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The economy of the group
between
interdisciplinary and internationalization
Questa discussione prende ispirazione da un
approccio teorico psicodinamico denominato
“gruppoanalisi” generato dalla collaborazione tra
Sigmund Foulkes e Norbert Elias attorno agli anni 40
nell’ambito della Scuola di Francoforte (dove Karl
Polanyi parlava di “market embedded in Society).
Norbert Elias sociologo fortemente centrato sugli
aspetti soggettivi delle persone; Foulkes psicoanalista
attento al contesto e al sistema relazionale di vita
degli individui che arriva a concepire la malattia
mentale come il frutto della disfunzione del gruppo
famigliare.
Foulkes ed Elias fondano a Londra, negli anni 40 la
Group Analytic Society come strumento di
aggregazione internazionale dei colleghi interessati a
questo tipo di speculazione e come strumento di
ricerca e approfondimento delle loro ipotesi.
In questa ipotesi teorica la costruzione degli individui
viene descritta attraverso una sequenza di elementi
identitari acquisiti attraverso l’appartenenza ai diversi
gruppi di cui l’individuo è parte; a partire dalla
famiglia, gruppo primario, attraverso i gruppi
secondari fino al macrosociale; gruppo a cui ora,
attraverso la comunicazione world wide, possiamo
immaginare una forma di appartenenza. Tale
intreccio è specifico per ciascuna persona e definisce
sia l’unicità che la comunanza con gli altri parte di
uno stesso processo.
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(LA GOCCIA) LA MATRICE
Un altro concetto utile per la nostra discussione è
quello di “matrice”, ovverossia quell’insieme di
contenuti e relazioni implicite che concorrono a
creare una sorta di automatismo rappresentazionale
del contesto in cui gli elementi stanno insieme in una
forma data…. e corrispondono ad una forma mentis
relativa all’insieme e a sé nell’insieme.
Si tratta di una rete che sostiene tutti i processi
mentali individuali e social allo stesso tempo.
BENI RELAZIONALI E BENI POSIZIONALI
Il gruppo, per sua definizione, crea relazioni di vario
tipo che, per la nostra discussione, consideriamo
nella loro capacità di valorizzare elementi di
orizzontalità, di reciprocità ovvero di rivalità e
verticalità. Sto parlando di quelli che vengono definiti
beni relazionali ovvero posizionali. La forma di
organizzazione e di esistenza del gruppo è quella che
determina la possibilità di sviluppare beni di un tipo o
di un altro.
I primi, i relazionali, si realizzano attraverso la
valorizzazione di elementi di reciprocità, pariteticità e
gratuità; quello che potremmo considerare un
processo virtuoso capace di moltiplicare i beni che in
tali scambi si producono.
L’altro da sé, in questa visione delle relazioni può
costituire elemento di divergenza e di creatività per
ciascun altro. Si parla quindi di un sistema a somma
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variabile, un sistema win win (parafrasando John
Nash)
I beni posizionali, viceversa si caratterizzano per la
loro capacità di valorizzare gli elementi verticali del
gruppo così come l’omologazione ad un pensiero
unico. Le relazioni sono asimmetriche e la
valorizzazione delle molteplicità è assente. Si parla di
un sistema a somma zero, basato sulla scarsità. Un
sistema relazionale win- lose; lose-win.
L’ECONOMICITA’ DEL GRUPPO
L’inizio della discussione sulla “economicità del
gruppo” ebbe luogo presso la GAS nell’ambito del
managed care system attorno alla valutazione di
efficacia e di efficienza delle psicoterapie.
