Transcript Una vittoria sullo stile “alla faccia vostra”

CORRIERE CANADESE � GIOVEDI 10 NOVEMBRE 2016
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USA 2016
IL COMMENTO
Una vittoria sullo stile “alla faccia vostra”
L’ONOREVOLE
JOE VOLPE,
EDITORE
WASHINGTON - Così, è tutto finito. Gli Usa hanno appena concluso la quasi interminabile campagna per scegliere il presidente
per i prossimi quattro anni. Nel
processo, hanno definito se stessi davanti ai propri cittadini e al
mondo.
Solo il tempo dirà se la scelta è
giusta per gli Stati Uniti. Il processo di selezione è stato, a dir poco, lungo, pervasivo ed esauriente. C’è qualcosa che il pubblico non sa dei candidati che hanno intrapreso la corsa che è finita in un faccia a faccia tra Clinton
e Trump?
La questione non è più tra
chi “erano/sono”, ma chi “sarà”
Trump. Sono tra quelli che credono che non ci siano limiti al suo
“Going Forward”, né sulle politiche né, sicuramente, sul processo.
Trump è stato sia ostinatamente
rozzo nel messaggio che caparbio
nel semplificarlo ulteriormente
quando gli è stato chiesto di “affrontare la realtà”.
Su “etica e morale”, la sua vittoria dimostra che nessuna delle due si applica al mercato o alla politica (se mai è stato il caso).
Attenzione, alcuni suggeriscono
che se avesse vinto la Clinton sa-
rebbe stato vero lo stesso.
Non è mai stato più ovvio in
Nord America: siamo andati oltre
il detto “condanna il peccato ma
non il peccatore”, verso una glorificazione dei “piaceri del peccato”
– qualunque esso sia. Lo scrutinio
della condotta personale ha accentuato esempi arcani di restrizioni morali sul comportamento,
gettando nel discredito i “veli di ipocrisia di ciò che è buono e giu-
sto”.
No, non voglio dire che il cinismo ora trionfa. Stando alle apparenze, gli Usa rimangono una società profondamente, “spiritualmente e moralmente” conserva-
trice. Ma queste rimangono appunto apparenze. La dura realtà è
che l’America è prima di tutto materialista.
Posti di lavoro, profitto, imprenditorialità, economia di mercato,
la sopravvivenza del più forte ancora prevalgono. Tutti e tutto sono subordinati a questo.
Trump, presto il presidente
Trump, non sente il peso di un
senso di responsabilità collettiva
che lui solo accetta come appropriato per il raggiungimento di ogni obiettivo.
Serve a poco tornare sulle “ragioni” della sconfitta della Clinton. Sarà utile agli studiosi che faranno fatica a capire i perché di
giorni lontani. Nessuno tra noi ha
vestito quei panni.
Seguiremo tutti il percorso che
traccerà Trump in questi prossimi
quattro anni. I primi indicatori – e
non sono altro che quello – suggeriscono che “i mercati sono nervosi”. Ma lo erano dopo la Brexit.
Lo sono alla vigilia del referendum in Italia.
Alcuni leader, inclusi i primi
ministri del Canada e dell’Italia, si
troveranno ad affrontare una sfida più grande di quella che un risultato diverso negli Usa avrebbe
presentato. La loro politica interna dipende da quello che succede
negli Stati Uniti più di quella di altri “attori”.
Dovranno, loro come noi, adattarsi a un altro adagio: “il re è
morto, viva il re”.
ENGLISH VERSION
An up your nose with a rubber hose presidential victory
The Honourable Joe Volpe, Publisher
TORONTO - So, it is finally done.
The USA has just completed it
quasi-interminable campaign to
select a President for the following
four years. In that process, it has
defined itself to its citizenry and to
the world.
Only Time will tell whether the
choice is appropriate for USA. The
selection process was, at the very
least, protracted, penetrating and
exhaustive. Is there something the
public does not know about any of
the candidates that started the race
and end in a face-off between Clinton and Trump?
what “they were/are” but what
Trump “will be”.
I am one of those who believes
he has no restrictions on his “Going Forward”, not on policy and
certainly not on process. Trump
was both obstinate on crudeness
of message and obdurate in the
over-simplification of message
when faced with demands to “face
reality”.
On “ethics and morality”, his
victory proves that neither apply
in the marketplace or in politics
(if they ever did). Mind you, some
suggest that the same would have
been true had Clinton emerged
victorious.
The issues are no longer about
Never has it been more obvious
in North America that we have
gone beyond the adage of “hate the
sin but not the sinner” to one that
glories in the “pleasures of the sin”
– whatever that is. The scrutiny
on personal conduct stressed the
arcane examples of moral restrictions on behaviour, causing a discrediting of the “veils of hypocrisy
for the good of the whole”.
No, I do not mean that Cynicism
is now triumphant. By all appearances, the USA remains a profoundly “spiritually-morally”, conservative society. But these remain
appearances.
The harsh reality of America is
that it is first and foremost a ma-
terial world.
Jobs, profit, entrepreneurialism,
market economy, survival of the
fittest still prevail. Everything and
everybody is subordinate to that.
Trump, soon to be President
Trump, is unburdened by any
trappings of a sense of collective
responsibility that he and he alone
accepts as appropriate to any goal.
It serves little purpose to revisit
“reasons” why Clinton lost and he
did not. That may help academics
who will strive to understand the
“whys and wherefores” of days
gone by. None of us walked in their
shoes.
We will all walk the path to be
paved by Trump in these next four
years. Early indicators – and they
are only that – suggest “the markets are nervous”. But they were
after the Brexit vote. They are on
the eve of the Referendum in Italy.
Some world leaders, including
Prime Ministers of Canada and of
Italy will face a bigger challenge
than they might have had the result in the USA been different.
Their domestic politics are more
dependent on what happens in the
USA than are those of other “players”.
They like us will have to adapt
to another adage: “the king is dead;
long live the king”.
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