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LUNEDÌ 31 OTTOBRE 2016
www.corriere.it
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classifiche e commenti
da pagina 43 a pagina 47
Terremoto nell’Italia centrale
Crolli, feriti, 40 mila sfollati
La scossa più forte dal 1980, giù la basilica di Norcia e interi comuni. «Nessun morto»
UN GRANDE PATTO
PER SALVARE IL PAESE
 IN PRIMO PIANO
A PIEVE TORINA (MACERATA)
Dentro il borgo
delle case piegate
di Gian Antonio Stella
E
rischia di non essere ancora finita.
Certo, siamo tutti appesi alla
speranza che questo grappolo di
terremoti che da mesi devasta
l’Appennino abbia finalmente fine.
La storia dice che prima o poi dovranno ben
esaurirsi, questi scossoni che spezzano la
spina dorsale dell’Italia seminando lutti e
annientando quei bellissimi borghi antichi
che sono la nostra anima. Ultimi fra i tanti
Ussita, Castelluccio, Norcia. Dove la basilica di
San Benedetto è crollata in una nuvola di
polvere.
Un popolo serio e uno Stato all’altezza,
però, devono aver chiaro che forse non è
finita. E che è del tutto inutile fare gli
scongiuri. Occorrono progetti, visioni,
scadenze. Quella stessa storia millenaria della
nostra terra che ci incoraggia a confidare
nella fine dell’incubo ci ricorda infatti che è
già successo. L’abbiamo rimosso, ma è già
successo. Più volte. Non solo dal 1315 gli
Appennini sono stati sconvolti da 149 scosse
superiori a 5.5 gradi della scala Richter e
quasi tutte con danni gravissimi.
di Marco Imarisio
a pagina 6
I SOCCORSI
Pronti dormitori
e cucine da campo
di Fiorenza Sarzanini
e Fabrizio Caccia a pagina 4
L’ARTE IN PERICOLO
Cinquemila tesori
toccati dal disastro
di Paolo Conti
a pagina 13
ANSA / MATTEO GUIDELLI E AP / SIMONA POLIMENI
LE CAUSE
continua a pagina 34

GIANNELLI
L’urlo davanti ai pullman
«Non deportateci negli hotel»
di Donatella Di Cesare
a pagina 35
61 0 3 1>
Il procuratore di Lecco e le accuse tra Anas e Provincia. Altri 25 ponti da controllare
IL CORSIVO
di Cesare Giuzzi
LETTERA SUL REFERENDUM
BUONI SEGNALI
DALL’ISLAM
«C’
LE RAGIONI
DEL MIO NO
a pagina 34
a pagina 25
9 771120 498008
Il sisma a Roma
visto da mio figlio
Una vulnerabilità
insostenibile
«Cavalcavia, basta con lo scaricabarile»
el mondo arabo-islamico
sembrano delinearsi mutamenti importanti in tema di
tolleranza religiosa, come
quelli citati sulla prima pagina
dell’«Osservatore Romano» da
Zouhir Louassini, giornalista
marocchino residente in Italia.
IL RACCONTO
STATI D’ANIMO
C
N
a pagina 9
a pagina 11
ade la cattedrale di Norcia (nella foto, la chiesa ieri e oggi),
cade l’Umbria, cade di nuovo il Centro Italia. Crollano interi
paesi. Decine di migliaia di sfollati. Il terremoto più forte da
quello del 1980 in Irpinia: magnitudo 6.5. da pagina 2 a pagina 13
di Ernesto Galli della Loggia
di Giovanni Caprara
di Francesco Piccolo
di Goffredo Buccini
è stato un lancio continuo di accuse, come
se tutti dovessero difendersi
pubblicamente. Uno scambio
violento». Il procuratore capo
di Lecco Antonio Chiappani
sta coordinando l’inchiesta sul
crollo del cavalcavia sulla statale 36. Non ci sono ancora indagati ma non si fermano le
polemiche tra Anas e Provincia di Lecco. Nel frattempo verifiche su 25 cavalcavia della
superstrada.
C’è un «contagio»
tra le faglie
MELANIA G. MAZZUCCO
IO SONO CON TE
STORIA DI BRIGITTE
di Mario Monti
I
nvidio quei cittadini che, di
fronte ai limiti della nuova
Costituzione, si sentono sicuri
nel dire che è migliore dell’attuale. Anche a me farebbe piacere votare Sì. Ma, a mio giudizio,
le modifiche peggiorative prevalgono su quelle migliorative.
a pagina 34
EINAUDI
«Uno di quei romanzi – pochi, preziosi –
capaci di cambiare lo sguardo di chi legge».
BENEDETTA TOBAGI
2
Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere della Sera
#
Il terremoto Il Centro Italia colpito
Il confronto
557
7
6
5
4
3
6.9
I grandi terremoti che hanno colpito l’Italia dai primi del ‘900 ai giorni nostri
82.000
50
13
70
7.2
33.000
4
7.0
5.7
5.3
5.3
5.7
6.0
magnitudo
100
300
6.43
6.5
morti
2
11
5.7
Messina
Irpinia
Giarre
Linera
Avezzano
Rimini
1905
1908
1910
1911
1914
1915
1916
Umbria e
Toscana
1917
Mugello Garfagnana Colli Albani
I
Il racconto
dalla nostra inviata
Giusi Fasano
«Mi sa che Santa Barbara ci ha messo qualche parola buona». Danilo lo dice
sorridendo, adesso che il pericolo è scampato. Che ci sia o
no l’intercessione della protettrice dei vigili del fuoco, di
fatto ci sono stati centinaia di
uomini in divisa verde, come
lui, che ieri si sono salvati grazie al ritorno dell’ora solare.
Le lancette indietro di
un’ora hanno spostato l’inizio
degli interventi e quando è arrivata la scossa, alle 7.40, erano in corso i briefing del mattino o, alla peggio, le squadre
si stavano preparando, imbragando.
Fosse stato il giorno prima
12
15
5.7
5.8
6.5
17
379
6.2
6.1
1919
1920
1927
Carnia
Marche
Irpinia
Majella
Marche
Campania
Belice
1928
1930
1930
1933
1943
1962
1968
La scossa più forte
Macerie e terrore
in cento comuni
l mondo le cade intorno e suor Maria
Francesca pensa: «Sono pronta». Attorno
a lei e alle altre sei sorelle clarisse del monastero, cade Norcia, cade l’Umbria, cade
il Centro Italia sotto settanta giorni di terremoto che, dopo ieri, toccano una nuova vetta
d’orrore e di paura, con decine di migliaia di
sfollati, forse quarantamila, con l’angoscia che
diventa rabbia popolare, senza latte né pane,
senza tende né veri aiuti, e alla sera si fa imprecazione davanti ai pullman regionali che portano via dalle vite, dalle storie, dagli affetti, verso
alberghi sul Lago Trasimeno, verso un pezzo di
terra stabile che non si sa dove sia: «Non deportateci! Maledetti! Salvate Norcia, salvate
noi!».
Cade il mondo nel monastero alle 7 e 41, con
una scossa da 6.5 che dura un’eternità eppure
non abbatte la statua di Santa Chiara, e suor
Maria Francesca viene strappata dal suo silenzio, dalla clausura, e tuttavia pensa: «Sono
pronta, mio Signore». Fuori, in piazza San Benedetto, la Basilica del grande santo di Norcia,
meta storica di americani e giapponesi, è ripiegata su stessa, implosa, il tetto risucchiato tra
le mura, il campanile aperto. Due monaci benedettini erano entrati all’alba, dopo le Laudi,
per recuperare documenti dalle stanze pericolanti; ora scappano, i sai neri ora bianchi di calcinacci. Maria Francesca riconosce il priore,
Cassiano Folsom, americano dell’Indiana, qui
da 15 anni. Gli dice: «Padre, può fermarsi? Può
confessarci?». Cassiano e il suo confratello brasiliano Gregorio s’inginocchiano, recitano così
il rosario con le consorelle, abbracciati ai pom-
6.0
1.400
5.0
Calabria
dal nostro inviato a Norcia
Goffredo Buccini
18
Torna l’incubo ma senza vittime
A Norcia niente luce e acqua,
la fila in piazza per avere il cibo
Castelluccio è stata rasa al suolo
«Ma non lasceremo queste terre»
 La parola
MAGNITUDO 6.5
Indica quanto è stato forte
il terremoto di ieri mattina
nel Centro Italia. La
magnitudo (ideata nel 1935
dal sismologo statunitense
Charles F. Richter) serve a
stimare quanta energia
elastica ha sprigionato
quel sisma. Il valore di eri,
6.5, è il più alto dal
terremoto del 1980 in
Irpinia. Ogni volta che la
magnitudo sale di una
unità l’energia aumenta
non di una, ma di circa 30
© RIPRODUZIONE RISERVATA
volte.
pieri, davanti alle macerie che ancora fanno
polvere, poi aprono in piazza due seggiole da
campeggio: si confessano le suore, si confessa
come può la gente che sta scappando, in questa mattinata tersa di domenica che non riesce
a essere festa, perché dal 24 agosto la festa è
strappata dalle nostre anime.
«Si sapeva che ballavamo ma per non spaventare i turisti hanno detto che l’emergenza
era finita!» strilla adesso la gente nei capannelli. Norcia sanguina nelle sue frazioni. Castelluccio, la terra delle lenticchie, è rasa al suolo,
si alzano gli elicotteri per portare via trenta vecchietti e due turisti, devono prenderli col verricello. A San Pellegrino crollano le ultime case,
«non c’è più nulla», piange un ragazzo che
scende da lì. E così a Preci, e così a Cascia, queste strade meravigliose, tuffate nelle gole della
Valnerina, sono serrate dai macigni, le gallerie
sono trappole, i piccoli centri isolati, «l’altopiano di Norcia ha cambiato fisionomia», dicono
qui. I comuni colpiti sono almeno un centinaio. Manca la luce, l’acqua non è garantita. I feriti
sono venti, forse venticinque, codici gialli, con-
L’intervento
Alcuni
soccorritori
nella piazza di
Norcia davanti
alla cattedrale
dopo il sisma
(foto Settonci
/LaPresse)
tinua il miracolo dell’assenza di vittime in questo terremoto così diverso dal 24 agosto eppure
persino più spaventoso, così incombente su di
noi, che tremiamo per 200 scosse dalle 7 e 41 in
poi, ben quindici tra il quarto e il quinto grado.
«Siamo miracolati», dice padre Cassiano,
«dovevamo morire tutti e invece siamo qui».
Alle dieci del mattino la gente di Norcia vaga
come un popolo di fantasmi davanti alle porte
delle mura medievali, Porta Romana già imbragata e nuovamente straziata, il corso Sertorio con ciò che fino a ieri erano tavolini di bar.
Daniele Pauselli dice che da dieci anni vuole
«Io, vigile del fuoco salvo grazie all’ora solare»
Danilo, pompiere di Terni: il giorno prima con i miei colleghi ero già sui tetti e nelle case pericolanti
NORCIA
Soccorritore Danilo Vannini, vigile del fuoco di Terni
tanti, tantissimi, sarebbero
stati a consolidare tetti, a recuperare beni nelle case crollate delle zone rosse, a mettere in sicurezza torri, chiese,
edifici pubblici.
Danilo, della squadra Saf
(speleo-alpino-fluviale) di
Terni, era uno di loro. «Da
due giorni io e un gruppo di
colleghi stavamo lavorando
sul tetto della basilica di San
Benedetto, a Norcia...».
Di quel tetto e del corpo
centrale della basilica non è
rimasto in piedi niente. Tutto
sbriciolato alle 7.42, e con le
scosse successive sono venute
giù anche parti della facciata
che invece aveva retto. «Ieri
sera ci eravamo detti: domani
riposiamo un’ora in più —
racconta Danilo —. Se ci penso... È la seconda volta, in
questi giorni, che la sorte ci
sorride. L’altro giorno siamo
scesi dalla piattaforma e dopo
dieci minuti è arrivato uno
scossone da 4.5 Richter. Come dicevamo con uno dei colleghi poco fa: ci siamo giocati
due jolly. È andata bene a noi
e, per quel che ne so, anche a
tanti altri colleghi sparsi
ovunque in paesi e paesini
dell’Italia centrale. Ad Amatrice, per esempio».
Lì è crollata la chiesa di
Sant’Agostino, all’ingresso
del paese. La stessa che da

Ieri ci
siamo detti:
domani
riposiamo
un’ora in
più. È la
seconda
volta che
la sorte
ci sorride
giorni diverse squadre dei vigili del fuoco stavano cercando di consolidare e puntellare, a cominciare dalle otto del
mattino che ieri, appunto, sono arrivate un’ora dopo.
Danilo dice che attrezzatura e preparazione fanno sempre la differenza ma «anche
se siamo imbragati, anche se
lavoriamo con una soglia di
rischio accettabile, con una
scossa importante può sempre esserci un imprevisto. È
sempre meglio non trovarsi
in quel posto in quel momento. È andata bene. È stato un
giorno fortunato, nonostante
tutto».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
PRIMO PIANO
Corriere della Sera Lunedì 31 Ottobre 2016
3
#
31
976
5
2.735
7
1
3
16
5.7
5.7
2
6.5
6.5
11
1
1
30
309
6.4
5.9
5.2
5.6
5.4
6.3
5.9
5.2
7
16
5.9
5.9
297
6.2
4.6
4,5
Tuscania
Friuli
Valnerina
Irpinia
1971
1976
1979
1980
Molise, Lazio
e Campania
1984
andare via: «Terremoto dopo terremoto, non ti
puoi fare un futuro. Ho provato a rientrare ma
mia moglie m’ha detto: ‘ndo vai matto? Mi sa
che ce ne andiamo davvero...». Natalina Bucchi
sta sotto i platani sulla sedia di vimini con cui
l’hanno portata via di peso, mentre tutto tremava, lei, la sua bombola d’ossigeno, i suoi 90
anni: «Come sto? Come me vedi, fijo mio, però
mi sa che dobbiamo rifare un sacco di tetti,
eh?». Anna Ferretti ha un trolley, gli occhi
smarriti: «Tutta ‘sta paura e adesso la tristezza
è che c’abbassano pure il terremoto. Scrivete la
verità, scrivetelo che non è un 6.5, ma è un
Catania
Toscana
Carlentini
Emilia
1984
1984
1990
1996
Umbria
e Marche
1997
Pollino
Alto Adige
1998
2001
Molise
e Puglia
2002
Cassano
Spinola
2003
Alle 7 e 41 la Basilica va in frantumi,
tutto l’altopiano ha cambiato fisionomia
In serata i pullman per i trasferimenti
«Per non spaventare i turisti
hanno detto che l’emergenza era finita»
Emilia
Emilia
L’Aquila (20 maggio) (29 maggio) Amatrice
2009
2012
2012
2016
CdS
3.7
7.2!». Questo sisma senza vittime, e dunque
senza un dolore che sanguina, senza salme da
onorare, è inevitabilmente meno composto,
lascia salire fiumi carsici di rancore verso tutti,
Stato, Comune, istituzioni, con l’idea di un abbandono deciso a tavolino.
Persino tra le miti clarisse cova la rivolta.
«Adesso il vescovo vorrà portarci a Trevi», dice
suor Maria Raffaella, la più anziana e la più autorevole delle sette suore: «Beh, noi non ci andiamo. Lo scriva. Ci mettano in un container
qui davanti, noi aspettiamo finché non potremo tornare nel monastero a riaccendere la luce, come Santa Chiara che voleva illuminare la
vita dell’uomo! E poi non possiamo andarcene
davvero, aspettiamo due nuove vocazioni»,
l’arrivo di due novizie. Suor Lucia, la più giovane, è incaricata di andare a recuperare, con caschetto e aiuto dei pompieri, il cane del convento: Giobbe. «Sa, ci vuole pazienza a stare
con sette di noi», dice Maria Raffaella.
Appena sotto Porta Romana, nasce un improvvisato, e ahinoi sguarnito, centro operativo comunale. Il vicesindaco Pietro Luigi Altavilla («so’ missino, detto Boia chi molla, e io
non mollo, lo scriva») si sgola al telefono chiedendo «pane, spaghetti, persino un bue arrosto, portateci da mangiare!». Ma non funziona.
A pranzo ci sono 150 pasti per 600 persone in
fila. Solo qui gli sfollati sono 3.500, cinquemila
col circondario stretto. La governatrice umbra
Catiuscia Marini dice che «il terremoto di Norcia cambia lo scenario e le prospettive di ricostruzione, dobbiamo essere franchi. Noi non
deportiamo nessuno, se la gente vuole stare
qui la aiuteremo, ma non è che da un momento
all’altro si possa attrezzare queste zone, è una
crisi sismica».
È anche l’annuncio politico di una grana immensa che sta per esplodere sul governo, sul
commissariato alla ricostruzione, sulle casette
che dovevano arrivare per marzo e adesso si
dovrebbero moltiplicare per dieci o per venti
volte. Alle cinque della sera, nel campo sportivo, il sindaco Nicola Alemanno, megafono in
mano, è in mezzo a un disastro biblico. Prova a
spiegare alla gente che tocca salire sui pullman, andare sul Trasimeno, mettersi in salvo.
Lo insultano, lo maledicono, invocano tende
che in autunno inoltrato sarebbero impossibili
da usare. Nel fango, col gelo che scende, i pullman su cui comunque cominciano a salire a
centinaia. «Lo sapevate che c’era il terremoto,
non potete dirci che è arrivato adesso!». Una
ragazza corre in lacrime, chiede aiuto. Suo padre abita in via Montedoro, asfalto sfasciato
verso la collina, tra case che crollano. Non vuole andarsene. Le ha detto: «Datemi tre sigarette
e lasciatemi crepare in pace». Molti la pensano
come lui, in questa sera che cala troppo presto
come un ultimo insulto.
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4
Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere della Sera
#
Il terremoto Il dolore e i soccorsi
Cucine da campo, palestre, alberghi
L’odissea degli aiuti agli sfollati
In 40 mila da assistere. Il governo non vuole tende, per le casette di legno ci vorranno mesi
La vicenda
 Alle 7.40
di ieri un
terremoto di
magnitudo 6.5
ha colpito la
zona di Norcia
con ipocentro
a circa 10 km
di profondità
e un tempo di
propagazione
di almeno due
minuti
 È la scossa
più intensa
della sequenza
sismica iniziata
nel Centro Italia
il 24 agosto,
quando un
sisma
ROMA I tendoni con le cucine da campo e le pan-
che con i tavoli in legno servono per il giorno.
Ma la notte bisogna trascorrerla al chiuso e per
questo la Protezione civile cerca di convincere il
maggior numero di persone a trasferirsi negli
alberghi sulla costa adriatica o in riva al lago
Trasimeno. Non ha fatto vittime questo nuovo,
devastante terremoto. Ma ha fatto crescere in
maniera impressionante il numero degli sfollati, portandolo a circa 40 mila. Un’odissea per famiglie che hanno perso tutto, cittadini che hanno la casa inagibile, o semplicemente che vivono con il terrore di rientrare negli appartamenti. A tutti dovrà essere dato riparo.
Brande e cucine
L’assistenza
Stanziati altri 40 milioni
di euro. La corsa
per convincere
le persone a spostarsi
Il commissario
Errani: «Non vogliamo
deportare nessuno ma
non ha nessun senso
dormire in macchina»
Con il trascorrere dei giorni e le verifiche sulla stabilità degli edifici il numero potrebbe anche scendere. Ma al momento ci sono da assistere 25 mila persone nelle Marche, tra le 10 mila e le 15 mila in Umbria (3 mila solo a Norcia),
almeno duemila nel Lazio e poco meno di mille
in Abruzzo. Oggi il governo stanzierà almeno
altri 40 milioni e deciderà gli emendamenti al
decreto di agosto, dopo il sisma che provocò
300 vittime e la distruzione di numerosi paesi
di Lazio e Abruzzo. La macchina dei soccorsi —
messa in moto il 24 agosto scorso dalla Protezione civile — continua a correre veloce. In attesa delle casette di legno, arrivano brande e
cucine da campo. Si montano le tensostrutture
che fino a ieri sera ospitavano 1.500 sfollati e
oggi potrebbero accoglierne altri. Si requisiscono palestre e residence cercando di dare riparo
dal freddo a chi non vuole allontanarsi.
«Nessuna deportazione»
La linea dettata da Palazzo Chigi non cambia:
niente tende. Anche chi ancora si trova in questa situazione al più presto dovrà essere spostato. E allora si cercano hotel non troppo distanti
dai luoghi del sisma per far sì che anche chi non
si è mai allontanato dal proprio paese alla fine si
convinca a partire. Il commissario Vasco Errani
lo dice con chiarezza: «Non ha senso dormire in
macchina. Non vogliamo deportare nessuno.
Vogliamo invece che tutti abbiano la possibilità
di vivere una notte tranquilla dopo una situazione così pesante. Dopo di che, insieme a loro e
con loro troveremo le soluzioni». I marchigiani
andati finora sulla costa sono circa duemila, altri 5 mila hanno preferito le strutture. Gli umbri
partiti per il Trasimeno ieri sera erano 400, 500
sono rimasti nei centri di accoglienza.
Stanziamenti e contributi
Protezione civile e Vigili del fuoco hanno individuato le aree dove sistemare le casette che
arriveranno tra qualche mese. Bisogna urbanizzarle ma altre se ne dovranno aggiungere adesso. E per questo servono fondi. Finora sono stati stanziati 90 milioni di euro, si arriverà almeno al doppio. Ulteriori finanziamenti saranno
utilizzati per pagare i contributi ai nuovi sfollati
che sceglieranno di prendere in affitto una casa
o hanno già un appartamento dove trasferirsi.
La scelta del governo è quella di presentare
emendamenti al decreto approvato la scorsa
estate per accelerare le procedure e soprattutto
nel tentativo di ottenere in Parlamento il massimo consenso possibile. Sperando che il «contagio sismico» non faccia altri gravi danni.
Fiorenza Sarzanini
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I crolli
A fianco,
i danni del
terremoto
a Norcia.
La cittadina,
che si trova
a seicento
metri sul livello
del mare
in provincia
di Perugia, ieri
si è svuotata:
sono circa
tremila gli
sfollati su poco
meno di
seimila
abitanti.
Per chi è
rimasto la
Protezione
civile ha
allestito una
mensa (da
sinistra, foto di
Matteo
Bastianelli e
Antonio
Faccilongo)
di magnitudo
6.0 distrusse
Amatrice
e Accumoli
 Era dal 1980,
quando ci fu
il terremoto
dell’Irpinia, che
in Italia non
si registrava
un terremoto di
tale intensità:
la terra
ha tremato
dalla Puglia
all’Alto Adige
 Non ci sono
state vittime:
i feriti sono 20,
nessuno in
pericolo di vita,
ma gli sfollati
sono saliti a 40
mila. Ingenti i
danni agli
edifici con
interi borghi
distrutti
L’accoglienza
di Fabrizio Caccia
DAL NOSTRO INVIATO
Si
sono lasciati le scosse alle
spalle e adesso sono arrivati
tutti qui, sul mare, i terremotati delle Marche, nella più grande reception che si ricordi da
queste parti, attrezzata all’interno del centro turistico Holiday di Porto Sant’Elpidio: già
2.500 arrivi fin adesso, dopo
l’ultima botta tremenda delle
7.41 di ieri mattina. Qui da ore
arrivano tutti i pullman e le auto degli sfollati da Visso, Fiordimonte, Pieve Bovigliana,
Pieve Torina, Camerino, Montecavallo, Serrapetrona, Castelsantangelo sul Nera, Ussita. Paesi più o meno noti che
ormai, purtroppo, abbiamo
PORTO SANT’ELPIDIO (FERMO)
Nella reception dell’Holiday
dove si smista chi è senza casa
«Siamo uniti anche adesso»
imparato a conoscere. Benvenuti all’Hotel Sisma: dove nessuno — proprio nessuno —
verrà rimandato indietro.
Il parcheggio è intasato, per
strada ci sono in attesa centinaia di persone in fila. E al
banco di questa reception improvvisata, ecco, c’è un signore, il funzionario della Protezione civile nazionale, Lorenzo Alessandrini, coadiuvato da
una decina di altri operatori,
che con calma olimpica, pur
nel grande caos del momento,
registra tutti e in poco tempo li
smista, assegnando a ciascuno
la sua nuova destinazione.
«Cappa Martina? Dov’è Cappa
Martina?». La signorina risponde all’appello. Anche lei,
questa notte, avrà un tetto si-
curo, una camera per dormire,
un piatto caldo.
