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Giovedì 10 Novembre 2016
11
I due salernitani uniti nella lotta contro la burocrazia. E nel Sì al referendum
De Luca conquista Confindustria
Boccia, presidente industriali, loda il modello Campania
DI
GIOVANNI BUCCHI
S
corre sangue salernitano nelle vene di entrambi. E chissà che non sia
proprio questo il fattore decisivo nel determinare la
manifesta vicinanza di idee e
orientamenti tra il presidente
di Confindustria Vincenzo
Boccia e il presidente di Regione Campania Vincenzo
De Luca. Due Vincenzi uniti
sia nel tenere alto il nome della loro città, sia nel sostenere
- ognuno nel proprio ruolo - la
lotta per la sburocratizzazione
a favore delle imprese e la campagna per il Sì al referendum
costituzionale.
Martedì scorso all’assemblea di Confindustria Salerno,
nella splendida cornice del Teatro Verdi, l’intesa tra Boccia e
De Luca è venuta ulteriormente a galla, celebrata davanti a
una folta schiera di rappresentanti politici, delle istituzioni
e del mondo economico locale.
L’occasione era l’annuncio
del cambio alla guida dell’associazione provinciale, con il
presidente uscente Mauro
Maccauro che ha annunciato
il nome del suo futuro successore (il passaggio di consegne
avverrà nel marzo 2017), ossia
quello di Andrea Prete, unico
candidato per il nuovo mandato e attuale presidente della
Camera di commercio locale
e di Unioncamere regionale,
nonché già alla guida di Confindustria Salerno tra il 2003
e il 2007.
Insomma, un’occasione
ghiotta per lanciare importanti messaggi dal palco. Così
avrà pensato il leader degli
industriali Boccia che prima
ha ribadito il suo sostegno
alla riforma Renzi-Boschi e
quindi al referendum costituzionale del 4 dicembre, poi ha
pubblicamente espresso il suo
endorsement per il governatore De Luca. «Occorre riportare la questione industriale
al centro dell’attenzione del
Paese, ripartendo dal Mezzogiorno; è questa la grande
sfida che l’Italia deve compiere» ha scandito il numero uno
di Confindustria nazionale.
«La Regione Campania - ha
aggiunto - ha determinato alcune soluzioni che diventano
acceleratori della politica economica nazionale. Un esempio
che dobbiamo riportare all’interno della Conferenza StatoRegioni. Abbiamo bisogno di
un’unica politica economica
e non i venti politiche economiche più una. All’interno di
questo dobbiamo costruire e
cavalcare la quarta rivoluzione industriale». Musica per le
orecchie del governatore ed
ex sindaco sceriffo di Salerno, che quando è stato il suo
turno ha ricordato l’impegno
della Regione nel contrastare
la burocrazia. «Se vogliamo
davvero cambiare le cose - ha
STOPPATO A MILANO IL SUO RICORSO SULLO SPACCHETTAMENTO DEI REFERENDUM
Onida non pensa alle conseguenze
delle sue scelte a danno del Paese?
Invece, ieri, l’ordinanza Dorigo non
solo ha respinto i ricorsi, ma ha altresì
opo il tribunale e il Tar di Roma, motivato spiegando di non «ravvisare una
anche il giudice civile di Mila- manifesta lesione del diritto alla libertà di
no, Loreta Dorigo, ha respin- voto degli elettori per difetto di omogeneito i ricorsi presentati dall’ex tà dell’oggetto del quesito referendario ...
presidente della Corte Costituzionale natura appositiva del referendum costituprof. avv. Valerio Onida e da un pool zionale verrebbe a mancare e a essere irridi legali sull’eccezione di legittimità co- mediabilmente snaturata laddove si amstituzionale della legge del ‘70 istitutiva mettesse la parcellizzazione dei quesiti …
perciò … il referendel referendum, sul
dum nazionale non
punto in cui non
potrà che riguardadispone l’obbligo di
re la deliberazione
«spacchettamento»
parlamentare nella
del quesito, come
sua interezza». C’è
nel caso dell’attuale
un elemento di fatriforma costituzioto molto destabiliznale. Negli ambienti
zante nel ricorso del
di via Freguglia (qui
prof. Onida. Nell’iposorge il mussoliniatesi di accoglimento
no Palazzo di Giue di rinvio degli atti
stizia meneghino),
alla Corte costitusi considerava poszionale, infatti, si
sibile che la pressarebbe aperta una
sione ambientale
Vignetta di Claudio Cadei
fase di incertezza
(Onida ha insegnato
alla Statale, assiste molti prestigiosi enti sia sulla celebrazione del referendum il
pubblici e privati e potrebbe essere stato 4 dicembre sia sull’esigenza (che sarebbe
uno dei professori della dottoressa Dorigo) di certo emersa a Palazzo della Consulta)
fosse tale da indurre la giudice monocra- di rinviarla. L’Italia, alle prese con mille
tica a emettere un’ordinanza di rinvio del problemi, compreso quello della stabilità
finanziaria, con lo «spread» pronto a schizproblema alla Corte costituzionale.
DI
DOMENICO CACOPARDO
D
detto -, dobbiamo investire
sui grandi progetti che cambiano i territori, partendo da
un dato concreto e urgentissimo: la sburocratizzazione
radicale, come stiamo facendo
in Campania, un’azione per la
quale ci vorrebbe veramente
la spada».
