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www.ilfattogiornaliero.it - [email protected] numero 4 novembre 2016 IlFattoGiornaliero.it

INDICE 6 - 6000 MIGRANTI IN UN GIORNO SOLO: CONTINUA L’INVASIONE NEL CANALE DI SICILIA 7 - MIGRANTI IN FRANCIA, LA POLIZIA INIZIA LO SMANTELLAMENTO DELLA BIDONVILLE DI CALAIS 12 - RENZI: “LETTERA UE A NOI? VEDREMO, MA MANOVRA NON CAMBIA” 15 - TIME WARNER E AT&T, FUSIONE STRATEGICA DA 108 MILIARDI

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IORNALIERO.IT

il dullo che incendia l’america

CARISMA, POPOLARITÀ, INFLUENZA INTERNAZIONALE DI UN UOMO CHE È PIÙ FORTE DELLA NAZIONE CHE RAPPRESENTA Ci hanno fatto divertire. Ma anche preoccupare, sgranare gli occhi, indignare. Si sono resi protagonisti della scena politica televisiva. Ma anche dei social network e delle trasmissioni in streaming.

Con i loro dibattiti sono riusciti ad incendiare l’animo di ogni cittadino USA. Ma l’eco dei loro incontri/scontri è risuonato forte anche nelle nostre case.

A metà tra informazione e show business, alternando serie promesse a sciocchi battibecchi, il dualismo Trump-Clinton ha certamente assunto toni e sfumature epiche. Ma è finalmente over.

A PAGINA 35

I MIGLIORI ARTICOLI DEL MESE

INVASIONE NEL CANALE DI SICILIA

Altri nove morti, quasi seimila migranti recuperati dalle acque del Canale di Sicilia in un solo giorno. Bastano questi numeri per riflettere sul fatto che per affrontare la questione migratoria serve ben più di una «Giornata nazionale in memoria delle vit time dell’immigrazione». Che guarda caso si celebrava proprio ieri, anniversario del naufragio di tre anni fa nel quale persero la vita 368 migranti. Per il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella «è una ferita aperta nella coscienza di ciascuno di noi e un monito per l’Europa intera», si legge su “la Stampa“.

A PAGINA 6

MIGRANTI IN FRANCIA

Gli agenti hanno dovuto impiegare i gas lacri mogeni dopo un fitto lancio di pietre da parte dei migranti. Calais, la più grande bidonville della Francia, prima dell’evacuazione prevista per oggi. In uno spazio di 10 ettari, in base ai conteggi sono stipate quasi 9mila persone per sone (originari dall’Afghanistan, Sudan ed Eri trea) cui si stanno rivolgendo i volontari per convincerli a lasciare senza opporre resisten za. Le autorità locali prevodono che l’intera operazione durerà una settimana e impiegherà 1000 poliziotti.

I migranti speravano di attraversare lo stretto di Dover e raggiungere così il Regno Unito. A PAGINA 7

RENZI: “LETTERA UE A NOI?”

Non ci sarà alcun bilaterale con il presiden te della Commissione Jean Claude Juncker sulla manovra a margine del vertice europeo. Il premier: “se l’Ue avrà osservazioni da fare ascolteremo, ma questa manovra ha il deficit più basso degli ultimi dieci anni”. “La manovra non cambia, anche se dovesse ro arrivare rilievi dall’Ue. Lo dice il premier Matteo Renzi a Rtl 102.5. Sono pronte le osservazioni dell’Ue sulla manovra? “Non ne abbiamo parlato. Però il tema non cam bia assolutamente niente. Potranno scrivere, come si fa sempre – ha detto – una lettera per chiedere maggiori spiegazioni”. A PAGINA 12

TIME WARNER E AT&T

L’azienda di telecomunicazioni americana AT&T ha annunciato di aver trovato un ac cordo per comprare il gruppo Time Warner, gruppo di cui fanno parte CNN, HBO, Car toon Network e gli studi Warner Bros. Dopo che il dipartimento di Giustizia statunitense avrà dato il via libera, Time Warner sarà acquisita per 85,4 miliardi di dollari, che pa gherà con un misto di contanti e azioni; in totale però l’operazione ammonta a 108,7 miliardi di dollari, dato che AT&T dovrà ri pagare anche i debiti di Time Warner. AT&T è la prima azienda di telecomunicazioni per fatturato al mondo. A PAGINA 15

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La notizia è arrivata in mattinata: Dario Fo è morto all’ospedale Sacco di Milano, dove era ricoverato da alcuni giorni per problemi re spiratori. Aveva 90 anni. Personalità incon tenibile, artista poliedrico, ‘giullare’ della cultura italiana – amava definirsi lui – Fo era stato attivo fino all’ultimo. Il 20 settembre scorso aveva presentato a Milano il suo ulti mo libro, Darwin, dedicato al padre dell’evo luzionismo. In estate, nel Palazzo del Turismo a Cesenatico, il rifugio creativo di Fo e della moglie Franca Rame, aveva esposto dipinti, opere grafiche, bassorilievi, sculture e pupaz zi creati dall’artista e accompagnati da testi collegati al suo ultimo libro Darwin.

Negli ultimi tempi era diventato impaziente di fare, scrivere, parlare, dipingere. Si ubria cava di impegni, lavorava fino a stordirsi, come volesse bruciare il tempo. Dario Fo ha lasciato la vita con l’energia e la carica con cui l’ha vissuta. “Se mi dovesse ca pitare qualcosa, dite che ho fatto di tutto per campare”, scherzava fino all’ultimo. Aveva 90 anni, a 71 era stato insignito del Premio Nobel, e 70 li aveva passati nel teatro che ha dominato da re, reinventando la satira, la co micità con oltre cento commedie, racconti, ro manzi biografici, saggi, e da attore, scrittore, autore di canzoni, ma anche pittore, regista, scenografo, saggista, politico: un talento ri nascimentale che ha fatto di Dario Fo il più grande e famoso artista italiano dei tempi mo derni. “Con Franca abbiamo vissuto tre volte più degli altri”, diceva ripercorrendo una vita straordinaria celebre in ogni parte del piane ta.

Eppure tutto era partito da un luogo minu scolo, Sangiano, dove era nato il 24 marzo del 1926, “il paese delle meraviglie”, diceva. Effettivamente, insieme a Primo Tronzano e Porto Valtravaglia, dove si era trasferito con la mamma Pina e il papà Felice, capostazio ne, è uno spicchio di Lombardia, tra il lago Maggiore e la Svizzera, alquanto particolare, dove la cultura popolare ha le forme del te atro. “Giravano contrabbandieri e pescatori, più o meno di frodo – ha raccontato Fo in Il paese dei mezaràt (Feltrinelli), l’autobiografia dei primi sette anni di vita -. Due mestieri per i quali occorre molta fanta sia. È a loro che devo la mia vita dopo: riem pivano la testa di noi ragazzi di storie, cro naca locale frammista a favole. Da grande ho rubato a man bassa”. Anche il grammelot, la lingua inventata di Mistero buffo e altri suoi testi, che ha segnato la nostra storia culturale, viene da lì, dall’incrocio di dialetti locali, ne ologismi e lingue straniere. Un apprendistato che mette in pratica invadendo di racconti il Bar Giamaica, a Milano, quartiere Brera quan do, studente dell’Accademia delle Belle Arti e del Politecnico, conosce i pittori Morlotti, Treccani, Crippa, Trevisani, Peverelli, Cava liere, Emilio Tadini.

“Nel caos libico si rincorrono voci ed ipotesi sul sequestro dei tre tecnici della Con.I.Cos. a Ghat. Mentre intelligence e diplomazia sono al lavoro in silenzio per risolvere il caso e non risultano per ora rivendicazioni o contatti con i rapitori, a parlare – scrive il portale Alwasat – è il colonnello Ahmed al Mismari, portavoce delle forze armate libiche legate a Khalifa Haftar: “i www.ilfattogiornaliero.it

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5 due italiani sono stati sequestrati da una banda criminale e dietro c’è l’impronta di al Qaida”. Da chi segue il caso non arriva alcuna conferma. Ed anche Hassan Osman Eissa, del Consiglio municipale di Ghat, dopo aver riferito che il Governo di Tripoli non si è messo in contatto con le autorità locali, fa sapere all’Ap che si tratta di “notizie senza fondamento. Le informazioni iniziali indicano che i rapitori sono un gruppo locale di fuorilegge”.

La pista è dunque sempre quella di una banda di criminali comuni slegata dai jihadisti di al Qaida e del Califfato. “A noi – ha spiegato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni – non risulta che dietro al rapimento dei nostri due connazionali in Libia ci sia al Qaida. In questo momento non siamo in grado di confermare o smentire affermazioni di questo genere”. Sulla stessa linea il ministro della Difesa, Roberta Pinotti: “Le fonti libiche hanno parlato di criminalità comune. Detto ciò, quello che possiamo fare in questi casi è lavorare con il massimo riserbo”. Un lavoro reso non certo facile dalla situazione in cui versa il Paese africano, dilaniato dallo scontro tra il governo di unità nazionale di Tripoli, sostenuto dall’Onu ed il Parlamento di Tobruk, dietro cui c’è proprio il generale ex gheddafiano Khalifa Haftar. Il Fezzan, l’area in cui è avvenuto il sequestro di Bruno Cacace, Danilo Calonego e del collega canadese, è lontano – non solo geograficamente – sia da Tripoli che da Tobruk. Un territorio desertico dominato da tribù tuareg e da trafficanti di ogni genere, privo di strutture statali. E dunque le parole attribuite al portavoce di Haftar possono segnalare il tentativo del generale di far pesare la sua autorità presso l’Occidente schierato col premier Serraj. In assenza di enti governativi ufficiali, nella zona di Ghat l’uomo forte è il sindaco Komani Mohamed Saleh, che fin dall’inizio sembra avere preso in mano la vicenda dei rapiti accreditandosi come interlocutore degli 007 italiani – un team guidato da un vicedirettore dell’Aise – inviati sul posto. Le indagini sembrano essere concentrate sugli uomini che hanno garantito la sicurezza ai dipendenti dell’azienda italiana impegnati in lavori all’aeroporto conclusi proprio il giorno del sequestro. Qualcuno della scorta – tre autisti e quattro militari, tutti armati – potrebbe aver ‘venduto’ gli occidentali ad un gruppo criminale che ha agito a colpo sicuro ed è intenzionato a chiedere un riscatto. Si sta cercando il contatto giusto con la banda. Non sempre i mediatori individuati sono affidabili e dopo il tragico precedente dei quattro operai della Bonatti, si va con i piedi di piombo. Che in quell’area di confine con l’Algeria si registrino presenze di elementi di Al Qaida nel Maghreb islamico è un fatto noto.

Così come la delicatezza della posizione dell’Italia che in questi giorni sta completando il dispiegamento di 300 militari per l’allestimento di un ospedale da campo a Misurata, città alleata di Serraj. Da qui l’interesse a circoscrivere la vicenda nell’alveo della criminalità comune ed a risolverla al più presto, prima che possa diventare strumento di rivendicazione politica”.

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Altri nove morti, quasi seimila migranti re cuperati dalle acque del Canale di Sicilia in un solo giorno. Bastano questi numeri per riflettere sul fatto che per affrontare la questione migratoria serve ben più di una «Giornata nazionale in memoria delle vitti me dell’immigrazione». Che guarda caso si celebrava proprio ieri, anniversario del naufragio di tre anni fa nel quale persero la vita 368 migranti. Per il Pre sidente della Repubblica Sergio Mattarella «è una ferita aperta nella coscienza di cia scuno di noi e un monito per l’Europa inte ra», si legge su “la Stampa“.

Seimila migranti recuperati dalle acque del Canale di Sicilia

Quell’Europa di cui fa parte anche Victor Orban, che però non arretra di un millimetro e continua nella sua sfida a Bruxelles anche dopo il fallimento del suo referendum di domenica sulle quote. Ma la linea della controparte è più chiara che mai: non bisogna dare troppa corda al premier ungherese. E soprattutto, vista la delicatezza del tema, bisogna evitare di soffiare sul fuoco. All’indomani del voto, la Commissione ha scelto il profilo basso. Anzi, la decisione di annunciare proprio ieri la possibilità per gli agricoltori ungheresi di accedere a finanziamenti per 160 milioni di euro potrebbe non essere solo una coincidenza, ma anche un modo per ribadire i benefici dell’appartenenza alla Uè (certamente farlo tre giorni fa non sarebbe stato elegante).

Bruxelles: «L’Ungheria deve rispettare gli impegni presi»

Ma al di là di tutto, Jean-Claude Juncker sa di avere un’arma a suo favore: potrà sempre rinfacciare a Orban di non aver raggiunto il suo obiettivo (l’affluenza si è fermata al 43,4%, dunque la consultazione non ha valore legale). «Rispettiamo la volontà degli elettori ungheresi che hanno votato e di quelli che non hanno votato» ha detto ieri un portavoce dell’esecutivo, con una velata allusione al motivo del fallimento del referendum. Quello che è certo, dal punto di vista della Commissione, è che il voto di domenica non potrà rimettere in discussione il piano di redistribuzione dei rifugiati varato un anno fa. Non lo avrebbe fatto nemmeno in caso di un esito positivo. «L’Ungheria deve rispettare gli impegni presi», altrimenti la Commissione «si riserverà di decidere quali azioni intraprende re». Contro Budapest, ma non solo, visto che il piano di ricollocazione dei migranti, a causa delle resistenze di molti Stati, è agli occhi di tutti un fallimento. Il primo ministro ungherese però va avanti. Annuncia che proporrà delle modifiche costituzionali «nello spirito del referendum». E promette una «lotta contro la burocrazia di Bruxelles» e contro «la sinistra europea che ritiene utile l’immigrazione di massa».

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Gli agenti hanno dovuto impiegare i gas la crimogeni dopo un fitto lancio di pietre da parte dei migranti. Calais, la più grande bi donville della Francia, prima dell’evacua zione prevista per oggi. In uno spazio di 10 ettari, in base ai conteggi sono stipate qua si 9mila persone persone (originari dall’Af ghanistan, Sudan ed Eritrea) cui si stanno rivolgendo i volontari per convincerli a la sciare senza opporre resistenza. Le autorità locali prevodono che l’intera operazione durerà una settimana e impie gherà 1000 poliziotti.

I migranti speravano di attraversare lo stretto di Dover e raggiungere così il Regno Unito.

“ Momenti di tensione nella “giungla” di Calais, la piu’ grande bidonville della Francia, prima dell’evacuazione che sta per prendere il via e durerà almeno una settimana. Nel campo vivono tra 6.400 e 8.100 migranti In uno spazio di 10 ettari, in base ai conteggi sono stipate tra le 6.400 e le 8.100 persone (originari dall’Afghanistan, Sudan ed Eritrea) cui si stanno rivolgendo i volontari per convincerli a lasciare senza opporre resistenza. L’evacuazione scatterà tra poche ore e si stanno ultimando gli ultimi preparativi ma gia’ da ieri sera sono in corso scontri tra i migranti e le forze di polizia. I primi infatti, come mostrano i video di alcune tv locali, avrebbero lanciato dei sassi, cui avrebbero risposto gli agenti lanciando gas lacrimogeni. L’operazione dovrebbe durare una settimana, e verranno impiegati oltre 1.000 poliziotti. L’obiettivo dei migranti è raggiungere il Regno Unito I migranti speravano di attraversare lo stretto di Dover e raggiungere cosi’ il Regno Unito. La maggior parte degli ospiti della ‘giungla’ parla inglese, e molti di loro hanno familiari che vivono gia’ nel Vecchio Continente e per questo sono entrati clandestinamente a Calais, come base dalla quale partire con treni o navi verso varie destinazioni. Questo accampamento, composto da baracche improvvisate, e’ stato molto criticato sia dalle associazioni umanitarie e le organizzazioni della destra. In questa situazione, il presidente Francois Hollande ha deciso di smantellare la ‘giungla’ offrendo una soluzione di rialloggio ai suoi abitanti. L’esecutivo ha così creato nelle ultime settimane un piano che scatterà domani, in base al quale tutti gli ospiti verranno smistati verso altre destinazioni. E’ quindi scattata una campagna di informazione nei confronti degli ospiti per garantire uno smantellamento il più pacifico possibile, ma l’impresa appare ardua. Molti di loro, infatti, la considerano un’operazione inutile in quanto non vogliono fermarsi a Calais ma transitarci solo per recarsi nel Regno Unito. Secondo alcune associazioni, tale decisione non fara’ altro che peggiorare la loro situazione, perchè sicuramente ora, nella ‘giungla’, possono www.ilfattogiornaliero.it

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8 disporre di un minimo di servizi, come l’acqua corrente e ottenere del cibo. Il governo francese promette di non usare la forza ma i migranti non si fidano Il portavoce del ministero dell’Interno, Pierre-Henry Brandet, ha assicurato che non c’e’ alcuna intenzione di forzare nessuno, ma solo di convincere i migranti del fatto che ci sono varie opzioni che offre il paese. “Non useremo mezzi coercitivi. Stiamo cercando di far capire loro che la frontiera con il Regno Unito è totalmente chiusa. Ma loro sono convinti di passarla perché si fidano di gente poco raccomandabile che promette loro il transito in cambio di denaro”, ha spiegato. Brandet si e’ dichiarato convinto che la maggior parte accettarà la soluzione che gli propone il Governo, anche se riconosce che una “minoranza” lo rifiuta. L’esecutivo non ha fretta, ha precisato, e “si prenderà il tempo necessario”. Solo per quei migranti in situazioni molto precarie e per i minori, l’evacuazione del campo sarà più rapida. Verranno così riuniti in tre gruppi: i minori abbandonati, le famiglie e gli adulti che sono da soli (quello piu’ numeroso). Il primo, quello dei minori, avrà un’attenzione speciale, grazie agli accordi firmati tra la Francia e il Regno Unito: quest’ultimo ha promesso di accoglierli, in caso dimostrassero di avere familiari che risiedono lì. Secondo le organizzazioni umanitarie, in quasi duecento hanno già attraversato il Canale della Manica. Anche le famiglie avranno un trattamento speciale, ospitate in tende riscaldate, mentre per gli adulti che sono da soli, ci sarà più da aspettare. Verranno a mano a mano mandati tutti via, e viaggeranno in autobus verso i centri di raccolta, dove attenderanno una risposta alla loro domanda di asilo. Domani dovrebbero partire circa 60 autobus da 50 posti ciascuno. Nei giorni successivi, il flusso sara’ invece piu’ blando. “ www.ilfattogiornaliero.it

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L’attacco è cominciato poco prima della mezza le forze di sicurezza durata più di cinque ore.

notte, locali (le 21 in Italia) al ‘Balochistan Police College’ a circa 20 km a sud di Quetta, quando i tre terroristi armati fino ai denti sono penetrati nella scuola e hanno ingaggiato una battaglia con

“Assalto ad una scuola di polizia nel sud ovest del Pakistan, a Quetta: secondo il primo bilancio, ci sarebbero oltre 60 vittime, ma il ministero dell’Interno ha dichiarato che potrebbero essere molte di più. L’attacco, che non è stato ancora rivendicato, è avvenuto nella notte.