Alessandrini ha esperienza
da vendere, perciò non si spaventa davanti a questa nuova
triste migrazione: chiama al
telefono gli alberghi della costa, Porto San Giorgio, Civitanova, Porto Recanati, San Benedetto del Tronto, Martinsicuro. «Nel 2009 per il terremoto dell’Aquila — racconta —
sistemammo 35 mila sfollati
lungo 200 chilometri di costa,
in 900 strutture, da Ancona a
Termoli». Così, con il suo staff,
studia le schede di chi si è registrato e incrocia i dati: cerca di
mettere gli abitanti dei paesi
tutti insieme, quelli di Montecavallo ad esempio andranno
in blocco al Media Garden di
Alba Adriatica, quelli di Pieve
Bovigliana e di Fiordimonte
hanno già trovato rifugio all’Holiday. E stanze doppie o
triple per le famiglie e i nuclei
più numerosi. Lo scopo è semplice: non disperdere il senso
della comunità. Per esempio,
la signora Gabriela Cucculelli,
69 anni, ha potuto così festeggiare suo marito, Vincenzo Galassi, che proprio ieri ha compiuto 77 anni, dimenticando
per un attimo il terrore della
Grande Scossa: «Sapete che vi
dico? Qui si sta bene, non devo più pulire e nemmeno cucinare», sorride la signora Gabriela che si sta già acclimatando, assistita lei come gli altri dalla squadra di medici e
psicologi coordinati dal dot-
2.500
I terremotati
delle Marche
ospitati a Porto
Sant’Elpidio,
in provincia
di Fermo
1.500
I posti letto
approntati
sul lago
Trasimeno
per gli sfollati
dell’Umbria
tor Vincenzo Rea. L’umore di
tutti migliora a vista d’occhio
col passare del tempo: Massimiliano Migliorelli, di Montecavallo, racconta che dopo
l’enorme paura i circa 80 abitanti del borgo si sono radunati nella piazza principale e
hanno pranzato insieme all’aperto. E il parroco, don Nello Tranzotti, impavido ha perfino celebrato la messa, rispettando l’appuntamento
domenicale. Gli sfollati dell’Umbria andranno invece sul
lago Trasimeno, per loro in
poche ore sono stati già trovati 1.500 posti letto.
Un chiosco distribuisce agli
sfollati pigiama, dentifrici, lamette, perché sono pochi
quelli che sono riusciti a salvare qualcosa dai crolli. Paolo
Francucci, da Visso, ha salvato
almeno il suo cane, Stella, un
trovatello. E adesso al chiosco
gli danno perfino le crocchette
per sfamarlo. Qui c’è tutto, per
chi ha perso tutto. C’è perfino
un barlume di speranza.
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Corriere della Sera Lunedì 31 Ottobre 2016
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Devono lasciare le loro cose, affrontare disagi, rinunciare alle abitudini
Ecco i volti e le storie degli anziani, provati ma decisi a non arrendersi
 Lo psicologo
«Il loro trauma
è più profondo
Rimproverarli
è un errore»
P
Noi restiamo qui
a cura della nostra inviata a Norcia Giusi Fasano
 Cecilia Trincia, 76 anni
 Ivano Perrella, 69 anni
 Giulia Ferranti, 71 anni
«Avevo già pronti «È la terza volta
«Tanto dolore
plaid e giaccone
che mi salvo la vita per il mio negozio
In hotel non vado» per un soffio»
aperto dal 1902»
F
osse per lei tornerebbe a dormire a casa.
«Non ho paura di niente, terremoto
compreso» dice. Si chiama Cecilia
Trincia, ha 76 anni, «nata e cresciuta qui a
Norcia» precisa. Nella vita ha fatto la
parrucchiera, ha addomesticato chiome
difficili, «vuoi che non riesca ad addomesticare la paura?». Mentre il sindaco alle sue
spalle sta spiegando alla gente che ci sarebbe
posto a in un albergo sul lago Trasimeno lei
dice a suo figlio che «per adesso resto qui e
dormo in macchina,
poi vedremo».
Racconta che lui, il
figlio, «è arrivato
venerdì per venire a
prendermi e
portarmi via, dopo le
scosse dei giorni
precedenti. Gli ho
detto: vabbè,
aspettiamo i morti e
poi andiamo. In tutti
questi giorni ho dormito in macchina, per
sicurezza. Poi ieri sera (sabato, ndr) ho detto:
vada come vada, torno a riposare nel mio
letto. Mannaggia...». E quando è arrivata la
scossa? «Non ci crederà — risponde Cecilia
— ma avevo come un presentimento, sabato
sera. Mi sono infilata a letto vestita e ho
appeso fuori dalla porta un sacco con dentro
un plaid, il giaccone che ho addosso e la
borsa. Ho pensato: non si sa mai che quello
(il terremoto, ndr) arrivi di nuovo... Così
quando domenica mattina è arrivato avevo il
mio kit di sopravvivenza già pronto, sono
scappata più veloce. Ho perso solo qualche
minuto per cercare Chicco, il mio cagnolino.
Lo chiamavo e non mi rispondeva, alla fine
l’ho trovato infilato sotto il letto. Mi guardava
con l’aria di quello che avrebbe voluto dirmi:
«allora ce ne andiamo o no da qui?».
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«È
A
la terza volta che mi salvo la
pellaccia. Di solito si dice che la
gente come me è miracolata». Il
triplo miracolo di Ivano Perrella, 69 anni, è
stato sopravvivere, anche quando si è ritrovato
davanti al rischio concreto di non farcela. È
successo con questo terremoto: «Sono
scappato mentre mi cadeva tutto addosso, non
so come ce l’ho fatta». Era successo tempo fa
in mezzo al mare: «Ero con due amici e
abbiamo fatto naufragio. Ci siamo salutati,
mentre stavamo
andando a picco ma
alla fine abbiamo
portato a casa la
pelle». E poi un’altra
volta, «in un incidente
stradale piuttosto
grave. Me la sono vista
brutta ma anche lì è
andata bene». Ivano
parla con gli amici nel
campo alle spalle
dell’ospedale: che si fa? Si dorme in macchina?
In palestra come gli ultimi due giorni? Si va
negli alloggi che ci propongono? Sembrano
tutti orientati a restare almeno un’altra notte a
Norcia. Il fatto è, valuta lui, che «la terra non
ha smesso un momento di tremare e anche se
proviamo tutti a farci l’abitudine è difficile, è
sempre più difficile». E sì che Ivano ha vissuto
molti anni della sua vita in mare e, come dice
lui, «dovrei saperla lunga su come si sta con la
sensazione fissa di non essere stabile». Sta
parlando del suo vecchio lavoro, marinaio
meccanico motorista. «Poi ho smesso con
quell’esperienza e dieci anni fa mi sono
trasferito a Norcia dalla mia città, che è
Roma». Di scosse, in questi dieci anni, ne ha
sentite molte «ma giuro, stavolta è stata
davvero pazzesca». Il mare in tempesta, sotto
terra.
vanza piano a braccetto del marito.
Giulia Ferranti, 71 anni compiuti due
giorni fa, tira dritto quando arriva
davanti a Porta Ascoli, uno degli ingressi
lungo le mura di Norcia. Meglio non
guardare cosa c’è dietro quelle mura, «è un
dolore tutta questa distruzione» dice. Lei e
suo marito Gastone gestiscono da 50 anni il
più antico negozio di souvenir di Norcia,
proprio lungo il corso principale della città.
«Si chiama Souvenir da Peppone» annuncia
lei con orgoglio, «ed
è lì nello stesso
posto dal 1902,
gestito sempre dalla
nostra famiglia. Noi
siamo la quarta
generazione ma
adesso, dopo questa
scossa, la nostra
esperienza finisce
qui». Oggetti in
rame, minuteria da
cucina, ricordi da mettere in valigia. Giulia e
Gastone sono certi che la struttura abbia
tenuto «perché dopo il terremoto del ‘79
abbiamo risistemato con criteri antisismici»,
ma non sono potuti tornare a controllare né
il negozio né la casa, nel centro storico.
Sanno soltanto che all’interno delle mura
non si entra e alle cinque del pomeriggio non
hanno ancora chiaro dove andranno a
dormire. Lei racconta che «dopo le scosse del
24 agosto ci sono stati giorni che abbiamo
incassato 10, 20 euro... Un giorno ricordo che
ho venduto solo un ditale da due euro e
mezzo. E invece il giorno prima delle scosse
di agosto a Norcia c’erano 20 mila persone,
sembra un’altra vita...». Giulia ha gli occhi
lucidi, guarda Gastone con dolcezza:
«Andiamo, dai. Siamo vivi, solo questo
conta».
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erché gli anziani
rifiutano di abbandonare le proprie
case quando il terremoto
le rende inagibili?
«Perché per loro
abbandonarle, davanti a
una prospettiva di vita non
lunga, significa non tornare
più e lasciare lì, insieme a
ricordi e radici, anche la
propria vita», risponde lo
psicologo Roberto Ferri,
vicepresidente della Sipem,
Società italiana psicologia
dell’emergenza.
Perché un sisma è così
traumatico?
«È una frattura della vita
che, in pochi secondi,
riesce ad annientare tutto
ciò che abbiamo pianificato
negli anni. Come per tutti i
traumi inaspettati, bisogna
agire cercando di
eliminarne gli effetti
negativi a lungo termine».
Come?
«Bisogna condividere le
emozioni con un ascolto
partecipato. Vale soprattutto per le persone anziane. In tal senso noi lavoriamo anche perché i loro
familiari non sminuiscano
il loro sentire. Ci vuole
molto rispetto per il dolore
e non bisogna dimenticare
che un gesto come un
abbraccio può più di tante
parole che in questo caso,
non funzionano molto».
Cosa evitare invece?
«Di rimproverarli: le loro
reazioni sono normali. E
non va bene neanche dire
loro frasi di circostanza
come, ad esempio, “non ti
preoccupare”, “non è
niente”, “non aver paura”.
Frasi che forse servono ai
soccorritori ma non a chi le
ascolta».
Che lavoro fate con loro
come psicologi
dell’emergenza?
«Cerchiamo di riattivarli,
di far sì che non si
percepiscano come vittime.
Chiediamo di raccontarci la
storia del loro territorio,
cerchiamo di farli rientrare
nelle loro abitudini
quotidiane, anche solo
giocare a carte. Le persone
hanno una forza interna
che chiamiamo resilienza.
Si tratta di una risorsa che
va riattivata subito».
Qual è il rischio, in caso
contrario?
«Che permangano nello
stato di vittima. Scatta di
conseguenza un
meccanismo di dipendenza
dagli altri che potrebbe
indurre alla depressione.
Ecco, questo va
assolutamente evitato».
Nicola Catenaro
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Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere della Sera
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Il terremoto I luoghi in pericolo
Il borgo sulla montagna
Arquata rasa al suolo
dopo le prove di normalità
di Paolo Di Stefano
S
olo una settimana fa, a due mesi dal
sisma di agosto, il progetto
«Parolamia», con la promessa di una
nuova biblioteca per bambini e ragazzi, aveva
portato ad Arquata un soffio di normalità
allegra che, per le popolazioni colpite da una
tragedia, è sempre sinonimo di speranza.
Nessuno avrebbe potuto immaginare che la
natura si sarebbe accanita. Nel manifesto
dell’ultima festa di San Salvatore, il paese è
raffigurato a colori, il cielo pieno di stelle,
esattamente il contrario della nebbia che si
leva dalle macerie fotografate ieri (a lato).
Chissà come lo vide Carlo Magno quando,
nell’800, lo attraversò mentre si recava a
Roma per essere incoronato imperatore la
notte di Natale. E chissà come lo vide
Garibaldi che vi pernottò la notte tra il 26 e il
27 gennaio 1849. Lo chiamano il «versante
magico» dei Sibillini, che Guido Piovene, nel
suo Viaggio in Italia, descrisse come «i
monti più leggendari d’Italia». Ma la magia
del paesaggio, ad Arquata, si sposava con
l’imponenza del centro fortificato, il castrum
che non temeva nulla, né invasioni di truppe
straniere né maledizioni dall’alto, visto che
nel 1215 San Francesco lo aveva benedetto.
«Che alcuno non se parta della terra
d’Arquata e suo contado con animo de non
ritornare a detta terra»: era l’auspicio iscritto
nello Statuto del paese datato 1574. Vietato
visitarlo senza tornarci. Salvo
controindicazioni del 2016. Il più crudele
degli anni, quello che avrebbe fatto piazza
pulita della storia, delle leggende, delle
speranze, e persino della forza rocciosa che
sembrava non temere nulla. © RIPRODUZIONE RISERVATA
IL REPORTAGE PIEVE TORINA
Il paese «inagibile per sempre»
dove le porte non si aprono più
dal nostro inviato Marco Imarisio
 Il calciatore
Bonaventura
dedica il gol
alla sua terra
«F
orza Centro Italia,
non siete soli». Così,
con un urlo affidato alle
telecamere a bordo campo,
Giacomo Bonaventura
(foto) ha dedicato il gol
segnato ieri a San Siro nella
partita contro il Pescara. Il
centrocampista del Milan,
nato a San Severino Marche
27 anni fa, ha spiegato a
Sky di aver voluto dedicare
la rete alla sua terra: «Sono
di quelle zone e ci tenevo a
rivolgere alla gente un
pensiero ora che sta soffrendo tanto. Adesso cercheremo di fare qualcosa di
concreto anche come
squadra». © RIPRODUZIONE RISERVATA
PIEVE TORINA (MACERATA) Sulla facciata della villetta bianca rinforzata dalle chiavi d’acciaio arrugginite dal tempo non c’è una crepa. E per
terra neppure un calcinaccio, una tegola che sia
una. Anche le altre case sulla via De Gasperi sono così. Tenute bene, con i fiori alle finestre. Le
televisioni abbandonano presto queste strade
vuote e ordinate, dove niente sembra che sia
successo, concentrando la loro attenzione sulla
decina di edifici crollati o sventrati dalla scossa
delle 7.40 di ieri mattina.
Ma la posizione di quella facciata è innaturale. L’ombra che i tiranti proiettano sull’asfalto
sono la prova che questi paesi dell’entroterra
marchigiano sono diventati castelli di cartapesta. Le pareti delle case non sono più perpendicolari al terreno. Come dicono i vecchi prima di
salire sulle auto che li porteranno lontano, le
case hanno spanciato. Quasi tutte. I muri sono
avanzati di una quarantina di centimetri, mangiandosi il tetto, talvolta facendolo ripiegare all’interno, come fosse una coperta corta.
«Il 90 per cento degli edifici del paese è definitivamente inagibile». Sulla piazza di Pieve Torina il responsabile della squadra dei vigili del
fuoco incaricati della ricognizione nella zona
accoglie così i giornalisti che gli chiedono dell’apparente scarto tra il dato visivo e lo stato
d’abbandono generale, le strade deserte, un
esodo di auto incolonnate che discendono la
strada statale dirette verso gli alberghi sulla costa. Cosa significa definitivamente? Il comandante ci pensa un attimo prima di rispondere.
«Temo che significhi per sempre».
I paesi marchigiani dei Monti Sibillini si
chiamano Pieve Torina, il più grande con i suoi
1.450 abitanti, e poi Muccia, Serravalle, Fiastra,
Montecavallo, e altri ancora. Sono tutti affacciati sulla statale che porta a Visso, l’epicentro del
terremoto del 26 ottobre.
A prima vista non si ha la percezione di quel
che è davvero avvenuto. Al parco giochi di Pievebovigliana lo scivolo di plastica arancione è
in precario equilibrio, staccato di una spanna
dalla scaletta. Sembra una dimenticanza, una
vite saltata non ancora rimessa al suo posto. Poi
scruti con più attenzione, anche gli altri quattro
giochi, con le basi piantate in una colata di cemento. Non sono le viti. Stanno in piedi per miracolo, storti e obliqui. La scossa è stata tale da
sradicare le fondamenta e rompere le saldature
dei tubi di acciaio. Le case di Pieve Torina sono
come le quinte di un teatro, villette perfette all’esterno, al massimo segnate da qualche crepa.
Ma con il niente dentro. A ogni portone d’ingresso, che si apre con fatica perché nulla è più
in asse, corrispondono pavimenti collassati e
coperti di oggetti caduti dagli scaffali, mobili
precipitati dall’alto. Non sono stati crolli, ma
implosioni.
«Abbiamo avuto il 1979, e poi il 1997, abbiamo sentito anche quello del 2009. È una vita
che tremiamo. E forse per questo non siamo
morti. Ma non riusciamo a far capire che questa
volta è davvero finita». Mauro Luciano è un an-
Lo squarcio
Il 90 per cento
degli edifici di
Pieve Torina,
borgo di 1.450
anime nel
Maceratese,
potrebbe
essere definitivamente dichiarato inagibile, secondo i
vigili del fuoco.
Sotto, lo squarcio apertosi in
una casa per
via del sisma
ziano signore dai capelli bianchi e lo sguardo
duro. Ha 75 anni, la metà dei quali trascorsi al
bancone del Qui Alimentari di Pieve Torina.
Suo nipote lo sta aiutando a mettere le valigie
nel bagagliaio dell’auto che lo porterà in un hotel di Porto Sant’Elpidio.
«Alla fine mi ha convinto, ma l’ho fatto solo
per lui e per mia figlia. Io non ho bisogno che
me lo dicano. L’ho sentito sotto i miei piedi, e
ho capito subito. Qui dovranno radere tutto al
suolo. Non tornerò più nel mio paese. E se lo farò non sarà più il mio paese». Non c’è un filo di
emozione nella sua voce. Solo una presa d’atto
della realtà. Ed è questa la cosa che fa più paura,
e fa più male.
Pieve Torina non è un posto sperduto. Ha una
decina di bar e ristoranti, due banche e due
aziende che producono salumi e insaccati, diretta conseguenza di almeno duecento allevamenti di suini e bovini nel circondario. Non sono solo i vecchi che fanno resistenza. C’è molta
gente che ha altrettante buone ragioni per non
volersene andare.
«Per tre giorni abbiamo assistito alla gara di
solidarietà per Visso mentre a noi nessuno
chiedeva come stavamo, neppure su Facebook.
E adesso ci vengono a dire che non possiamo
restare, che passeremo “alcuni mesi” sulla costa. E il lavoro? E mio marito che lavora in banca? E i suoi colleghi?». La strada è deserta come
il resto del paese. La signora Eugenia Taddei si
guarda intorno spaventata. È appena risalita da
un garage interrato che lei definisce bunker. Ci
ha trascorso gli ultimi due giorni, in compagnia
dei due figli e di un fornello da campo.
Il distacco è brutale, immediato. Le jeep dei
vigili del fuoco girano per vie e sentieri chiamando le persone casa per casa. Via, subito. E
lontano da qui. L’ipotesi di aprire un accampamento di tende non è stata neppure presa in
considerazione. Siamo tra i quattrocento e i 700
metri di altitudine. La scorsa notte il termometro è sceso sotto lo zero.
«Ci sentiamo abbandonati, fino a oggi c’eravamo solo io e il maresciallo a dare una mano»
recrimina il sindaco Alessandro Gentilucci.
«Qui c’è gente che non può andarsene, lo devono capire».
Accanto al campo da calcio è stata montata
una cucina da campo per servire pasti immediati. Nient’altro. La tenda blu della Protezione
civile serve a fare da centro di raccolta e smistamento. All’interno c’è un foglio bianco con i nomi dei paesi scritti in rosso. A fine sera su ognuno di essi è stata tirata una riga.
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Corriere della Sera Lunedì 31 Ottobre 2016
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Le preghiere e i tweet
Don Savino
«Sfollato anch’io
Continuo a sperare»
L’allarme via Internet dei monaci
Il pianto delle suore di santa Chiara
di Padre Enzo Fortunato*
DALLA NOSTRA INVIATA
AMATRICE (RIETI) «È stato peggio del 24
agosto. Molto peggio. Non sono i danni a
cose o chiese quelli più gravi. Sono quelli
psicologici. Cominciamo a non farcela».
Don Savino D’Amelio, il parroco di
Amatrice, nei giorni del sisma di agosto
era stato infaticabile. Ieri sembrava
sfiancato, mentre parlava dei «volti
devastati» e del «silenzio
atroce» dei suoi parrocchiani.
Ora è sfollato anche lui. Ha
dovuto lasciare il container.
Tutta l’area è stata evacuata. Il
terremoto è riuscito a far
crollare anche la speranza?
«La speranza non muore però
è messa sempre di più alla
prova. Ora quanti andranno via? E quanti
torneranno?». Per le chiese di Sant’Agostino e San Francesco, crollate come tutte
quelle della zona, non si dispera: «Prima
le persone. Le chiese non sono musei.
Certo, non ci saranno più».
Virginia Piccolillo
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«È
una distruzione generale, la
Basilica, la Cattedrale. Ma la
comunità è unita. Siamo
pronti a impegnarci per ricostruire, per stare accanto alle persone con
l’affetto. Sai, oggi in questa desolazione un
giovane postulante entra nella nostra famiglia. È un segno di speranza»,
dice con voce mite Padre Cassiano Folsom (nella foto), priore dell’Abbazia di Norcia. «La
basilica è crollata», «Stiamo
tutti bene» avevano scritto i
monaci avvisando i fedeli con
una serie di tweet in italiano e
inglese dopo la scossa. I figli di
san Benedetto provati duramente reagiscono con lo stile di chi ha Dio nel cuore, perché ha a cuore l’uomo. Si propagano le
parole di don Ignazio, monaco benedettino che viene dall’Indonesia: «Ci eravamo
rifugiati in montagna dopo le ultime scosse ma siamo tornati a dare una mano». La
forza della fede in questo giorno di dolore
è bagnata dalle lacrime. Sono le suore po-
vere di santa Chiara di Norcia che manifestano la fragilità del pianto e la forza della
fede. Sono lì in ginocchio davanti alle macerie, come quando si prega dinnanzi a un
corpo senza vita, ma si guarda alla Vita.
Consacrati che non si arrendono alla propria vocazione per salvare gli altri con la
preghiera. Ora rimane la paura. Si è soli tra
le macerie, ma forti perché uniti in un unico abbraccio. Le chiese distrutte tra Umbria, Marche e Lazio sembrano una litania
di santi che «vengono giù»: san Benedetto
e santa Rita a Norcia; sant’Agostino ad
Amatrice; verifiche a san Lorenzo e san
Paolo a Roma; chiusa per precauzione la
Basilica di santa Maria degli Angeli ad Assisi e la chiesa della Regola, il protoconvento
di Rivotorto, dove san Francesco riunì la
prima fraternità. Oggi la sua esortazione ci
accompagna: «Quanto l’uomo vale davanti
a Dio, tanto vale e non di più». È la consapevolezza che a farci ricchi non sono le
cose, ma l’abbraccio, l’affetto tra tutti noi.
Stasera mi addormento e faccio fatica a
dire «madre terra». Francesco perdonami.
*giornalista e direttore della Sala stampa
del Sacro convento di Assisi
Madre Caterina
«Recitavo le lodi,
la terra ha tremato»
È sera ormai quando madre Caterina
cerca inutilmente ristoro nel monastero
delle suore benedettine di Trevi. Suona il
telefono della madre superiora del
monastero di Norcia: «Sono i nostri
fratelli che vogliono notizie», spiega.
«Questo terremoto è la prova che il
Signore ha voluto darci». Con le sue
consorelle è arrivata da Norcia dopo ore
di paura. Sono state aiutate a
fuggire dai vigili del fuoco, il
loro monastero è crollato in
più punti. Sono giunte in otto,
ora tutte le cure sono per
suora Flavia che con i suoi 90
anni non è solo la più anziana,
ma anche la più malata.
«Stavamo pregando le lodi
quando la terra ha tremato in
quella maniera violenta», racconta
madre Caterina. Ha ancora negli occhi
quello che ha visto uscendo di corsa dal
monastero, che è un po’ in alto e guarda
tutta Norcia: «Polvere. Polvere. Polvere.
Non si riusciva a vedere altro».
Alessandra Arachi
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In strada
L’attesa e lo
smarrimento
di alcune suore
di fianco
a un tratto
di mura
storiche
crollato subito
dopo
il terremoto
di ieri mattina
a Norcia,
in provincia
di Perugia
(foto di Remo
Casilli / Reuters)
L’intervista
di Gian Guido Vecchi
«Quando ho sentito la scossa, stamattina, mi sono detto:
Signore, quando avrà fine tutto
questo, perché?». Il cardinale
Gualtiero Bassetti, arcivescovo
di Perugia, alle 7.41 era appena
entrato nella Basilica di Santa
Maria degli Angeli, ad Assisi,
«avevo una messa con mille
duecento scout, per fortuna
son caduti solo dei calcinacci e
tutti i ragazzi sono usciti con
ordine, ma è stata la più forte
delle tante di queste settimane…».
Ora guarda fuori dalla finestra del palazzo arcivescovile,
«di solito intorno alla fontana
la domenica non si passa, ma
adesso in piazza ci sono tre
persone e un cane, la città sembra deserta».
Eminenza, lei ha deciso di
chiudere le chiese.
«Ho parlato con la Regione e
«Diremo messa all’aperto. Vicini alla gente»
Bassetti, arcivescovo di Perugia: celebravo con 1.200 scout, per fortuna sono caduti solo calcinacci

Questo
terremoto
ha colpito
il cuore
dell’Europa
e del
mondo.
Spero
che
l’Europa
e il mondo
se ne stiano
accorgendo
dato disposizione di chiuderle,
non sarebbe stato prudente,
una scossa di assestamento, il
rischio che si crei il panico.
Semmai ho detto di celebrare
all’aperto, vista la giornata di
sole».
Sarà così anche nei prossimi giorni di festa?
«Dovremo valutare giorno
per giorno. Se non si può celebrare all’aperto, noi vescovi dovremo dire ai fedeli di pregare e
stare a casa. Non credo sia il caso di convocare la gente, soprattutto vicino all’epicentro
può essere pericoloso. Il peggio è questo».
Cosa?
«L’incertezza. Vede, io ho
vissuto l’alluvione del ’66, a Firenze. Pareva che l’Arno potesse spazzare via la città. Però
l’acqua devasta e passa, il terremoto devasta e non passa. Hai
l’impressione che continui all’infinito, te lo aspetti da un
momento all’altro».
