contro il racket della prostituzione: dieci in manette

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Transcript contro il racket della prostituzione: dieci in manette

Operazione "Impero" contro il racket della prostituzione: dieci
in manette, uno ricercato
Sabato 5 Novembre 2016
Il Colonnello Cagnazzo non esita a parlare apertamente di “vile traffico di esseri umani”. Le
ragazze, tutte rumene come i loro protettori, sono costrette a prostituirsi e a consegnare
una buona fetta se non tutti i loro guadagni
I Carabinieri hanno deciso di denominarla operazione “Impero”, per l’alto tenore di vita ostentato dalle persone colpite
dall’ordine di custodia cautelare per associazione a delinquere per sfruttamento della prostituzione emesso dal Procuratore
capo della Repubblica dottor Alessandro Mancini. Ma anche per il crudele atteggiamento nei confronti delle donne che
“lavoravano” al loro servizio. Le poverette oltre ad essere costrette a dare ai loro protettori nel miglior caso il 50 per cento dei
proventi, nel peggiore tutto il ricavato delle loro prestazioni, venivano sottoposte ad una sorveglianza ossessiva e costrette ad
attenersi a regole rigidissime. Chi sgarrava veniva colpita con inaudita violenza.
Sono i contorni di una vicenda davvero inquietante quella descritta stamane in una conferenza stampa dal comandante
dell’Arma provinciale dei carabinieri Colonnello Massimo Cagnazzo e dal comandante della Compagnia di Cervia e Milano
Marittima, il tenente Andrea Giacomini. Una vicenda venuta alla luce dopo quasi due anni di indagini capillari e di lavoro
tenace dei carabinieri, che hanno consentito di dare un fiero colpo ad un importante giro di prostituzione lungo la tristemente
famosa statale Adriatica e che hanno condotto all’arresto di una decina di persone e al sequestro di beni per circa un milione
di euro.
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Come si diceva, tutto comincia all’inizio del 2015 con la denuncia di una prostituta raccolta dai Carabinieri del Nucleo
Operativo della Compagnia di Cervia-Milano Marittima. Da questa denuncia e grazie ad un paziente lavoro investigativo, i
militari di quel reparto ricostruiscono i rapporti esistenti tra decine e decine di prostitute e i rispettivi protettori, nonché
documentano – attraverso indagini, sia di tipo tradizionale, sia a contenuto più tecnologico – l’esistenza di un’articolata attività
di organizzazione della prostituzione. Un’attività, molto ben strutturata che passa dalla pubblicazione di annunci online (da
facebook ai siti dedicati agli incontri), dalla locazione di immobili appartenenti a imprenditori e professionisti di Milano
Marittima e dintorni dove di consumano i rapporti sessuali, ma anche dal pagamento di canone per l’occupazione delle
piazzole di sosta, dallo svolgimento di pianificati servizi per assicurare, in strada, di giorno e di notte, l’ordinato e sicuro
svolgimento del meretricio.
L’indagine, diretta in prima persona dal Procuratore della Repubblica di Ravenna, dottor Alessandro Mancini, svela – in
maniera puntuale e, per la prima volta, su scala tanto vasta – l’esatto funzionamento di un fenomeno radicato da decenni in
Romagna e comunemente associato a degrado ed allarme sociale. Il quadro che emerge dall’attività investigativa è
agghiacciante. Tanto che il Colonnello Cagnazzo non esita a parlare apertamente di “vile traffico di esseri umani”. Le ragazze,
tutte rumene come i loro protettori, sono costrette a prostituirsi e a consegnare una buona fetta se non tutti i loro guadagni.
Comodamente seduti nelle loro auto di grossa cilindrata i protettori le controllano, attraverso una sorta di codice elementare
che ripropone la prima lettera dei luoghi, con messaggini whatsapp, sanno in tempo reale, se le loro “protette” stanno
svolgendo il loro lavoro in macchina (m), in casa (c) o all’aperto (a). Non c’è scusa che riesca a tenere le ragazze lontane
dalla strada neppure per un giorno. Tanto che il colonnello Cagnazzo racconta di una di queste ragazze costretta a prostituirsi
pochi giorni dopo un intervento di appendicite.
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Allora dopo due anni di indagini, l’operazione “Impero” parte nella notte del 2 novembre scorso. I carabinieri fanno irruzione
all’interno di una discoteca di Codogno, paese in provincia di Lodi. All’interno del locale, preso in affitto per l’occasione, è in
corso una festa in stile gitano, con musica tradizionale dal vivo ad altissimo volume, cibo e champagne. L’arrivo dei carabinieri
pone fine alla festa. Scattano le manette per i primi cinque della banda. Si tratta dei fratelli Zisu Robert Albano, 30 anni e
Zisu Viorel, 28 anni, Petre Sorin Adrian, 28 anni, Mirzescu Adrian Luigi, 26 anni e Nicolae Catalin, 28 anni. Vengono
anche sequestrate un’Audi A8 e una BMW X6, parcheggiate all’esterno del locale tra decine e decine di veicoli di lusso, tutti
rigorosamente con targa romena.
Contemporaneamente, in coordinamento nazionale, gli uomini dell’Arma perquisiscono cinque abitazioni del centro di Forlì,
rintracciando Zisu Robert Ovidiu, 35 anni, e sottoponendo a sequestro, nelle case delle mogli degli indagati, denaro contante
per decine di migliaia di euro tutti contenuti in sacchetti di plastica e beni mobili tra cui una Mercedes. A Cesenatico, scattano
poi le manette anche per Vasileva Kameliya, 35enne, cittadina bulgara, leader indiscussa del controllo delle piazzuole della
SS16 Adriatica, legata all’associazione criminale romena dall’accordo commerciale del pagamento di 500 euro a settimana
per ogni prostituta schierata in strada (nel periodo estivo, si arrivava anche a 30 donne contemporaneamente), da Rimini a
Ravenna, già sottoposta a fermo all’inizio dell’estate insieme al suo compagno Charakarov Rumen, 35 anni, la sorella
Vasileva Antoaneta, 33 anni, e il loro connazionale Iliev Svilen Genchov, 42 anni, per la violenta attività estorsiva
commessa ai danni delle prostitute che, estranee all’accordo commerciale, tentavano di inserirsi nel mercato della
prostituzione.
Infine i carabinieri sequestrano anche un appartamento di Milano Marittima adibito a casa di prostituzione e concesso in affitto
da un’imprenditrice del posto, anche lei indagata per favoreggiamento della prostituzione. L’unico a sottrarsi alla cattura,
Petre Sorin, 47 anni, risulta latitante all’estero. Le indagini proseguono.
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