Arafat: i suoi assassini, il museo, ok a insediamenti

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venerdì 11 novembre 2016, 08:30
Nel 12° anniversario dalla morte
Arafat: i suoi assassini, il museo, ok a insediamenti
3 eventi che potrebbero non essere esattamente una coincidenza fortuita: fine del sogno palestinese?
di Jeta Gamerro
L’11 novembre del 2004 moriva Yasser Arafat, storico leader palestinese, premio Nobel per la Pace e Presidente
dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina. Per alcuni è stato un eroe nazionale, per altri un complice degli
atti di terrorismo contro gli israeliani e per altri ancora una figura fondamentale per il processo di pace in Medio Oriente. Al
di là del diverso giudizio politico nei suoi confronti, c'è un fatto nella sua storia e nella sua biografia che non è ancora
stato chiarito: le circostanze della sua morte. Infatti, dopo diversi ed estesi esami, i medici francesi non riuscirono
a scoprire le cause della morte. A partire dai giorni immediatamente successivi alla sua morte molti funzionari
palestinesi accusarono Israele di avere avvelenato Arafat, un'ipotesi più volte negata dagli israeliani, mentre i
palestinesi continuano ritenere sia stata opera dei servizi segreti israeliani. Ieri, in occasione del 12esimo anniversario della
morte del leader, il Presidente palestinese Abu Mazen ha dichiarato di conoscere e di volere presto rivelare il nome
degli «assassini» di Yasser Arafat. «Se mi chiedete chi è l'assassino» di Arafat, «dico che so chi è stato, ma la mia
testimonianza non basta, è necessario che una commissione d'inchiesta raggiunga tutti i dettagli ed al più presto lo
annunceremo. Vi sorprenderete dai risultati e gli autori saranno smascherati», ha detto Abu Mazen durante un discorso
tenuto nella sede della presidenza palestinese a Ramallah, in Cisgiordania, le indagini sull'omicidio di Yasser Arafat sono
ancora in corso infatti. Già 4 anni fa il Presidente Abbas si era detto favorevole alla riesumazione della salma di Yasser
Arafat, richiesta dalla vedova, Suha Arafat, in seguito ai sospetti sollevati da un’inchiesta di 'Al Jazeera' sulle circostanze
della sua morte. L'inchiesta spiegava come, in seguito a dei test scientifici eseguiti dall’Institut de Radiophisique di Losanna,
fossero stati rilevati elevati livelli di polonio (elemento chimico raro e altamente radioattivo) negli abiti, nello
spazzolino da denti e nei liquidi biologici del leader palestinese. https://www.youtube.com/watch?v=KBT7o0piZ8E
Yasser Arafat era in ottima salute quando improvvisamente si ammalò, il 12 ottobre 2004. Si suppose che la sua
morte fosse dovuta a cirrosi epatica, cancro, perfino HIV. Il 4 luglio 2012 si procedette alla riesumazione. L'obiettivo,
come disse al tempo Suha Arafat, che il mondo intero sappia la verità sull’assassinio dell'autore del 'sogno di uno Stato
palestinese' che «sia Israele che gli Stati Uniti lo consideravano un ostacolo alla pace». A 'Israeli Army Radio', la
radio militare israeliana, quel 4 luglio di quattro anni fa, Avi Dichter, ex capo dei servizi segreti, dichiarò che: «il corpo (di
Arafat n.d.r.) è nelle loro mani, a Ramallah, quindi anche le risposte». Dichter continuava con la considerazione che
l’avvelenamento da polonio potrebbe essere stato possibile tramite l'aggiunta di tale elemento nel cibo del
leader palestinese. E, circa il coinvogimento del Governo israeliano ribattè sostenendo che il suo Governo all’epoca era
concentrato su questioni ben più importanti e quindi non era interessato al cibo assunto da Arafat: «era noto che egli non
stesse bene e comunque Israele non era coinvolto nella questione del cibo da lui assunto». Dichter, sottolineò che Arafat
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/arafat-i-suoi-assassini-il-museo-ok-a-insediamenti/
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aveva molti nemici, sia in patria che all’estero, e che i palestinesi sanno ben investigare su ciò che accade a casa
loro. In effetti, i sospetti, nel corso del tempo, si sono appuntati non solo su Israele, ma anche su alcune fazioni
palestinesi, non ultimo Hamas. Salah Al-Bardawil, portavoce di Hamas, avanzò l'ipotesi che fazioni palestinesi
abbiano collaborato con gli israeliani per uccidere Arafat parlando di «mani peccatrici che facilitarono la missione da
parte degli occupanti di introdurre veleno nel corpo del Presidente Arafat». Un anno dopo, agli inizi di novembre 2013, ai
