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MENSILE DELLA COMUNITA’ CRISTIANA DI PONTECITRA
Anno 17 - N. 1 • Novembre 2016
Diffusione gratuita ad uso interno
Il sigillo di Dio
Ben ritrovati! In ogni numero di questa nuova stagione dedicheremo
ampio spazio all’esortazione apostolica “Amoris Laetitia”. Lo faremo
attraverso testimonianze dirette di coppie della nostra comunità
perchè il matrimonio e la famiglia sono una speciale benedizione di Dio
per la condizione umana, decisiva per la qualità della umana convivenza,
fondamentale per la testimonianza della fede. Buona lettura.
Sociale
Amoris Laetitia
Editoriale
La capacità di ascolto
di un cristiano
pag. 3
Il matrimonio:
mistero grande
pag. 4
Amoris Laetitia
Accettare
il compromesso
pag. 5
Previdenza: quando è come
si andrà in pensione
pag. 7
2
Avvisi Novembre 2016
Mensile della Comunità
Cristiana di Pontecitra
Parrocchia del Sacro Cuore
Anno 17 - N. 1 - Novembre 2016
Direttore responsabile:
Don Pasquale Giannino
Redazione: Francesco Aliperti Bigliardo,
Carmine Egizio, Francesco Panetta,
Maria Carmela Romano, Salvatore
Sapio, Mariateresa Vitelli.
novembre
Orario delle Sante Messe
- Martedì ore 16,30-17,30: Catechismo per i fanciulli del primo anno
- Mercoledì ore 16,30-17,30: Catechismo per i fanciulli del secondo anno
- Sono aperte le iscrizioni per i ragazzi che desiderano frequentare il Corso
di Cresima
- Domenica 13 ore 12,00: Celebrazione dei battesimi
- Domenica 27: Prima domenica d’Avvento
Progetto grafico e impaginazione:
Carmine Egizio
Questo giornale è online al sito:
www.chiesadipontecitra.it
Compendio al
Catechismo della
Chiesa Cattolica
143. Quale relazione c’è
tra lo Spirito e Cristo
Gesù, nella sua missione
terrena?
Il Figlio di Dio attraverso l’unzione
dello Spirito è consacrato Messia
nella sua umanità fin dall’Incarnazione. Egli lo rivela nel suo insegnamento, compiendo la promessa fatta ai Padri, e lo comunica
alla Chiesa nascente, alitando sugli
Apostoli dopo la sua Risurrezione.
Poesia
di Vincenzo Cerasuolo
’N’amico ajeressera
lassànnome m’ha ditto:
“Stò stracquo ’un veco ll’ora,
d’ ’a casa mia ’e turnà’”.
...E tu m’ ’a chiamme casa
’sti qquatte mure scure,
addò nisciuno aspetta,
nisciuno penza a te?
’A casa è ’nu calore
ca, comme trase ’a porta,
t’avvampa ’a faccia e ’o core...
e dà ’a felicità.
’A casa è ’na femmena
c’aspetta a ll’ommo sujo,
’A casa è ’nu tiano
ca volle ’ncopp’ ’o ffuoco,
addò ’na mana d’oro
allera sta a girà’.
’A casa è ’na cònnola
addò ’nu ninno dorme,
chiagne, ride o pazzéa
pe’ ffa’ felice a te.
Chesta se chiamma casa,
no chella addò tu staje...
e chesta è ’a casa mia...
addò voglio murì’.
cchia
Domenica 16 ottobre.
Servizio mensa di alcune volontarie
della nostra parrocchia reso
al Centro San Paolino
di Pomigliano d’Arco.
Intenzione generale:
• Perché i Paesi che accolgono
un grande numero di profughi e
rifugiati siano sostenuti nel loro
impegno di solidarietà.
e dall’Episcopato italiano:
• Perché, ascoltando la chiamata comune alla santità, seguiamo
con rinnovato slancio il Signore
Gesù, volto della misericordia del
Padre.
è chillu vaso doce
ca po’ lle vene a dda’.
In Parro
APOSTOLATO
DELLA PREGHIERA
Intenzione Missionaria:
• Perché nelle parrocchie sacerdoti e laici collaborino nel servizio
alla comunità senza cedere alla
tentazione dello scoraggiamento.