I feriti sarebbero diverse decine. “È stata una vera strage”, ha detto il ministro dell’Interno della regione. Alcuni dei feriti sono in condizioni molto gravi. Le forze di sicurezza hanno immediatamente circondato la zona e ora, secondo quanto dichiarato dal ministro dell’Interno del Belutchistan, la situazione sarebbe sotto controllo.

In una prima ricostruzione dell’assalto, sembra che almeno quattro terroristi siano riusciti a entrare nella scuola di polizia e si siano fatti esplodere con i loro giubbotti carichi di dinamite. Altri avrebbero aperto il fuoco contro gli agenti che, a quell’ora, si trovavano nei padiglioni della caserma. Molti erano già a letto.

Il comandante militare della regione ha attribuito la strage ad una fazione islamista, Lashkar e-Jhangvi, alleata dei talebani pakistani. Secondo il comandante, gli assalitori erano in contatto con altri capi terroristi in Afghanistan. “ www.ilfattogiornaliero.it

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LO STAFF DI TRUMP AMMETTE: “SIAMO INDIETRO”

Dal quartier generale di Trump ammettono: “Sia accuse intanto per il candidato repubblicano che fir mo indietro”. La Clinton sarebbe avanti di 5.9 punti quando mancano solo due settimane al voto. Nuove ma intanto il suo ‘contratto con gli americani’.

“Dopo le ennesime accuse di molestie sessuali rivol te a Donald Trump “siamo indietro anche se non è ancora finita”, ha confessato la responsabile della campagna elettorale del candidato repubblicano, Kellyanne Conway che ha inoltre rivelato le inten zioni del magnate di investire soprattutto negli stati che si considerano ‘chiave’ per vincere le elezioni, tra cui Florida, Ohio, Iowa, Carolina del Nord e Ne vada. “Sappiamo che possiamo sempre farcela”, ha aggiunto. Intanto i sondaggi parlano di un distacco notevole di Clinton, che sarebbe in vantaggio di 12 punti su Trump, 50% a 38%.

Due degli ex collaboratori più stretti di Donald Tru mp, Paul Manafort e Rick Gates, hanno legami fi quali la società EyeLock ha fatto lobby sul presiden nanziari con una società che ha cercato di aiutare il governo russo a spiare i propri cittadini. Lo riporta il New York Post citando alcune fonti, secondo le va a usare la tecnologia per la lettura dell’iride nel te russo Vladimir Putin nel tentativo di ampliare il programma di spionaggio del Paese. Mosca punta la metropolitana per rintracciare chi era ‘’sotto os sollevano dubbi sul potenziale conflitto di interessi.

Il tycoon continua però ad attaccare sul piano del servazione’’. EyeLock ha cercato di aggiudicarsi il contratto per ‘nascondere i dispositivi per la lettura dell’iride nella metropolitana, ma senza successo. I legami fra Trump e Putin tramite Manafort e Gates la paura degli americani per il terrorismo: ‘’Con me il terrorismo islamico resterà fuori dal Paese’’: è la promessa di Donald Trump, che assicura una stret ta sull’immigrazione, anche con la costruzione del muro al confine con il Messico. Trump in Florida, dove secondo gli ultimi sondaggi è indietro di tre punti rispetto a Hillary Clinton, attacca l’ex segretario di Stato e John Podesta, il responsabile della sua cam pagna, definendolo un ‘nasty guy’, un ragazzo catti vo facendo eco all’espressione ‘nasty woman’ usata per la Clinton nell’ultimo di battito.

E Donald Tru mp cita anche la first lady Michelle Oba ma per attac Clinton.

petente. care Hillary E critica il presidente Barack Obama: è un ‘’incom Non combatte per gli americani perché è troppo im pegnato a giocare a golf, e quando ha finito e tor poterlo dire anche io’’, mette in evidenza il miliar piena campagna elettorale: ‘’Se non ci si può pren cura della Casa Bianca e del Paese’’, aveva detto Mi na alla Casa Bianca parla dei gas serra e del cam biamento climatico’’, sostiene Trump. ‘’Ricordatevi cosa ha detto Michelle di Hillary, sono orgoglioso di dario newyorkese. Il tycoon si riferisce alle parole pronunciate dalla first lady nell’agosto del 2007, in dere cura della propria casa, non ci può prendere chelle mettendo in evidenza l’importan za del ruolo modello della famiglia. Michelle ha ripetuto le stesse parole in uno degli appuntamenti di campagna elet torale per Hillary, spiegando che lei e Obama hanno organizzato i propri appuntamenti alla Casa Bianca per assicurare che le figlie fossero la priorità.

Al miliardario newyorkese risponde direttamente il presidente degli Stati Uniti: ‘’Non possiamo permet terci’’ Donald Trump alla Casa Bianca, ‘’non possiamo farlo. Non è uno scherzo’’. Lo afferma Barack Obama nel corso di un comizio a Las Vegas, dove è impegna to a fare campagna per Hillary Clinton. ‘’Se ci tene te a creare posti di lavoro e se volete che la riforma dell’immigrazione sia approvata, allora volete Hillary Clinton presidente’’, mette in evidenza Obama, invi tando anche a votare per i democratici in Congresso.

Donald Trump e Vladimir Putin ‘’hanno una sto ria d’amore’’. Lo afferma scherzando il presiden aggiunge Obama. “ te americano Barack Obama, nel corso del comizio elettorale per Hillary Clinton. Trump quando parla di elezioni di truccate ‘’significa che sta perdendo’’, www.ilfattogiornaliero.it

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RENZI: “LETTERA UE A NOI? VEDREMO, MA MANOVRA NON CAMBIA”

Non ci sarà alcun bilaterale con il presiden te della Commissione Jean Claude Juncker sulla manovra a margine del vertice euro peo. Il premier: “se l’Ue avrà osservazioni da fare ascolteremo, ma questa manovra ha il deficit più basso degli ultimi dieci anni”.

“La manovra non cambia, anche se dovessero arrivare rilievi dall’Ue. Lo dice il premier Matteo Renzi a Rtl 102.5. Sono pronte le osservazioni dell’Ue sulla manovra? “Non ne abbiamo parlato. Però il tema non cambia assolutamente niente. Potranno scrivere, come si fa sempre – ha detto – una lettera per chiedere maggiori spiegazioni”. “La legge di bilancio non si cambia: se l’Ue avrà osservazioni da fare ascolteremo ma questa manovra ha il deficit più basso degli ultimi dieci anni: gli sforzi li stiamo facendo e vogliamo dare un segnale ai cittadini non alle tecnocrazie di Bruxelles”, aggiunge. “La sostanza della manovra non cambia. La manovra dà due miliardi in più alla sanità, e questi non sono né di destra né di sinistra. La manovra parla di questioni concrete – ha detto – e questo non cambierà per niente. E quante volte abbiamo parlato di Equitalia, non solo Equitalia, ma della filosofia che c’era dietro: ecco questo dal 2017 finalmente sparisce. Insomma la legge di bilancio c’è. Non si cambia”.

Intanto nella notte il premier ha fatto sapere che non avrà un bilaterale con il presidente Jean Claude Juncker sulla manovra a margine del vertice europeo. Al termine della prima giornata, rispondendo ai giornalisti che chiedevano conferma di un incontro ipotizzato per quella che appariva essere la missione più importante a Bruxelles, dopo la visita a Washington, Renzi ha detto di aver “visto durante la riunione” il presidente della Commissione. Ma, ha puntualizzato, “non c’è un bilaterale, non è previsto e non ci sarà. Trovo però molto importante – ha sottolineato – che sia stato approvato quel testo venuto dalla proposta italiana in base il quale si deve riconoscere lo sforzo di quei governi che stanno subendo di più l’immigrazione. E quindi mi pare che sia un bel passo in avanti”.

La manovra appena varata ha però già sollevato i dubbi di Bruxelles.Senza una svolta entro il fine settimana, già lunedì l’Italia potrebbe vedersi recapitare il primo avvertimento della Commissione. Ma il presidente del Consiglio, parlando nel pomeriggio con gli eurodeputati Pd, ha rivendicato che ora l’Europa deve prendere una nuova direzione e deve essere la famiglia progressista a guidarla. Ai ‘dem’ ha riferito della visita alla Casa Bianca. Lasciando il summit ha ribadito di “condividere tutte le parole di Obama”, soprattutto sul fatto che “dobbiamo insistere sulla crescita e non sull’austerity, su un modello di mondo fondato sul coraggio e non sulla paura”.

RENZI AL VERTICE DOPO INCONTRO

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CON EUROPARLMENTARI

– Dopo aver partecipato alla riunione degli europarlamentari Pd, il premier Matteo Renzi è arrivato ieri al vertice Ue e, al suo ingresso, non ha rilasciato dichiarazioni. Nell’incontro con la delegazione di europarlamentari del Pd prima del vertice europeo il premier Renzi ha detto che le condizioni dell’Europa sono la maggiore preoccupazione nel mondo, preoccupazione che condividerebbe. Ed ha raccontato che dopo la Brexit era convinto che l’uscita della Gran Bretagna sarebbe stata un’occasione di rilancio, mentre invece c’è stata una marcia indietro tra l’incontro di Ventotene, che aveva fatto pensare ad un rilancio, ed il fallimento del vertice informale di Bratislava. Lo riferiscono alcuni dei partecipanti all’incontro.

Al centro del consiglio Ue Brexit, migranti, economia e situazione internazionale a partire dalla crisi siriana sono al centro del vertice del Consiglio Ue a Bruxelles.

IL ‘BENVENUTO’ ALLA MAY

– “Finché la Gran Bretagna non è uscita, la Gran Bretagna è nell’Unione europea” ma “l’ho detto molto chiaramente: la signora May vuole un Brexit duro? I negoziati saranno duri”, ha vvertito il presidente francese Francois Hollande al suo arrivo al vertice Ue, dove partecipa per la prima volta dopo la Brexit la premier britannica Theresa May. “Spero che” la premier britannica Theresa May “realizzi che l’Ue è ancora la migliore società del mondo”, ha detto anche il presidente Ue Donald Tusk al suo arrivo al Justus Lipsius. “Non è vero – ha aggiunto – che entra nella gabbia dei leoni”, come hanno scritto alcuni media. Il Consiglio europeo, ha scherzato Tusk, “è più un nido di colombe, sarà assolutamente al sicuro con noi”. Tusk ha quindi confermato che “non discuteremo dei negoziati futuri, ma su richiesta della May ci sarà solo una breve nota informativa, dobbiamo aspettare la decisione formale sull’articolo 50”.

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Previsti tagli del personale per 2.600 dipen denti; chiusura di 500 filiali. Così il costo del personale scenderà del 9%. Vola il titolo in Borsa.

“Il nuovo piano industriale di Mps «si focalizzerà su una maggiore efficienza mediante la riduzione di circa 2.600» dipendenti, lo spostamento sempre maggiore dei restanti dipendenti alle attività commerciali e la chiusura di circa 500 filiali. «Il costo del personale – viene spiegato in una nota- scenderà di circa il 9% a 1,5 miliardi di euro nel 2019 da circa 1,6 miliardi di euro del 2016» e la riduzione avverrà mediante un turnover naturale e l’attivazione del fondo di solidarietà. Il nuovo piano “firmato” da Marco Morelli e approvato ieri dal cda prevede un utile netto di 1,1 miliardi di euro al 2019, con ricavi a 4,5 miliardi, costi operativi a 2,46 miliardi e un utile operativo di 1,5 miliardi. Il modello operativo, si legge in una nota, sarà rinnovato e punta a un forte focus sull’efficienza, con un rapporto cost/income pari al 55% nel 2019 e allocazione alle attività commerciali di una maggiore percentuale di dipendenti che passa dall’attuale 62 al 71 per cento.

Nuovo modello organizzativo

Mps avrà un nuovo modello organizzativo che «velocizza i processi decisionali e riduce il numero dei riporti diretti dell’amministratore delegato consentendogli di focalizzarsi sulla definizione delle strategie e sulla gestione dei rischi».

Nella riorganizzazione, si legge in una nota, «l’attuale direttore finanziario Arturo Betunio cesserà dal servizio a far data dal 25 novembre prossimo (fino a tale data mantiene l’incarico di Dirigente Preposto alla redazione dei documenti contabili societari).

Aumento di capitale, rafforzamento di patrimonio e liquidità

L’operazione di salvataggio di Mps, che prevede anche un aumento di capitale fino a 5 miliardi, è «senza precedenti per struttura e dimensione nel mercato italiano», scrive la banca nel comunicato, spiegando che l’operazione «dovrebbe permettere di potersi nuovamente posizionare, con maggiore forza, tra gli istituti leader del sistema bancario italiano, con una situazione patrimoniale solida, un ridotto profilo di rischio, una qualità del credito significativamente migliorata ed un rinnovato potenziale di crescita della redditività a beneficio di tutti gli stakeholders».

Uno dei quattro “pilastri” del nuovo piano industriale di Mps è la «rafforzata posizione patrimoniale e di liquidità». L’operazione prevede anche il «deconsolidamento dal bilancio di 27,6 miliardi di crediti in sofferenza», attraverso la cessione ad un veicolo di cartolarizzazione ad un prezzo pari a circa 9,1 miliardi (ovvero il 33%) e contestuale assegnazione delle junior notes agli attuali azionisti di Bmps. Quaestio Capital Management, per conto del fondo Atlante, sottoscriverà le junior mezzanine notes per un importo pari a circa 1,6 miliardi. “ www.ilfattogiornaliero.it

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TIME WARNER E AT&T, FUSIONE STRATEGICA DA 108 MILIARDI

L’azienda di telecomunicazioni americana AT&T ha annunciato di aver trovato un ac cordo per comprare il gruppo Time Warner, gruppo di cui fanno parte CNN, HBO, Car toon Network e gli studi Warner Bros. Dopo che il dipartimento di Giustizia sta tunitense avrà dato il via libera, Time War ner sarà acquisita per 85,4 miliardi di dol lari, che pagherà con un misto di contanti e azioni; in totale però l’operazione ammonta a 108,7 miliardi di dollari, dato che AT&T dovrà ripagare anche i debiti di Time War ner. AT&T è la prima azienda di telecomu nicazioni per fatturato al mondo.

“At&t e Time Warner hanno raggiunto un accordo: la prima acquisirà la seconda per 85,4 miliardi di dollari, ma il valore dell’accordo sale a 108,7 miliardi se si considera il debito. I consigli di amministrazione delle due società hanno dato il via libera all’operazione, che dovrà ora essere esaminata dal Dipartimento di Giustizia. «È l’unione perfetta che può tradursi in un nuovo approccio su come può funzionare l’industria dei media e delle telecomunicazioni » ha commentato il numero uno di At&t Randall Stephenson, indicato come l’uomo che guiderà il gruppo anche dopo la fusione. Il nuovo approccio è presto detto: una compagnia telefonica ingloba un gigante dei contenuti, con marchi del calibro di Hbo, Cnn e Warner Bros. Nel settore sono alle porte altre intese come quella tra Google e Cbs, che presto lanceranno una tv su Youtube. Apple sta alla finestra, dopo i contatti con Time Warner dei mesi scorsi. A Wall Street la sensazione che si fosse vicini a un’intesa aveva mosso le quotazioni già venerdì: Time Warner aveva strappato dell’11%, mentre At&t aveva accusato una flessione di oltre 3 punti.

La battaglia per i contenuti

Mettendo le mani sui contenuti di Time Warner, At&t si rafforza nei confronti dei rivali Sprint e Verizon e dispone anche delle armi necessarie per fronteggiare i protagonisti della tv streaming come Netflix e Hulu (di quest’ultima, tra l’altro, Tw ha acquisito di recente il 10%). Time Warner era giudicata l’obiettivo ideale di un’operazione del genere anche perché non ha un grande azionista con il controllo effettivo della società. Si combatte solo col mercato, dove i dollari sono dollari e le chiacchiere stanno a zero.

I dubbi sulla concorrenza

Dopo l’annuncio la parola passerà al Dipartimento di Giustizia Usa. Un esame che non sarà facile nel pieno della campagna elettorale. Il candidato repubblicano alla Casa Bianca Donald Trump, lo conferma: «la mia amministrazione non approverebbe l’accordo. Così come non doveva essere approvato quello fra Comcast e NBCUniversal. Intese www.ilfattogiornaliero.it

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17 come queste minacciano la democrazia». D’altra parte le autorità hanno fatto saltare la fusione tra Comcast e la stessa Time Warner, per il rischio di eccessiva concentrazione sul mercato dei contenuti.

I dettagli dell’offerta

At&t pagherà 107,5 dollari per azione, metà in contanti e metà in titoli, e per finanziare l’operazione ha ottenuto un prestito ponte da 40 miliardi da JPMorgan e Bank of America. Conclusa l’operazione, gli azionisti di Time Warner avranno il 14,4-15,7% di At&t. «È un gran giorno per i nostri azionisti», mette in evidenza il numero uno di Time Warner, Jeff Bewkes. La cifra ottenuta è superiore alle attese di Time Warner che, incluso il debito, chiedeva 100 miliardi di dollari.

