Incontro con Claudia Zedda, tra creature magiche e misteri di

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Transcript Incontro con Claudia Zedda, tra creature magiche e misteri di

La giovane scrittrice Claudia Zedda ha incontrato i lettori iglesienti nella sala della biblioteca comunale “Nicolò Canelles”. Introdotta da Clara Congia, l’autrice ha presentato al pubblico le sue opere, tra mistero e suggestione folkloristica

A sinistra la bibliotecaria Clara Congia; a destra la scrittrice Claudia Zedda Iglesias, 4 novembre 2016 – Una di quelle serate d’autunno dove il sole tramonta presto lasciando spazio all’oscurità precoce ha regalato l’atmosfera ideale alla presentazione dei libri di Claudia Zedda, dove le antiche leggende di esseri magici e di rituali segreti prendono vita grazie ad una narrazione appassionata e piacevole che trascina lo spettatore alla scoperta di quei misteri che costituiscono l’immaginario sovrannaturale della tradizione sarda.

L’autrice Claudia Zedda, introdotta dalla relatrice e bibliotecaria Clara Congia, ha saputo presentare i suoi lavori in maniera originale e accattivante, puntando sulla curiosità e sulla voglia del pubblico di recuperare nella memoria figure e riti di cui si conservano solo ricordi vaghi e remoti e del cui reale significato si è, spesso, all’oscuro. E così, la discussione sul romanzo L’Amuleto (Condaghes, 2014) non si è fossilizzata sulla vicenda della giovane Virginia, di recente orfana di madre che ritrova la sua identità grazie al misterioso contenuto di una cassapanca ricevuta in eredità, ma è diventata uno spunto di approfondimento sull’importanza, le diverse tipologie e le svariate funzioni che quest’oggetto “magico” (prestabile ma mai cedibile, se non per eredità) ha svolto per lunghissimo tempo nella vita di tutti i giorni dei sardi più benestanti, e la cui efficacia “esiste nel momento in cui credi che ci sia”.

Una presentazione interattiva, in cui tra le letture di estratti dagli altri suoi libri Creature fantastiche in Sardegna (La Riflessione, 2008) e Est Antigoriu (La Riflessione, 2011), Claudia Zedda con grande entusiasmo ha messo a diposizione del pubblico le sue competenze antropologiche, spiegando l’origine, il significato e la funzione sociale di figure chiave della tradizione sarda, come le guaritrici e le streghe. Figure comunemente considerate agli antipodi, ma che in realtà presentano moltissimi elementi in comune.

Le guaritrici, presenti in tutte le zone della Sardegna, seppur con delle variazioni, non sono soltanto donne che tolgono i malefici praticando “la medicina dell’occhio”, attraverso l’uso dell’acqua mescolata ad altri elementi e la recitazione dei brebus, ma sono le custodi di un talento, se è possibile, ancora più grande, perché con i loro gesti e le loro formule sanno predisporre l’animo del malato alla guarigione, a prescindere dall’evidenza scientifica e dall’effettiva efficacia delle loro azioni. Ed è stata una sorpresa scoprire, come ha rivelato Zedda, che attualmente ci sono molte

giovani e giovanissime interessate ad apprendere l’arte della guarigione, sintomo questo di una sempre maggiore precarietà sociale, in cui la padronanza dell’elemento magico va in qualche modo a compensare la sensazione d’impotenza di fronte a un futuro incerto che accomuna i giovani d’oggi.

Così come le streghe non sono figure unilateralmente negative e deliberatamente malvagie. Ad esempio la Coga, strega-vampiro che secondo le leggende si nutre del sangue dei bimbi in fasce, non agisce mossa da crudeltà, ma assecondando l’istinto proprio di una natura che esiste per volontà divina. E anche le streghe, come le guaritrici, sono depositarie di un sapere “magico”, basato sulla conoscenza delle erbe e dei loro periodi balsamici, dei brebus, e di quei gesti segreti che permettono, nel bene o nel male, di influenzare il ciclo della vita, dalla nascita alla morte.

Al termine del vivace incontro con l’autrice si scopre che dietro ai tanti tipi di amuleti, di magie, di formule segrete, di gesti rituali e di credenze, si nasconde la tenacia di un popolo, quello sardo, che anziché accettare passivamente le avversità di un destino ineluttabile, ha sempre cercato, nel corso della sua travagliata storia, di contrastare le avversità che riserva la vita, con tutti i mezzi possibili, perfino introducendo l’elemento magico e rendendolo parte integrante del quotidiano. È perciò necessario recuperare il patrimonio folkloristico delle leggende della Sardegna, perché, come giustamente ha detto Claudia Zedda, “la leggenda può

essere letta in maniera critica per ritrovarvi la nostra storia”.

Info: il sito internet della scrittrice Claudia Zedda Di Sara Garau