Comunità Residenziali per anziani

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Transcript Comunità Residenziali per anziani

Progetto ASL
COMUNITÀ RESIDENZIALI PER ANZIANI
QUARTA EDIZIONE SETTEMBRE 2015
(terza edizione luglio 2015)
(seconda edizione agosto 2013)
(prima edizione luglio 2010)
INDICE
PRESENTAZIONE
PAG. 3
IL CONTESTO DELL’ASL
PAG. 4
LE COMUNITA’ RESIDENZIALI PER ANZIANI
PAG. 5
Caratteristiche e collocazione nella rete
Capacità ricettiva e retta
Tipologie di ospiti e monitoraggio
RUOLO DEL DISTRETTO SOCIO-SANITARIO E MODALITA’ OPERATIVE PAG. 8
DIMISSIONI DALLA COMUNITA’ RESIDENZIALE
PAG. 8
REQUISITI ORGANIZZATIVI GENERALI
PAG. 8
Requisiti strutturali
Standard di personale
I servizi offerti
Rapporti con l’utenza
STRUMENTI PER LA GESTIONE ASSISTENZIALE
PAG. 10
CONCLUSIONI
PAG. 11
BIBLIOGRAFIA
PAG. 12
ALLEGATO “A”: INDICAZIONI PROCEDURALI PER AVVIO COMUNITA’
RESIDENZIALE
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Presentazione
La quarta edizione del documento “Comunità Residenziali per anziani” viene arricchita
di elementi conoscitivi supportati dall’esperienza maturata sul campo nell’ASL di
Brescia a partire dal 2011, con l’avvio delle prime Comunità Residenziali per anziani
ideate nel 2010 ed avviate gradualmente, sino a giungere nella prima metà del 2015 a
6 Comunità Residenziali per anziani e ad una Comunità Residenziale per persone con
demenza lieve.
Si è andata pertanto consolidando e rafforzando la pratica organizzativa ed operativa
di tale unità di offerta. Va inoltre precisato che, con DGR 856/2013 e DGR 2642/2014
la Regione Lombardia ha introdotto la “Misura 2”, residenzialità leggera assistita, che
prevede l’erogazione di un voucher a giornata finalizzato all’erogazione di prestazioni
in ambiente controllato e protetto per anziani in condizioni di fragilità/parziale
autosufficienza valutati idonei ed inseriti in strutture che, in possesso dei requisiti,
hanno aderito alla misura. Tale normativa introduce criteri in particolare vincolanti
l’accesso alla misura, relativi a minuti assistenza e figure professionali, oltre che al
numero di posti letto per le residenze avviate in via sperimentale. Seppur non
definisca ancora nei dettagli un modello di unità di offerta residenziale innovativa, di
fatto sancisce comunque l’esistenza ed il riconoscimento di sperimentazioni in
Lombardia.
La versione 2015 del Progetto ASL Comunità Residenziali per Anziani, orientata a
mantenere aggiornati i contenuti della prima edizione 2010 e della seconda 2013, ne
conferma principi, criteri, modello organizzativo, tenendo in considerazione anche gli
esiti delle sperimentazioni nel frattempo avviate e lo sviluppo di Comunità Residenziali
in programma per il futuro.
La spinta maggiore è stata fornita dall’esigenza di ideare un modello nuovo di
residenza, a bassa protezione, di dimensioni contenute e con costi sostenibili a carico
dell’ospite per fare fronte:
• alla ricerca della compatibilità economica di sistema, visto il contrasto fra
aumento dell'aspettativa di vita, numero di anziani non autosufficienti e risorse
disponibili;
• alla forte pressione delle liste di attesa per l'ingresso in RSA, a fronte
dell'impossibilità di un loro significativo sviluppo, specie in Lombardia essendo
quella con maggior numero di posti letto, se non con posti letto a contratto, per
solventi;
• alla crisi economica che coinvolge sia le RSA sia gli ospiti, con rischio di
ulteriore aumento delle rette, non sostenibile per le famiglie;
• alla crisi familiare, strutturale (numero basso di componenti o assenza) e
motivazionale, con difficoltà nel “prendersi cura” e nel conciliare i vari ruoli.
