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Novembre
2016
Numero
91
edizione online
chiusa giovedì
10 novembre
Anno XV
il Punto del settore assicurativo
La “rivoluzione” del Jobs Act
Sommario:
pg.
- La rivoluzione del Jobs Act 1-2
- Direct Line, lavori in corso
3
- XV Insurance day 2016
4
- Annual Assicurazione
5
- Trattativa CCNL Ania
6-7
- Appunti su APE
8-9
- Appalto, trattativa al via
10
Il grande boom dell’occupazione del 2015, si è spento non appena è
scandito il 31 dicembre dell’anno scorso, l’ultimo giorno del mese in
cui le imprese potevano utilizzare gli incentivi della decontribuzione
previsti dal Jobs Act. I dati Istat sull’occupazione relativi a febbraio
2016 sono lì a dimostrare l’inefficacia del Jobs Act e della decontribuzione. Così è svanito il trend positivo delle assunzioni a tempo indeterminato che ha tenuto banco per tutto il 2015.
Anche i dati Inps confermano che dal 2008 al 2015 si sono persi
932mila posti di lavoro. Nello stesso periodo i percettori di voucher, i
buoni lavoro da 10 euro che dovrebbero pagare le sole prestazioni
occasionali, sono passati da 24mila a 1,4 milioni. 500mila persone
circa, in Italia, vivono di quello. Nei primi cinque mesi del 2016 i contratti a tempo indeterminato, quello a tutele crescenti, su cui puntava
il jobs act, sono calati di 280.000 unità, -34% in meno sui primi cinque mesi del 2015.
Già nel mese di febbraio si sono persi 97mila posti di lavoro, - 0,4%,
mentre il tasso di occupazione italiano, uno dei più bassi d’Europa,
resta bloccato al 56,4%, oltre due punti inferiore al dato pre-crisi.
Cioè, oggi lavora una persona su tre, con tutte le conseguenze sul
welfare, sul sistema pensionistico e sui consumi.
Sia nella fascia di età 25-34 che 35-49 anni, secondo i dati Istat, si
riscontra un ampio calo degli occupati, ben 125 mila in meno. La crisi
continua a colpire duramente proprio quelle persone che dovrebbero
essere nella fase centrale del percorso lavorativo.
Il maggior numero di posti di lavoro persi a febbraio è a tempo indeterminato, -92mila. Segno che l’intervento statale volto a convincere
le imprese a utilizzare questo tipo di contratto non risponde oggi alle
esigenze produttive contemporanee, caratterizzate da esigenze di
dinamismo, flessibilità, progettualità alle quali il tempo indeterminato
non sa dare una risposta convincente. Una volta ridotti drasticamente gli incentivi, quindi, sembra venire meno per le aziende italiane il
vantaggio di questo tipo di assunzione. Non appare quindi avventata
l’analisi dei ricercatori della Banca d’Italia quando sostiene che gli
incentivi più che le norme sui licenziamenti hanno aiutato l’occupazione nel 2015.
La fine del superbonus per le assunzioni ha provocato una riduzione
del numero dei nuovi contratti di lavoro firmati dalle aziende private.
Secondo i dati dell’Osservatorio Inps, in particolare crollano le assunzioni a tempo indeterminato, invece l’abolizione dell’articolo 18 contenuta nel Jobs Act ha fatto impennare il numero dei licenziamenti. In
altre parole, come pure avevano ammonito molti economisti e i critici
della riforma del lavoro Renzi, non appena è venuta meno in modo
significativo la convenienza ad assumere, il numero delle conversioni
di contratti più precari e delle assunzioni “nuove” si sta riducendo
sempre più rispetto al boom del 2015, “drogato” dagli incentivi più
generosi. E invece, come ovvio, le imprese cominciano gradualmente a usufruire sempre più della nuova libertà garantita dal Jobs Act di
liberarsi del personale. Per adesso si tratta di numeri modesti, ma il
ritmo di crescita è notevole.
(continua a pag. 2)
Periodico bimestrale di informazione della First/Cisl Emilia-Romagna
accesso online www.firster.it
il Punto del settore assicurativo n. 91, Novembre 2016
(segue da pag. 1 La rivoluzione del Jobs Act)
Dal punto di vista economico-finanziario poi, sorgono le maggiori perplessità della nuova riforma del
lavoro. Secondo gli ultimi dati Inps nel solo 2015
sono stati oltre 1,5 milioni i contratti di lavoro che
hanno usufruito dell’esonero contributivo. Quindi, nel corso del triennio 2015-2018 la decontribuzione costerà 19,5 miliardi, a fronte di una copertura
prevista di 15 miliardi, generando un buco di 4,5
miliardi di euro che bisogna sommare agli allarmi
della stessa Inps sulla sostenibilità dei propri bilanci.
In conclusione, il grande investimento governativo
messo in atto col Jobs Act non ha portato ad alcuna
inversione di tendenza riguardo all’occupazione, né
dal punto di vista qualitativo né da quello quantitativo. Alcuni osservatori sostengono che senza questi
incentivi non sarebbero esistite le nuove assunzioni.
