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Giovedì 3 novembre
SULLE PRIME PAGINE
L’incertezza crescente sull’esito delle elezioni americane - con i sondaggi che per la prima
volta danno in vantaggio Donald Trump - ha avuto subito un effetto sui mercati finanziari.
“Borse in caduta con le banche” è il titolo di apertura del Sole 24 ore di oggi (con un
articolo di approfondimento di Isabella Bufacchi sulla “bolla del rischio politico globale” e
uno di Alessandro Graziani sulle banche che tornano nel mirino). Sulla corsa alla Casa
Bianca da segnalare tra i tanti commenti di oggi quello di Guido Moltedo sul Manifesto che
mette l’accento sul partito democratico (“Per i democratici si annuncia un finale thrilling”).
Incertezza anche nella politica italiana con il dibattito sulla possibilità di rinviare il
referendum costituzionale. Lo aveva fatto capire il ministro Angelino Alfano, anche in
considerazione dell’emergenza terremoto, ma poi è intervenuto il presidente del Consiglio
Matteo Renzi che ha stoppato il rinvio, anche se dietro le dichiarazioni ufficiali si scorge
una speranza nascosta di un rinvio obbligato dall’intervento dei giudici di Milano.
Repubblica parla comunque di “ira di Renzi” contro Alfano e il Messaggero di chiusura
netta di Renzi. Anche La Stampa apre con “i sindaci del sisma” che chiedono il rinvio del
referendum, con un commento di Marcello Sorgi: “Il voto sotto la lente dei giudici”.
Sulle prime pagine si parla naturalmente ancora del terremoto del centro Italia che ha
deformato un’area di 1000 chilometri. In prima pagina la foto della “ferita” del Monte
Vettore analizzata dai geologi. Il presidente Mattarella in vista a Norcia ha promesso che
nessuno sarà lasciato solo e che tutto tornerà come prima. Sul terremoto e in particolare
sulla grande solidarietà che anche questa volta è scattata l’approfondimento sull’Umbria
su Rassegna Sindacale a cura di Fabrizio Ricci (http://www.rassegna.it/articoli/emergenzaterremoto-lumbria-riparte-dalla-solidarieta)
Grande incertezza anche sul fronte del rinnovo dei contratti. La Cgil chiede chiarezza sulle
risorse effettive che saranno destinate al rinnovo dei contratti pubblici. Intanto si tenta di
riprendere le trattative per i rinnovi di varie categorie. Strada in salita anche per il contratto
dei metalmeccanici su cui sembrava si fossero aperti spiragli importanti. Ieri l’intervento
del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, al Comitato centrale della Fiom.
Domani lo sciopero delle Poste.
CAMUSSO: SALVARE I CONTRATTI E’ IL NOSTRO PRIMO OBIETTIVO
“Il contratto viene dato da molti per fatto, leggo sui giornali che ormai è tutto in discesa. Ma
io non ne sono convinta: credo invece che ci sia ancora molta strada da fare, e non in
discesa”. Ha esordito cosi ieri Susanna Camusso, nel suo intervento al comitato centrale
della Fiom, convocato per fare il punto sulla trattativa con Federmeccanica sul rinnovo del
contratto. La partecipazione del segretario generale della Cgil al parlamentino dei
metalmeccanici è, di per sé, un evento che non si verificava da tempo, scrive Nunzia
Penelope sul Diario del lavoro. Ed è la prova che il momento è grave e serio: in ballo,
infatti, c’è molto più del contratto dei meccanici, c’è l’esistenza stessa dei contratti
nazionali. Lo ha ribadito esplicitamente Camusso: “ per noi rinnovare i contratti nazionali e’
fondamentale. Al di là del merito, e’ necessario dimostrare ai lavoratori che il contratto
nazionale esiste, e che il suo ruolo resta quello di tutelare il salario, e, quando possibile,
aumentarlo”. Ma tutte le alchimie che le imprese hanno proposto nel corso della trattativa
dei metalmeccanici – decalage, assorbimento, ecc- dicono una sola cosa: “che si può
programmare, invece, la riduzione del salario”.
“Per la prima volta - osserva Camusso - rischia di determinarsi una condizione per cui non
è piu’ scontato che sia il contratto nazionale il principio regolatore del rapporto di lavoro”.
