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04 novembre 2016 delle ore 05:09
Torino. Artissima e oltre/6. Una grande
Rosemarie Trockel in mostra alla Pinacoteca
Agnelli. Tra opere delle collezioni cittadine, sue
foto e visionarie ceramiche
È una mostra generosa quella che si è inaugurata
ieri sera alla Pinacoteca Agnelli e che reca la
firma di Rosemarie Trockel per la cura di Paolo
Colombo (fino al 26 febbraio). Generosa,
perché emerge quel sostrato emotivo, quella
capacità empatica di mettere in dialogo
attraverso l’arte cose apparentemente disparate
e lontane e un’ "arte al femminile” che non
significa fragilità ma un punto di vista forte e
spesso molto ironico sul mondo. Se si ha l’idea
(sbagliata) di un’artista tedesca dura e un po’
maniacale (le opere estremamente ripetitive
realizzate con fili di lana e intitolate
Menopausa), basta pensare all’aggiunta che
Trockel ha fatto alla celebre affermazione di
Beuys: "Ogni uomo è artista”, chiosata con
"ogni animale è un artista”. Idea che sottolinea
la rivendicazione di un’istintività, di qualcosa
che va oltre la sfera razionale e che allude a un
pensiero critico, e ante litteram, di gender. Tutto
questo emerge nella scelta di come fare la
mostra torinese che, per via della sede – la
Pinacoteca Agnelli – ha il compito di occuparsi
di collezionismo. Da qui artista e curatore si
sono rivolti alle collezioni torinesi scegliendo
tra queste alcune opere da mettere in dialogo
con quelle di Trockel. Altro territorio di
indagine e territorio felicemente espositivo è
quello del ritratto con foto scattate dall’artista
stessa, che si mischia con la ricerca sulle
collezioni cittadine. Una parte importante della
mostra è poi occupata dalle sue ceramiche e
dalle superfici specchianti che a volte ricorrono
in queste. Una produzione dove Trockel
esprime la sua visionarietà materica e che, in
questo caso, allude allo specchio come
momento di riconoscimento della bellezza,
della transitorietà del tempo. Il tutto messo in
dialogo con opere custodite dai musei torinesi
che raffigurano specchi e vanitas. Una mostra
da vedere che nel fitto calendario torinese di
questi giorni si distingue anche per coerenza e,
diciamolo, sintesi (è una mostra relativamente
piccola) che non affatica il visitatore.
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