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San Mauro Pascoli: due persone accusate di 'stalking condominale' per minacce e aggressioni

Giovedì 3 Novembre 2016

L'Autorità Giudiziaria ha imposto l'allontanamento dal condominio a una donna di 64 anni e a un uomo di 74 che terrorizzavano i vicini

I militari della Stazione di San Mauro Pascoli hanno concluso una prolungata e complessa attività d’indagine, terminata con l'emissione di custodia cautelare emessa in data 18 ottobre dal G.I.P. del Tribunale di Forlì dottor Di Giorgio, diretta dal Sostituto Procuratore di Forlì dottoressa Laura Brunelli. A seguito delle numerose denunce sporte da quattro abitanti (componenti due differenti nuclei familiari, abitanti uno di fianco e l’altro sotto gli indagati) di un condominio di San Mauro Pascoli, i militari procedevano a sottoporre alla misura cautelare del divieto di avvicinamento alle persone offese dal reato (con l’obbligo di mantenere la distanza di almeno 5 metri da essi e con il divieto di comunicare, con qualsiasi mezzo, con loro), una sessantaquattrenne, O.L. e un settantaquattrenne, C.C., entrambi pensionati, tra loro conviventi e con numerosi precedenti soprattutto per reati contro la persona.

Si tratta di uno dei primi casi, in regione, di 'stalking condominiale' (così come è stato definito anche da due sentenze, del 2011 e del 2013, della Suprema Corte di Cassazione), tipologia di reati ai quali l’Autorità Giudiziaria di Forlì e l’Arma dei Carabinieri dedicano molta attenzione, per i potenziali rischi ai quali le persone coinvolte possono andare incontro. I due indagati, in accordo tra loro, con condotte reiterate, minacciavano e molestavano, senza alcun motivo preciso ed in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, tre uomini e una donna, tutti residenti nello stesso condominio.

Le vittime erano esposte a continue aggressioni verbali, venendo minacciate in più occasioni di morte ovvero di gravi danni alla persona con frasi del tipo 'ti ammazzo', 'esci che oggi ti faccio fuori', 'la dovrai pagare', 'ti devo sfigurare il viso con l’acido muriatico' ed altri frasi di contenuto simile. Inoltre producevano inutilmente continui e forti rumori all’interno del proprio appartamento ad ogni ora del giorno e della notte spostando il mobilio e colpendo con corpi contundenti il pavimento e le pareti divisorie delle abitazioni confinanti, urlando in qualsiasi ora del giorno e della notte anche frasi dal contenuto offensivo dell’altrui persona, del tipo 'sei un pezzo di…, fai schifo', spiando reiteratamente le azioni di ciascuno di essi in modo da poter uscire di casa ed inveire nei loro confronti proprio all’uscita di ciascuna delle persone offese. E ancora inserendo all’interno delle cassette della posta la spazzatura, sbattendo rumorosamente tappeti sulle protezioni in ferro dei balconi ed aprendo in continuazione anche in inverno le finestre del condominio; tutte condotte, commesse a partire dal 2013 fino a poco prima

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dell’intervento dell’Autorità Giudiziaria, che hanno cagionato nelle persone offese un grave e perdurante stato di ansia, nonché il fondato timore per la propria incolumità e la modifica delle proprie abitudini di vita. E’ stata contestata anche l’aggravante specifica di aver commesso tali fatti ai danni di una delle persone offese, minorenne all’epoca dei primi fatti e ad oggi maggiorenne.

La donna, inoltre, è indagata anche per lesioni personali aggravate in quanto, nel mese di gennaio 2015, dopo aver inseguito una delle vittime, un sessantottenne, lo colpiva con un manico di scopa sulla schiena e sulle mani, cagionandogli contusioni varie giudicate guaribili in 7 giorni e, precedentemente, aveva tentato già di colpire l’uomo, il quale si era rifugiato all’interno del proprio box. I due indagati hanno, in un caso, iniziato ad inveire anche contro il proprio medico di base, al quale la donna aveva chiesto di produrre un certificato medico falso al fine di giustificare l’assenza da una delle udienze processuali, in cui i due sono già coinvolti a causa delle numerose precedenti denunce ricevute sempre dai vicini di casa. In caso di violazione delle prescrizioni imposte, potrebbe essere applicata nei loro confronti una misura maggiormente afflittiva, ivi inclusa la custodia cautelare in carcere. I militari hanno condotto le indagini in maniera brillante e con non poca fatica, considerata l’enorme mole di querele presentate negli ultimi anni che, se non fossero state valutate in maniera unitaria dall’Autorità Giudiziaria, avrebbero corso il rischio di essere archiviate o comunque considerate non di una certa gravità.

Cronaca

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