Oggi la pressione economica esercitata sul sistema sociale e familiare sta
determinando un pesante cambiamento non solo nelle abitudini e nei bisogni, ma
anche nella domanda di servizi. La scelta di creare Comunità Residenziali per anziani
(CR), si è rivelata pertanto di grande attualità.
L’obiettivo principale consiste nell’arricchire la rete di strutture residenziali per anziani,
di fatto per anni le sole RSA, differenziandone livelli di protezione, intensità
assistenziale, organizzazione della giornata, personale, criteri di ingresso e dimissione,
oltre che logicamente, in primis, tipologia di ospite. Con le Comunità Residenziali si è
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creata una rete nuova parallela a quella delle RSA, non sostitutiva, bensì una rete di
unità di offerta che precede l’ingresso in struttura protetta o ne può divenire
un’alternativa per le situazioni idonee.
Tre fattori si sono intrecciati ed hanno trovato soluzione interessante ed assai gradita
agli anziani ed ai familiari nelle Comunità Residenziali: la retta contenuta
tendenzialmente inferiore a quella minima delle RSA del territorio di ubicazione ed un
ambiente di vita più consono a mantenere abilità, stimoli all’autonomia,
autodeterminazione e rimotivazione alla vita in coloro che, benché con un quadro
globale compromesso, non sono ancora pronti ad entrare in RSA. A ciò si aggiunge
l’assenza di costi a carico del SSR.
E' in aumento una fascia di popolazione anziana che, pur non potendo o volendo più
vivere da sola, può beneficiare positivamente di un progetto assistenziale ancora
coinvolgente la sua volontà, capacità di pensiero, vita emozionale, desideri, anziché di
un progetto in struttura protetta. Non essere più autosufficienti non sempre coincide
con la non autonomia intesa come incapacità di autodeterminarsi, decidere per sé,
condurre la propria esistenza. Un ambiente di vita comunitaria attenta al
coinvolgimento attivo dell’anziano ed alla concessione delle possibili ed opportune
libertà, come i dati di monitoraggio dimostrano, favoriscono una lunga permanenza in
struttura.
IL CONTESTO DELL'ASL
Il territorio dell'ASL di Brescia è composto da 164 Comuni articolati in 12 Distretti
Socio-Sanitari, organizzati in 6 Direzioni Gestionali Distrettuali. La popolazione
assistita è di 1.170.501, di cui over 65 il 20,1% e over 85 il 2,8%.
L’età media è aumentata di 20 mesi negli ultimi 13 anni, con un incremento del 32,8%
di anziani, di cui il 75,2% over 85.
Le RSA accreditate ubicate nell’ASL di Brescia dispongono di 6.564 posti letto
autorizzati, 6.228 accreditati, di cui 6.105 a contratto, con un indice di copertura del
5,5 vs 6 regionale. Va sottolineato che le RSA hanno un indice di saturazione media
del 98,90%, superiore a quello regionale del 97,60%, quest’ultimo calcolato sui
57.073 posti letto contrattati nel 2013.
Altri aspetti significativi delle RSA bresciane riguardano l’elevata età media di
ingresso, 83,72 anni e la complessità degli ospiti, collocati nel 76% circa dei casi nelle
classi 1-3, le più gravi. Dal 2004 al 2013 si è registrato infatti un notevole incremento
dei gravi (dal 26,61 al 42,17% classe 1) a fronte di una riduzione dei meno gravi
(dall’8,16% al 2,7% classe 8). Va aggiunto che è in crescita il numero di ospiti di RSA
in un anno (9.060 nel 2014 vs 8.510 del 2013) su posti a contratto, determinato
pertanto da un forte turn over per aggravamento e riduzione dei tempi di
sopravvivenza.
Infine un accenno alla lista di attesa che si attesta sulle 4.300/4.400 persone. Se
l’evoluzione dal 1999 (504) al 2010 (4.065) è stata incredibile, dal 2010 si è
stabilizzata sui 4.000-4.500 circa utenti; un arresto di progressione a fronte
dell’incremento del numero di anziani condizionato dalla crisi economica già citata.
In questo scenario le sperimentazioni assumono un ruolo chiave.
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LE COMUNITÀ RESIDENZIALI PER ANZIANI
Caratteristiche e collocazione nella rete
La rapida evoluzione e trasformazione del quadro complessivo della persona anziana
richiede una grande flessibilità nelle opzioni di risposta ai bisogni. La Comunità
Residenziale si inserisce come nuova soluzione fra il domicilio e la RSA.