Sicuramente però, lo stato della situazione come si
è andata a determinare ci permette di fare alcune
considerazioni sugli effetti di questa legge. Il giudizio oggi, appare purtroppo negativo, confermando che “una legge non può creare occupazione”,
può al solo muovere alcuni comportamenti degli attori economici. Comportamenti, appunto, che restano positivi ad incentivo in vigore, e che si modificano non appena questo si esaurisce.
Non è servito il Jobs Act per creare occupazione,
basta vedere i dati sull’occupazione americana del
1 aprile 2016 (215mila occupati in più e il 5% di disoccupazione). Innanzitutto sarebbe stato importante riconoscere cosa non andava e non va, facendo scelte coraggiose di ampio respiro, che non si
esauriscano nell’arco di 12 mesi. Produttività, politiche attive, ricollocazione, formazione, contrattazione decentrata, sono queste le sfide che le OO. SS.
e le istituzioni comunitarie continuano a chiedere
all’Italia.
i contratti a tempo indeterminato sono crollati drammaticamente, secondo gli ultimi rilievi dell’Istat, fino
al 22% del totale, con una diminuzione rispetto al
2015 del 78% ove messi a confronto con quelli del
primo semestre 2016.
C’è poi un altro aspetto che non possiamo tralasciare, conseguenza nefasta del Jobs Act: il contratto a
tempo indeterminato non ha più carattere di stabilità. Oggi un contratto a termine fornisce spesso più
garanzie di uno a tempo indeterminato. Il punto
chiave è rappresentato non dalla possibilità di licenziare in presenza di un motivo lecito, ciò valeva prima e vale oggi. Quello che è cambiato sono le conseguenze del licenziamento privo di giustificazione,
illegittimo o illecito. Infatti, salvo casi minimi, il Jobs
Act ha ridotto in maniera drastica l’ipotetico risarcimento spettante al lavoratore ingiustamente licenziato. In special modo nelle aziende con oltre 15
dipendenti. Prevedendo peraltro, un indennizzo crescente nel tempo. Con la conseguenza che, nei primi anni del rapporto, l’azienda che vorrà licenziare
potrà farlo con un rischio economico basso. Il Jobs
Act insomma, non solo non ha creato lavoro, ma lo
ha reso più precario. Creando i presupposti per una
società incerta e disgregata.
Infine, l’altra scommessa del governo attraverso il
dispiegamento degli effetti del Jobs Act era l’abolizione graduale dei cocopro, i quali, grazie agli incentivi fiscali e all’articolo 18 semplificato, dovevano
venire assunti dai datori di lavoro con il contratto a
tempo indeterminato. In effetti è successo che,
mentre le collaborazioni diminuiscono mese per mese (i dati Inps definitivi sul 2015 ancora non ci sono), i buoni lavoro, i voucher, appunto. invece sono
cresciuti a vista d’occhio. Fino a superare il totale
dei collaboratori del 2014, quando alla vigilia
dell’entrata in vigore del Jobs Act molti datori di lavoro avevano già smesso di rinnovare le collaborazioni a progetto. L’assunto che il contratto a tempo
indeterminato potesse assorbire tutti i vecchi parasubordinati trasformandoli in contratti stabili si è rivelata una vera e propria utopia.
Il rischio, con i buoni lavoro, è che alla fine le aziende paghino solo un’ora da dieci euro, giusto per registrare il lavoratore, mentre le altre cinque, sei o
sette finiscano nel buco del lavoro nero. Alla faccia
della rivoluzione copernicana.
Rendere flessibile (precario) il mercato del lavoro
non è servito a rendere più competitive le imprese,
né a salvaguardare i livelli occupazionali. Né, tantomeno, il Jobs Act è riuscito a invertire la rotta della
sempre più crescente polarizzazione tra chi ha un
posto di lavoro stabile e chi nel mercato ci entra,
sempre meno tutelato, sempre più alla deriva.
Per far ripartire l’occupazione, invece, è necessario
che le imprese, italiane o estere, investano. Non
serve una riforma del lavoro, buona o cattiva che
sia, non basta: bisogna ridurre la pressione fiscale,
maggiore efficienza delle amministrazioni pubbliche,
incominciando dalla giustizia, allineamento del costo dell’energia agli standard degli altri Paesi europei maggiori, spingere la domanda interna, accompagnando i processi economici e sociali, senza
orientarli e/o forzarli.
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il Punto del settore assicurativo n. 91 Novembre 2016
Direct Line, incertezze sul futuro nonostante il piano incentivi all’esodo
Dopo il mancato accordo con i sindacati di inizio
agosto, dopo le proteste e i presidi e dopo il bando,
unilaterale, per le uscite volontarie e incentivate,
Direct Line, il colosso di assicurazioni online di Cologno Monzese, ha annunciato la chiusura del piano di 200 esuberi sugli 800 dipendenti totali di via
Volta. L’azienda ha comunicato la chiusura del piano di incentivi all’esodo e la pianificazione di
“importanti incontri sindacali”, ma i lavoratori e i loro
rappresentanti non ne sapevano nulla. La vertenza
aperta da oltre quattro mesi non ha mai trattato di
fatto i problemi dei lavoratori.
