Opere artisti - Corsocuratori

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Transcript Opere artisti - Corsocuratori

Opere in mostra:
gruppo OHO
Sin dall’inizio, il lavoro degli OHO, era
basato sul concepire gli eventi come metafore
visive, idea che i membri dimostravano in
progetti quali il monte Triglav. La concezione
di OHO dell’oggetto (item) o dell’evento
(happening) è fondato sulla relazione tra
item/happening e il mondo. Il lavoro monte
Triglav, che è stato presentato come un
happening, dimostra la funzione della
metafora visiva: tre autori avvolti in un panno
da cui le loro tre teste dai lunghi capelli da
hippie sbucavano a tre altezze differenti. Il
titolo dell’opera (proiettato di fronte a loro)
suggeriva lo schema della parola monte
Triglav: tri (tre) + glave (teste) = tri glave (tre
teste). Questo stabilisce le successive
referenze relazionali. La posizione dei corpi
degli artisti e il panno che li avvolge
suggeriscono iconograficamente la figura di
una montagna, la quale, una volta
visualizzata, si orienta verso la metafora della
montagna stessa. La montagna slovena
Triglav è stata metaforicamente chiamata così
per via dei suoi tre picchi, che sembravano tre
teste umane. Il lavoro artistico, che modella
una montagna, mostra la relazione tra “la
montagna come materiale” e “il nome come
un’etichetta”. Tre teste umane reali di hippie
sono simili ai tre picchi della montagna. Le
relazioni referenziali tra il titolo dell’opera
monte Triglav e il lavoro artistico è
ripetutamente mimetico. Questo mimetismo
ha in se stesso delle conseguenze realistiche e
socio-politiche nella società, ma mostra come
ci siano simboli “ideali” e “universalmente
stabiliti” di lavoro e come la Slovenia
socialista possa anche essere stabilita in
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quanto oggetto di intervento di giovani ribelli
senza una causa.
Gruppo IRWIN - East Art Map, 2000 / 2006
Una (Ri-)Costruzione della Storia dell’Arte
Contemporanea nell’Est Europa dal 1945 al
2000
Il progetto artistico “East Art Map” cerca di
tracciare e rendere accessibili aree prima
sconosciute dell’arte del dopoguerra nell’est
Europa. L’obiettivo è creare una forma di
orientamento che delinei le connessioni che si
estendono oltre i confini nazionali e che
permetta un’analisi comparativa. In seguito,
“EAM I” invitò curatori, critici e artisti a
presentare progetti artistici importanti dai loro
rispettivi Paesi, e dal novembre 2004, con
“EAM II” una mappa di queste attività
artistiche è accessibile su internet. I visitatori
del sito sono in grado di contribuire alla
costruzione della mappa cambiandone la
topografia. Per Europa dell’Est – conosciuta
come ex blocco comunista, est e centro
Europa o la “nuova” Europa – la regola
mostra come non ci siano strutture trasparenti
in cui eventi, lavori e artisti rilevanti per la
storia dell’arte possano essere inseriti in un
sistema di riferimento e trovare approvazione
e rispetto fuori dai confini del proprio paese.
Al contrario, troviamo sistemi che sono validi
solo all’interno di confini nazionali. La
giustificazione a questi sistemi di riferimento
è spesso basata su bisogni locali. Confronti
con arte contemporanea e artisti occidentali
sono attuati raramente. Un sistema tanto
disgiunto ostacola, più di tutto, una
comprensione complessiva e profonda
dell’arte creata nell’epoca del Socialismo.
Secondariamente, questo sistema presenta gli
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artisti come se avessero un problema,
provocato dalla mancanza di un supporto
adeguato per il loro lavoro, che li costringe a
muoversi avanti e indietro tra la scena
artistica regionale e internazionale. Inoltre,
questo blocca la comunicazione tra artisti,
critici e teorici di questi Paesi. EAM serve
come aiuto per l’orientamento verso
l’apertura di aree artistiche dell’Est ancora
sconosciute, un supporto che non è più
necessario per l’arte occidentale. Quando una
persona vede un lavoro di Joseph Beuys, ad
esempio, percepirà, nella misura in cui è in
qualche modo familiare con la sua produzione
artistica, un’immediata relazione con un
intero complesso di altre opere d’arte e artisti.
Più o meno tutti hanno, almeno i contorni
base di una mappa mentale dell’arte
occidentale maggiormente prodotta. Per l’arte
prodotta nell’Est, invece, accade l’esatto
opposto: nella maggior parte dei casi i
visitatori non sono in grado di inserire le
opere in un contesto. Al posto di avere un
sistema di riferimento trasparente che
permetta confronti su scala internazionale,
nella nostra area abbiamo a che fare con
rappresentazioni storiche di miti locali che
rendono difficile una traduzione in un
linguaggio dell’arte internazionalmente
comprensibile.
Responsabile della risoluta persistenza di
questa forma è la paura di un rovesciamento
dell’intero sistema di valore. Questo è
precisamente il motivo per cui gli esperti di
un Paese normalmente non intervengono
nell’interpretazione dell’arte prodotta in un
altro Paese. Questa tendenza può essere
superata solo quando l’intervento di esperti
stranieri non sarà solo desiderato, ma anche
organizzato. Uno degli obiettivi di EAM è di
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trasgredire, all’interno dell’ambito delle
nostre possibilità, oltre i bordi di questi
principati d’arte in modo concreto e su diversi
livelli.
Mladen Miljanovic
L’idea alla base della performance “The
Guard of Honor” è legata al confronto tra
l’immagine di un corpo fragile in fase di
dissolvimento e il mio corpo che si impone in
posa militare. I punti di raccordo e
separazione dei due corpi sono
contemporaneamente la vita e la morte come
anche la guerra e l’esercito. Ambedue
soffrono e onorano la vita. Questa
performance affronta la fragilità del corpo in
una maniera estremamente personale e a un
livello familiare. Infatti non c’è nulla di più
personale del proprio corpi. Per cui con
l’affrontare le nostre fragili personalità,
nuovamente definiamo la performance come
una questione di vita e di morte.
Matej Stupica e Lenka Đorojević
Free Fall è una video performance basata sul
concetto che espone la natura distopica e
senza significato delle nostre vite
contemporanee attraverso fenomeni di gravità
e percezione spaziale.
La video performance ritrae due persone che
cercano di vincere contro costrizioni fisiche a
cui i loro corpi sono sottoposti. Ignorando lo
stato difficoltoso in cui si trovano, essi
continuano a svolgere la loro routine
giornaliera in una mimica di normalità.
Free Fall non è solamente una metafora di una
completa e pericolosa forma di libertà, ma è
anche sinonimo di uno stato mentale in cui
tempo e spazio non esistono più.
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Il progresso tecnologico, che ha portato ad
individualizzazione ed emancipazione, ha
inoltre compresso lo spazio, riducendolo a un
villaggio globale, e il tempo, trasformandolo
in un infinito momento presente. E,
precisamente, questo momento oltre il tempo
e lo spazio è il momento della caduta libera, la
“free fall”.
Crisi d’identità e ricerca di un significato
attraverso futile consumismo formano una
distopia caratterizzata da impotenza politica
ed economica, problemi ambientali ignorati e
la colonizzazione del pubblico da parte del
privato.
Đorojević and Stupica ritraggono la
sconnessione e la deturpazione della vita
contemporanea come un atto di resistenza alla
gravità, o meglio come la vita in uno stato di
libera caduta di cui si finge di non accorgersi.
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