Se lo schema è’ “mettere le aziende in condizione di fare tutto loro”, ciò che rappresenta
un vincolo, e quindi anche il contratto, va eliminato. (…) “Quindi per noi oggi è
fondamentale rinnovare i contratti. Al di là del merito, occorre dimostrare ai lavoratori che il
contratto nazionale esiste e ha un ruolo preciso”. (…) Inoltre, con l’accordo dei
metalmeccanici andrà anche sanata la stagione di accordi separati: “Abbiamo tutti una
grande responsabilità – ha osservato Susanna Camusso- e quando Federmeccanica dice
che o si fa il contratto con tutti o non si fa, credo sia sincera. Ha capito, finalmente, che
c’e’ anche un problema di rappresentatività. Problema che tra l’altro hanno anche le
imprese. Quindi, bene se nel contratto nazionale ci saranno anche le regole sulla
rappresentanza”.
Il testo integrale dell’articolo di Nunzia Penelope sul sito del Diario del lavoro:
http://www.ildiariodellavoro.it/adon.pl?act=doc&doc=61829#.WBqvk_T3fIV
Sempre sul Diario del lavoro da segnalare un articolo di Fernando Liuzzi sull’andamento
della trattativa dei metalmeccanici:
http://www.ildiariodellavoro.it/adon.pl?act=doc&doc=61830#.WBqy6fT3fIU
Su Rassegna Sindacale la dichiarazione del segretario generale della Fiom, Maurizio
Landini: “Non siamo alla vigilia di un accordo, a oggi la condizione di poter chiudere
presto e bene non c’è”. In particolare, secondo Landini, le distanze restano sui temi della
formazione, del diritto allo studio, dell’orario di lavoro, degli appalti e dell’inquadramento. E
restano soprattutto sul salario: “È necessario che Federmeccanica faccia dei cambiamenti,
il suo passo in avanti non è ancora sufficiente”.
La trattativa intanto va avanti. Oggi è in programma un nuovo incontro tra imprese e
sindacati di tipo “tecnico”, mentre martedì 8 novembre si terrà un vertice di carattere
“politico” (cui parteciperanno le segreterie nazionali dei sindacati e una delegazione
allargata di Federmeccanica), nel quale verrà affrontata la questione del salario. In
quell’occasione, ha concluso il segretario generale della Fiom, “andremo a verificare se ci
sono le condizioni per andare verso una fase più stringente del negoziato o se
permangono punti di diversità”.
GENTILE (CGIL): FARE CHIAREZZA SULLE RISORSE PER I DIPENDENTI PUBBLICI
Quante risorse saranno destinate ai contratti del lavoro pubblico? Quali sono realmente le
“poste” della legge di bilancio che è stata inviata al Quirinale e controfirmata dal presidente
Mattarella? E quale sarà il destino dei lavoratori di Equitalia? Su questi temi è intervenuto
ieri mattina su RadioArticolo1, nel corso di “Italia Parla”, Michele Gentile, responsabile dei
settori pubblici della Cgil.
Cominciamo dalle cifre. “Ho letto – dice Gentile – che ci sarebbero, per il pubblico impiego,
4 miliardi nel 2017. Ma non è vero: l'articolo della legge di bilancio stabilisce che ci sono
un miliardo e 900 milioni per il 2017 e due miliardi e 600 milioni per il 2018. Queste risorse
devono servire per i contratti pubblici di tutte le amministrazioni centrali dello stato, cioè
scuola, ministeri, agenzie fiscali, comparto sicurezza. Ma non si dice nulla per quanto
riguarda i dipendenti del servizio sanitario nazionale e i dipendenti degli enti locali”. In
questo fondo dovrebbero stare i soldi per i contratti, alcune operazioni previste per il
comparto sicurezza (riordino delle carriere e indennità di 80 euro per polizia e forze
armate) e lo sblocco delle assunzioni.
Per riascoltare l’intervista a Gentile è disponibile il podcast sul sito di Radio Articolo 1:
http://www.radioarticolo1.it/audio/2016/11/02/29968/stabilita-precaria-bilancio-in-perditainterviene-michele-gentile-cgil
PRIVATIZZAZIONI. DOMANI LO SCIOPERO DEI LAVORATORI DELLE POSTE
Le organizzazioni sindacali Slc-Cgil, Slp-Cisl, Failp-Cisal, Confsal Comunicazioni e Ugl
Comunicazioni hanno proclamato uno sciopero generale nazionale dei lavoratori di Poste
italiane per l'intera giornata di domani. Secondo i sindacati, la decisione del Consiglio dei
ministri di quotare in Borsa un ulteriore 29,7% e del conferimento a Cassa Depositi e
Prestiti del rimanente 35% del capitale, con l’uscita definitiva del ministero dell’Economia
dall’azionariato di Poste Italiane, muta completamente gli assetti societari e il controllo
pubblico in Poste Italiane. Una decisione assunta a breve distanza dal primo collocamento
azionario di oltre il 30% effettuato ad ottobre 2015.