Tale struttura, di natura assistenziale, non è soggetta ad accreditamento e neppure
all’autorizzazione al funzionamento rientrando nella sperimentazione prevista dalla
Legge Regionale n. 3/2008. Gli standard strutturali debbono rispettare le norme di
sicurezza, di igiene locale e di abbattimento delle barriere architettoniche, mentre gli
standard di personale sono orientati prevalentemente a garantire interventi di
supporto e supervisione dell'igiene personale, mobilità, alimentazione, di sorveglianza
degli adempimenti sanitari (es. somministrazione farmaci, calendario controlli, ecc.),
di gestione delle dinamiche relazionali e organizzazione della giornata. Ciò attraverso
la presenza 24 ore su 24 per 7 giorni di ASA/OSS, figure addette all’assistenza. La
Comunità Residenziale è da considerarsi sostitutiva del domicilio; pertanto gli ospiti
debbono poter fruire di tutti gli stessi servizi. Il MMG, rimane il responsabile della cura
del proprio assistito, garantendo visite al bisogno o pianificate periodiche presso la
Comunità.
La realizzazione della Comunità Residenziale, sia per gli aspetti strutturali che
gestionali, può essere sostenuta dalla compartecipazione di vari attori della realtà
locale, non solo dai Comuni, ma anche da fondazioni, cooperative, gruppi di
volontariato, ecc., con investimento di risorse economiche, strumentali o di personale.
Il Progetto ASL prevede un accordo sia sostanziale che formalizzato con “Accordo di
Programma” a livello di Ambito Distrettuale fra Comune di ubicazione, Assemblea dei
sindaci ASL ed ente gestore. La Comunità Residenziale per anziani ha i suoi punti di
forza, garanti del buon funzionamento, in alcuni presupposti imprescindibili, fra i quali:
la
valutazione
multidimensionale
pre-ingresso
da
parte
dell’équipe
multidisciplinare ASL distrettuale (UCAM – Unità di Continuità Assistenziale
Multidimensionale), in collaborazione con operatori sociali dei Comuni e con
quelli della Comunità Residenziale, oltre che con il MMG, verificando la
rispondenza del servizio ai bisogni della persona, che deve risultare idonea
all’ingresso e redigendo il Progetto Individuale;
la definizione del livello di fragilità
compromissione fra lieve e moderato);
la predisposizione di un Piano di Assistenza Individuale (PAI) a cura degli
operatori delle Comunità Residenziali, orientato alla salvaguardia delle
autonomie, oltre che alla soddisfazione dei bisogni globali dell’anziano;
il monitoraggio della situazione e l’eventuale attivazione di altri
servizi/prestazioni che permettano di continuare a vivere in comunità, quali gli
accessi del MMG (ADP) o l’ADI per garantire interventi infermieristici e/o
riabilitativi;
la dimissione pianificata, qualora si evidenzi un aggravamento della situazione
che la renda incompatibile con la vita in comunità, ciò solo a seguito di
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clinica
della
persona
(grado
di
individuazione e reperimento di un altro servizio più adeguato;
la collocazione della struttura nel centro abitato ed il coinvolgimento del tessuto
sociale, con il mantenimento di un livello adeguato di iniziative di
socializzazione e di raccordo con il contesto locale.
Favorire il mantenimento delle abilità funzionali e dello stile di vita del singolo ospite
sono il “focus” della Comunità Residenziale, che si configura come ulteriore anello
della rete, ampliante le strade possibili fra cui scegliere di fronte al bisogno, in un
processo di effettiva continuità assistenziale.
Queste strategie operative sono il presupposto per rendere le Comunità Residenziali
un’unità di offerta ben inserita nel contesto locale, mediando fra libertà di scelta,
mantenimento del livello di autonomia presente, costi contenuti e sistema di tutela.
Capacità ricettiva e retta
La Comunità Residenziale deve essere di dimensione contenuta, con mediazione fra la
tutela degli aspetti relazionali e la sostenibilità economica, altrettanto importante per
l’anziano ed i suoi familiari. La dimensione ideale della Comunità Residenziale è
pertanto di circa 20 posti letto, per raggiungere un buon equilibrio fra costi gestionali
e qualità di vita dell’ospite; la retta a suo carico si attesta nel 2015 sui 1.300,00 –
1.400,00 euro mensili, retta inferiore a quella minima in RSA.
