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POSTE ITALIANE S.P.A., SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE, D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 1 NE/PD.
IN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE AL CMP DI PADOVA PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE.
N° 145, SETTEMBRE - NOVEMBRE 2016
FRATELLIDIMENTICATI.IT
I Fratelli Dimenticati
periodico della Fondazione
Fratelli Dimenticati
Presidente della Fondazione
Gino Prandina
Direttore responsabile
Giovanni Tonelotto
Coordinatore editoriale
Daniela Cattaneo
Coordinamento di redazione
Mediagraf Lab
a cura di Barbara Pianca
Sede Legale
35013 Cittadella (PD)
Via P. Nicolini, 16/1
EDITORIALE
3
MISSIONI NEPAL
5
BENVENUTA UGANDA
9
LA STORIA
10
MISSIONI HAITI
13
PROGETTI INDIA
16
Settembre - Novembre 2016 n. 145
Trimestrale di promozione umana
e divulgazione religiosa
Registrazione Tribunale di Padova
n. 1081 del 13.09.88
Sono state stampate 20.000 copie
Concept grafico e impaginazione
Mediagraf Lab
a cura di Paola Del Forno
Stampa
Mediagraf Spa - Padova (PD)
Chiuso in redazione 15/09/2016
Abbiamo aderito a:
Federazione degli Organismi Cristiani
di Servizio Internazionale Volontariato
EDITORIALE
Padre Alessi a colloquio con Madre Teresa, dalla quale trasse ispirazione per il primo progetto della Fondazione
con le Helpers of Mary di Mumbay (1985 - Archivio Fratelli Dimenticati)
Cara Lettrice, caro Lettore
Lo
scorso 4 settembre, per volere di Papa
Francesco, Madre Teresa di Calcutta è stata
canonizzata ed è ora Santa. È stato un giorno di festa
per la nostra organizzazione, che fin dall’inizio si è
fatta guidare dal suo operato. Ispirato dai colloqui con
Madre Teresa, il nostro fondatore Padre Antonio Alessi
ha avviato la sua opera affidando le offerte raccolte alle
Helpers of Mary di Mumbay a favore dei lebbrosi e dei
loro figli.
Con spirito di Carità e con la passione per
condividere la croce degli ultimi, come lei, per la
prima volta, abbiamo deciso di scavalcare le frontiere
dell’Asia e del Centro America e di abbracciare l’Africa,
dove i Fratelli Dimenticati sono molti. Ci offriamo
anche qui come tramite per dare voce ai missionari più
lontani, che si occupano degli ultimi della Terra. Sono
certo che, dal Cielo, il cuore di Santa Teresa abbracci
ognuno di loro, nonostante si trovino in un luogo
distante dalla sua amata India, e mi auguro che i nostri
sostenitori a loro volta accolgano con entusiasmo
questa nuova e difficile realtà su cui chiediamo loro di
posare lo sguardo. Guardare lontano non significa però
chiudere gli occhi davanti al nostro prossimo più vicino.
Restiamo sensibili al disagio dei nostri fratelli in Italia
e vogliamo supportare i ragazzi e le famiglie, perché
possano avere a disposizione gli strumenti necessari
per tornare a uno stato di normalità. In particolare,
poiché il mese di settembre per molti bambini e ragazzi
fa rima con scuola, desidero ribadire che per noi
l’educazione è la chiave di volta per costruire un mondo
più equo: una delle nostre convinzioni fondamentali,
infatti, è che sia proprio l’istruzione l’unica possibilità
di riscatto delle nuove generazioni. Mettiamo tanto
impegno in questo versante perché, purtroppo, nei
Paesi poveri questa rima non è scontata. Immaginate
che tanti versetti stonati si frappongano alla sciolta
composizione di questa canzone: sono tanti gli ostacoli
che impediscono ai bambini più poveri di andare a
scuola. Eppure, solo quando ricevono un’educazione
possono cercare un impiego, e contemporaneamente
acquisiscono una maggiore consapevolezza di sé,
delle proprie possibilità e dei propri diritti. Per questo
sosteniamo le missioni che offrono loro la possibilità
di studiare. Vogliamo cambiare il loro destino! E lo
vogliamo fare in sempre più luoghi del mondo, perché
purtroppo la povertà è molto diffusa in questo pianeta.
