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AL.SI.P.PE ALLEANZA SINDACALE POLIZIA PENITENZIARIA VIA DEGLI ARCELLI 00164 (ROMA) TELEFONO 3931383562 EMAIL [email protected] SITO INTERNET WWW.ALSIPPE.IT AFFILIAT I O.S.A.P.P
NUMERO
1739
DI GIOVEDI 10 NOVEMBRE
2016
Agenti
della
Polizia
penitenziaria sul piede di
guerra per via dell'apertura
del
nuovo
reparto
psichiatrico
alla
Casa
Circondariale
di
Lecce,
venerdì
indetta
una
conferenza stampa
A CURA
DELLA SEGRETERIA GENERALE AD USO INTERNO APERTO AL CONTRIBUTO
conferenza stampa convocata per venerdì
prossimo 11 novembre – conclude vorremmo quindi informare tutte le
istituzioni e i cittadini, di ciò che si sta
per mettere in atto e le conseguenze che
ne deriveranno”.(Lecce Sette)
Segreteria Generale
La Polizia penitenziaria
arresta un detenuto in
rientro
da
permesso
premio che faceva il
corriere della droga tra
l’esterno ed il carcere
Reparto psichiatrico nel carcere di Lecce:
sul piede di guerra gli agenti della
penitenziaria. Il progetto non piace ai
sindacati di categoria, che denunciano da
tempo le carenze di personale. Venerdì una
conferenza stampa per chiarire le ragioni
del no. Un reparto psichiatrico all’interno
della casa circondariale di Lecce: il progetto
non piace ai sindacati di polizia
penitenziaria, che hanno convocato per
venerdì una conferenza stampa su quello
che si sta trasformando in un caso.
All’incontro saranno presenti il Sappe,
l’Osapp, la Uil penitenziaria, il Sinappe,
Ussp, Fp Cgil, Fns Cisl.“Nella giornata
stabilita – spiega il coordinatore provinciale
della Uil Pa, Diego Leone, a nome delle sigle
sindacali - si informeranno gli organi di
stampa/tv, e i politici che vorranno
ascoltare, riguardo l’evolversi delle nostre
proteste in conseguenza dell’ ostinata
sordità dei vertici dell’Amministrazione
Penitenziaria, in merito alla apertura a tutti
i costi, del nuovo Reparto psichiatrico,
nonostante il personale già oggi sia carente,
di ben 166 unità, e senza garanzie per il
futuro, in termini di sicurezza per l’Istituto
Penitenziario leccese e per tutta la
cittadinanza”.“Ciò che oggi sta accadendo al
reparto di Lecce – prosegue - è una
forzatura oltre ogni logica, che vede solo la
realizzazione di un progetto nazionale, qual
è l’apertura del reparto psichiatrico
detentivo, senza tenere conto delle reali
condizioni lavorative e organizzative,
vigenti nelle estreme periferie. Con la
DÌ
TUTTI_
confessava di avere sostanza stupefacente
nello
stomaco
quindi
veniva
accompagnato presso il nosocomio
cittadino
per
un
controllo
più
approfondito
con
l’ausilio
della
radiografia. Venivano intercettati tre
involucri all’interno dello stomaco. Il
detenuto quindi veniva messo a stretta
sorveglianza. Successivamente evacuava
gli involucri dove all’interno vi erano ben
avvolte circa 30 dosi di cocaina, 10 dosi di
marijuana e 7 dosi di subutex. Tutta
l’operazione
è
stata
ottimamente
coordinata dal Comandante di Reparto la
Dottoressa
Vice
Commissario
Di
Desidero Miriam e seguita in tutte le sue
fasi dal Direttore del penitenziario la
Dottoressa Patrizia Incollu. Al termine
dell’operazione sia il Comandante che il
Direttore si sono congratulati con il
personale.(Sardegna Report)
360 Agenti penitenziari
presenti rispetto ai 420
previsti
in
organico,
carenza che costringe i
lavoratori a turni pesanti
Carcere Bancali Sassari: detenuto rientra
da permesso con stupefacenti nello
stomaco. La Polizia penitenziaria arresta
un detenuto in rientro da permesso
premio che faceva il corriere della droga
tra l’esterno ed il carcere .Sassari, Carcere
Bancali: il 27 ottobre u.s. su disposizione
del P.R.A.P. Sardegna di Cagliari, le unità
cinofili antidroga del Distaccamento di
Badu’e Carros di stanza a Nuoro
procedevano ad effettuare i controlli
ordinari su un detenuto che rientrava in
Istituto dopo aver usufruito di un
permesso premio di sette giorni.