Tipologia di ospiti e monitoraggio
I destinatari della Comunità Residenziale sono prioritariamente persone anziane
compromesse nell’autonomia, ma con quadro clinico stabilizzato e bisogni di varia
natura, di ordine non solo abitativo, ma anche psicologico, relazionale, assistenziale,
sanitario e sociale, come specificato nel Piano assistenziale individuale. Essi devono
presentare un grado di compromissione nell’autonomia da lieve a moderata, in
particolare per mobilità e comorbilità, con assenza di significativi segni di decadimento
cognitivo e di disturbi comportamentali. Possono essere in condizione sociale e
familiare precaria, oppure scegliere volontariamente di vivere in Comunità, ad
esempio per far fronte ai problemi determinati dalla solitudine. Gli ospiti sono
comparabili alle persone anziane che vivono a domicilio supportate da familiari o
badanti, poiché non sono più in grado di gestire da sole completamente la loro
quotidianità.
Non sono ammissibili in Comunità Residenziale le persone gravemente non
autosufficienti o con disturbi psico-comportamentali di rilievo, poiché le caratteristiche
strutturali ed assistenziali del servizio non garantiscono livelli di protezione
sufficientemente adeguati.
E’ stato predisposto un piano di monitoraggio dell’attività a cura dell’ASL per poter
valutare oggettivamente gli esiti della sperimentazione ed il buon funzionamento.
Gli indicatori individuati, riassunti nella Tabella A, sono relativi al quadro complessivo
dell’ospite, a motivazioni di ingresso e dimissione, ai servizi aggiuntivi attivati, al
personale, oltre che all’eventuale impiego di caregiver non professionali.
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Tab. A - Quadro sintetico indicatori di verifica Comunità Residenziale
nome e cognome
codice fiscale
luogo di nascita
residenza all’ingresso
Dati anagrafici e dati di ingresso età
sesso
contatto familiare
data ingresso
motivazione ingresso
abilità funzionali: BARTHEL, ADL, IADL
Quadro complessivo dell’ospite comorbilità: CIRS a cura del MMG
cognitività: MMSE
quadro depressivo: GDS
attivazione SAD (ASA/OSS)
n. interventi di cure domiciliari attivati e livello di
Tempi di permanenza e ricorso intensità
ad altra tipologia di servizi a
n. accessi del MMG
supporto
n. chiamate del Medico di Continuità Assistenziale
n. di accessi al Pronto Soccorso
n. ricoveri ospedalieri
Personale della Comunità
n. di operatori suddiviso per fig. professionale e
residenziale
tipologia di contratto rispetto al tempo pieno
utilizzo
di
volontari,
familiari,
assistenti
Impiego di caregiver
familiare/badante (numero ore, tipologia attività e
non professionali
periodo)
data
dimissione
Dati della dimissione
motivazione dimissione
Per misurare la situazione dell’anziano, sono state individuate alcune scale di
valutazione fra quelle più note e consolidate ai fini della valutazione
multidimensionale, per sondare gli aspetti ritenuti più significativi: comorbilità, quadro
funzionale e livello di autonomia, quadro cognitivo e tono dell’umore. Esse sono:
• CIRS, scala di comorbilità, da compilare a cura del MMG, per evidenziare il
numero di patologie e la loro gravità, in particolare la fragilità d’organo;
• Barthel, ADL, IADL per la valutazione dell’autonomia e delle abilità funzionali;
• MMSE per valutare le capacità cognitive e la presenza di un eventuale
deterioramento cognitivo;
• GDS per misurare il quadro depressivo e monitorare eventuali variazioni nel
tono dell’umore.
Le scale di valutazione vengono somministrate nella fase di pre-ingresso, a 6 mesi e
nella fase di dimissione. La prima valutazione ha il principale obiettivo di accertare
l’idoneità dell’ospite all’inserimento in comunità.
Il monitoraggio ha permesso di valutare anche l’impatto che l’inserimento in Comunità
Residenziale ha sul quadro complessivo della persona e sull’evoluzione delle sue
condizioni generali.