La ricerca fu svolta a Colonia nei primi anni del 2000
confrontando situazioni di psicoterapia individuale a
situazioni di psicoterapia di gruppo all’interno dello
stesso riferimento teorico gruppoanalitico e si vide
che, in termini di efficacia, il risultato era lo stesso; in
termini di efficienza, viceversa era 1 a 13 a favore del
gruppo… là dove i gruppi erano costituiti da 7
persone… non si trattava quindi solo del risparmio di
un terapista per i 7 pazienti… quanto veniva
sviluppato era altro …. qualcosa che fu individuato,
attraverso un approfondimento della ricerca, come
acquisizione di capacità ulteriori conseguenza del
fitto scambio relazionale che include il pur non
semplice passaggio da uno stato di sofferenza ad uno
stato di benessere!!! Tutto ciò avveniva attraverso
l’esposizione, ad un processo, la psicoterapia di
gruppo gruppoanalitica, che era in grado di
modificare la situazione di sofferenza in situazione di
benessere attraverso la comprensione dei propri
dinamismi psichici a confronto con quelli degli altri
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del gruppo. Il tutto avveniva in un intreccio di
elementi cognitivi ed emotivi relativi al “qui ed ora”
della situazione e ad elementi dislocati in un tempo e
in uno spazio altrove dove si intreccia la conoscenza
degli altri presenti al gruppo e partecipi di quella fitta
rete di comunicazione che si crea nella misura in cui
ciascuno può comunicare il sé, la propria identità agli
altri insieme con la disponibilità ad acquisire i
contenuti altrui.
Lo scambio tra i pazienti, in questo modo, per la sua
qualità paritetica costituisce potenziale per il
cambiamento di ciascuno alla ricerca di una forma
ottimale o quanto meno migliorata della propria
esistenza. Là dove peraltro, ciascuno è attivo
elemento divergente per ciascun altro provocando
una produzione teoricamente infinita di beni
relaziona offrendo così la possibilità di diverse
prospettive nella conoscenza e nella comprensione
del mondo.
ILLUSIONI OTTICHE
In altre parole si può parlare di modificazione della
matrice individuale (patogena con forma relazionale
win-lose) attraverso una “esperienza emotiva
correttiva” che consente di modificare la matrice di
ciascuno attraverso l’esperienza di appartenenza ad
un gruppo con matrice relazionale win win …
Yung e la chimica “L’incontro di due personalità è
come il contatto tra due sostanze chimiche; se c’è
una qualche reazione, entrambe ne vengono
trasformate:
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E’ immediatamente comprensibile come una
situazione di questo genere sia in grado di sviluppare
un numero di scambi teoricamente infinito …
Questo è quella che viene intesa come “economicità
del gruppo” : la creazione di risorse, di ricchezza
opposto alla creazione di scarsità del pensiero unico
(Stiglitz) che significa non tanto la riduzione delle
risorse, bensì quella che in gergo evangelico ricorda il
miracolo dei pani e dei pesci ….
Perché questo dinamismo si realizzi occorre essere in
grado di attivare un processo che non si realizza
attraverso una linearità , ma attraverso una forma
teoricamente infinita di oscillazioni che vanno dalla
curiosità della conoscenza (investimento libidico) al
timore del cambiamento fino alla paura di perdere
l’identità. Un altro dinamismo implicito è quello che
oscilla tra l’apertura alla comunicazione sulla diversità
e la chiusura in un sé timoroso di perdersi….
INTERDISCIPLINARIETA’
E’ intuitiva a questo punto l’implicazione dei
dinamismi descritti se affrontiamo il tema della
internazionalizzazione e della interdisciplinarità.
Parlando di questi due fenomeni non possiamo
prescindere dall’idea di gruppo: un gruppo, gruppi di
diverse discipline, un gruppo, gruppi di diversi paesi.
In ambedue i casi è importante considerare elementi
di soggettività e dinamismi di gruppo istituzionali e
non solo.
Nell’ambito della Ricerca si è lavorato per molti anni
tentando di accentuare elementi di specificità
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separandoli dall’insieme; quella che è stata definita la
specializzazione. Tale fenomeno ha contribuito ad
approfondire elementi della conoscenza isolandoli da
altri elementi della realtà. Tipica in questo senso è la
dicotomizzazione tra psiche e soma, non presente
nei lavori della medicina delle origini dove l’essere
umano era considerato nella sua interezza.