Con la Basilica di San Benedetto, a Norcia, la scossa ha
distrutto anche un luogo simbolo per l’Europa.
«Sono fiorentino ma in sette
anni mi sono fatto umbro. E
credo che l’Umbria sia il cuore
dell’Europa e del mondo. Norcia e Assisi, per dirla con La Pira, sono due “terrazze” sull’Europa. San Benedetto ha evangelizzato l’Europa e ne ha custodito la cultura, se si guarda una
carta del continente del primo
millennio è costellata di abbazie benedettine. Questo terremoto ha colpito tutta l’Europa.
Quando è crollata l’abbazia di
Sant’Eustizio, a Preci, è sparito
dalla faccia della Terra uno dei
rosoni più belli del mondo.
Spero e credo che l’Europa e il
Chi è
 Il cardinale
Gualtiero
Bassetti
(sopra),
74 anni, è
l’arcivescovo di
Perugia-Città
della Pieve.
Originario
di Marradi,
in provincia
di Firenze, è
vicepresidente
della Cei
mondo se ne stiano accorgendo».
Diceva della sua preghiera:
perché tutto questo?
«Non c’è risposta. Quando
vogliamo darla ci fermiamo alle ragioni degli amici di Giobbe: se ti è successo, vuol dire
che ti doveva accadere. Ma poi
Dio dice a Giobbe: tu lo sai perché il mare che giunge a riva si
ferma e non prosegue, conosci
le leggi del cielo? E se non sai
niente, come puoi pretendere
di dare una risposta? La risposta noi cristiani l’abbiamo sulla
Croce, un innocente che stende
le mani e prende su di sé tutto il
dolore e il male del mondo, un
Dio che viene a condividere fino in fondo la sofferenza delle
sue creature».
Che cosa pensa di fare, come sacerdote e vescovo?
«È il momento della solida-
rietà, umana prima che economica. Soprattutto noi sacerdoti
dobbiamo stare vicini alla nostra gente. Per fare cosa? Niente: solo dire sono qui, ti sono
accanto, ti manifesto il mio
amore di uomo e di cristiano.
Nient’altro. Certo possiamo
parlare delle responsabilità degli uomini, dire che c’è stata
tanta incoscienza, corruzione,
disonestà, che se le case fossero state fatte a norma, sapendo
che sono zone sismiche, ci sarebbero meno morti. Però anche questo non basta. Qui c’è
qualcosa che ci fa vedere fino
in fondo il nostro limite, la nostra condizione di creature. Di
fronte a una montagna che
crolla si può solo dire: c’è un
mistero che ci avvolge ed è infinitamente più grande di noi. E
pregare: quando finirà, Signore?».
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Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere della Sera
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Il terremoto Gli smottamenti
Un fianco del monte Vettore, il Colle dell’Infinito di Leopardi, e poi
chiese, ponti, strade, mura antiche: il sisma ha causato squarci profondi
Monte Vettore Visibile da lontano, in verticale, la crepa che ha spaccato il rilievo umbro nell’ultima scossa
Verso Norcia La strada spaccata (Afp/Alberto Pizzoli)
Le crepe
Recanati Il Colle dell’Infinito di Giacomo Leopardi
Il centro di Norcia Un vigile del fuoco controlla l’asfalto squarciato e sollevato dal sisma. La città umbra era uscita quasi indenne dal terremoto del 24 agosto (Afp/Pizzoli)
Villa Sant’Antonio Una frazione di Visso (Sabatini)
Basta vederli in foto quegli squarci per capire. Ma da vicino è più spaventoso. Da Recanati il
sindaco Francesco Fiordomo ha denunciato lo
sfregio alla nostra identità compiuto dal demone della terra: «C’è una profonda fessura nel
Colle dell’Infinito, il cuore della città natale di
Giacomo Leopardi: l’anima dell’Italia». Il pensiero è andato al manoscritto dell’Infinito, recuperato mentre rischiava di finire tra le macerie del museo di Visso.
L’incubo peggiore, nei discorsi dei terremotati, assume i contorni profondi della faglia.
Anzi delle diverse faglie di cui nessuno riesce a
indovinare le reazioni. Ieri una frattura lunga
centinaia di metri si è aperta lungo la costa del
Redentore, versante occidentale del monte Vettore, sui Sibillini, al confine tra Umbra e Mar-
E nelle squadre, assieme ai vigili del fuoco, devono esserci anche due tecnici del Comune.
Serve una deroga. Noi abbiamo urgenza. Ho telefonato a Renzi e mi ha dato ragione. La Ue deve capire», dice, ben intenzionato a far valere i
super poteri che spettano ai sindaci nelle prime
72 ore dopo l’emergenza.
La più profonda delle crepe, però, è quella
che continua ad allargarsi nel cuore di chi, dal
24 agosto, non ha mai smesso di pensare a
quella notte. «Come fai a riprenderti quando
hai sentito le mattonelle del pavimento che ti si
rompevano sotto i piedi?», chiede Teresa indicando l’asfalto tagliato e rigonfio. «Lo vedi che
sta ancora lì sotto? Non vuole le case, vuole
noi».
dalla nostra inviata ad Amatrice
Virginia Piccolillo
T
remano ancora le mani a Elisabetta, mentre guarda quella profonda crepa che ha
minato alla base la casa di famiglia. «Ieri
era intatta, ora è da abbattere», dice seguendo
con lo sguardo il percorso a zigzag di quella
spaccatura che, a pochi metri dalla zona rossa
di Amatrice, si propaga al suolo tutto intorno al
quartier generale dei vigili del fuoco, quasi a
sfidarli. Additata da tutti. Anche da quelli che
dal 24 agosto camminano con lo sguardo assente e la morte nel cuore. Ma quando la terra si
apre, nessuno riesce a non tremare. Guardando
in quel buco e indovinando l’inferno.
che, vicino a Castelluccio. E il sindaco di Castelsantangelo sul Nera, per descrivere la devastazione del suo borgo ha detto: «C’è fumo, un disastro. Si è aperta la terra».
Ma c’è chi non si arrende alla Bestia che sta
aprendo le fauci e ingoiando la storia e la vita
degli antichi borghi. «Sconfiggeremo il Mostro», dice il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi. Ce l’ha con il terremoto, ma ancor più con le
regole capestro che rallentano le verifiche delle
abitazioni. «Abbiamo iniziato a ricontrollare
tutte le abitazioni. Partiamo dalle A, quelle ritenute finora abitabili. In modo da far rientrare
subito le persone che abbiamo consigliato noi
stessi di andare per qualche giorno negli hotel.
Ma abbiamo una sola squadra di verifica perché
per le regole Ue non possiamo fare assunzioni.
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PRIMO PIANO
Corriere della Sera Lunedì 31 Ottobre 2016
9
#
Quanto durerà
il contagio sismico
Dalla faglia che si allarga all’energia nel sottosuolo
Ecco tutto ciò che sappiamo sulla nuova scossa
a cura di Giovanni Caprara
«I
n questo caso — spiega
Alessandro Amato,
dell’Istituto nazionale di
geofisica e vulcanologia — si è
attivata una faglia lunga 30 chilometri registrando un allargamento
della crosta assieme allo sprofondamento di un blocco nella parte che
si è ribassata». Non si può dire che
si sia creato un terzo fronte dopo gli
altri due più violenti. Questo sisma è
simile agli altri due. La nuova scossa
agisce nella parte già attiva. C’è stato
una sorta di contagio sismico: si
ritiene che abbia contribuito anche
l’influenza scatenata tra le placche
dopo le «rotture» — negli ultimi
mesi — delle varie strutture
geologiche.
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1
Ovest
Nord Ovest
LA MAPPA
MARCHE
UMBRIA
ABRUZZO
LAZIO
Epicentro
1.000
0
LEGENDA
Gli eventi sismici
di ieri
Magnitudo
4,5
4
MARCHE
6, 5
«L
2
4
Q
Castelsantangelo sul Nera
uesto dipende dall’energia
nascosta nelle profondità
geologiche che da secoli si
sta accumulando nell’area. La nuova
scossa non ci sorprende perché
storicamente abbiamo traccia di una
continuazione del sisma con
manifestazioni molto intense. «Ora
si potrebbe dire che le due
precedenti siano state quasi
preparatorie di quella di ieri mattina
che è cinque volte maggiore di
quella d’agosto», sostiene Amato.
L’Italia è continuamente pressata da
una spinta verso nord della placca
africana scontrandosi con la placca
euroasiatica. Inoltre la nostra area è
frammentata da una serie di microplacche che interagiscono fra di
loro.
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CAPO DEL COLLE
NORCIA
2
5
Arquata
del Tronto
UMBRIA
1
Perché dopo agosto
si trema ancora?
Accumoli
Perché gli sciami
sono tanto lunghi?
LAZIO
Ussita
Amatrice
Visso
N
3
Castelsantangelo sul Nera
«U
2
Preci
4
CAPO DEL COLLE
LA SEQUENZA
Magnitudo
275
Gli eventi sismici
con magnitudo
di almeno 2.0 registrati
dalla mezzanotte fino alle
19.30 di ieri nel Centro Italia
Fonte: Ingv
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Come mai l’urto
risulta così forte?
3
a risposta è impossibile da
dare con precisione anche
se crediamo che dopo
questo terzo sussulto ci sarà una
prosecuzione della sequenza
sismica per settimane e mesi con
intensità variabili e alcune
potrebbero essere anche
consistenti», dice lo scienziato.
«Inoltre potrebbe anche verificarsi
l’apertura di un terzo fronte
innescato dai precedenti le cui
conseguenze sono imprevedibili».
Per conoscere le caratteristiche e le
condizioni del sottosuolo si stanno
effettuando varie trivellazioni. La
più famosa è in California, ma anche
in Umbria ne sono state effettuate
tre più superficiali. © RIPRODUZIONE RISERVATA
3
N
LO SCIAME SISMICO
3
L’epicentro
va verso il Nord?
on possiamo davvero sapere
dove e come possa svilupparsi
ulteriormente nel prossimo
futuro. Nei giorni scorsi si poteva
immaginare che la sequenza
sismica emigrasse ulteriormente
verso il Nord della nostra penisola
oppure che interessasse alcune zone
del Sud che finora sono rimaste più
«silenti» (se si esclude la scossa,
rilevante, di magnitudo 5.7 con
epicentro nel Mar Tirreno e una
profondità di 474 chilometri lo
scorso 28 ottobre): ma quello che è
successo è che i nuovi eventi
rilevanti si sono manifestati nella
stessa area già coinvolta. Tutto
dipende dall’interazione delle forze
in gioco nelle profondità.
Castelluccio
TOSCANA
Ci saranno
altri movimenti?
ella storia sismica sono
frequenti i casi di attivazione
prolungati dopo la scossa
principale. Non è chiaro quanto la
sequenza possa durare perché
dipende dall’energia immagazzinata
che deve liberarsi. In alcuni casi ci
potrebbero volere anni. Modelli
teorici e dati raccolti attraverso i
satelliti con i quali si registrano le
deformazioni superficiali del suolo
possono dare una mano. Ma i dati a
disposizione sono troppo pochi e il
risultato è limitato. Non conosciamo tante cose delle faglie adiacenti
a quella da cui si è originato il sisma: quali siano state attivate. Ed è
da queste che potremmo ricavare
informazioni utili. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Cima del redentore
Est
Nord Est
2.000
Altitudine (metri)
Che cos’è successo
ieri mattina?
LA SEZIONE GEOLOGICA
Il sistema responsabile delle scosse di ieri è nelle faglie
tra il Monte Vettore e il Monte Bove
Il fenomeno
?
Ore
NORCIA
1
24 agosto
03.36:32
6.0
2
26 ottobre
19.10:36
5.4
3
26 ottobre
21.18:05
5.9
4
IERI
07.40:17
6.5
Corriere della Sera
no dei primi casi noti
risale al 1456 – spiega
Andrea Tertulliani
dell’Ingv —. Colpì dall’Abruzzo alla
Calabria con una violenza oggi
valutata intorno a 7.1 della scala
Richter. Fu uno dei più disastrosi
della storia della Penisola con oltre
trentamila morti. Dopo la scossa
principale la terra tremò per mesi».
Anche il terremoto in Calabria nel
1783 si protrasse a lungo. Il sisma di
Avezzano del 1915 rimase attivo in
modo diverso per circa un anno. In
quello di Colfiorito in Umbria e
Marche tra il 1997 e il 1998 (6.1 di
magnitudo) la terrà continuò a
tremare per circa otto mesi con tre
scosse rilevanti.
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6
10
Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere della Sera
#
Il terremoto Nella Capitale
Danni a Roma, migliaia in strada
Chiudono le basiliche di San Paolo e San Lorenzo. Stop alla metropolitana. Oggi verifiche nelle scuole
La buona notizia è che
non ci sono feriti e i danni sono limitati. Quella brutta è —
come spiega il sismologo Alberto Michelini — che «non
sappiamo quanto durerà. Speriamo solo finisca presto». Paura, sorpresa. Quasi incredulità. I romani hanno scoperto ieri mattina cosa sia un terremoto fuori dal comune. Alle 7.41
alcuni erano già svegli, altri
sono stati buttati giù dal letto.
L’onda sismica proveniente
dalle Marche è durata più di
un minuto. Un’eternità. L’intensità percepita — secondo
l’Istituto nazionale di geofisica
e vulcanologia — è stata compresa fra il quarto e il quinto
grado della scala Mercalli, a
seconda del quartiere: è stata
più forte sui terreni soffici, come le zone alluvionali e vicino
al Tevere e all’Aniene.
«Prima gli scricchiolii, gli
infissi delle finestre che sembravano esplodere, poi letti e
sedie che tremavano, lampadari che ondeggiavano. Non
finiva mai», racconta una pensionata seduta sull’auto della
nipote in circonvallazione Clodia. A migliaia sono fuggiti in
strada. Non solo dai palazzi
ma anche dai bar dove stavano
facendo colazione. Molti quelli in pigiama, pantofole e vestaglia. Tantissimi i bambini
che i genitori hanno portato
subito a giocare nei giardini
sotto casa per superare il trauma di una mattinata di terrore.
Negli ospedali è stato il caos
con i pazienti bloccati nei letti,
i medici e gli infermieri in attesa di ricevere l’ordine di evacuazione (che non è stato necessario dare) e i pompieri in
corsia per verificare che fosse
tutto a posto.
A fine giornata i vigili del
fuoco del comando di via Genova hanno effettuato più di
500 interventi per verifiche
statiche. Chiuse per ore le linee A e B della metropolitana,
intasata la C insieme con le
ferrovie leggere che portano a
Viterbo e alla periferia est. Interdetta alla circolazione la
tangenziale Est dal Verano a
San Giovanni e nelle gallerie
Pasa a San Pietro e Giovanni
XXIII. Dopo la tragedia di Lecco, anche a Roma è massima
l’attenzione su viadotti e cavalcavia: ne è stato esaminato
qualcuno con crepe anche sul
Raccordo anulare. Danni pure
al ponte di Ariccia, tristemente
noto per i suicidi.
Portoni sbarrati alle basiliche di San Paolo all’Ostiense e
San Lorenzo fuori le Mura, e a
Sant’Ivo alla Sapienza: crepe
sul frontone, calcinacci nelle
navate, fessurazioni nella cupola del Borromini. Transennata la scalinata del Quirinale,
ma nessun problema al Colosseo. Ordine di sgombero invece per alcuni palazzi (gli inquilini sono stati fatti rientrare) al
Flaminio, viale Marconi,
Ostiense, Prati e sul litorale. Al
Portuense è caduto un ascensore: era vuoto. Molti i casi di
scollamento fra edifici. E la
sindaca Virginia Raggi — che
ha disposto per oggi la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado per agevolare le
ispezioni e i sopralluoghi dei
tecnici — ha fatto defluire i visitatori dal Campidoglio ed è
poi scesa in piazza per spiegare quello che stava accadendo.
La Protezione civile del Lazio
ha invece invitato «a evitare
spostamenti lungo le strade
verso l’area del terremoto» per
agevolare i mezzi di soccorso.
Ma a Roma in tanti temono
che le scene vissute ieri possano presto ripetersi.
Rinaldo Frignani
ROMA
Controlli
 Giovedì
scorso la
sindaca
Virginia Raggi
era rimasta
vittima di un
fake sul web:
qualcuno
aveva postato
un suo finto
comunicato
nel quale
annunciava
la chiusura
delle scuole
all’indomani
del terremoto
nelle Marche
e in Umbria.
Ieri però la
prima cittadina
ha disposto
ufficialmente
lo stesso
provvedimento
per la giornata
di oggi: chiuse
tutte le scuole
di ogni ordine
e grado,
compresi nidi
e infanzia per
consentire ai
tecnici e ai vigili
del fuoco
di ispezionare
il maggior
numero
di istituti
ed effettuare
le verifiche
statiche
 I controlli
proseguiranno
anche nella
giornata
di domani.
Si parla di
centinaia di
edifici che
si aggiungono
alle decine che
sono stati già
ispezionati
all’indomani
del terremoto
ad Amatrice.
A richiedere
l’intervento
dei vigili del
fuoco sono
stati i presidi.
Dal
Campidoglio
sottolineano
come il nuovo
provvedimento
sia stato preso
«per consentire
un rapido
accertamento
della
situazione,
assicurando
garanzie a
bambini e
famiglie».
Ma il Codacons
chiede
di conoscere
entro breve
i risultati
di questi
sopralluoghi
L’intervista
di Fabrizio Caccia
I controlli, ieri, alla basilica di San Paolo dove si sono aperte delle vistose crepe in seguito alla scossa di terremoto
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«Questa volta nessuna vittima
perché eravamo già attivi»
Il capo della Protezione civile Curcio: pronti a resistere all’inverno
DAL NOSTRO INVIATO
(Fermo) Alla fine del giorno più lungo,
quello della scossa più cattiva,
un giorno in cui ha visto di
nuovo piangere le persone e
crollare oltre alle case e alle
chiese anche il morale di tanta
gente, Fabrizio Curcio, 49 anni, il capo della Protezione civile nazionale, dice una cosa
bellissima: «Malgrado il
dramma di un Paese intero e
tutte le difficoltà che abbiamo
ancora davanti, so che non sono solo. È questo mi dà ancora
più forza per continuare». Ha
messo in moto una macchina
straordinaria che dalla notte
del 24 agosto, quando c’è stata
la prima, fortissima scossa,
non si è mai fermata. E assiste
ogni giorno migliaia di persone, dialoga con il governo e gli
amministratori locali, gestisce
le convenzioni per avere tutto
quanto è necessario ad assistere gli sfollati.
Da quante notti non dorme?
PORTO SANT’ELPIDIO
«No, lasci perdere, qui siamo in tanti a dormire poco.
Dormono poco, anzi niente, i
cittadini dei territori colpiti,
eppoi i tanti sindaci dei paesi
distrutti, le forze dell’ordine, i
soccorritori, l’esercito dei volontari...».
Siete allo stremo.
«Beh, diciamo che dopo
due mesi di terremoto infinito
per tutti noi che lo stiamo vivendo da molto vicino forse è
rimasta da spremere soltanto
la buccia del limone. Ma il gioco di squadra è straordinario e
se potessi ringrazierei una ad
una tutte le persone che ho incontrato».
Oggi la scossa più cattiva,
pari a quella dell’Irpinia dell’80. Ma i morti all’epoca furono 3 mila, stavolta invece
nessuno. Come mai secondo
lei non ci sono state vittime?
«Stavolta il sistema di protezione civile era già attivo, perché stavamo gestendo il post
sisma del 26 ottobre e prima
ancora quello del 24 agosto.
Gli interventi sul territorio sono stati immediati e così pure
la risposta alle richieste di soccorso».
In questi due mesi che cosa ha imparato?
«Senza dubbio che questo è
un Paese con due grandi ricchezze. La solidarietà e la dignità. Le ho viste entrambe
manifestarsi durante le ore più
tremende. Tutt’Italia si è mobilitata per aiutare i comuni
colpiti. Che, da parte loro,
hanno reagito con un coraggio
e una compostezza incredibili.
Malgrado la grande paura e la
disperazione che pure ho visto

Il dialogo costante
Col terremoto si perde
se si improvvisa: dopo la
magnitudo 6.5, sono stati
i sindaci i pilastri
negli occhi dei sindaci da
quando questo dramma è iniziato».
Da Amatrice a Norcia.
«Esattamente. Ma la risposta da parte nostra è sempre
stata la stessa, anche dopo l’ultimo terremoto di magnitudo
6.5».
E qual è la risposta?
«Lo Stato c’è e ti aiuta».
Nel suo diario personale che
cosa c’è scritto?
«La pagina più brutta è sicuramente quella dei due funerali, di Ascoli e di Amatrice.
Esperienza devastante, non ci
sono parole per descriverla,
ancora oggi mi vengono in
mente le bare bianche dei
bambini, come padre vivo tuttora l’angoscia di quei giorni».
E la pagina più bella del diario?
«Oh sono tante! L’abbraccio
di un vecchietto fuori da una
casa crollata, un sindaco che ti
ringrazia perché sono arrivati i
pasti caldi. Eppoi, il giorno in
cui abbiamo inaugurato le
Chi è
Fabrizio Curcio,
nato nel 1966,
è a capo del
Dipartimento
della Protezione
civile italiana
dal 3 aprile
2015. Ha
studiato
ingegneria
a Roma
scuole, vedere quei bambini di
Amatrice, di Arquata, di Accumoli, che nonostante tutto potevano tornare sui banchi, tornare a giocare. È stata una soddisfazione enorme. Anch’io ho
dei figli e non immaginate
neppure quanto mi manchino
adesso. Non so che darei per
passare mezza giornata con loro».
Come si vince la paura del
terremoto?
«Io sono un tecnico, non
uno psicologo, perciò posso
dirvi solo quello che so. Si vince con la prevenzione e con la
pianificazione, col dialogo costante con i sindaci, senza di
loro sarebbe impossibile gestire l’emergenza. Anche oggi,
dopo la magnitudo 6.5 sono
stati i pilastri delle loro comunità. Col terremoto si perde se
s’improvvisa».
E qual è il messaggio della
Protezione civile, adesso che
si avvicina l’inverno? Forse:
nessuno in tenda?
«Di sicuro lavoreremo per
dare un’accoglienza e un’assistenza dignitosa a tutte le persone che sono fuori casa, impostando subito, con i territori, la strategia per il mediolungo periodo».
Si parla di più di 40 mila sfollati.
«Per questo la saluto e adesso torno a lavorare».
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PRIMO PIANO
Corriere della Sera Lunedì 31 Ottobre 2016
11
#
Il racconto
SOTTO LA PORTA
CON MIO FIGLIO
LA PAURA NUOVA
di Francesco Piccolo
Alle sette e quaranta ero in cucina con
mio figlio di otto anni. Avevamo appena
deciso di fare colazione. Ho sentito il pavimento vibrare appena e prima che il terremoto, lunghissimo, si rivelasse con i vetri
che tremavano, i lampadari che oscillavano e i letti che si muovevano — gli altri nella casa si sono alzati urlando — io lo avevo
già capito che cosa stava succedendo e cosa
stava arrivando.
Ho passato tutta la vita a cercare di dimenticare il terremoto dell’80. Quello, l’ho
vissuto come sto vivendo quelli di ora: non
nell’epicentro, ma vicino o un po’ lontano.
Ma fino a quel momento, nelle nostre vite
il terremoto era una parola o sconosciuta o
incomprensibile. E poi è accaduto ed è stato un fatto che ha determinato tutti gli atteggiamenti successivi: una catastrofe improvvisa che ti colpisce o ti sfiora, ma anche le misure che si possono prendere e la
capacità di capire subito cosa sta avvenendo — mentre altri dicono, pensavo che stavano muovendo il letto, che avevano aperto
la finestra, che mi girava la testa… Ho sentito altri terremoti, poi, tutti a Roma: quello
dell’Aquila, quello di Amatrice, e quelli di
questi giorni. E sempre so — da quel novembre di tanti anni fa — che cosa sta per
succedere, come mi devo comportare,
quanto controllare la paura. So aspettare
che passi, so mettermi sotto una porta, so
non precipitarmi per le scale. So soprattutto — e lo sapevo bene in questi giorni, o ieri mattina — che probabilmente il terremoto non è qui dove sono, ma da qualche
altra parte. Allora corro sui siti dei giornali
e aspetto di capire, aggiornamento dopo
aggiornamento, cosa è successo. So che
mentre io qui controllo la paura e cerco di
ragionare, da qualche altra parte sta succedendo qualcosa di tragico e definitivo. So
anche che mentre la scossa sta accadendo,
mentre sento la terra tremare e vibrare tutto, l’epicentro potrebbe invece essere dove
sono, potrebbe arrivare la tragedia qui dove sono io, in pochi secondi, e non posso
fare nient’altro che aspettare, cercare un riparo in casa, proteggere mio figlio prendendolo per mano e portandolo sotto una
porta che potrebbe non servire a niente. E
aspettare.
