Trump, i primi nomi della sua squadra di governo

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Trump, i primi nomi della sua squadra di governo | 1
giovedì 10 novembre 2016, 18:45
Esteri: il Punto
Trump, i primi nomi della sua squadra di governo
Abu Mazen; 'A breve novità sorprendenti sulla morte di Arafat'. Iraq, Al Abadi contro Amnesty
di Daniele Petroselli
Durante la campagna elettorale per le presidenziali americane, ci sono stati dei contatti tra la Russia e i membri del team di
Donald Trump. A confessarlo il vice ministro russo Serghiei Riabkov: «Si tratta di questioni di lavoro, e la successione
delle azioni dipenderà dai temi che affronteremo. Naturalmente continuiamo questo lavoro anche dopo le elezioni». Mentre il
ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov ha ribadito: «Noi rispettiamo la scelta del popolo americano. Speriamo che le
relazioni tra Russia e Usa, che attualmente non sono al meglio, saranno aggiustate e diventeranno normali, cosa che va
incontro agli interessi dei nostri popoli e dell'intera comunità internazionale». Intanto sono continuate le proteste in varie
città americane da parte dei sostenitori di Hillary Clinton contro l'elezione di Trump. Almeno 30 persone sono state
arrestate a Manhattan dove si è svolta la manifestazione più grande. 15 quelle fermate a Los Angeles, 13 a Chicago, ma in
generale si parla di almeno 10 arresti in tutta la Nazione, segno che quella divisione sociale ricordata anche ieri da Hillary
Clinton è forte. Nella mattinata primo incontro alla Casa Bianca con Barack Obama, mentre cominciano ad uscire i primi
nomi della sua prossima squadra di governo. Il governatore del New Jersey, Chris Christie è in corsa come ministro della
Giustizia o ministro dell’Interno, ma per le stesse posizioni ci sono soprattutto l’ex sindaco di New York, Rudy Giuliani, il
governatore dell’Arkansas, Asa Hutchinson, l’ex speaker della Camera dei rappresentanti, Newt Gingrich e la
governatrice dell’Oklahoma, Mary Fallin. Per il Dipartimento di Stato spunta il nome del diplomatico John Bolton, mentre
per il Pentagono si parla del generale in pensione Michael Flynn. Al Tesoro potrebbe andare Steve Mnuchin, ex di
Goldmnan Sachs, mentre per l'Energia, dove Trump punta forte su petrolio e carbone, dicendo addio ai propositi di
salvaguardia dell'ambiente, c'è Harold Hamm, miliardario dell’Oklahoma. E si rivedono anche altri competitor repubblicani,
vedi Ben Carson, possibile ministro della Salute. E chissà che qualcosa non vada anche ad un'altra figura controversa come
Sarah Palin. Ad aprire a Trump anche Bernie Sanders, senatore del Vermont che ha sfidato la Clinton alle primarie
democratiche: «Ha attinto dalla rabbia della classe media stanca dell'establishment politico, economico e dei media. Se è
serio nel voler perseguire politiche che migliorino la vita dei lavoratori in questo Paese, io e altri politici progressisti siamo
pronti a lavorare con lui». Ma se Trump «perseguirà politiche razziste, sessiste, xenofobe e anti-ambientali, noi ci opporremo
con forza». E mentre ci si chiede quale sarà la politica estera di Trump, ecco arrivare le nuove dichiarazioni sul neo
presidente. Il premier giapponese Abe ha informato di aver avuto un colloquio telefonico con Trump e che potrebbe esserci
un incontro bilaterale la prossima settimana a New York. Il vice capo di Gabinetto nipponico Koichi Hagiuda ha inoltre detto
che durante la telefonata è stata ribadita da entrambi l'importanza dell'alleanza tra i due Paesi «al fine di garantire la pace e
la prosperità nella regione Asia Pacifico». E proprio dallo stesso quadrante ecco arrivare il messaggio di Pyongyang: «Gli
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Stati Uniti devono trattare la Corea del Nord alla pari, da potenza nucleare», si legge nell'editoriale del 'Rodong Sinmun',
organo del Partito dei Lavoratori: «Gli Usa che vogliono denuclearizzare la Corea del Nord vivono in un'illusione dei tempi
passati». Mentre Trump, in una telefonata con la presidente sudcoreana Park Geun-hye ha ribadito l'impegno di
Washington sulla sicurezza del Paese. In America Latina felicitazioni sono arrivate da Cuba e da Raul Castro, mentre il
presidente messicano Enrique Pena Nieto, che già era entrato in polemica con il magnate dopo la volontà espressa in
campagna elettorale da quest'ultimo di ergere un muro lungo il confine con li suo Paese per bloccare gli immigrati irregolari,
ha ribadito in una telefonata a Trump che si dedicherà «con corpo ed anima, per i diritti, il benessere e gli interessi di tutti i
messicani, dovunque essi si trovino», oltre a «lavorare a favore di un rapporto di fiducia reciproca e di un futuro condiviso,
perché il Messico e gli Stati Uniti sono partner ed alleati». E si ritorna a parlare, a 12 anni dalla scomparsa, degli assassini di