’A casa
Caffetteria
Via Isonzo - MARIGLIANO
Tel. 081 885 36 68
Novembre 2016 Editoriale
3
Riflessioni del nostro parroco
La capacità di ascolto di un cristiano
di Don Pasquale Giannino
A
volte mi chiedo: cosa posso
fare per trasmettere agli altri la bellezza di aver conosciuto Gesù? Come, cioè, condividere
la gioia di essere cristiani? Non per fare
proseliti, sia chiaro, ma solo per rendere partecipe chi incontro del tesoro che
ho trovato. Certo sono preoccupazioni
da umano, ma che talvolta si scontrano
con i tanti che mi si affiancano e vedono
nel mio volto un burocrate a cui chiedere attestati, un funzionario del sacro
che detiene un potere, dettando leggi
in ambito pastorale, o da corrompere in
occasione della richiesta di sacramenti,
pur di accontentare i desideri dei richiedenti.
Chi legge forse noterà un po’ di amarezza in questo scritto, o forse sarà attratto dai contorni polemici che pure
emergono, o forse converrà (e spero ricada qui la scelta di ciascuno!) che tale
riflessione è quella di un uomo innamorato di Cristo e della Chiesa. Non voglio sembrar filantropo, ma riflettendo
sull’incontro di Gesù con quel “tale”, che
si dice nel vangelo di Marco “possedeva
molti beni”, non mi stupisce che l’evangelista annoti al versetto 21 “Allora Gesù,
fissatolo, lo amo e gli disse…”.
Ora gli esegeti ci hanno precisato che
solo chi ama o sta ricevendo amore è
capace di definire tale sentimento, questo definisce quindi che Marco, l’autore
del vangelo, è anche colui che si narra
in questo episodio. È lui ad essere corso
da Gesù per chiedere la vita dell’Eterno;
è Marco che presenta a Gesù il suo curriculum di perfetto di ebreo osservante
dei comandamenti, non a caso quelli
che riguardano l’amore e il rispetto del
prossimo; è sempre Marco però, alla
fine della fiera, a non riuscire nel salto
di qualità che il Signore gli chiedeva:
“vendi tutto e dallo ai poveri, poi vieni e
seguimi”.
La descrizione dell’evangelista ancora una volta si ferma al volto del tizio,
che si dice, divenne triste. Ma io ho
provato ad immaginare anche il volto
di Gesù, che, forse con l’accenno di un
sorriso, abbia provato un po’ di santa
nostalgia: “Peccato, potevo dare a lui le
chiavi del Regno!”. Ma forse Gesù sapeva che quell’incontro non era stato casuale, e neanche quando poi lo stesso
evangelista narra di un giovinetto che
mezzo nudo scappa di fronte all’arresto di Gesù, e che ancora una volta
gli esperti ci dicono essere sempre lo
stesso autore del primo vangelo, non è
stato un inutile fallimento. La vita è maestra della nostra coscienza, la plasma,
la modella e solo una coscienza retta,
riesce a dare senso alla propria esistenza. La Gaudium et Spes dice che “L’uomo
ha in realtà una legge scritta da Dio dentro al cuore; obbedirle è la dignità stessa
dell’uomo. La coscienza è il nucleo più
segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli è
solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità” (n. 17-18). La coscienza va quindi
educata, come dice il Catechismo della
Chiesa Cattolica, e questo è il compito
di tutta la vita (CCC 1784).
Il gesuita Francesco Occhetta, in un
suo contributo pubblicato sulla rivista
Civiltà Cattolica, da cui ho attinto la riflessione che vi propongo, pone come
condizione essenziale che “nella coscienza l’uomo deve esercitare la sua libertà e la sua responsabilità”. D’altronde
però come egli stesso afferma non si potrà “ridurre la coscienza come un censore
interiore, di una voce sottilmente nemica
che prescrive divieti”. Molti sono coloro
che affermano che lo sfaldamento e i disagi della società post-moderna risiedono in una coscienza non educata a fare
discernimento e ad orientarsi. In molti,
adulti, giovani e talvolta anche in persone di una certa età sembra la coscienza sia stata messa in stato di standby.