palestinesi venne confermato, dal team svizzero dell’Università di Losanna che, dopo la riesumazione, ha compiuto le
analisi del caso, quanto sapevano da nove anni: Yasser Arafat non è morto di morte naturale, ma molto
probabilmente è stato avvelenato, i medici svizzeri hanno trovato tracce di polonio 18 volte superiori alla norma
sui suoi resti. Individuato «un innaturale alto livello di polonio radioattivo nelle costole e nel bacino e c’è un 83% di
probabilità che Arafat sia stato avvelenato», si legge nel rapporto dell’Università di Losanna. Subito dito è puntato contro
l’allora Premier israeliano Ariel Sharon, arcinemico del leader palestinese: già nel 1982 Sharon aveva tentato di togliere
di mezzo Arafat durante l’invasione del Libano da parte delle truppe israeliane. Due decenni dopo, a due anni dallo scoppio
della Seconda Intifada, Sharon riuscì ad isolare Arafat, confinandolo alla Muqata, il palazzo presidenziale di
Ramallah, più volte bombardato dall’aviazione israeliana. Due anni di esilio, terminati nell’ottobre del 2004 con il ricovero in
un ospedale francese per l’improvviso deteriorarsi del suo stato di salute. Ad oggi la tesi sulla quale si lavora è
sostanzialmente: si trattò di un assassinio politico compiuto da qualcuno vicino al leader, durante l’assedio della
Muqata, ordinato da? E' questo che, ieri, Abu Mazen ha dichiarato di conoscere e voler presto rivelare, il nome degli
«assassini» di Yasser Arafat. Un nome, una dinamica, che, ha promesso il Presidente, sorprenderà. Questo mentre, nelle
stesse ore, a Ramallah veniva inaugurato il museo dedicato a Yasser Arafat, e in Israele, dai microfoni dell'organo
voce del Governo israeliano, 'Israeli Army Radio', Jason Greenblatt, principale consigliere del nuovo Presidente americano
Donald Trump, dichiarava che Trump vuole mantenere la promessa di spostare l'Ambasciata americana da Tel
Aviv a Gerusalemme, non intende cercare di imporre un piano di pace, non considera illegali gli insediamenti, e il
Ministro della Pubblica Istruzione israeliano, Naftali Bennett, leader del partito pro coloni Focolare Ebraico, commentava
che l'elezioni di Trump significa per Israele la possibilità di abbandonare ufficialmente l'obiettivo di una pace
con due Stati. «Il 2017 sarà l'anno in cui sarà messa fine all'occupazione» israeliana dei territori palestinesi, «e
anche se Arafat se ne è andato fisicamente, ancora vive tra noi con la sua anima», ha dichiarato Abbas, nel corso della
cerimonia dedicata all'anniversario della morte di Arafat e all'apertura del museo che gli è stato dedicato, annunciando,
appunto che presto saranno rivelati i nomi degli assassini. «Dobbiamo pensare a come muoverci adesso che la nuova
Amministrazione a Washington, Trump e i suoi consiglieri, affermano che non c'è spazio per uno Stato
palestinese», dichiarava alla radio militare Ofir Akunis, uno dei Ministri del Governo di Israele. L'ultimo secolo di storia
palestinese e l'eredità politica di uno dei leader arabi più discussi e allo stesso tempo carismatici. C'è tutto questo nel museo
costruito vicino all'edificio in cui sono conservate le spoglie di Arafat, all'interno della Muqata'a, il compound che ospita
anche la sede dell'Autorità nazionale palestinese (Anp). Oltre alla parte dedicata all'esposizione, vi sono stati realizzati un
auditorium, una biblioteca specializzata, una sala per eventi e un centro informazioni. I visitatori, inoltre, dal museo potranno
raggiungere a piedi l'ex ufficio di Arafat e la sua camera da letto attraverso una passerella. Per costruire il museo, disegnato
dall'architetto palestinese Ja'afar Tuqan e realizzato con la stessa pietra palestinese usata per il mausoleo, sono stati
necessari sei anni. Il progetto, complessivamente, è costato sette milioni di dollari. La coincidenza degli eventi -annuncio
che si conoscono i nomi degli assassini e presto saranno rivelati; ufficializzazione da parte della nuova
Amministrazione americana che cambia la strategia sulla questione palestinese e di fatto benedice gli
insediamenti; apertura di un museo dedicato all'uomo che impose al mondo la 'questione palestinese' e il 'sogno' di
uno Stato di Palestina- potrebbe non essere esattamente una coincidenza fortuita.
di Jeta Gamerro
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/arafat-i-suoi-assassini-il-museo-ok-a-insediamenti/
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