(Ippocrate)
Stiamo parlando di un approccio alla conoscenza che
si è attivato con
moto oscillatorio tra
approfondimento del dettaglio e insieme. A partire
da una forma olistica, è stata sviluppata una forma
specializzata fino ai tentativi attuali di recuperare un
olismo nuovo capace di intrecciare la specializzazione
con l’insieme… l’approccio multidisciplinare.
Si tratta di un processo che non è semplice poiché
deve fare fronte a svariati fenomeni legati all’identità
soggettiva del ricercatore, a quella del gruppo
disciplinare di appartenenza e a quella precisa
prospettiva verso la conoscenza e verso gli strumenti
utili e utilizzabili.
A questa riflessione occorre aggiungere l’influenza
che le Istituzioni per la conoscenza hanno nella loro
visione del mondo e della convivenza e le strutture
organizzative di conseguenza.
Ad
esempio,
nelle
Istituzioni
universitarie
attualmente vale la regola della rivalità spinta al
massimo con la pretesa che questo dia il meglio
possibile. Questa visione del mondo, questa oikòs
nomos, questa regola della convivenza, dispone le
persone in una forma relazionale di gruppo del tipo
lose-win, win-lose secondo il modello dei beni
posizionali.
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Questa forma non favorisce lo scambio che potrebbe
essere alla base di un attivo e proficuo lavoro di
collaborazione e di intreccio interdisciplinare, al
contrario tende a ridurre la possibilità di moltiplicare
le risorse e la conoscenza.
Questo fenomeno che avviene a livello
dell’organizzazione, è spesso supportato da elementi
di soggettività che fanno riferimento alla paura di
perdita dell’identità professionale e di “uscita”, di
esclusione, dal gruppo disciplinare di appartenenza.
Se quindi la multidisciplinarietà viene incoraggiata
quasi solo in teoria, nelle organizzazioni universitarie,
fenomeni simili avvengono dei processi di
internazionalizzazione dove elementi strutturali e
culturali tendono ad intrecciarsi favorendo il
mantenimento di confini invalicabili sia per gli
individui, sia per le istituzioni nazionali coinvolte.
Confini buoni identitari e confini rigidi impermeabili….
La paura di perdita di identità è certamente un
elemento molto rilevante. A questo credo si possa
aggiungere la questione della relazionalità rivalitaria,
basicamente guerresca del modello economico nel
quale viviamo basato sulla vincita dell’uno sull’altro
che ci rende reciprocamente nemici perché se vinco
io, perde lui e viceversa…
Sarebbe davvero molto bello, interessante e
realmente “economico” tentare di attivare un’azione
virtuosa win win fra le discipline per realizzare uno
sviluppo della conoscenza dedicata agli esseri umani
nella loro accezione di esseri capaci di sviluppare un
numero teoricamente infinito di beni relazionali
insieme con le conoscenze di cui abbiamo bisogno e
desiderio.
Per
quanto
riguarda
la
questione
dell’internazionalizzazione credo che si possa dire
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qualcosa di simile a quanto detto prima
relativamente
all’interdisciplinarietà.
Pare
particolarmente interessante osservare quanto sta
accadendo ora in Europa figlia di un volere di unità e
di dialogo.
Il dialogo, in realtà ,al di là delle buone intenzioni, è
avvenuto il più delle volte tra pochi rispetto al reale
numero dei presenti o degli aventi diritto secondo
modalità di tipo “beni posizionali” con aggregazioni
che tendono a monopolizzare l’insieme.
Questo dinamismo gruppale è riconosciuto come
forma difensiva dal gruppo (accoppiamento) che, in
questo modo, viene dimezzato o parcellizzato
sfavorendo, in tal modo, il processo di aggregazione
e di dialogo tra tutti mantenendo così una
dislocazione verticale dei membri del gruppo dove c’è
qualcuno che prevale sugli altri.
E’ intuitivo come questa forma sia difficilmente
accettabile come espressione di dialogo tra i membri
del gruppo.
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