L’intesa tra i due Vincenzi da Salerno troverà una sua
nuova rappresentazione plastica all’Assemblea Nazionale
sul Mezzogiorno in program-
zare verso l’alto, sarebbe entrata nel cono
d’ombra di una crisi politico-istituzionale
di ampia e inesplorata portata.
La sorpresa personale –che vorrei
trasmettere ai lettori- emerge da una
semplice domanda: è possibile che una
personalità del calibro di Valerio Onida,
già primo magistrato della Repubblica
formuli un ricorso, quale quello formulato, che può arrecare un grave colpo alla
sua Patria, l’Italia? Certo, abbiamo visto
tanti magistrati di rilievo, ormai in pensione, esibirsi in inaccettabili affermazioni. E talora qualcuno ancora in servizio
come il dottor Piercamillo Davigo (che
vorrebbe educare a sberle gli italiani) o
come il dottor Roberto Scarpinato (è …
«affidato alla magistratura il ruolo strategico di vigilare sulla lealtà costituzionale
delle contingenti maggioranze politiche
di governo»).
Ma non avevamo ancora visto un expresidente della Corte costituzionale,
l’organo effettivamente incaricato di vagliare la legittimità costituzionale delle
leggi e del corpo normativo, prodursi in
un’attività professionale così azzardata
da poter mettere in discussione la stabilità istituzionale, politica e finanziaria,
di quella che voglio e debbo chiamare
orgogliosamente Patria.
www.cacopardo.it
ma questo weekend a Napoli,
dove domenica 13 novembre è
atteso l’intervento conclusivo
del premier Matteo Renzi
insieme a quello dello stesso
Boccia. Tra i protagonisti della
kermesse anche De Luca, che
con la sua Regione partecipa
all’organizzazione dell’iniziativa insieme a Unioncamere. Un
nuovo palcoscenico per sottolineare l’intesa tra i due e tirare
la volata al Sì al referendum.
© Riproduzione riservata
IL SINDACO DEL BONO, TRA LE PROTESTE, VALUTA LA DEMOLIZIONE DI UN EDIFICIO POPOLARE
Brescia, il Pd cade dalla torre
Improvviso dietrofront: il centrodestra vuole le scuse
DI
L
GAETANO COSTA
a torre Tintoretto è vuota da tre
anni. In passato ha ospitato 195
famiglie assegnatarie di alloggi
popolari e, per questo, è diventata una sorta di simbolo della sinistra. Il
sindaco Pd di Brescia, Emilio Del Bono,
s’è sempre opposto alla sua demolizione.
Ora, però, pare aver cambiato idea. Tra
le proteste dell’area antagonista e del
movimento per il diritto alla casa, che
chiedono di non abbattere il palazzo ma
di affidare gli appartamenti alle famiglie
in attesa di una casa popolare, la giunta
Del Bono ha avviato l’iter della modifica
al suo strumento urbanistico, denominato
Pgt, per permettere l’opzione di demolizione della torre.
L’amministrazione Pd, sino a poco
tempo fa, voleva affidare la ristrutturazione dell’edificio a un ente privato. In un
primo momento pareva che Investire sgr,
una società di risparmio che gestisce, tra
le altre cose, il Fondo immobiliare di Lombardia, fosse interessata. Anche Investire,
però, ci ha ripensato. E ha proposto di stanziare 29 milioni di euro per realizzare 279
appartamenti a housing sociale, che consiste nell’offerta di alloggi e servizi abitativi
a prezzi contenuti destinati ai cittadini che
non riescono a pagare un affitto e che non
possono accedere a un alloggio popolare.
La scorsa settimana, Investire ha
lanciato l’ultimatum: i soldi sono a disposizione sino al 31 dicembre, poi verranno
dirottati altrove. E il sindaco Del Bono ha
vacillato. «Anche fare housing sociale è una
cosa di sinistra», ha spiegato al Corriere
di Brescia. «Questo non significa che sulla
Tintoretto abbiamo già deciso, accentando
il progetto di Investire sgr. Faremo partire
una variante al Pgt per non precluderci
questa opportunità, ma, nel frattempo, ci
sono altre questioni da approfondire». A
partire dal costo della torre, che Investire
valuta 500mila euro.
La decisione finale sul destino della
torre Tintoretto non è ancora stata presa.
Per l’ex sindaco di Brescia, Adriano Paroli, in carica dal 2008 al 2013 col centrodestra, l’apertura di Del Bono alla possi-
bile demolizione dell’edificio è comunque
una rivincita. «La decisione di demolire
la Tintoretto mi ha portato in dote sette
anni d’insulti e attacchi da parte del centrosinistra», ha sottolineato. «Qualcuno
arrivò addirittura a dire che, sotto, c’era
un accordo con la ‘ndrangheta. Adesso è la
stessa giunta Del Bono a volere l’abbattimento». Per questo, Paroli s’aspetta «delle
scuse» da parte dell’amministrazione di
centrosinistra.
«Ora c’è l’opportunità di realizzare
housing sociale, meglio che vendere le volumetrie per fare altre operazioni immobiliari, come pensava Paroli», ha replicato
il sindaco. «In città c’è bisogno di case con
affitti a prezzo calmierato». Nel frattempo,
gli attivisti che chiedono di riaprire il dialogo sulla torre e di evitarne la demolizione
hanno manifestato, con cartelli e striscioni, sotto il Palazzo della Loggia, sede del
Comune di Brescia. L’assessore alla Casa,
Marco Fenaroli, li ha incontrati. E ha
confermato che nulla, sulla torre Tintoretto, è ancora stato deciso.
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