I bambini sono incredibili, in questi momenti: lui il terremoto lo ha guardato, con
curiosità; ho cercato di non fargli sentire il
mio spavento (il mio primo vero spavento
dall’80, e cercherò di spiegare perché), ma
lui ha visto la madre urlare e correre, eppure ha guardato anche lei con curiosità. Come se fosse un fenomeno da studiare. Perché lui lo sa adesso cos’è il terremoto, lo ha
sentito qualche giorno fa, ne hanno parlato in classe tante volte e in questi giorni
aveva tra i compiti un esercizio di italiano
che parlava del terremoto. Quindi era entrato a far parte del suo lessico, degli eventi
della sua vita. Non si è nemmeno chiesto

Il ritorno
Ho passato tutta la vita a cercare
di dimenticare il terremoto dell’80
Quello, l’ho vissuto come sto
vivendo quelli di ora: non
nell’epicentro, ma vicino
o un po’ lontano
Amatrice rasa al suolo Una veduta aerea del paese in provincia di Rieti così come appariva dopo la nuova, forte scossa di ieri: rispetto al 24 agosto sono crollate altre case
Il libro
 Con il
romanzoconfessione
politico e
autobiografico
«Il desiderio di
essere come
tutti» (Einaudi),
Francesco
Piccolo ha
vinto nel 2014
la 68esima
edizione del
Premio Strega
 Nel romanzo
è rievocata, tra
l’altro,
l’esperienza
adolescenziale
del terremoto
dell’Irpinia del
1980
perché avevamo paura, perché sapeva anche questo, che la gente quando arriva il
terremoto ha paura. Solo che lui , sapendo
tutte queste cose, non l’ha avuta. E quando
è successo di nuovo, lo ha guardato, e quegli occhi suoi curiosi e stupiti e per niente
impauriti io non voglio dimenticarli più,
perché vorrei essere così, nella mia vita da
ora in poi, anche se so che non potrò più
esserlo.
Eppure Roma ha tremato tutta, mentre il
terremoto accadeva a qualche chilometro
di distanza. La gente è scesa in strada, la
città ha cambiato l’umore in questi giorni
di ponti festivi e turismo.
Il problema è che questa paura è profonda, duratura. Ed è così per gli stessi motivi
per cui a mio figlio il terremoto non ha fatto paura. Quello che ha aiutato lui a non
spaventarsi, ha fatto spaventare me. Dopo
il 23 novembre del 1980, quando questa cosa
ha spinto via le nostre vite fino a quel momento, e quando io ho saputo cosa era un
terremoto — tutti gli altri terremoti, tutti, fino a quello di Amatrice e poi quei due del 26
ottobre scorso, li ho vissuti con un timore
temperato e consapevole, timoroso ma razionale. Io so cosa sta succedendo, dicevo.
Ecco, il terremoto di ieri mattina (di poche ore fa, mentre scrivo) ha imposto un’altra volta questo pensiero: io non so cosa sta
succedendo.
Anche se, come mio figlio, sono dentro
le parole e le conseguenze del terremoto da
giorni: avevo appena letto i giornali e tutti
parlavano del terremoto per pagine e pagine; ma soprattutto la sera prima ero tornato tardi a Roma perché avevo partecipato a
un festival a Fabriano, riorganizzato in fretta in un parco (bisogna farlo a tutti i costi,
dicevano gli organizzatori) perché tutti i
Lo scrittore
Francesco Piccolo, nato
a Caserta nel 1964, è
scrittore e sceneggiatore
Ha lavorato con diversi
registi nella sua vita
professionale,
come Nanni Moretti,
Paolo Virzì e Francesca
Archibugi. Ieri mattina
era con il figlio nella casa
romana quando c’è
stata la scossa
 Il ricordo
San Giuliano di Puglia
esattamente 14 anni fa
Ricorrono oggi 14 anni dal gravissimo
sisma in cui rimasero uccisi 27 alunni con
la loro maestra sotto le macerie della
scuola Jovine di San Giuliano di Puglia, in
Molise. «Una contemporaneità triste con
la scena drammatica di un’intera
generazione cancellata da un evento della
natura che ha colpito con violenza una
comunità nella sua parte più sensibile e in
un luogo che avrebbe dovuto essere il
posto più sicuro in cui trovarsi per dei
bambini così piccoli» ha commentato il
direttore dell’ufficio scolastico regionale
Anna Paola Sabatini. Nel 2012 la
Cassazione confermò la condanna a 5 anni
di reclusione nei confronti dei 4 imputati.
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bei luoghi dove bisognava farlo erano pericolosi: lì il terremoto del 26 ottobre è stato
forte, la gente ieri sera aveva paura, ne parlava molto, molti erano tornati a dormire a
casa da poco, altri continuavano a chiedersi se era meglio dormire in macchina.
Ecco, l’idea che il terremoto fosse una
cosa vissuta da vicinissimo la sera prima,
di cui avevo letto sui giornali la mattina dopo e dopo qualche minuto accadesse ancora una volta, questo non coincide più con
le misure che avevo preso. Non lo capisco
più, e non lo sta capendo più nessuno. Non
è più solo quello che accade in quel momento, ma sta succedendo qualcosa, e io
non so cosa. Penso alla casa — al palazzo, il
mio e di ognuno, e penso che cosa può accadere se ogni tanto viene scosso così. Cosa sta accadendo che non sappiamo e che
non possiamo sapere. Quando leggiamo
gli articoli o un’intervista a un sismologo
capiamo che sta cercando di spiegarci
qualcosa, ma lui non capisce che noi vogliamo che ci dica un’altra cosa: che tra sei
giorni dobbiamo stare fuori casa alle tre e
mezza; oppure — meglio — che ci dica: va
bene, sono finiti, potete stare tranquilli.
Ma non può dircelo, può solo tentare di
spiegarci dei fenomeni insoddisfacenti per
le nostre ossessioni.
Insomma, adesso ho paura, di nuovo.
Questa paura legata alla incapacità di capire: tanti anni fa, ero un ragazzo, ed ebbi paura perché era arrivato l’inaspettato, lo sconosciuto. Adesso la paura è legata a un
evento conosciuto e atteso. E in qualche
modo sembra più spaventoso pensare che
potrebbe arrivare una scossa di terremoto,
essere quasi in attesa che arrivi. E quella
scossa arriva davvero.
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12
Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere della Sera
#
Il terremoto Il governo
Renzi: «L’Europa ci aiuti»
Appello all’unità, Grillo c’è
Anche Mattarella: evitare divisioni. Il leader M5S: pronti, no ai veti Ue sul deficit
Bufera su una sua senatrice che twitta: «Magnitudo ridotta, favore al governo»
«Ricostruiremo tutto, le
case, le chiese, gli esercizi commerciali. Tutto, tutti insieme».
Il premier Matteo Renzi è deciso, ancora più dopo quest’ultima violentissima scossa, ad ottenere aiuti dall’Europa. «Tutto
quello che servirà per ricostruire quei territori lo prenderemo», dice prima di fare appello
all’unità nazionale. Linea rilanciata dal capo dello Stato Sergio
Mattarella, da Gerusalemme:
«Dobbiamo difendere e assicurare la ricostruzione e la ripresa
che stava cominciando dopo il
sisma di agosto e che viene ora
nuovamente frenata». E subito
dopo il presidente aggiunge:
«Faccio appello alle forze poliROMA
La vicenda
 Subito dopo
il terremoto
che ha colpito,
il 24 agosto
scorso,
Amatrice e i
paesi vicini, il
presidente del
Consiglio
Matteo Renzi
ha lanciato il
piano chiamato
«Casa Italia»
 Il 6
settembre
Renzi ha
presentato un
intervento
articolato da 12
miliardi
destinato a
dissesto
idrogeologico,
edilizia
scolastica, beni
culturali e
periferie
L’appello
Poche ore
dopo la scossa
di ieri mattina il
presidente del
Consiglio
Matteo Renzi
da Palazzo
Chigi ha
lanciato un
appello
all’unità per
dare una
risposta forte
alle popolazioni
terremotate
(LaPresse)
tiche a evitare polemiche assurde e divisioni».
Dichiara Renzi: «L’Italia non
lesinerà nella ricostruzione di
luoghi che sono l’anima del nostro Paese. Non faremo sconti
di nessun genere». Già il premier aveva chiesto all’Ue di tenere fuori dai parametri le spese per il terremoto di agosto.
Ora, dopo questi nuovi disastrosi crolli, il presidente del
Consiglio ribadisce: «Non avremo nessun tipo di riguardo rispetto a regole tecnocratiche
che metterebbero in discussione la nostra identità».
Da Bruxelles arriva una piccola apertura con la solidarietà
via Twitter del commissario
 La parola
FLESSIBILITÀ
Nella manovra per il 2017 il governo ha deciso di alzare fino
al 2,3 per cento il rapporto deficit/Pil per ricavare le risorse
(la cosiddetta «flessibilità») necessarie a sostenere i costi
dell’accoglienza dei profughi e la ricostruzione delle zone
colpite dal terremoto. La Commissione ha inviato una lettera
per richiamare l’esecutivo italiano agli impegni presi e per
rimarcare che l’Italia «ha beneficiato di flessibilità
significativa sotto le regole del patto di Stabilità sia nel 2015
che nel 2016 e parte di questa flessibilità era stata concessa
soggetta a una serie di condizioni». L’Ue pare sia comunque
disposta a salire fino al 2,2 per cento, ma la partita è sul
tavolo del ministro Padoan e del commissario Moscovici.
«Ricostruiremo tutto»
Il premier: «Tutto sarà
ricostruito. Fuori dal
patto di Stabilità le spese
per scuole e ospedali»
mici del governo», aveva scritto
Blundo, riferendosi ai mancati
rimborsi quando i danni sono
sotto un certo livello di magnitudo. Le accuse al M5S da parte
di tutti i partiti, hanno spinto i
capigruppo di Camera e Senato
Giulia Grillo e Luigi Gaetti, a
prendere le distanze. Quella dichiarazione «non rappresenta
in alcun modo il pensiero dei
gruppi parlamentari M5S e dell’intero Movimento».
Da Forza Italia Renato Brunetta pone una serie di domande al premier e chiarisce: «Nel
ribadirle la nostra disponibilità
a collaborare, le chiediamo un
po’ di autocritica e cambiare
comportamento. Parli di meno
e più buon governo».
Mariolina Iossa
 Su «Casa
Italia» il
premier ha
chiesto la
condivisione di
tutti i partiti e
ha avviato una
serie di
consultazioni
con parti sociali
e associazioni
per raccogliere
consigli e
suggerimenti
 Le reazioni
politiche a
quell’appello
sono state
tiepide. Un
sostegno
generico ma
nessun partito
si è affiancato
al governo
 Ieri mattina,
dopo la nuova
forte scossa
che ha
investito il
Centro Italia, il
premier è
tornato a
chiedere una
reazione
unitaria e un
sostegno nella
battaglia per
avere più spazi
di manovra
dall’Unione
Europea
 Il leader del
Movimento 5
Stelle, Beppe
Grillo, ha
risposto
positivamente
dicendosi
pronto a
collaborare.
Disponibilità di
massima sono
arrivate anche
da Lega e FI
per gli Aiuti umanitari e la gestione delle crisi, Christos
Stylianides: «Monitoriamo attentamente l’impatto del nuovo terremoto in Italia. Siamo in
contatto con la Protezione civile italiana. L’Ue è pronta ad aiutare». Ma il premier vuole di
più: «La solidarietà è il minimo. Ora contiamo su atti concreti, considereremo fuori dal
patto di Stabilità tutte le spese
per la ricostruzione edilizia
scolastica, ospedaliera».
Sull’unità politica interna
Renzi chiede di «evitare divisioni, assurde polemiche. Va
bene litigare, ma ora bisogna
essere uniti». Grillo accoglie
l’appello. Sul blog del M5S si
legge: «Dall’Europa dobbiamo
ricevere tutto il sostegno necessario. Il decreto sisma e le misure previste in legge di Bilancio
non bastano più. Siamo pronti
a collaborare e a proporre soluzioni per aiutare le popolazioni
colpite in tempi rapidi». Il post
ha messo in imbarazzo la senatrice M5S Enza Blundo, che ha
attaccato il Tg1, che in un primo
momento aveva parlato di magnitudo 7.1, e poi 6.1. «Ancora
menzogne per interessi econo-
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Il caso
Dopo Bilderberg e vaccini
le scosse nuova frontiera
delle teorie complottiste
di Pierluigi Battista
L
a senatrice Enza Blundo non ce l’ha proprio
fatta, è stato più forte
di lei, il crampo complottista è dilagato in
lei senza argini. Poi il Movimento 5 Stelle ha preso formalmente le distanze dalla
sua loquace senatrice, quella
che aveva detto, a pochi minuti dal terremoto, che il Tg1 aveva volontariamente, diabolicamente ridotto la gravità del sisma appenninico per pagare
meno rimborsi ai terremotati.
Ma la sindrome cospirazionista non perdona, ti prende all’improvviso, d’istinto. Come
quella che ha catturato un altro deputato grillino, e svariate migliaia di seguaci di un si-
to negazionista molto in voga,
a proposito della «grande
truffa dell’allunaggio», che invece i complottisti ritengono
essere stato una messinscena
in uno studio anziché sulla vera Luna. Come quella di un altro deputato grillino, Carlo Sibilia, convinto che da una centrale oscura, da una Spectre
malvagia, sia partito l’ordine
di inquinare il Pianeta con le
scie chimiche. O il complottismo dei microchip che la Cia
avrebbe nottetempo introdotto nei corpi di milioni cittadini ignari.
Fa ridere? Ieri, per dire,
mentre la Basilica di San Benedetto crollava e Castelluccio di
Norcia tremava ancora, non
faceva ridere, ma piangere. E
per fortuna che il Movimento
di Grillo ha preso le distanze
dalla sua sfrenata senatrice
cospirazionista. E del resto,
non è che i i Cinque Stelle siano gli unici depositari del verbo complottista. «Bilderberg», per esempio, è una parolaccia molto trasversale a
destra come a sinistra, usata
dalle schiere di cospirazionisti
per indicare il centro mondiale di tutti i complotti, quelli
che si riuniscono periodicamente, in apparenza per discettare di alte questioni internazionali, in realtà per tiranneggiare i poveri diavoli del
mondo.
Ai tempi di Tangentopoli si
favoleggiava di una riunione
di tutti i più crudeli poteri forti
del mondo che a bordo del
Britannia, al largo per non farsi sentire dalle vittime, si stavano spartendo le spoglie del-
l’industria italiana fatta a
brandelli per poterla privatizzare con maggiore agio. In
America hanno costruito addirittura un movimento che
ha avuto pure qualche credito
internazionale e molti imitatori, quello di Occupy Wall
Street, e che sosteneva, anzi
continua a sostenere l’idea di
un 1 per cento di nababbi manigoldi che si presta alle più
losche manovre per vittimizzare il 99 per cento della popolazione mondiale.
Figurarsi per il terremoto, la
cui imprevedibilità, la cui ferocia, e la cui subdola ubiquità, alimenta le leggende più
strane, quasi nell’impossibilità di accettare che un evento
come il terremoto abbia cause
esclusivamente naturali («la
colpa è dell’uomo») e che dav-
Il tweet
La senatrice
Enza Blundo,
del Movimento
5 Stelle, ieri
mattina ha
attaccato il Tg1
via Twitter
scatenando la
levata di scudi
generale e
costringendo i
capigruppo
pentastellati di
Camera e
Senato a
smentirla
vero la scienza non abbia trovato il modo per prevederlo. Il
complottismo, del resto, ha la
forza che ha perché fornisce
risposte semplici e coerenti a
qualcosa che ancora appare
misterioso e indecifrabile.
Esiste il complottismo sui
vaccini, perché si dice che le
case farmaceutiche ne propagandino la necessità allo scopo
di guadagnare cifre immense.
Idem per i tumori, fino a parlare esplicitamente del «Grande
Complotto Chemioterapico».
Esiste il complottismo sull’11
Settembre, che si alimenta delle più incredibili teorie pur di
negare l’evidenza. Esiste il
complottismo che denuncia le
oscure macchinazioni del «neoliberismo». Attraverso la senatrice Blundo, sinora quasi
sconosciuta nelle cronache
della politica, ha parlato dunque uno spirito del tempo molto diffuso e molto variegato,
così persuasivo che quasi ci sarebbe da credere a un complotto che spiega tanta popolarità.
Ma in questi giorni non fa ridere, mentre sull’Appennino le
case crollano e la gente piange.
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PRIMO PIANO
Corriere della Sera Lunedì 31 Ottobre 2016
13
#
Dal crollo del duomo di Norcia alle lesioni nelle chiese di Roma
Sono 5 mila gli edifici storici colpiti dagli eventi degli ultimi mesi
La vicenda
 Si stimano in
circa 5 mila le
segnalazioni di
danni agli
edifici storici
colpiti dalle
scosse degli
ultimi mesi
 Si tratta di
crolli parziali o
totali di chiese,
campanili,
palazzi storici,
musei, mura di
antichi borghi
 Antonia
Pasqua
Recchia,
segretario
generale del
ministero per i
Beni culturali,
precisa l’iter
per monitorare
i siti colpiti: «Si
parte con la
prima
ricognizione
dei nuovi danni,
dove sarà
possibile
accedere. E
cominceremo i
sopralluoghi
per rivedere il
piano che era
stato già fatto
dopo il primo
terremoto, per
mettere a
punto meglio la
protezione
delle parti
crollate»
La ferita dell’arte
di Paolo Conti
L
a ferita al Patrimonio culturale è devastante: «La scossa di domenica 30 ottobre è stata otto volte più violenta di
quella di agosto e di quella del 26 ottobre, anche il patrimonio già messo in
sicurezza è stato distrutto, come il campanile
di Castelluccio di Norcia. Ad oggi, per le scosse
precedenti, c’erano state 3 mila segnalazioni di
danni ai Beni culturali di vario tipo: io ora me
ne aspetto almeno altre 2 mila». Il calcolo di 5
mila segnalazioni danni tra crolli parziali o totali di chiese, campanili, palazzi storici, musei,
mura di antichi borghi arriva da Antonia Pasqua Recchia, segretario generale del ministero per i Beni culturali, uno di quei dirigenti statali che si vedono poco in tv ma lavorano molto, senza perdere tempo.
Ma la tempestività della macchina dei Beni
culturali non ha potuto impedire la perdita della Basilica di San Benedetto a Norcia, simbolo
del monachesimo benedettino, presente nell’area norciana dal XII secolo, e della città dal
XIV secolo, quando sorse la struttura principale e il campanile. Rimane solo la facciata tardogotica col rosone. Giù il campanile, costruito
nel 1388 e riedificato nella parte più alta dopo il
terremoto del 1703. Giù il portico laterale. Solo
venerdì 28 i tecnici dei Beni culturali, con i vigili del fuoco (come ha raccontato Fabio Carapezza Guttuso, coordinatore nazionale dell’Unità di crisi del ministero di Dario Franceschini) avevano compiuto un sopralluogo per
valutare eventuali interventi.
La foto del crollo ha fatto il giro del mondo,
campeggiando sui siti di Bbc, del New York Times e Washington Post. I carabinieri del Patrimonio artistico sono riusciti a recuperare tra le
macerie una delle Pale della chiesa, che raffigura la Madonna.
Sempre a Norcia, semidistrutta la concattedrale di Santa Maria Argentea, costruita nel
1556. Distrutto il santuario della Madonna Addolorata, meta di una radicata devozione popolare, del XIII secolo. Distrutta la chiesa di
Santa Rita, del XVII secolo. Crollata la chiesa di
San Francesco, costruita intorno al 1385 dai
francescani, ricostruita dopo il terremoto del
1859: all’interno c’erano la biblioteca civica e
l’archivio storico comunale con 1.200 pezzi.
Ma da tutta l’area sismica arrivano notizie di
danni. Il campanile di Sant’Angelo Magno ad
Ascoli Piceno è gravemente lesionato e rischia
il crollo. Ad Amatrice è crollata la torre civica e
ciò che rimaneva della chiesa di Sant’Agostino.
Rispetto al disastro di agosto, col terremoto
Il crollo
Sopra, la
basilica di San
Benedetto a
Norcia dopo il
sisma che ha
colpito l’Italia
centrale ieri
mattina
(LaPresse). A
fianco, la
chiesa, oggetto
di un restauro
negli Anni 50,
prima dei crolli
I danni
Sopra, la crepa
sul frontone
della basilica di
San Paolo fuori
le Mura a Roma
che si è
originata a
causa del
sisma
(LaPresse).
A destra, la
concattedrale
di Santa Maria
Argentea
a Norcia (Ansa)
di ieri la macchina dei Beni culturali è chiamata a uno sforzo doppio, come spiega sempre
Antonia Pasqua Recchia: «Si parte con la prima
ricognizione dei nuovi danni, dove sarà possibile accedere. E cominceremo i sopralluoghi
per rivedere il piano che era stato già fatto dopo il primo terremoto, per mettere a punto meglio la protezione delle parti crollate». Macerie
che non vanno disperse in vista di una possibile riedificazione.
Molta paura anche a Roma, dove il terremoto
ha impaurito la cittadinanza: il suolo di tipo alluvionale, come ha spiegato il sismologo Antonio Piersanti, amplifica le scosse. Chiuso per
precauzione il meraviglioso complesso di sant’Ivo alla Sapienza, costruito tra il 1642 e il 1660
da Francesco Borromini, universalmente riconosciuto come un capolavoro assoluto del Barocco romano con la sua spirale alla sommità,
unica al mondo.
Crepe e cadute di calcinacci nella Basilica di
San Paolo fuori le Mura, del 391 ma in gran parte ricostruita dopo il devastante incendio del
1823 (papa Pio VII era in agonia e non ebbero il
coraggio di avvertirlo, morì senza sapere della
semi-distruzione).
I vigili del fuoco hanno appurato, come ha
dichiarato l’ingegner Paolo De Angelis alla guida del Corpo del Vaticano, che non ci sono problemi strutturali: una chiusura precauzionale,
poi la riapertura. De Angelis ha parlato di un
costante monitoraggio per la Basilica di San
Pietro, ieri assolutamente indenne. Chiuso alle
visite del pubblico il Quirinale, sempre per precauzione.
Identica misura per i Musei Capitolini, per
permettere un’accurata ispezione (è apparsa
una piccola crepa nell’intonaco del Palazzo senatorio). Chiusa per un’ora la Basilica di San
Lorenzo, anche questa ricostruita dopo il bombardamento del luglio 1943. Ispezioni accurate
alla Basilica di San Giovanni (la cattedrale di
Roma). Chiuso anche (sempre per poco) il museo di Santa Maria Maggiore.
Ancora a Roma, verifiche alle strutture del
Colosseo (nel terremoto del 1703 subì notevoli
danni), alla Colonna di Traiano al Foro, costruita su una base di roccia e quindi abbastanza
stabile, alla Colonna di Marco Aurelio in piazza
Colonna, che invece poggia sull’argilla ed è più
instabile.
Da oggi, lunedì, si riprende il complesso lavoro di catalogazione dei danni. Al ministero
assicurano che tutto verrà ricostruito, com’era
e dov’era. Ma occorreranno molti fondi. E un
lavoro assiduo. Perché ne va delle nostre radici,
della nostra identità, della nostra storia.
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14
#
Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere della Sera
15
Corriere della Sera Lunedì 31 Ottobre 2016
#
Politica
Tensioni in Campidoglio, Marra cambia ancora ruolo
Il fedelissimo della sindaca va dal Personale al Commercio. Contro di lui il pressing di Grillo
Il risultato delle pressioni
politiche è un altro «ricollocamento» dopo il discusso passaggio da vicecapo di gabinetto a capo del Personale: Raffaele Marra,
fedelissimo di Virginia Raggi ma
indigesto sia ai vertici sia ai consiglieri M5S, ora sarà spostato a capo del dipartimento Sviluppo economico-attività produttive del Comune, cioè il Commercio.
Stasera al vertice in Campidoglio per organizzare la rotazione
nella struttura comunale, un giro
di nomine che coinvolge 163 posizioni — non quelle apicali: capo
ROMA
In Comune
Raffaele Marra,
44 anni, sarà
posto a capo del
dipartimento
del Commercio
dei vigili, avvocatura e ragioneria
procedono con l’interim perché si
stanno ancora vagliando i curricula dei sostituti — Marra non dovrebbe partecipare. Perché la sua
posizione è quella particolarmente (e politicamente) delicata: il leader del Movimento Beppe Grillo
ha ripetutamente chiesto a Raggi
di svincolarsi da lui, dal suo «imbarazzante» pregresso da pezzo
forte dell’amministrazione targata
Gianni Alemanno e dal parere
Anac che ha mosso «rilievi di legittimità» sulla nomina dei due
elementi chiave del Campidoglio
gestione M5S: Salvatore Romeo,
capo della segreteria politica della
sindaca, e Marra, appunto.