Il documento “Comunità Residenziali per anziani - Criteri e strumenti di monitoraggio
dell’attività”, sintetizza obiettivi, strumenti ed item del sistema di rilevazione e verifica
in atto, grazie al quale si è evidenziata oggettivamente la buona funzionalità e
rispondenza alle aspettative.
I dati di attività rilevati confermano che gli ospiti accolti sono in linea con la tipologia
individuata per le Comunità Residenziali. Si evidenzia una prevalenza di donne (nel
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2014 su 98 ospiti 83 sono donne);l’età media è di 81 anni. Gli anziani presentano
all’ingresso una media di 5 patologie ed un grado di compromissione nel 66% dei casi
da lieve a moderato con una buona convivenza anche per il 19% degli ospiti con grado
severo di compromissione. Circa il 50% si presenta integro dal punto di vista
cognitivo, il 24% circa con decadimento lieve. La GDS evidenzia sintomi depressivi
lievi solo nel 6,5% dei casi. Sono ben 564 i giorni medi di permanenza nelle 6
Comunità Residenziali, ma salgono a 700 nelle due avviate da 3 anni. La saturazione
in queste ultime due è del 99% e dell’88% in quelle di recente avvio.
RUOLO DEL DISTRETTO SOCIO-SANITARIO E MODALITÀ OPERATIVE
Il successo della Comunità Residenziale è derivato dalla sua effettiva collocazione nella
rete e dalla tempestività di intervento, grazie alla stretta collaborazione con le UCAM
territoriali dell’ASL. Questa ultima, in accordo con l’Ente Gestore, sulla base della
richiesta pervenuta dall’utente o suo familiare o dall’ente stesso, valuta i bisogni
complessivi della persona anziana.
Ai fini della stesura del PAI vengono rilevati e registrati i vari bisogni, oltre a quelli
assistenziali, anche:
• necessità di prescrizioni di terapie farmacologiche continuative e/o controlli
clinici, anche specialistici (visite di monitoraggio e/o terapie) predisponendo una
eventuale pianificazione degli ulteriori controlli del Medico di Medicina Generale
in Struttura, con periodicità predefinita;
• attivazione delle procedure per le prestazioni protesiche (ad es. ausili per
diabetici) e specialistiche (ad es. visite di monitoraggio e/o terapie).
DIMISSIONI DALLA COMUNITÀ RESIDENZIALE
Qualora si determini un aggravamento stabile delle condizioni generali, segnalato al
MMG dalla struttura e/o dai parenti o dallo stesso rilevato, senza possibilità di
recupero nel breve periodo, la permanenza dell’utente dovrà essere rivalutata con
l’UCAM; in caso di aggravamento, per la persona verrà seguito l’iter in uso per gli
assistiti a domicilio. La persona può essere inserita nella graduatoria della lista di
attesa per l’ingresso in RSA, posizionata in base al grado di compromissione generale.
REQUISITI ORGANIZZATIVI GENERALI
Requisiti strutturali
La struttura deve rispettare i seguenti requisiti strutturali e tecnologici:
•
•
rispetto dei criteri di agibilità previsti dai vigenti regolamenti di igiene ed
edilizio;
rispetto della normativa in materia di superamento/eliminazione delle barriere
architettoniche;
8
•
•
•
rispetto della normativa in materia di prevenzione degli incendi;
rispetto della normativa in materia di igiene e sicurezza sul lavoro (D.lvo
81/08);
rispetto della normativa in materia di sicurezza impiantistica.
Inoltre deve possedere i seguenti ulteriori requisiti strutturali:
•
•
•
•
locale soggiorno/pranzo di dimensioni adeguate al numero degli utenti;
locale cucina/sporzionamento;
camere singole o doppie;
servizi igienici (almeno 1 servizio ogni due camere), attrezzati per la non
autosufficienza.
Standard di personale
E' indispensabile la presenza di un operatore con funzioni di coordinamento e
organizzazione della struttura, con qualifica preferenzialmente di Educatore,
Assistente Sociale, Psicologo, considerata la tipologia degli ospiti ed in particolare la
rilevanza del ruolo della vita comunitaria, oltre che delle dinamiche che scaturiscono
dal coinvolgimento contestuale di familiari, volontari ed altre figure. L’impegno
lavorativo deve essere rapportato alle dimensioni del servizio.