Auguro di cuore un buon inizio scuola a tutti.
Il Presidente
Gino Prandina
3
IN QUESTI GIORNI
DI SANTIFICAZIONE
DI MADRE TERESA
FAI CELEBRARE
UNA SANTA MESSA
TRA GLI ULTIMI
DEL MONDO
PER RICORDARE
UN LUTTO O PER AFFIDARE
ALLA BENEVOLENZA DEL SIGNORE
LA GUARIGIONE DI UN TUO CARO
Le offerte che riceviamo per le Sante Messe
vengono destinate alle poverissime parrocchie
dei paesi che aiutiamo, per far fronte alle
numerose esigenze quotidiane.
NEPAL
Nel 1997 abbiamo avviato
un importante progetto
a Bharawal, villaggio del
distretto di Sunsari nella
pianura sud orientale
del Nepal, con lo scopo
di facilitare l’accesso a
un’istruzione di qualità
alle nuove generazioni.
Poiché molte adesioni sono
giunte da famiglie povere e
residenti in luoghi distanti
dalle scuole, è emersa
l’esigenza di predisporre
per loro un’accoglienza
notturna. Nelle pagine
seguenti vi raccontiamo
l’efficace soluzione trovata
e vi presentiamo due
storie a esempio del suo
funzionamento.
5
MISSIONI NEPAL
LE CASE FAMIGLIA
PER ANDARE A SCUOLA
Sosteniamo un progetto che permette ai bambini che vivono troppo distanti
da scuola, e la cui famiglia d’origine non può supportare la loro istruzione,
di abitare in un’altra famiglia.
Se
un bambino fa parte di una famiglia molto
povera e in più abita in un villaggio molto
distante dalle scuole, per lui le possibilità di ricevere
un’istruzione scendono quasi a zero. Per questo
sosteniamo un progetto che, accanto all’inserimento
scolastico, si occupa anche di individuare una
sistemazione più comoda per questi bambini. Al
tempo dell’avvio del progetto, nel 1997, alcuni abitanti
residenti vicino alla scuola avevano improvvisato
degli “ostelli” a pagamento, mentre dei lavoratori
agricoli si erano fatti carico di accogliere bambini
in situazione di particolare disagio, orfani o
in stato di semiabbandono. A questo punto, però,
è accaduto un inaspettato “twist”: la provvisoria
sistemazione in famiglia è stata apprezzata al punto
che l’iniziale progetto di costruzione di due ostelli, uno
maschile e uno femminile, è infine decaduto. Sulla
spinta dell’esperienza positiva, si è deciso di costituire
invece diverse case famiglia in grado di accogliere al
massimo otto bambini per ciascuna. A giugno 2016
sono diventati 48 i bambini accolti, e di questi 22
sono semiorfani o in stato di abbandono. La maggior
parte frequenta la Morning Star School, la scuola da
noi sostenuta e gestita dai padri salesiani indiani, a
Bharawal o a Chakarghati.
È stato costituito un comitato di autogestione per la
conduzione delle case famiglia, composto da quattro
genitori delle case famiglia, scelti e votati a scrutinio
segreto da tutti i genitori una volta ogni quattro anni, da
una o due sorelle a seconda della possibilità concreta
del momento (legata soprattutto all’assenza nei periodi
di congedo) e da un rappresentante dei padri salesiani.
Ci siamo impegnati a donare 24 mila euro per il 2016
a sostegno di questo progetto che comprende anche
l’offerta di una mensa scolastica e la garanzia di una
sanità di base accessibile, tutto per favorire l’aumento
del tasso di accesso a scuola dei bambini poveri e
soprattutto l’azzeramento del tasso di abbandono.
I bambini delle case famiglia godono di ulteriori
agevolazioni. Ad esempio, rientrano in un altro
progetto, sempre da noi appoggiato, grazie al quale
possono ricevere gratuitamente i testi scolastici
obbligatori per partecipare alle lezioni. Padre Abraham
Kanattu della Morning Star School, che ogni anno si fa
promotore di questa iniziativa, con orgoglio ci ha riferito
che gli ultimi risultati degli esami della classe decima
ripagano la generosità dei sostenitori: 35 studenti,
infatti, hanno ottenuto la valutazione massima (A), e in
molti quella subito successiva (B+).