Direct Line, in effetti, aveva deciso unilateralmente
di mettere a disposizione dei propri dipendenti un
piano di incentivazione su base volontaria, che si è
chiuso a metà settembre per consentire ai lavoratori di valutare e richiedere il pacchetto economico
previsto per la risoluzione consensuale del rapporto
di lavoro.
Evidentemente, non essendo stato possibile raggiungere un accordo con i sindacati nei tempi previsti dalla procedura e considerata la necessità dell’azienda di procedere a una riduzione dell’organico,
dopo due mesi di incontri, all’inizio di agosto, l’azienda ha agito unilateralmente e le spiegazioni
fornite ai sindacati non sono valse a sopire i dubbi
e sanare le ferite aperte nelle relazioni industriali.
Le Rsa di Fisac/Cgil, Fna,First/Cisl e Uilca/Uil hanno fatto sapere che sono state firmate in azienda
167 conciliazioni, che hanno riguardato prevalentemente le front-line sales del call center e in misura
minore altri reparti, sottolineando altresì, l’assoluta
mancanza di comunicazione da parte della direzione del personale circa gli esiti di questo piano. Va
poi detto che le adesioni non sono avvenute secondo quanto previsto dall’azienda, nelle singole aree,
con la conseguenza dell’apertura di nuove vertenze sulla fungibilità e la flessibilità che ne deriverebbe. Infatti, solo per le front-line sales e service il numero di conciliazioni sarebbe più o meno corrispondente al numero di esuberi dichiarati in quei settori. Per questo motivo le OO.SS. hanno evidenziato
come, pur dichiarando chiuso il piano, in parecchie
aree, come quella documentale, il risultato non appare raggiunto, invece, al back office business, il
numero di firme è quasi il doppio rispetto a quanto
richiesto dall’azienda lo scorso 10 giugno.
I numeri non tornano, insomma. A questo punto
non si comprende più quali obiettivi la Compagnia
consideri raggiunti, come intenda organizzare il personale dopo una così alta fuoriuscita di dipendenti
e, soprattutto, quali siano le prospettive future, anche per quel personale che ha fortemente manifestato il proprio desiderio di lasciare l’azienda alle
condizioni proposte senza averne poi la possibilità.
Questo percorso dell’incentivo all’esodo, che preve-
de, per i lavoratori che hanno aderito al piano: a) un
incentivo del valore medio pari a 3 annualità retributive, fino ad un massimo di oltre 4 annualità proporzionalmente all’anzianità aziendale e ai carichi di
famiglia del dipendente; b) un servizio di outplacement al quale contribuiranno i lavoratori, è stato ritenuto dai sindacati poco trasparente e inefficace a
risolvere la peculiare situazione aperta in Direct Line. “La situazione peggiora di giorno in giorno e
resta assolutamente necessario capire cosa l’azienda voglia fare in futuro”, sostengono le OO.SS..
Il sindacato dei lavoratori d’altronde, chiede maggiori chiarezza non solo rispetto a quelle legate al
piano industriale ma soprattutto in relazione alle
future condizioni di lavoro del personale, vista la
disdetta del contratto integrativo e la manifesta intenzione dell’azienda di agire in maniera indiscriminata.
Quello che manca appunto, è un accordo con il sindacato. Per Fisac, First Cisl, Uilca e Fna è necessario che l’azienda presenti un piano industriale
dettagliato di rilancio delle attività in Italia, che vengano escluse esternalizzazioni (la linea del sindacato è quella di riportare le lavorazioni all’interno),
che siano messi in campo tutti gli strumenti contrattuali che favoriscano il rilancio delle attività aziendali e salvaguardino l’occupazione e che infine venga
avviata la trattativa per l’integrativo disdettato unilateralmente dall’azienda al momento dell’annuncio
degli esuberi.
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il Punto del settore assicurativo n. 91 Novembre 2016
XV edizione dell’Insurance day 2016
L’assioma scaturito nell’occasione del XV Insurance
Day 2016, svoltosi venerdì 30 settembre a Milano,
organizzato da MF-Milano Finanza e Accenture
potrebbe essere questo: svolta online delle compagnie, “meno costi più servizi digitali”. Alla manifestazione , dove erano presenti molti volti nuovi del
mondo digitale, è emerso come, in un mercato sempre più complesso e dinamico che pone sfide difficili, le compagnie assicurative debbano investire
sull’innovazione tecnologica per competere con
successo negli scenari futuri. Tutto ciò conferma
quanto di più positivo si sta sviluppando nel settore.
In effetti si tratta di un cambiamento che, è già in
atto: gli investimenti in Insurtech (ovvero nella tecnologia applicata al settore assicurativo) sono triplicati a livello mondiale durante il 2015, passando a
2,7 miliardi di dollari dai circa 800 milioni del 2014.
Una trasformazione, quella guidata dal digitale, che
deve però essere arricchita ed integrata con un’evoluzione organizzativa di pari passo, sostiene Accenture.
