Il giardino ricostruito da Rizzoli a Villa Arbusto nel 1952 : piante rare

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Transcript Il giardino ricostruito da Rizzoli a Villa Arbusto nel 1952 : piante rare

Il parco di Villa Arbusto
un grande esempio di cosmopolitismo botanico
Il giardino ricostruito da Rizzoli a Villa
Arbusto nel 1952 : piante rare, essenze
originarie dei cinque continenti
di Giuseppe Sollino e Raffaele Castagna
La Villa Arbusto, nei secoli passati, era già
conosciuta per la vegetazione lussureggiante.
Tra le tante essenze mediterranee che coprivano i dolci fianchi della collina affacciata sul
panorama di Lacco, prevaleva nettamente il
corbezzolo, quell’arbutus unedo da cui l’altura doveva trarre il suo nome, tramandatosi
fino ai nostri giorni, di Arbusto1.
Sembra oggi quasi profetico quell’antico nome
ispirato alla sua flora originaria, per la collina
che accoglie uno dei più bei parchi dell’isola. Già,
perché Villa Arbusto non è solo la sede del nuovo
Museo di Pithecusae, ma si identifica anche con
un magnifico giardino, aperto al pubblico contemporaneamente agli spazi museali. Come, d’altronde, è sempre stato, fin da quando la masseria
del Monte2 fu trasformata in residenza signorile,
verso la fine del Settecento, dal duca D’Atri3.
1 Il toponimo “Arbusto” è certamente molto antico ed è dovuto alla ricca vegetazione arborea in generale ivi esistente
o più singolarmente (ma forse meno esattamente) alla presenza delle piante del corbezzolo. Il latino presenta queste
forme. 1) Arbustum (arbor): luogo piantato ad alberi, albereto, boschetto; in particolare filari di olmi per tirarvi su le
viti; tratto dall’aggettivo arbustus (arbos/arbor = fornito di
vegetazione. Il significato originario “filare di olmi” si trova
in Virgilio (Ecloga 3 v. 10). Ma in altri passi il termine assume
il significato generico di alberi, arboscelli, come quando il poeta dice che le querule cicale con rauco canto assorderanno
anche gli alberi (arbusta). 2) arbutus = corbezzolo (pianta)
– arbutum = il frutto del corbezzolo. Virgilio (Georgiche 3 v.
301): “siano dati alle capre corbezzoli (arbuta) in abbondanza. Arbutetum = terreno piantato a corbezzoli. (Nota di Raffaele Castagna da La Rassegna d’Ischia n. 1/1988 pag. 26).
2 “Commorante in questo Casale et proprie nella massaria
del sig. Germano Monte chiamata Larbosto (1668) – Parzonaro (mezzadro) dell’Arbusto (1688) – Lucia Iacono morta nelle case dell’Arbusto (1698) – Citazioni in Ricerche di
Giovanni Castagna nei registri parrocchiali, pubblicate ne La
Rassegna d’Ischia n. 2/1984 e n. 1/1988).
3 Verso il 1731 la masseria del Monte passò al dottor don
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Risale proprio ad allora l’impianto originario
del parco, disegnato per essere l’elemento unificante tra la villa padronale, adibita a casa di campagna per la famiglia del duca che vi accoglieva
sempre numerosi ospiti, e gli altri edifici sorti sulla collina, a cominciare dalla Villa Gingerò.
Non mancava, il parco, di offrire ai suoi visitatori un’armoniosa integrazione tra la sua rigogliosa
vegetazione e le suggestioni architettoniche create dai colonnati e dai pergolati rispondenti al gusto dell’epoca. Senza dimenticare il colpo d’occhio
della bella fontana situata nel tratto di giardino
vicino alla villa padronale.
La Villa Arbusto è raffigurata in una acquaforte incisa da J. C. Stadler e disegnata dal rev. Willyams Cooper (1762-1816), cappellano di una delle navi della squadra di Horatio Nelson (incisione
datata 1801, ma su schizzi del 1799) ed è riportata
nel libro A Voyage up the Mediterranean. L’immagine è così presentata nella didascalia: Palazzo
di Acquaviva, near Lago4:
Niccolò di Simone di Napoli e il 1785 al Signor don Carlo
d’Acquaviva, duca d’Atri, il quale vi fece costruire una fastosa
villa.
4 Non stupisca la denominazione “Lago” per Lacco, perché
anche in una Istorica Descrizione del Regno di Napoli diviso
in dodici provincie di Giuseppe Maria Alfano, 1795 troviamo:
“Lacco o Lago, casale…”.