6
MISSIONI NEPAL
LA
NUOVA
FAMIGLIA
DI RAUL
Alcuni
giorni fa mi trovavo a Chakarghati
per la riunione mensile del comitato
delle case famiglia e Binod, uno degli insegnanti della
scuola, mi ha accompagnato a trovare la famiglia di
Raul, che vive lungo la via principale del paese. Non
immaginatevi una delle strade affollate delle nostre
cittadine; la strada principale di Chakarghati è asfaltata
solo nel mezzo e ai lati ci sono tanti negozietti forniti
di merce di ogni genere, sistemata in qualche modo
(qui l’ordine lascia a desiderare). Tra un negozietto
e l’altro si trovano le case dei proprietari o di altri
abitanti del villaggio. Raul è un bellissimo bambino di
5 anni dalla pelle scura. Vive con la mamma, il fratello
maggiore e i nonni paterni in una stanza in affitto di tre
metri per quattro. Il papà è morto di meningite e ora
il nonno anziano tenta di mantenere la famiglia con il
suo mestiere di parrucchiere ambulante. È venuta ad
aprire la “porta” (tre assi di legno messe insieme alla
bell’e meglio) la mamma di Raul, una donna giovane
con lo sguardo spento. A fatica ha ricambiato il saluto
che le ha rivolto Binod. Ho avuto l’impressione che
soffra di depressione. La stanza è poco più grande di
un corridoio buio, con una piccola finestrella in alto
e pochi oggetti raccolti in un angolo. Poi è arrivato il
piccolo Raul, che non è mai andato a scuola perché
il nonno non può comprargli divisa e quaderni. Con
il comitato delle case famiglia abbiamo deciso che
verrà ospitato nella casa famiglia di Bina, lì troverà altri
“fratelli” e frequenterà la Morning Star School.
Sorella Maria Luisa
Piccole Apostole di Gesù
MILAN,
IL RINGRAZIAMENTO PIÙ BELLO
Qualcuno
dice che i nepalesi non
abbiano l’abitudine di
ringraziare, ma ci sono delle eccezioni. Questa sera,
nonostante il vento che dal pomeriggio soffiava
violento, è arrivato a casa nostra Milan. È uno dei
ragazzi ospitati nelle case famiglia, che oggi ha
terminato l’esame finale della classe decima; domani
mattina presto prenderà il pullman per tornare in
montagna dove vive la sua mamma. È venuto a
ringraziarci per quello che abbiamo fatto per lui. «Senza
di voi e senza la possibilità di vivere in casa famiglia
non avrei potuto studiare in una scuola così bella, dove
ho imparato tante cose, non solo quelle scritte sui libri»
mi diceva, quasi con le lacrime agli occhi. Ha aggiunto
che quando ha sentito la notizia della scomparsa della
nostra sorella Lella (I Fratelli Dimenticati n. 144, p. 16)
ha provato qualcosa di indescrivibile, quasi come se
fosse morta la sua mamma. Milan ha perso il papà
quando era ancora piccolo e, all’età di quattro anni, la
mamma lo ha affidato a dei parenti che vivono a una
decina di chilometri da Bharawal, in modo che potesse
andare a scuola. Con loro è rimasto fino a due anni fa
quando la situazione in casa è diventata insostenibile: i
continui litigi tra gli zii, inaspriti dall’arrivo di una nuora,
moglie di uno dei figli, e i lavori assegnati a Milan dopo
la scuola gli toglievano la pace e la serenità necessari
per studiare. Il ragazzo stava considerando di lasciare
gli studi e tornare a vivere con la mamma. Ma i Padri
che conducono la scuola gli hanno proposto di entrare
in una casa famiglia. Sua madre è venuta a incontrarci
due anni fa. E così, d’accordo con il comitato, Milan è
stato accolto da Devi Maya e dalla sua famiglia. Qui è
rimasto fino a oggi proseguendo serenamente gli studi.
Sorella Maria Luisa
Piccole Apostole di Gesù
7
REGALA
UN
BANCO.
MOLTI BAMBINI SONO
COSTRETTI A SEGUIRE
LE LEZIONI SEDUTI A TERRA,
MA CON IL TUO AIUTO
RICEVERANNO L’ARREDO
ESSENZIALE PER LE LORO AULE.