Il tentativo del 2000

L’accordo rappresenta la maggiore operazione nel settore delle telecomunicazioni e dei media dall’acquisizione nel 2011 di NBC Universal da parte di Comcast. Time Warner ha una capitalizzazione di mercato di 71 miliardi, At&t ne vale 231,7. Per Time Warner l’idea di convolare a nozze con un’azienda tecnologica non è una novità: nel 2000 ci aveva provato con la fusione da 164 miliardi con AOL, rimasta nella storia come l’accordo peggiore mai tentato dalla società.

L’avance di Murdoch

Da allora Time Warner ha ridotto le sue dimensioni e si è reinventata. Due anni fa Rupert Murdoch aveva messo sul piatto un’offerta che la valutava 75 miliardi. Un prezzo che Time Warner, pur dicendosi già allora disponibile a mettersi in vendita, non aveva ritenuto adeguato. Resta un incognita: avendo in cassa appena 7,2 miliardi di dollari At&t non dispone, al momento, dei fondi necessari per l’operazione. Il debito è già a 120 miliardi, l’assegno per chiudere con Tw lo porterebbe alla cifra monstre di 200 miliardi di dollari.

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I due italiani rapiti “lavorano per conto di una so cietà italiana di manutenzione dell’aeroporto di Ghat, la Con.I.Cos” di Mondovì (Cuneo). Secondo il sito, insieme agli italiani è stato rapito anche un canadese, anche lui dipendente della stessa società.

“Nel caos libico si rincorrono voci ed ipotesi sul sequestro dei tre tecnici della Con.I.Cos. a Ghat. Mentre intelligence e diplomazia sono al lavoro in silenzio per risolvere il caso e non risultano per ora rivendicazioni o contatti con i rapitori, a parlare – scrive il portale Alwasat – è il colonnello Ahmed al Mismari, portavoce delle forze armate libiche legate a Khalifa Haftar: “i due italiani sono stati sequestrati da una banda criminale e dietro c’è l’impronta di al Qaida”. Da chi segue il caso non arriva alcuna conferma. Ed anche Hassan Osman Eissa, del Consiglio municipale di Ghat, dopo aver riferito che il Governo di Tripoli non si è messo in contatto con le autorità locali, fa sapere all’Ap che si tratta di “notizie senza fondamento. Le informazioni iniziali indicano che i rapitori sono un gruppo locale di fuorilegge”. La pista è dunque sempre quella di una banda di criminali comuni slegata dai jihadisti di al Qaida e del Califfato. “A noi – ha spiegato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni – non risulta che dietro al rapimento dei nostri due connazionali in Libia ci sia al Qaida. In questo momento non siamo in grado di confermare o smentire affermazioni di questo genere”. Sulla stessa linea il ministro della Difesa, Roberta Pinotti: “Le fonti libiche hanno parlato di criminalità comune. Detto ciò, quello che possiamo fare in questi casi è lavorare con il massimo riserbo”. Un lavoro reso non certo facile dalla situazione in cui versa il Paese africano, dilaniato dallo scontro tra il governo di unità nazionale di Tripoli, sostenuto dall’Onu ed il Parlamento di Tobruk, dietro cui c’è proprio il generale ex gheddafiano Khalifa Haftar. Il Fezzan, l’area in cui è avvenuto il sequestro di Bruno Cacace, Danilo Calonego e del collega canadese, è lontano – non solo geograficamente – sia da Tripoli che da Tobruk. Un territorio desertico dominato da tribù tuareg e da trafficanti di ogni genere, privo di strutture statali. E dunque le parole attribuite al portavoce di Haftar possono segnalare il tentativo del generale di far pesare la sua autorità presso l’Occidente schierato col premier Serraj. In assenza di enti governativi ufficiali, nella zona di Ghat l’uomo forte è il sindaco Komani Mohamed Saleh, che fin dall’inizio sembra avere preso in mano la vicenda dei rapiti accreditandosi come interlocutore degli 007 italiani – un team guidato da un vicedirettore dell’Aise – inviati sul posto. Le indagini sembrano essere concentrate sugli uomini che hanno garantito la sicurezza ai dipendenti dell’azienda italiana impegnati in lavori all’aeroporto conclusi proprio il giorno del sequestro. Qualcuno della scorta – tre autisti e quattro militari, tutti armati – potrebbe aver ‘venduto’ gli occidentali ad un gruppo criminale che ha agito a colpo sicuro ed è intenzionato a chiedere un riscatto. Si sta cercando il contatto giusto con la banda. Non sempre i mediatori individuati sono affidabili e dopo il tragico precedente dei quattro operai della Bonatti, si va con i piedi di piombo. Che in quell’area di confine con l’Algeria si registrino presenze di elementi di Al Qaida nel Maghreb islamico è un fatto noto. Così come la delicatezza della posizione dell’Italia che in questi giorni sta completando il dispiegamento di 300 militari per l’allestimento di un ospedale da campo a Misurata, città alleata di Serraj. Da qui l’interesse a circoscrivere la vicenda nell’alveo della criminalità comune ed a risolverla al più presto, prima che possa diventare strumento di rivendicazione politica”.

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Le proteste erano cominciate in maniera non violenta. Dopo qualche ora, però, i gruppi più estremisti si sono scontrati con gli agen ti e hanno cominciato a distruggere le vetri ne dei negozi e appiccare fuochi per strada. Tutto a causa della morte di un uomo di co lore, avvenuta in circostanze da chiarire. La tensione rimane alta.

“CHARLOTTE – Scontri tra manifestanti e polizia a Charlotte, North Carolina, dove molti manifestanti sono scesi in strada per protestare per la seconda giornata di seguito contro la polizia, accusata di aver ucciso ingiustamente Keith Scott Lamont, un uomo afroamericano di 43 anni, padre di sette figli. Mercoledì il capo del dipartimento di polizia, Kerr Putney, ha spiegato in una conferenza stampa che gli agenti hanno aperto il fuoco dopo che Scott si è rifiutato di abbandonare la sua arma e di seguire gli ordini, ma i parenti di Scott contestano questa versione, spiegando che l’oggetto nelle sue mani al momento della sparatoria era solo un libro.

Dichiarato lo stato d’emergenza. Inzialmente i media locali hanno parlato di una persona “morta per colpi di arma da fuoco, dopo il ricovero in ospedale”, ma poi si è appreso che la persona è in condizioni critiche e tenuta in vita artificialmente. L’amministrazione cittadina su Twitter ha scritto che a sparare è stato un civile (“Non un colpo è stato sparato dalla polizia”), ma senza per ora specificare chi sia la persona e chi abbia esploso uno o più colpi d’arma da fuoco. Una trentina di persone hanno cercato di bloccare il traffico sul vicino nodo della interstate. Il governatore del North Carolina, Pat McCroy, ha dichiarato lo stato di emergenza: “Non possiamo tollerare la violenza e non possiamo tollerare attacchi alle nostre forze di polizia”, ha detto e ha ordinato il dispiegamento della Guardia Nazionale e della polizia stradale per sostenere le forze di polizia locali.

Alcune immagini delle tv locali hanno mostrato fasi concitate di confronto tra i dimostranti e agenti, con questi ultimi che hanno cominciato a lanciare gas lacrimogeni nel tentativo di disperdere la folla. Quattro agenti sono rimasti feriti, ma non sono in pericolo di vita.

L’episodio degli spari sarebbe avvenuto nella zona uptown di Charlotte, mentre una parte dei manifestanti si trovava davanti all’ingresso di un hotel. Alcuni di essi – sempre secondo quanto riportano i media locali – avrebbero provato a forzare il cordone di poliziotti in tenuta anti-sommossa per entrare nella lobby. A quel punto sarebbero stati lanciati lacrimogeni e alcune granate stordenti.

Proteste anche a New York. Anche a New York centinaia di persone sono scese in strada per protestare contro la polizia e per denunciare quanto accaduto a Charlotte e a Tulsa. I manifestanti hanno bloccato la circolazione all’incrocio tra Broadway e la Fifth Avenue. Al momento non si registrano scontri. La manifestazione in una Manhattan ancora blindata per la presenza di diversi leader mondiali che partecipano all’Assemblea generale dell’Onu”.

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Gli Stati Uniti sostengono che siano stati aerei russi a colpire il convoglio di aiuti umanita ri della Mezzaluna Rossa nell’area di Urum al Kubra in Siria. Lo si apprende da fonti ufficia li dell’intelligence Usa, citate dalla Cnn. L’at tacco ha causato circa 20 morti tra volontari e autisti dei 18 camion colpiti.

Generale, ha accusato apertamente il regime di Bashar Al Assad: “Tanti gruppi hanno ucciso molti civili in Siria, ma nessuno ne ha uccisi di più del governo siriano, che continua a bombardare quartieri e torturare migliaia di detenuti”. Ancora una volta durissimo con Assad, ha anche avvertito che dopo tanta violenza e cattiva gestione “il futuro della Siria non deve dipendere dal destino di un solo uomo”. Ed ha definito”ripugnante, selvaggio e apparentemente deliberato” l’attacco al convoglio umanitario e ha chiesto giustizia per questo e altri crimini. Il segretario generale dell’Onu ha quindi rivolto un appello “a quanti hanno influenza perché ottengano la fine dei combattimenti e l’inizio dei negoziati”. Ban ha inoltre evidenziato come in Siria sia necessaria una transizione politica.

Sia la Russia che gli Stati Uniti dovrebbero garantire la tenuta del cessate il fuoco in Siria – ha dichiarato il capo della politica estera dell’Ue, Federica Mogherini – al fine di rendere possibile la fornitura di aiuti umanitari e soprattutto la soluzione politica nel paese oramai devastato dalla guerra.

La sospensione delle ostilità era apparsa a molti osservatori molto fragile. Molti infatti sono gli interessi divergenti dei Paesi confinanti. Al settimo giorno dal suo inizio,l’ultimo accordo di cessate il fuoco voluto da Stati Uniti e Russia sembra sul punto di esaurirsi. Come se non bastasse, ieri il regime di Damasco ha annunciato, la «fine del regime di calma». Cosa ancor più preoccupante è il fatto che Mosca, alleata di Damasco, ha difeso la scelta del regime siriano accusando i ribelli di numerose violazioni.

La tregua, che tuttavia non comprendeva gli interventi militari contro lo Stato islamico, è durata – alla luce dei fatti – solo sei giorni e mezzo.

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“Tre, quattro appuntamenti al giorno, per due mesi, senza mai fermarsi, o quasi. In regioni diver se, dalla scuola alla fabbrica, dal dibattito al comi strategia possibile, fatta su misura per Matteo Ren tuzione: ovvero andare ovunque, non rifiutare nes «in campo ostile».

zio, compresa quella che negli ultimi giorni è stata vagliata e approvata a Palazzo Chigi come l’unica zi per recuperare consenso, convincere gli indecisi e cercare la volata per il Sì alla riforma della Costi sun invito, anche, come dicono i suoi collaboratori,

Prima il dibattito con i partigiani dell’Anpi, poi il confronto televisivo con Marco Travaglio, considerato «un test vinto» dallo staff del presidente del Consiglio, nel futuro prossimo chissà: è possibile che sul merito il premier si ritrovi a discutere, per esempio, con Gustavo Zagrebelsky, giurista e costituzionalista, autorevole fonte di ispirazione dei comitati contrari alla riforma. O magari persino con Massimo D’Alema: «e perché no?» dicono ancora nello staff del capo del governo, sempre secondo la filosofia che da qui al 4 dicembre Renzi dovrà e vorrà confrontarsi con tutti. Così è stato deciso, anche con i più agguerriti oppositori della riforma.

Lui stesso la considera una strategia win-win, espressione anglosassone che descrive una scelta comunque vincente, eventuali vantaggi che superano i difetti possibili. Se il dibattito resta sul merito della riforma Renzi è convinto che non può che uscirne bene. Se si trasforma in caciara — con lui, che alla comunicazione, anche ruvida, ha sempre dato del tu — vorrà dire che a fare notizia non saranno le modifiche eventuali alla Carta ma le scintille con l’interlocutore di turno. Poco male. Proprio in queste ore sta partendo in tutta Italia l’affissione dei manifesti, ogni slogan è una domanda, con un punto interrogativo alla fine: «Cara Italia hai voglia di cambiare davvero?» uno degli esempi. E ciò che si vuole suscitare è proprio la voglia di interrogarsi nel merito, portare quanti più italiani possibile a staccarsi dal dibattito politico e farsi un’idea propria della riforma.

Simona Ercolani, autrice e produttrice televisiva, titolare della società Stand by me, ha già collaborato con Renzi ai tempi della Leopolda. Ora è nella veste di consulente per la campagna per il Sì. Ed è ovviamente convinta che la strategia di Renzi sia l’unica possibile: in una società multimediale, alla prese con argomenti tecnici e al contempo politici, non è facile riuscire a comunicare il merito di un riforma che coinvolge il Titolo V della Costituzione, le competenze di un Senato ridimensionato, altri temi che gli italiani faticano a maneggiare. Eppure non c’è altra strada: confronto ad oltranza, persino il passaparola che ricorda le catene di Sant’Antonio, il «parlane a cinque amici, anche contrari», che può evocare modelli inglesi come berlusconiani, comunque di rincorsa capillare ad un consenso diffuso.

Ha scelto di partire da Firenze, dopodomani, per lanciare la sua campagna, Matteo Renzi. Per alcuni mesi, sbagliando, e poi riconoscendo l’errore, è stato un testimonial politico a tutto tondo, legando la sua carriera a quella dei quesiti referendari. La metamorfosi in corso lo vuole di nuovo primo testimonial, per più di due mesi, di una campagna in cui si è deciso a tavolino che non può esserci tatticismo come nel caso di elezioni. «Non sarà la campagna di un leader ma di un’istanza di popolo», è il concetto su cui tutti lavorano intorno a Renzi. Poi, ovviamente, la sera del 4 del dicembre, sarà vincente, o perdente, anche una leadership.” www.ilfattogiornaliero.it

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CROLLA L’EXPORT: A LUGLIO VENDITE IN CALO DEL 7,3%

MILANO – Export in calo a luglio. L’Istat rileva una contrazione delle esportazioni dello 0,6% su base mensile e del 7,3% su base annua nei dati grezzi: si tratta del dato peggiore da oltre sei anni, quando nel novembre del 2009 le vendite all’estero calarono dell’8%. Le flessioni tendenziali sono “di ampia intensità” sia per l’area extra Ue (-8,8%) sia per l’area Ue (-6,1%), ma “significativamente condizionate dalla differenza nei giorni lavorativi (21 a luglio 2016 contro i 23 di luglio 2015)”. Al netto di questo effetto, la flessione tendenziale delle vendite estere si riduce a -0,9%. Le importazioni aumentano dello 0,5% sul mese e si riducono dell’8,3% nell’anno.

Nel dettaglio, il surplus commerciale a luglio è di 7,8 miliardi (in calo dagli 8,1 miliardi di luglio 2015). Nel primi sette mesi dell’anno l’avanzo commerciale raggiunge invece 31,1 miliardi (+45,9 miliardi al netto dei prodotti energetici). La flessione congiunturale dell’export è la sintesi di un calo delle vendite verso i mercati Ue (-1,1%) e di un lieve aumento di quelle verso l’extra Ue (+0,2%). I prodotti energetici registrano una marcata diminuzione (-13,1%), mentre i beni di consumo durevoli (+1,6%) e i beni intermedi (+0,5%) risultano in crescita.

Nel trimestre maggio-luglio 2016, rispetto al trimestre precedente, l’aumento delle esportazioni (+0,7%) è determinato esclusivamente dall’area Ue (+1,6%). I prodotti energetici registrano l’espansione più consistente (+17%). Su base annuale le vendite di prodotti petroliferi raffinati (-31,7%) sono in forte diminuzione, mentre le esportazioni di mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi, (+4,5%) contrastano la diminuzione tendenziale dell’export. A luglio 2016 le esportazioni verso Belgio (-26,4%), paesi Mercosur (-22,2%) e paesi Opec (-17,5%) registrano un marcato calo tendenziale. Si segnala invece la crescita verso Cina (+4,7%) e Giappone (+4%).

Nel mese di luglio 2016 l’indice dei prezzi all’importazione dei prodotti industriali diminuisce dello 0,3% rispetto al mese precedente e del 4,1% nei confronti di luglio 2015.

Lariduzione dei prezzi all’importazione dipende principalmente dalle dinamiche del comparto energetico, al netto del quale l’indice registra un aumento dello 0,1% rispetto al mese precedente e una diminuzione dell’1,9% in termini tendenziali.

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MILANO – Autogrill (il titolo) accelera negli Stati Uniti e, attraverso la controllata america na HMSHost, si garantisce la gestione di altri 16 punti vendita negli scali Los Angeles Internatio nal Airport (12 negozi) e al McCarran Interna tional Airport di Las Vegas (4 negozi). A darne notizia è stata la stessa società italiana, che ha concluso così l’acquisizione dei ristoranti a se guito del primo annuncio che era arrivato a fine giugno. Il prezzo stabilito per la transazione è di 36,8 milioni di dollari (poco più di 33 milioni di euro).

Si tratta di un altro passo in direzione della crescita a stelle e strisce da parte della società italiana della ristorazione su strade, in stazioni ferroviarie e aeroporti. Soltanto due settimane fa il gruppo dell’orbita Benetton (è controllata infatti da Schematrentaquattro, a sua volta posseduta al 100% da Edizione, la finanziaria della famiglia veneta) aveva annunciato l’accordo per l’acquisizione di Stellar Partners, che gestisce 38 punti vendita in 10 importanti aeroporti statunitensi con vendite annuali stimate in 38 milioni di dollari.