Utilizzo improprio di telefonini, scelte
insane, impoverimento e mediocrità di
vita, sembrano i condimenti di taluni fatti
che hanno caratterizzato la cronaca degli
ultimi tempi, come per
esempio il suicidio di
Tiziana Cantone (nella foto). È indifferibile
una rieducazione delle
coscienze, che, afferma Occhetta, avviene
creando un “ambiente
in cui la coscienza inizia a dilatarsi lì dove
sorge un’esigenza di
comprensione di se,
per capire ciò che si
muove ‘dentro’, e in
particolare di ciò che
ha indotto a un agire
corrosivo del bene.
Necessario il primato dell’ascolto sia per dare nome
alle ferite inferte e auto inferte, sia per
comprendere quella nostalgia profonda
che la Chiesa chiama ‘desiderio di conversione’ , di una vita compiuta e creativa. Usando una terminologia più classica, si inizia dando ascolto alla pena più
che mettendosi alla ricerca della colpa,
che non viene elusa ma capìta a partire dall’esperienza e da una rilettura accompagnata, la quale consente di dare
nome tanto al male quanto al bene”. Infine l’articolista riporta in una frase ad
effetto quello che il percorso di una coscienza cristiana: “È stato scritto che per
la Scrittura l’amore è dirsi ‘eccomi’, più che
‘ti amo’. L’obbedienza a questo ‘eccomi’ è
la fedeltà alle voci benefiche che risuonano nella coscienza”.
4
Amoris laetitia Novembre 2016
Riflessioni di una giovane coppia di sposi della nostra comunità
Il matrimonio: ‘’mistero grande’’
di Giueppe Leuci e Luisa Perretti
A
Tema n.1:
Convivenza
o matrimonio?
«Amoris laetitia» (AL - «La gioia
dell’amore»), l’Esortazione apostolica
post-sinodale “sull’amore nella famiglia”,
datata non a caso 19 marzo, Solennità
di San Giuseppe, raccoglie i risultati
di due Sinodi sulla famiglia indetti
da Papa Francesco nel 2014 e nel
2015, le cui Relazioni conclusive sono
largamente citate, insieme a documenti e
insegnamenti dei suoi Predecessori e alle
numerose catechesi sulla famiglia dello
stesso Papa Francesco.
La nostra redazione ha pensato di
rappresentare “la gioia dell’amore” con
esperienze di coppie della nostra comunità che mensilmente scriveranno direttamente o risponderanno a domanda sulle
varie tematiche.
Eventi Bomboniere Marigliano
ttendavamo con impazienza
l’arrivo d2l 24 settembre 2016:
il nostro matrimonio. Nei sedici mesi di ‘’cammino di fidanzamento’’
non sono mancate difficoltà e ostilità;
tutte queste tribolazioni però non hanno
fatto altro che rafforzare il nostro legame
e darci la certa convinzione della presenza costante di Dio nella nostra vita e,
giorno dopo giorno, abbiamo riscontrato
la dolce e potente presenza della Madre
di Dio accanto a noi in numerosi ‘’segni’’
che rafforzavano la scelta del cammino
intrapreso, vera e propria ‘’vocazione’’,
mistero grande a cui siamo stati chiamati. Usando un’espressione di Don Giussani noi ci siamo ‘’riconosciuti’’ e ‘’coinvolti’’
ed è stato fondamentale mettersi in gioco totalmente avendo la piena coscienza
dell’irreversibilità della scelta intrapresa
e di dover mettere la propria vita al servizio dell’altro per l’eternità (perché come
anche Don Pasquale ci diceva nell’omelia
delle nostre nozze ‘’un giorno nel Regno
di Dio saremo sempre Giuseppe di Lisa e
Lisa di Giuseppe’’).
