Olimpiadi RIO 2016 Giulio Guazzini19

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Olimpiadi
RIO 2016
di Giulio Guazzini
I
llusioni azzurre
che lasciano l’amaro in bocca. Speranze infondate che
al ritmo di samba
bruciano oltre ogni
funesta previsione.
Eppure, questa volta
i pronostici della vigilia parlavano chiaro. Almeno a giudicare dai risultati ottenuti sui campi di
regata internazionali
dai nostri atleti, protagonisti negli ultimi anni
di piazzamenti importanti, capaci di dimostrare
preparazione e disinvolta attitudine ad adattarsi
alle situazioni più disparate.
Avrei scommesso, lo ammetto, almeno in un
podio. Medaglie alla portata, come si dice,
nelle classi 49er FX femminile, RSX femminile
e Nacra17, il nuovissimo ed esordiente catamarano misto.
Ne erano convinti tecnici, addetti ai lavori e
colleghi giornalisti specializzati, tanto che lo
stesso presidente del Coni, Giovanni Malagò,
aveva inserito nel medagliere 2 possibili risultati
provenienti di misura dalla vela. Invece la
flotta della vela Olimpica azzurra torna ancora
una volta a mani vuote. Proprio come a Londra
2012.
Otto anni di buio, di controfase che richiamano
alla memoria edizioni che avremmo voluto
davvero dimenticare! Quei quadrienni 198892 e 1972-76 che non facevano onore alla tra-
Rabbia, delusione e
smarrimento per i risultati
o meglio i “non risultati”
riportati a casa dai nostri
Azzurri che avrebbero
senza dubbio meritato
di meglio
dizione migliore di
campioni del passato
come l’ammiraglio
Tino Straulino.
Certo che il disastro
della vela Olimpica
a Rio apre tutta una
serie di considerazioni, analisi e nel migliore dei casi aspre
polemiche.
L’autore di questo articolo, il giornalista radiofonico Giulio
Guazzini, e il “mitico” velista triestino Mauro Pelaschier a Rio (Nella
finestra, in basso, si intravede il Pan di Zucchero); in apertura, il
logo delle Olimpiadi che si sono svolte quest’anno a Rio
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Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, aveva dato per scontati
con troppa facilità almeno 2 Ori provenienti dalla vela
A vincere a Rio, nelle acque dell’insidiosa
baia di Guanabara, ben 17 nazioni. Fra queste:
Grecia, Austria, Danimarca, Slovenia. Nazioni
dalle quali dobbiamo, a questo punto, davvero
imparare! Sfatando, se proprio la dobbiamo
dire tutta, la storia che il problema sia quello
dei soldi, dei budget necessari a colmare eventuali lacune!
Questione di metodo, d’impostazione, visto
che nazioni con mezzi risicati, dunque più
povere, hanno vinto medaglie. Come nel caso
della Croazia, nazione con 4 milioni e duecentomila abitanti e un Pil procapite di 12.500
dollari, Oro nei 4.70 con Sime Fantela - Igor
Marenic e argento nei Laser con Tonci Stipanovic. Quello che lascia perplessi è il fatto
che ad allenare i croati fosse proprio un
tecnico italiano, Andrea Mannini, capace nel
giro di poco tempo di mettere in piedi un
pool di equipaggi di 10 nazioni decise ad allenarsi insieme e a condividere esperienze
preziose.
Proprio l’opposto di quanto perseguito dal
nostro tecnico Michele Marchesini, convinto
invece in una filosofia votata alla riservatezza.
Gli azzurri, come ricordiamo, si sono allenati
a lungo a Cagliari, in completa solitudine.
Ma il fenomeno croato con Mannini non è
La coppia di Azzurre Giulia Conti e Francesca Clapcich in un passaggio acrobatico sul loro 49er femminile, hanno ottenuto come
risultato due quinti posti
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l’eccezione, visto che se ricordiamo bene, il
Bronzo a Rio nel Nacra 17, conquistato dagli
Austriaci Thomas Zaiac e Tania Frank, è frutto
di un’altro “genio italico”, dell’allenatore Azzurro Angelo Glisoni, Campione Mondiale
Tornado con Giorgio Zuccoli e atleta azzurro
a Barcellona 92’.
Realtà che testimoniano perplessità sulla nostra
amata federazione, incapace di conseguire risultati olimpici. Interrogativi che meriterebbero
risposte al di là delle solite giustificazioni in
un Paese, come l’Italia, con quasi 9.000 chilometri di coste.
Un legittimo anelito al cambiamento è quanto
si auspicano davvero tutti, consapevoli dell’enorme potenziale giovanile a disposizione
e dell’esigenza di far crescere tutto il movimento.
Istanze che il nuovo presidente non potrà,
siamo certi, ignorare.
Giochi olimpici, quelli di Rio, senza medaglie.
L’ Italia, ricordiamo, si era qualificata con 13
atleti in 9 delle 10 classi presenti, escluso il
470 maschile.