Venendo all’ultimo shopping americano, si tratta di attività che nel 2015 hanno fruttato circa 40 milioni di dollari di ricavi, che dovrebbero lievitare a 50 milioni di dollari nel corso del 2016 per un flusso di cassa per negozio stimato in 8 milioni di dollari. La nota d’annuncio dell’acquisizione la definisce come “funzionale all’obiettivo strategico di Gruppo di un continuo rafforzamento della leadership di HMSHost nel settore dei servizi di ristorazione aeroportuale in Nord America. Grazie all’operazione HMSHost, già presente nei due aeroporti, aggiungerà alle sue attività la gestione di ristoranti quali Panda Express, due Marmalade Café, Rolling Stone Bar, Loteria Grill, BLD (Breakfast Lunch Dinner) e Wolfgang Puck a Los Angeles, e Einstein Bros. Bagels, 360 Gourmet Burritos, Baja Fresh e Carl’s Jr. a Las Vegas”. Quando fu dato l’annuncio del compromesso a giugno, il presidente e ad di HMSHost, Steve Johnson, aveva spiegato: “Porteremo avanti i valori che hanno sempre contraddistinto la nostra collaborazione con CMS, quali l’eccellenza del servizio e l’attenzione alla crescita e allo sviluppo dei nostri collaboratori”.

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Si è appassionato al settore cinematografico fin da piccolo, quando nell’intimità della sua stanza si divertiva a copiare locandine di artisti di livello come Renato Casaro o Drew Struzan. Parte da qui la storia di Daniele Moretti e della sua italianissi l’apprezzato “Lo chiamavano Jeeg Robot”. ma BIG JELLYFISH®, l’agenzia che ha realizzato il volto pubblicitario di alcuni dei recenti film e serie tv di maggior successo come “Gomorra” o Nell’intervista con Daniele vengono fuori tutta la magia che porta al processo creativo e le difficoltà nel “raccontare” in maniera univoca le sensazioni che un film trasmette. “La sfida maggiore è racco no una locandina western. gliere tanti feedback da più parti, spesso contra stanti e cercare di dare una rotta unica a tutto il progetto. All’inizio si va un po’ per tentativi” dice. E il suo sogno per il futuro? Che gli commissioni-

Avete già sentito parlare di BIG JELLYFISH? No, non stiamo parlando di meduse, ma di un’agenzia tutta italiana che aiuta a rendere ancora più magico il mondo del cinema e delle serie tv.

Come? Con delle locandine a regola d’arte. BIG JELLYFISH® nasce nella camera di Daniele Moret ti, oggi abile e stimato art designer che, fin dalla tenera età, ha coltivato la sua grande passione per il lavoro degli illustratori trasformandola nelle locan dine dei suoi film preferiti.

“Copiavo le loro opere disegnando e appendevo i loro poster e i miei disegni sulla porta e sui muri della mia camera, non mi interessava se il film fosse bello o brutto, amavo i loro disegni. Artisti come Renato Casaro o Drew Struzan sono tutt’ora fonte d’ispirazione per me.” Un’ispirazione che, unita ad una grande esperien za nel mondo della creatività, ha portato Daniele a fondare l’agenzia che, tra i tanti lavori, si è occupata della realizzazione della locandina di “Lo chiama vano Jeeg Robot”.

Abbiamo avuto il grande piacere di scambiare quattro chiacchiere con Daniele Moretti, ecco qui la nostra intervista:

Ciao Daniele, parlaci di BIG JELLYFISH. Come na sce, qual è la sua storia?

BIG JELLYFISH nasce non appena compresi che era arrivato il momento di crescere. Per molti anni ho lavorato come dipendente, finché le cose non an devi essere messo alle corde.

davano così male che il salto nel buio era l’unica soluzione possibile. Spesso per fare la scelta giusta

Da “Gomorra” a “Lo chiamavano Jeeg Robot“: da cosa vi lasciate ispirare per realizzare le creativi tà?

Inutile negarlo, il lavoro che svolgono grandi agen zie di L.A. o più vicino di Londra e Parigi sono sen za dubbio un punto di riferimento, e lo sono per un motivo molto semplice: curano il loro prodotto, impiegano risorse e fanno della qualità un obietti male?

vo. D’altronde se si fa un lavoro che sai che tutto il mondo guarderà, criticherà o amerà perché farlo Sentono la responsabilità che gli è stata affidata e il livello tende sempre al massimo, arrivarci poi è un altro discorso ma non si può negare che anche www.ilfattogiornaliero.it

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27 per produzioni minori il gusto estetico e le capaci tà tecniche sono di alto livello. Questo per quanto riguarda il look generale, poi c’è la specificità del film che porta con sé idee, suggerisce la strada, ti trasmette delle emozioni e bisogna lavorare un po’ su quelle.

Cerco di lasciarmi influenzare da tutto, se trovo delle similitudini con altri film, fumetti o serie vado a vedere come sono state realizzate, come hanno risolto alcuni problemi; osservare costantemente il lavoro degli altri, in ogni campo visivo e artistico è per me un punto fondamentale e una delle par ti più interessanti del mio work flow, contribuisce alla mia crescita personale e spesso ti offre delle so luzioni ponendoti di fronte ad altre domande.

Qual è la difficoltà più grande da affrontare, da un punto di vista comunicativo?

Cosa deve raccontare una locandina? È questa la grande domanda e la risposta è 42. Una doman da a cui a cascata si aggiungono “Cosa vuole che racconti per la distribuzione” e “Cosa vuole che racconti per il regista” e la risposta è sempre 42 [fa riferimento al libro Guida galattica per autostoppi sti, ndr]. Quindi la confusione è sempre molta. Un film ti lascia delle sensazioni e colpisce in maniera diversa sensibilità diverse. La difficoltà maggiore è raccogliere tanti feedback da più parti, spesso con trastanti e cercare di dare una rotta unica a tutto il progetto. All’inizio si va un po’ per tentativi perché la mia visione può essere diametralmente opposta a quella di chi ti commissiona il lavoro; cerco sempre di trovare una strada comune che non cerchi solo di mettere d’accordo tutti ma che sia anche bella. Il più delle volte ci si riesce e dalla confusione iniziale si esce con la calma dell’obiettivo raggiunto.

Quale progetto ti piacerebbe realizzare in futuro? E quale invece avreste voluto realizzare?

Mi auguro prima di tutto che i film di genere pren aprire le finestre in una stanza rimasta chiusa trop dano nuovamente il posto che meritano nella pro duzione cinematografica italiana. Sarebbe come po al lungo. L’aria che si respirerà sarà così fresca e creativa che ogni progetto ne trarrà il suo beneficio.

Detto questo, un bel film Western mi gaserebbe da morire: mi vedo già chiuso con lo stereo a palla e Ennio Morricone nel petto. In realtà lo faccio a pre scindere dal film ma con un western funzionerebbe meglio. Alla seconda domanda, giusto per sognare, Suicide Squad: stanno facendo un lavoro talmente folle che hanno tutta la mia stima e invidia.

Quella delle locandine cinematografiche nel corso della storia del cinema è diventata una vera e pro pria arte da collezione. Perché, secondo te?

Credo che le locandine, anzi solo le belle locandi ne, riescano a comunicare qualcosa che va oltre il film, un po’ come un quadro che restituisce all’os luce propria.

servatore molto più di quanto l’artista stesso vo lesse esprimere. Molte locandine sopravvivono ai film che promuovono, alcune diventano iconiche perché il film le ha rese tali, altre invece brillano di Dietro un artwork, passato o moderno, spesso si nascondono dei gioielli artistici. L’arte si nutre di arte e questo da sempre. Il cinema nutre la sensi bilità artistica della persona che lavora dietro una locandina, e non di rado il risultato è straordinario.

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ECCO LE STARTUP ITALIANE ACQUISTATE NELLA PRIMA METÀ DEL 2016

In questi primi sei mesi dell’anno, ottimo il bilancio di vendita delle startup made in Italy. Ben 8 le acquisizioni da parte di grandi cor porate soprattutto straniere.

La prima transazione del 2016 in questo sen so è avvenuta da parte di Irvine Scientific, azienda di Santa Ana in California produttri ce di materiale, reagenti e dispositivi medica li, che a gennaio ha comprato Biocare Europe srl, un distributore con sede a Roma. Ma le compravendite più importanti sono Yogitech -rilevata al 100% da Intel ad aprile- e Solair, azienda bolognese che Microsoft si è acca parrata a maggio, operante nel promettente mondo del cloud computing e dell’internet of things.

Otto startup vendute nella prima metà del 2016. Questo il numero di acquisizioni di startup italiane da parte di altre aziende. Le acquisizioni di aziende innovative da parte delle corporate, italiane e stra niere, aiutano a trasferire le competenze e i talenti dall’esterno all’interno del perimetro dell’impresa.

2. Sia spa acquisisce T-Frutta – 1 febbraio 2016

Sia SpA ha rilevato il 69% (51% acquisito più au mento di capitale) di Ubiq, specializzata nella pro gettazione e sviluppo di soluzioni tecnologiche innovative, in particolare nell’ambito delle promo zioni, in cui opera appunto con il marchio T-Frut ta. L’applicazione per mobile nata nel 2012 da uno spin-off dell’Università di Parma si propone di far guadagnare facendo la spesa. Grazie a questa exit i creatori di Jiffy puntano ad entrare nel mercato dei coupon cartacei che in italia vale 70 milioni di euro.

1. Irvine Scientific acquisisce Biocare – 13 gennaio 2016

La prima acquisizione del 2016 è quella di Biocare da parte di Irvine Scientific, azienda di Santa Ana in California, produttrice di materiale, reagenti e dispositivi medicali utilizzati per la cultura cel lulare per applicazioni industriali, cliniche e di ricerca. Biocare Europe srl è un distributore con sede a Roma. La startup guidata da Luca Trama distribuisce in Italia, Francia, Grecia, Portogallo e Spagna una vasta gamma di prodotti di feconda zione in vitro.

3. Harper Collins Italia acquisisce 20Lines – 22 feb braio

Editoria digitale e startup sono le protagoniste di questa acquisizione: HarperCollins Italia compra 20Lines, una delle più importatni community a li vello a livello mondiale per condividere e leggere testi brevi. Nata a fine 2012 dalle idee di Alessandro Biggi, Pietro Pollichieni, Marco Pugliese e France sco Scalambrino, 20lines oggi conta più di 220.000 utenti registrati, oltre a 15.000 nuove storie pubbli www.ilfattogiornaliero.it

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30 cate ogni mese. È stata inserita da Apple tra le mi gliori app in 96 Paesi.

4. Glovo acquisisce Foodinho – 1 aprile

Il food è il settore con le quali le startup italiane rie la milanese Foodinho. La piattaforma italiana per scono a fare gola alle aziende straniere. La spagno la Glovo che si occupa di food delivery ha acquisito mette di consegnare cibo a domicilio su biciclette e veicoli elettrici. L’acquisizione permette a Glovo di allargare il suo ambito di azione sul mercato italia no.

Solair. L’azienda bolognese fondata nel 2011 è una delle poche italiane ad aver raggiunto un fatturato di un milione di euro. Si occupa di cloud computing e in ternet of things. Dopo quella di Yogitech a Intel, questa è stata la se conda acquisizione da parte di una multinazionale americana in Italia. L’acquisizione affonda le sue radici nella tecnolo gia usata da Solair, Microsoft Azure. Con un’unica visione di business Solair potrà completare alcune delle funzionalità della Suite IoT Azure.

5. Intel acquisisce Yogitech – 5 aprile

Intel ha rilevato il 100 per cento di Yogitech, azien da pisana che ha sviluppato hadware e software per la sicurezza nel settore automotive. L’acqui con un sistema che permette di controllare e assicu di farlo.

sizione da parte del colosso californiano porterà l’azienda italiana nella costola Internet of Things della controllata di Intel. In questo modo Yogitech potrà continuare a lavorare alla functional safety rare che ogni processore che lavora nei meccanismi di automazione funzioni come dovrebbe, e avverte in tempo reale il driver alla guida quando smettono

8. Zucchetti acquisisce Fabtotum – 26 maggio 2016

Il gruppo Zucchetti ha comprato il 51% di Fabto banchi del Politecnico di Milano. Negli anni l’azienda è cresciuta molto fino a pro tori in tutto il mondo. in Zucchetti e riusciranno così a sfruttare la strut stampanti tum, la startup che produce stampanti 3D per 1,5 milioni di euro. I cofondatori Marco Rizzuto e Gio vanni Grieco hanno dato vita a questa startup sui durre spampanti con 600 pezzi arrivati da 70 forni Con l’acquisizione porteranno le loro competenze tura di Zucchetti per gestire la produzione delle

6. Smartbox acquisisce Emozione3 – 6 aprile

L’irlandese Smartbox, leader nel settore dei cofa netti regalo per vacanze e cene, ha acquisito Emo zione3, il prodotto di punta dell’italiana WIshDays. L’azienda veronese fondata nel 2006 entra a far par te di Smartbox al 100 per cento per una somma che si aggirerebbe intorno ai 20 milioni di euro. In que sto modo l’azienda irlandese riuscirà a controllare il 30 per cento del mercato italiano che Emozione3 era stata in grado di conquistarsi.

7. Microsoft acquisisce Solair – 3 maggio 2016

La prima startup italiana comprata da Microsoft è www.ilfattogiornaliero.it

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LA SPIAGGIA DIVENTA HI-TECH. 5 E PIÙ TROVATE SOTTO L’OMBRELLONE

Vi regaliamo una piccola anteprima di quello che verrà presentato più approfonditamente a Sun Next, in programma alla Fiera di Rimini dal 13 al 15 ottobre prossimi, un evento organizzato da Mondo Balneare che fa capire quanto le spiagge e -in generale- le vacanze stia diventando sempre più hi-tech. Così avremo app semplici e rapidissime per affittare barche di tutti i tipi in più di 90 porti italiani, sistemi per ordinare raffinati menù e farceli consegnare direttamente sotto l’ombrellone, librerie digitali che con semplice QR applicato al palo dell’ombrellone permettono di leggere libri e quotidiani di ogni tipo, online travel agency al mondo dedicate al diving e allo snorkeling e molto altro ancora.

Perchè la passione per internet e tutto il suo mondo non va mai in vacanza…

Ombrelloni che si aprono e si chiudono da soli. La sdraio posizionata proprio là dove i raggi solari arrivano diretti, e abbronzarsi diventa un piacere. Grazie allo smartphone. E poi, chi l’ha detto che oziare sulla sabbia non voglia dire continuare ad essere connessi? . Nasce anche da queste considerazioni, “Sun Next”, in programma alla Fiera di Rimini, dal 13 al 15 ottobre prossimi, organizzata da Mondo Balneare, primo portale di informazione e servizi per il settore balneare, e da Cna Emilia-Romagna. Le iscrizioni scadono il 31 luglio. Intanto, Corriere Innovazione è andato a sbirciare in anteprima tra le start up candidabili. E le sorprese non mancano.

Da questo ombrellone non mi muovo. Neppure per mangiare. Tanto c’è “GetEat”, un sistema per ordinare il menu in spiaggia, direttamente dal proprio smartphone o dal tablet. La pigrizia da spiaggia 2.0, frutto della start up “Smart Beach” creata da Fabio Traini, non finisce qui. Sotto l’ombrellone è stata posizionata una uscita Usb per poter caricare il cellulare. Ma il pezzo forte è l’ombrellone che si apre e si chiude da solo. Con buona pace del bagnino di turno. “L’apertura dell’ombrellone, oltre a essere automatizzata grazie a una scheda programmabile, può aprire e chiudere gli ombrelloni ad un determinato orario e gestisce automaticamente il processo in caso di pioggia o troppo vento”, spiega Traini, pronto ad “esportare” Smart Beach dalla sua San Benedetto del Tronto, nelle Marche, a Jesolo, in Veneto, dove, più di duemila “pezzi” di Smart Beach saranno a disposizione dei bagnanti nel 2017 per la prossima stagione estiva.

Alcuni la chiamano famigliarmente la “Rosea”, altri la “Gazza”. E’ la Gazzetta dello Sport, l’indimenticabile compagna delle mattinate al mare dei calciofili, che è sempre lì. In spiaggia. Stessa cosa per il “Corriere” (Il Corriere della Sera), anch’esso disponibile su smartphone e tablet. Come tutti i giornali del Gruppo Rcs, partner della Start up “QuiBee”, passata dall’incubatore Next di Rcs e fondata dal torinese Luca Bona, il quale ha creato la prima libreria digitale da spiaggia.

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32 Spiagge e barriere architettoniche. Un binomio che spesso non funziona come dovrebbe. Perché le vacanze per i disabili possono diventare una impresa faticosa. Il più delle volte si trovano in grandi alberghi camere pienamente accessibili, ma separate dalla hall da una rampa di scale o da ascensori che non sono in grado di accogliere le carrozzine elettriche. C’è però una piattaforma nuovissima, “Bookingbility”, messa su da un gruppo di ragazzi di Palermo, i quali stanno provando a cambiare le cose. “Prenotandoci è possibile scoprire spiagge e strutture ricettive adatte ad ospitare persone disabili e con esigenze speciali”, spiega Annalisa Riggio, fondatrice della start up. Dopo un anno di rodaggio, da questa estate è possibile iscriversi andando direttamente sul link https://welcome.bookingbility.com/ I numeri contano anche in vacanza. “Il nostro fiore all’occhiello? Possiamo aprire e chiudere centottanta ombrelloni in 37 secondi”. Quella raccontata da Filippo Borioni non è una prova di forza, ma il risultato di una app, “Bagni 77”, dal titolo dello stabilimento balneare gestito da undici anni dal 35enne Filippo. L’app funziona per tutto: dalla prenotazione dei campi di gioco a quella dei lettini e degli ombrelloni. E poi si tira tardi in spiaggia, consumando il meno possibile: perché qui, a Fano, in provincia di Ascoli Piceno, raccontano di essere stati i primi a dotarsi di un sistema di chiusura dell’ombrellone ad energia solare. E con lo stesso sistema è stato possibile realizzare il primo caricabatteria da lettino ad energia solare.