Deve essere garantita inoltre, la presenza di ASA/OSS addetti all’assistenza nelle 24
ore – 7 giorni su 7 e la presenza di alcune ore di infermiere.
Per ogni singola Comunità Residenziale, dovrà essere definito un piano di impiego del
personale ed individuato un care manager per ogni ospite.
Il Coordinatore della Struttura ha il compito di favorire e verificare il buon andamento
delle attività del personale di varia tipologia con compiti assistenziali, dei caregiver
non professionali, di quello esterno presente con accessi occasionali (es. MMG,
infermiere, riabilitatore), di quello erogante attività di supporto (es. pulizie, lavanderia
ecc.). Il Coordinatore garantisce l’accoglienza, il coinvolgimento dei parenti e la
creazione di un clima “familiare”. Si fa carico della condivisione e sottoscrizione del
patto di assistenza, verificando la realizzazione del Progetto individualizzato. Progetto
e Piano di Assistenza Individuale (PAI) devono essere conservati nella cartella sociale
di ciascun anziano che vive in Comunità.
La sottoscrizione di una delega da parte della persona ospite nei confronti del
personale della Struttura per la gestione dei bisogni socio-sanitari urgenti e non
differibili, condivisa anche dai familiari, che saranno comunque sempre informati, è
una prassi per snellire le procedure in caso di emergenze.
I Servizi offerti
I servizi che la Comunità deve fornire sono:
• servizi di carattere alberghiero (compresi i servizi di lavanderia e stireria degli
effetti personali degli ospiti);
• attività di vita comunitaria rispettose della libertà individuale, iniziative di
coinvolgimento amicale e familiare (possibilità di invito a pranzo, di feste con
parenti ecc.), con possibilità di uscita sia di gruppo che autonoma;
• servizio mensa, cucina con possibilità dell’ospite di partecipare alla elaborazione
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di cibi;
servizio di assistenza alla persona (aiuto, igiene personale compreso bagno
assistito, ecc.);
Agli ospiti vengono garantiti inoltre, in caso di necessità, i servizi sanitari (MCA, 118,
ecc.) e quelli socio-sanitari attivabili attraverso l’UCAM (es. ADI per interventi
infermieristici e/o riabilitativi) mediante il collegamento agli erogatori già attivi nel
territorio. Viene mantenuta l'assegnazione al proprio Medico di Medicina Generale e
restano a carico del Fondo Sanitario l’erogazione di ausili, presidi e farmaci.
La custodia dei farmaci deve avvenire nella stanza di ciascun ospite, utilizzando uno
scomparto chiuso all'interno del proprio armadio personale o in un luogo adatto deciso
dal coordinatore della Comunità. La loro assunzione viene effettuata direttamente
dall'interessato anche mediante l'utilizzo di dispositivi (dispenser giornalieri e/o
settimanali) predisposti, su prescrizione del medico curante, con l'aiuto del personale
ausiliario della Struttura.
•
Rapporti con l’utenza
I gestori della Comunità Residenziale debbono dare particolare valore alla relazione
con gli ospiti ed i familiari. La Carta dei Servizi è uno strumento importante in cui
illustrare la tipologia della struttura, interventi, servizi e prestazioni erogati, modalità
di accesso, ammontare della retta, costo delle eventuali prestazioni aggiuntive in
relazione a quelle erogate, secondo il progetto individualizzato.
STRUMENTI PER LA GESTIONE ASSISTENZIALE
Gli strumenti proponibili sono:
-
-
-
Progetto Individuale (PI): contenente tutte le informazioni raccolte a seguito di
valutazione multidimensionale, a cura di UCAM, Assistente sociale comunale e
le motivazioni della scelta della Comunità e gli interventi realizzabili.
Piano di Assistenza Individuale (PAI): finalizzato a dettagliare gli interventi
previsti per il raggiungimento degli obiettivi, è redatto a cura del personale
della Comunità Residenziale.
Patto di Assistenza: è sottoscritto da ciascun ospite e/o dai familiari e dal
Coordinatore della Struttura. Contiene i servizi offerti e gli impegni assunti dai
familiari relativamente all'assistenza del congiunto ed al relativo pagamento
della retta.