Bravissimo e capacissimo è stato Andrea Mannini, qui fra i velisti
coroati Sime Fantela e Igor Marenic, che ha saputo mettere insieme
dal niente una ottima squadra per la Croazia
La sfortuna si è accanita anche contro la pur sempre brava windsurfista romana Flavia Tartaglini, che dopo un errore iniziale riuscirà
a tagliare il traguardo solamente al sesto posto della classifica generale
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Anche la Azzurra chioggiotta Silvia Zennaro (nella foto con l’Oro olandese Marit Bouwmaesteer che le defila controbordo) nel Laser
Radial femminile si è dovuta accontentare di un 22° posto
La nostra rappresentativa azzurra è riuscita ad
approdare solo in 4 medals race, ottenendo
come migliore risultato 2 quinti posti con
Giulia Conti e Francesca Clapcich nel 49er
femminile e Vittorio Bissaro e Silvia Sicourì
nel Nacra 17.
Disatteso, oltre ogni pronostico, il risultato di
Flavia Tartaglini, la trentunenne romana che
affronta la medal race da leader, seconda della
ranking mondiale, e protagonista all’inizio
delle sue gare con 4 primi posti centrati nelle
12 regate di selezione.
Pur essendo arrivata alla Medal prima in
classifica, deve aver sofferto il peso di essere al
comando di una classifica dove tutte le veliste
erano davvero molto vicine, ben 6 in grado di
accedere all’oro, compresa la giovanissima
russa Stefania Elfutina in pista alla vigilia della
Medal a pari punti in classifica.
Ma nonostante la regata finale fosse partita
male per la russa, costretta a fare i conti con
una penalità in partenza e un gravoso 720
gradi, la Tartaglini, sfavorita anche da un
vento molto debole ed in calo, non riesce ad
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approfittarne sbagliando completamente bordo.
Solo ottava alla prima boa e per il resto della
gara necessariamente intrappolata ad inseguire
la flotta, fino al traguardo tagliato in sesta posizione in classifica generale.
Tutto francese il primo gradino del podio con
la transalpina d’oro Charline Picon.
Nella RSX, la tavola maschile, invece nulla da
recriminare al giovanissimo ventenne di Civitavecchia, Mattia Camboni, arrivato in Brasile
prima di tutto per fare esperienza, che si è
tolto la soddisfazione di vincere anche una regata. Bis olandese con Dorian van Rijselberghe
oro con 7 vittorie su 12 regate proprio come a
Londra.
Predominio incontrastato per l’inattaccabile
Giles Scott nella classe Finn, già campione
del Mondo, vero e proprio erede del britannico
Sir Ben Anslei. Sbiadita invece la prova di
Giorgio Poggi, il 35 enne ligure alla sua
seconda olimpiade si è dovuto accontentare
del 18° posto.
Nel Laser Standard, una delle derive olimpiche
più diffuse al mondo, successo per l’australiano
Tom Barton, protagonista di una regata da
manuale. Buona, al di là del risultato, la prova
dell’italiano Francesco Marrai che pur avendo
concluso 12mo, è riuscito a vincere una prova
ed a collezionare 2 terzi posti. Nel Laser Radial
femminile oro olandese con Marit Bouwmaeester. Per l’azzurra chioggiotta Silvia Zennaro
solo un 22° posto in classifica generale.
Nell’acrobatica classe 49er maschile l’oro agli
inossidabili neozelandesi Peter Burling e Blair
Tuke, già quattro volte Campioni del Mondo.
I nostri Pietro Zucchetti e Ruggero Tita 14°
posto, risultato al di sotto delle loro possibilità.
Il 470 F femminile alle britanniche Hannan
Mills e Saskia Clarks, dominatrici incontrastate
per l’oro olimpico. Mentre le azzurre Elena
Berta e Alice Sinno devono aver risentito dell’assenza della titolare Roberta Caputo, squalificata per doping.
Ciliegina sulla torta invece per il Brasile che
ospitando i Giochi, non ha tradito le aspettative
anche se l’oro nella classe 49er Fx femminile,
è stata l’unico della vela carioca. Stiamo
parlando della giovanissima Martina Grael,
figlia del fuoriclasse Torben, mito brasiliano
con al collo 5 medaglie olimpiche, con Kahena
Kunze interpreti di un vero trio nelle acque di
casa.
Storia tutta da incorniciare, infine, oltre che
da raccontare, l’impresa del talento argentino
Santiago Lange. A 55 anni, dopo aver subito
un’operazione per un cancro ai polmoni, è
stato capace, insieme a Cecilia Carranza Saroli,
di vincere l’oro olimpico nella nuova ed estremamente fisica classe Nacra 17. Un risultato
che ha dell’incredibile!
Santiago Lange, “El Falco”, come viene da
sempre soprannominato, aveva già vinto il
bronzo nella classe Tornado nel 2004 e nel
2008. In seguito alla malattia, l’asportazione
di mezzo polmone l’aveva portato ad abbandonare la vela ed a sfiorare la morte. Poi, fra lo
stupore generale, la corsa per la selezione
olimpica prima di lanciare la sfida ed entrare
nella leggenda!
Alle stelle invece, la posizione del cinquantacinquenne argentino Santiago Lange, detto “el falco” che, nonostante un’operazione di
cancro a un polmone, è riuscito a conquistare, correndo con Cecilia Carranza Saroli, l’Oro olimpico nella classe Nacra 17
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