L’ultimo inghippo sarebbe l’incrocio dei fratelli Marra in Campidoglio: Renato, fratello di Raffaele, sarebbe in lizza per guidare una
task force della polizia Municipale
e, ovviamente, il caso ha subito innescato sospetti di familismo e
clientele tra i consiglieri Cinque
Stelle in tensione per la richiesta
di «attenzione massima» arrivata
la scorsa settimana da Grillo in
persona. E sebbene in tanti abbiano cercato di far riflettere la sinda-
ca sull’opportunità di collocare
Marra al comando di un dipartimento comunque strategico come
quello del Commercio, finora
Raggi ha resistito alle pressioni arrivate da Milano, dai parlamentari
Cinque Stelle romani — famoso
l’attacco di Roberta Lombardi:
«Marra è il virus che ha infettato il
Movimento» — e dalla sua maggioranza in Comune. Eppure Grillo è stato perentorio in molte circostanze, soprattutto nelle due visite a Palazzo senatorio: vorrebbe
Marra via dal Campidoglio, magari in un Municipio periferico, cioè
lontano dai riflettori e dalla macchina amministrativa. «Ha troppo
potere, te ne devi liberare», fu il
primo alert alla Raggi. E lo stesso
concetto Grillo lo ha ribadito alla
sindaca venerdì nel corso di una
telefonata rovente. Al termine della quale è uscito l’ennesimo compromesso: dal Personale al Commercio. Il che rischia di innescare
nuove polemiche e nuovi dubbi
sui rapporti di potere all’interno
del Comune. Un altro ibrido, insomma. Fino alla prossima crisi.
Andrea Arzilli
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L’analisi
di Sergio Rizzo
«S
iete fortunati che
non siamo arrivati prima. Perc h é l a N u vo l a
non ve l’avremmo fatta mai
costruire». Con queste gentili
parole Salvatore Romeo, il segretario particolare di Virginia
Raggi, accoglie un mese fa nel
suo ufficio il nuovo amministratore delegato dell’Eur spa
Enrico Pazzali. Lasciandolo
letteralmente di stucco. Poco
importa che il Comune non
sia nemmeno proprietario
della società che ha realizzato
il centro congressi progettato
da Massimiliano Fuksas, controllata dallo Stato al 90 per
cento. Il biglietto da visita della giunta a 5 Stelle è inequivocabile. E la spiegazione per
quanto accaduto sabato all’inaugurazione della Nuvola,
con le accuse della sindaca di
Roma in diretta tivù e i fischi
della platea, è tutta qui. Inutile
affannarsi in dietrologie. Il
messaggio è inequivocabile. Il
nuovo centro congressi è considerato da chi oggi governa
Roma il simbolo di un sistema
che si regge su sprechi e malaffare.
Sappiamo come purtroppo
hanno sempre funzionato le
opere pubbliche in questo Paese, e nemmeno la Nuvola è
stata risparmiata da mille traversie. A cominciare dai 18 anni che ci sono voluti per costruire il nuovo centro congressi, con i primi nove passati praticamente senza piantare
un chiodo. Per continuare con
i 353 milioni spesi, di cui 239
per l’appalto aggiudicato a
Condotte: somma paragonabile a quella investita nella famosa città dello sport progettata da Santiago Calatrava a
Tor Vergata. Con la differenza
che lì è come se avessero buttato i soldi dalla finestra, mentre la Nuvola almeno è stata finita.
E senza poi dire di alcune
amenità che hanno punteggiato quei 18 anni, di cui tutti
hanno qualche responsabilità
più o meno grande. L’immancabile arbitrato per regolare le
pendenze precedenti all’appalto, costato 5 milioni e mezzo. La burocrazia comunale,
che ci ha messo tre anni solo
per dare i permessi: incassando però 9 milioni e mezzo di
oneri concessori (lo sa la sindaca?). I professionisti degli
incarichi, già pronti ad acca-
I costi
239
milioni
il costo dell’appalto vinto
dalla Condotte
5,9
milioni
il costo delle
opere
complementari
L’opera La «Nuvola», il nuovo centro congressi di Roma disegnato da Massimiliano Fuksas, è stato inaugurato sabato dal premier Matteo Renzi e dalla sindaca Virginia Raggi (ItalyPhoto)
«Non l’avremmo mai fatta»
La linea Raggi sulla Nuvola
e il «terrore» degli appalti
Il suo segretario all’ad di Eur: siete fortunati che siamo arrivati ora
Il progetto
 Massimiliano
Fuksas,
architetto, 72
anni, per
il nuovo centro
congressi
di Roma,
nel quartiere
dell’Eur,
ha progettato
un edificio
in vetro
e acciaio
al cui interno
è ricavato
un auditorium
a forma
di nuvola
parrarsi il collaudo finale per
cui era prevista una spesa di
1,2 milioni, e che senza l’intervento dell’autorità di vigilanza
era stato già per metà destinato ad Angelo Balducci, in seguito assurto agli onori delle
cronache per lo scandalo della
Cricca. La società Eur spa, gestita a lungo in modo sconcertante, al punto di dover portare i libri in tribunale. Ha lasciato segni profondi soprattutto il passaggio al vertice di
tal Riccardo Mancini, condannato a due anni in primo grado per tentata estorsione,
«amico e sodale», come l’ha
definito su Repubblica Carlo
Bonini, di quel Franco Panzironi amministratore delegato
dell’Ama (e factotum della
fondazione di Gianni Alemanno): il cui figlio è fra gli assunti da Mancini a Eur spa. E qui
l’intreccio delle persone e dei
ruoli presenta aspetti sbalorditivi e coincidenze sorprendenti.
Perché nell’operazione di
vendita dell’albergo da 490
stanze realizzato accanto alla
Nuvola e compreso nell’appal-
to spunta, come racconta Bonini, un signore che si chiama
Giuseppe Rojo: lo incarica tramite bando il mediatore estero che segue la pratica. Professionista a tutto tondo, è stato
anche amministratore delegato di una società di Equitalia
all’epoca dell’ultimo governo
Berlusconi. Ha interessi variegati e a un certo punto la sua
strada incrocia, nell’azionariato della Società generale edizioni romane di cui è socio rilevante Paolo Bulgari, quella
dell’avvocato Pieremilio Sammarco, nume tutelare di Virginia Raggi. Un rapporto, quello
fra Rojo e Sammarco, capace
di spiegare la circostanza che
vede l’attuale sindaca di Roma
assumere per un anno la presidenza della HGR. L’acronimo sta infatti per Holding
I dossier al palo
Dalla metro allo stadio,
il rebus delle scelte che
la giunta adotterà sulle
incompiute di Roma
Giuseppe Rojo, di proprietà
sua e della sorella Gloria Rojo:
la segretaria di Panzironi assunta dall’Ama a chiamata diretta per essere poi licenziata
con l’arrivo di Ignazio Marino
al Comune e di Daniele Fortini
alla municipalizzata. Dimissionato a sua volta, Fortini,
con lo sbarco di Virginia Raggi
al Campidoglio.
Dunque all’ombra della Nuvola ci sarebbero tutti gli ingredienti per una fiction alla
carbonara. Le parole di Romeo
e la performance della sindaca
ribadita oggi in un tweet
(«L’opera architettonica è bellissima ma ha avuto un costo
imponente che non riescono
nemmeno a quantificare») riportano però bruscamente alla realtà. L’amministrazione
che guarda con diffidenza all’unica opera di architettura
moderna dai tempi dell’Auditorium, bollandola a priori come un gigantesco inutile spreco anche a prescindere da una
doverosa verifica del piano industriale, è la stessa che ha
detto no alla candidatura di
Roma per le Olimpiadi del
2024. Avendo considerato anche quelle uno spreco insostenibile. E che in questioni apparentemente minori manda
segnali coerenti con questa linea di condotta. Un esempio?
C’è mancato poco che il 27 ottobre l’apertura del Luna park
dell’Eur, uno storico parco di
divertimenti chiuso da decenni, saltasse per una questione
sollevata dal presidente grillino del municipio.
Se queste sono le premesse,
che cosa ci si deve attendere
quando il Campidoglio a trazione grillina si dovrà misurare con dossier giganteschi, alcuni dei quali già ammuffiti?
Che ne sarà della Metro C,
opera essenziale per la città
eppure evidentemente sbagliata nella progettazione e
nelle scelte realizzative, con la
conseguenza che la spesa di
3,7 miliardi sostenuta finora
risulta inutile? E della folle città dello Sport di Tor Vergata,
insensata cattedrale nel deserto per il cui completamento
sarebbero necessari ancora
400 milioni? O della vecchia
Fiera che cade a pezzi, rappresentando una voragine finanziaria senza fondo? Oppure
del previsto stadio della Roma
e dell’immenso piano immobiliare che dovrebbe accompagnare l’operazione? Per non
parlare dei tanti possibili progetti di riuso (quelli sì, davvero fondamentali) del patrimonio pubblico in stato di abbandono. Per ognuno di ques t i d o s s i e r s e r v i re b b e ro
risposte urgenti, anziché la
sospettosa indifferenza che
trapela da certe dichiarazioni.
Governare significa questo.
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28,8
milioni
le spese tecniche (progettisti
compresi)
9,5
milioni
gli oneri concessori versati
al Comune
19,8
milioni
il costo dell’accordo bonario
con Condotte
37
milioni
le spese per
personale e
oneri finanziari
13
milioni
gli oneri
sostenuti
prima del 2007
16
POLITICA
Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere della Sera
#
Berlusconi e Salvini divisi su alleanza ed euro
La Lega: asse solo con un pezzo di FI. Ma l’ex premier: «Tutto bene tra noi». E rilancia l’idea della doppia moneta
Quando si vedono, assicura Silvio Berlusconi, è un
idillio: «Nell’ultimo incontro
ci siamo salutati dandoci “il
cinque” come i ragazzi e Salvini mi ha detto: “Insieme vinciamo”», è il racconto affidato
dal leader di FI a Bruno Vespa
nel suo libro C’eravamo tanto
amati. Ma le versioni non collimano, e non sembra che tra i
due capi del centrodestra siano solo pacche e unità. Perché
Salvini, nello stesso libro, appare molto più aggressivo sul-
ROMA
I rapporti
 Il 28
settembre,
nella residenza
milanese di
Silvio
Berlusconi in
via Rovani, l’ex
premier
incontra
Giorgia Meloni
e Matteo
Salvini
 I tre sono
«uniti per il No»
al referendum,
scrivono in una
nota, «non sarà
un salto nel
buio». Il vertice
arriva dopo
mesi di tensioni
(«Mai più
schiavi di
Berlusconi»
aveva detto
Salvini)
 Il 19 ottobre,
in via Rovani,
i leader di FI,
Lega e Fratelli
d’Italia si sono
nuovamente
incontrati per
coordinare le
strategie della
campagna
per il No
La «sovranità»
Il leader di FI: una divisa
nazionale accanto a
quella europea. Il capo
leghista: non regge
la possibilità di alleanza futura: «Se FI starà ancora con la
Merkel, se i suoi parlamentari
voteranno ancora in Europa
insieme ai socialisti e a quelli
di Renzi» nessun accordo è
possibile. O almeno, è l’affondo malizioso del leader della
Lega, non lo sarà con tutta FI:
«Con Toti, con alcuni parlamentari e sindaci di FI la convergenza può avvenire domani
mattina, con altri credo che
non faremo molta strada insieme».
In verità, ipotesi di scissione
in FI al momento risultano improbabili. Ma linee diverse sono evidenti. Non solo tra gli
azzurri, ma anche tra molti di
loro e Berlusconi. Perché quelo che sostanzialmente Salvini
rimprovera a Berlusconi — e
con lui Meloni, Toti, ma anche
molti colonnelli forzisti — è di
non permettere che la «nuova
classe dirigente» emerga e si
legittimi, magari attraverso
primarie o meccanismi simili.
«Berlusconi — dicono molti
di loro — pensa ancora che la
Corte di Strasburgo gli ridarà
l’agibilità politica, e fino a quel
momento non investirà nessuno come suo successore». Né
di un altro partito, né del suo,
se è vero che anche Parisi nelle
ultime settimane è parso più
isolato, pur continuando la
sua corsa sul territorio, mentre
il Cavaliere continua i suoi
«casting» a Villa Gernetto per
scovare «volti nuovi» da mandare in tivù o lanciare nel partito.
Dopo il 4 dicembre, soprattutto in caso di vittoria del No
(che realmente il leader azzurro sostiene), si apriranno nuovi scenari: Salvini potrebbe
tentare l’affondo, Berlusconi
tenere tutto sotto controllo. Lo
 La parola
COALIZIONE
Dalle Politiche del 1994 il centrodestra si è
strutturato come una coalizione tra Forza
Italia, Lega Nord, Alleanza nazionale e
centristi di area cattolica. Dopo la parentesi
del Pdl, i partiti di riferimento restano FI,
Lega e Fratelli d’Italia: con l’Italicum
dovrebbero presentarsi in un’unica lista.
Bruxelles Dopo sette anni di trattative
Firmato l’accordo
di libero scambio
tra Canada e Ue
A Bruxelles, poco distante dalla Vallonia — che con il suo veto iniziale ha
tenuto per due settimane in ostaggio l’accordo, dopo sette anni di negoziati —
ieri è arrivata la firma. Il Ceta, accordo di libero scambio Europa-Canada, vede
la luce: a siglarlo, il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, il
premier canadese Justin Trudeau e il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk
(foto Afp). Ora servono le ratifiche: del Parlamento Ue e di quelli nazionali.
si capisce anche quando i due
leader parlano di Europa. Per
quello di FI si deve sì «tornare
alla sovranità monetaria», ma
«agendo su due fronti: da un
lato bisogna rendere l’euro
competitivo con le altre principali valute, dall’altro affiancarlo a una moneta nazionale
aggiuntiva». Per Salvini invece
«la doppia moneta non regge.
Occorre andare a una uscita
controllata e coordinata dall’euro».
Insomma, le distanze sono
profonde e gli sbocchi futuri
incerti. Il leader azzurro conta
su una vittoria del No, che lo
renderebbe comunque centrale sia per formare un nuovo
governo che per decidere sulla
nuova legge elettorale, ma
mantiene il basso profilo. Che
nei suoi discorsi giustifica con
la volontà di non far diventare
il referendum «un Armageddon» — un giudizio finale catastrofico — per l’Italia.
«Nelle cancellerie, all’estero, nei mondi che contano
non devono pensare che se
vince il No sarà il disastro, che
il Paese crollerà. Non bisogna
spaventare, come sta facendo
Renzi, ma rassicurare che non
ci saranno sconquassi», è il
concetto che ripete. Nelle
piazze ci vadano i suoi, insomma: e sabato Gasparri riunirà
tutto il centrodestra a Roma,
l’11 lo farà Toti a Genova, il 19
tutta FI farà una manifestazione a Napoli. Senza Berlusconi,
che diserterà le piazze, assicurano.
Paola Di Caro
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che valore hanno la natura e la tradizione contadina?
insieme a te
per gli agricoltori
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POLITICA
Corriere della Sera Lunedì 31 Ottobre 2016
17
#
Il retroscena
di Alessandro Trocino
La sinistra non vede un’intesa
Pronta la campagna per il No
 Il congresso
Scetticismo sull’Italicum, gelo su Cuperlo in piazza. Lui: lo rifarei
ROMA Miguel
Gotor oggi sarà a
Foggia, per rappresentare il
No al referendum, insieme a
Gaetano Quagliariello. Per i
prossimi giorni ha già una
ventina di inviti, a cominciare
da Sorrento venerdì. Roberto
Speranza ne ha a decine anche
lui di inviti sul territorio, a cominciare dal prossimo, il 4 novembre in Puglia. Li tiene in
stand by, «per rispetto alla
trattativa ancora in corso», ma
è una formalità. Insomma, il
treno del No con altre decine
di appuntamenti in tutta Italia
della minoranza dem è già
partito e sembra aver lasciato a
terra Gianni Cuperlo. A far salire la tensione, e indignare
molti a sinistra, è stata anche
la sua partecipazione a sorpresa, con tanto di accoglienza festosa, alla manifestazione del
sì in piazza del Popolo.
Speranza è rimasto di sasso,
avvertito solo pochi minuti
prima dell’arrivo in piazza, nonostante diverse telefonate
nei giorni precedenti: «Molti
di noi sono stati spiazzati da
questa partecipazione». Perché, spiegano a sinistra, «è come se avesse già deciso di dar
ragione a quelli del Sì, di cedere alle parole vaghe di Renzi e
dei suoi». Speranza non si
pronuncia da settimane,
aspettando di capire se si pro-
Insieme Lorenzo Guerini, 49 anni, vicesegretario del
Pd, e Gianni Cuperlo, 55, deputato della minoranza
dem, in piazza sabato a Roma
(Benvegnù-Guaitoli)
Cuperlo sente il clima negativo che si sta creando intorno
e reagisce: «In politica si può
sbagliare e nel mio piccolo sono più gli errori che mi imputo
che non i meriti. Però questo
spirito distruttivo, questa denigrazione dell’altro che segna
come un marchio questa stagione, temo possa scardinare
quel tanto di coesione senza la
quale non si costruisce nulla.
Ripeto: chi è alla guida porta
di su di sé le responsabilità più
grandi: e purtroppo ancora nel
discorso di ieri questa consapevolezza è apparsa mancante. Io continuerò a cercare la
via di un altro metodo».
Via che in diversi nella minoranza credono che sia ormai
un vicolo cieco. Non è un caso
che Gotor attacchi sarcasticamente la partecipazione di Cuperlo alla manifestazione di
piazza del Popolo: «Credo che
si sia interrogato a lungo, morettiamente, se lo si sarebbe
notato di più andando o restando a casa. Poi ha deciso di
andare e in effetti ha avuto ragione: lo si è notato di più».
Con risultati decisamente sgraditi al senatore della minoranza: «Ho visto il selfie con la Boschi: sembrava il rapace che acchiappa l’uccellino». Insomma, per Gotor Cuperlo è stato
arruolato nelle fila della maggioranza renziana. Senza reali
speranza di un vero accordo in
zona Cesarini sulla legge elettorale: «Serve un provvedimento di legge a nome del governo, irreversibile. Noi crediamo nei miracoli ma siamo come San Tommaso: se non
mettiamo il dito nel costato del
Signore, non ci crediamo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Per la legge elettorale
La commissione voluta
da Renzi non decolla
In pochi sperano nella
riunione di mercoledì
durrà l’attesa retromarcia sulla legge elettorale. Ma il Comitato lanciato da Renzi stenta a
decollare. Un risultato era stato promesso prima della manifestazione. Poi è slittato:
mercoledì sera ci sarà un’altra
riunione, ma stavolta lo scetticismo è totale.
Cuperlo ieri ha voluto confermare su Facebook la sua posizione: «Con il senno del giorno dopo tornerei in quella piazza». Perché «lì c’era un pezzo
del Pd e della sinistra». Anche
se lo stesso rispetto, «forse anche più grande», va «a chi in
quella piazza non è andato perché non la sentiva sua». Cuperlo ribadisce la sua posizione,
per chiarezza: «Se nei prossimi
giorni ci sarà un atto concreto
del segretario sull’Italicum si
potrà ridurre la frattura. Altrimenti voterò no e ne trarrò le
conseguenze annunciate». Ovvero le dimissioni da deputato.
 La parola
COMMISSIONE
Il 10 ottobre Renzi, alla
direzione Pd, ha lanciato la
commissione per
modificare la legge
elettorale, in risposta alla
minoranza dem pronta al
No al referendum se
l’Italicum non cambia.
La commissione è formata
dai capigruppo Luigi
Zanda (Senato) ed Ettore
Rosato (Camera), dal
vicesegretario Lorenzo
Guerini, dal presidente
Matteo Orfini e da Gianni
Cuperlo, della minoranza.
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
Gianni
si sarà
interrogato
morettianamente se lo
si sarebbe
notato di
più
andando o
restando a
casa. È
andato e ha
avuto
ragione: lo
si è notato
di più
Miguel Gotor
Emma Bonino
torna in campo
e spinge
i Radicali italiani
ROMA L’ultima volta che è
apparsa in pubblico, Emma
Bonino (nella foto) ha
rassicurato sulla scomparsa
di quell’«antipaticissimo
signore denominato
tumore». Ieri, al congresso
dei Radicali italiani, non ne
ha fatto cenno ma si è
concentrata sulla politica:
ha aperto la sessione
straordinaria
sull’immigrazione, per
«cambiare il racconto»,
«sconfiggere la grande
bugia» e dibattere sul
«futuro dell’Europa». Ma la
sua presenza è anche un
endorsement alla battaglia
dei Radicali italiani di
Riccardo Magi e Marco
Cappato, freschi di rottura
con il Partito radicale di
Maurizio Turco e Rita
Bernardini. Dietro di lei,
campeggiava una grande
immagine di Marco
Pannella, l’uomo al fianco
del quale ha combattuto
tutte le battaglie. Fino alla
rottura, politica e umana,
degli ultimi tempi. Ma la
Bonino è donna che guarda
al futuro, con gli occhi del
presente, e ha ancora molta
energia da mettere
nell’impegno radicale. Oggi
è atteso un altro suo
intervento, all’hotel Roma
sull’Aurelia, dove si tiene il
Congresso, che chiude
domani. E questa volta
potrebbe esserci una nota
politica più diretta, per
patrocinare i Radicali
italiani, che si trovano nel
momento più difficile della
loro breve storia. Maurizio
Turco, proprio alla vigilia
del congresso, ha scritto
una lettera di fuoco,
annunciando che il Partito
radicale «non continuerà
ad alimentare con denaro,
mezzi e strumenti, come
abbiamo fatto negli ultimi
dieci anni, chi ha operato
una svolta rispetto alla
nostra storia». Allusione
all’intenzione dei Radicali
italiani di modificare lo
Statuto, eliminando la
parola «italiani» e
consentendo la
partecipazione alle elezioni
con il proprio simbolo. La
Bonino, negli ultimi mesi
— tra Pannella, rinchiuso
nel cerchio magico di
Angioli, Turco e
Bernardini, e Cappato-Magi
— ha scelto questi ultimi.
Continuando le sue
battaglie specifiche, sul
fronte immigrazione. Ieri
ha spiegato che «la sfida è
tra l’Europa dei muri e
quella dell’integrazione
ordinata, l’Europa che li
vuole lasciare annegare e
l’Europa che si fa carico di
una necessità, che abbiamo
anche noi, di cambiare le
norme». Di fronte a un
«declino demografico
drammatico», i migranti
«possono divenire, da
emergenza, grande
opportunità».
Al. T.
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18
Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere della Sera
#
Esteri
«La memoria della Shoah valore per tutti»
Mattarella in Israele ribadisce il sostegno alla sicurezza dello Stato ebraico e condanna i boicottaggi
«Tempo presente e tempo passato / sono forse
entrambi presenti nel tempo
futuro / e il tempo futuro è contenuto nel tempo passato. / Se
tutto il tempo è eternamente
presente / tutto il tempo è irredimibile». Sono celebri i versi
nei quali Eliot affrontava il significato del tempo e l’idea
della sua circolarità connessa
alla redenzione. Qualcuno ci
ha visto, allargandosi, intenti
demolitori verso la funzione
pedagogica della storia, tema
caro pure a Montale («la storia
non è magistra / di niente che
ci riguardi») quando suggeriva che le cose peggiori possono accadere di nuovo, se non
si trae lezione da quanto accaduto prima di noi.
Una questione, «le confortevoli amnesie», sentita in
modo acutissimo in Israele, e
non a caso Sergio Mattarella la
riprende nei gesti che cadenzano il suo primo giorno a Gerusalemme. Con l’omaggio allo Yad Vashem, memoriale
dell’Olocausto. La deposizione
GERUSALEMME
Polemiche
 Ieri il primo
ministro
israeliano
Benjamin
Netanyahu
ha dichiarato
che Israele
è pronto ad
aiutare l’Italia
colpita dal
terremoto
 L’offerta
di sostegno
è arrivata dopo
le polemiche
nate per le
parole del vice
ministro della
Cooperazione
regionale
Ayoob Kara,
che ha definito
il terremoto
di mercoledì
scorso una
punizione
divina per
il voto di
astensione
sulla
risoluzione
dell’Unesco
che nega
il legame
di Israele con la
Spianata delle
moschee a
Gerusalemme
Est
di una corona di fiori alla tomba di Shimon Peres, sul Monte
Herzl. La messa a dimora di un
ulivo nella Foresta delle Nazioni. E, soprattutto, con una lectio magistralis all’Università
ebraica, dove avverte che «il risultato della dissipazione della memoria comporta, per le
nuove generazioni, il rischio
di ripetere errori talora commessi da quelle precedenti».
Per cui, aggiunge, «si ha la
sensazione che certe eterne
domande siano al cuore dei
grandi problemi che le nostre
società sono chiamate a risolvere».
Quali domande, quali problemi? Anzitutto quelli sulla
consapevolezza di cos’è stata
la Shoah, «la cui memoria è
Tratto costitutivo
«La memoria della
Shoah è un tratto
costitutivo dell’Italia
repubblicana»
valore fondante della società
israeliana ed è divenuta, anche
nel nostro Paese, un tratto costitutivo dell’Italia repubblicana» (e sulla «responsabilità
della memoria» si fonda oggi
il «nostro forte sostegno alla
piena sicurezza d’Israele e
l’inammissibilità di ogni boicottaggio»). Ma anche, se ci si
concentra sul «tempo presente», le domande aperte dalla
internazionalizzazione di mercati e tecnologie.
«Il mondo è stato reso più
piccolo dalla globalizzazione e
questo ha reso le disuguaglianze più evidenti, marcate
e, a lungo andare, insostenibili, oltre che moralmente inaccettabili». Tanto che «il divario nelle conoscenze tecnicoscientifiche si è trasformato in
una barriera difficilmente sormontabile». Un esempio viene
dalla difficoltà d’accesso ai
nuovi saperi, visto che «un miliardo e 200 milioni di persone
non hanno l’accesso all’energia elettrica». Insomma, se la
globalizzazione prometteva di
distribuire a tutti benessere e
modernità attraverso il sistema dei vasi comunicanti, per
troppi quella sfida resta un fallimento. E Mattarella lo segnala agli studenti. «Lo straordinario progresso tecnologico
degli ultimi cinquant’anni si è
trasformato in ulteriore fattore
di divisione, una nuova faglia
che attraversa le nostre società, che separa, suo malgrado,
coloro che hanno potuto beneficiare del progresso da
quanti sono lasciati indietro».