Immediatamente i “colleghi a quattro
zampe”, Jedro, un Rottweiler, coadiuvato
da
Badiane,
un
Pastore
Belga,
segnalavano
il
detenuto.
Immediatamente i conduttori Cinofili,
con il Sottufficiale di turno ed in base alle
direttive
impartite
dallo
stesso,
bloccavano l’uomo prima che facesse
ingresso nella sezione detentiva. Poco
dopo il detenuto messo alle strette
Carceri, Sdr: "Dopo due anni ancora
carenze in carcere Uta" .Le problematiche
strutturali permangono e anzi si sono
acuite per una crescita esponenziale di
detenuti, una drastica riduzione di agenti
penitenziari e di educatori nonché
l’assenza di un Vice Direttore“E’ arrivato
anche il secondo anno di vita per il
Villaggio Penitenziario di Uta, ubicato
nell’area industriale di Cagliari dove ha
sede la Casa Circondariale intitolata a
“Ettore Scalas”, ma le problematiche
strutturali permangono e anzi si sono
acuite per una crescita esponenziale di
detenuti, una drastica riduzione di agenti
penitenziari e di educatori nonché
l’assenza di un Vice Direttore. Fino a due
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settimane orsono inoltre mancava perfino il
Cappellano e si attende la stesura del
Regolamento d’Istituto, un documento
fondamentale per le garanzie di tutti”. Lo
afferma Maria Grazia Caligaris, presidente
dell’associazione
“Socialismo
Diritti
Riforme”, ricordando che “gli edifici
prefabbricati della Casa Circondariale,
articolata in 15 sezioni, non garantiscono
una
completa
impermeabilizzazione
dall’acqua piovana. Il Padiglione destinato
ai detenuti in regime di massima sicurezza
(41bis) non solo non è stato completato ma
addirittura
le
opere
realizzate
e
l’infrastrutturazione tecnologica si stanno
deteriorando irrimediabilmente, in attesa
che il Ministero delle Infrastrutture indica
un nuovo bando per concludere i lavori
iniziati ormai 9 anni fa”. “Il tempo trascorre
inesorabilmente ma ciò che si evidenzia
dalla condizione dell’Istituto – sottolinea
Caligaris – è il totale disinteresse da parte
del Dipartimento dell’Amministrazione
Penitenziaria per rendere la struttura
pienamente idonea alla sua funzione
risocializzante. Sembra infatti evidente la
volontà di utilizzare gli spazi solo per
contenere i reclusi. Non a caso da alcune
settimane è stata attivata una sezione di
Alta Sicurezza dove attualmente sono
collocati oltre una trentina di ristretti.
