Milano. Rafforzati i controlli nella zona di via Padova

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Transcript Milano. Rafforzati i controlli nella zona di via Padova

Milano. Rafforzati i controlli nella
zona di via Padova
Al termine del Comitato per l’ordine e la sicurezza il prefetto di Milano
Alessandro Marangoni ha affermato che l’attività di prevenzione nella zona di
via Padova sarà rafforzata. La decisione dopo l’agguato mortale di sabato
sera in cui ha perso la vita un dominicano di 37 anni. Sabato incontro tra
Sala e Alfano: il ministro deciderà sull’invio di altri militari a Milano.
L’assessore Rozza ha già individuato dove inviarli, ma sull’utilizzo
dell’esercito la città si è divisa
Maggiore “attività di prevenzione” nella zona di
via Padova e piazzale Loreto, a Milano, pur in
assenza di una “emergenza conclamata”. Mentre per
l’arrivo di altri militari dell’esercito a
pattugliare questa come altre zone di Milano si
dovrà attendere il vertice tra il sindaco Beppe
Sala e il ministro dell’Interno Angelino Alfano, in
programma questo sabato a Palazzo Marino.
Queste le principali conclusioni emerse dall’atteso Comitato per l’ordine
pubblico e la sicurezza di ieri mattina, dopo l’aggressione dello scorso
sabato in piazzale Loreto, costata la vita al 37enne dominicano Antonio
Rafael Ramirez. Il prefetto di Milano, Alessandro Marangoni ha sottolineato
come l’attività di prevenzione ci sia sempre stata: “A seguito di questi
fatti, è stata ulteriormente rinforzata, da parte delle forze dell’ordine e
della polizia locale”.
Riguardo alla richiesta del sindaco e dell’assessore alla Sicurezza Carmela
Rozza, che avevano invocato un maggior numero di militari per pattugliare le
periferie “difficili” della vita, a decidere sarà il ministro dell’Interno.
L’assessore Rozza – che aveva anche sottolineato come l’esercito da solo non
potrà risolvere il problema – ha individuato le aree in cui potrebbero essere
inviati i militari: Corvetto, San Siro, via Gola e via Imbonati.
Sulla presenza dell’Esercito la città si è divisa
Ma sulla presenza di un maggior numero di militari in città – perché i
pattugliamenti e le jeep dell’Esercito sono già in giro per piazze e strade –
si sta scatenando in questi giorni un dibattito che, come spesso accade su
molti temi nel nostro Paese, si è estremamente polarizzato. C’è chi non vede
affatto alcun problema legato alla sicurezza in via Padova e chi al contrario
lo indica come il Bronx (quando il Bronx si è costruito la cattiva fama da
cui adesso si è liberato). Sull’argomento è intervenuta con una nota Sinistra
x Milano, lista che da sinistra ha appoggiato Beppe Sala: “Sinistra x Milano
crede che un’altra strada sia possibile e che la grande visibilità mediatica
ritrovata di questi giorni possa essere l’occasione per ribaltare la
prospettiva e avviare quel lavoro di rigenerazione che il quartiere chiede
ormai da anni e che, fino a oggi, ha visto solo timidi tentativi
progettuali”, si dice nella nota. Parole comunque pesanti se si considera che
Sinistra x Milano è espressione di quegli arancioni che sono stati la colonna
portante dell’amministrazione Pisapia, che negli scorsi cinque anni ha
coniato l’espressione “Il meglio di Milano” proprio per indicare via Padova:
“Parlare di rigenerazione in via Padova significa, prima di tutto,
sperimentare – prosegue la nota -: significa intervenire sui problemi
visibili, sulla microcriminalità e il degrado su strada, ma significa anche
mettere al centro i luoghi dove il quartiere vive.
I parroci di Milano: “La militarizzazione è un salto disperato”
Sull’argomento sicurezza ed esercito hanno preso posizione anche alcuni
parroci milanesi: “Passare da un nulla a una militarizzazione è un salto
disperato. Forse una maggiore relazione tra i municipi, gli enti e le
istituzioni potrebbe maggiormente rassicurare i cittadini”, ha detto a Tv2000
don Franco Amati, parroco decano della zona pastorale di Precotto, periferia
nord di Milano. Mentre alla stessa emittente il parroco della chiesa San
Giovanni Crisostomo, don Felice Cappellini, ha aggiunto: “La cura del
territorio è importante e prioritaria perché fa opera di prevenzione e riduce
al minimo l’esigenza di mettere in sicurezza. Anche se i fatti confermano che
per alcune situazioni anche l’aspetto della sicurezza va garantito. Siamo
dentro un processo: il Papa dice che non è un’epoca di cambiamento ma un
cambiamento d’epoca. Bisogna accettare la fatica di vivere in questo
processo”.
Parole importanti, che fotografano la realtà senza filtri ideologici,
arrivano anche dal parroco di San Giuseppe dei Morenti, don Alessio Bianchi:
“Certe volte durante le benedizioni trovo degli appartamenti con all’interno
20 persone in un solo locale con diversi letti a castello. Queste cose è
possibile che le vede soltanto il prete? Forse la parola sicurezza dovrebbe
essere più vicina alla legalità e al sostegno verso chi cerca di costruire
qualcosa”.
Di Francesco Loiacono
Fonte: http://milano.fanpage.it
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