Nel 2016 altri 202mila casi di cancro in Canada

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MERCOLEDI 26 OTTOBRE 2016 • CORRIERE CANADESE
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CANADA
STATISTICS CANADA
Nel 2016 altri 202mila casi di cancro in Canada
L’ONCOLOGO
MARIELLA
POLICHENI
TORONTO - Le statistiche rese pubbliche pochi giorni fa dalla Canadian Cancer Society prevedono che in questo 2016 che
si avvicina alla fine, sono circa
202.400 i nuovi casi di cancro (esclusi i tumori cutanei non melanomatosi, cioè tumori della pelle
diversi dai melanomi, che invece
originano dai melanociti). Di questi si stima che 78mila persone
moriranno a causa della malattia.
Dalle statistiche è emerso che:
∏ Il cancro del polmone, quello
della mammella, del colon e della prostata rappresenteranno più
della metà dei casi.
∏ Il 70 per cento di tutti i nuovi casi di cancro e quasi il 62 per
cento dei decessi per cancro interesseranno i canadesi di età compresa tra 50 e 79 anni. La più alta
percentuale di nuovi casi si verifica in quelli di età compresa tra
i 60 e i 69 anni mentre la più alta
percentuale di decessi sono previsti tra quelli di età superiore agli
80 anni.
∏ Il cancro alla prostata è il tumore più comune tra gli uomini: a
21.600 uomini verrà diagnosticato il cancro alla prostata e circa
4.000 moriranno a causa di questa malattia.
∏ Il cancro al seno rimane il tumore più comune tra le donne. A
Khayat: «In futuro
ognuno avrà
la propria dieta»
25.700 donne verrà diagnosticato
il cancro al seno durante quest’anno: a morirne saranno circa 4.900.
• Il cancro del polmone rimane
la principale causa di morte per
cancro sia per quel che riguardagli uomini che le donne, seguito da quello al colon-retto, della
mammella e tumori pancreatici.
Quest’anno, si stima che a 28.400
canadesi sarà diagnosticato un
cancro ai polmoni e circa 20.800
moriranno a causa di questa ma-
lattia: quest’ultimo tipo di cancro
sarà responsabile di oltre un quarto di tutte le morti per cancro.
• Il cancro del colon-retto sarà
diagnosticato a circa 26.100 canadesi e sarà causa di morte per circa 9.300 di loro.
∏ Nel complesso si calcola che
due canadesi su cinque si ammaleranno di cancro nel corso della
propria vita e che uno ogni quattro moriranno a causa della malattia.
Secondo l’epidemiologo della Canadian Cancer Society, Leah Smith gli studi suggeriscono
che mentre la popolazione del
Canada continua ad aumentare
e mentre si registra il suo invecchiamento, entro il 2030 si verificherà un aumento di quasi il 40
per cento nel numero dei casi annui di cancro anche se il numero
di nuovi casi di tumore per 100mila canadesi rimarrà relativamente
stabile.
CIFRE IN COSTANTE AUMENTO
Tumori, tre milioni di sopravvissuti in Italia
ROMA - Erano due milioni e
244mila nel 2006, oggi sono oltre
tre milioni. Le ila degli italiani vivi dopo una diagnosi di cancro sono destinate a crescere sempre di
più e si stima che il 5 per cento
dell’intera popolazione (un cittadino su 20) siano guariti o convivano
in modo cronico con un tumore. «È
un vero e proprio esercito di persone con necessità particolari che
variano a seconda della situazione
del singolo individuo, dell’età, del
tipo di patologia - sottolinea Paolo Tralongo, direttore dell’oncologia medica della Rete di assistenza della provincia di Siracusa, dove è stata recentemente organizzata la sesta Conferenza europea sui
pazienti oncologici guariti e cronici - non devono essere lasciati soli e hanno diritto, insieme alle loro
famiglie, a raggiungere un benessere psico-isico».
Attenzione alle conseguenze a
lungo termine
Le problematiche più comuni
con le quali si confrontano i pazienti oncologici sono in particolar modo le conseguenze tardive
e a lungo termine della malattia e
dei trattamenti anticancro: «È fondamentale che si trovi un modo eficace per seguire queste persone
- spiega Tralongo - che, una volta
initi i controlli routinari orientati
all’intercettazione di un'eventuale ripresa evolutiva di malattia, devono essere seguiti per la gestione
di tutte le loro necessità. Tossicità tardive delle terapie, secondi tumori, comorbidità (cioè le malattie
concomitanti, ndr), fatigue (o stanchezza cronica) sono tra i problemi più comuni, per i quali molto si
può fare gli ex malati vengono seguiti in maniera adeguata. Non me-
sua volta proietta necessità e aspettative diverse, la
maggior parte purtroppo
ancora non soddisfatte. Infatti, nella generica deinizione di survivors (sopravvissuti) convivono almeno
quattro realtà diverse: pazienti acuti, cronici, a lungo termine e guariti».
no importante è l’educazione a stili di vita corretti (nutrizione, attività isica, astensione da fumo e alcol), anche per prevenire ricadute o nuove neoplasie. C’è l’impatto psicosociale della malattia e tutte quelle condizioni comunque legate alla malattia oncologica che ostacolano il ritorno alla normale
quotidianità e per le quali esistono strumenti e procedure di provata utilità ed eicacia. Inine, la riabilitazione (di mente e corpo) ha
un ruolo cruciale: oggi sappiamo
che guarire è possibile così come
avere che un pieno recupero e un
completo reinserimento lavorativo
e sociale».