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Il reverendo soggiornò nel Palazzo che così descrisse: «Questo palazzo è delizioso, situato circa
un quarto di miglia sopra il villaggio di Lacco,
ai piedi della montagna di S. Nicola. Esso domina un lontano prospetto del Vesuvio; e la nostra
squadra navale alla fonda a Procida era perfettamente visibile. In questa gradevole compagnia
e residenza io passai il mio tempo molto piacevolmente: il clima era mite, l’atmosfera tersa ed
elastica, la campagna circostante molto pittoresca, e varia in modo non comune. I giardini del
palazzo erano realizzati in modo da respingere il
calore che prevale nella stagione estiva, essendo
interamente ombreggiati con viti che si estendevano sulle pareti da pilastri eretti allo scopo. Vi
sono anche due belle dimore estive, che, con fontane e alberi, rendono la permanenza oltremodo
gradita. Di qui il Vesuvio mostra ogni sera un
bellissimo spettacolo. Quando il sole tramonta
il colore delle montagne cambia da un azzurro
chiaro ad un rosa vivace; e quindi ad un pieno
porpora, che gradualmente diviene più scuro
finché viene avvolto alla fine in un’ombra nera».
Proprio questi elementi architettonici caratteristici del parco furono recuperati con cura, dopo
decenni di abbandono, quando, nel 1952 l’Arbusto fu acquistato da Angelo Rizzoli, che vi stabilì
Lacco Ameno - Villa Arbusto nell'antichità
la propria residenza isolana. Dalle colonne e dalle
pergole partì la rinascita del giardino, che il “commendatore” volle dedicare alla moglie Anna.
E per ridare vita al parco, Rizzoli chiamò il
giardiniere Alberto Cosentino da Capri, dove si
occupava delle aree verdi del Comune, il quale,
contento dell’incarico, arricchì l’impianto iniziale, impoverito dalla prolungata trascuratezza, con
piante provenienti dai cinque continenti, compresi diversi esemplari rari.
Sfruttò, Cosentino, il clima favorevole della collina che guarda al sole e la naturale feracità della
terra vulcanica, sempre ospitale, con le essenze
delle più varie provenienze.
Nel 1991 l’Amministrazione comunale e il sindaco Vincenzo Mennella pensarono di fare una
pubblicazione, una guida scientifica per la grande varietà di piante e di fiori, con «uno studio che
con sistematicità, guidato da una grande sensibilità per il fascino che Villa Arbusto sprigiona con
l’armonia dei colori e dei profumi, ha da anni condotto in silenzio l’autore di questa opera, il professore Giuseppe Sollino. Essa «vuole anche rendere
grazie a quanti hanno alimentato nei decenni l’interesse per il giardino di Villa Arbusto, oggi parco
pubblico, da chi nei secoli andati, a partire dal settecento, piantò i primi alberi, a chi, come il giardiniere caprese, Alberto Cosentino, curò l’impianto
generale del parco per incarico di Angelo Rizzoli».
L’opera (Le piante di Villa Arbusto, caratteri botanici generali), non si sa perché, purtroppo non
venne pubblicata e rimase allo stato di bozza di
stampa (da dove abbiamo tratto i riferimenti citati) a cura dell’Editoriale Ischia.
Il giardino rappresenta “Un gradevole esempio
di cosmopolitismo botanico”, per il prof. Giuseppe Sodino, autore negli anni ‘90, quando il complesso era stato già acquisito dal Comune di Lacco
Ameno, di uno studio sulle caratteristiche botaniche di Villa Arbusto, “giardino davvero unico per
struttura, esposizione e varietà di piante”.
Il lavoro, come precisa il Sollino, non presentava tutto «sulla complessa realtà del giardino di
Villa Arbusto; ma volutamente e per due motivi:
intanto per lo spazio limitato e il carattere solo di
guida indicativa dello scritto, ma anche per lasciare al visitatore il gusto della scoperta e agli studiosi quello di un’indagine più profonda e matura».
In effetti, forse, non ci sono più né il gusto della
scoperta né la possibilità di un’indagine più profonda. Solo peraltro sul sito (www.pithecusae.it)
si possono ancora leggere delle note concernenti
le piante.
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La natura fa meraviglie sulla collina del corbezzolo
La flora mediterranea
Il percorso ideale per conoscere il
patrimonio verde di Villa Arbusto
inizia da un rigoglioso esemplare di
corbezzolo, “situato ai bordi dell’ingresso principale, quasi ad identificare il nome dato alla villa...”. Una
pianta tipica di quella flora mediterranea che è ampiamente rappresentata in tutta l’area del parco. Ci sono,
infatti, arbusti e alberi di alloro, ulivi, fichi, melograni, alcuni cipressi e
una quarantina di esemplari di pino
domestico, il simbolo verde dell’Isola d’Ischia. E ricca è la rappresentanza di oleandri, dei più vari colori, allevati ad albero o a cespuglio.
Assai nutrita è la schiera di piante
esotiche, un altro elemento caratteristico del parco lacchese.
