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L’inchiesta di Jacopo Iacoboni pubblicata ieri da La Stampa, ha puntato i riflettori su come
una serie di post diffamanti contenenti colossali bufale diventano virali attraverso profili
Twitter e Facebook che si dichiarano vicini al Movimento 5 Stelle fungendo da “top
mediator”, ovvero sorte di “pifferai magici” che muovono migliaia di utenti con automatismi
degni di una macchina. “Esiste una struttura che lavora nel web con il compito di diffamare
con notizie false Il Pd e le istituzioni della Repubblica? Se vero, da chi è controllata e in che
modo è organizzata?”. Queste le domande contenute in un’interrogazione urgente
depositata dal deputato dem Emanuele Fiano, capogruppo in commissione Affari
costituzionali, a seguito dell’articolo comparso sul quotidiano torinese e di una denuncia alla
Procura di Firenze del sottosegretario Luca Lotti.
Nel settembre scorso, commentando la partenza flop di Virginia Raggi, raccontai dei gruppi
facebook gestiti da attivisti più o meno noti (e più o meno “reali”), del partito del
comicoleader genovese e del modo con cui gruppi di utenti – veri e propri troll – divulgano
senza sosta su quelle pagine i contenuti prodotti dai siti della galassia della Casaleggio
Associati. L’inchiesta di Iacoboni si sofferma su un account twitter in particolare, quello di
Beatrice di Maio, ma sono ormai migliaia i profili social che muovono le “mandrie virtuali”
grilline. Alcuni sono chiaramente riconducibili al movimento, altri no. In tutti i casi sia
Twitter che Facebook non faciliteranno il lavoro degli inquirenti nella ricerca di
eventuali collegamenti, a meno che non saranno accertati gravi reati. I due colossi –
a cui si aggiunge Google+ che però in Italia conta ancora un’utenza limitata – ragionano con
logiche di mercato e seguono alla lettera le loro policy, che sono assai facili da raggirare. E
non esistendo delle regole comunitarie (tantomeno globali) che impongono a queste aziende
una condotta comune, tutto finisce per essere assai discrezionale, come dimostrano le tante
pagine inneggianti il duce e il fascismo che rispettano “gli standard della comunità” di
Facebook, ma rispettano un po’ meno la Repubblica Italiana.
I “pifferai magici” della galassia grillina, svolgono diverse funzioni: dalla semplice
condivisione dei post ufficiali del movimento – che hanno la doppia funzione di alimentare il
click baiting sul “sacro blog” e i siti collegati alla Casaleggio Associati e al contempo fare
propaganda – alla diffusione di vere e proprie bufale con attacchi violenti agli da rendere
virali con immagini commentate. Alcuni di loro guidano le mandrie su profili di
avversari politici, giornalisti, commentatori e chiunque critichi pubblicamente il
Movimento 5 Stelle e i suoi leader, istigando valanghe di insulti. Per cercare di
arginare quest’ultimo tipo di azioni e quello che viene comunemente chiamato “hate
speech”, il parlamentare democratico Paolo Beni ha depositato un disegno di legge alla
Camera.
Ma come funziona realmente il la macchina della propaganda grillina? In realtà
abbiamo informazioni assai parziali. Sappiamo che oltre ai “pifferai magici” esiste un
sistema di auto-post utilizzato da alcuni profili “diffusori” che “spammano” contenuti
geolocalizzati su altri profili, pagine e gruppi Facebook. Ciò che è invece evidente è che
il sistema sia in continua espansione e che ormai abbia una “vita propria”,
alimentandosi non solo dei contenuti veicolati dalla “casa madre” della Casaleggio
Associati, ma anche con iniziative di singoli o di piccoli gruppi indipendenti.
Immaginate una specie di circuito elettrico composto da cerchi concentrici collegati tra loro
da “ponti” e da “nodi” di diverse dimensioni. I “nodi” più grandi sono le pagine ufficiali dei
big del Movimento, seguiti dai “pifferai magici” e dai “diffusori”. I “nodi” creano un reticolo
sempre più fitto man mano che ci si avvicina al centro, rappresentato dal blog di Beppe
Grillo. Un circuito sempre più esteso che aggrega quella plebe digitalizzata che si riconosce
in una sorta di “guerra virtuale” contro il sistema. Una plebe spinta dai due principali
moventi dell’invidia sociale: la rabbia e l’ignoranza. E la rabbia e l’ignoranza sono le
materie primordiali che nutrono ed espandono la rete social del format creato da
Gianroberto Casaleggio, rendendola autosufficiente e talvolta anarchica, motivo per cui
sarà assai difficile dimostrare che account come quello di Beatrice di Maio sia
riconducibile direttamente al Movimento 5 Stelle e alla Casaleggio Associati.
Un’ultima considerazione va fatta sul tentativo assai mal riuscito da parte di un
pezzo della comunicazione (ufficiale e non) del Partito Democratico che cerca di
“emulare” i grillini social. Malgrado gli sforzi di molti, le foto-storie e i video diffusi dai
canali ufficiali e dai fan più accaniti di Matteo Renzi e del governo (compresi i cosiddetti
“renzucoli”, schegge impazzite che spesso risultano assai respingenti per gli stessi
simpatizzanti dem) non riescono ad avvicinarsi neanche lontanamente ai numeri di quelli dei
social M5S. I motivi sono abbastanza semplici: in primis (come è sempre stato, anche in
epoche non digitalizzate) è assai più facile far propaganda stando all’opposizione. C’è poi un
discorso di pubblico: il Pd ha ancora un elettorato più scolarizzato e nettamente più
riflessivo di quello di partito come quelli di Grillo e Salvini e ciò rende difficile la
diffusione di contenuti troppo semplificati e “urlati” su quel campo.
“Ripeti cento volte una bugia e diventerà la verità”, affermava il Ministro della
Propaganda del Terzo Reich, Joseph Paul Goebbels. In un mondo dove il cervello
umano è sempre più impigrito dall’utilizzo costante di una rete anarchica dove le bugie
possono essere ripetute migliaia di volte al minuto, per contrastare il fenomeno potrebbero
non bastare leggi e regolamenti vincolanti. Bisognerebbe rieducare i popoli alla percezione
della verità, fornendo a tutti gli anticorpi necessari a contrastare il dominio delle pulsioni
primordiali sulla ragione. Servirebbe l’ambizione di tirar fuori i più deboli da quel mondo
artificiale rinchiuso nei touch screen e riportarli a scoprire i rapporti umani, le pagine da
sfogliare, le poesie, le canzoni, gli odori e i sapori. E tutto quello che l’essere umano sta
perdendo, insieme alla sua dignità.
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