Per le numerose prove e vicissitudini
superate, il matrimonio ha rappresentato la ‘’chiamata’’ a testimoniare e a celebrare la bellezza della famiglia cristiana
voluta dal Signore in un’epoca in cui vi è
una profonda crisi dell’istituzione matrimoniale. I segni di una tale guerra mondiale contro la famiglia e il matrimonio,
per usare un’espressione di papa Francesco, sono sotto gli occhi di tutti: calo
del numero di celebrazioni matrimoniali,
aumento di convivenze e loro normatizzazione, aumento di separazioni e
divorzi, calo complessivo delle nascite e
l’ aumento delle nascite fuori dal matrimonio. Queste ultime condizioni dipendono anche dal fatto che non si vive più
la fede e l’attaccamento alle regole religiose. Anche per questo motivo, ma non
solo, deriva la scelta del matrimonio celebrato in Chiesa; avendo la forte volontà
di chiedere mediante lo Spirito Santo la
Grazia sacramentale necessaria per il comune cammino di vita, destinata a perfezionare l’amore dei coniugi e a rafforzare
la loro unità indissolubile. Con tale Grazia
Cristo «rimane con loro, dà loro la forza
di seguirlo prendendo su di sé la propria
croce, di rialzarsi dopo le loro cadute, di
perdonarsi vicendevolmente, di portare
gli uni i pesi degli altri, di essere sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo
e di amarsi di un amore soprannaturale,
delicato e fecondo» (cit. Catechismo della Chiesa Cattolica).
In un incontro prematrimoniale, il nostro Vescovo ci ricordava tre parole fondamentali su cui bisogna basare la vita
matrimoniale: diversità, dialogo e delicatezza.
La ‘’diversità’’ necessita che gli sposi
debbano mantenere le loro individualità
caratteriali pur stando insieme ed essendo coppia; il ‘’dialogo’’ di fondamentale
importanza, non permette al silenzio di
alzare un muro tra i due. Infine la ‘’delicatezza’’, quale rispetto dell’altro, prevede
sia di non rinfacciare il passato altrui e
gli errori commessi, sia di non sentirsi in
diritto di trattare l’altro come il proprio
oggetto, quasi un vaso infrangibile deputato a ricevere di tutto, dimenticando
che ognuno ha la propria sensibilità.
Noi vogliamo basare il nostro matrimonio innanzitutto su questi tre principi, che ci hanno accompagnato anche
durante il fidanzamento, a cui si aggiungono i pilastri della pazienza, della
collaborazione e dell’altruismo, valori
riscontrati anche nei matrimoni delle
nostre famiglie che costituiscono per noi
un esempio grande da imitare. Con tutte
queste premesse, dopo tanta attesa, siamo pronti anche noi ad intraprendere un
nuovo cammino, sorretti dalla medesima
mano che ci ha guidati all’altare.
Novembre 2016 Amoris laetitia
5
Intervista ad una coppia che ha deciso di sposarsi dopo alcuni anni di convivenza
Accettare il compromesso
di Francesco Aliperti Bigliardo
S
ul tema “Convivenza o matrimonio?” abbiamo intervistato Rosa Nappi e Salvatore
De Riggi che vivono a Marigliano e
sono oggi genitori di due bambini.
Sono giunti al matrimonio celebrato in chiesa dopo 10 anni di fidanzamento ed un perodo di 2 anni di
convivenza.
Cosa vi ha spinto a suggellare la
vostra storia unione con il sacramento cattolico del matrimonio?
SALVATORE: “E’ stato una sorta
di compromesso. Attualmente non
credo nel matrimonio come sacramento, credo piuttosto all’unione di
due persone legate da un vincolo di
amore e rispetto reciproco.”
ROSA ha modo di precisare: “Il
compromesso lo abbiamo fatto con
la società civile e con i nostri affetti. Il matrimonio cattolico serviva a
dare in qualche modo pacificazione
ai rispettivi genitori che trovavano
poco stabile il legame di conviventi
che tra me e Salvatore si era consolidato negli anni.”
Sbaglio se dico che c’è, nonostante il matrimonio, una certa
difficoltà ad accettare gli insegnamenti che il sacramento si porta a
corredo?
ROSA: ”Non sbagli. Ho la sensazione che la chiesa non sia in grado
di vivere ed accettare i cambiamenti della società in cui viviamo. La
tendenza è quella di porre vincoli
piuttosto che interpretare le evoluzioni.”
Il matrimonio è comunione di tutta la vita. Lo immaginate come unico ed indissolubile o pensate che
questo sia troppo impegnativo?