C’è sempre quello che non si fida. E anche se ci sono quaranta gradi all’ombra, non si bagna mai, preferendo fare la guardia agli effetti personali. Forse, quelli di Ribox, inventori degli armadietti in alluminio da spiaggia, hanno pensato proprio a loro, i body-guard del portafoglio, pronti a sudare pur di sorvegliare portafoglio e telefonino. Battute a parte, gli armadietti, disponibili in cento colori diversi – realizzati a Dresano, nel Milanese – e con protezione dagli spruzzi d’acqua e dalla sabbia, sono il posto ideale dove custodire e ricaricare in sicurezza, grazie ad una chiavetta USB, il proprio smartphone e tablet. “Gli ultimissimi della serie sono in versione totem e dotati di uno schermo video sul quale è possibile trasmettere spot pubbliciatari, filmati e annunci del lido”, spiega Fabio Varetto, direttore di RiBox.

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DALLA FRANCIA SAIP, L’APP ANTI-TERRORISMO

L’applicazione un po’ inquietante si chiama SAIP ed è frutto della paura scaturita dopo gli attentati di Pa rigi del novembre 2015. Fu annunciata dal premier francese Manuel Valls e oggi è finalmente disponi bile per Iphone e Android dato che, con gli europei di Francia alle porte, la preoccupazione per eventua li attacchi ritorna prepotente. L’app ti permette di ri cevere allarmi in tempo reale in caso di rischi per la sicurezza e l’incolumità personale (lo schermo dello smartphone diventerà rosso con la scritta “Alert”), dà consigli pratici e istruzioni da rispettare in caso di pericolo e, basandosi sulla tecnologia della geolo calizzazione, funziona anche in zone caratterizzate da assenza di campo.

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Gli europei di Francia 2016 sono alle porte e la preoc cupazione per possibili attentati è molto alta. Il gover no di Parigi ha pensato a un nuovo sistema di difesa, un’app per smartphone che avvisa i cittadini quando è in corso un attacco terroristico. Si chiama Saip (siste ma d’allerta e d’informazione per la popolazione) ed è stata sviluppata dopo la strage dello scorso 13 no vembre, quando i jihadisti dello Stato islamico colpi rono al cuore la capitale francese, facendo 130 vittime.

L’applicazione, disponibile in inglese e francese su Apple Store e Google Play, permette di ricevere al larmi in tempo reale in caso di rischi per la sicurezza e l’incolumità personale. E fornisce consigli su come affrontare queste situazioni di pericolo: “Non uscire in strada, riparati in un edificio chiuso, non andare a prendere i bimbi a scuola”, sono alcuni dei mes saggi visualizzati sul cellulare in caso di emergenza. Un’arma difensiva efficace e gratuita, che si basa sul caratterizzate da assenza di campo.

attentato è in corso nella zona in cui si trova. Un’auto la tecnologia della geolocalizzazione: necessaria, per consentire allo strumento di funzionare anche in zone Dopo aver attivato il gps sul proprio smartphone, infatti, l’utente riceve notizie e aggiornamenti se un bomba o una sparatoria fa diventare rosso lo schermo del dispositivo, su cui compare poi la scritta “Alert”, con una breve descrizione della minaccia. Basta pre mere il pulsante “mi informo” per ottenere informa zioni e istru zioni rapide. Qual è il com portamento più adatto in questi casi? A illustrarlo, direttamente la Protezione civile, che in via messaggi già validati dal ministero dell’Interno. La segnalazione arriva con una notifica silenziosa: per una persona che si nasconde da jihadisti armati, in fatti, suoni o vibrazioni potrebbero costare la vita. Il tempo di reazione è immediato: l’allerta apparirà in meno di 15 minuti da quando la minaccia è stata con fermata.

Il raggio d’azione di Saip è molto ampio: inserendo i codici di avviamento postale o i nomi dei Comuni, sarà possibile monitorare anche altre aree geografiche, in modo da contattare e informare parenti e amici. Se l’attacco sta avvenendo altrove, il segnale di pericolo non sarà attivato: un semplice messaggio avviserà su quali luoghi è meglio evitare, per non incappare in un esponente del sedicente Stato islamico o dell’organiz zazione di al Qaeda. Tutte le notifiche potranno anche essere condivise su Facebook e Twitter: un’opzione pensata dall’esecutivo per contrastare la diffusione di resoconti inaccurati e parziali, che si moltiplicano sui social quando ansia e paura hanno la meglio sulla ra gione. Il ministero dell’interno francese ha postato sul suo profilo Twitter alcune immagini e un video per spiegare nel dettaglio il funzionamento dell’app.

Gli sviluppatori hanno in programma di perfezionare presto Saip: l’obiettivo è estenderne la gamma di ap garantito l’esecutivo.

plicazione, rendendolo uno strumento utile anche per segnalare disastri industriali e calamità naturali. Alla vigilia dell’apertura del campionato europeo di cal cio, Parigi ha così aggiunto un ulteriore elemento al proprio dispositivo di sicurezza, composto da alme no 100mila uomini già schierati negli stadi e in altre aree sensibili. Ma i dubbi sul suo utilizzo non man cano: come saranno usati i dati personali degli utenti registrati al servizio? La privacy sarà assicurata, ha www.ilfattogiornaliero.it

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TRUMP-CLINTON: IL DUELLO CHE INCENDIA L’AMERICA L’estenuante maratona a suon di gossip per la corsa alla Presidenza

*Di Chiara Scovacricchi Ci hanno fatto divertire. Ma anche preoccupare, sgra nare gli occhi, indignare. Si sono resi protagonisti della scena politica televisi va. Ma anche dei social network e delle trasmissioni in streaming.

Con i loro dibattiti sono riusciti ad incendiare l’animo di ogni cittadino USA. Ma l’eco dei loro incontri/scon tri è risuonato forte anche nelle nostre case.

A metà tra informazione e show business, alternando serie promesse a sciocchi battibecchi, il dualismo Tru epiche. Ma è finalmente over.

mp-Clinton ha certamente assunto toni e sfumature

Si è consumato infatti nella notte del 19 ottobre scorso a Las Vegas, moderato da un abile giornalista di Fox News, l’ultimo confronto pubblico dei due agguerriti rivali per la Casa Bianca. Si è concluso, sia secondo gli esperti di politica americana sia secondo la stragrande maggioranza dei sondaggi, con una vittoria indubbia di Hillary, risultata in generale più preparata ed equilibra ta. Per il miliardario biondo Donald Trump tutto ha inco dell’aspirante Presidente.

minciato a franare dopo la diffusione virale di un video datato 2005 in cui fa spinti commenti sessisti e si vanta di trovar piacere nel molestare le belle donne. Un auto gol, corroborato da continue gaffe e cadute di stile che non mancano nel concetto di “comunicazione efficace” La Clinton, sicura della sua base progressista e forte di una maggiore sobrietà e self control, ha per suo conto mantenuto un atteggiamento moderato in reazione ai colpi bassi e ai toni aspri del rivale. La cosa triste è che, durante questi mesi di ring, la guer ra tra i due si sia spesso spostata sul piano del gossip, degli scandali forzatamente rincorsi e dell’odio perso nale nutrito vicendevolmente.

Triste che sia stato così arduo cercar di mantenere alto il livello del dibattito puramente politico, di far percepire agli spettatori davvero il diaframma che separa due vi sioni della realtà su cui i cittadini statunitensi dovranno scegliere, quando invece i due rivali sembravano mag giormente preoccupati a difendersi dalle accuse avver sarie che a proporre qualcosa di concreto per la Nazione.

La corsa alla presidenza degli Stati Uniti d’America, ad ogni modo, che aveva ormai preso le sembianze di una maratona estenuante, volge al termine e una riflessione intorno a questo polverone mediatico che si sta lenta mente posando viene da fare. Ci lamentiamo tanto della politica italiana e dei suoi protagonisti, ma una carrellata rapida delle ultime vi cende americane ci dà un buon quadro di come si sia ridotta la politica anche negli Stati Uniti. L’8 novembre sapremo chi succederà a Barack Obama. Al di là della speranza nella vittoria del male minore, ci auspichiamo che tutto venga svolto in un clima di rigore e assoluta trasparenza dal momento che in palio ci sono anche la maggior parte dei seggi del Congresso, decine di migliaia di poltrone di amministratori locali e voti su vari referendum.

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E’ Lennart Lajboschitz, danese, 56 anni, ex vendi di oggetti divertenti per gli usi più disparati Ti tore di ombrelli usati nei mercatini delle pulci di Copenhagen, il fondatore della catena di negozi ger, 500 punti vendita in 27 Paesi del mondo. Ci piace raccontare l’ennesima avvincente storia di un imprenditore self made che, lasciati gli studi a 16 anni, incomincia a viaggiare e a farsi doman de. “Il periodo più formativo della mia vita è sta ta la mia infanzia” racconta in una recente inter vista “quando i miei genitori, la sera, spingevano affinchè mi costruissi un’opinione su ogni cosa e indirettamente aumentassi la mia autostima”.

Ma come è accaduto che da un ministore di pro vincia potesse nascere un colosso del retail co nosciuto da tutti che ha fatto in pochi anni ten prezzo fisso (10 corone) che tanto piacque ai con denza? La grande ascesa è cominciata quando a Lennart, per caso e per praticità, balena l’idea del sumatori,. Boom. I ricavi crebbero d’un colpo del 50%. A questa intuizione si aggiunse l’estro del suo inventore, successivamente appellato Tiger touch. “Quello che ho saputo fare meglio è stato prendere un oggetto funzionale e trasformarlo in uno emozionale” ci spiega umilmente. E’ nel 2012 che Lennart vende il 70% di Tiger a Eqt, un fondo svedese di private equity, per la cifra (non ufficiale) di 134 milioni di euro. Oggi mantiene il timone dell’azienda ma non sta in uf ficio. Gli piace girare col cestino al braccio per i suoi negozi e osservare le abitudini della gente. “Sono un antropologo, non un businessman!” ri corda.

A 20 anni vendeva ombrelli usati nei mercatini a Copenhagen. A 36 ha fondato il suo primo nego zio. Due anni fa Lennart Lajboshitz, 56 anni, ha venduto il 70% di Tiger a un gruppo di private equity, ma ancora guida l’azienda.

Il mio segreto?

«Osservo, viaggio, guardo i giovani: così posso innovare». 56 anni, danese, è il fonda tore della catena di negozi Tiger: oggetti diverten fatto da solo, senza aver frequentato né universi e l’esperienza che ha accumulato nella vita. «Il pe ti per gli usi più disparati. In 20 anni ha costruito un impero con più di 500 negozi in 27 Paesi. Si è tà né business school, senza alcuna formazione in gestione o finanza. La sua scuola è stata la strada riodo più formativo della mia vita è stata la mia infanzia» ha raccontato. «Quando ero piccolo, ciò che si insegnava ai bambini in Danimarca era di avere fiducia in se stessi. In famiglia la sera ci sede a prendere seriamente i miei punti di vista».

Lascia la scuola per conoscere il mondo.

basi della moderna socialdemocrazia. A 16 anni la scia la scuola e incomincia a viaggiare, finanzian vamo intorno a un tavolo per parlare del mondo: i miei genitori mi incoraggiavano a fare domande e Figlio di un ebreo polacco che vendeva asparagi al mercato e di una maestra d’asilo svedese, Lennart (così lo chiamano tutti) è nato e cresciuto a Copenhagen nel periodo in cui la Danimarca stava gettando le dosi con qualsiasi cosa: vende fumetti, fa il foto zaino in spalla, continuano a girare insieme, poi ri mercatino delle pulci. «Il mercatino è stato un’e sperienza molto importante, perché mi ha fatto im grafo, allena una squadra di ping pong. A 20 anni incontra la sua futura moglie, Suz. Per due mesi, tornano in Danimarca. Qui iniziano a guadagnarsi da vivere riparando ombrelli rotti e vendendoli al mergere nella realtà».

L’idea del prezzo fisso nasce per caso.

Quando na www.ilfattogiornaliero.it

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39 sce il primo figlio, Lennart e Suz aprono un negozio per vendere articoli a prezzo scontato. Lo chiamano Zebra. Poi aprono un pop up store. Un giorno van no in vacanza e affidano questo secondo negozio alla fidanzata del fratello di Lennart, che li chiama disperata perché non riesce a trovare i prezzi delle cose. Lennart le suggerisce di prezzarle tutte a 10 corone (l’equivalente di un euro), che in slang da nese si dice tier. Da qui nasce l’idea del nome Tiger, il cui suono ricorda appunto quello di “10 corone”. È il 1995.

Il Tiger touch.

Se la prima idea di Tiger è stata quel la di acquistare oggetti dai fornitori e rivenderli a 10 corone così com’erano, dopo qualche tempo a Lennart viene un’altra idea: trasformare quei pro dotti in maniera originale e creare un brand e tra normale calcolatrice con un piede di gomma. sappiamo fare meglio è prendere un oggetto fun sformarli in maniera originale. Per esempio dise gnare dei baffi su una tazza bianca o rivestire una «Il successo è stato immediato» ha dichiarato Len nart. «I margini di profitto sono aumentati d’un colpo del 50%». Si chiama Tiger touch. «Quello che negozi in Danimarca.

sono andate bene. Il resto è esperienza».

Oggetti divertenti e a buon mercato

zionale e trasformarlo in uno emozionale». È così che Lennart e Suz aprono un secondo negozio, poi un altro e un altro ancora… in tre anni sono 40 i «La gente pensa troppo a quello che può andare male. Se su 10 cose che si fanno, 8 non hanno suc cesso, non è contenta. Invece io sono contento se 2 . «Gli articoli che vengono acquistati (più della metà da fornitori cinesi, un terzo danesi, ndr) sono scelti dal nostro buying team in collaborazione con i designer, che dovranno poi modificarli» dice Tina Schwartz, di rettore marketing di Tiger. «Ogni settimana intro informale».

Sono un antropologo, non un businessman. Len duciamo 300 nuovi prodotti, lavoriamo a un ritmo molto veloce grazie a un’organizzazione piatta e nart, cestino al braccio, visita spesso i negozi Tiger. «Non voglio stare in ufficio. Devo vedere i prodotti, capire come sono valutati dai clienti» ha spiegato alla Cnn. Monitora continuamente i cambiamenti nei desideri del consumatore, per adattare i prodot ti di conseguenza. «Non mi considero un busines sman, ma un antropologo» continua. «Ascolto mol to i miei figli che hanno tra i 18 e i 29 anni, ascolto la gente, viaggio molto. Devo capire quello che suc cede perché so che devo cambiare ogni giorno. Solo così posso innovare».

Non più Ceo, ma direttore creativo.

gari faccia dei bambini…».

Nel 2012 Len nart ha venduto il 70% di Tiger a Eqt, un fondo svedese di private equity, per una cifra (non uffi ciale) di 134 milioni di euro. Non è più Ceo ma di rettore creativo, mantiene comunque il timone del business. «Conduco la stessa vita di prima. Mangio le stesse cose, mia moglie si sente in colpa quando prende un taxi. In Danimarca lo status sociale non dipende dalla ricchezza. Se mi guardo indietro, mi rendo conto che ciò che ha significato di più per me sono mia moglie e i miei figli. Spero succeda anche ai miei clienti. Con i miei prodotti cerco di fare in modo che la gente si incontri, mangi insieme e ma www.ilfattogiornaliero.it

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LA PARADOSSALE PARABOLA DI MOTOROLA

Quella che un tempo fu la peggior virata di business condotta dal marchio di telefonini Motoriola, ovvero l’investimento nel mondo dei satelliti Iridium, oggi è un mercato fervido che scoppia di salute. Quando negli anni ‘90 l’azienda americana decise -sull’onda dell’in credibile successo riscosso nella progettazione e vendita degli innovativi cellulari richiudibi li StarTac- di lanciare in orbita il più comples so sistema di satelliti mai costruito, fu presto bancarotta. Motorola stava per optare per la distruzione di quella costellazione di satelliti fallimentari ma Colussy si fa vivo. Mette insie me una sorta di improvvisata Armata Branca leone di finanziatori, che va da un misterioso principe arabo fino agli amici del Reverendo Jesse Jackson. Riesce a comprare Iridium e, complici sicuramente i tempi più maturi per quel progetto geniale e visionario, Iridium torna a splendere. Ci voleva la testardaggine di un italiano…con la y nel cognome…

Corsi e ricorsi storici. La beffarda storia dei sa telliti di Iridium sarebbe piaciuta a un amante della circolarità del destino come Giambattista Vico.

Fu Motorola, il produttore americano di telefo nini che spopolava negli anni ‘90, a inventare il sistema di satelliti Iridium. Che però andò su bito in bancarotta e rischiò pure la distruzione. Venti anni dopo, Iridium, destinata a scompa rire scoppia di salute, mentre Motorola prati camente non esiste più (smembrata e una parte finita dentro il colosso Google).

Siamo nel 1994, all’alba della new economy e dell’avvento di Internet. La casa americana Mo torola ha inventato i telefoni cellulari che sa ranno gli alfieri del boom economico. Una rivo luzione che cambierà la vita delle persone. Lo StarTac è l’apice del successo di Motorola: è il primo telefonino con un design accattivante; è richiudibile; è così piccolo che sta in un taschi no (mentre i primi cellulari erano delle orribili padelle). La gente ne va pazza: diventa uno sta tus symbol e se nel giro di pochi anni i cellulari, da oggetto per ricchi e di nicchia, diventano un fenomeno planetario, di massa, è anche grazie a quell’oggetto mai visto prima che tutti voglio no.

Sull’onda dell’entusiasmo, in Motorola si im barcano in un progetto faraonico: lanciare in orbita il più complesso sistema di satelliti mai costruito. Negli uffici della multinazionale pensano che la telefonia del futuro passerà via satellite: 66 transponder che si muovono contemporanea mente alla velocità di 17mila miglia all’ora su sei rotte orbitali parallele attorno ai due poli. Nome: Iridium.

