Trump figlio dalla rabbia popolare

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Trump figlio dalla rabbia popolare | 1
giovedì 10 novembre 2016, 18:00
Dopo il voto
Trump figlio dalla rabbia popolare
Il punto di vista di Philip Giraldi sulle elezioni e il futuro degli Usa
di Giacomo Gabellini
L'onda lunga di queste elezioni statunitensi sembra destinata a propagarsi per parecchio tempo, sia all'interno degli Usa che
nel resto del mondo. Cosa comporta l'elezione di Trump sotto il profilo strategico? Ne abbiamo parlato con Philip
Giraldi, ex alto funzionario della Cia ora in pensione ed editorialista per 'The American Conservative'. Pochi
giorni fa, Julian Assange ha dichiarato che l'establishment non avrebbe mai permesso che Trump venisse
eletto. Ti aspettavi che le elezioni andassero in questo modo? Quali sono le principali implicazioni della vittoria
di Trump in materia di politica interna? Mi aspettavo questo risultato perché sospettavo che la rabbia nei confronti
dell'establishment avrebbe portato alle urne cittadini che non avevano mai votato. L'establishment negli Stati Uniti ruota
attorno all'asse politico-economico Washington-New York, che controlla a sua volta i grandi mezzi di informazione. È tutta
una questione di denaro e potere e a nessun candidato sarà permesso mettere in discussione lo status quo. I poteri forti
hanno attaccato subito Trump perché lo consideravano un candidato ostile ai loro interessi. Hanno cercato di diffondere la
convinzione che Trump fosse inaccettabile per via del suo temperamento e della sua scarsa esperienza ma la verità è che
nessun candidato, per quanto qualificato, che si azzardi a sfidare l'establishment viene sistematicamente marginalizzato e
denigrato, e quindi indotto alla sconfitta. È capitato a Pat Buchanan, Ross Perot, Ron Paul e Bernie Sanders. Accadrà a
qualsiasi candidato outsider o comunque inquadrato in maniera non favorevole. L'establishment può essere sconfitto quando
la rabbia popolare nei confronti delle politiche che impone raggiunge la soglia critica, come è accaduto in questo caso
specifico nonostante la classe politica e la grande informazione siano state molto abili ad esacerbare le divisioni etniche tra i
vari sottogruppi per metterli gli uni contro gli altri. Per quanto concerne la politica estera, quali saranno gli sviluppi
di maggiore rilievo? Quale credi che sarà d'ora in poi la politica statunitense verso la Russia, la Cina e l'Unione
Europea? Assisteremo a un rasserenamento dei rapporti con la Russia, ma Cina ed Iran subiranno forti pressioni affinché
ridimensionino le loro ambizioni regionali. La situazione rimarrà 'calda', ma non così pericolosa se la Russia verrà inserita
nell'equazione. La nuova amministrazione manterrà un rispetto puramente formale di fronte alle prese di posizione degli
alleati europei, ma nei fatti tenderà ad ignorare complessivamente le loro opinioni. Un approccio che rimane in vigore da
molti anni, a causa del fatto che Washington non è mai stata particolarmente interessata ad adottare strategie diplomatiche
che richiedono sottigliezza e un adeguato periodo di decantazione. Preferisce da sempre le soluzioni rapide ed efficaci che
generalmente si ottengono grazie alle minacce e all'uso della forza. L'inesperienza di Trump suggerisce che ci saranno pochi
cambiamenti al riguardo. Steve Pieczenik, che in Italia conosciamo molto bene, ha promesso che avrebbe
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/successo-trump-nasce-dalla-rabbia-popolare/
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bloccato l'ascesa verso la presidenza di Hillary Clinton, accusandola di essere a capo di un gigantesco sistema
di corruzione. E lo ha fatto parlando a nome di una nutrita parte della comunità d'intelligence statunitense.