Sono gli «sconfitti» della
globalizzazione, «ai margini
nelle società sviluppate e all’interno dei Paesi ancora in
via di sviluppo».
Una realtà con ampie ripercussioni, della quale è indicativo «il nodo delle migrazioni», che ha innescato un acceso dibattito in Europa, «spingendo le opinioni pubbliche
di alcuni Paesi su inedite posizioni di chiusura».
È l’assillo del capo dello Stato, che ha già affrontato più
volte questo dossier critico. Lo
L’omaggio
Sotto a sinistra
il presidente
della
Repubblica
Sergio
Mattarella
durante
la visita
al Yad Vashem
Holocaust
Memorial
museum a
Gerusalemme.
Sotto a destra,
dall’alto verso
il basso, ancora
Mattarella al
museo mentre
rende omaggio
alle vittime
dell’Olocausto
e durante la
piantumazione
di un ulivo
alla Foresta
delle Nazioni,
sempre a
Gerusalemme
(Foto Afp,
Lapresse, Ansa)
fa ancora ricordando che «siamo chiamati, e lo saremo sempre più, a mettere insieme tutte le nostre forze per rispondere alle esigenze di una parte
crescente della popolazione
mondiale che dev’essere posta
in condizione di condividere il
livello di conoscenza e benessere acquisito dalle nostre società».
Ecco dove misureremo il significato profondo della solidarietà, superando «l’irrazionale paura dell’altro» e con
l’impegno educativo di trasmettere alle nuove generazioni il nostro sistema di «valori»
e, in definitiva, allontanando
un’idea distorta. Cioè di reagire «soltanto chiudendosi dentro un proprio spazio, che può
forse rassicurarci nel breve periodo, ma non può essere una
strategia a lungo termine».
Perché i fenomeni «vanno
compresi e governati, non affrontati solo con misure passive».
Marzio Breda
© RIPRODUZIONE RISERVATA
 In seguito
alle scuse
del ministro
degli Esteri
israeliano
Emmanuel
Nahshon,
il presidente
Sergio
Mattarella
è partito per la
visita in Israele
che durerà fino
a mercoledì
Lo scrittore
di Davide Frattini
L’autore
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
Ariel Sharon era
morto da poco meno di quattro
ore e i profeti su Twitter già
proclamavano come il primo
ministro fosse stato punito per
aver dato ordine di evacuare i
coloni israeliani dalla Striscia
di Gaza nel 2005. I rabbini oltranzisti allora lo avevano maledetto per poi sostenere che i
loro strali devoti lo avessero
spedito nel coma da cui non si
è mai risvegliato. «Invocare le
ritorsioni divine è ormai la
continuazione della politica
con altri mezzi», commenta lo
scrittore Etgar Keret. Per spiegare che richiamare la sciagura
— come ha fatto il viceministro
Ayou Kara — non è una sciagura isolata. «Dentro al governo
GERUSALEMME
 Etgar Keret,
49 anni, è uno
scrittore, attore
e regista
israeliano
 È il terzo
figlio di genitori
sopravvissuti
all’Olocausto
ed è docente
all’Università
di Tel Aviv
«Una deriva messianica
nella nostra politica
E si invocano sciagure»
israeliano soffia uno spirito
messianico. Tzipi Hotovely, viceministra degli Esteri, è convinta che il Tempio a Gerusalemme verrà ricostruito nel nostro tempo. Io sono agnostico e
anche se credessi in Dio non
penso lavorerebbe per Netanyahu, di certo Kara non sarebbe
il suo profeta. Non è un problema di fede religiosa, ma di uso
che viene fatto della religione.
Se un partito è convinto di possedere la verità piovuta dal cielo, considererà gli altri sempre
dalla parte sbagliata. E da punire per le loro idee».
Kara è invece un’eccezione
— continua Keret — come politico arabo che siede in una coalizione di destra. Anche tra i
drusi che sono gli unici arabi
israeliani a prender parte alla
 Diritti Umani
Caso Regeni, l’Italia all’Onu
non vota per l’Egitto
La rappresentanza italiana all’Onu, su
istruzioni della Farnesina, non ha votato
l’Egitto nell’elezione, il 28 ottobre, per
l’organismo sui diritti umani Onu. Lo si
apprende da fonti della Farnesina che ha
dato indicazione in questo senso in coerenza
con la posizione di Roma sul caso del
giovane ricercatore assassinato al Cairo,
Giulio Regeni. La decisione italiana per
l’elezione, a voto segreto, del consiglio
dell’organismo il cui compito è la
promozione dei diritti umani nel mondo, è
stata anticipata a tutti gli attori coinvolti.
leva obbligatoria e dimostrano
storicamente lealtà allo Stato
israeliano. Ayoub è così fedele
al primo ministro Benjamin
Netanyahu e al partito al potere
da aver voluto sacrificare in
passato una pecora per ogni
deputato che aveva lasciato il
suo Likud per allearsi con i rivali.
«Non ci sono dubbi che il
nostro parlamento sia sempre
più tribale», commenta il romanziere che nel Paese rappresenta la «tribù» laica di Tel
Aviv. «Una volta era possibile
discutere, essere pro o contro
un accordo di pace con i palestinesi, senza venir colpiti da
un incantesimo di sfortuna
lanciato dai manichei». In realtà Ayoub ha un rapporto con la
divinità più tollerante di quello
che la sua frase sul terremoto
come punizione per l’astensione dell’Italia all’Unesco lascerebbe pensare. «Credo in un
potere ultraterreno — ha risposto qualche settimana fa al
quotidiano Haaretz che gli
chiedeva della sua religiosità
—, un potere che è comunemente chiamato Dio. Tuttavia
non credo nelle religioni perché Dio non permetterebbe le
lotte e le divisioni che causano
nel mondo da lui creato».
La risoluzione votata all’Unesco — con una formulazione
che cancella i legami dei luoghi
sacri a Gerusalemme con
l’ebraismo — rappresenta secondo Keret un doppio errore:
«L’organismo dell’Onu non
può sostenere una parte o l’altra, preferire una religione o
l’altra. È assurdo negare la Storia, il valore che ha per noi il

L’errore dell’Unesco
Così permette al governo
di destra di respingere
le proposte positive della
comunità internazionale
Muro del Pianto. Anche perché
permette al governo di destra
di respingere le proposte e gli
interventi della comunità internazionale anche quando sono
positivi e, per esempio, vengono esercitate pressioni perché
Netanyahu ritorni ai negoziati».
dafrattini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ESTERI
Corriere della Sera Lunedì 31 Ottobre 2016
19
#
ELEZIONI USA IL RACCONTO
di Cathleen Schine
L
a prima cosa che accadrà se Hillary
Clinton vince è che andrò a ballare in
strada. Non solo perché ci saremo liberati da un’alternativa terrificante. E
certamente non perché Hillary risolverà in un batter d’occhio ogni problema. Sarò
felice perché prenderà in considerazione le
questioni con intelligenza ed energia, e ne risolverà qualcuna. Ci sarà, spero, un progressivo cambiamento in positivo. Questo è tutto
quel che si può realisticamente chiedere a un
leader.
Nel frattempo, quando non riesco a dormire, mi vedo davanti questi eventi, una mescolanza di scetticismo e di ingenue aspirazioni:
Gregor Samsa si sveglia di colpo da un incubo
in cui uno scarafaggio è stato eletto presidente. «È stato solo un brutto sogno — dice ad alta voce —. Solo un brutto sogno».
Dall’altra parte della città, Albert Camus
apre le tende lasciando entrare il sole del mattino. Pensa: «Devo suicidarmi o bere un caffè?». Ride. La risposta è ovvia: berrà un caffè e,
perché no, mangerà anche un croissant.
All’ora di pranzo, si presenta Godot. Con del
sushi!
Pochi minuti dopo arriva Gregor Samsa e
aprono una bottiglia di champagne. Bisogna
festeggiare! Un brindisi per il Canada! Non devono lasciare gli Stati Uniti e trasferirsi là!
Hillary Clinton è stata appena eletta prima
donna presidente degli Stati Uniti. Delle bambine saltellano allegramente lungo il marciapiede mentre i loro occhi scintillanti contemplano visioni di completi pantalone e nuove
possibilità. E il terrore esistenziale di un pos-
In corsa Hillary Clinton, 69 anni, ex Segretario di Stato, candidata democratica alla presidenza Usa, durante un discorso in una chiesa battista ieri in Florida (Afp/Jewel Samad)
PARLANDO DI BASEBALL
CON HILLARY
sibile presidente Trump è finito. Tutti possono tornare alla vita di sempre: i sostenitori di
Hillary buttano gli ansiolitici in fondo all’armadietto delle medicine; i sostenitori di
Trump tornano alle loro milizie civili nelle remote montagne del Kentucky. Putin licenzia
la sua squadra di hacker.
Ma anche il Congresso, ancora controllato
da repubblicani di destra, torna alla vita normale: la presidente Hillary propone programmi per estendere a tutti la scuola materna e
per rendere accessibili le strutture di assistenza all’infanzia. Il Congresso li blocca.
La presidente Hillary propone riforme per
eliminare le scappatoie fiscali sfruttate dai miliardari. Il Congresso le blocca.
Occasionalmente si verificano sparatorie in
scuole e centri commerciali. Il Congresso si
mostra sorpreso a ogni sparatoria e china la
testa per un minuto di silenzio. I minuti di silenzio non fanno finire le stragi. Hillary chiede con emozione che ci sia un controllo sulle
armi, come ha fatto Obama prima di lei.
«Dobbiamo proteggere i bambini più vulnerabili», dice. Il Congresso sembra commosso,
poi approva una legge che chiede ai produttori di armi di costruire armi automatiche dai
colori vivaci e di piccole dimensioni perché i
bambini vulnerabili le utilizzino per proteggersi.
Dopo qualche mese, il leader dell’Isis viene
ucciso, quindi viene ucciso il suo successore e
quello successivo, finché non ce n’è più nessuno. E non c’è neppure più un seguace. Il territorio occupato dall’Isis passa sotto il controllo
dei curdi. Il mondo si rallegra. Ma dopo qualche mese, il mondo comincia a criticare Hillary, perché così va il mondo. E perché i curdi
Una scrittrice immagina Clinton presidente
e l’America dopo il voto: basta ansiolitici,
diritti per tutti. Tra Gregor Samsa e Godot...
L’autrice
 Cathleen
Schine, classe
1953, è una
scrittrice Usa.
Il suo ultimo
libro tradotto
in italiano
è «Le cose
cambiano»
(Mondadori)
dovrebbero avere tutto quel petrolio?
Passa un anno. WikiLeaks diffonde email
rubate in cui Hillary e la figlia Chelsea discutono se Godot sia mai esistito. Le email sono
uno scandalo nazionale. Trump rilascia interviste dicendo che ha fatto affari con il suo amico Godot. Godot dà un’intervista dicendo di
non aver mai incontrato Trump in vita sua e
aggiunge che tra l’altro lui, Godot, non esiste.
Viene nominato un procuratore speciale
per indagare lo scandalo Godot.
Nel frattempo, Hillary sta incontrando privatamente, con pazienza e senza clamori, dei
membri del Congresso e del Senato nello Studio Ovale. Si tolgono le scarpe, mettono su i
piedi, buttano giù qualche bicchiere di scotch
e discutono del Medio Oriente, del razzismo,
dell’immigrazione, della sanità, dei diritti delle donne, dei diritti Lgbt, dei cambiamenti climatici e del baseball, sorpresi dal tenore costruttivo e piacevole degli incontri.

A occhi aperti
Se lei vincerà, ballerò in
strada. Così immagino
il cambiamento: Hillary
riceve i politici, si tolgono
le scarpe, bevono scotch
e migliorano il Paese...
Sondaggi
Il recupero
di The Donald
che sale al 41,1%,
la rivale al 44,9%
A meno di dieci giorni dal voto, si assottiglia la forbice
tra Hillary Clinton e Donald Trump nei sondaggi a
livello nazionale. La media delle rilevazioni più recenti
dà alla candidata democratica il 44,9% dei consensi,
contro il 41,1% per il tycoon repubblicano. In uno Stato
come la Florida (che The Donald deve per forza
conquistare per arrivare alla Casa Bianca) il vantaggio
di Hillary si è ridotto allo 0,8% secondo Real Clear
Politics, mentre un’altra rilevazione (New York Times
Upshot/Siena College) registra in Florida il sorpasso
di Trump che avrebbe il 46% contro il 42% della ex
First Lady. Sei elettori su dieci sostengono che la
notizia della nuova indagine dell’Fbi sulle email di
Hillary Clinton non farà differenza nelle loro
intenzioni di voto. Lo rivela l’ultimo sondaggio
dell’Abc/Washington Post condotto all’indomani
dell’annuncio del direttore del Federal Bureau, James
Comey, del ritrovamento di nuove email legate all’uso
di server privati della candidata democratica quando
era Segretaria di Stato.
Vi è un sottile cambiamento nella retorica
anche dei membri più conservatori di entrambe le Camere. Sembrano improvvisamente disposti a lavorare con la nuova presidente per
rendere il Paese e il mondo migliori. Gli
esperti sono sconcertati.
La presidente propone di accogliere negli
Stati Uniti 200 mila immigrati siriani. I repubblicani e i cittadini americani si mostrano sorprendentemente compassionevoli. Forse perché l’economia sta andando molto bene dopo
che Hillary ha aiutato tante start-up del settore delle energie rinnovabili? O è a causa di un
reality show televisivo che ha per protagonista
una simpatica famiglia siriana, con bambini
carini e birichini e un figlio adolescente che
porta la squadra di calcio del liceo al campionato nazionale? Viene nominato un procuratore speciale per indagare.
Agli immigrati senza documenti viene offerto un percorso verso la cittadinanza con il
voto unanime di entrambe le Camere.
La Corte Suprema conferma il Voting Rights
Act, la legge per i diritti civili e il diritto all’aborto. Stabilisce che le donne hanno diritto
a essere pagate come gli uomini. Dichiara incostituzionale la pena di morte.
Gli estremisti bianchi danno il via a una rivolta a Cincinnati. Ma non sono abbastanza
per fare molti danni.
Un giovane nero viene fermato da un poliziotto bianco in Georgia. Gli viene gentilmente detto che ha un fanalino posteriore che non
funziona, gli viene raccomandata un’officina
nei dintorni, ed è lasciato ripartire.
Le emissioni di anidride carbonica sono
state tagliate del 50%, quindi ci sono ancora alberi. Sotto uno di questi stanno i nostri amici
Godot, Gregor Samsa e Albert Camus. Stanno
discutendo. Non riescono a trovare una soluzione per Israele e la Palestina.
Aspettano di trovarne una, chiedendosi se
mai verrà.
(Traduzione di Maria Sepa)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere della Sera
ESTERI
Corriere della Sera Lunedì 31 Ottobre 2016
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Dissidio sulla Brexit
La Banca d’Inghilterra
finisce nella tempesta
Nuova coalizione
Elezioni in Islanda:
Il partito dei pirati
triplica i voti
ma è fuori dai giochi
Il governatore Carney non accetta di dimettersi
La vicenda
 Smentendo
le indiscrezioni
della stampa
britannica,
il governatore
della Banca
d’Inghilterra
(BoE),
Mark Carney,
ha escluso
di lasciare il
posto nel 2018
 Carney
è in carica dal
2013: il suo
mandato scade
nel 2018, ma
è prolungabile
fino al 2021
I media
avevano
ipotizzato
che la presunta
decisione
di lasciare
sarebbe stata
causata
da tensioni
con la premier
Theresa May
I «falchi» pro Brexit nel governo e nel Partito Conservatore vorrebbero la sua testa. Non
gli perdonano la politica monetaria e una visione giudicata
«catastrofista» delle prospettive dell’economia britannica dopo il sì al referendum sull’uscita
dall’Unione europea. Ma il governatore della Bank of England (BoE), Mark Carney, sarebbe pronto a contrattaccare:
non solo non avrebbe intenzione di dimettersi ma, secondo
quanto riporta il Financial Times, sarebbe deciso a chiedere
di restare in carica non solo fino al 2018, come si era impegnato a fare al momento di accettare l’incarico, tre anni fa,
ma fino al 2021, come prevede il
mandato di otto anni. Carney,
economista e banchiere, canadese (primo governatore non
britannico da quando la Bank
of England è stata fondata, nel
1694) ha assunto la carica di governatore della Banca di Inghilterra nel 2013, dopo aver guidato quella canadese, nominato
dal Cancelliere dello Scacchiere
George Osborne.
Tra i motivi che avrebbero
spinto Carney a chiedere una
proroga, il fatto che, a metà
2018, la Gran Bretagna si troverebbe in acque agitate, nel pieno delle trattative per l’uscita
dall’Ue (che partiranno ufficialmente a marzo 2017, quando la
premier britannica, Theresa
May, ha promesso di attivare
l’articolo 50, sul «divorzio» da
Bruxelles). Ma la vera posta in
gioco è l’indipendenza della
Banca centrale dal governo.
Carney era stato criticato
dalla stessa May all’inizio di ottobre, durante il congresso del
Partito conservatore con l’argomentazione che i tassi di interesse troppo bassi praticati dalla BoE danneggiano i risparmiatori. In un’audizione alla
Camera dei Lord, il governatore aveva sottolineato che la sua
decisione in merito alla prosecuzione del mandato sarebbe
stata «esclusivamente personale». A nessuno sfugge, tuttavia, che la tensione e la disparità di vedute con l’attuale dirigenza britannica hanno radici
profonde, legate proprio alla
Brexit. L’accusa di alcuni deputati conservatori, tra cui l’influente Jacob Rees-Mogg, è di
L’accusa
I conservatori:
«Ha politicizzato il suo
ufficio schierandosi
contro la Brexit»
avere politicizzato troppo il suo
ufficio e di avere ecceduto nel
dare una visione pessimistica
per l’economia britannica del
dopo Brexit. Carney si è dunque trovato in difficoltà nei
giorni scorsi dopo i dati su una
crescita trimestrale del Pil britannico migliore delle stime.
Tuttavia, dal momento della
Brexit la sterlina si è svalutata
del 17% contro il dollaro e il tasso di interesse di mercato per i
prestiti a dieci anni è raddoppiato dalla metà di agosto fino
all’attuale 1,15%. Di conseguenza gli economisti prevedono
che la BoE nei prossimi giorni
potrebbe sottolineare che la caduta della sterlina di questi
mesi spingerà l’inflazione oltre
il 2% programmato per il 2017
provocando un calo del reddito
per le famiglie.
Di fronte a valutazioni così
divergenti tra il governo e la
Banca d’Inghilterra, la stampa
britannica ha azzardato che
Carney avrebbe potuto annunciare in settimana le sue dimissioni. Salvo poi dare notizia del
possibile contrattacco: Carney
non solo non lascia. Ma, forse,
raddoppia.
Marco Sabella
Manager
Il governatore
della Banca
d’Inghilterra
Mark Carney,
51 anni,
canadese,
durante
un briefing
con la stampa
a Londra
nel 2013
(Afp/Stefan
Rousseau)
Il Partito dell’Indipendenza
(centrodestra) ha vinto le
elezioni politiche di sabato
scorso in Islanda con il 29,1%
dei voti. Il leader Bjarni
Benediktsson, ministro delle
Finanze nel governo uscente,
ha fatto sapere di essere in
grado di formare un nuovo
esecutivo senza però precisare
con chi cercherà di creare la
coalizione. Deludono invece i
Pirati, la formazione
antisistema fondata dalla
poetessa e collaboratrice di
«WikiLeaks» Birgitta
Jónsdóttir che prometteva
riforme radicali, una nuova
Costituzione, lotta dura alla
corruzione. Il partito di
Birgitta ha ottenuto il 14,8%
dei voti, triplicando i seggi e
diventando la terza forza in
Parlamento dopo il
Movimento dei Verdi di
sinistra (15,8%). Il Partito
dell’Indipendenza ha guidato
quasi tutti i governi dal 1929.
Possibile partner è ora il
Partito Progressista dell’ex
premier Sigmundur Davíd
Gunnlaugsson, costretto in
primavera alle dimissioni
perché coinvolto nello
scandalo dei Panama Papers,
che però è crollato nei
consensi perdendo 13 punti e
11 seggi in Parlamento. Ago
della bilancia sarà il nuovo
partito liberal-conservatore ed
europeista «Vidreisin»
(Rinnovamento). Il leader,
Benedikt Jóhannesson, non si
è ancora espresso.
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Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere della Sera
ESTERI
Corriere della Sera Lunedì 31 Ottobre 2016
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La storia
di Guido Santevecchi
La leader coreana,
la sciamana
e le «otto fate»
È crisi a Seul
La presidente Park sull’orlo delle dimissioni
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PECHINO Migliaia di sudcoreani
sono scesi in piazza a Seul per
chiedere le dimissioni di Park
Geun-hye, la prima presidente
donna nella storia della Repubblica. E a portarla sull’orlo
del ritiro o dell’impeachment
è il rapporto con un’altra donna: una cara amica, Choi Soon-sil, consigliera occulta, che
le scriveva o correggeva i discorsi, aveva accesso a documenti riservati, compresi
quelli sulla politica nei confronti della Nord Corea, pare
nel 1974, quando la futura presidente aveva 22 anni. Era un
momento tragico per Park: la
madre era appena stata uccisa
in un attentato che aveva come obiettivo il marito Park
Chung-hee, generale diventato presidente con un golpe. Il
santone avvicinò la ragazza,
quarant’anni più giovane di
lui, sostenendo di aver ricevuto la visita dell’anima della
mamma morta. Da allora pare
che si fosse impossessato della mente (e i più feroci censori
dicono anche del corpo) della
giovane Park. In quel periodo
Chi è
 Santone
Choi Tae-min
ha fondato la
setta della Vita
Eterna ed è
stato mentore
di Park
nacque anche l’amicizia tra
Park Geun-hye e la figlia del
santone-sciamano.
Park padre, il dittatore che
aveva preso il potere nel 1961 e
spinto la Corea del Sud verso
la modernizzazione industriale, fu assassinato nel 1979 dal
capo della Kcia, come si chiamava allora il servizio segreto
di Seul. E questi in tribunale
disse di aver agito anche per
liberare il Paese dall’influenza
del corrotto sciamano Choi.
Una storiaccia complicata,
con l’amica Choi che alla morte del padre, nel 1994, avrebbe
Marionetta Due manifestanti indossano le maschere
della presidente e della sua consigliera durante una
protesta (Afp photo / Jung Yeon-Je)
ereditato l’ascendente fatale
nei confronti della futura presidente. Le avrebbe creato intorno una rete di «otto fate».
Ora la stampa di Seul scrive
che la consigliera segreta, senza avere alcun nulla osta di sicurezza nè incarichi ufficiali,
avrebbe ricevuto in anticipo
44 discorsi e documenti presidenziali tra il 2013 e il 2014; è
spuntato un video nel quale
alti funzionari della Casa Blu,
il palazzo del potere di Seul, si
inginocchiavano davanti alla
«Nuova Rasputin». All’inizio
Park ha negato tutto, poi, mano a mano che le rivelazioni si
accumulavano, è comparsa in
tv, si è inchinata e ha chiesto
scusa per gli «errori di giudizio». Ha detto che Choi le dava
solo «opinioni e pensieri personali» e aiutava nella formulazione migliore delle frasi.
Altre rivelazioni: in realtà ogni
giorno dalla Casa Blu documenti riservati venivano recapitati all’amica Choi, che evidentemente tra le «otto fate»
aveva inserito anche funzionari statali importanti.
Le scuse di Park sono state
inutili, il suo indice di popola-
In piazza
Migliaia di persone
protestano per lo
strapotere che Park ha
lasciato alla consigliera
Estorsione
Choi avrebbe
convogliato 63 milioni
di dollari in due
fondazioni da lei create
le scegliesse anche i vestiti
suggerendole i colori più
adatti in base ai giorni della
settimana. In più questa figura oscura che la stampa coreana definisce «una sciamana,
una nuova Rasputin» è accusata di aver sfruttato il suo potere di controllo sulla presidente per estorcere somme
importanti ai gruppi industriali del Paese, compreso
Samsung. Denaro, si parla di
69 milioni di dollari, convogliato in due fondazioni che
lei aveva creato e amministrava.
La corruzione non è un fenomeno nuovo per la Corea
del Sud, ma questa volta c’è in
più l’aspetto dell’occultismo:
Choi Soon-sil, 60 anni, è figlia
di una sorta di santone, Choi
Tae-min, ex poliziotto durante
l’occupazione coloniale giapponese, poi diventato monaco
buddista, transitato nel cattolicesimo e infine fondatore
della setta religiosa della «Vita
Eterna», sposato sei volte. Il
vecchio Choi era entrato in
contatto con Park Geun-hye
rità è crollato al 17%, il 40% dei
sudcoreani vorrebbe le sue dimissioni, anche esponenti del
suo partito la invitano a lasciare e intanto a formare subito
un nuovo governo di coalizione che coinvolga l’opposizione. La presidente ha (avrebbe)
ancora un anno di mandato
ma vacilla.