Il primo progetto risaliva addirittura al 1988 e derivava direttamente dal programma “Star Wars”, il sistema di difesa spaziale voluto del presidente Ronald Reagan e poi abortito. Roba da Guerra Fredda e Strategia della Tensione.

L’idea è geniale e visionaria. Forse troppo per i www.ilfattogiornaliero.it

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42 tempi. Infatti Iridium si rivela un disastro com merciale: personaggi famosi come Madeleine Albright, il segretario di Stato della presidenza Clinton (la donna della Guerra in Kosovo), si porta sempre in giro un telefono Iridium. Ma nel 1999 la compagnia ha accumulato debiti per 11 miliardi di dollari e brucia 100 milioni di dollari al mese. A rovinare le cose, poi, un sistema tariffario a dir poco barocco che obbliga a far transitare le chiamate per ponti radio su Mosca e sul Fucino in Abruzzo. La bancarotta è inevitabile, a dicembre del Due mila: è la più grande nella storia della Corpo rate America (sarà battuta poco dopo dal crack Enron). A Palm Beach, buen retiro di ricconi in Florida, c’è un ex direttore generale della PanAm, la sto rica compagnia aere americana: è lì a godersi la pensione. Si chiama Dan Colussy. Ha 69 anni e un cognome quasi impronunciabile per gli americani. Perché in realtà è un cognome italiano: Colussi, come la marca dei famosissimi biscotti. La y finale è stata cambiata da qualche avo per suonare americano.

Ci voleva la genialità e la testardaggine di un italo-americano per salvare Iridium da una morte sicura. Motorola aveva deciso: la costellazione sarebbe stata distrutta. Tenerla in vita costava troppo: 7,5 milioni al mese. Meglio spegnere il segnale e lasciare che i sa telliti cadessero sulla Terra, disintegrandosi nell’atmosfera. Una perdita colossale da archi viare sotto la voce “esperimento scientifico fal lito”.

Colussy invece pensa che Iridium possa avere un futuro: tra mille difficoltà mette insieme una strampalata Armata Brancaleone di finanziato ri, che va da un misterioso principe arabo fino ad amici del Reverendo Jesse Jackson. E compra Iridium. Il resto è storia recente.

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PROGETTO KERAKOLL4TALENT: SGHEDONI ASSUME GLI UNDER 26 SENZA ESPERIENZA

Prima l’affiancamento tanto per vedere. Poi la ma venditore. In seguito il ruolo meritato da big ma nager che ha fatto passare il fatturato da 11 milio lattia del padre e l’inserimento vero e proprio in azienda. La partenza dal livello più basso: fare il ni a 340. Questa la parabola di Gian Luca Sghe doni, 47 anni, che oggi guida la Kerakoll, impresa di famiglia attiva da anni nel campo di piastrelle per l’edilizia. E poi il nascere di un nuovo progetto: “Do molta importanza alla ricerca dei talenti, ritengo che la grandezza di un’azienda sia direttamente propor 26, senza nessuna esperienza, da assumere e for mare per avviare alla carriera di manager interna zionale”.

zionale al livello delle persone. Negli ultimi 20 anni ho fatto circa 2.500 colloqui di lavoro. E da tre anni ho lanciato il progetto Kerakoll4talent (www.kerakoll4talent.com): cerco giovani under

Gian Luca Sghedoni, 47 anni, oggi alla guida della Kerakoll, la sua azienda di famiglia. Aveva 7 anni quando il padre faceva le prove di incollaggio delle piastrelle nel garage di casa. «La prima grande dif ficoltà è stata essere il figlio del proprietario. Tutti pensano sia un vantaggio, ma non è così. Per gli altri sei uno che è lì per diritto acquisito, che può anche permettersi di non lavorare. I primi anni ho parlato poco e ascoltato tanto. Prima di dire qual cosa dovevo capire di cosa stavo parlando. Ho do vuto dimostrare che ero lì perché me lo stavo meri tando» spiega Sghedoni a Millionaire.

Lei è entrato in azienda a 22 anni: è stata una scel ta forzata?

«No, è stata una scelta libera, anche per mia sorel la e mio fratello. Nel 1990 mio padre ha avuto un problema di cuore e noi, senza pensarci troppo, ab biamo deciso di continuare. Da quel momento ha cominciato a guardarci con altri occhi, quelli del fondatore che deve affrontare il passaggio genera zionale e verificare se i suoi figli sono all’altezza».

Come ha imparato il lavoro?

«Andando subito sul mercato a fare il venditore. Mi è servito per conoscere il prodotto, i suoi punti di forza e di debolezza, e per avere un rapporto diretto con i clienti, capire quello che pensavano dei nostri adesivi o cosa ricercavano in più. Ma so prattutto mi è servito a capire me stesso, se avevo l’attitudine per questo lavoro. Ci ho messo dieci anni. Le aziende non si ereditano, si conquistano sul campo».

Come ha iniziato suo padre?

«Sassuolo è stata per tanti anni la capitale delle piastrelle in ceramica. C’era la materia prima (l’ar gilla rossa, ndr) e la manodopera che veniva dalle campagne. Negli anni 60 molti contadini avevano abbandonato il lavoro nei campi per aprire la loro azienda, era il modo più facile per fare soldi. Mio padre però non voleva essere “uno dei tanti”, ma il protagonista del proprio settore: così ne ha scelto uno limitrofo, quello delle colle e degli adesivi per posare le piastrelle. Da questa idea è nata la Kera koll».

Lei ha trasformato un’azienda da 11 milioni di fat turato a una di 340: come ce l’ha fatta?

«Ho cercato di ascoltare il mercato, che ci chiedeva www.ilfattogiornaliero.it

I MIGLIORI PRODOTTI ENOGASTRONOMICI MADE IN ITALY DALLA COLAZIONE ALLA CENA

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prodotti diversi da quelli della semplice posa delle ceramiche. Abbiamo fatto ricerca, curato il servizio alla clien ogni giorno i prodotti».

tela per differenziarci dai competitor, organizzato corsi tecnici per applicatori, cioè coloro che usano

Come si fa ad appassionarsi ai prodotti per l’edi lizia?

«Il nostro è un settore tradizionale, e a prima vista sembra che sia poco creativo, ma in realtà non è così. Ogni giorno sei a contatto con ingegneri e ar chitetti che devono costruire case. La sfida sta proprio in questo: proporre nuovi ma teriali, portare innovazione in un settore tradizio le pitture a base di grassello di calcio e silicati, pri nale. Un esempio? Abbiamo riportato nell’edilizia ma utilizzate solo per i restauri. Rispetto alla pittu anche più igienica e traspirante, e costa di meno».

ra sintetica, quella naturale è non solo più bella ma

Com’è avvenuta la svolta verso l’edilizia sosteni bile?

«Nel 2000 abbiamo acquisito un’azienda italiana specializzata nella posa di parquet e linoleum. Os servando i prodotti, mi sono reso conto che il ma inquinanti. impossibile, poi è stata trovata una soluzione. teriale più naturale del mondo, il legno, era incol lato con solventi che rilasciavano nell’aria sostanze Ho chiesto ai laboratori di sostituire queste sostan ze con l’acqua. All’inizio mi hanno detto che era Oggi siamo leader mondiali per la posa a base d’acqua. Da qui è iniziato il nostro percorso verso i prodotti ecocompatibili, l’efficienza energetica e la qualità costruttiva degli edifici. Nel Green Lab, inaugurato a fine 2012, 100 ricercatori lavorano a

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46 tempo pieno su questi concetti».

Qual è il segreto per diventare un imprenditore di successo?

«Non perdere mai di vista il “saper fare”. Questo vale per tutte le aziende: quando entri in un bar ti accorgi subito se è ben curato, se offre tante misce le di caffè, se i cornetti che trovi al mattino sono quelli prodotti in serie e distribuiti di notte a tutti i bar o hanno quel qualcosa in più. Se il barista ti chiama per nome o se tu sei un nu mero come gli altri clienti. Lo stesso deve valere per la tua azienda: il tuo prodotto non deve essere mai uguale a quello di un altro, devi offrire qualco presa».

sa di diverso. È quello che io chiamo cultura d’im-

Ho letto che i primi 6 mesi li trascorreranno a ven dere…

«La vendita è la prima palestra per conoscere il prodotto, e per vedere se una persona ha attitudine ai rapporti interpersonali. È un passaggio obbliga to, anche per diventare imprenditori, ed è quello che sia io che mio padre abbiamo attraversato».

7 focus per fare impresa secondo Gian Luca Sghe doni

1. Se hai un’attitudine coltivala

Che tu sia il fondatore della tua impresa o l’im prenditore di seconda o terza generazione, cerca di capire se sei portato per questa attività. Se hai un’attitudine coltivala, altrimenti lascia perdere.

2. Sii determinato

“Se l’occasione non passa dalla porta, costruisci una porta”: è uno dei miei motti. Una volta che hai capito che quella è la tua strada, vai avanti e credi in te stesso.

3. Costruisci una cultura di impresa

Non perdere mai di vista il mestiere, il “saper fare”, migliora sempre di più il tuo prodotto o ser finanza. Questo per me è cultura di impresa.

4. Innamorati del tuo prodotto

sarà?

5. Rendilo diverso dagli altri

senso ha?

vizio, non farti distrarre da altro, per esempio dalla L’imprenditore è il custode della cultura di impre sa, se non è innamorato lui del suo prodotto chi lo Oggi funzionano solo le aziende che danno qual cosa di più, che anticipano le esigenze del mercato. Se il tuo prodotto è uguale a quello del vicino che www.ilfattogiornaliero.it

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6. Le scorciatoie non portano da nessuna parte

Gli errori più grandi li ho commessi quando ho voluto prendere delle scorciatoie: scegliere un pro dotto dal prezzo più basso, assumere un manager della concorrenza perché era già pronto, non se guire il mio istinto per mancanza di tempo o per comodità. Queste scelte si sono rivelate sempre sbagliate. La crescita deve essere graduale, tutti i giorni sul cam po.

7. Assumiti dei rischi

Se segui solo la tradizione hai già perso in parten za. Bisogna essere coraggiosi, innovare, rompere gli schemi. Il rischio è non assumersi rischi.

La storia

1968:

Romano Sghedoni, ex commerciante di pit ture, fonda a Sassuolo (Modena) la Kerakoll, un’a zienda che produce colle e adesivi per la posa delle piastrelle. Il nome deriva da “keramikos”, che in greco significa ceramica, e “colla”.

1990:

entrano in azienda i figli Fabio, Gian Luca, ed Emilia. Inizia la diversificazione nei dei materiali per l’edilizia.

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2000: 2007: 2008:

Gian Luca Sghedoni diventa amministratore delegato dell’azienda. Inizia la svolta verso i pro dotti ecosostenibili.

Premio “L’imprenditore dell’anno”, catego ria innovation

2012: 2014:

Premio Ernst & Young come miglior impren ditore dell’anno Inaugurazione a Sassuolo del Green Lab, il centro ricerche che raggruppa nove laboratori avanzati per lo sviluppo delle Green Technology.

Sghedoni riceve dal Presidente della Repub blica il premio Leonardo Qualità Italia

Numeri

1.350 dipendenti 340 milioni: fatturato 2013 (50% all’estero).

100: Paesi in cui esporta 10 stabilimenti in Europa 12 filiali nel mondo 2 milioni: clienti 5,4%: percentuale del fatturato investita in ricerca e sviluppo 3,2% investimento in formazione 20 linee di prodotti innovativi www.ilfattogiornaliero.it

Dillo con un Fiore

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Tandem è un progetto che nasce a Londra e mette in campo la costituzione di una “buona banca” -come la definisce uno dei suoi fondatori Ricky Knox- com pletamente digitale. Le operazioni si effettuano dal lo smartphone tramite una app perfettamente intui bile nella quale non occorre essere esperti di finanza per interagire con successo. Un’idea da un milione di euro raccolto in dieci secondi sulla piattaforma di crowdfunding Seedrs e una valutazione attuale di oltre 80 milioni. Potremmo chiamare Tandem una neobank, ovvero un istituto finanziario senza filiali che funziona solo sul telefonino, che mette al centro del progetto il cliente e che genera ricavi sia grazie ai servizi di consulenza, sia per mezzo degli interes si e delle commissioni sulle operazioni effettuate.

Cos’è una “mobile-only bank” e perché qualcuno dovrebbe investirci dei soldi? Un interrogativo a cui potrebbero rispondere i partecipanti alla recente campagna di equity-crowdfunding di Tandem, ban ca digitale londinese che non ha filiali e opera soltan to tramite smartphone. Una campagna per certi versi storica, che ha fatto registrare un traguardo inedito e garantito alla startup una visibilità senza precedenti. Lanciata sulla piattaforma Seedrs infatti, la raccolta di capitali dell’azienda londinese ha realizzato una spe cie di record, racimolando 1 milione di sterline in 15 minuti, 850 dei quali (corrispondente a oltre un milio ne di euro) in soli 10 secondi.

Ma cos’è Tandem e qual è lo spirito che incarna? Lo spiega bene Ricky Knox, uno dei fondatori della star tup, in una recente intervista rilasciata al sito finanzia rio Business Insider: «Stiamo cercando di creare una “buona banca”. Grazie ad un uso analitico dei dati di cui entriamo in possesso, siamo in grado di con sigliare al meglio i nostri clienti, sia nel campo degli investimenti che nella gestione della spesa nella vita quotidiana. Il punto è che questa applicazione non si rivolge agli esperti dei meccanismi finanziari, ma guarda piuttosto a tutte quelle persone che si chiedo ad arrivare a fine mese evitando gli sprechi?».

In altre parole l’obiettivo principale di Tandem è quel no: sto spendendo bene il mio denaro? Come faccio lo di ridefinire la relazione tra banca e cliente, e offri re un supporto professionale per migliorare l’attività finanziaria di chi utilizza questa piattaforma. L’unico strumento attraverso cui opera Tandem è l’applica zione proprietaria, che propone una gamma com pleta di prodotti e servizi bancari sia innovativi che tradizionali. A conti correnti, prestiti e carte di credi to si aggiunge un software intuitivo per tenere sotto controllo tutte le operazioni finanziarie in qualsiasi momento. In più un sistema di notifiche intelligenti e una guida personalizzata aiutano l’utente a gestire al meglio i propri risparmi, evitando le spese inutili.

Fondata nel 2014 da Ricky Knox e Matt Cooper, Tan e, prima di avviare la campagna di equity-crowdfun cui Pierre Omidyar di eBay) a fronte di una valutazio Knox ha fondato Small World FS, tra le società di tra modello di business prevede un meccanismo di mo caso tramite servizi di consulenza messi a disposizio ne dei clienti.

Il settore delle neobanks è in grande crescita, in par dem ha ottenuto la licenza bancaria a novembre 2015 dign su Seedrs, aveva già ottenuto un finanziamento di oltre 28 milioni di euro da diversi investitori (tra ne di mercato di oltre 83 milioni. Entrambi i founder hanno un passato di successo nel campo finanziario: sferimento di denaro più grandi al mondo, mentre Cooper era tra i fondatori di Capital One Bank uno tra i principali istituti finanziari degli Stati Uniti. Il netizzazione a due livelli: nel primo caso, Tandem genererà ricavi grazie al margine di interesse e alle commissioni sulle operazioni finanziarie; nel secondo ticolar modo nel Regno Unito, e tra le startup di rilie vo che operano in questo campo assieme a Tandem si possono citare Mondo, Atom e Starling. Proprio Mondo, ad inizio 2016, aveva fatto registrare un altro grande successo nella fase di raccolta fondi, raggiun gendo quota un milione di sterline in poco più di un minuto e mezzo sulla piattaforma Crowdcube.

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Chissà se farà soldi a palate la nuova trovata che sfrutta i social per vendere. I presupposti ci sono. Si chiama J-Live Hashtag Printer ed è la prima stampante che, grazie ad un algoritmo, riconosce un particolare hashtag e stampa le immagini pub blicate su Instagram in pochi secondi e su qual siasi tipo di carta. I clienti possono selezionare le immagini da pc, tablet o cellulare e creare una composizione. Entro e non oltre 48 ore, riceveran no la consegna a casa, in un packaging volendo personalizzato.

Non cogito, ergo fotografo: qualche sociologo par ruccone e poco fotogenico strapperebbe i selfie da tutte le bacheche Instagram e Facebook. Si rasse Usb e gettatele da qualche parte: portarle in nego gni: le memorie di cellulari, computer e reflex sono intasate da immagini di scarpe, vellutate di ver dure, tramonti, noi stessi e qualsiasi cosa si possa spiare dall’obiettivo. Se volete trasferire capolavori in digitale su pellicola, prendete le vostre chiavette zio è cosa ormai obsoleta.

Foto su qualsiasi tessuto

Infatti, per avere immagini a nostra immagine e somiglianza su carta, basta premere il tasto invio: Johannes Printing Memories, sito mobile friendly, permette di mandare in stampa le proprie foto da smartphone, tablet, Facebook e Instagram: basta un hashtag. Carte lucide e patinate, goffrate e me tallizzate, con lo spessore della seta, del metallo o della gomma: i selfie saranno stampati su qualsiasi tessuto, materiale e formato (ci si può anche scrive re una frase).

Una scatola magica

La scatola magica lanciata da Johannes si chiama J-Live Hashtag Printer: è una stampante in mo gano scuro connessa a un software che ricerca in automatico le foto pubblicate su Instagram e le stampa in 20 secondi sul formato e sulla carta scel ti. Idea molto apprezzata durante i party e i rice vimenti (chi non vorrebbe tenersi una foto ricordo di un evento davvero esclusivo a cui si è stati in vitati?), i Cartier-Bresson 2.0 possono selezionare le immagini da pc, tablet o cellulare e creare una composizione: entro e non oltre 48 ore, riceveran no la consegna a casa, in un packaging personaliz zato. Prima di far partire l’ordine (costa dagli 8 ai 15 euro), narcisi, feticisti dell’obiettivo e clienti vari potranno chiedere mini campioni di tutte le carte disponibili.