ROSA: “Se mi stai chiedendo cosa
penso del divorzio, ti dirò che sono
assolutamente favorevole. E’ giusto
impegnarsi insieme a dare continuità e stabilità alla relazione tra uomo
e donna. Ma se il rispetto reciproco
e l’amore vengono meno è inutile
farsi del male per il resto della vita.”
SALVATORE: ”Sono assolutamente d’accordo con Rosa. D’altronde
su temi del genere ci confrontiamo
ormai da più di quindici anni. Si
anch’io sono favorevole, in estrema
ratio, al divorzio”
Avete dato un’educazione cattolica
ai vostri figli?
ROSA: “Sì abbiamo per scelta voluto
dare un’impostazione cattolica a i nostri
figli. Condividiamo larghissima parte
dei principi della religione cattolica. CI
è sembrato naturale avviarli agli stessi,
senza però troppo forzare la mano.”
SALVATORE: “Vorrei aggiungere
che quei principi sono anche culturalmente i nostri. Avviarli a quegli
insegnamenti, nel rispetto comunque delle libertà individuali che
riconosciamo ai nostri figli, è un
modo per dare loro chiavi di letture
più profondi e spirituali delle feste
comandate che accompagnano il
loro percorso di formazione alla vita
ed alla convivenza sociale.”
Grazie per la vostra disponibilità e per la franchezza delle vostre
risposte.
ROSA e SALVATORE: “Grazie a voi,
complimenti per la vostra iniziativa.”
6
Liturgia Novembre 2016
L’importanza di partecipare alla parola di Dio
Introduzione alla liturgia
di Mariateresa Vitelli
«L
a Messa non si “sente”, si
partecipa perché si entra nel
mistero di Dio…, e si partecipa in questa teofania, in questo mistero
della presenza del Signore tra noi… la liturgia è tempo di Dio e spazio di Dio, e noi
dobbiamo metterci lì, nel tempo di Dio, nello spazio di Dio e non guardare l’orologio»
(10.02.2014 Papa Francesco)
“La parola della croce infatti è stoltezza
per quelli che vanno in perdizione, ma per
quelli che si salvano, per noi, è potenza di
Dio. …noi predichiamo Cristo crocifisso,
scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani;
ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza
di Dio e sapienza di Dio”(1 Co, 18, 23-24).
L’uso più comune, intende la Liturgia
come la parte esterna e sensibile del culto cristiano, ovvero quelle forme esteriori
del culto con il compito di rendere percepibile, anche esteticamente, il contenuto
di fede. Vi è anche un significato più “giuridico”, intendendo per Liturgia l’insieme
delle norme con le quali l’autorità della
Chiesa regola la celebrazione del culto,
cioè l’insieme delle festività ecclesiastiche che si sviluppano all’interno dell’anno liturgico (il ciclo temporale nel quale
la Chiesa Cattolica celebra la storia della
salvezza: la nascita di Gesù, la sua morte
e resurrezione fino al dono dello Spirito
Santo).
Nell’ultimo numero di Rinascita, è stato già affrontato il tema della Liturgia,
della sua bellezza ed importanza per la
vita di ogni cristiano, dando un ulteriore definizione del suo significato: essa
è contemporaneamente “servizio in favore del popolo” e “servizio da parte del
popolo”, pertanto i soggetti dell’azione
liturgica sono due: DIO e il POPOLO. La
Liturgia è celebrazione in parole e in immagini, in simboli e in gesti dell’incontro
con Dio, intesa come “presenza” e “luogo”
del Sacro, che si attua durante la Messa,
nella quale si manifesta il mistero di Dio.
Celebrare la liturgia significa «entrare nel
mistero di Dio, lasciarsi portare al mistero
ed essere nel mistero...Tutti voi venite qui,
noi ci riuniamo qui per entrare nel mistero:
è questa la liturgia. È il tempo di Dio, è lo
spazio di Dio, è la nube di Dio che ci avvolge tutti». (p. Francesco).
Anche se siamo ormai abituati a partecipare alla Messa e conosciamo i vari
tempi dell’azione liturgica, cerchiamo di
scoprire o riscoprire il loro significato, il
significato dei gesti e dell’intero svolgimento liturgico, nel quale si attua e perpetua il mistero cristiano, attraverso uno
schema ben preciso e significativo, consolidatosi nei secoli.