Nel mercato assicurativo italiano, precisa l’analista
di Accenture, nel quale i risultati continuano ad essere positivi, seppur con tassi di crescita ridotti rispetto agli anni precedenti il comparto Vita nel 2015
ha registrato una crescita del 4% rispetto al 2014,
mentre il comparto Danni ha segnato una contrazione dell’1,8%, soprattutto a causa del continuo peggioramento della raccolta nel comparto Auto. Solo
a partire da quest’anno si prevede una contrazione
del trend (-7,1% nella raccolta premi), a causa
dell’inversione di tendenza relativa al comparto Vita,
(-9%), i cui volumi hanno guidato il mercato negli
ultimi anni.
In questo contesto difficile, secondo Accenture, per
impattare l’evoluzione del mercato assicurativo bisognerà indirizzare gli sforzi su due trend: a) quello
dei clienti, con esigenze sempre più differenziate
ed estese e con esperienze d’acquisto fortemente
influenzate da altri settori, come i G.A.F.A.A.,
(ossia
i
grandi
gruppi “Disruptors” Google, Amazon, Facebook, Apple e
Alibaba), che creano nuove aspettative e condizionano le modalità di relazione delle compagnie con
la propria clientela ; b) quello dell’ innovazione tecnologica, in continua accelerazione e diversificazione, con impatti dirompenti sul modello di compagnia.
Come dicevamo prima, il cambiamento è già in atto:
oltre a numerose start-up che sviluppano tecnologie
per il settore assicurativo e player digitali che si affacciano sul mercato, anche le compagnie tradizionali provano a sfruttare l’innovazione tecnologica
per trasformare la loro catena del valore ed avvicinarsi sempre di più al nuovo “linguaggio” del Cliente.
A proposito è stato ripreso l’esempio della compagnia statunitense Progressive, che ha stipulato un
accordo con Generali per rafforzare le rispettive
competenze nell’ambito dei Data Analytics e potenziare l’offerta di prodotti personalizzati (soprattutto
grazie alla telematica).
Le innovazioni tecnologiche, spiega Accenture,
creano nuove leve di valore che, se integrate nel
sistema di valore assicurativo, consentono di raggiungere il duplice obiettivo di incrementare i ricavi
ed abbattere i costi, garantendo di conseguenza
importanti benefici sull’EBIT (il reddito operativo
aziendale) assicurativo.
Nelle conclusioni Accenture ha rilevato il rischio che
la troppa tecnologia, per giunta troppo veloce, porti
le compagnie assicurative a rimanere bloccate, incapaci di integrare l’innovazione, a rimanere bloccate tra la pianificazione e l’implementazione delle iniziative digitali da parte delle Compagnie Assicurative.
Il riferimento stabile e fermo restano le persone, le
quali diventano quindi il perno fondamentale e il
motore dell’Insurer of Change (letteralmente l’assicuratore del cambiamento) che deve creare una
nuova cultura aziendale basata sul cambiamento
continuo e sostenibile, lavorando per ridurre il gap
esistente tra pianificazione e implementazione e
facendo leva su Open Innovation, nuove competenze digitali, flessibili e “multi-task”, strutture organizzative meno gerarchiche e la tecnologia come mezzo per una trasformazione guidata e governata dalle persone.
Insomma, le aziende che hanno basato il loro successo sull’innovazione e sulla rottura di vecchi
schemi sono condannate a continuare a innovare.
Se non si è abbastanza veloci da guidare il cambiamento, il rischio è scomparire velocemente, così
come si è giunti al successo.
Crescita che non necessariamente obbliga a rivoluzionare i processi ma che a volte può semplicemente significare adattarsi e comprendere rapidamente i
trend in atto.
Anche la presidente dell’ ANIA, Maria Bianca Farina , nel corso del convegno ha dichiarato che il
mercato assicurativo sta cambiando la competizione tra compagnie, competitor tradizionali e nuovi
player tecnologici; il settore, per essere sempre
competitivo, ha aggiunto è obbligato a innovare,
imponendo nuovi modelli di business e nuovi strumenti. Inoltre, ha specificato “ l’utilizzo della tecnologia accresce l’accessibilità ai servizi assicurativi generando così maggiore consapevolezza e coscienza dei rischi da parte degli assicurati”, limitando la
rischiosità e i relativi costi.
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il Punto del settore assicurativo n. 91, Novembre 2016
Risultati della XVIII edizione
dell’Annual assicurazioni
Una delle novità emerse al 18° Annual Assicurazioni, convegno organizzato dal Sole 24 Ore, a Milano
il 7 e 8 novembre, è l’attesa dei risultati positivi dagli stress test, nonostante la particolare contingenza del mercato assicurativo italiano, tra il rallentamento della redditività danni e l’erosione della marginalità del vita.
Ora si attende la comunicazione ufficiale dell’Eiopa che, come lo scorso anno, non verranno pubblicati compagnia per compagnia, ma paese per paese. L’unico elemento di criticità, ha osservato il presidente dell’Ivass, Salvatore Rossi, sollevato a livello di Eiopa, è legato alla presenza importante di
titoli di Stato nel portafoglio delle compagnie. D’altronde, ha dichiarato il presidente dell’Ania Maria
Bianca Farina, sono anche poche le alternative di
investimento a disposizione delle società, l’investimento in azioni delle compagnie assorbe il 49% del
capitale. Il settore assicurativo italiano è comunque
solido. Dello stesso avviso Carlo Cimbri, Group ceo
di Unipol e presidente di UnipolSai, secondo cui “gli
assicuratori resteranno comunque investitori di tasso; le alternative non sono molte”.