Superata la capienza regolamentare l’Istituto annovera 588 ristretti (21 donne;
90 in attesa di primo giudizio) per 567 posti
- una buona parte delle celle ospitano ormai
tre detenuti; in alcune sezioni è stato
necessario inserire la quarta branda
nonostante le stanze detentive siano state
progettate per due persone private della
libertà nell’ottica di occuparle solo la
notte”. “In realtà l’apertura delle celle non
coincide con attività lavorative per tutti. La
maggior parte dei detenuti trascorre il
tempo inattivo sulla branda o nelle salette
di socialità. Il lavoro interno è poco
qualificato e quello esterno purtroppo
scarso, benché la presenza nell’area
industriale potesse far presagire una
moltiplicazione delle opportunità. A ciò si
aggiunga la difficoltà di impiegare
utilmente
persone
con
differenti
problematiche. Si riscontra infatti un’alta
percentuale di tossicodipendenti (circa
40%), molti con doppia diagnosi. Le
difficoltà di avviare un percorso realmente
riabilitativo – aggiunge la Presidente di
SDR – sono rese ancora più complesse dallo
scarso numero di Educatori. Sono infatti
rimasti soltanto in 7, compreso il
Responsabile dell’Area, prevalentemente
impegnati nella stesura di relazioni e
attività
burocratiche”. “Altro
punto
nevralgico è il numero insufficiente di
Agenti della Polizia Penitenziaria. La Casa
Circondariale di Cagliari è una struttura
complessa, dispersiva, in cui operano 360
Agenti rispetto ai 420 previsti in organico.
Una carenza che costringe i lavoratori a
turni pesanti per un’attività – conclude
Caligaris – che richiede doti umane e
professionali di altissimo livello per gestire
disperate solitudini, disagi familiari e
sociali, tematiche sanitarie. Problematiche
che peraltro avrebbero necessità di
strutture alternative alla detenzione in
carcere”.(Cagliari Pad)
Polizia
penitenziaria.
rinviene
nel
tratto
intestinale un arrestato
una
dozzina di ovuli
contenenti cocaina
Cocaina davanti alle scuole di Parma: due
arresti.L'operazione della polizia nei
pressi del polo di via Toscana Cocaina di
buona qualità venduta davanti alle scuole
di Parma. Un giro di spaccio gestito da
due pusher, completamente sconosciuti
fino a oggi alle forze dell'ordine, capaci di
organizzare
l'intera
filiera
dello
stupefacente:
dall'approvvigionamento
della droga sul mercato spagnolo, al
trasporto, fino al taglio e alle
preparazioni delle dosi.L'attività illegale è
stato scoperta dalla squadra Mobile di
Parma vicino al Polo scolastico di viale
Toscana, grazie a una serie di
segnalazioni arrivate dallo stesso istituto.
La polizia ha lanciato il blitz lo scorso 14
ottobre, fermando Ramon Wascar
Encarnacion Diaz (30 anni) e Andino
Victor Ramirez Peralta (41), entrambi di
origine dominicana, trovati in possesso di
quattro ovuli di cocaina, pari a circa 50
grammi. Ulteriore stupefacente è stato
scoperto nell'abitazione di Diaz, nella
zona di viale Mentana: si tratta di 28
ovuli (330 grammi circa) di cocaina
purissima, cui si aggiungono altri 160
grammi di sostanza in polvere e ancora 12
involucri
termosaldati,
contenenti
sempre cocaina (circa dieci grammi).
Un'altra dozzina di ovuli sono poi stati
rinvenuti nel tratto intestinale di Peralta,
successivamente recuperati grazie alla
collaborazione
della
polizia
penitenziaria.(La Repubblica.it)
Presunti
pestaggi
al
carcere
di
Ivrea
,interrogazione
al
ministro della Giustizia
per far luce sui fatti
La denuncia di un detenuto confermata
dal Garante cittadino. Confermata
l'indiscrezione anticipata da Il Dubbio sul
racconto del Garante del comune
Armando Michelizza in merito ai pestaggi
che sarebbero avvenuti all'interno della
casa circondariale di Ivrea e denunciati
tramite una lettera di un detenuto. Il
Garante nazionale dei detenuti Mauro
Palma a Il Dubbio, ha spiegato che
appena è venuto a conoscenza della
denuncia, subito si è attivato consultando
il garante dei detenuti del comune di
Ivrea. Michelizza ha confermato al
Garante nazionale che da tempo nel
carcere di Ivrea vige un clima di tensione
a causa della mala gestione della
direzione, che giunge a sfociare in episodi
di violenza ai danni dei detenuti. Sempre
Michelizza non ha nascosto il problema
della grande difficoltà che ha nello
svolgere la sua funzione rispetto alle
esasperazioni delle spinte securitarie
all'interno dell'istituto. Il garante dei
detenuti del carcere di Ivrea ha inoltre
confermato di aver visitato due detenuti
coperti di lividi su tutto il corpo.
