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Commentary, 04 novembre 2016
L’EGITTO TRA SOGNI FARAONICI E UNA PROFONDA
CRISI ECONOMICA
CLARA CAPELLI
Q
ual è il vero Egitto? Quello dai faraonici – è
portando alle casse dello Stato i ricavi previsti, conse-
proprio il caso di indulgere nei cliché – pro-
guenza fra le altre cose della contrazione del commer-
getti infrastrutturali per gli investitori privati
cio globale osservato negli ultimi anni.
annunciati alla conferenza Egypt Economic
Development Conference di Sharm El-Sheikh nel
marzo 2015, della nuova sezione del Canale di Suez e
dell’annunciata costruzione di una nuova, modernissima, capitale, oppure quello bacchettato in agosto
dall’Economist, da Bloomberg e dal Financial Times,
con una disoccupazione giovanile oltre il 40%, inflazione rampante e un pessimo clima per gli investimenti?
L’Egitto ha bisogno di soldi, perché anni di politiche
economiche inique volte a rattoppare le sofferenze sociali per una stabilità di facciata stanno presentando il
conto. Gli eventi seguiti alla rimozione di Mubarak e
alle proteste del 2011 hanno fortemente scosso la già
precaria condizione economica del Paese oltre a contrarre sensibilmente le entrate del turismo e gli investimenti esteri. Anche i generosi aiuti economici dei Paesi
A preoccupare le tre testate dell’establishment econo-
del Golfo si sarebbero sensibilmente ridotti tra il 2015
mico internazionale è la critica situazione in cui
e il 2016.
l’Egitto versa, dalla disoccupazione dilagante ai conti
pubblici in sofferenza. Degli ambiziosi progetti d’investimento annunciati molto poco si è fatto. L’espansione
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del Canale di Suez - progetto costato oltre 8 miliardi di
dollari, realizzato in brevissimo tempo e senza che alcuno studio di fattibilità fosse reso pubblico – non sta
Per un’economia estremamente dipendente dall’estero
come l’Egitto ciò si è tradotto in un’emorragia di riserve di valuta straniera (da 36 miliardi di dollari nel
2011 a 19 miliardi a settembre 2016) e in una serie di
svalutazioni della sterlina egiziana, con l’ultima svalutazione del 13,5% nel marzo 2016 che ne ha portato il
Clara Capelli, PhD candidate, Scienze Economiche, Università degli Studi di Pavia.
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Le opinioni espresse sono strettamente personali e non riflettono necessariamente le posizioni dell’ISPI.
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valore a 8,88 sterline egiziane per un dollaro (contro le
dieta egiziana) o di uso quotidiano fino ai beni inter-
5,95 sterline egiziane per un dollaro del 2011). È del 3
medi necessari alla produzione industriale. Il crollo
novembre l’annuncio da parte della Banca Centrale
della sterlina ha portato a un forte aumento dei prezzi
egiziana di allentare il controllo sul tasso di cambio
e a situazioni di carenza di prodotti disponibili sul mer-
consentendone una certa fluttuazione. Un dollaro ora
cato, per esempio lo zucchero, di cruciale importanza
vale 13 sterline egiziane.
in una nazione di incalliti “bevitori di tè” come alcuni
hanno sottolineato. A ciò si aggiungono la recente in-
La scelta della Banca Centrale è dovuta alla necessità
troduzione dell’IVA al 13% (14% dal prossimo anno
di contrastare il mercato nero della valuta,ma è anche
fiscale) su diversi beni di consumo oltre che un sensi-
da spiegarsi con l’agenda di riforme richiesta dalle or-
bile incremento del costo dell’elettricità che ha gravato
ganizzazioni internazionali per l’elargizione di prestiti,
sui bilanci delle famiglie meno abbienti. L’ultima dra-
necessari a tenere a galla l’economia egiziana. A luglio
coniana misura è del 4 novembre, con l’annuncio di
sono stati infatti annunciate le negoziazioni per un pre-
aumenti tra il 30,5 e il 46,8 percento sul costo dei car-
stito di 12 miliardi di dollari su tre anni da parte del
buranti.
Fondo Monetario Internazionale, che si aggiungerebbe
ai già accordati programmi di budget support della
Il malcontento dilagante ha trovato un inatteso porta-
Banca Mondiale (3 miliardi di dollari su tre anni) e
voce nel conducente di tuktuk Moustafa Abdelaziz al-
della Banca Africana di Sviluppo (1,5 miliardi di dol-
Laithi, che in un’intervista ha urlato tutta la sua frustra-
lari su tre anni).
zione: “Uno guarda la tv e l’Egitto pare Vienna. Ma se
si esce in strada sembra di stare in Somalia” ha detto,
Per il Fondo Monetario Internazionale la riduzione dei
aggiungendo tutto il suo risentimento per i grandi pro-
controlli sui movimenti dei capitali e la fluttuazione di
getti infrastrutturali che serviranno solo ad arricchire
una (debole) sterlina dovrebbero fungere da stimolo
un’élite già straricca senza nulla dare alla popolazione
agli investimenti esteri e all’export egiziano. Tuttavia,
più povera, che invece necessita disperatamente di
nonostante le dichiarate intenzioni di adottare misure a
massici programmi di sviluppo sociale.
protezione delle fasce più vulnerabili della popolazione, la crisi attualmente in corso ha fortemente ina-
“La gente è stanca” e le parole di Moustafa (su cui sono
sprito un clima sociale già teso, con il rischio di far ul-
subito circolate le voci più disparate, da accuse diffa-
teriormente precipitare la situazione.
manti al sospetto che fosse stato assassinato) rimandano alla possibilità che una manifestazione contro Al-
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Ciò che molte analisi non paiono afferrare nella sua
Sisi abbia luogo venerdì 11 novembre. Che le proteste
gravità è la fortissima dipendenza dell’Egitto dalle im-
arrivino alla piazza o meno quel giorno, il guidatore di
portazioni estere, dai beni di consumo alimentare (a
tuktuk ha mostrato le tante crepe del muro nascoste
cominciare da grano e lenticchie, elementi base della
dietro un quadro appeso maldestramente, il volto di un
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Egitto coperto solo da una fragile maschera di appa-
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rente stabilità.
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