Sui temi della semplificazione e della trasparenza si
è evidenziato il pieno accordo tra l’Istituto di vigilanza e l’associazione delle compagnie. L’attenzione
alla semplificazione riguarda sia la tutela del cliente
che la reputazione delle compagnie con conseguenze sullo sviluppo dei ricavi. Esiste però forte
preoccupazione per la RC Auto che sta tornando a
bruciare cassa, ha sottolineato Cimbri, aggiungendo che nell’ambito della gestione corrente il combined ratio nell’Rc Auto ha superato probabilmente il
100% con il rischio che i prezzi torneranno a salire.
Dello stesso parere si è mostrato Marco Sesana,
amministratore delegato di Generali Italia, il quale
condividendo la preoccupazione di Cimbri, ha lanciato un grido d’allarme sulle tariffe che si apprestano a salire come è già accaduto sul mercato inglese. Su questo argomento, a giudizio di Alessandro
Santoliquido, amministratore delegato di Amissima,
il rialzo dei premi, al momento contenuto, potrebbe
in realtà essere più sostenuto (+ 10% circa) se dovesse passare l’obbligatorietà della scatola nera.
Dopo anni di forte sviluppo dei rami vita,
per Camillo Candia, numero uno di Zurich Italia, le
prospettive di crescita del settore vanno trovate nella sottoassicurazione danni. Il mercato italiano è
uno dei più piccoli d’Europa, appena poco più grande del mercato olandese, Paese con 10 milioni di
abitanti, migliorando la penetrazione assicurativa
danni, anche con un forte lavoro sulle reti agenziali, che sono le priorità per moli grandi gruppi.
Oggi l’incidenza di questo portafoglio vale circa il
2% del Pil, dato più basso della media dei paesi Ocse, per cui bisogna aiutare la rete distributiva
e investire sulla trasformazione, concedendo credito al canale agenziale con l’obiettivo di migliorare i
servizi ai clienti.
Infine, come ammette il numero uno di Reale
Group, Luca Filippone, bisogna contemporaneamente “aggredire i costi e trovare nuovi ricavi”, la
complessità in cui si muovono le assicurazioni sta
nelle molte trasformazioni in atto sia nel mondo finanziario, sia nei bisogni della clientela.
Il settore, dopo una lunga stagione di sviluppo, scia
positiva che non si è fermata dalla lunga crisi postLehman, si trova oggi di fronte a un bivio: “è difficile
mantenere le aspettative senza cambiare modello
di business”, ha spiegato Davide Corradi, senior
partner e managing director di The Boston Consulting Group, “ci sono sacche di valore che si possono ancora attaccare: il primo è la produttività operativa. Più del 30 per cento dei premi vanno in costi
operativi e in costi di distribuzione. Il rischio è che
Roe è dividendi attesi siano poco sostenibili portando a un re-rating al ribasso dell’industria”.
Un’ultima annotazione sulle prospettive future del
settore è venuta da Vincenzo Troiano, socio dello studio legale Chiomenti, il quale ha sottolineato l’importanza dell’opportunità offerta al sistema
dall’erogazione di finanziamenti diretti che però lo
Stato non ha ancora colto e che porrà alle compagnie una nuova sfida.
Al convegno del Sole 24 ore si è parlato molto del
tema dell’innovazione tecnologica, ricordando che il
settore è fortemente interessato dalla rivoluzione
digitale, cavalcata sia dalle grandi compagnie sia
dalle startup che vogliono entrare in gioco puntando sull’innovazione incrementale dei modelli di offerta e di relazione con la clientela. Stiamo attraversando un momento di trasformazione dell’intero
mercato assicurativo, in grado di dare consistenza
alla diffusione di prodotti più economici e più consumer-oriented rispetto a quelli proposti fino a oggi
dagli operatori tradizionali. Il beneficio è ritenuto
enorme, fermo restando il necessario radicale cambiamento dei processi di sottoscrizione delle polizze e di gestione dei rischi. L’obiettivo è quello di
facilitare, grazie alla tecnologia, lo sviluppo e la gestione di nuovi servizi personalizzati e altamente
profilati.
Si tratta di sistemi creati e gestiti per fare da filtro
tra compagnia assicurativa e clienti, per proporre e
vendere polizze low cost. Come sta facendo Neosurance, nata a inizio 2016, che si muove nel business delle microassicurazioni con la funzione di
provider tecnologico, ha spiegato Andrea Silvello,
cofondatore della società.
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il Punto del settore assicurativo n. 91, Novembre 2016
Trattativa rinnovo CCNL ANIA: regressione
progressiva!
Che una trattativa di rinnovo contrattuale richieda
impegno e mediazione è scontato: l’avevamo perciò messo in conto anche per il rinnovo del Contratto ANIA, soprattutto alla luce della propositiva ed
innovativa piattaforma presentata dalle OOSS ( ormai nel lontano 2014).