Perciò di seguito propongo sommariamente le “sezioni” della celebrazione
liturgica: Riti d’ingresso; Liturgia della Parola; Liturgia Eucaristica; Riti di congedo;
ognuna di essa comprende delle “sottosezioni”, che approfondiremo nei prossimi mesi ma in questa presentazione
iniziale voglio riportare l’attenzione sulla
parola “mistero” che abbiamo incontrato
più volte.
Il termine mistero è un concetto molto importante per capire meglio ciò che
viviamo, quindi chiariamo subito che
il significato che si ha nell’ambito della
fede è diverso da quello generalmente
utilizzato. Fin dai tempi degli apostoli, il
rito del battesimo e dell’eucarestia sono
stai chiamati misteri, derivando questa
scelta dagli insegnamenti di S. Paolo: per
lui il mistero centrale è la croce di Cristo,
volendo significare che in essa è nascosto
qualcosa che non siamo in grado di capire senza che venga rivelato. Ovvero nella
croce si cela l’intero piano di Dio nei confronti del mondo “…ricapitolare in Cristo
tutte le cose del cielo e della terra”. Dun-
que il mistero della volontà di Dio non
equivale, per san Paolo, a qualcosa di misterioso o di inconoscibile, ma è appunto
questa volontà di salvezza presente da
sempre in Dio e che nel tempo è stata rivelata e attuata per mezzo del Figlio suo,
Gesù Cristo. Per semplificare, potremmo
dire che il mistero è qualcosa di concreto
che mette in contatto con la realtà divina; così l’espressione “il mistero dell’eucarestia”: significa che nel pane e nel vino
(che sono qualcosa di concreto e visibile,
divenuti “sacramento”) sono nascosti il
corpo ed il sangue di Cristo, ed attraverso
esso veniamo in contatto con Colui che è
aldilà del tempo e dello spazio. E ancora, l’
espressione: “Per celebrare degnamente
i santi misteri..” oppure l’altra pronunciata più avanti nel culmine della preghiera eucaristica : “Mistero della fede”, sono
riferite anche alle varie dimensioni che
operano insieme: i gesti, le parole, il pane
ed il vino, i membri dell’assemblea. Questi, sono tutti misteri.
La Liturgia, è azione di Cristo (eterno
sacerdote) ma è anche celebrazione della
Chiesa (la Comunità dei battezzati, Corpo
Mistico di Cristo) che celebra: in questa sinergia liturgica, Dio si fa presente. È un incontro e come tale è possibile se vi sono
almeno due componenti: Dio e l’assemblea (composta da ognuno di noi).
Ed ecco un “mistero”: la messa ha inizio
nel giungere di diverse persone per pregare sotto la guida del vescovo o del prete, per disporsi a sottostare a un’azione
divina. Allora possiamo dire non si va in
chiesa, ma si fa Chiesa, perché la Chiesa è
il riunirsi di chi è chiamato da Dio, è un’assemblea che Dio forma e tiene insieme e,
nascosta nel mistero di ogni chiesa terrena locale, vi è un’assemblea più grande,
la Chiesa intera (in cielo ed in terra, nel
mondo e attraverso i secoli).
Il Papa conclude poi con un augurio:
«Ci farà bene oggi chiedere al Signore che
dia a tutti noi questo “senso del sacro”, questo senso che ci fa capire che una cosa è
pregare a casa, pregare in chiesa, pregare il
Rosario, pregare tante belle preghiere, fare
la Via Crucis, tante cose belle, leggere la
Bibbia. E un’altra cosa è la celebrazione eucaristica. Chiediamo la grazia che il Signore
ci insegni ad entrare nel mistero di Dio».
Novembre 2016 Sociale
7
A gennaio 2017 scatta la nuova soglia dell’età pensionabile
Previdenza: quando e come si andrà in pensione
di Salvatore Sapio
D
al 1° gennaio di quest’anno
è aumentata l’età per andare in pensione di vecchiaia:
come previsto dalla legge, quest’anno
scatta infatti il nuovo adeguamento
di quattro mesi in base agli incrementi della speranza di vita. Quindi tra il
2016 ed il 2018 gli uomini del settore
privato, pubblico e gli autonomi (artigiani, commercianti e coltivatori diretti) andranno in pensione di vecchiaia a
66 anni e sette mesi, mentre le donne
del settore privato andranno a 65 anni
e sette mesi. Le lavoratrici autonome
andranno in pensione di vecchiaia a 66
anni e un mese mentre le dipendenti
pubbliche vanno in pensione di vecchiaia alla stessa età degli uomini (66
anni e sette mesi). Per il 2019 si fisserà
un nuovo adeguamento alla speranza
di vita che però non sarà più triennale
ma, in base alla legge Fornero, avverrà
ogni due anni.