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CONCLUSIONI
La sperimentazione di nuove forme di vita comunitaria attraverso l’attivazione di
Comunità Residenziali per anziani è ormai in atto dal 2011 ed è divenuta una
scommessa culturale con ottimi esiti. Determinante è la valutazione pre-ingresso
dell’anziano e dei benefici che ne può trarre.
La Comunità Residenziale è risultata un’opzione utile per situazioni che sarebbero
state orientate impropriamente verso le RSA.
Fra gli aspetti fondamentali per il buon funzionamento delle Comunità Residenziali
rientrano anche la loro collocazione attiva nel contesto sociale locale, in quanto
struttura “aperta” ed inserita nella rete di servizi, con possibilità di attivare con
tempestività eventuali altri interventi necessari all’ospite.
I risultati ottenuti attraverso il puntuale monitoraggio la delineano quale unità di
offerta in grado di rispondere ad uno specifico bisogno di residenzialità. Il governo
dell’ingresso e delle dimissioni protette, il coinvolgimento dell’ospite in attività della
vita quotidiana quale stimolo al mantenimento delle abilità funzionali e del tono
dell’umore, l’apertura della Comunità alla famiglia ed al contesto sociale, la possibilità
per l’ospite di uscire, mantenendo un legame attivo anche con la realtà esterna, sono
aspetti essenziali per la buona riuscita della sperimentazione.
E’ in ampliamento il numero delle Comunità Residenziali attive, oltre alle sei
funzionanti.
Si rimanda al documento specifico per le Comunità Residenziali per persone con
demenza lieve per quanto riguarda l’altra tipologia di Comunità.
Brescia, settembre 2015
Il Direttore del Dipartimento ASSI
Dott.ssa Fausta Podavitte
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Bibliografia
Residenze low cost per anziani: proposta di un modello – Podavitte F., Scarcella
C., Trabucchi M. - Psicogeriatria Supplemento 2011, rivista Italiana Psicogeriatria –
Fotolito Immagine
Le comunità residenziali. I primi passi della sperimentazione – Scarcella C.,
Mattana E., Podavitte F. - Sanità Pubblica e Privata n. 6 -2011 – Maggioli Editore
Comunità Residenziali per anziani: un anno di lavoro – Podavitte F., Scarcella
C., Trabucchi M.,- I luoghi della cura n.2 2013 - Organo ufficiale della Società Italiana
di Gerontologia e Geriatria- CIC Edizioni Internazionali – Litograftodi S.r.l.
Le Comunità Residenziali per persone con demenza lieve – Podavitte F.,
Scarcella C., Trabucchi M. – Welfare oggi n. 5 – 2013 – Maggioli Editore
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Allegato A
Indicazioni procedurali per avvio Comunità Residenziale
Norme di riferimento: L.R. del 12.03.2008 n. 3
DdG del 15.02.2010 n. 1254
DGR del 25.10.2013 n. 856
DGR del 19.12.2014 n. 2942
L.R. del 14.08.2015 n. 23
Domanda inizio attività
L’ente gestore deve presentare, ai sensi della L.R. n. 3/08, comunicazione preventiva
di esercizio al Comune di ubicazione della struttura.
Per quanto riguarda le sperimentazioni, la DdG n. 1254 del 15.2.2010, al titolo 5
“sperimentazione di nuove unità di offerta (art. 13, comma 1, lettera b, Lr 3/2008),
precisa
che
i
Comuni
hanno
la
funzione
di
riconoscere
e
promuovere
la
sperimentazione di nuove unità di offerta e di nuovi modelli gestionali nell’ambito della
rete sociale, purché compatibili con obiettivi e contenuti della programmazione
regionale e locale.
Inoltre precisa che le sperimentazioni avviate sul territorio regionale, dovranno essere
approvate con specifici provvedimenti del Comune/Ambito territoriale in cui vengono
realizzate. In tali provvedimenti dovranno essere esplicitate:
•
le caratteristiche tecniche ed organizzative del servizio e le prestazioni erogate;
•
le tempistiche previste per la sperimentazione;
•
gli eventuali obblighi assunti dal Comune/Comuni.
I due documenti ASL “Comunità Residenziali per Anziani” e “Comunità Residenziali per
persone affette da demenza lieve” sono il riferimento tecnico-organizzativo. L’Accordo
di Programma è lo strumento che identifica gli enti e sancisce ruoli nell’attuazione e
gestione delle Comunità Residenziali.
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