Una piattaforma che, lo ricordiamo sinteticamente,
si propone il concreto obiettivo di rispondere ai
cambiamenti del settore assicurativo per consolidarne il futuro, tramite la valorizzazione delle professionalità di tutti lavoratori addetti, l’ampliamento del suo perimetro e l’ unicità contrattuale per un’
agevole e funzionale operatività, a tutela della qualità del lavoro di chi lo svolge (che sia il dipendente
o il datore di lavoro), anche attraverso l’introduzione di strumenti adeguati a gestire situazioni di difficoltà ( v. LCA) .
Un obiettivo impegnativo, da calare in un contesto
socio economico certo non facile, ma che vedeva e
vede il comparto assicurativo comunque solido e
redditivo, tale da essere in grado di sostenere anche un’ adeguata richiesta di aumento economico.
vo italiano, Unipol, con quello che ciò determina sul
piano delle dinamiche interne del mercato assicurativo e dei rapporti tra Compagnie.
Un’ ANIA che avrebbe dovuto quindi cogliere l’assist sindacale di rinnovare un contratto capace di
ridare linfa al comparto e prospettive di sviluppo,
nonché autorevolezza ai relativi soggetti contrattuali, in primis datoriali, concentrando l’attenzione
su determinati ma cruciali elementi di discussione:
estensione e rafforzamento dell’Area contrattuale,
valorizzazione e riconoscimento ( anche economico) delle professionalità ed inquadramento unico
( superamento quindi della cd “Terza parte” relativa
ai Call Center), ampliamento degli strumenti per la
gestione di criticità ( LCA).
Argomentazioni che ovviamente non prescindono
da una discussione
franca ed aperta
rispetto ad eventuali forme di flessibilità oraria e/o funzionale utili ad una
ottimizzazione dei
processi aziendali,
peraltro diversi da
realtà a realtà, né,
di conseguenza , a
modifiche delle attuali previsioni contrattuali.
Con questi presupposti come FIRST, unitamente
alle altre sigle, abbiamo approcciato la trattativa,
con la consapevolezza che sarebbe stato necessario integrare con fermezza le richieste sindacali e
la garanzia di un’impalcatura contrattuale di prospettiva per il futuro del settore - ma fondata su so- Peraltro il sindacato si è da sempre dichiarato dilide radici presenti-, con le posizioni della contro- sponibile a discutere senza pregiudiziali di ogni argomento, ivi compreso orario di lavoro e/o eventuaparte, ANIA.
li forme di fungibilità, laddove queste siano davveE seppure avessimo immaginato che le controproro funzionali al recupero di produttività e allo svilupposte ANIA sarebbero state forti ed orientate alla
po di opportunità, anche occupazionali.
massima flessibilità, su tutti i fronti, abbiamo dovuto
prendere atto che a volte la realtà supera la fanta- Una non preclusione alla discussione che si coniuga con la responsabilità di rappresentare varie realsia.
tà ed esigenze, che, proprio perché varie e diverse
E la realtà, triste per certi versi, è quella di un’ Asin base ai modelli organizzativi dei Gruppi e/o
sociazione che dovrebbe interrogarsi sul suo atAziende del settore, riteniamo necessario vengano
tuale grado di rappresentanza ed adeguatezza al
affrontate compiutamente nella contrattazione
settore, composito in modo assai diverso da quanaziendale, fermo il quadro di previsione e rimando
do fu costituita, stante i molteplici processi di intedel Contratto Nazionale.
grazione che hanno dato vita a pochi e grandi
Gruppi Assicurativi, cui si affiancano realtà molto Ciò che invece si è verificato è il prevalere di vecchie logiche per le quali gli attori datoriali al tavolo
più piccole
nazionale di trattativa (ma anche fuori!) vogliono su
Un’ ANIA che non vede tra le associate, e quindi al
tale tavolo definire la soluzione a loro proprie protavolo delle trattative, il secondo Gruppo Assicuratiblematiche, irrisolte a livello (continua a pag. 6)
6
il Punto del settore assicurativo n. 91, Novembre 2016
(segue da pag. 6 Trattativa di rinnovo CCNL Ania …...)
aziendale: il che comporterebbe un’ inevitabile ricaduta negativa su quelle realtà che non hanno la
stessa problematica e/o ne hanno di diverse, destrutturando un modello contrattuale che ha dimostrato negli anni funzionare nel settore assicurativo
più che altrove.
vità assicurative senza possibilità di recupero.
Questi i punti cardine che hanno portato le OO.SS.
a definire la rottura delle trattative e che evidenziano, purtroppo, come la volontà del Sindacato di
procedere con una trattativa di rinnovo contemperante dei cambiamenti avvenuti nel settore ed
orientata al miglioramento delle condizioni e dei
diritti delle figure più deboli della filiera produttiva,
sia stata interpretata da Ania come un’occasione
per dare loro poco e per togliere molto alle figure
più tradizionali del settore.