Il cortile principale è ombreggiato
da magnifiche magnolie della specie
“glandiflora”, che da più di un secolo, in estate, riempiono l’aria intorno
alla villa principale con la fragranza
dei loro fiori bianchi. Questa pianta
è senza dubbio una delle più belle ed
imponenti per lo sviluppo eccezionale di 3 esemplari ultrasecolari vivcini
alla casa padronale. E non mancano
imponenti ficus, veri e propri monumenti arborei, originari dell’Asia
tropicale, che sull’isola raggiungono
spesso dimensioni ragguardevoli.
Corbezzolo
Magnolia
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La flora australiana
L’Arbusto ospita due piante provenienti dall’Australia, che rappresentano delle vere rarità. C’è, innanzitutto, una bellissima casuarina, dai
rami color verde-grigio, che ha raggiunto ormai il mezzo secolo. E c’è
la grevillea robusta, sempreverde,
di circa 50 anni, le cui foglie sono ricoperte di peluria sericea. Sempre di
areale australiano è poi l’eucalipto,
genere niente affatto raro anche sulla nostra isola e ben rappresentato a
Villa Arbusto.
La flora americana
Una indiscutibile rarità, giacché è
l’unico esemplare presente sull’isola, è invece la colletia cruciata, originaria dell’America meridionale,
Casuarina
Grevillea
Eucalipto
Colletia cruciata
dai caratteristici rami con spine appiattite di forma assai singolare, che
presenta piccoli fiori bianchi da cui
emana un profumo simile a quello
del latte.
Tra le piante più significative segnalate da Sollino vi è un esemplare
di jacaranda, originaria dell’America meridionale, che, per la magnificenza dei suoi fiori azzurro-violacei
a grappolo, è considerato uno dei
dieci alberi più belli esistenti al
mondo.
Sempre dal Sud America, in particolare dal Brasile, provengono gli
arbusti di feijoa brasiliana, che producono in autunno frutti fortemente
zuccherini. Di questa specie molto
caratteristica vi sono tre esemplari
di quasi 50 anni di età.
Calliandra
Come dimenticare l’americana calliandra, ben riconoscibile per i suoi
fiori che somigliano a piccoli piumini purpurei? Altra meraviglia sudamericana sono i due alberi di eritrina, meglio nota come “albero del
corallo” per il colore rosso scuro dei
fiori, che compaiono a maggio. E poi
ci sono dature, alberi di fitolacca,
mimose, agavi e fichi d’India, tutte
specie originarie del Nuovo Mondo,
ma ormai naturalizzate alle nostre
altitudini.
Jacaranda
Feijoa
La flora orientale
Numerose sono anche le specie
orientali: la lagerstroemia, con i suoi
fiori rosa intenso tipicamente estivi;
l’ibiscus, di cui vi sono una quarantina di rigogliose piante; l’abelia, il
pittosporo e la rosa banksiana, con
diversi esemplari ben sviluppati e
dalle copiose fioriture.
Dalla primavera fino all’autunno
inoltrato il parco di Villa Arbusto è
un vero trionfo di colori, in tutte le
loro possibili sfumature, e di profumi. Impossibile dimenticare per chi
abbia avuto modo di visitare anche
una sola volta quel giardino il colpo
d’occhio offerto dalle bignomie in
fiore, padrone incontrastato delle
pergole. Ai rossi-arancio e ai violetti
intensi delle bungavillee, le cui fioriture accompagnano la lunga stagione isolana, fino alle soglie dell’inverno, fanno contrasto i delicati fiori
Eritrina
Agave
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azzurri del plumbago, il cosiddetto
“gelsomino azzurro”, anch’esso di
grande effetto scenografico dalla
primavera all’autunno.
Tante altre sono le specie presenti
nel ricco giardino lacchese, impossibile descrivere la mirabile armonia
che regna tra essenze di così diverse origini e caratteristiche. L’unica
possibilità, per godere appieno degli
incomparabili quadri dipinti dalla
natura è di visitare il parco dell’Arbusto, sostando lungo i suoi viali accoglienti.
Lagerstroemia
Per anni, in contemporanea con i
lavori di ristrutturazione nella villa,
anche il giardino è stato off limits
per gli appassionati, visibile solo in
parte dalla strada. Ora, finalmente,
l’apertura del Museo consente agli
isolani, come ai turisti forestieri, di
riappropriarsi di uno spazio verde
di grande bellezza e interesse botanico. Un elemento nient’affatto
di solo contorno, che, anzi, rappresenta un valore aggiunto rispetto
all’offerta culturale del Museo. Uno
spazio espositivo, quello lacchese,
straordinario per i suoi reperti, ma
anche per la felice collocazione in
una struttura immersa nel verde,
con vista sul mare.
Pittosporo
Giuseppe Sollino
Buganvillea
Ibiscus
Oleandro
Abelia
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Plumbago (gelsomino azzurro)