«ORMAI HO DETTO STOP E ADESSO ME LA GODO»

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Transcript «ORMAI HO DETTO STOP E ADESSO ME LA GODO»

L'INTERVISTA GIANLUCA BASILE. Icona della pallacanestro italiana
Vive ancora a Capo d'Orlando ma l'addio al basket si è già consumato
«ORMAI HO DETTO STOP
E ADESSO ME LA GODO»
FABIO CAVAGNA
S
ono sulla strada
buonaper smettere di giocare
u n a volta per
tutte. Sono fermo dalla fine dello scorso campionato e se devo
dar retta alle sensazioni mi sa
proprio che la mia carriera di
giocatore è giunta al capolinea».
Gianluca Basile, 41 anni (ma i 42
li compirà già il prossimo gennaio), è unpersonaggio che sta
mancando a questa serie A e che
soprattutto manca a Capo d'Orlando, la squadra che domenica
in Sicilia Cantù si troverà come
avversaria. Il "Baso", l'uomo dei
due scudetti in Italia in maglia
Fortitudo Bologna e dei tanti
trofei conquistati in Spagna con
il Barcellona (due titoli nazionali, tre Coppe del Re, due Supercoppe spagnole e, soprattutto, un'Eurolega), nonché colui
che pur avendo ballato una stagione soltanto conia Pallacanestro Cantù halasciato da queste
parti un ricordo indimenticabile, ha dunque di fatto detto stop.
Ma è proprio sicurodi piantarla lì?
Non ho la certezza al 100%, ma
a un 99 abbondante questo sì. La
verità è che il basket non mi
manca proprio. Zero. Non pensavo di riuscirne afarne ameno
così. Ma mi riesce di vivere bene
anche senza la pallacanestro.
Ad esempio?
Intanto non doversi più quotidianamente confrontare con
l'orologio. L'allenamento, il riposo, la trasferta, l'aereo, il
pranzo, la cena A volte mi sembrava di aver il tempo già presta-
bilito persino per andare in bagno. Insomma, vivere senza orari dopo 21 anni di carriera mi
sembra un vero sogno.
Bisogna pure poterselo permettere...
Premesso che è stata una bella
vita e che ho svolto il mestiere
che sognavo, ho lavorato sodo
anche per questo, per potermi
concedere questa possibilità.
Anche perché ha guadagnato bene,
possiamo dirlo, no?
Certo, non lo nascondo. Ma mi
sono sempre applicato senza
lasciare nulla al caso proprio
perché sapevo che avrei dovuto
sfruttare al massimo gli anni sul
parquet per garantirmi un "dopo" come questo. E ho avuto
anche tanta fortuna, sfruttando
situazioni favorevoli dal punto
di vista economico.
A cosa si riferisce in particolare?
Intanto al primo contratto
"buono" firmato conia Fortitudo, con l'ingaggio clamorosamente lievitato perviadell'asta
che si era inscenata con l'altra
metà di Bologna, la Virtus. E a
quei tempi, giravano soldi veri.
Dopodiché anche le sei stagioni
in Spagna sono state particolarmente remunerative. Eppure...
Eppure?
Nessuno mi ha regalato niente.
Tutto ciò che ho fatto in campo
me lo sono costruito con pazienza, tanto lavoro, abnegazione, dedizione. Insomma, cestisticamente parlando, ritengo di
essermi fatto un bel culo.
Mail basket potrebbe avere ancora
bisognodi lei,seppur inaltra veste.
Sono così stanco di questa routine che ora come ora non mi
metterei mai afare altro. Se poi
un giorno mi verrà voglia, vedremo. Ma chi può assicurare
che sarei eventualmente in grado di farlo? Per me è più facile
stare in campo che dietro auna
scrivania o addirittura ad allenare.
Ma è un ambienteche ha già abbandonato quello della pallacanestro?
No, vivo ancora a Capo d'Orlando e ogni tanto vado a seguire gli
allenamenti e ad assistere alle
partite. Ammetto che dopo 21
anni sono tornato a pagare il
biglietto per vedere una partita... Qui è come una famiglia,
non è che puoi sparire così nel
nulla.
Ma non la spingono a rientrare?
Certo, il club e la città stessa si
adoperano per farmi continuare a giocare. Ma con discrezione
e senza mettermi pressione.
E lei che fa, invece?
Mi godo questa terra, il mare
(anche se è stata un'annata di
merda per la pesca), il clima,la
gente, l'ambiente. E poi cazzeggio. Per come sono fatto io, questo è il posto perfetto. Ideale.
Come essere invacanzapraticamente tutto l'anno. E mi dedico
allafamiglia. Adesso che nonho
più l'obbligo di riposare nelle
pause durante il giorno e se non
tiro le 2 di notte, mi sveglio verso le 6.30-6.45 e riesco sempre
a riempire la mia giornata.
È rimasto a vivere in Sicilia anche
perché la sua famigliaha condiviso
la scelta, vero?
Le mie tre figlie non vogliono
piùmuoversi da qui. Alessiafrequenta la quarta liceo linguistico a Sant'Agata di Militello, Manuela va in prima media e Federica in quinta elementare, entrambe a Capo d'Orlando.
Che ci dice della squadra di Capo
d'Orlando?
Che mi piace un sacco e che per
quelli che sono i miei criteri, è
la squadra costruita meglio in
questi ultimi tre anni in cui io
sono qui. Ha talento, fisicità,
giocabene insieme perché possiede unabuona chimica. Ci sono tanti giovani e qualche errore
lo commettono anche se spesso
riescono a sopperire con una
grande intensità. Sinora non è
statafortunatacon gli infortuni,
con Berzins fuori tutto l'anno
per aver rotto un ginocchio, con
Nicevic out da una ventina di
giorni perunalesione attendine
d'Achille e pure con Diener che
è rimasto fermo un paio di settimane.
Premesso che da su non mi
giungono più notizie di prima
mano perché di tutti quelli che
conoscevo non è praticamente
rimasto più nessuno, ho avuto
occasione di vederlaunpaio di
volte in tv e mi è sembrata una
bella squadra. In particolare mi
piace Darden per la pulizia nelle
giocate e perché ha talento, oltre ad avere esperienza e a essere abituato a certi livelli. È uno
dei rari americani che si sono
costruiti la carriera usando la
testa e non soltanto il fisico...
E di Cantù che opinione ha?
Lo steward del PalaFantozzi mentre stacca il biglietto d'ingresso al palazzetto di Gianluca Basile
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