Nel frattempo, sempre da fonti del nostro
giornale, trapela l'ipotesi che nel carcere
di Ivrea esisterebbe una "cella zero" come
ai tempi del carcere di Poggioreale.
Sarebbe
una
cella
"liscia",
che
nell'ambiente carcerario eporediese viene
soprannominata "L'acquario". In quella
cella verrebbero isolati e maltrattati i
detenuti
considerati
irrequieti.
A
confermare la veridicità dei fatti sarà la
magistratura inquirente.La lettera di
denuncia presentata dal detenuto Matteo
Palo parlava di violenza indiscriminata da
parte di una "squadretta" composta da
guardie penitenziarie provenienti dal
carcere di Vercelli. Gli agenti avrebbero
utilizzato idranti e manganelli picchiando
almeno cinque detenuti. Nessun dottore
avrebbe stilato un referto medico. Tutto
ciò sarebbe avvenuto durante la notte tra
il 25 ed il 26 ottobre in seguito a una
protesta dei detenuti. A confermare
alcuni aspetti della denuncia è stato
anche il garante regionale Bruno Mellano
che nella giornata di mercoledì è andato a
fare una visita nel carcere. Ha incontrato
sia la direttrice, Assuntina Di Rienzo, che
i detenuti coinvolti nel caso delle
presunte violenze.Mellano rappresenta
come le versioni dell'amministrazione
dell'istituto penitenziario di Ivrea e quella
dei detenuti continuino a non combaciare
e, tuttavia, ha riscontrato che le
testimonianze dei ristretti convergono
nella denuncia di violenze e, in almeno
due casi, ha verificato l'esistenza di lividi
e residui di ematomi e appreso che ai
feriti non è stata effettuata alcuna
prognosi medica. Risulta inoltre che la
Procura di Ivrea ha ricevuto almeno
tredici esposti nel giro di un anno e
cinque sono i fascicoli aperti contro ignoti
per lesioni.La direttrice del carcere nega
che ci sia stata violenza da parte degli
agenti, tanto da aver messo a
disposizione della magistratura le
immagini
dell'impianto
di
video
sorveglianza: ma è trapelata la notizia che
- esattamente il giorno dei presunti
pestaggi avvenuti alla sezione del quarto
piano - le videocamere a circuito chiuso
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non fossero in funzione. Nel frattempo la
deputata del Pd Anna Rossomando, in
merito ai presunti pestaggi, ha presentato
un'interrogazione al ministro della Giustizia
per chiedere di far luce su quanto è
accaduto, su quale sia la situazione attuale e
su quali provvedimenti si intendano
adottare.(Il Dubbio)
ATTO CAMERA
INTERROGAZIONE A RISPOSTA
ORALE 3/02607
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 701 del 03/11/2016
Firmatari
Primo firmatario: ROSSOMANDO ANNA
Gruppo: PARTITO
DEMOCRATICO
Data firma: 03/11/2016
Destinatari
Ministero destinatario:
 MINISTERO DELLA
GIUSTIZIA
Attuale
delegato
a
rispondere: MINISTERO
DELLA
GIUSTIZIA delegato in data 03/11/2016
Stato iter:
IN CORSO
Atto
del Piemonte ha sottolineato come «la
situazione di Ivrea emerge in questo
periodo come una delle più delicate (...) le
segnalazioni su quel carcere sono
ricorrenti
e
preoccupanti»;
infine, si apprende ancora da notizie di
stampa che, nei prossimi giorni,
l'amministrazione penitenziaria compirà
un sopralluogo a Ivrea per accertare
quale sia l'esatta dinamica dei fatti al
centro delle inchieste e che la procura ha
fatto sapere che «Ci sono fascicoli per
lesioni contro ignoti aperti a seguito di
esposti presentati dai detenuti e dal
garante – Non si tratta di un'indagine al
momento. Gli accertamenti sono in
corso»
–:
quali iniziative intenda adottare per fare
chiarezza sull'accaduto e su tutti i fatti
riportati, quali siano i provvedimenti sin
ora assunti e quali iniziative intenda
adottare per affrontare la situazione di
criticità del carcere di Ivrea. (3-02607)
Oristano: Massama, la
piccola Alcatraz sarda che
rischia
di
diventare
Guantánamo
Camera
Interrogazione a risposta orale 302607
presentato da
ROSSOMANDO Anna
testo di
Giovedì 3 novembre 2016, seduta n.