Come funziona

Il Printer è live, ma soprattutto fast: la foto viene pubblicata sul profilo di Instagram con un hasthag riconosciuto dal software e come si diceva, dopo il controllo di un algoritmo, stampata in 20 secondi. Non è solo uno sfizio per gli estremisti dei selfie: Live Printer può essere utilissima anche per i ma nager. Aiuta la brand awareness e la reputation sui social dell’azienda, l’engagement degli utenti, aumenta il traffico sul sito web e consegna un re commenti, geo-localizzazione).

port con le analisi dei social (post, numero di like e www.ilfattogiornaliero.it

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Il talento non basta per sfondare su Yutube. Negli anni si sono affinate alcune tecniche infallibili che, se seguite pedissequamente, rendono in grado qualsiasi internauta di qualsiasi parte del mondo di ritagliarsi un’ottima fetta di seguaci e diventare un grande Youtuber, magari anche ricco. ueste 7 buone regole sono state riassunte in un libro di Crespi e Perna appena pubblicato e disponibile in vendita. Dai consigli base come “elaborare un progetto specifico e coerente” o “dare un look grafico accattivante e che ritorna in ogni pubblicazione”, si passa ad aspetti più tecnici (fare una tabella di marcia per organizzare pubblicazioni cadenzate e costanti nel tempo) e si arriva a dettami puramente di masrketing e strategia: costruirsi una “Community”, scegliere i giusti tag e parole chiave, allacciare delle alleanze e iscriversi al “Partner program”.

Per dare l’idea di possibili ricavi che può ottenere un abile Youtuber: a un milione di visualizzazioni corrispondono circa 1.000 euro di introiti, ma le Star di YouTube possono guadagnare molto di più se intercettate dal mercato pubblicitario.

Per affermarsi su Youtube, la piattaforma di condivisione video più famosa del mondo, o almeno per provarci, non basta il talento: è bene seguire anche alcune “regole” pratiche contenute nel libro “Professione Youtuber”, di Paolo Crespi e Mark Perna, appena pubblicato da Maggioli Editore. Consigli e tendenze utili non solo per giovani e aspiranti star dello schermo digitale, ma anche per tutti coloro, tra cui aziende e professionisti, che sempre più spesso puntano sui video per comunicare. Ecco la prima delle sette regole d’oro.

Occorre elaborare, ancora prima di partire, un progetto specifico e adeguato per il canale video che si vuole costruire. Puntando su una propria attitudine particolare, una passione, un’abilità, un modo di raccontare che renderà il proprio mondo online unico e riconoscibile, tra milioni di altri. Pianificare tipo di contenuti, modalità di realizzazione, obiettivi da raggiungere, può rappresentare una “bussola” migliore e più efficace che navigare a vista, lasciandosi guidare dalla semplice ispirazione e improvvisazione. E non bisogna avere il timore di scegliere un argomento del quale molti parlano già. Usando la creatività sarà possibile inventare il proprio personale “marchio di fabbrica”. Ma certamente è fondamentale distinguersi, trovare nuove modalità espressive, offrire elementi di originalità.

Il “Look”, la veste del grafica del canale, ha un peso determinante. Così come il nome, che deve essere accattivante, facile da ricordare. Del resto, se si vuole comunicare con successo, magari con l’ambizione di raggiungere e conquistare un grande pubblico, bisogna tenere bene presenti le regole di base della comunicazione: semplicità, chiarezza, immediatezza.

Per questo la cornice deve essere curata e funzionale, e va utilizzato un linguaggio in linea con gli argomenti trattati e il proprio pubblico di riferimento. In pratica, i vari elementi che compongono il risultato finale vanno messi insieme in maniera coerente e omogenea. E, allo stesso tempo, come si addice a ogni forma creativa, anche sul mondo digitale bisogna sviluppare e affermare il proprio stile.

Pubblicare online i propri video in maniera costante nel tempo, e possibilmente con cadenza regolare, è un altro aspetto fondamentale: in questo modo, i fan troveranno più facilmente i contributi video se si dà loro un appuntamento e lo si rispetta. Quindi risulta vantaggioso prevedere una sorta di tabella di marcia, e aggiornare i propri contenuti con una certa continuità. Inoltre, l’algoritmo alla base del funzionamento di YouTube, che fa girare tutto il www.ilfattogiornaliero.it

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56 sistema e mette in evidenza alcuni video piuttosto che altri, oltre al numero di visite e al successo ottenuto, premia la numerosità dei contenuti pubblicati, dallo stesso autore, o sullo stesso argomento, e il tempo di visualizzazione, cioè la somma dei minuti che gli utenti passano a guardarli.

Per avere un largo seguito nell’universo digitale occorre costruirsi una “Community”, una platea di fan, appassionati, visitatori interessati o semplicemente curiosi, che con chat e commenti possono anche interagire tra loro. Più vasta è la Community, la rete di contatti attorno al proprio mondo virtuale e ai propri contenuti, più saranno alti gli indici di “ascolto” e di successo I canali digitali sono moderni e innovativi, permettono anche la diffusione “virale” di ogni cosa, ma funziona benissimo anche il vecchio, quasi preistorico, passaparola. Magari attraverso Smartphone, e-mail e WhatsApp. E questa Community va alimentata dagli stessi autori e gestori del canale, attraverso i commenti e le interazioni con i fan, già dall’istante successivo alla pubblicazione del primo video.

Se il web fosse uno sterminato magazzino virtuale, dove c’è di tutto, ma non è così facile e scontato scovarlo, i cosiddetti metadati, le informazioni alla base di una catalogazione in ambiente digitale, sono fondamentali nella gestione del canale virtuale: per farsi trovare e per farsi cliccare sempre più spesso, occorre ottimizzare i titoli per la ricerca su Google, e indicizzare bene i contenuti, curando in modo “scientifico” Tag, parole chiave e descrizioni.

La corsa all’audience e al successo sul web passa anche da qui: usare tutti i “trucchi” e i ferri del mestiere per arrivare nelle posizioni alte di elenchi e graduatorie online, per ottenere il migliore posizionamento possibile, la maggiore visibilità, superando la concorrenza nei risultati dei motori di ricerca.

Un altro tassello importante, nella scalata ai vertici di popolarità su YouTube, è rappresentato dalla possibilità di avviare collaborazioni con altri Youtuber. Una mossa strategica è quella di dare priorità ad accordi e sinergie con i “colleghi” più esperti e affermati, che contano già migliaia o milioni di seguaci e visitatori, coinvolgendoli nei propri progetti Con un duplice vantaggio: da un lato, la loro popolarità può trainare anche quella di Youtuber meno noti o esordienti. E poi, muovendosi a stretto contatto con qualche personaggio di successo della Rete, è anche possibile cercare di rubargli qualche segreto del mestiere. O qualche altro utile consiglio. Mettersi in rete, del resto, significa anche questo: creare partnership, nuovi video, nuove idee, collaborando, unendo le forze e facendo gioco di squadra.

Per trarre profitto dall’attività, il primo passo è iscriversi al “Partner program” di YouTube, e partecipare così al sistema di monetizzazione dei video della piattaforma di Google, che distribuisce gli annunci pubblicitari premiando i contenuti originali e fra questi quelli più visti.

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JOB CHANGING. COME È L’UFFICIO DEL FUTURO

La Haworth, una delle principali imprese mon diali legata alla realizzazioni di ambienti di la voro, ha pubblicato un report che traccia le linee immaginarie di come appariranno probabilmente gli uffici in un futuro piuttosto prossimo. Gli spazi di lavoro, i sostanza, diventeranno am bienti smart in continuo mutamento. Gli spazi saranno organici e capaci di reagire in tempo reale alle nostre necessità. Come? Senso ri biometrici potranno misurare battito cardiaco e onde cerebrali, così da capire quando abbassare la temperatura della stanza o invitare lo speaker a concludere una riunione che sta diventando no iosa…

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58 Sensori evoluti che cambieranno la temperatura degli uffici, moduleranno la luce e daranno una forma diversa all’ambiente che ci circonda. Percepi ranno gli odori e i nostri movimenti. E riusciranno pure a capire, durante una riunione, quando sta per arrivare il momento in cui cominciano a annoiarci e a provare quella fastidiosa sensazione molto simile alla frustrazione.

A disegnare le prospettive dei nuovi ambienti di lavoro, oltre un confine che a chi vive negli uffici italiani di ogni giorno sembra irrealizzabile e irrag giungibile, è il rapporto elaborato dalla Haworth, una delle principali imprese mondiali legata alla re alizzazioni di ambienti di lavoro. Il titolo del lavoro è emblematico (“Enabling the Organic Workspace: Emerging Technologie That Focus on People, Not Just Space”) e gli autori del white paper spiegano come già oggi i sensori di presenza possono moni torare i modi con cui gli impiegati usano uno spa zio e sono già disponibili per dare ai designer le in formazioni necessarie per creare una disposizione interna più efficace. In futuro un sistema informa uno spazio in maniera automatica.

mutevole e inatteso. L’ufficio diventerà organico e capirà come compor tico potrà utilizzare una serie di dati per adattare Sarà come vivere in un altro mondo. Un mondo tarsi con i suoi abitanti. Un luogo definito, momen versi ambienti di un ufficio.

to per momento, istante per istante, più dai bisogni di chi ci lavora che dalle funzioni classiche dei di Ma cosa misureranno questi sensori? Gli autori della ricerca precisano che ci saranno fattori tecnici www.ilfattogiornaliero.it

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60 legati agli spazi come l’intensità e lo spettro della luce, la direzione e l’ampiezza dei suoni, la qualità dell’aria, gli odori e la disposizione degli impiega ti. Oltre a questo, i sensori biometrici potranno mi surare fattori legati alla persona e dare indicazioni sulle modalità con cui si utilizza la propria posta zione, la postura e l’eccessivo tempo trascorso da vanti al monitor.

Ci saranno anche le emozioni o alcune evidenze concrete degli stati d’animo di agio o disagio. Gli autori del rapporto spiegano come verranno misu rati “il battito cardiaco, la direzione dello sguardo, la temperatura del volto, il grado di umidità del la pelle, le onde cerebrali per valutare se in quel momento siamo concentrati sul lavoro, se stiamo riprendendo energie o se stiamo provando fru strazione”. Elementi che tradiranno, o sveleranno, l’irrequietezza, la noia e lo stress di chi è alle prese con il lavoro quotidiano.

Ma in che modo reagirà l’ufficio organico a que sti dati? Cosa potrà accadere, per esempio, duran te una riunione di lavoro? Il sistema monitorerà i cambiamenti della postura dei partecipanti, gli sforzi dei muscoli facciali, il grado della temperatu ra della pelle, il tempo che ogni singolo partecipan te impiega a esporre le proprie idee senza lasciare spazio agli altri interlocutori e calcolerà se il livello di anidride carbonica ha superato una determinata soglia. In risposta ai dati, il sistema modulerà l’in tensità e il colore della luce, abbasserà leggermente la temperatura della stanza, incrementerà i flussi d’aria e aggiungerà delle essenze nell’aria con l’o biettivo di creare di nuovo quelle condizioni che, almeno in linea teorica, possono portare di nuovo i partecipati a un maggiore livello di attenzione.

I sensori di presenza e i sensori biometrici, come ogni altro strumento tecnologico che invade il ter ritorio della persona, si scontrano con i diritti alla privacy degli impiegati. Gli autori del rapporto ne sono consapevoli. In prospettiva, ciascuno di que sti strumenti andranno valutati con molta attenzio ne dalle diverse parti coinvolte, se entreranno pri ma o poi nell’uso comune della realizzazione degli spazi di lavoro.

La trasformazione sarebbe a ogni modo radicale, resta comunque la sensazione che sia ancora altro ve il nodo più grande che ciascun impiegato si tro va a dover affrontare ogni giorno. Qualche confer di oltre un migliaio di impiegati.

di loro (l’86 per cento) è la distanza e il tempo im piegato ogni giorno per andare dalla propria abi tazione all’ufficio. ancora molto altro da fare.

ma arriva dalla ricerca “What workers want 2016” pubblicata in questi giorni dal British Council for Offices che ha indagato i bisogni di un focus group Il fattore ritenuto più importante dalla gran parte Al secondo e al terzo posto viene indicata la pulizia complessiva del proprio ufficio e la possibilità di avere accesso a un numero minimo di toilette. Gli impiegati chiedono poi una rete wireless di buona qualità, uno spazio tranquillo per concentrarsi per il lavoro e dei buoni servizi pubblici casa-lavoro. Prima dei sensori biometrici, probabilmente, c’è www.ilfattogiornaliero.it

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A VOI I 7 TREND TECNOLOGICI DI QUESTO 2016

Parola di Mary Meeker - venture capitalist ed ex analista di Wall Street - le nostre abitudini di vita stanno di nuovo cambiando grazie alle nuove tecnologie pret a porter, ad Internet e alle innovazioni hi-tech. Dalla crescita delle interfacce vocali (veloci, facili ed economiche) a una comunicazione basata più sui video e meno sui testi (cresce Snapchat e scompaiono gli sms), dalle smart car alla pubblicità online, ecco i 7 trend tecno logici protagonisti di questo inizio 2016.

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Il 42% della popolazione mondiale è connes sa a Internet,

e i giganti del web continuano inesorabilmente a crescere, mentre i colossi dei settori non-tech stanno sempre più acquisendo aziende tecnologiche per sostenere la loro cre scita e la transizione al mondo digitale. Sono alcuni dei fatti-chiave presenti nel report I

nternet Trends 2016 di Mary Meeker,

venture capitalist (partner di Kleiner Perkins Caufield & Byers, notissima azienda di venture capital della Silicon Valley) ed ex analista di Wall Stre et divenuta leggendaria proprio grazie ai suoi report su internet e le nuove tecnologie. Tanto da essere citata da Forbes come 77esima donna più potente del mondo.

1. Smartphone, rallenta la crescita

evolvendo la tecnologia, – Secondo lo studio, che analizza i trend di come si sta

la crescita degli smar tphone sta rallentando

(anche perché nei Pae si più poveri il costo è sproporzionato rispetto al reddito: in Etiopia serve il 47,6% del reddito medio annuale per acquistarne uno, contro lo 0,9% dell’Italia), e mentre

Android guadagna quote di mercato su iOS,

il prezzo medio di vendita dei dispositivi che montano il sistema operativo del robottino sta rapidamente decli nando. Android è quindi una piattaforma sem pre più attrattiva per gli sviluppatori ma sem pre meno lucrativa per i produttori hardware.

2. Cina e Asia i mercati favorevoli per le com pagnie tecnologiche

nessa

strutturale: Pil, ed è quindi – Per quanto riguarda il

58% di popolazione mondiale ancora non con-

, la maggiore barriera risulta essere infra-

mancano le reti ad alta velocità e gli incentivi per costruirle

, mentre l’analfabeti smo digitale è un problema solo e unicamente nelle aree più remote del pianeta. E mentre in America e in Europa le infrastrut ture sono mediamente buone, in Asia spesso sono molto carenti. Ma proprio lì si trovano le nazioni che hanno ormai la maggior crescita di successo.

in Cina e nell’Asia emergen te che le compagnie tecnologiche troveranno un mercato più favorevole, più che nel Vecchio Continente e negli States.

Dove, invece, il fu turo dell’economia non sembra tanto roseo, e proprio per questo e per i crescenti rischi, sa ranno le nuove aziende e le startup che ruotano attorno al mondo di Internet ad avere maggiore www.ilfattogiornaliero.it

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3. Pubblicità: il futuro è web e mobile

della to è che

pubblicità online Google con 30 miliardi di dollari mobile.

– Di verso il discorso per quanto riguarda il mondo , che continua a esse re trainato dagli Usa, dove leader del merca (+18% nel 2015 rispetto al 2014), ma a far registrare la maggiore crescita è Facebook, con un fatturato in crescita del 59%. Gli investitori, comunque, secondo il rapporto non hanno ancora capito

il futuro è altrove, e spendono ancora trop po del loro budget in carta stampata, radio e TV e troppo poco sul web e, soprattutto, sul

Per questo le aziende che stanno già aggreden do il settore della comunicazione online avran no maggiori benefici quando gli investitori si accorgeranno dell’errore spostando le loro campagne sulle nuove piattaforme. L’altra faccia della medaglia è però rappresen tata dagli

adblocker,

che vengono adottati da sempre più utenti (+94% in Cina e India nell’ul timo anno): i pubblicitari devono quindi impa rare a essere meno invasivi, a offrire un prodot to con forti caratteristiche di intrattenimento e soprattutto a servirsi del marketing mirato e non più di quello generalizzato.

4. Come cambia il commercio

diventare oggetti di massa.

Così i

brand online

– Internet ha cambiato e sta cambiando anche il commercio:

la Rete consente infatti a prodotti generici di

reagiscono creando anche

negozi fisici, i grandi commercianti

al dettaglio sbarcano su Internet e soprattutto sul mobile, e i produttori ottimizzano le loro linee di produ zione grazie ai feedback ottenuti dai clienti.

5. Cambia la comunicazione: più video, meno testi

– In questo panorama sta evolvendo anche il modo di comunicare:

cresce infatti a dismisu ra la visualizzazione di video

(che sempre più spesso diventano virali)

a discapito dei testi

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64 e in parallelo crescono anche piattaforme come

Facebook (8 milioni di video visti al giorno), Snapchat (10 milioni) e Instagram, mentre ca lano Twitter e LinkedIn.

Gli utenti continuano però a condividere anche le fotografie, il cui numero cresce di giorno in giorno e di anno in anno. In tema di messag gistica, il leader incontrastato resta

WhatsApp,

seguito da

Facebook

e da

WeChat

, mentre Go ogle è ormai fuori dalla corsa. Così come le piccole realtà e le molte startup che avevano scommesso su prodotti di questo tipo (e sugli SMS, ormai quasi completamente abbandonati).

