stangata da 25 milioni di euro per i Comuni

Download Report

Transcript stangata da 25 milioni di euro per i Comuni

giovedì 27 ottobre 2016
Rifiuti, tariffa per il conferimento non aggiornata:
stangata da 25 milioni di euro per i Comuni
La stangata è frutto del mancato adeguamento delle tariffe per il conferimento dei rifiuti nell'impianto
di Cavallino: non sono bastati due ricorsi all'Ato per spuntarla.
Una stangata da 25 milioni di euro si abbatte sulle amministrazioni comunali della provincia di
Lecce, a seguito della decisione del Consiglio di Stato che ha stabilito l'obbligo di pagare la cifra al
gestore dell'impianto per il conferimento dei rifiuti di Cavallino senza possibilità di dilazione.
Nello specifico, la vicenda riguarda il mancato aggiornamento della tariffa di cdr, una "mancanza"
che evidentemente costa cara ai Comuni. Col contratto del 28 aprile 2006 l'allora Commissario
delegato per l'emergenza ambientale in Puglia, infatti, aveva affidato alla società Progetto Ambiente
Provincia di Lecce – costituta tra la società Cisa di Massafra, che fa capo all'imprenditore dei
rifiuti Antonio Albanese, e la società Marcegaglia, che fa capo all'omonima famiglia mantovana di
imprenditori – la gestione dell'impianto di produzione di combustibile da rifiuti a servizio
dell'intera Provincia di Lecce, previa realizzazione dello stesso, per un periodo di 15 anni decorrente
dalla sua entrata in funzione.
A causa di alcuni contenziosi sull'esito della gara e del ritardo nel rilascio delle autorizzazione
ambientali, l'impianto era entrato in esercizio solo in data 11 marzo 2009, motivo per cui la tariffa
offerta in sede di gara nel 2004, con riferimento alle voci di costo all'epoca preventivabili, si era
rivelata inadeguata.
Per questo motivo, nel 2009 la società formalizzò un'istanza per ottenere l'adeguamento della
tariffa, contro cui si era opposta l'Ato Provincia di Lecce, prima rimanendo silente e poi negando
l'adeguamento.
La società, attraverso l'avvocato Luigi Quinto, si è rivolta al Tar di Lecce, che ha ripetutamente
sanzionato il silenzio dell'Amministrazione, fino a riconoscere, nel dicembre del 2012, un vero e
proprio diritto della società all'adeguamento della tariffa.
L'Ato Lecce ha però continuato a negare l'adeguamento della tariffa richiesto dalla società,
generando un nuovo contenzioso culminato con la nomina di un consulente tecnico per la
determinazione della tariffa che l'Ato si rifiutava i stabilire. Nonostante la determinazione della tariffa
in via giudiziale, risalente al 2014, l'Ato Lecce ha continuato a negare il diritto del gestore e ha
modificato al ribasso la tariffa, stabilendo unilateralmente un pagamento degli arretrati in tre
annualità. Ha altresì proposto un giudizio al Consiglio di Stato per chiedere la revocazione della
precedente sentenza che stabiliva l'adeguamento dovuto alla società.
Progetto Ambiente è stata costretta a rivolgersi ancora una volta al Tar che, con una recente
sentenza, ha dato ragione alla società, stabilendo che l'ente dovesse provvedere al pagamento e
stabilendo un termine di 60 giorni per sanare il tutto, con la riserva di fissare un importo a carico
dell'Amministrazione per ogni ritardo ulteriore rispetto al termine previsto. L'Ato, ancora una volta,
preferiva ricorrere al Consiglio di Stato: nella giornata di ieri è stata pubblicata la sentenza con la
quale i giudici respingono il ricorso per revocazione proposto dall'Ato, mettendo la parola fine sulla
vicenda che dura dal 2010.
Le conseguenze per i comuni leccesi sono devastanti. Secondo quanto chiarito dal Tar, il
pagamento dell'intero importo della tariffa aggiornata, corrispondente agli arretrati non versati dal
2010 al 2016, pari a 25 milioni di euro, dovrà essere effettuato immediatamente, senza possibilità di
dilazione, a meno di un accordo con il gestore che conceda la rateizzazione. Sentito sul punto, il
legale rappresentante della società Progetto Ambiente, Antonio Albanese ha dichiarato di non
essere disponibile ad una rateizzazione alla luce del comportamento ostruzionistico manifestato
negli anni dall'Ato che, anche contro l'evidenza rappresentata dalle decisioni dei vari giudici che si
sono interessati della vicenda, ha messo il gestore in serie difficoltà finanziarie. E' giusto – ha
concluso Albanese – che l'Ato si assuma la responsabilità delle proprie scelte irresponsabili.