Una privatizzazione che “ha il solo fine di fare cassa e recuperare qualche miliardo di euro
per incidere in quantità insignificante sul debito pubblico, ma che non tiene in
considerazione il ruolo sociale svolto da Poste Italiane sull’intero territorio”, dicono i
sindacati. I sindacati di categoria ritengono estremamente grave e, peraltro,
antieconomica, l’intera operazione di dismissione da parte dello Stato, in considerazione
che dal 2002 ad oggi Poste Italiane ha sempre avuto bilanci positivi e ha versato
consistenti dividendi al Ministero del Tesoro, azionista di riferimento. Sempre secondo i
sindacati che hanno promosso lo sciopero di domani, “la privatizzazione totale di Poste
italiane mette in discussione non solo anni di sacrificio e di lavoro dei dipendenti profusi
per darle una dimensione d’impresa tra le più importanti in Italia, ma anche il futuro
svolgimento del servizio universale, l’unitarietà dell’Azienda e la sua tenuta occupazionale.
A questa situazione si aggiungono le problematiche aziendali, figlie di una applicazione
monca del piano industriale, che prevedeva un forte rilancio della logistica, una
applicazione inefficace e scorretta dell’accordo sulla riorganizzazione dei servizi postali, le
carenze di addetti nella sportelleria degli Uffici Postali e le continue pressioni commerciali
in Mercato Privati, figlie di una finanziarizzazione sempre più spinta dell’azienda”.
Sul sito della Slc Cgil si può anche rileggere la lettera del segretario generale Massimo
Cestaro al direttore del Fatto Quotidiano in polemica con il tipo di informazione falsata che
il giornale ha prodotto sullo sciopero: http://www.slc-cgil.it/2016/10/lo-sciopero-in-posteitaliane-cestaro-il-fatto-quotidiano-dia-informazioni-corrette/
ALCOA. ORA SONO 200 I LAVORATORI CHE RISCHIANO DI PERDERE ANCHE GLI
AMMORTIZZATORI SOCIALI
Se ne parla sul Sole 24 ore di oggi (p.21): (…) L'altra faccia della vertenza Alcoa è quella
dei lavoratori che pian piano si ritrovano senza ammortizzatori sociali. Per il momento ce
ne sono circa una novantina mentre per altri 200 il problema è dietro l'angolo. Lavoratori a
"zero euro", per dirla con gli operai e i sindacalisti che continuano a mantenere il presidio
davanti agli impianti fermi dal 2012 nel polo industriale di Portovesme. «Quando sono stati
fermati gli impianti e sono partiti gli ammortizzatori sociali c'erano 430 lavoratori diretti e
circa 350 indiretti più quelli dell'indotto, ossia le officine e le altre aziende che ruotavano
attorno allo smelter - spiega Rino Barca, segretario regionale della Fim Cisl - oggi quegli
ammortizzatori stanno terminando e la gente si ritroverà a breve senza un centesimo».
Numeri? «Oggi sono circa 90 i lavoratori indiretti che hanno perso tutti gli ammortizzatori
sociali, nel 2017 saranno in 200 tra diretti e indiretti, nel 2018 gli altri». Dati che
preoccupano i sindacati perché «la tensione rischia di salire». Proprio questo argomento
sarà al centro di un incontro che i sindacati dei metalmeccanici hanno sollecitato al
governatore della Sardegna
GLI APPUNTAMENTI
Domani
Bologna - Sala Farnese, piazza Maggiore, ore 10, Convegno Ires Emilia Romagna "Il
lavoro, la politica, il sindacato". Partecipano il segretario confederale della Cgil, Danilo
Barbi e il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso
Bologna - Centro Congressi Aemilia Hotel, via Zaccherini Alvisi 16, ore 16. XXI congresso
nazionale di Magistratura Democratica. Partecipa il segretario generale della
Cgil, Susanna Camusso
Sabato
Mantova - Istituto Superiore Magistrale Villa D’Este, Aula Magna, ore 9. Il segretario
generale della Cgil Susanna Camusso incontra gli studenti
Mantova - Palazzo della Regione, ore 11. Inaugurazione mostra "Artiste al lavoro. Il lavoro
delle donne”. Partecipa il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso
Mattinale chiuso alle 7