Una vecchia logica che ha pervaso il metodo stesso di fare trattativa, imponendo modalità dilatorie e
continue forzature, tali per cui dopo mesi di incontri
senza alcuno scambio di testi su cui ragionare concretamente, di e nel merito, l’ANIA ha riproposto
istanze già superate dal tavolo, peggiorative delle Spetterà ancora una volta ai lavoratori, con la parcondizioni dei lavoratori e senza alcuna reale e so- tecipazione alle assemblee e alle iniziative di mobilitazione che verranno attivate, far valere le proprie
stanziosa “contropartita”
ragioni e supportare il Sindacato nel rispedire al
Redistribuzione in chiave unilaterale, senza acmittente tale arrogante miopia.
cordo sindacale, dell’orario di lavoro, ( venerdì pomeriggio, turni, lavoro multiperiodale);
Fungibilità piena per i Call Center ( tra 1^ e 2^
sezione oltre che all’interno di ogni singola
sezione) senza alcun riconoscimento dell’inquadramento amministrativo né di adeguate
salvaguardie economiche
Previsione di fungibilità tra personale amministrativo e Call Center;
riduzione dell’inquadramento dei funzionari e
peggioramento delle fungibilità dei quinti e
sesti livelli;
Applicazione peggiorativa del Jobs Act con particolare riferimento al “demansionamento”;
Scatti di anzianità con accorpamento tabelle
ante e post ’99, con nocumento sia per gli
attuali che per i futuri assunti;
Incremento del 3% pari a 63€ lordi, per gli anni
2013-2018, a fronte di un settore con andamenti complessivamente positivi e che vede
sostanziose elargizioni per il top management;
Insufficienti garanzie per gestire eventuali situazioni di criticità aziendali e tutelare i lavoratori che resterebbero senza lavoro e per trovare soluzioni a tanti colleghi che purtroppo
sono già in tali situazioni per casi di Liquidazione Coatta Amministrativa
Debolissimo impegno sul fronte dell’estensione
dell’ Area contrattuale (applicazione CCNL
ANIA), che potrebbe di converso tradursi in
concreto rischio di esternalizzazione di atti-
7
il Punto del settore assicurativo n. 91, Novembre 2016
Appunti sull’APE
Dopo anni di 'latitanza' torna finalmente il confronto
di merito sulle tematiche previdenziali tra Sindacati
e Governo.
raggiunta un’età anagrafica pari o superiore a 63
anni e se ci si trova a maturare entro 3 anni e 7
mesi i requisiti per accedere alla pensione di
vecchiaia.
Questo anticipo funziona come un vero e proprio
prestito bancario erogabile sulla base dell’importo
della pensione netta certificata dall’Inps che si avrà
È datato infatti 28 settembre l'accordo contenente al momento della maturazione dei requisiti pensiomisure per il riequilibrio di diverse tematiche sulle nistici.
quali da tempo il Sindacato sollecitava i dovuti aggiustamenti:
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Riduzione delle imposte sulle persone fisiche Il prestito verrà rimborsato attraverso una trattenuta
effettuata dall’Inps sulla pensione netta per 20 anni,
per i redditi da persone
dopodiché la pensione tornerà integra. La rata sarà
Aumento dei trattamenti pensionistici di im- comprensiva del costo di ammortamento del prestito, degli interessi bancari passivi e degli oneri relatiporto basso
vi alla polizza assicurativa per la copertura del rischio premorienza, da stipulare con Compagnie di
Cumulo gratuito dei periodi contributivi
assicurazioni che avranno definito apposita convenLavoratori precoci
zione statale.
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Lavori usuranti
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Nuova forma di sostegno all’uscita flessibile Usufruendo del provvedimento, quindi, i lavoratori
dovranno restituire una cifra che potrà variare a sedal mercato del lavoro – APE
conda dell’importo dell’APE e degli anni di antiUscite anticipate e flessibilità della previdenza cipo pattuiti. In caso di decesso del soggetto
che ha avuto l’anticipo pensionistico il prestito ottecomplementare – RITA
nuto verrà rimborsato dall’assicurazione con la quaInterventi di riforma all’interno del sistema le è stata stipulata la polizza contro il rischio di premorienza, in modo che il trattamento pensionistico
contributivo
di reversibilità a favore dei familiari beneficiari non
subisca una decurtazione.
Perequazione dei trattamenti pensionistici
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Tra questi la tematica più controversa sicuramente
è l'Ape, Anticipo Pensionistico: strumento ben diverso dalla modifica, in anticipo, dei requisiti pensionistici che i Sindacati si proponevano, ma necessaria
mediazione, stante le posizioni del Governo e i vincoli contabili, per consentire comunque delle agevolazioni ai lavoratori più in difficoltà.
L’APE è quindi uno strumento sperimentale in vigore dal 1°maggio 2017 fino al 31 dicembre 2018, varato per consentire ai lavoratori di andare in pensione un po’prima rispetto alle regole previste dalla
riforma Fornero.
Sono state proposte tre forme di uscita anticipata
dal lavoro tramite il ricorso al prestito pensionistico
in base ai diversi beneficiari: Ape agevolata, Ape
volontaria, Ape e imprese.