BENVENUTA
UGANDA
Allarghiamo le nostre frontiere
e per la prima volta includiamo
l’Uganda tra i Paesi destinatari delle
nostre opere di bene. Lì, nel centro
Don Bosco CALM-Namugongo dei
padri salesiani, aiuteremo sette
bambini sieropositivi, inviando 10
mila euro. Con i fondi ottenuti i
bambini potranno migliorare lo stato
di salute, ritrovando le forze per
proseguire il percorso educativo.
In Uganda, la speranza di vita media
alla nascita è di soli 54 anni e quasi
la metà della popolazione vive in
condizioni di estrema povertà. Una
delle piaghe principali di questo
Paese è l’HIV: ben il 7,2% della
popolazione ne è affetto.
Secondo la graduatoria dell’Indice di
Sviluppo Umano calcolato dall’UNDP
(United Nations Development
Programme), l’Uganda è al 161°
posto tra 186 nazioni, con un indice
basso di sviluppo umano.
9
LA STORIA
SETTE
BAMBINI
DA SALVARE
FRANK POTREBBE FREQUENTARE
LA SCUOLA COME GLI ALTRI BAMBINI
AIUTATI DAL CENTRO DEI PADRI
SALESIANI. MA È SIEROPOSITIVO:
LO STATO DELLA SUA SALUTE
NE INFLUENZA IL PERCORSO EDUCATIVO.
IL NUOVO PROGETTO CHE SOSTENIAMO
PERMETTERÀ A LUI E A SEI ALTRI AMICI
DI RIPRENDERE LA FORMAZIONE
SCOLASTICA.
10
Rivolgiamo
il nostro sguardo all’Africa.
Ci soffermiamo, in particolare e per la prima volta,
sul piccolo Stato dell’Uganda, dove l’AIDS è una grave piaga e dove la diffusa ed
estrema povertà ostacola la somministrazione di cure adeguate. Molti dei giovani che
frequentano il centro Don Bosco CALM-Namugongo dei padri salesiani, che attualmente
accoglie 150 tra bambini e ragazzi, sono orfani di vittime dell’AIDS. Inoltre, tra gli ospiti
del centro, ce ne sono alcuni loro stessi sieropositivi dalla nascita.
La nostra Fondazione, che incentra la propria opera sull’educazione dei giovani più
poveri, ha deciso di intervenire: prendersi cura della salute e della qualità della vita dei
bambini sieropositivi significa infatti metterli nelle condizioni, stando meglio, di andare
a scuola e garantirsi così maggiori possibilità per il futuro. Con un impegno di 10 mila
euro, abbiamo aderito a un progetto incentrato sulla cura di sette bambini: Frank,
David, Joseph, Brian, William, Daniel e Nathan. Il progetto intende garantire loro cure
mediche adeguate, volte a rafforzare il sistema immunitario in base allo stato di salute
di ciascuno; offrire loro una dieta equilibrata e indicata per minori sieropositivi; offrire un
servizio di consulenza psicologica specializzato; accompagnarli nella progressiva ripresa
del processo scolastico educativo, fornendo loro il necessario per questo cammino.
LA STORIA DI FRANK
Frank
frequenta la seconda elementare al centro Don Bosco
CALM-Namugongo. Ha 14 anni ma prima dell’anno scorso non era mai
andato a scuola: inizia il suo percorso educativo con sei anni di ritardo. I suoi genitori,
il padre soldato e la madre casalinga, sono stati uccisi dall’AIDS e lui stesso è nato con
l’HIV. Dopo la loro morte, lui e il fratellino Richars sono stati accolti dalla nonna, che però
è a sua volta morta dopo solo un anno. In seguito a questo secondo tragico evento i due
fratelli sono stati separati. Il piccolo è stato accolto nel centro salesiano, mentre Frank
è rimasto con un parente che però, maltrattandolo, ha aggravato il suo precario stato
di salute. Venutolo a sapere, i padri salesiani hanno accolto il bambino nella speranza
di migliorare il suo stato di salute, come già accaduto per altri ospiti sieropositivi del
centro. Al suo arrivo Frank era sospeso tra la vita e la morte: a 13 anni pesava 38 chili.