701
ROSSOMANDO. — Al Ministro della
giustizia . — Per sapere – premesso che:
da notizie di stampa pubblicate in questi
giorni, si apprende che vi sono state
segnalazioni di episodi di violenza nel
carcere di Ivrea, in particolare risulterebbe
che il 14 ottobre 2016, un gruppo di
detenuti aveva incendiato rotoli di carta e
rotto suppellettili nelle celle per protestare
contro le condizioni di vita all'interno del
carcere;
l'ultimo episodio, risalente ad una
settimana fa, ha riguardato la denuncia di
un recluso sul sito « Infoout» dove il
detenuto racconta che, nella notte del 25
ottobre «le guardie hanno usato violenza
indiscriminata... chiamata la squadra di
supporto da Vercelli e riuniti in forza armati
di idranti e manganelli hanno distrutto dei
compagni detenuti riducendone due quasi
in fin di vita», facendo seguire l'elenco dei
detenuti picchiati, con nomi e cognomi;
in relazione a ciò, da notizie di stampa, lo
stesso Garante dei detenuti eporediese
avrebbe affermato, pur con tutta la
prudenza del caso, che: «Sono stato in
carcere nei giorni successivi e ho incontrato
uno dei due detenuti che denunciano di
essere stati malmenati. Effettivamente ho
visto lividi e ferite al naso»; la direttrice del
carcere di Ivrea, successivamente, con una
nota, ha smentito «l'intera dinamica dei
fatti fantasiosamente ricostruiti nella lettera
di un detenuto riportata da alcuni organi di
informazione», aggiungendo che «non è
mai avvenuto presso questo istituto alcun
pestaggio»; il garante regionale dei detenuti
45 detenuti hanno scritto al ministro
orlando per lamentare le condizioni della
struttura. Di nuovo clima di tensione
all'interno del super carcere sardo di
Massama. Nei mesi scorsi - come già
riportato da Il Dubbio - i detenuti
avevano inscenato una protesta per
denunciare la situazione al limite della
sopportazione. Per evitare che la
situazione esplodesse, il funzionario
ministeriale
aveva
avviato
una
mediazione per cercare di riportare la
calma dentro il carcere. All'inizio del
mese di aprile vi era giunto a far visita
anche Mauro Palma, il Garante nazionale
dei detenuti e aveva promesso che
avrebbe sollevato il problema a chi di
competenza.
Così aveva fatto, ma le richieste del
Garante sono rimaste tuttora inattuate.
Per questo motivo 45 detenuti di
Massima hanno inviato una lettera al
ministro della Giustizia preannunciando
nuove proteste. Maria Grazia Caligaris,
presidente dell'associazione socialismo,
diritto e riforme si è fatta portavoce della
protesta e denuncia l'aggravarsi della
situazione. "Nel carcere di Massama conferma Maria Grazia Caligaris convivono 284 detenuti, quasi tutti di
altre regioni, e in regime di alta sicurezza,
per 260 posti. Si tratta prevalentemente
di ergastolani che, nel rispetto della legge
sull'ordinamento
penitenziario,
dovrebbero poter disporre di una cella
singola e di un lavoro. Il maggior disagio
è legato alla difficoltà di avere un dialogo
costante
con
il
direttore".