In ogni caso sono comunque richiesti almeno 20 anni di contributi. La
pensione anticipata dal 2016 rispetto
all’età di vecchiaia si potrà percepire
con 42 anni e 10 mesi se uomini, con
41 anni e 10 mesi se donne.
Questo è, in breve, quanto a tutt’oggi prevede la normativa vigente. Ma
cerchiamo ora di capire che cosa bolle
in pentola relativamente all’annunciata nuova riforma del sistema pensionistico in Italia.
Dopo tante e lunghe discussioni finalmente la Legge Fornero verrà corretta e le modifiche verranno applicate
Corso Umberto I, 303
Tel. 081.885.19.50
Marigliano (NA)
[email protected]
già da agosto 2016. I pensionati che ne
hanno usufruito sono tantissimi e per
la prima volta vedranno l’assegno pensionistico senza decurtazioni. Si è stabilito infatti che il prelievo dell’1%-2%,
che doveva essere a vita per chi usciva
prima dal lavoro, non sarà più applicato. La flessibilità in uscita è infatti
un buon modo per creare nuovi posti
di lavoro e con l’Ape (cioè Anticipo
Pensionistico) alle porte non sarebbe
stato il giusto segnale. Nella Legge di
Stabilità (meglio legge di bilancio) per
il 2017 verrà infatti introdotta anche
la riforma delle pensioni contenente il
tanto discusso, e diventato ormai uno
spauracchio, piano per l’uscita anticipata dal lavoro con il quale il Governo
deve riuscire a creare nuovi posti di
lavoro, per riuscire a sbloccare la situazione economica in Italia. I problemi
per l’introduzione della riforma delle
pensioni nella Legge di bilancio 2017
sono però molti e consistenti, dal momento che rimane da risolvere la stagnante, grave situazione economica
italiana.
Dalla bozza della riforma delle pensioni che verrebbe applicata da gennaio 2017 si rilevano i seguenti significativi dati: a) nessun cambiamento
dell’età minima per andare in pensione anticipata; b) adeguamento dell’età
pensionistica alle aspettative di vita
del lavoratore; c) nel 2019 l’età pensionabile dovrebbe subire l’adeguamento alla speranza di vita e si potrebbe
portare l’età pensionabile a 67 anni.
Questo è un punto che fa molto discutere, in quanto è una delle richieste
proposte dai sindacati che vorrebbero
un consistente abbassamento dell’età
pensionabile per chi svolge lavori usuranti. Ma ancora non sono chiari i punti che riguardano le penalizzazioni per
l’Ape e in che modo incideranno sulle
pensioni per cui si dovrà attendere il
testo definitivo della legge per riuscire a capire e conoscere la misura delle
penalizzazioni.
Con una contribuzione di 41 anni
(la cosiddetta Quota 41, introdotta nel
2012 dalla legge Fornero) si può accedere alla pensione anticipata prima di
quanto previsto della normativa in vigore. Attualmente, i lavoratori precoci
possono uscire solo al compimento di
42 anni e 10 mesi di contributi, ridotti
a 41 anni e 10 mesi per le donne, indipendentemente dall’età anagrafica.
Resterebbe ora di dare ampio spazio
all’ accennato “APE” (anticipo pensionistico per coloro che hanno compiuto
63 anni di età e con determinati requisiti amministrativi) ma lo spazio redazionale è tiranno per cui, sempre che
la redazione lo consenta, si riprenderà
l’articolo nel prossimo numero.
cchia
In Parro
Ogni sabato alle 16,00: ACR!