Sabato notte in piazza tra i
circa 20 mila manifestanti che
scandivano «Park via subito»
molti indossavano maschere
di Park e di Choi, con la consigliera che manovra la donna al
vertice della Repubblica come
una marionetta, con i fili.
Ieri Park ha fatto dimettere
otto funzionari della Casa Blu
coinvolti nella vicenda. La polizia sta conducendo una serie
di perquisizioni nelle abitazioni degli uomini della Casa
Blu.
Choi la sciamana era fuggita in Germania. È tornata ieri a
Seul. Il suo avvocato dice che è
pronta a collaborare nelle indagini «per fugare i fantasmi».
Brasile
Città del Messico
L’evangelico
che odia i gay
favorito come
sindaco di Rio
Il giorno dei morti
si trasforma
in una parata
come in «Spectre»
© RIPRODUZIONE RISERVATA
TYREFIELD. IL FUTURO DEL CALCIO
POGGIA SU BASI SICURE.
Ha definito i cattolici
«demoniaci», ha accusato gli
hindu di compiere sacrifici
umani e chiamato i gay
«maligni». Marcelo Crivela,
esponente della chiesa
evangelica, è favorito nella
corsa a sindaco di Rio de
Janeiro. Crivela ha più di 10
punti di vantaggio sul rivale,
il socialista Marcelo Freixo.
I campioni dell’Atalanta di domani giocano su Tyreield,
il campo creato con gomma riciclata da pneumatici fuori uso.
Nato per resistere al tempo, agli scontri più duri, ai climi più rigidi, alla pioggia più insistente
e per attutire i traumi, Tyreield è il campo di nuova generazione, ecosostenibile e sicuro.
Ecco perché l’Atalanta lo ha scelto per coltivare i suoi talenti migliori: i giovani della Primavera.
In Messico la celebrazione del
giorno dei morti, che di
norma avviene nelle case e
risale al periodo atzeco, si è
trasformata in una parata che
si è tenuta a Città del Messico.
A ispirare questo cambio, una
scena del film di James Bond
«Spectre». «Questo giorno
ora è un festival», ha detto il
ministro del Turismo.
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Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere della Sera
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Corriere della Sera Lunedì 31 Ottobre 2016
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Cronache
Sopralluogo
I rilievi degli
inquirenti sul
cavalcavia
crollato nei
pressi di
Annone
Brianza, nel
Lecchese, lo
scorso 28
ottobre,
quando un Tir
transitava
sul ponte ed
è precipitato
sulla
carreggiata
sottostante
provocando la
morte di una
persona e il
ferimento di
quattro (Ansa)
L’intervista
di Cesare Giuzzi
«Indagine su 25 cavalcavia lombardi
Altri potrebbero essere a rischio»
Chiappani, procuratore capo di Lecco: da Anas e Provincia un reciproco scaricabarile
«C’è stato un lancio
continuo di accuse, come se
tutti dovessero difendersi
pubblicamente».
A meno di tre ore dal crollo
del cavalcavia sulla Superstrada 36, già rimbalzavano
le responsabilità.
«Non è stato bellissimo».
Parla dello scontro a suon
di comunicati stampa tra
Anas e Provincia di Lecco?
«C’è stato uno scambio di
responsabilità tra istituzioni
che io ho trovato anche abbastanza violento. A me queste
cose interessano relativamente. Tutti dovrebbero pensare:
“È capitato, andiamo a vedere
esattamente che cosa è successo”. Poi per le responsabilità ci
pensa la magistratura». Antonio Chiappani, 63 anni, è il
procuratore capo di Lecco.
Con il pm Nicola Preteroti sta
seguendo le indagini sul crollo
di venerdì ad Annone Brianza.
L’intera procura conta quattro
sostituti procuratori.
Dottore, veniamo alle indagini. Il fascicolo è aperto
per omicidio e disastro colposo. Ci sono indagati?
«Dobbiamo approfondire
con attenzione quali sono le
parti lese e quali invece avevano una responsabilità».
MILANO
Chi è
 Antonio
Chiappani è
procuratore
capo di Lecco
dal 2014
 Prima è stato
magistrato
a Brescia
per 30 anni
C’è chi ha chiesto la chiusura della strada.
«Stiamo ricostruendo non
solo cosa si sono detti ma anche il tenore delle informazioni che sono passate tra i vari
istituti. Dobbiamo capire la riferibilità, per poter individuare le persone. Ci sarà uno scaricabarile reciproco da parte di
tanti, immagino...».
E intanto?
«Adesso è fondamentale capire che cosa è successo per
garantire la sicurezza dei cittadini. Guardiamo a tutta la statale 36, dobbiamo dare lo
spunto con le nostre indagini
perché si possano capire le
problematiche che potrebbero
 La parola
OMICIDIO COLPOSO
Il reato consiste nella soppressione di una
vita umana, da parte di una persona, come
conseguenza di un fatto a lei imputabile
ma che è stato commesso senza una sua
intenzionalità. È infatti proprio l’assenza
dell’intenzionalità che distingue l’omicidio
colposo da quello doloso o volontario.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
avere altri cavalcavia sottoposti alle stesse intemperie, costruiti con gli stessi materiali,
dalla stessa impresa...».
I cavalcavia sulla MilanoLecco sono 25, al netto di
quello crollato. Ci sono altri
casi di pericolo?
«Non sappiamo a quando
risalgano, quali interventi
hanno subito. Anche questo
ponte aveva subito lavori, mi
dicono due interventi. Dovremo capire quali opere sono
state fatte e da chi».
A che punto è la rimozione
delle macerie?
«La trave di cemento armato deve essere sezionata, c’è il
rischio che si sbricioli. La cosa
fondamentale adesso è procedere in sicurezza, documentando passo passo per ricavare
dati certi, che ci permettano di
fare chiarezza e procedere alle
perizie. Anche di parte».
La Statale è ancora chiusa.
«C’è l’esigenza di riaprire la
strada al traffico, lo sappiamo.
Ma dobbiamo intervenire con
attenzione. Per questo abbiamo subito nominato un professore del Politecnico esperto
di costruzioni per essere certi
che tutto si svolga nella maniera più scrupolosa».
Cosa cercate esattamente?
La mappa
Chiavenna
SVIZZERA
25
i cavalcavia
che verranno
controllati
lungo la SS36
Lago
di Como
«Dobbiamo partire dall’area
vicina al pilone, da dove il crollo ha avuto origine. Dovremo
analizzare il cemento armato,
testare il ferro, la portata, il livello di usura».
Qualcuno ha parlato di
danni legati al maltempo, all’uso del sale antighiaccio.

I rilievi
Dovremo analizzare il
cemento armato, testare
il livello di usura
SS36
Lecco
Annone
Brianza
Como
A9
A8
viale Fulvio Testi
Cinisello Balsamo
Milano
d’Arco
«Noi guardiamo all’usura
dovuta agli agenti naturali ma
soprattutto alle grandi sollecitazioni che questo ponte ha
avuto con il continuo passaggio di tutti questi grossi carichi eccezionali».
Ne passavano molti?
«Tanti, proprio tanti, perché vicino c’è una grossa acciaieria. Vedremo le varie autorizzazioni, perché adesso sembra
che nessuno autorizzi più
niente... Ma sono i documenti
che parlano, non le parole».
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Cosenza, agguato nel cimitero: madre e figlia uccise per vendetta
I sicari sono entrati in azione a viso scoperto e in pieno giorno. Il procuratore ai testimoni: chi ha visto parli
SAN LORENZO DEL VALLO (COSENZA) Le hanno ammazzate al ci-
mitero, come se fossero due
boss. Essa Costabile, 77 anni, e
Ida Attanasio, 52, erano madre
e sorella di Francesco Attanasio, arrestato lo scorso maggio
dopo aver confessato l’assassinio del suo migliore amico,
Damiano Galizia e fatto ritrovare un arsenale di armi sofisticate, in un box utilizzato
dalla vittima. Un debito di 17
mila euro, il movente del delitto. L’assassino raccontò di aver
sparato dopo essere stato
schiaffeggiato dall’amico che
avrebbe preteso la restituzione
immediata del danaro.
Il duplice omicidio di ieri a
Le indagini
La scientifica
nel camposanto di San
Lorenzo del
Vallo (LaPresse)
San Lorenzo del Vallo è una
vendetta, spiegano gli inquirenti, senza lasciare spazio a
interpretazioni. Un duplice
omicidio che potrebbe innescare una nuova faida sul territorio. San Lorenzo del Vallo
non è nuovo a episodi del ge-
nere. Nel 2011 altre due donne,
madre e sorella di un assassino, furono trucidate in casa.
Anche in quel caso per vendetta. Una delle vittime, Barbara
Indrieri 26 anni, fu trovata
penzoloni sulla ringhiera del
balcone, in un vano tentativo
di sfuggire ai killer.
I sicari che sono entrati in
azione domenica mattina nel
cimitero di San Lorenzo, hanno pianificato nei dettagli la
loro missione di morte. Hanno atteso che le due donne si
avvicinassero alla cappella di
famiglia e le hanno sorprese
alle spalle. Essa Costabile è
stata colpita per prima ed è
morta all’istante. La figlia ha
tentato la fuga, ma è stata raggiunta e finita. Nel cimitero affollato per la ricorrenza dei
morti, c’è stato un fuggi fuggi
generale. I killer hanno approfittato per scappare, forse attesi da un complice all’esterno.
All’arrivo dei carabinieri c’era
presente solo il custode.
Chi ha sparato ha agito a viso scoperto e non si è curato
della presenza di così tanta
gente. Il procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla, che
coordina le indagini ha lanciato un appello a tutti quelli che
si trovavano al cimitero al momento dell’agguato: «Fatevi vivi e raccontate ciò che avete visto. Quello che è accaduto po-
La vicenda
 Essa Costabile e Ida Attanasio, madre
e figlia, sono
state uccise
nel cimitero
di San Lorenzo
del Vallo,
nel Cosentino
 Per gli inquirenti si tratta
di una vendetta
trebbe succedere anche a chi
era presente, perché ha visto
gli assassini, così nessuno può
proteggervi».
Nei giorni scorsi la squadra
mobile di Cosenza ha fatto un
blitz in casa dei genitori di
Francesco Attanasio. Sull’esito
della perquisizione c’è massimo riserbo. Subito dopo la
confessione il giovane Attanasio disse agli inquirenti di avere molta paura e di aver scelto
di costituirsi proprio per evitare rappresaglie contro la sua
famiglia. Un timore che si è rivelato fondato.
Carlo Macrì
[email protected]
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Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere della Sera
CRONACHE
Corriere della Sera Lunedì 31 Ottobre 2016
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Il personaggio
di Adriana Bazzi
La sfida di Federica guarita dal cancro
«Studio un vaccino anti metastasi»
Cavallo, ricercatrice Airc: essere scienziati in Italia? Impegnativo, ma vale la pena
Anche la ricerca scientifica è
sexy: basta scovarne gli aspetti
più eccitanti. La pensava così
Guido Forni, immunologo dei
tumori di fama internazionale
e cattedratico all’Università di
Torino. «È lui il mio mentore.
È lui che, con il suo carisma,
mi ha trasmesso l’entusiasmo,
la curiosità e la passione necessari per dedicarmi a questo
lavoro — dice Federica Cavallo, uno dei ricercatori che l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc) ha finanziato per un progetto di studio
—. La ricerca è una sfida a trovare soluzioni per malattie importanti, come il cancro. E, fin
da quando sono entrata nei laboratori del professor Forni,
ho scelto di studiare il tumore
al seno e di concentrarmi sullo
studio di un vaccino per controllarlo».
Federica Cavallo, il cancro
l’ha sfidato due volte: la prima
come ricercatrice, la seconda
come donna. «Mi sono ammalata di un tumore al seno nel
2001 — continua — e anche
mio marito ne ha avuto uno, al
rene, diagnosticato nel 2005:
siamo due ”cancer survivors”
ma, in un certo senso, siamo
stati fortunati perché la malattia è stata scoperta all’inizio.
Non è stato semplice: è quasi
più facile affrontare la propria
malattia che quella di una persona a noi vicina. Ora sono
passati quindici anni e ho su-
Il lavoro
 La ricerca
si concentra
sulle staminali
del carcinoma
alla mammella
e sulla scoperta
di un antigene
potenziale
bersaglio
per un vaccino
 Il vaccino
a Dna
bloccherebbe
le metastasi
del tumore
perato la cosa, ma la paura che
possa ritornare rimane. Ed è
anche per questo che mi sono
concentrata sulle possibilità di
bloccare le metastasi del carcinoma alla mammella e di prevenire le ricadute».
Laureata in biologia e ora
professore associato di Immunologia al Centro di Biotecnologie molecolari dell’Università di Torino, Federica Cavallo è
coetanea dell’Airc (l’anno di
nascita per entrambe è il
1965): forse un segno del destino. Dall’associazione ha
sempre avuto un sostegno al
suo lavoro, fin dal 2004, quando cercava di identificare, sul-
le cellule tumorali, dei marcatori che potessero rappresentare un bersaglio per le cure
anti-cancro.
Negli ultimi anni, l’immunologia dei tumori è esplosa,
tant’è vero che oggi nuovi farmaci immunoterapici, capaci
di aiutare il sistema immunitario dell’organismo a aggredire le cellule neoplastiche,
stanno rivoluzionando la terapia di molte forme di malattia,
aumentando la sopravvivenza
dei pazienti, ma occorre fare
di più. A volte il tumore si ripresenta, altre volte dà origine
a metastasi, altre ancora non
risponde alle terapie.
 La raccolta fondi
I giorni della ricerca, la campagna in tv
È
partita ieri la campagna di
informazione della Rai «I giorni
della ricerca», promossa
dall’Associazione italiana per la
ricerca sul cancro (Airc): fino a
domenica nelle trasmissioni televisive e radiofoniche, saranno
raccontati i progressi della ricerca
oncologica e le esperienze dei
pazienti che oggi possono sopravvivere alla malattia grazie alle nuove
cure. L’obiettivo è la raccolta di fondi
(è partito il «contatore» che registra
le donazioni del pubblico anche
tramite sms) per finanziare i prossimi
progetti. Giovedì e venerdì i ricercatori andranno in alcune università
(Milano, Palermo, Salerno e Verona) e
in 60 scuole superiori, sempre per
informare sulle nuove frontiere della
ricerca. E, infine, sabato, in oltre 900
piazze italiane, sarà possibile ricevere,
con una donazione minima di 10
euro, una confezione di cioccolatini il
cui ricavato andrà a finanziare la
ricerca sul cancro dell’Airc (la vendita
continuerà poi in alcune filiali della
Ubi Banca).
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In prima linea Federica Cavallo, 51 anni,
è professore associato di Immunologia al Centro di
biotecnologie molecolari dell’Università di Torino
«La mia ricerca si sta ora
concentrando sul “nocciolo
duro” del tumore: le sue cellule staminali, particolarmente
resistenti sia alla radioterapia
che alla chemioterapia — precisa Cavallo, entrando in qualche dettaglio tecnico dell’ultimo lavoro finanziato dall’Airc
—. Abbiamo individuato, sulle staminali del carcinoma
mammario metastatico, un
antigene (si tratta di una proteina che sta sulla loro superficie, ndr) potenziale bersaglio
per il sistema immunitario e
abbiamo poi costruito un vaccino a Dna: quest’ultimo, in
esperimenti di laboratorio, si è
rivelato capace di impedire lo
sviluppo di metastasi».
Ricerche di avanguardia,
ma che sono sempre state così
al Centro di Torino. «Ho avuto
molti contatti con i colleghi all’estero — commenta Cavallo
— ma non ho mai trascorso
lunghi periodi di lavoro fuori
dall’Italia: non ne sentivo il bisogno perché l’ambiente dei
nostri laboratori è sempre stato assai stimolante. Oggi sono
due le possibilità per chi vuol
fare ricerca d’avanguardia in
Italia: pensare che non ci siano
sufficienti opportunità e andarsene altrove oppure rimanere, tirarsi su le maniche e
crearle. Ho scelto la seconda:
non sono mai voluta diventare
un “cervello in fuga”».
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Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere della Sera
#
Dolore
e e Infiammazione
CRONACHE
Corriere della Sera Lunedì 31 Ottobre 2016
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#
Corona Immagini tratte dalla serie diretta da
Stephen Daldry: Claire Foy nei panni di Elisabetta e
Matt Smith in quelli del marito Filippo
I Windsor formato tv
di Enrica Roddolo
Quando Elisabetta venne incoronata nel giugno del 1953, a
Westminster Abbey, chiese che
il momento dell’unzione, come
futura sovrana, restasse tabù
per le telecamere. Così il mondo vide in tv la cerimonia secondo un rito antico di secoli,
ma non gli istanti più sacri dell’investitura.
Tra pochi giorni, dal 4 novembre, una nuova serie che
sarà trasmessa da Netflix, «The
Crown», non avrà tabù. Accenderà i riflettori sulla regina, su
Filippo e su quell’incoronazione del 1953 senza fare sconti.
Senza timori di violare alcunché, senza paura di dipingere
Elisabetta alle prime armi come una giovane ragazza british
come tante (anzi, intimorita
dal ruolo), senza paura di guardare fin dentro alle stanze private, al rapporto più intimo ed
emotivo con Filippo. In fondo,
dopo novant’anni di vita, Sua
maestà doveva aspettarselo.
Un mondo è cambiato, anzi è
irriconoscibile a guardarlo con
Parte su Netflix «The Crown»
la serie che guarda senza tabù
nelle stanze dei reali inglesi
Investiti 100 milioni di sterline
ma c’è già chi storce il naso
per l’incantesimo che si spezza
64
anni: la durata
del regno di
Elisabetta, il più
lungo di tutta la
storia
britannica. Il
primo erede,
il figlio Carlo, ha
quasi 68 anni
La serie
 L’autore
della
sceneggiatura
di The Crown,
Peter Morgan,
ha detto al New
York Times che
all’inizio voleva
scandagliare il
rapporto tra
Buckingham
Palace e
Downing
Street, una
giovane regina
e un leone della
politica. Poi il
quadro
d’indagine si è
allargato al
Duca di
Edimburgo
 Dalle nozze
del 1947 con il
Duca di
Edimburgo al
1955, la serie
coprirà i primi
anni di regno
della regina e i
primi anni del
suo legame
matrimoniale
con Filippo
I 90 anni della monarca «vera»
 Nella foto
sopra,
Elisabetta nel
giorno
dell’incoronazione, 2 giugno
1953, saluta la
folla dal
balcone di
Buckingham
Palace a
Londra (Leslie
Priest/Ap)
 Sotto, la
regina con la
figlia Anna
assestano le
briglie di
Greensleeves, il
pony della
principessa, in
una foto
scattata nel
settembre
1955 presso il
castello di
Balmoral, in
Scozia, dove i
Windsor per
tradizione
passano parte
dell’estate (Ap).
Nel 2016
Elisabetta ha
compiuto 90
anni, Anna 66
gli occhi di una ragazza che vide Londra sotto i bombardamenti della Seconda guerra
mondiale e quando mosse i
primi passi a Buckingham Palace i messaggi correvano ancora su vassoi d’argento portati
da solerti maggiordomi. E fu
Filippo a convincere la Royal
Household a «osare» l’aereo
per i viaggi della regina. Fino
ad allora solo la nave era considerata «appropriata». Dai vassoi ai social 2016. Una rivoluzione, che solo una donna che
 Dieci puntate
la prima serie,
ma sarebbero
già in fase di
realizzazione
altre sei serie
televisive
 Netflix
avrebbe già
investito
qualcosa come
100 milioni di
sterline nel
progetto
iconicbag
ha saputo costruirsi un personaggio più inscalfibile di un
diamante, poteva attraversare.
Ma la nuova serie diretta da
Stephen Daldry, nella quale la
regina sarà interpretata da Claire Foy (mentre Matt Smith sarà Filippo e John Lithgow sarà
Churchill) si fermerà, prima, a
metà anni 50. Per ora. Altre 6
serie di 10 episodi ciascuna sarebbero già in produzione.
Netflix ha già investito 100 milioni di sterline. E il fatto che a
trasmettere il colossal a puntate sia un servizio di streaming
via Internet come Netflix, non
una tv pubblica, è indicativo di
un altro cambio di stagione,
che ha già sollevato qualche
sopracciglio Oltremanica.
«We must not let daylight in
upon the magic», la luce del
sole non deve spezzare la magia (del trono), diceva Walter
Bagehot, autore di «The English Constitution» (1867) che
resta la summa sulla Corona
britannica. «Oggi però la regina non può più scegliere di
sfuggire la luce del giorno. I sovrani moderni vivono in un
mondo fatto di paparazzi e per-
Senza sconti
La serie accenderà
i riflettori sulla regina,
sull’incoronazione,
sul rapporto con Filippo
meato di cultura delle celebrity, di docu-drama sulla famiglia reale che vincono l’Oscar»,
concorda oggi Daniel Franklin,
dell’Economist.
Così « The Crown» squarcerà
il velo della sacralità della Corona e aprirà un varco nell’intimità della vita dei Royals. Un’intimità che le nuove generazioni,
Kate Middleton ora Duchessa
di Cambridge in testa, hanno
deciso di condividere. Postando sui social le foto scattate ai
figli George e Charlotte, vestendo non solo Alexander McQueen o Alice Temperley, ma anche
capi da poche centinaia di sterline come molte inglesi del
2016. A proposito di abiti, quello che Claire Foy indosserà per
la scena delle nozze del 1947
con Filippo sarà una replica
perfetta del capo disegnato da
Norman Hartnell. E chissà se in
quello dell’incoronazione tv,
come in quello vero di Hartnell,
ci sarà il quadrifoglio che a insaputa di Elisabetta il sarto inserì come porte-bonheur?
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Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere della Sera
CRONACHE
Corriere della Sera Lunedì 31 Ottobre 2016
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Al cinema
 Libri e film di
fantascienza ci
hanno da
tempo reso
familiari
ologrammi e
«mixed
reality». In
Guerre stellari
(1977) la
principessa
Leila (sopra)
usa un
ologramma di
se stessa per
chiedere aiuto
al saggio Obi
Wan Kenobi
 Anche nella
saga di Star
Trek le
immagini
olografiche
hanno un ruolo
importante:
nel cosiddetto
«ponte
ologrammi»
vengono
ricreati oggetti
ma anche
scenari dove
si ha l’idea
di potersi
muovere
liberamente
Dici «ologramma» e pensi
ad astronavi e spade laser. Colpa di Guerre stellari e Star
Trek. Ma gli ologrammi sono
tra noi e ci fanno varcare la soglia che porta alla prossima
era dell’informatica. Una delle
menti che prova a dar forma a
questo mondo è italiana: Riccardo Giraldi, pistoiese, ha 32
anni e da tre in Microsoft si occupa della parte creativa che
ha portato alla nascita di HoloLens. Un oggetto che sembra
una specie di maschera da sci.
Invece è quello che l’azienda
fondata da Bill Gates definisce
«il primo computer olografico».
Quello che fa, grazie a una
tecnologia molto avanzata,
non c’entra con la realtà virtuale. Quest’ultima isola l’utilizzatore dal mondo e lo trasporta in un altrove simulato.
L’idea di Microsoft è più vicina
alla realtà aumentata, quella
del gioco-mania Pokemon Go
e dei fallimentari Google
Glass. È però più complessa:
HoloLens analizza l’ambiente
in cui ci troviamo e crea una
«Mixed Reality», una realtà in
cui delle figure realizzate con
la luce (ologrammi) interagiscono con le cose reali (muri,
mobili) intorno a noi. «Con
questa tecnologia vogliamo
tornare al buon vecchio mondo tangibile — afferma Giraldi
—. Quando devo spiegare cos’è la mixed reality dico: “Ci sono oggetti, ma fatti di luce”. Se
parlo di oggetti anche mia
nonna rientra in gioco».
Abbiamo provato il modello
che Microsoft manda agli sviluppatori (costa 3.300 euro e
non è ancora disponibile in
Italia) nella sede milanese della multinazionale Avanade.
Entriamo in una stanza con
una cucina (vera) e HoloLens
crea un tavolo e quattro sedie,
poi aggiunge piante e altri accessori (tutti ologrammi). Le
immagini digitali non sono visibili a tutti, come in Star
Wars, ma solo a chi indossa il
visore, che le genera attraverso
un complesso gioco di luce
che «rimbalza» tra le lenti.
Il libro
di Alberto Angela
Il volume
 Arriverà in
libreria giovedì
3 novembre il
nuovo volume
del divulgatore
scientifico
Alberto Angela
 Si intitola
«Gli occhi della
Gioconda»
(Rizzoli, pp.
350, euro 22)
e svela tutti
i segreti
del ritratto
di Monna Lisa
ILLUSTRAZIONE DI ALBERTO RUGGIERI
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Il signore degli ologrammi è italiano
«Con la luce costruisco oggetti»
Riccardo Giraldi, 32 anni, creativo di Microsoft: ho realizzato la fantasia di «Star Wars»
Giraldi, che ha studiato Visual Design ed è programmatore autodidatta, si è occupato
della cosiddetta user experience: «Design non significa solo
“fare disegnini”, anche perché
non sono neppure troppo bravo — si schermisce —. È un
processo completo: ogni pixel
contribuisce all’esperienza
Gli occhiali
Costano 3.300 euro, si
controllano con voce
e mani e permettono di
vedere la realtà digitale
dell’utilizzatore. Nel digitale
attuale tutto è confinato a uno
schermo. Ma ora le possibilità
sono molto più ampie. Con
HoloLens rimettiamo in gioco
capacità dell’essere umano.