Progressivamente, però, grazie alle cure dei religiosi, la sua salute è migliorata, tanto che
secondo il dottore ora non più ha bisogno di recarsi all’ospedale ogni settimana come
prima. Da alcuni mesi vi si reca solo una volta al mese. Il miglioramento dello stato di
salute ha cambiato molto il ragazzo, che si sente a casa sua nel centro salesiano dove
si diverte giocando a calcio con gli altri ospiti.
Frank è uno dei sette bambini che rientrano nel progetto: se riceverà il sostegno
necessario, potrà continuare con successo il percorso scolastico finalmente intrapreso,
e il suo successo sarà quello della fondazione e dei benefattori che ne costituiscono
l’anima.
Don Mushibwe Jean Marie
Direttore della Comunità
11
BENVENUTA UGANDA
LA DON BOSCO
CALM-NAMUGONGO
Nel
2001 si chiamava Children And Life Mission
ed era conosciuta con l’acronimo di CALM.
L’avevano fondata due comboni missionari, una suora
e un sacerdote. Dal 2006, con il passaggio ai padri
salesiani, si chiama Don Bosco Children And Life
Mission–Namugongo. La missione si rivolge ai ragazzi
di strada, agli orfani e a tutti i bambini e ragazzi
vulnerabili in Uganda. Don Bosco CALM-Namugongo
è una delle quattro comunità salesiane in Uganda e
fa parte della Ispettoria dell’Africa dei Grandi Laghi
(AGL), che comprende anche le opere salesiene del
Rwanda e del Burundi. È un centro di emancipazione
ed educazione con la mission di accogliere, riabilitare
e reinserire nella società i ragazzi di strada e altri
bambini vulnerabili, attraverso cammini di istruzione
e attività educative e socioculturali, assicurando loro
un futuro luminoso e dignitoso. Sono 150 i bambini
accolti nel centro. Di questi, 64 frequantano la scuola
elementare pubblica, 52 la secondaria, 29 la scuola
tecnica e professionale e 5 l’università.
FRANK
E I SUOI AMICI
DAVID, JOSEPH,
BRIAN, WILLIAM,
DANIEL E NATHAN
I BAMBINI E L’AIDS
L’
Uganda è un paese giovane: la metà della
popolazione è costituita da minori di 15 anni.
La mortalità infantile è molto alta: si stima che ogni
mille nati vivi muoiano almeno 60 bambini entro il
primo anno di età. Malaria, infezioni respiratorie e
diarrea sono le principali cause, alle quali va aggiunto
il gravissimo problema dell’AIDS che colpisce ogni
anno moltissimi bambini attraverso la trasmissione
materna, senza contare i numerosi orfani a causa
della malattia. Infatti, ben il 7,2% della popolazione
dell’Uganda è affetto da HIV. Nonostante il costante
sforzo di prevenzione, infatti, la propagazione
dell’infezione continua a uccidere molti genitori che
lasciano più di un milione di orfani minorenni.
La diffusione dell’HIV/AIDS unita alla povertà estrema,
specialmente nelle zone rurali e nelle periferie
delle aree urbane, fa sì che tanti bambini, ragazzi e
giovani finiscano per vivere sulla strada, vittime di
sfruttamento e abusi di ogni genere. In molti casi,
gli orfani dell’AIDS vengono cacciati dai loro stessi
parenti che vogliono appropriarsi dei beni lasciati
ai figli dai genitori defunti. Tale situazione lascia nei
bambini e nei ragazzi orfani una ferita profonda e
insanabile che distrugge l’orizzonte di ogni speranza
di un futuro migliore. Il governo ugandese ha messo
in atto importanti programmi di prevenzione che
hanno ridotto la percentuale di popolazione, dai
15 anni in su, affetta da AIDS, e si è impegnato
a proteggere i minori, ma la situazione resta
drammatica.
HANNO BISOGNO
DI TE!
NEL TUO VERSAMENTO
SCRIVI “UGANDA”
NELLA CAUSALE
12
Ai Caraibi, quei Caraibi che tanti
sognano per le spiagge e il mare,
violenza e miseria la fanno da
padrone. In attesa delle nuove
elezioni politiche di ottobre,
il cui ballottaggio è previsto
a gennaio 2017, i bimbi
dell’orfanotrofio Kay Pè Giuss
crescono a vista d’occhio e
scarpe, biancheria e vestiti
sembrano non bastare mai. Suor
Marcella ci presenta gli ultimi
piccoli accolti e riflette sulla
difficile scelta, per la prima volta,
di chiudere le porte a qualcuno.