Quattro diverse categorie di
«sopravvissuti»
Secondo le più recenti stime
contenute nel volume “I numeri del cancro in Italia 2016” (il volume che fotografa la realtà grazie
all’attività dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica, AIOM, e
dell’Associazione Italiana Registri
Tumori, AIRTUM), il numero dei
connazionali vivi dopo una diagnosi di tumore è in costante aumento e cresce di circa il tre per cento l’anno. «Le “cure ai sopravvissuti” sono in pratica una nuova branca dell’oncologia - sottolinea Antonella Surbone, oncologa e docente
alla New York University Medical
School, autrice insieme a Tralongo di un recente studio pubblicato sul Journal of Clinical Oncology
-, ma sarebbe utile avviare una “categorizzazione” dei pazienti considerato che ognuno si trova in una
condizione clinica peculiare, che a
Pazienti acuti, cronici, a lungo termine hanno necessità diverse
Il primo gruppo (pazienti acuti) comprende in
realtà chi ha avuto la diagnosi da poco ed è ancora nel ciclo di trattamenti
o ha avuto una prima ricaduta. C’è poi la sempre più
vasta schiera dei malati
cronici, che possono convivere con il tumore anche
per anni, alternando fasi di
remissione della malattia
a recidive o lente progressioni: grazie ai successi delle nuove
terapie questa categoria è in crescita e può avere una buona qualità di
vita. Ci sono poi i malati “a lungo
termine”, che non hanno segni di
malattia da anni o per la loro intera
vita, ma per il tipo di tumore di cui
hanno soferto restano a rischio di
ricadute (anche dopo anni) o hanno maggiori probabilità di sviluppare secondi tumori. Inine i guariti, la cui aspettativa di vita (a distanza di anni dalla diagnosi) torna
uguale a quella di coetanei che non
hanno mai avuto il cancro. «Anche
queste persone hanno una necessità particolare - concludono gli esperti -: sentirsi deinire guarite e
godere a pieno, a livello sociale e
lavorativo, oltre che medico e psicologico, di questo status».
ROMA - «Non esiste una dieta
universale contro il cancro. Ognuno dovrebbe avere la sua,
perché in base a sesso, età e
abitudini, la stessa sostanza
può fare bene ad alcuni ma
non ad altri. In futuro con un
test del sangue sarà possibile
dire chi deve mangiare cosa e
ognuno potrà avere la propria
personale dieta per prevenire
i tumori».
A palare è David Khayat, uno dei maggiori oncologi a livello internazionale e autore
di moltissimi libri incentrati
sulla prevenzione. «La vitamina E, ad esempio, per le donne va bene ma per gli uomini aumenta del 30% il rischio
di cancro alla prostata, mentre la A va bene per tutti, ma
non per i fumatori in cui aumenta del 300% il rischio di
tumore al polmone», chiarisce
Khayat, autore di molti libri in
tema di prevenzione, compreso il bestseller “Vera dieta anticancro” (Mondadori, 2011)
che, sulla base delle evidenze
scientifiche, passa in rassegna
tutti gli alimenti che giocano
un ruolo antitumorale. In attesa che la medicina personalizzata possano aiutarci scegliere la dieta migliore per ognuno, però, sottolinea, alcune regole valgono per tutti. Ovvero “meno calorie, meno grassi, meno zuccheri, seguire le
stagioni, diversificare gli alimenti, evitare cibi carbonizzati”. Qualsiasi dieta, prosegue Khayat, oggi capo del dipartimento di Oncologia presso l’ospedale Pitié-Salpêtrière
a Parigi, «non causa né cura
il cancro. Ma alcuni alimenti,
grazie alle loro proprietà antiossidanti, sono più protettivi di altri perché riescono a
riescono a sopprimere tossine e radicali liberi». Tra questi: melograno, carote, pomodori, curcuma e tè verde. Ma
anche fagioli secchi, con inibitori della proteasi in grado di
rallentare la moltiplicazione
delle cellule tumorali; cavoli e
broccoli, protettivi contro i tumori di bocca, esofago e stomaco; aglio e cipolla, che accelerano la riparazione del Dna, e lo zenzero che, in quanto anti-infiammatorio, rallenta
la crescita del cancro». Infine
l’esperto tranquillizza rispetto
a zucchero e carni rosse. «Non
si consiglia un’assunzione eccessiva, ma l’allarme che c’è
stato negli ultimi tempi è stato
esagerato rispetto alle evidenze scientifiche».
Nella foto l’oncologo
David Khayat