INTERVENTO DEL SINDACO in occasione della Cerimonia

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Transcript INTERVENTO DEL SINDACO in occasione della Cerimonia

INTERVENTO DEL SINDACO
in occasione della Cerimonia celebrativa del
IV Novembre 2016
Festa dell’Unità d’Italia e delle Forze Armate, Giornata dei
Caduti e dei Combattenti per la Patria, la Libertà, la Pace, la
Sicurezza Individuale e Collettiva
(letto dal Vice Sindaco)
Buongiorno a tutti e benvenuti.
Rivolgo un caro saluto alle Autorità presenti, ai Rappresentanti delle Associazioni
e a tutti i Cittadini.
Da quasi 100 anni si celebra il IV Novembre, la prima volta fu nel 1919.
Questo giorno è dedicato a celebrare l’Unità d’Italia e le Forze Armate al servizio
di questo Paese.
Come generazioni che non hanno vissuto la guerra in prima persona, spesso
fatichiamo a collegare forze armate e unità, perché il mondo contemporaneo ci
racconta di conflitti che l’industria delle armi alimenta.
Questo giorno ci invita dunque a considerare un’altra ipotesi, quella che la forza si
pieghi al servizio dell’unità.
Ciò appare sempre più una sfida mondiale e non di una singola nazione contro
l’altra.
In questi giorni, tuttavia, sperimentiamo nella tragedia del terremoto che cosa
significhi unità del Paese. Scopriamo che qualcosa di profondo ci lega.
Più delle parole, le immagini dei luoghi devastati e le espressioni dei testimoni ci
colpiscono: i toni di voce, la compostezza, lo spaesamento di chi sembra aver
perso tutto ci permettono di sentire che quella è nostra gente, siamo noi.
Occorre uno sforzo ulteriore, credo: quello di “trattenere”, di ospitare nel
pensiero, anche a riflettori spenti, la tragedia che in pochi attimi si è consumata.
Essa contiene almeno un aspetto determinante: il procedere di ciascuno per conto
suo.
La tranquillità della vita privata dei tempi di pace è stata bruscamente interrotta.
Si è imposta una comunanza di destino.
Davvero solo se tutto crolla possiamo tornare ad essere insieme?
Nelle palestra degli sfollati, nelle tende, tra le macerie, riemerge un senso di
comunità, l’esigenza di stringersi e pensare il futuro lavorando insieme.
Qui si vede che occorre una radicale messa in discussione del nostro andare
avanti slegati.
Le sfide di oggi – tutte, non solo il terremoto – mettono in questione un modello:
quello per cui siamo isole, slegati gli uni dagli altri, uniti in società solo per
contratto, artificialmente e finché conviene.
Invece, ci dobbiamo l’un l’altro molto più di qualcosa. Siamo quel che siamo
grazie e dentro a una comunità, fatta di persone che ci hanno preceduto, che
vivono con noi e che saranno dopo di noi.
Dimenticarcelo e negarlo si paga in tragedie. Ce lo racconta il terremoto, che
toglie il velo alla corruzione, a lavori fatti male per pura avidità, all’isolamento di
tanti anziani, alla rottura del nostro rapporto con l’ambiente.
Ce lo raccontano anche le tragedie dei migranti in mare, lo squilibrio tra ricchi e
poveri, le tragedie familiari, le conseguenze su di noi del potere di pochi.
Ce lo racconta la grave crisi, morale e culturale, che investe tutta l’Europa.
Questo giorno di Unità Nazionale, allora, ci chiede almeno due cose, sulle quali
tutti contiamo.
La prima: una stima maggiore per ciò che è comune, per ciò che ci lega, per il
bene pubblico.
Occorre un cambiamento di opinione diffuso, perché cessi la simpatia per chi vive
solo per sé.
Il corrotto, il prepotente, l’evasore non è un genio, ma uno sciacallo.
Combatte per sé contro tutti, distrugge e offende la sua comunità, cui deve molto
di ciò che è.
La seconda: crescere come sistema–Paese; per farlo dobbiamo passare dalla
cultura dell’io a quella del noi.
Lo ha spiegato benissimo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un
suo recente intervento che cito testualmente:
“Viviamo oggi l'epoca dell'io.
Il punto cruciale è che l'io non è autosufficiente. L'io ha bisogno del tu come
dell'aria per respirare.
L'io contiene l'esigenza di diventare un "noi" proprio per fronteggiare e
raggiungere quei traguardi che è stato capace di immaginare. Perché il noi è la
comunità.
Il noi è anche la storia. Il noi è la democrazia.
Andare oltre l'io vuol dire realizzarsi in maniera autentica, anche come singoli.
Vuol dire anche superare il limite del qui e ora, perché il futuro si costruisce
soltanto insieme.
A volte sembra persino impossibile pensare oltre il contingente. La discussione
pubblica, compresa quella politica, è spesso dominata dal presente.
Passare dall'io al noi ci permette di guardare più lontano.”
Ringrazio il Presidente della Repubblica per queste parole che ci fanno riflettere,
che ci interrogano e che ci stimolano a migliorare i nostri rapporti con l’altro.
Ringrazio le Forze Armate, i Vigili del Fuoco, la Protezione Civile, tutti i volontari
che da mesi lavorano fra le macerie a rischio della loro incolumità.
Li ringrazio perché sono sempre tra la gente, sia in questi giorni tragici, sia nella
quotidianità, con il loro lavoro costante e discreto.
Ringrazio le donne e gli uomini che ne fanno parte, il loro esempio onora i nostri
caduti e ci permette di guardare al futuro con serenità, con la consapevolezza di
vivere in un Paese con tante difficoltà, ma che è fondato su valori forti e preziosi,
come la solidarietà e la democrazia.
Viva l’Italia!
IL SINDACO
(Andrea Massironi)