La nostra Fondazione aiuta i
bambini della missione Kay
Pè Giuss occupandosi in
particolare del sostentamento,
per permettere loro di dedicarsi
meglio agli studi.
HAITI
13
MISSIONI HAITI
KAY PÈ GIUSS,
LO SPAZIO C’È
ANCHE SE NON C’È
Le richieste di accoglienza aumentano e la capacità della missione è limitata:
qual è la giusta decisione da prendere di fronte al continuo arrivo di nuovi
bambini? Cosa rappresenta l’opera della missione per loro?
Mentre
Haiti vive giornate di tensione
nell’attesa dei risultati elettorali
di ottobre (non si sa bene cosa aspettarsi ma si spera
che tutto non degeneri in violenza incontrollata come
ogni volta), i bimbi del nostro orfanotrofio Kay Pè Giuss
crescono a vista d’occhio e siamo sempre a inseguire
biancheria e vestiti che non bastano mai. Ogni tanto
guardo con che scarpe li mandiamo a scuola e
benedico il fatto che qui piove solo di notte. Ma la vita
non è fatta di perché, quelli saranno svelati quando
saremo dall’altra parte. La vita è fatta di obbedienza
alle circostanze, anche se ci sembrano andare contro
la nostra stessa umanità. I bambini sofferenti che
accogliamo, segnati da disabilità a volte spaventose,
ci sorridono, riconoscono la nostra voce, piangono
e gioiscono come tutti i bambini del mondo: sono
una finestra sempre aperta sul Mistero e la loro
presenza è una benedizione nella nostra casa.
Alla Kay i bimbi oggi sono 126, gli spazi si stringono
ma non sembra essere un problema per nessuno. In
questi ultimi mesi è arrivato Djeri, quattro mesi, ultimo
di cinque figli di una donna senza marito che vive in
una tendopoli per i profughi del terremoto, oramai
abbandonata dalle organizzazioni internazionali. È
arrivata anche Farlande, due anni, la cui mamma
sedicenne è stata violentata mentre andava a scuola
e ora non sa come gestire la sua bambina. E ancora
Fenelson, undici mesi, la cui mamma ha contratto
l’AIDS e non riesce più a seguire il piccolo. Anche Jean
Nelson è dei nostri, la sua mamma ha soli quindici
anni. E infine Zawoodson, un anno, la cui mamma è
una ragazza di quindici anni che è stata violentata e ha
contratto l’ AIDS.
La Kay si allarga magicamente ogni giorno, anche se
sto cominciando a dire i primi no. Non è facile decidere
che una situazione non è così critica come altre,
quando tutte sembrano essere ai limiti dell’umano.
Tante volte mi ritrovo a guardare questi bimbi e a
chiedermi cosa sarà di loro. L’assenza di un padre e di
una madre, la miseria, il Paese che affonda sempre più,
la solitudine ultima davanti alla vita, la dipendenza dagli
altri per restare vivi: vorrei togliere loro tanta fatica,
assumerla io, ma poi mi sorprendo ad accorgermi che
questa fatica è data a loro, ed è pensata da Qualcuno
che vuole il loro bene. Piano piano si fa spazio in me la
coscienza che la Kay Pè Giuss non è nata per togliere
la fatica ma per sostenerla e condividerla.
Il vero povero è chi non ha nessuno che condivida
con lui la fatica di vivere, è chi è solo davanti al
proprio Destino senza neanche un volto amico con cui
percorrere la Strada, è chi annega nella circostanza, è
chi domanda perché, è chi travolto dalla circostanza
ne fa fuori l’origine. La Kay Pè Giuss è la possibilità di
memoria di questa origine per i nostri bambini certo,
ma per tutti noi, per me che ci vivo e per voi che ci
avete incontrato forse per caso, ma sicuramente dentro
un progetto di bene alla vostra vita.
Grazie a tutti voi che ci aiutate a vivere la grande
avventura umana del Vilaj Italyen.
di Suor Marcella Catozza
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SOSTIENI
A DISTANZA
I SUOI STUDI.
CAMBIA
IL SUO DESTINO,
INVESTI NELLA
SUA FELICITÀ.