Quello di Massama è una piccola Alcatraz
sarda che sorge nel nulla e dove sono
ristretti ? grazie ad una direttiva del Dap
emanata nel 2014 - molti detenuti
condannati per reati legati alla mafia. Il
carcere - struttura consegnata alla fine
del 2012 - fin dall'inizio aveva evidenziato
delle carenze. Risulta che nei muri dei
corridoi e di alcune celle sono visibili i
segni dell'umidità, in alcune pareti
l'intonaco è cadente, alcuni tubi sono
arrugginiti.
Il carcere è ancora in fase di rodaggio
nonostante siano passati quasi quattro
anni. Non c'è un posto dove fare attività
fisica, la scuola, la biblioteca, il teatro. I
detenuti, quasi tutti in regime "ex 41 bis",
possono uscire dalla cella per sole quattro
ore al giorno. Ma il degrado c'era anche
quando vi erano ristretti esclusivamente i
detenuti comuni. Nel 2013 cominciarono
già le prime proteste. " Questo non è un
carcere, ma un lager creato per
spersonalizzare il detenuto e non per
prepararlo a un graduale reinserimento
nella società. Si parla tanto di regimi duri
per mafiosi, ma qui il regime punitivo lo
subiamo noi", così denunciarono i
detenuti comuni appena giunti nel
carcere
appena
consegnato.
A lamentarsi però non sono solo i
detenuti, ma anche gli agenti della polizia
penitenziaria che dicono di non essere in
grado ? a causa della carenza di personale
? di far svolgere le attività e puntano
anche loro il dito contro la direzione del
carcere. Nel frattempo i detenuti
denunciano di essere ristretti in
condizioni che violano le norme di legge e
i regolamenti di esecuzione.In particolare
lamentano il sovraffollamento delle celle,
che riduce lo spazio disponibile al di sotto
dei
parametri
legali,
una
regolamentazione dei colloqui con i
familiari che penalizza i detenuti
provenienti dalle altre regioni, la mancata
fruizione di attività ricreative, rieducative
e culturali e la totale assenza di contatti
con il magistrato di sorveglianza e le
associazioni del volontariato. Un carcere
completamente abbandonato e privo di
funzione riabilitativa.I numeri messi a
disposizione dal Dap però non tornano.
Secondo i dati reperibili sul sito del
ministero della Giustizia, aggiornati al 30
settembre, i detenuti risultano 284 su
una capienza regolamentare di 260 posti.
Quindi, secondo questi dati, ci sarebbero
"solamente" 24 ristretti in più. Ma
visionando la scheda completa del
carcere di Oristano - sempre reperibile
sul sito del ministero - risulta che il
numero esatto delle stanze di detenzione
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che possono ospitare un massimo di due
persone,
sono
123.
Quindi
il
sovraffollamento risulterebbe maggiore.Ma
il dato cresce ancora di più se prendiamo in
considerazione gli ergastolani che per legge
hanno il diritto - non rispettato nel carcere a una cella singola. Ecco spiegato perché come denunciano i detenuti - in una cella
adibita a solo due posti letti, è stata
aggiunta una terza branda. Se i dati
venissero confermati, la piccola Alcatraz
assomiglia sempre di più ad una
Guantánamo. Le proteste, nel frattempo
sono riprese, sperando che arrivi presto una
soluzione. Il Dubbio
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2) Documento di riconoscimento
La Segreteria Generale in collaborazione
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e locali presenti sul territorio ha stipulato
una serie di convenzioni per gli iscritti
Alsippe e i propri familiari , per usufruire
di servizi con sconti particolari. Per
usufruire dei predetti sconti bastera’
esibire la
Tessera Servizi Alsippe che
potra’ essere richiesta ai responsabili delle
Segreterie Sindacali . Cliccando il link
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nr. 0362589 del
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1)Fotocopia del libretto di circolazione
fronte e retro
Circolari ministeriali e note
D.A.P. novembre 2016
Ministeriale DAP
4.11.16
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definito una convenzione per la stipula di
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Per eventuali preventivi e ulteriori
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Nel caso in cui sia un familiare
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vigente, per altre informazioni contattare
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