Pensi che il suo punto di vista radicale sia effettivamente condiviso da settori importanti dello Stato? Anche
alla luce della controversa gestione dell'indagine sulla Clinton da parte direttore dell'Fbi James Comey, pensi
si sia verificato uno scontro interno allo 'Stato profondo' Usa? Pieczenik ha ragione nell'attribuire ai Clinton enormi
responsabilità per quanto riguarda il diffondersi della corruzione sia a livello istituzionale che di singoli individui, ma è una
favola che vi sia una fronda interna alla comunità di intelligence che abbia minato l'elezione della Clinton, sebbene il
verdetto delle urne possa indurre a giungere a una simile conclusione. Molti funzionari dei servizi segreti e delle forze
dell'ordine, sia attivi che in pensione, ha ritenuto che eleggere Hillary Clinton sarebbe stato un grave passo falso per il
Paese, ma di qui a pensare che questa sfiducia di base si sia tradotta in una cospirazione trasversale ai vari apparati ce ne
corre. Comey ha tentato di uscire indenne alle molte sollecitazioni (sia interne che esterne all'Fbi) a cui era sottoposto,
agendo alla fin fine in modo molto goffo. Hillary, con il suo sistema di corruzione e di favori in cambio di denaro, incarna la
versione americana dello 'Stato profondo'. Sia Trump che la Clinton hanno promesso di investire forti somme
nell'ammodernamento delle infrastrutture e nella creazione di nuovi posti di lavoro. Credi che il nuovo
presidente terrà fede alla promessa? Economicamente parlando, pensi che questo impegno sia sostenibile
senza procedere a un ridimensionamento dell'enorme apparato imperial-militare Usa? Le promesse fatte in
campagna elettorale sono parole al vento, destinate ad essere dimenticate dopo il voto. Non ci sono fondi disponibili
all'ammodernamento delle vecchie e logore infrastrutture del Paese, mentre il debito tende drammaticamente a diventare
sempre più alto. La politica di iniettare denaro pubblico direttamente nell'economia non ha mai prodotto risultati
soddisfacenti. Sfortunatamente, la sovra-esposizione imperiale è destinata a continuare sotto la nuova amministrazione, che
ha promesso di impegnarsi in una politica estera meno capillare ma più aggressiva. Alla fine, non si riusciranno a reperire le
risorse per aggiustare i problemi interni del Paese. Quali rapporti di forza si instaureranno negli Usa? È improprio
parlare di equilibrio di forze, visto che entrambe le parti sono pienamente dedite alle stesse pratiche corruttive. Il settore
finanziario compra i politici affinché approvino leggi a beneficio dei banchieri, facendo in modo che la classe privilegiata
diventi sempre più ricca, quasi sempre a spese di tutti gli altri. Non vedo come Trump possa cambiare questo stato di cose.
Come pensi che inciderà questo voto sull'esito di quella che è stata definita 'Nuova Guerra Fredda?
Disinnescando la crisi si favorirà indubbiamente una certa distensione bilaterale. Hillary Clinton dichiaro di voler intensificare
la fornitura di armi all'Ucraina e di favorirne l'ingresso nella Nato assieme alla Georgia. Ha anche annunciato che avrebbe
imposto una no-fly zone sulla Siria. Entrambe queste mosse avrebbero inesorabilmente reso molto più plausibile uno scontro
armato con la Russia che, da parte sua, aveva chiarito che avrebbe impiegato armi nucleari se attaccata. Sotto questo punto
di vista, l'elezione di Trump è da considerare molto positivamente. A cosa credi sia dovuto il successo di un
candidato tanto eccentrico e peculiare come Donald Trump? Donald Trump ha cavalcato la furia dei molti cittadini
statunitensi appartenenti alla middle-class che hanno visto declinare il proprio tenore di vita nell'ambito di un generale
depauperamento della comunità. Il governo non è riuscito né a porre sotto controllo il fenomeno dell'immigrazione illegale
né a mettere in piedi un programma sanitario sostenibile. In compenso, ha persistito nel portare avanti una serie di guerre
senza fine, accelerato il declino economico e bloccato la mobilità sociale. Entrambi i partiti sono da ritenere responsabili di
questa situazione disastrosa su cui Trump e Sanders hanno costruito il proprio successo elettorale.
di Giacomo Gabellini
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