenire. Eh già perché il problema delle
notizie false, dopo le elezioni americane, è diventato sempre più ingombrante.
Di certo notizie false che si allargano a macchia d’olio riguardanti un candidato possono
nuocere o avvantaggiare il candidato stesso ma nella determinazione di un voto c’è molto
più di tutto questo. In ogni caso il problema delle fake news genera inquietudine tanto da
spingere i due colossi del web a mettere in opera misure restrittive per bloccare la
proliferazione di notizie false. Ci riusciranno? Staremo a vedere. Le false notizie sono come
certa pubblicità ingannevole o lo spam nella mail. Difficile liberarsene.
Content retrieved from:
http://it.blastingnews.com/tecnologia/2016/11/disinformazione-quando-la-fake-news-compro
mette-una-campagna-elettorale-001245623.html.