(vedi tabella a pag.9)
Consente di anticipare l’uscita dal lavoro se si è
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Tabella sviluppo APE
Forma
Ape agevolata
Destinatari
Requisiti minimi
lavoratori disoccupati senza
reddito
63 anni di età e 30
anni di contributi
lavoratori in particolari condizioni di salute
63 annidi età e 30 anni di contributi
lavoratori che svolgono lavoro di cura e che assistono
familiari di 1° grado conviventi con disabilità grave
63 annidi età e 30 anni di contributi
Rata di restituzione
Nessuna penalizzazione se il trattamento
pensionistico risulta al
di sotto di 1.500 euro
lordo mensile
lavoratori che svolgono attività gravose (rischiose o pesanti) per cui la permanenza
in età elevata aumenta il rischio di infortunio
63 anni di età e 36
anni di contributi (il
lavoro gravoso deve
inoltre essere stato
svolto per almeno 6
anni di fila)
Ape volontaria
Lavoratori che scelgono di
uscire volontariamente
63 anni di età e 20
anni di contributi
4,6 - 4,7% sul trattamento pensionistico
maturato per ogni anno di anticipo
Ape aziendale
Lavoratori di imprese coinvolte
in ristrutturazioni aziendali
63 anni di età e 20
anni di contributi
Costi a carico delle
imprese
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Appalto, aperte le trattative per il
rinnovo del CCNL di categoria tra
OO.SS. e ANAPA
Se il buon giorno si vede dal mattino possiamo dire
che mercoledì 26 ottobre, a Roma presso la sede
nazionale della Confcommercio, le trattative per il
rinnovo del CCNL, tra le rappresentanze sindacali
nazionali dei dipendenti di agenzie di assicurazione
First/Cisl Fisac/Cgil F.N.A. e Uilca e l'associazione
datoriale degli agenti Anapa ReteImpresaAgenzie,
si sono aperte sotto i migliori auspici. Le Parti hanno dimostrato un forte senso di responsabilità nel
voler proseguire la discussione del rinnovo di questo contratto nazionale seguendo il filo del discorso
espresso dalle OO.SS. nella Piattaforma, presentata a suo tempo, e delle tematiche di forte interesse
e impatto argomentate dalla delegazione datoriale
di Anapa.
Di fronte alla grave crisi di crescita che colpisce il
comparto della distribuzione commerciale delle polizze e delle riorganizzazioni spinte dalle compagnie
sono necessari strumenti contrattuali che non incidano esclusivamente sulla riduzione dei costi del
lavoro ma sappiano concepire il cambiamento in
atto e riescano nel recupero della competitività delle agenzie e nel miglioramento della produttività.
Le OO.SS., da parte loro, richiedendo il consolidamento di questo CCNL, unico contratto di riferimento nazionale della categoria, provano a estendere la
sua applicazione a tutti i lavoratori del settore. Rilevando che gli ultimi interventi legislativi hanno ridotto le tutele dei lavoratori in materia di ammortizzatori sociali sia riguardo alla salvaguardia economica
che in riferimento all’occupazione.
La delegazione Anapa ha portato all'attenzione delle OO. SS. alcune osservazioni molto importanti per
gli agenti, tra le altre: recupero della competitività,
incentivazione dell'apprendistato, riduzione dei costi, modifiche per il trapasso di agenzia, miglioramento della normativa ENBASS e sulle commissioni di conciliazione.
Le OO.SS. esponendo e analizzando ogni punto
della Piattaforma hanno mostrato il loro interesse
nel potenziare o prevedere ex novo alcuni grandi
temi come quelli riguardanti le politiche sociali, al
fine di migliorare e rendere più efficaci ed esigibili le
previsioni legate alla previdenza complementare di
settore ed alle coperture di assistenza e previdenza, nonché di quegli aspetti relativi alla sicurezza
sui posti di lavoro.
La parte datoriale apprezzando l’impegno delle
OO. SS. ha voluto sottolineare come la piattaforma
rivendicativa a loro sottoposta non debba considerarsi un limite, bensì uno stimolo alla discussione
comune, un pungolo all’ascolto reciproco.
Il percorso della trattativa di rinnovo è dunque segnato e risponde alle esigenze di tutte le parti, ma
proprio per questo motivo presenta difficoltà che
dovranno essere superate col sacrificio degli interessi di parte. Ancora è presto per prevedere l’esito
di questa tornata contrattuale, ma confidiamo, come dicevamo all’inizio del nostro articolo, nel forte
senso di responsabilità che negli ultimi anni ha
sempre accompagnato le parti.
First/Cisl, Fisac Cgil, Fna e Uilca, pur esprimendo
forte perplessità alle proposte datoriali, si sono rese
disponibili ad esaminare, nell'ambito della discussione delle richieste sindacali, le sensibilità proposte da ANAPA, senza nessuna pregiudiziale da entrambe le parti.
La trattativa continuerà a Roma il prossimo 23 novembre
In redazione: Vincenzo Curtale, e mail: vcurtale@firstcisl.it Collaborano: Lucia Di Tonno, Donatella Alessandrini, Silvia Lamber(ni,
Alberto Enzini Orie+a Ruccolo.
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