PER LEI ANDARE A SCUOLA OGGI
SIGNIFICA SPERARE IN UN LAVORO,
UNA CASA, UNA FAMIGLIA DOMANI.
INDIA
COSA: il supporto scolastico a 35 bambini con disabilità
DOVE: alla Ferrando School di Nandanagar
PERCHÉ: per offrire loro la possibilità di un futuro migliore
DI QUANTO ABBIAMO BISOGNO: 13.500 euro
COSA SUCCEDERÀ: si potranno acquistare libri
di testo, quaderni, cancelleria, uniformi,
coprendo i costi delle rette scolastiche,
della terapia del linguaggio e degli
apparecchi uditivi
INVIA IL TUO CONTRIBUTO
SCOPRI COME NELLE PROSSIME PAGINE
16
PROGETTI INDIA
APRI LE PORTE DELLA
SCUOLA A 35 RAGAZZI
CON DISABILITÀ
Sostieni per loro le tasse scolastiche, i costi della terapia del linguaggio,
l’acquisto dei libri e quaderni. Ti ripagheranno con un sorriso sincero.
Tutto
è pronto a Nandanagar, alla Ferrando
School: i libri sono ordinati sugli
scaffali, gli insegnanti stringono in mano il programma
per il nuovo anno, i banchi sono allineati, le lavagne
pulite. L’anno scolastico che si sta per aprire, in
questa scuola speciale nel nord-est dell’India, non
sarà un anno qualsiasi ma un anno indimenticabile
grazie a te. Perché sarai proprio tu ad aprire le porte
della scuola a 35 alunni. Sarai tu ad accompagnarli
nelle classi, a presentare loro gli insegnanti. E loro ti
sorrideranno e in quei sorrisi tu ritroverai 35 grazie. Sì,
grazie, perché avrai donato a 35 di loro la possibilità
di andare a scuola, sostenendo con la tua generosità
le spese relative alle tasse scolastiche e alla terapia
del linguaggio, acquistando libri, quaderni e tutto
il materiale di cancelleria necessario. «Quelli a cui
apriamo le porte ogni giorno, alla Ferrando School,
sono studenti con disabilità: molti di loro sono
audiolesi, ma seguiamo anche alunni con disabilità
multiple, autismo, sindrome di Down, difficoltà di
apprendimento. I nostri ragazzi sono in tutto 105,
dai 3 anni e mezzo ai 20: di questi, 42 ragazze e 26
ragazzi sono anche ospiti dell’ostello Ferrando dove
dormono, mangiano e vivono come in una vera e
propria casa»: a parlare con orgoglio “dei suoi ragazzi”
è Suor Mercy, responsabile della scuola, una luce di
speranza per tante famiglie in India. Una scuola in cui
ogni alunno costruisce con gli insegnanti un percorso
personalizzato, volto a rafforzare le sue competenze
e abilità e a sviluppare nuove capacità. L’obiettivo è
intervenire precocemente nella diagnosi e nella cura
della sordità, anche con l’aiuto di protesi e apparecchi
acustici. In altre parole, migliorare la qualità di vita di
questi bambini, dando loro la possibilità di diventare
17
PROGETTI INDIA
adulti autonomi e ben integrati nella società.
Gli insegnanti li stimolano a utilizzare al meglio le
capacità uditive residue, aiutandoli nello stesso
tempo a sviluppare le abilità cognitive e l’uso del
linguaggio. Lezioni di diverse materie, esercizi
per l’udito, terapie del linguaggio sono affiancate
da attività extrascolastiche come disegno,
pittura e attività sportive. Sviluppare la propria
autostima e imparare a stare in mezzo agli altri
è una delle lezioni più importanti: per questo i
bambini partecipano a eventi culturali e gite,
rompendo così l’isolamento sociale a cui troppo
spesso la loro condizione li costringe. “Attraverso
l’istruzione, costruire l’integrazione”: potrebbe
essere questo il motto della Ferrando School,
che esiste proprio perché questi bambini siano
accettati dalla società e possano costruirsi un
futuro sereno e dignitoso. Importanza viene data
anche al rapporto con i genitori, a cui viene fornita
costante assistenza. Vengono inoltre organizzati
incontri di formazione sul tema della disabilità
e corsi di linguaggio dei segni. Fortunatamente,
la diffusione delle conoscenze sulla disabilità in
India sta portando a una graduale riduzione dello
stereotipo negativo a essa legato.
