"Pensa prima di condividere": come ovviare alle inadempienze di

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"Pensa prima di condividere": come
ovviare alle inadempienze di
Facebook
di Paolo Campanelli
Presentato ieri a Roma la guida “Pensa
Prima di Condividere” realizzata dal socialnetwork Facebook per una
maggiore consapevolezza dell’utente su internet, o più precisamente
sui social network, in collaborazione con il Ministero di Giustizia
che ha sin dal 2013un impegno costante sui reati on-line, per i quali
ha persino realizzato un glossario.
Alla presentazione dell’iniziativa il ministro di giustizia Andrea
Orlando che ha giustamente richiamato i gestori dei socialnetwork a
controllare l’utilizzo spesso illecito del web, strumentalizzato
da molti adulti irresponsabili per avviare delle vere e proprie
campagne di delegittimazione, odio e diffamazione in ambito politico e
sociale, sconfinando nella discriminazione, razziale e sessuale
Internet è un luogo strano: è possibile parlare di qualunque cosa,
utilizzando un avatar per presentarsi, con persone da tutto il mondo.
Tuttavia, un problema molto diffuso è una mancanza di maniere ed
educazione, che fin troppo spesso sfocia in bullismo e diffamazione in
maniera incontrollata. La guida si ripropone di essere più accessibile
e facilmente analizzabile per diffondere le conoscenze agli utenti,
soprattutto ai minori. E qui è il problema più grande.
È estremamente raro che un utente non sappia cosa stia facendo, quando
si lancia in settimane e settimane di sistematici insulti verso
gruppi, istituzioni o persone, forte di un senso di anonimato dato
dalla mutabilità del proprio avatar, e copiare un’idea canadese dalla
dubbia efficacia è completamente inutile in questi casi.
Uno dei punti fondamentali è l’utilizzo degli strumenti di
segnalazione messi a disposizione dai social network. Ed è un altro
punto dolente: è chiaro anche all’ultimo degli sprovveduti che
Facebook, Twitter, Instagram e qualunque altro social non si mantiene
autonomamente per puro desiderio di mettere le persone in
comunicazione, ma in realtà utilizza le attività degli utenti (in
particolari i loro dati) , quello che fanno, tutte informazioni
preziose per le multinazionali del marketing che insieme alla
pubblicità sono le uniche fonte di introiti per i socialnetwork.
Un finto profilo privo di contenuti, senza amici o post viene
eliminato subito, se segnalato da qualcuno, mentre altri, poli di
disinformazione, odio razziale, di classe, o contro persone e
istituzioni che fanno traffico dati, per i gestori dei socialnetwork,
in particolare quelli di Facebook risultano sempre in regola….
ignorando quanto previsto dalla Legge Scelba e dell’ articolo 595 del
Codice Penale incluso. La necessità di “Moderatori” non può essere
risolta dagli utenti stessi, la presentazione si è rivelata
inconsistente
anche a causa dell’inaspettata mancanza e pochezza
effettiva di contenuti, di alcuni dei principali addetti ai
lavori come il Garante della privacy ed i vertici della Polizia
Postale, del Gat della Guardia di Finanza, e del Racis dei
Carabinieri, utilizzando una bambinesca cortina di fumo buonista.
In conclusione, la minaccia di una punizione continua a non essere
sufficiente a prevenire, soprattutto con la convinzione di completo
anonimato che la maggior parte dei diffamatori crede di avere, in
quanto la guida fa del suo punto principale il fermarsi ed evitare
di essere trascinati dalle emozioni in questo genocidio virtuale della
gogna mediatica. E’ forse arrivato il momento per le istituzioni di
far sentire la propria voce e costringere i gestori dei socialnetwork
a far rispettar le leggi vigenti nei Paesi in cui operano. Internet
non può essere terra di nessuno.
Attraverso questo link potete visionare e scaricare la Guida: guida-
facebook-cyberbullismo