6. Più interfacce vocali, meno tastiere

lista, è della voce. Perché sono le – Per chi ha perso il treno o sbagliato scommessa, la Meeker indica però una strada per aprirsi una porta verso il futuro: il domani, sostiene l’ana-

interfacce vocali la grande op portunità di domani

che d : già ora,

su piattaforma Android, una ricerca su 5 è vocale, c

on una cre scita esponenziale negli ultimi tre anni. E anche lo sviluppo dell’IoT e delle smart car,

voce. ifficilmente hanno tastiere come inter faccia di input, spingono nella direzione della

Che è più veloce, più facile, più persona lizzabile e più economica di una tastiera.

7. Smart Car e Car sharing –

Per quanto riguar da le

smart car

, infine, la spinta innovatrice di

Tesla e Google

, secondo l’analista, potrebbe far tornare gli Usa patria dell’industria dell’auto mobile. Anche perché i legislatori americani stanno abbracciando questo settore più veloce mente di quanto abbiano fatto in passato con altre tecnologie innovative. In parallelo, però, l

e auto private diminuiran no, mentre diventeranno sempre più popolari formule di sharing come UberPool e la stessa Uber.

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DATO STORICO: LE VENDITE ONLINE SUPERANO QUELLE IN STORE

Secondo un report di UPS, in America le vendite online hanno ormai superato quelle in-store, per cui - per il consueto scimmiotta re delle abitudini a stelle e strisce - tra non poco questo fenomeno si espanderà al resto del mondo. Le cause di questo sorpasso?

In primis imputabili ai grandi miglioramen ti delle interfacce di ecommerce utilizzabili anche da smartphone. Ormai i telefonini sono negozi a portata di mano, e di tasca e il processo di acquisto è rapido e finalizzabile ovunque. Complici di questo boom anche i Millenials, che già da anni comprano online per il 54%.

Sono i Millennials e i loro smartphone a gui dare la crescita dello shopping online e dell’e Commerce. Circa il 63%, infatti, utilizza di spositivi mobili per comprare online. E in effetti la crescita del commercio elettroni co è sostenuta anche da un miglioramento tec nologico, grazie a schermi di dimensioni più grandi, versioni mobile-friendly dei siti web, app user-friendly e linee dati più veloci.

Il 51% degli acquisti avviene online, ecco per ché

Da tempo il trend era chiaro: il giorno del sor passo sarebbe arrivato e secondo un recente report di UPS, lo shopping online negli Stati Uniti ha ormai superato quello in negozio. Lo studio, condotto daComScore e dal gruppo di consulenza eCommerce e-Tailing, mostra che in media il 51% degli acquisti, esclusi quelli per i generi alimentari, sono stati effettuati online negli ultimi tre mesi.

Due fattori principali guidano questa tenden za: i Millennials, che, in media, ora effettuano il 54% dei loro acquisti tramite eCommerce; gli smartphone, utilizzati per fare spese onli ne dal 44% degli utenti, con una crescita di circa 3 punti rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Una crescita molto rapida e consistente, so prattutto per i dati sugli acquisti da mobile, che si può spiegare grazie ad una migliorata soddisfazione degli utenti rispetto allo shop ping da smartphone– 8% di clienti più sod disfatti-, al 73% degli utenti da cellulari, alle dimensioni dello schermo più grandi, a mi glioramenti in generale dei siti mobile e alle www.ilfattogiornaliero.it

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68 applicazioni user-friendly.

Al contrario, l’acquisto tramite tablet è calato di circa 2 punti percentuali, a fronte di un 44% di acquisti da smartphone, mentre lo shop ping online da desktop resta ancora un punto fermo degli acquisti online, utilizzato dal 95% degli utenti.

Shopping online, mobile commerce e vendite multicanale, a che punto siamo?

Sono ancora una volta i Millennials, definiti nella ricerca come utenti di età compresa tra i 18 e i 34 anni, che hanno alimentato il di vampare dell’mCommerce (mobile commer ce), con il loro 63% di incidenza nell’utilizzo di smartphone per compiere acquisti su web.

Secondo il report, nonostante sia forte la spin ta verso la vendita multicanale, con una com mistione di online e in-store, la stragrande maggioranza dei consumatori preferisce anco ra distinguere i due tipi di acquisti, ricercando e comprando direttamente online nel 42% dei casi, oppure guardando le vetrine offline e ac quistando direttamente in negozio nel 20% dei casi, tralasciando la possibilità di mescolare i due approcci all’acquisto.

Ancora presto, insomma, per parlare di una fluidità reale tra i due sistemi di ricerca e di acquisto che secondo i trend, però, ci porte ranno presto a ricercare online e acquistare in negozio, o viceversa a provare e toccare con mano in negozio per poi comprare online, magari attraverso dispositivi appositi diretta mente in-store.

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IL CLUB DEI SEGRETI TORNA A RIUNIRSI. BILDERBERG A DRESDA

Inizia oggi la riunione del club più segreto del mondo: Il Bilderberg. I potenti della terra si riuniscono infatti fino a domenica, a Dresda, per discuteretemi chiave che riguardano tutti gli abitanti della Terra: la crisi dei migranti, il prezzo del petrolio, lo stato dell’economia con focus sulla Cina, ma soprattutto il refe rendum sulla Brexit, il Ttip e -non potevano mancare nell’agenda- le elezioni presidenziali americane.

La lista ufficiale dei 130 invitati, diffusa sul sito del Bilderberg, comprende come di con sueto nomi italiani. I nostri connazionali vip presenti saranno: Franco Bernabè, ex presidente di Telecom, la giornalista Lilli Gruber, l’ex sottosegretario agli Esteri Marta Dassù, Claudio Costamagna, presidente di Cassa Depositi e prestiti, e John Elkann, presidente di Fca.

Il Bilderberg torna a riunirsi. Il

club dei segreti

che comprende circa 130 personalità del mon do politico, economico e accademico discuterà, a porte rigorosamente chiuse, da oggi a dome crisi dei migranti al prezzo del petrolio; dallo stato dell’economia fino alla Cina, ma saranno il referendum del 23 giugno sulla Brexit, il Ttip e le elezioni presidenziali negli Stati Uniti a do minare l’agenda.

Nella lista degli invitati diffusa sul sito del Bil derberg ci sono il direttore del Fondo moneta rio internazionale, Christine Lagarde, due pre Maziere, la vice presidente della Commissione europea Kristalina Georgieva. Fra gli italiani ci nica a Dresda, in Germania di vari temi dalla mier – Mark Rutte, Olanda, e Charles Michel, Belgio – i ministri delle Finanze di Olanda e Canada, i ministri della Difesa e degli Interni tedeschi, Ursula van der Leyen e Thomas de sono, come ormai da quasi ogni anno, Franco Bernabè, ex presidente di Telecom, la giornali sta Lilli Gruber, l’ex sottosegretario agli Esteri Marta Dassù, Claudio Costamagna, presidente di Cassa Depositi e prestiti, e John Elkann, pre sidente di Fca.

Circondato da imponenti misure di sicurezza, il gotha dell’establishment politico, economi co e finanziario mondiale si riunirà all’Hotel Taschenbergpalais Kempinski della città tede sca. Anche per questo sarà difficile capire chi davvero entra ed esce dall’albergo: ogni anno la polizia predispone un cordone di sicurezza intorno all’hotel, che viene interamente riser vato per l’occasione per tenere lontani curiosi e giornalisti. Nonostante la lista dei partecipanti sia ormai pubblica, la segretezza degli incontri resta il mantra del circolo dove a porte chiuse rappre sentanti dell’economia e del mondo accademi co discuteranno di globalizzazione, Russia ed elezioni americane con l’obiettivo – come recita lo statuto del Club – di “promuovere il dialogo tra Europa e America del Nord”. Una definizione che non convice nessuno dei teorici del complotto che sottolineano come le riunioni avvengano sempre in concomitanza di appuntamenti cruciali per l’economia e la poli tica.

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DITO PUNTATO SULLA CINA DAL FMI

Il livello d’indebitamento ha raggiunto il 145% del Prodotto Interno Lordo e per l’Organizza zione di Washington rappresenta un rischio ri levante per la stabilità di Pechino e dell’intero sistema finanziario. Dito puntato quindi dal Fondo Monetario In ternazionale soprattutto contro le imprese sta tali cinesi a seguito del rallentamento della cre scita e della riduzione dei profitti. Si ipotizza che questo debito ormai troppo ele vato comprometterà anche la capacità di pagare i fornitori.

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Milano

– Nuovo allarme da Wasghington a Pechino: il Fondo monetario internazionale ha messo in guardia contro i rischi derivanti dall’impennata del debito delle imprese cinesi, principale ‘punto debole’ della seconda econo mia mondiale. A far suonare la sirena è stato il numero due del Fmi, David Lipton, nel corso di un inter vento a Shenzhen, nella Cina sud-orientale. “Con il rapido aumento del credito nel 2015 e l’inizio del 2016 – ha detto – il problema è in crescita. Questo è il principale anello debole dell’economia cinese. E’ importante che la Cina regisca e intervenga al più presto”, ha aggiunto.

La tesi sostenuta dall’esponente del Fondo mo netario internazionale, è che il rallentamento della crescita cinese e la riduzione dei profitti, hanno fatto salire il debito delle aziende cinesi a livello “molto elevato”, tanto da pesare per il 145% del Prodotto interno lordo. La capacità delle aziende cinesi di rimborsare i propri debiti e di pagare i fornitori è quindi “compromessa” e la quantità dei crediti inesi gibili detenuti dalle banche è salito, sostiene Lipton.

La situazione è particolarmente preoccupan te per le aziende controllate dallo Stato, che rappresentano il 55% del debito delle imprese cinesi, ma pesano solo per il 22% dell’attività economica. Secondo Lipton, molte di queste aziende pub bliche sono già “tenute in vita artificialmente.” In aprile, il Fmi aveva già lanciato un avver timento, affermando che il declino dello stato di salute delle aziende cinesi potrebbe tradursi in perdite pari al 7% del Pil per le banche del Paese.

Come nota il Financial Times, il problema delle aziende si iscrive in una circostanza ancor più allarmante che riguarda il debito complessivo del Paese asiatico, che ha un debito ormai ve leggiante verso il 240% del Prodotto. A pesare su questa situazione sono stati anche i massicci stimoli che le autorità hanno messo in campo, per cercare di rendere più soft il ral lentamento dell’economia in fase di transizio ne. Per capire quanto sia stata rapida l’ascesa, però, basta pensare che nel 2007 – alla vigilia della crisi finanziaria globale – quel livello era al 148% del Pil.

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E BREXIT FU. MILANO ADESSO POSSIBILE NUOVA CITY

La risposta italiana alla Brexit è in poche parole questa: “Milano capitale finanziaria dell’Euro pa”. Proposta eccessivamente ambiziosa? Chis sà. Di certo le voci che la presentano sono molte e portano nomi di tutto rispetto: il sindaco Sala con l’appoggio del premier, il numero uno di In tesa Sanpaolo e perfino il cardinale Scola. Sem bra quindi un’azione concordata da tempo quella scattata all’indomani del referendum britannico. Gli obiettivi sono ben chiari: attrarre nella città lombarda imprese, finanza e innovazione da tut to il mondo.

Un sindaco che dice di poter contare sul sostegno del governo, il numero uno della prima banca ita liana e perfino un cardinale: sono gli attori scesi in campo a Milano nel giro di poche ore, molto probabilmente con un’azione concordata da tem po avendo valutato tutti i possibili scenari, per proporre – ognuno con la propria voce, che però finisce per diventare una voce sola – una risposta italiana alla mente: “

Brexit,

il referendum del 23 giugno con il quale la Gran Bretagna ha deciso di uscire dall’Unione europea. E la proposta è sostanzial-

Milano capitale finanziaria dell’Europa

”. Obiettivo eccessivamente ambizioso? O mossa an nunciata con eccellente tempismo e tutto sommato fattibile? Questo è ancora da vedere. Ma il disegno c’è e il primo a mostrarlo è stato

Giuseppe Sala

, sindaco di Milano, con un tweet diffuso all’indo è una cattiva notizia per #UE ma forse una oppor economiche in fuga da Londra”.

La necessità di restare dentro i fatidici 140 caratte giovato al primo cittadino, che sui social ha rac azzardata. Ma i dettagli – e dunque il ragionamen mani dell’esito referendario, il 24 giugno: “#Brexit tunità per Milano che potrebbe accogliere le realtà ri, e quindi di elaborare una sintesi rozza, non ha colto consensi ma anche molta ironia su quella che è sembrata una proposta per alcuni versi un po’ to che era dietro al tweet – sono arrivati il giorno successivo, in una lettera di Sala pubblicata dal Corriere della Sera. Dopo aver premesso che “da europeista convinto penso che questa scelta ingle se sia un errore”, il sindaco è prontamente passato dalle critiche alle proposte: “Si apre – ha scritto – anche una stagione di forte concorrenza tra alcune città, Parigi, Francoforte e Milano in particolare, per diventare la prima piazza finanziaria d’Eu gioco riguarda la possibilità di

dalla City

base negli ultimi anni”.

Quindi? Quindi due idee:

zona franca fiscale per le imprese che vi si insedie bancaria europea (Abe),

mente guidata da un italiano, Andrea Enria”.

mo iniziando a considerare. Mi riferisco al

-

ropa. Non dobbiamo banalizzare questo punto: pensare a un esodo di massa da Londra di capita li e cervelli è semplicemente ridicolo. La posta in

attrarre a Milano le istituzioni finanziarie che potrebbero migrare

per servire meglio i loro clienti europei. E lo stesso vale per gli headquarter di importanti multinazionali che hanno scelto Londra come loro

fare dell’area Expo “una ranno” e “candidare Milano a ospitare l’Autorità

oggi peraltro brillante “È vero che in Italia – ha proseguito il sindaco – re sta alta la pressione fiscale, ma è vero anche che i nuovi strumenti a disposizione degli operatori po tranno essere utili proprio sul fronte che ora stia-

Patent Box

e al credito d’imposta a sostegno delle attività di ricerca e sviluppo. Dobbiamo però andare mol to oltre gli aspetti legati alla fiscalità e guardare www.ilfattogiornaliero.it

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75 con energia alle soft issue che possono davvero fare la differenza: qualità della vita, mercato im domanda di qualità, trasporti pubblici di efficien Lo stesso Sala ha spiegato che

presidente del Consiglio”

mobiliare abbordabile e con capacità di assorbire za assoluta e scuole d’eccellenza, fino a curare nel dettaglio un’offerta culturale ancora più robusta”.

sull’Expo ha già “svolto un primo esame della situazione con il

. Mossa concordata con il premier, dunque.

Alla proposta di Sala è arrivata, 24 ore dopo, la sponda, diciamo così, “bancaria”. Sul Sole 24 Ore, in un’intervista rilasciata domenica 26 giugno al direttoreRoberto Napoletano, Carlo Messina, Ceo di Intesa Sanpaolo, non ha esitato ad affermare: “Sono questi i momenti in cui si deve reagire per diventare leader europei. Sono fasi nella vita di un Paese in cui è necessario giocare all’attacco non in difesa, diciamo che si è obbligati a essere vincente non perdente”. Per poi specificare in fondo all’intervista: “Ab cosa impedisce di decidere di biamo davvero un’occasione unica. Mi dice che

trasferire l’Eba da Londra a Milano

, esattamente come la Bce sta a Francoforte e l’ESMA a Parigi, e cominciare così a valorizzare l’area cablata dell’Expo non solo per la ricerca e l’innovazione, cose giustissime, ma an che come polo di attrazione per la finanza e l’Uni versità?”. Piena armonia con i concetti già espressi da Sala. Con l’aggiunta di alcuni possibili, futuri player. “Abbiamo la Bocconi a Milano e la Luiss a Roma, i Politecnici di Milano e di Torino, abbiamo una rete straordinaria di eccellenze. Milano per la qua lità dei suoi servizi, a un’ora dal lago di Garda e dal mare, può competere e vincere su Francoforte e Parigi. Dobbiamo pensare e fare in grande”.

“L’Italia è in prima fila per cambiare l’Europa” ha ribadito, in una delle sue varie dichiarazioni sul tema, il presidente del Consiglio Matteo Renzi.

Intanto l’Unità, quotidiano del Pd, ha rilanciato uno studio elaborato dalla società di consulenza Pwcper conto del Comune di Londra nella prima vera scorsa, secondo il quale la Brexit potrebbe costare al Regno Unito una perdita complessiva di Pil (prodotto interno lordo) tra i 55 e i 100 mi liardi di sterline entro il 2020. Una ricchezza che, secondo il piano lanciato da Sala, potrebbe essere almeno in parte trasferita da Londra a Milano nei prossimi 5 anni a seguito della Brexit.

In realtà la concorrenza per aggiudicarsi il titolo di nuova City europea (sempre se qualcuno riu scirà a conquistarlo) è agguerrita: sono già in pista Dublino, Paese anglofono con uno sviluppato hub finanziario che già ospita le sedi europee di alcuni colossi statunitensi dell’Internet economy, ma an che Francoforte e Parigi.

Nel frattempo la proposta di Beppe Sala ha incas sato anche il consenso di un alto esponente della Chiesa cattolica. “Dobbiamo tutti lavorare insieme per la città perché in questo momento ha un gran de ruolo da svolgere, soprattutto dopo la Brexit” ha detto l’arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, al termine dell’incontro di domenica scorsa con Sala. “La città – ha aggiunto – deve, non sem regola per fare questo”.

bri un eccesso di orgoglio, trainare il Paese verso la rigenerazione dell’Europa. Milano ha le carte in Un fronte compatto – quello di Milano che coglie al volo le opportunità generate dalla Brexit – al quale non aderisce, o meglio, aderisce ma con una sua proposta alternativa, il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni. Il politico suggerisce di portare a Milano l’Agenzia Europea del Farma co, attualmente con sede a Londra. “Mi auguro – ha dichiarato Maroni – che il governo tenga conto di questa richiesta, facendo del nostro capoluogo il punto di riferimento europeo per le biotecnologie e per la salute”.

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