Crescono gli occupati: da febbraio 2014 più 656mila

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Il cinema ha la sua legge che prevede un fondo ad hoc di almeno 400 milioni, incentivi per chi investe e per le nuove sale e (dopo oltre 100 anni) anche l’abolizione della censura di Stato Masocco - De Sanctis P. 14 Fondata da Antonio Gramsci nel 1924

Questo giornale ha rinunciato al finanziamento pubblic o l Anno 93 n. 289 Venerdì, 4 Novembre 2016

unita .tv

Migranti, strage senza fine

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Oltre duecentotrenta morti (tanti bambini) in un barcone rovesciato davanti a Lampedusa

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La polizia respinge le accuse di Amnesty. L’inchiesta parlamentare sugli hot spot: sono al limite

P. 2-3

C’è un’Italia che sa rialzarsi da fango o macerie

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ensate a Firenze.

Pensate ai suoi monumenti e simboli immortali: il Duomo, Palazzo Vecchio, Ponte Vecchio, Santa Croce.

Ecco, pensateli come li conoscete ora e immaginateli immersi nella melma atroce dell’alluvione del 4 novembre 1966, 50 anni esatti fa, che con furia avvolse tutto in poche ore e sembrò seppellire sotto il fango l’intera città e tutta la sua storia universale.

Morirono 35 persone, 17 in città, 18 nella provincia. La città fu paralizzata sotto il fango: negozi e imprese distrutti, attività interrotte, opere d'arte danneggiate, alcune irrimediabilmente, soccorsi difficili.

Le immagini di quei giorni che tutti abbiamo in testa e nel cuore sono di una città completamente inondata, dove i monumenti più noti sembrano soccombere alla furia del fiume. Esemplare mi sembra la foto di uno dei soccorritori del Crocifisso di Cimabue, Salvatore Franchino, che allarga le braccia, sconfitto, di fronte all’opera bagnata dal fango.

Eppure la città seppe rialzarsi.

Ferita, abbattuta, ma non sopraffatta.

Subito i fiorentini si diedero da fare, parrocchie e sedi di partito organizzarono comitati senza neppure aspettare le autorità ro m a n e.

Dall’Italia e dall’estero arrivarono organismi di soccorso e aiuti.

Arrivarono giovani, centinaia e centinaia, spontaneamente o tramite amici e scuole, col semplice passaparola. Diventarono gli Angeli del fango. Di loro restano indelebili le immagini di giovani sorridenti con vestiti e scarpe melmosi, appoggiati a un portone a fumare una sigaretta, oppure con l’acqua fino alle ginocchia, mentre in una catena umana improvvisata si passano di mano in mano i libri fradici raccolti dall’acqua che aveva invaso la Biblioteca nazionale.

Il lutto di Firenze era quindi il lutto dell’Italia tutta e del mondo intero, il lutto di chi sa di perdere non solo una città, non solo vite umane, non solo opere d’arte, ma un pezzo dell’anima del nostro paese, della sua storia, della sua umanità.

Oggi però non è il giorno della celebrazione di un anniversario. I nostri morti non lo meritano. Oggi noi dobbiamo affiancare al doveroso e rispettoso ricordo delle risposte. Le alluvioni non sono improvvise come i terremoti, e soprattutto se ne possono prevenire e mitigare gli effetti con opportune opere idrauliche. La vera cura è la prevenzione. Gli errori del passato vanno ricordati per non ripeterli.

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Il Reportage P. 12-13

Bambini destinati a essere bambini. Nel campo profughi di Dibaga, Makhmour. F O T O DI N EIGE D E B ENEDET TI

St aino

Ecco i nemici del Califfo

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I

IBAGA , M A K H MO U R eri siamo andati con l’Unicef a Dibaga. Era un villaggio fra Erbil e Makhmour, poi accolse un piccolo campo di emergenza, poi è diventato una città di qualche decina di migliaia di abitanti –ieri ne aveva 32.040, per 5142 famiglie.

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Crescono gli occupati: da febbraio 2014 più 656mila

Istat: inattivi in calo, sale il numero di chi cerca lavoro Nuovi diritti per le partite Iva Al di là di numeri e tabelle l’ultima rileva zione Istat dice che gli italiani hanno più fi ducia. Infatti calano gli inattivi (cioè quelli che avevano rinunciato a cercarsi un lavo ro), facendo salire i disoccupati (cioè chi il lavoro lo cerca), ma crescono anche gli oc cupati e fra i questi i contratti a tempo inde terminato.

Di Giovanni P. 5 L’IN TERVISTA Sp eciale a l l uv i o n e di Firenze 50 anni dopo Miliani P. 7-9

Richetti: «Sarà la Leopolda di chi scommette sul futuro»

Z egarelliP. 4

B ersani, ma cosa c’entri tu con il No?

O

norevole Bersani, dal momento che il testo della riforma per il superamento del bicameralismo paritario sottoposta a referendum sembra solo il minimo sindacale rispetto a quanto auspicato da anni da tanti, lei incluso, e che le obiezioni sembrano concentrarsi su quella che viene ritenuta una gestione personalistica da parte di Renzi, non ritiene - lei che è una persona seria - che, invece di andare a mescolarsi in un’alleanza per il NO che schiera, tra gli altri, anche il peggio della politica italiana, sia appunto più serio provare a dar vita dentro il suo partito ad un progetto alternativo, magari provando a vincere il prossimo congresso? Se il problema attuale dell’Italia insomma è Renzi, che va cacciato, come leggiamo dai molti manifesti che tappezzano Roma, la storia recente, tra i tanti torti, ha almeno il merito di aver dimostrato che il PD è un partito contendibile, non ha Srl proprietarie, né un dominus che ne incarna l’identità come altri partiti e movimenti in circolazione.

Vorrei riuscire a trasmetterle, senza animosità, la sensazione di chi osserva dall’esterno e che non riesce a non vedere nel suo NO - ed in quello di altri valorosi dirigenti delle stagioni passate - qualcosa di strettamente intrecciato ad un risentimento personale, psicologico, sentimentale, qualcosa di umanamente accettabile e perfino di nobile, ma non politico.

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Un macigno sulla Brexit

È

pesantissima per Theresa May sul piano istituzionale prima ancora che politico la sentenza emessa dall’Alta Corte di Londra su chi abbia la titolarità di avviare le procedure per l’uscita del Regno Unito dalla Unione europea. A partire dallo scorso luglio, quando è entrata a Downing Street, la premier aveva infatti ribadito in ogni intervento pubblico che è il governo ad avere il potere di tradurre in atti giuridici la volontà popolare. Si tratta di una tesi insostenibile, dicono i tre giudici chiamati a esprimersi sul ricorso , perché la costituzione prevede che siano le aule parlamentari ad approvare ogni atto dell’esecutivo. Sono gli eletti a rappresentare i sudditi della re gina.

Segue a pag. 6

Gli ultimi giorni di Elsa Morante raccontati da Ginevra Bompiani nel suo ultimo libro “Mela Zeta” P. 15