Un momento della festa di inizio anno
8
Rubriche Novembre 2016
o
Visto, letto, ascoltat
Vorrei ma non pos…to
di Francesco Panetta
V
orrei ma non posso, anzi mi
correggo “Vorrei ma non posto”, no non ho sbagliato di
proposito ma ho volutamente citato il
giusto titolo della canzone tormentone
di quest’estate appena trascorsa cantata
dal duo rapper J-Ax - Fedez, che ha fatto
registrare record su record, doppio disco
di platino condito da sedicimilioni di visualizzazioni, un successone a cui non è
mancato di subire anche pesanti critiche
per alcuni passaggi del suo brano.
Ma a cosa si riferiscono i due cantanti?
Il verbo postare è facile da interpretare
per i cibernauti e per tutti i fruitori dei
vari social network, e si concretizza nel
condividere appunto foto, video e tanto
altro con la community virtuale, ma il brano non si caratterizza solo sul senso del
cosa postare sui social network ma bensì
dell’uso smodato che degli stessi oramai
tutti ne fanno.
“ …Io vi chiedo pardon ma non seguo
il bon ton, è che a cena devo avere sempre
in mano un iPhone” … Un’abitudine che
man mano è diventata virale, portare con
sé il proprio smartphone ovunque non
avendo cura di nulla neanche di chi ti è
vicino alla stessa tavola, ci si estranea e
si preferisce stare con lo sguardo perso,
anzi meglio dire rapito, verso lo schermo,
una scena identica l’ho notata in un una
tavola calda, orario di pranzo, in cui tutti i 5 commensali erano fissi sul proprio
cellulare senza guardarsi minimamente e
degnarsi di una parola, un silenzio tombale, come direbbe Vasco Rossi erano
“Ognuno in fondo perso dentro i fatti suoi”.
di Luigi Terracciano
“… E poi, lo sai, non c’è Un senso a questo tempo che non dà Il giusto peso a quello che viviamo Ogni ricordo è più importante condividerlo Che viverlo Vorrei ma
non posto …”
Ognuno infatti è ammaliato dal proprio dispositivo, tanto che sembra che
si faccia a gara a chi voglia prevalere sul
proprio amico di facebook , twitter istagram, facendo a gara a chi riceve più “mi
piace” c’è una voglia a volte spasmodica,
di voler condividere tutto forse troppo
della propria vita personale, e ciò rischia
di far perdere il senso di ciò che si vuole
condividere, perdendo la cosa più bella
che viene poi racchiusa in quello scatto,
o video che sia, ovvero vivere appieno
quel momento.
Ciò su cui voglio far cadere l’attenzione, non è su come i social network, o
smartphone vari debbano essere banditi dalla circolazione, o che non bisogna
scattarsi più selfie o condividere foto,
ma sul sentirsi responsabili dell’utilizzo
che ne deriva di questi ultimi, perché è
anche giusto condividere un momento
felice della propria vita, ma non ci si può
fermare solo a quello perché le emozioni più belle che ci sono in una foto pubblicata non si possono toccare, e quelle
non entrano nella pubblicazione, ma
rimangono nei cuori di chi le ha posta-
te, la gioia, il vento che sfiora la faccia, il
sole del tramonto che ti fa socchiudere
gli occhi, il sorriso che si staglia su di un
volto, confermando come cantano J-AxFedex : “ …Tutto questo sbattimento per
far foto al tramonto che poi sullo schermo
piatto non vedi quanto è profondo…”
Note a margine
S
econdo un istituto di ricerca americano, ogni secondo vengono
pubblicati su Facebook 41mila post,
mentre ogni 60 si cliccano 1,8 milioni
di “mi piace” e 350 GB di dati passano
per i server. Sono 204 milioni le email
spedite in media ogni minuto. In tutto
il mondo si caricano circa 72 ore di video su YouTube in ogni singolo minuto.
Quanto a Twitter invece, ogni minuto
vengono pubblicati 278mila tweet da
140 caratteri (secondo i dati di Global
Web Index gli utenti attivi nel mondo
sarebbero ormai 288 milioni). Amazon,
sito mondiale di e-commerce, raccoglie
ogni 60 secondi vendite per 83mila dollari, pari a circa 62mila euro.Gli acquisti
di album o di singoli brani procedono,
dal catalogo online di Apple iTunes, a
ritmo di 14mila pezzi.