Yasser Arafat. E a lanciare una frase sibillina è il presidente palestinese Abu Mazen: «Se mi chiedete chi è l'assassino,
dico che so chi è stato, ma la mia testimonianza non basta, è necessario che una commissione (d'inchiesta) raggiunga tutti i
dettagli ed al più presto lo annunceremo. Vi sorprenderete dai risultati e gli autori saranno smascherati». E nel mirino
finiscono i servizi segreti israeliani. Fermato ieri a Sebastopoli dai servizi segreti russi un gruppo del ministero della Difesa
ucraino che preparava «atti di sabotaggio contro le infrastrutture militari e civili in Crimea». Lo Fsb sostiene di aver
sequestrato «ordigni di grande potenza, armi e munizioni, mezzi speciali di comunicazione, schemi e mappe degli obiettivi
delle possibili azioni di sabotaggio e altre prove materiali». Passando all'Iraq, l'Unicef lancia un allarme: «Si stima che a
Mosul vivano ancora 600.000 bambini sotto assedio», dice il portavoce italiano Andrea Iacomini. «Un numero che si
somma ai 14.000 che sono fuggiti dalle loro case per cercare rifugio nei campi di accoglienza. Questi bambini arrivano in
condizioni terribili: hanno bisogno non solo di riparo, ma anche di assistenza psicologica a causa di tutti gli orrori che hanno
subito in questi giorni di conflitto. E' urgente che tutte le parti in conflitto proteggano i bambini intrappolati in città. Sono
vittime innocenti che non possono continuare ancora a subire tutto questo». Mentre nel mirino del primo ministro iracheno,
Haidar al Abadi, finisce Amnesty International, che ha accusato agenti della polizia federale irachena di avere torturato
e ucciso residenti di villaggi a sud di Mosul strappati all'Isis perché sospettati di appartenere allo Stato islamico. «La verità è
che residenti locali hanno ucciso miliziani dell'Isis», ha detto Abadi, «riteniamo questa organizzazione pienamente
responsabile per ogni fuga dei civili, perché questi rapporti terrorizzano i residenti». Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni,
a Niamey ha incontrato il presidente della Repubblica del Niger, Mahamadou Issoufou per la prima missione congiunta
Italia-Ue nell'ambito del 'Migration compact' che prevede al momento una serie di accordi con 5 Paesi africani per ridurre il
flusso dei migranti irregolari. Si parla di un programma europeo da 500 milioni di euro, mentre l'Italia metterà altri 200
milioni. «L'immigrazione illegale che arriva in Italia attraverso il Mediterraneo passa dal Niger, attraversando il deserto. Un
fenomeno che causa vittime che non possiamo più accettare di lasciare nelle mani delle organizzazioni di trafficanti.
Dobbiamo lavorare insieme, governo italiano, governo del Niger e Ue, per dare una risposta a questa catastrofe umanitaria»,
ha detto Gentiloni dopo l'incontro. Si è chiusa dopo qualche ora di apprensione la vicenda dei pescherecci mazaresi Ghibli I
e Giulia PG, fermati nella tarda serata di mercoledì da uomini della Marina militare egiziana mentre erano intenti in una
battuta di pesca a circa 28 miglia dalle coste egiziane. «Grazie all'intervento della nostra ambasciata al Cairo i due
pescherecci hanno mollato gli ormeggi e sono diretti in mare aperto», ha fatto sapere la Farnesina. I due pescherecci furono
protagonisti, nel 2008, di un difficile salvataggio di 650 migranti a causa del mare in burrasca. Il Ghibli I poi era stato
sequestrato dagli egiziani circa quattro anni fa, mentre il Giulia PG fu sequestrato, insieme con il Daniela L., nell'ottobre
2013 dai miliziani di Bengasi. Cambio al vertice dell'Interpol, il coordinamento internazionale delle strutture di polizia. Dopo
la francese Mireille Ballestrazzi, nuovo capo Meng Hongwei, vice ministro della Pubblica sicurezza cinese. A deciderlo
l'assemblea generale tenutasi per quattro giorni a Bali, in Indonesia. Si tratta del primo cinese a ricoprire l'incarico di vertice
dell'organizzazione ed è in linea con le strategie del presidente Xi Jinping sulla cattura ed estradizione in patria di funzionari
corrotti scappati all'estero. Vice presidente sarà Alexander Prokopchuk, a capo dell'ufficio russo dell'organizzazione.
Chiudiamo in Turchia, dove nel giorno del ricordo di Ataturk, arrivano i numeri delle vittime degli attacchi del Pkk nel Paese
dal luglio 2015: sono oltre 1.110, tra cui almeno 314 civili, A dirlo l'agenzia statale 'Anadolu', citando fonti di sicurezza. 793 i
morti tra le forze di sicurezza, mentre circa 4 mila sono stati feriti. Anche 2 mila i civili feriti. La stessa fonte stima in oltre 10
mila il numero dei ribelli curdi uccisi tra il sud-est turco e il nord Iraq, mentre secondo il Pkk le sue perdite sono nell'ordine
delle centinaia.
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