L’approfondimento
IL CONTESTO GEOGRAFICO
Nandanagar è un villaggio situato a circa 12
chilometri da Agartala, la capitale dello Stato di
Tripura, nel nord-est dell’India. Qui nel 2006 è nata
la Ferrando School, un istituto di accoglienza per
bambini con disabilità uditiva, spesso provenienti da
famiglie molto povere.
IL CONTESTO SOCIALE
In tanti Paesi ancora oggi le famiglie con un figlio
disabile sono vittime di pregiudizio e isolamento.
I bambini con disabilità nei Paesi più poveri del
mondo, come l’India, sono spesso costretti a
trascorrere l’infanzia isolati in casa. Non tutte le
scuole sono pronte ad accoglierli e le famiglie stesse
tendono a nasconderli per vergogna o per proteggersi
da pettegolezzi e maldicenze. Non sono pochi i
casi in cui la malattia o la disabilità di un figlio viene
considerata una maledizione o una punizione per una
presunta colpa della mamma o dei genitori.
LA STORIA DI BISWAMATI
35 BAMBINI CON DISABILITÀ
NON VEDONO L’ORA DI
FREQUENTARE LA FERRANDO
SCHOOL, TRA I BANCHI
MUOVERANNO I PRIMI PASSI
DI UNA VITA PIÙ AUTONOMA
E FELICE.
FAI LORO IL DONO PIÙ BELLO:
ANDARE A SCUOLA.
SOSTIENI LA FERRANDO SCHOOL!
Biswamati era una bambina arrabbiata. Arrabbiata
perché non riusciva a sentire la voce della sua
mamma, perché non poteva chiacchierare con il
fratellino. Perché non poteva andare a scuola come
lui. Biswamati è nata sorda: il mondo non capiva lei
e lei non capiva il mondo. Ma nel 2013 la sua vita è
cambiata, alla Ferrando School. Non è stato facile per
lei, all’inizio, abituarsi alla scuola, alla vita dell’ostello,
ai nuovi compagni. Ma, giorno dopo giorno, una
nuova Biswamati ha iniziato ad affacciarsi al mondo:
ha iniziato a stringere delle amicizie e a compiere
grandi passi avanti a scuola. Ogni giorno si sottopone
alla terapia del linguaggio e studia la lingua dei segni,
in cui è molto migliorata. Oggi è una delle alunne più
brave, è diligente nei compiti e prende l’iniziativa nel
frequentare attività extracurricolari. Ama giocare con i
bambini nel parco giochi e, a parte il suo problema di
udito, gode di buona salute. Purtroppo i suoi genitori
non riescono a visitarla all’ostello perché vivono
troppo lontano e non sono in grado di sostenere le
spese per il viaggio: la sua famiglia è molto povera,
suo padre è un lavoratore giornaliero e sua mamma
è casalinga. Ma durante le vacanze la bambina
torna in famiglia, dove si sente accolta dallo stesso
amore con cui è stata cresciuta nei primi anni. Tutti i
membri della famiglia la accettano pienamente: aiuta
la madre nelle faccende domestiche ed è diventata
più responsabile e socievole. Quest’anno Biswamati
ha vinto anche dei premi in diverse competizioni e
riesce addirittura ad articolare qualche parola. Ma
il traguardo più grande che ha raggiunto è quello,
finalmente, di sorridere al mondo!
18
COSA PUOI FARE TU
LA CURA DI
SETTE BAMBINI
dipende da te.
p.10
GARANTISCI LE
TERAPIE DEL
LINGUAGGIO
a 35 bambini con bisogni
speciali.
NO:
MPEG
IL TUO I
O
100 EUR
p.16
SOSTIENI I BAMBINI
accolti nelle case famiglia.
p.6
IL TUO I
MPEGNO
50 EURO
:
OFFRI UN PASTO
al giorno ai bambini orfani.
p.14
IL TUO IMPEGNO:
75 EURO
PER CONTRIBUIRE
AI PROGETTI PUOI USARE
IL BOLLETTINO CHE
TROVI ALLEGATO
ALLA RIVISTA.
EGNO:
MP
IL TUO I
20 EURO
SEDE LEGALE E OPERATIVA
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