Come capire le distanze, le dimensioni, la spazialità».
Far funzionare un computer
da indossare non è stato facile.
Lo strumento Microsoft si
controlla con la voce (attraverso l’assistente Cortana) e con i
gesti delle mani, che le videocamere del visore vedono e interpretano. Uno dei più frequenti è il bloom (ricorda vagamente un fiore che sboccia):
«Per i comandi abbiamo dovu-
to tener conto di tantissimi
fattori. Anche della gestualità
tipica di noi italiani, ad esempio» spiega Riccardo. A che
cosa servirà HoloLens? È già
usato in laboratori e ambiti industriali. La Nasa lo sfrutta per
le missioni su Marte. ThyssenKrupp per la riparazione di
ascensori, in cui un operatore
è assistito a distanza e gli ologrammi mostrano con evidenza le parti meccaniche su cui
intervenire. Japan Airlines per
addestrare tecnici. Un’università americana in ambito medico, per l’anatomia in 3D. Giraldi intanto è già oltre. Il team
di ricerca che guida a Seattle si
Toscano
Riccardo
Giraldi, 32 anni,
in Microsoft
si occupa della
parte creativa
che ha portato
a HoloLens
I 500 anni della Gioconda
Così è diventata l’ossessione
dell’arte contemporanea
Dopo la Sistina, Pompei e San Pietro, Alberto Angela continua
il racconto delle nostre icone d’arte con Leonardo e la Gioconda. Nel libro di cui anticipiamo un brano, si sostiene che
sia stata finita nel 1517 e non si tratterebbe di Lisa Gherardini
Dopo le fantasiose e talvolta
un po’ deliranti descrizioni
della Gioconda da parte degli
scrittori dell’Ottocento, nel secolo successivo iniziò una tendenza per certi versi opposta.
Le avanguardie, per esempio,
la vedevano come il simbolo di
un passato polveroso che doveva essere superato se non
addirittura messo in ridicolo. I
futuristi, che inneggiavano alla nuova era delle macchine e
della velocità, nel 1911 giunsero
a rallegrarsi per il furto del dipinto.
Nella stessa occasione, anche il grande critico d’arte Bernard Berenson affermò ironicamente di sentirsi sollevato
dalla scomparsa della Gioconda perché era «diventata un
incubo». Dirà poi, con il suo
solito snobismo, di non sopportare più la devozione di
massa di cui Monna Lisa era
oggetto: «Entrano nel museo
docili al comando delle guide,
corrono davanti al capolavoro,
si inchinano dinanzi a esso ed
escono felici senza aver capito
nulla». Pochi anni dopo, nel
1919, l’artista dadaista Marcel
Duchamp disegnò un paio di
baffi e un pizzetto sul volto di
Monna Lisa (...). Duchamp
non disprezzava l’opera in sé,
ma, con il suo celebre ritocco
disegnato su una cartolina, voleva dissacrare il mito che era
cresciuto attorno alla Gioconda. In seguito, anche Salvador
Dalí disegnò i baffi a Monna
Lisa, con la differenza che lui,
in modo narcisistico e insieme
autoironico, la trasformò in
una specie di autoritratto: con
i propri baffi lunghi, ricurvi e
impomatati, con i propri occhi
spiritati e con le proprie mani
che impugnano monete d’oro.
Nel secondo dopoguerra altri artisti ripresero l’«icona
Gioconda» per le loro sperimentazioni; fra questi, gli
americani Robert Rauschenberg e Andy Warhol. Il primo,
esponente della corrente New
I baffi La Monna Lisa di Marcel Duchamp
Il collage L’opera di Robert Rauschenberg
Seriale La riproduzione di Andy Warhol
La pubblicità Icona per un’acqua minerale
occupa di immaginare il futuro: «Definiamo e ragioniamo
su nuove piattaforme ed esperienze. Cerchiamo di capire
quali sono i problemi base
delle persone, proviamo e riproviamo finché non troviamo
qualcosa che risolve questa
necessità. E questo lavoro influenza i prossimi software e
hardware». Sembra complicato. E lo è. Ma lo sarebbe un po’
meno se foste, come Riccardo,
tipi che prima dei trent’anni
sono riusciti a far correre macchinine con la forza del pensiero.
Paolo Ottolina
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Dada, la inserì nei suoi collage
di materiali di riciclo, di immagini e oggetti «vecchi e vissuti», mentre Warhol ne fece
un uso che rientra nella sua
poetica di manipolazione e riproduzione seriale delle icone
di massa (come nella serigrafia del 1963 Trenta sono meglio
di una), senza fare alcuna distinzione di valore fra lei e altre celebrità come Marilyn
Monroe, Jacqueline Kennedy,
Elvis Presley, Mao Zedong e
persino la Coca-Cola e la zuppa in scatola Campbell.
In seguito, innumerevoli sono stati gli artisti che hanno
«citato» Monna Lisa: da Kazimir Malevic a René Magritte, a
Fernand Léger, da Terry Pastor
a Graham Dean, a Jean-Michel
Basquiat. Nella seconda metà
del Novecento, le tecniche di
riproduzione a colori delle
opere d’arte non hanno fatto
che accrescere la fama di Monna Lisa in tutto il mondo e a
tutti i livelli della società. Nel
1950 il celebre cantante americano Nat King Cole ottenne
grande successo con una canzone che dice: «Sorridi per sedurre un amante, Monna Lisa?
/ O è il tuo modo di nascondere un cuore spezzato?». Dagli
anni Cinquanta in poi la vera o
presunta moglie di Francesco
del Giocondo è stata stampata
su innumerevoli confezioni o
pubblicità di prodotti: arance,
calze, preservativi, fiammiferi,
parrucche, rum, sigari, compagnie aeree e così via.
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Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere della Sera
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AVVISO PUBBLICAZIONE ESITO DI GARA
L’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo
d’impresa S.p.A., Centrale di Committenza per il Comune di Bari, ha indetto
una procedura di gara aperta ai sensi degli artt. 14, 53, co. 2, lett. b), 3 e 4
e 55, co. 5, del D.Lgs n. 163/2006 e ss.mm.ii., da aggiudicarsi con il criterio
dell’offerta economicamente più vantaggiosa ex articolo 83 del D.Lgs n.
163/2006 ed ex art. 120, del D.P.R. n. 207/2010, gestita mediante un sistema
informatico, per l’affidamento DELLA PROGETTAZIONE ESECUTIVA, DELLA
ESECUZIONE DEI LAVORI SULLA BASE DEL PROGETTO DEFINITIVO PER LA
REALIZZAZIONE DEL “POLO BIBLIOTECARIO REGIONALE DELLA PUGLIA
PRESSO LA EX CASERMA ROSSANI DI BARI” NONCHÉ DELLA FORNITURA
DI ARREDI E ATTREZZATURE CUP J94E15000480002 - CIG 6512826A07.
La predetta gara è stata aggiudicata al CONSORZIO FRA COOPERATIVE DI
PRODUZIONE E LAVORO CONS.COOP. SOC. COOP., per l’importo complessivo
di Euro € 5.993.485,98 oltre IVA ed oneri di legge, se dovuti; numero operatori
partecipanti: 24. Il Responsabile del Procedimento: Ing. Salvatore Acampora
TECNOCASIC S.p.A.
Avviso di appalto aggiudicato
Stazione Appaltante: Tecnocasic S.p.A., Viale Armando Diaz,
86 - 09125 Cagliari. Oggetto dell’appalto: procedura aperta per
l’affidamento della fornitura continuativa di reagenti chimici vari
e della fornitura continuativa di clorito e ipoclorito di sodio agli
impianti gestiti dalla Tecnocasic S.p.A., per 24 mesi. Appalto
diviso in 2 Lotti: Lotto I: Fornitura continuativa di reagenti
chimici vari: Importo aggiudicato: € 336.800, 92 oltre IVA oltre ad € 555,92 IVA esclusa per oneri sicurezza non soggetti a
ribasso. Ribasso percentuale di aggiudicazione 3,3373 %. Lotto
II: Fornitura continuativa di clorito e ipoclorito di sodio: Importo aggiudicato: € 187.940,00 oltre IVA oltre ad € 555,92
IVA esclusa per oneri sicurezza non soggetti a ribasso. Ribasso
percentuale di aggiudicazione 5, 63 %. Aggiudicataria di Lotto
I e Lotto II: Masnata Chimici S.p.A. Indirizzo postale: via della
Rinascita, 7 Elmas (CA) codice postale 09030 che ha presentato
l’unica offerta con un ribasso percentuale del 5,63 %. Data di
aggiudicazione: 27/04/2016. Il presente avviso è stato spedito
alla G.U.U.E. per la relativa pubblicazione il 24/05/2016.
Il Responsabile del Procedimento - Dottor Raimondo Giuliani
L’Amministratore Unico - Dottor Oscar Serci
Giunta Regionale della Campania
Ufficio Speciale Centrale Acquisti, Procedura di finanziamento
di progetti relativi ad infrastrutture, progettazione - VOD 01
Centrale Acquisti, procedure di finanziamento
di progetti relativi ad infrastrutture
Sul BURC del 24/10/2016 e sul sito istituzionale della Regione Campania (https://gare.regione.campania.it/portale), è stato pubblicato il
bando di gara relativo alla Proc. n. 2249/A/16 “Accordo Quadro Triennale per l’affidamento del servizio di rimozione, trasporto e conferimento in siti di stoccaggio definitivo dei rifiuti abbandonati da ignoti su
aree di proprietà della regione Campania l’Affidamento del servizio
di Tesoreria della Giunta Regionale per il periodo 2016/2019” Cig n.
68143725AA. Le offerte dovranno pervenire entro il 30/11/2016 ore
13.00 alla Giunta Regionale della Campania - Ufficio Speciale - UOD
01 - Centrale Acquisti procedure di finanziamento di progetti relativi
ad infrastrutture - Via P. Metastasio n. 25, Napoli. Per informazioni tel. 081/7964521.
Il Dirigente dell’Ufficio Speciale
“Centrale Acquisti, procedure di finanziamento di progetti
relativi ad infrastrutture” - UOD01
dott. Giovanni Diodato
rivolgersi a:
Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano
Tel. 02 2584 6665 - Fax 02 2588 6114
Via Campania, 59 C - 00187 Roma
Tel. 06 6882 8650 - Fax 06 6882 8682
RCS MediaGroup S.p.A.
Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano
COMUNE DI SESTU
ESITO DI GARA
Si informa che la procedura aperta telematica per l’affidamento dei servizi assicurativi per la
copertura dei rischi nei rami elementari per tre anni - C.I.G. 6757648B88, è stata aggiudicata
al prezzo più basso alla UnipolSai Assicurazioni Spa, Via Stalingrado, 45 Bologna. Valore stimato dell’appalto per l’intero periodo: € 390.000,00 imposte incluse. Importo di aggiudicazione
€ 361.466,19. Offerte ricevute: 1. Data di pubblicazione sulla GUUE 18/10/2016. Data di pubblicazione sulla GURI 24/10/2016. Punti di contatto: tel. 0702360213, Pec: [email protected].
Il responsabile del settore affari generali - Dott.ssa Sandra Licheri
Acquisti
AVVISO PER ESTRATTO
RELATIVO A RETTIFICHE
SETTORI SPECIALI - Servizi
FERSERVIZI SpA, in data 19
ottobre 2016 ha trasmesso alla
GUUE l’avviso di rettiica del bando
di gara per i servizi di noleggio a
lungo termine di autoveicoli senza
conducente, nonché attività di
manutenzione ordinaria, straordinaria
e servizi annessi sul parco autoveicoli
di proprietà delle Società FS
(eGPA n. 99/2016). SCADENZA
OFFERTE: 7 novembre 2016, ore
13.00. L’avviso di rettiica è pubblicato
in modo integrale all’indirizzo internet
www.acquistionlineferservizi.it.
Francesco Rossi
Direzione Logistica Industriale
Acquisti Tecnici
Il Responsabile
AVVISO PER ESTRATTO
BANDO DI GARA
SETTORI SPECIALI - FORNITURE
Trenitalia S.p.A. ha intenzione di
procedere, mediante gara a procedura
aperta eGPA n. 7250, interamente gestita
con sistemi telematici, alla stipula di un
contratto di somministrazione avente
ad oggetto l’afidamento della fornitura
di “componenti per impieghi elettrici”
per un importo di € 432.250,00 CIG:
6831828ACE.
Tutta
la
documentazione di gara è disponibile
su www.acquistionline.trenitalia.it. Il
termine per la presentazione delle offerte è
issato per il giorno 02/12/2016 ore 13:00.
Rocco Femia
PREFETTURA DI MILANO
Per la pubblicità legale e finanziaria
Estratto della pronuncia del Giurì n. 67/2016
Emessa in data 14 ottobre 2016 nei confronti di Kimberly Clark S.r.l.
Comunicato del Giurì dell’Autodisciplina Pubblicitaria
Il Giurì, nella vertenza promossa da Fater S.p.A., ha dichiarato che i messaggi pubblicitari inclusi nelle
confezioni di pannolini “Huggies Bimbo/Bimba” e quelli comparsi sul sito internet Huggies (contenenti il
claim “L’UNICO ASCIUTTO SU MISURA progettato su di lui/lei per assorbire la pipì proprio lì dove la fa” )
sono ingannevoli ai sensi dell’art. 2 del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale, in quanto
tendono ad accreditare presso il pubblico una non dimostrata unicità prestazionale rilevante per il pubblico,
che sarebbe rappresentata dalla maggiore assorbenza del prodotto in ragione della progettazione specifica
“per lui e per lei”. Considerata la gravità della violazione che ripropone una comunicazione già sanzionata in
relazione ad altro prodotto della stessa specie, il Giurì ha pertanto ordinato la cessazione della diffusione di
tali messaggi e la pubblicazione per estratto della decisione, per una volta, sul “Corriere della Sera”.
Milano, 14 ottobre 2016
Il Relatore
Il Presidente
f.to Prof Avv. Marco S. Spolidoro
f.to Prof. Avv. Antonio Gambaro
Avviso di gara
Si informa che sulla G.U.R.I. n. 125 del 28
ottobre 2016 V Serie Speciale è pubblicato il
bando di gara (CIG 68362468A8) relativo alla
procedura aperta ai sensi degli artt. 59 e 60 del
Decreto Legislativo n. 50 del 2016 per l’affidamento in convenzione ad un operatore economico del servizio di accoglienza ed assistenza
di cittadini stranieri richiedenti protezione
internazionale e gestione dei servizi connessi
presso l’immobile demaniale, già destinato a
centro di accoglienza straordinaria, sito in Via
Aquila nr. 11 Milano. Periodo 1° febbraio - 31
dicembre 2017. Il bando di gara, il disciplinare
di gara e relativi allegati sono disponibili presso: www.prefettura.it/milano (mediante il seguente percorso: Amministrazione trasparente
- Bandi di gara e contratti).
p. Il Prefetto
f.to Il Viceprefetto Vicario
Darco Pellos
AVVISO DI APPALTO
AGGIUDICATO
Si rende noto che in data 31/10/2016,
sarà pubblicato sulla 5^ Serie Speciale
della Gazzetta Ufficiale della Repubblica
Italiana n. 126, trasmesso alla GUUE il
19/10/2016, l’avviso di appalto aggiudicato
relativo all’Accordo Quadro per la fornitura
del servizio sostitutivo di mensa mediante
buoni pasto. L’avviso integrale è visibile sul
sito Internet www.poste.it.
Il Responsabile Acquisti
Dott. Manlio Caporali
Acquisti
AVVISO DI APPALTO
AGGIUDICATO
Si rende noto che in data 31/10/2016,
sarà pubblicato sulla 5^ Serie Speciale
della Gazzetta Ufficiale della Repubblica
Italiana n. 126, trasmesso alla GUUE
il 19/10/2016, l’avviso di appalto
aggiudicato relativo al Servizio di
Gestione Asili nido aziendali di Poste
Italiane. L’avviso integrale è visibile sul
sito Internet www.poste.it.
Il Responsabile Acquisti
Dott. Manlio Caporali
AZIENDA POLICLINICO UMBERTO I - ROMA
AVVISO DI GARA PER ESTRATTO
Stazione Appaltante: Azienda Policlinico Umberto I
- U.O.C. Provveditorato. Sulla G.U.R.I. n. 126 del 31
ottobre 2016 è stato pubblicato il bando di gara relativo l’affidamento della fornitura biennale di dispositivi
medici per chirurgia bariatrica occorrenti all’Azienda
Policlinico Umberto I. Importo complessivo presunto
posto a base di gara dell’appalto: € 158.270,00 più
IVA di legge. La presente fornitura di durata biennale
è suddivisa in tre (3) lotti indivisibili. Requisiti per
la partecipazione alla gara. Il bando di gara è stato
pubblicato sulla G.U.R.I. n. 126 del 31 ottobre 2016.
Il DIRETTORE GENERALE
Dott. Domenico ALESSIO
MINISTERO DELL’INTERNO
Prefettura
Ufficio territoriale del Governo
di Trieste
AVVISO DI GARA PER ESTRATTO
Si rende noto che con bando di gara pubblicato sulla G.U. dell’Unione Europea n. 2016/S
201-364080 del 18.10.2016 e sulla G.U.
della Repubblica Italiana 5° Serie Speciale
- Contratti Pubblici n. 124 del 26.10.2016
è stata indetta una procedura aperta per
l’affidamento del servizio di accoglienza
dei cittadini stranieri richiedenti protezione
internazionale nella struttura residenziale
demaniale sita in Monrupino, loc. Fernetti, 16, periodo 1.1.2017-31.12.2017 - CIG
68375382DB. Il valore stimato dell’appalto è
di € 1.126.937,50 - I.V.A. esclusa. Il criterio
di aggiudicazione è l’offerta economicamente
più vantaggiosa. Le offerte, sottoscritte dal
legale rappresentante, dovranno pervenire
entro le ore 12.00 del giorno 17 novembre
2016, alla Prefettura - U.T.G. di Trieste - P.zza
dell’Unità d’Italia n. 8 - secondo le modalità ed
unitamente alla documentazione indicate nel
bando di gara. Il bando è visionabile anche sul
sito internet della Prefettura-UTG di Trieste
all’indirizzo: http://www.prefettura.it/trieste/.
Trieste, 28 ottobre 2016
p. Il Prefetto
Il Viceprefetto Vicario
(Argentieri)
CRONACHE
Corriere della Sera Lunedì 31 Ottobre 2016
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Ho 50 anni, guardami
di Candida Morvillo
Sono sempre
di più le icone
di bellezza over
50. Tra di loro:
1 Elizabeth
Hurley, 51 anni,
attrice,
produttrice
e stilista
(foto Olycom)
2 L’attrice
Halle Berry,
premio Oscar
nel 2002
per il film
«Monster’s Ball
- L’ombra della
vita», ha
festeggiato
il mezzo secolo
il 14 agosto
(LaPresse)
3 La ex top
model Cindy
Crawford, 50
anni compiuti
il 10 febbraio.
Dopo essersi
ritirata dalle
passerelle,
nel 2000,
ha fondato
tra le altre cose
una linea
di prodotti
di bellezza
(LaPresse)
4 Monica
Bellucci,
che il mese
scorso
ha posato nuda
sul settimanale
francese Paris
Match,
ne ha invece
52. È tuttora
considerata
il simbolo della
bellezza
mediterranea
(Reuters)
5 L’attrice e
cantante
francese
Emmanuele
Seigner, 50.
Il suo ultimo
lungometraggio da
protagonista
è «Venere
in pelliccia»
del 2013,
mentre
quest’anno
compare
in tre
cortometraggi
(Olycom)
C’
è Sophie Marceau che
compie 50 anni il 17 novembre ed è, se possibile, più bella adesso che
nel suo pur mitico «tempo delle
mele». C’è Halle Berry, che i 50 li
ha compiuti il 14 agosto e quest’estate ha fatto il pieno di cuoricini su Instagram per il bikini
emozionante quanto quello sfoggiato in 007 La morte può attendere, anno 2002. C’è Emmanuele
Seigner, 50 compiuti il 22 giugno,
che ha catalizzato i flash all’ultima Mostra del cinema di Venezia.
C’è Janet Jackson, 50 il 16 maggio,
che aspetta il primo figlio. E c’è
Cindy Crawford, che resta top,
con i suoi 50 festeggiati il 10 febbraio e le sue foto senza trucco
che fanno il giro del web e parlano di un viso a prova di Photoshop. Ottima annata quella del
1966, tutte splendide, tutte sexy
quelle figlie del boom economico, che sono state ragazze nei favolosi anni Ottanta. Le prime a
Halle Berry, Cindy Crawford
e l’«incendiaria» Monica Bellucci
Figlie del boom economico,
ragazze negli anni Ottanta,
oggi ancora più belle (ed esposte)
varcare la soglia della mezza età
ancora seducenti, ancora attraenti.
Monica Bellucci che un mese fa
posa seminuda, a 52 anni, su Paris Match, è la bandiera di una generazione in cui i 50 sono i nuovi
venti. Per beltà, e per ottimismo,
come se fossero loro le ultime
donne ad aver preservato intatta
la convinzione di un’epoca, quella
che il futuro sarebbe stato migliore, e più felice. «L’italienne incendiaire» ha titolato il settimanale
francese su Monica, portatrice del
manifesto programmatico di una
generazione: «È falso che l’amore
fisico sia legato alla giovinezza. Il
desiderio non si spegne man mano che s’invecchia». La rivoluzione delle cinquantenni alla Bellucci o alla Sharon Stone è che non
rinunciano a piacere e non rinunciano al piacere. «Fino a dieci anni fa, il sesso over 50 era quasi
escluso dalle ricerche scientifiche. Quelle sulle malattie sessualmente trasmissibili si fermavano
a 49 anni», osserva Chiara Simonelli, presidente dell’Istituto europeo di sessuologia.
Le nuove cinquantenni sono
ragazze che erano bambine nel
’68 ed erano troppo giovani per
vivere le discussioni dei primi
collettivi femministi. Sono donne
sessualmente disinibite per le
quali la libertà non contempla il
dubbio che voler piacere possa
essere una schiavitù. Una come
Daria Colombo, 61 anni, già leader dei Girotondi, che ha scritto
Alla nostra età, con la nostra bellezza, dice che se vede la Bellucci
nuda pensa: «Che bella!». Non le
va di demonizzare chi esibisce
sex appeal. Semmai, si chiede se
dietro certi sforzi per essere in
forma non ci sia piuttosto insicurezza: «È schiava solo la donna
che non si sente libera se non è
perfetta», sintetizza.
Ci sono donne che vestono da
ragazzine, potendoselo permettere, e altre affatto sfiorate dal dubbio di essere fuori tempo massimo. Il senso del ridicolo è la discriminante per Dacia Maraini:
«Se una è bella perché no? Perché
non mostrarsi? Perché non avere
amanti?».
Queste formidabili cinquan-
tenni dettano la linea al cinema,
in tv, sui social. Riscrivono le regole per tutte. E sorgono nuovi
dubbi: sarà all’antica abolire la
minigonna se si è negli «anta»?
Sarà all’antica accorciarsi i capelli? «Io continuo a trovare più elegante la cinquantenne che non
scopre l’ombelico», dice Cristina
Parodi, 50 compiuti nel 2015 e migliaia di complimenti per le foto
in costume che l’estate scorsa ha
messo su Instagram. «Siamo le
prime cinquantenni ad avere più
attenzione per la nostra immagine, perché siamo le prime realizzate e attive nel lavoro», osserva la
conduttrice, «la “luce” delle cinquantenni di oggi si deve alla sicurezza che esprimono, prima
ancora che a cure estetiche più efficaci». Ed è anche in ragione di
questa sicurezza, racconta, che
ora ama i tacchi alti e le gonne,
mentre a 30 anni «era da mocassini e pantaloni». E forse, avere 50
anni nel 2016 significa anche questo: non sentire il bisogno di vestire castigate per essere credibili.
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 Il caso
Anche se è di lei
il telefono risponde
«sono occupato»
Il baco maschilista
di Android
di Mario Gerevini
e Massimo Sideri
«S
cusa sono occupato». OccupaTO?
Semmai occupaTA. Richiamiamo
l’amica: forse, pensiamo, abbiamo
sbagliato numero. Lei però risponde con lo
stesso messaggio: «Scusa sono occupaTO».
Ancora! I casi sono quattro: 1) Abbiamo di
nuovo sbagliato; 2) Non è un messaggio
automatico ma lei, per ben due volte, ha
digitato «o» per «a»; 3) Ha cambiato sesso
rispetto all’altro ieri o 4) Il sistema operativo di
quello smartphone declina solo al maschile il
messaggio. Verificato che il numero è giusto,
che ha inviato una risposta automatica e che il
sesso è quello della nascita, la risposta esatta è
la 4. È il baco di molti smartphone Android:
un baco maschilista. Il caso è tutto italiano
perché la disattenzione di genere non esiste
nella locuzione inglese I’m busy che ha il
vantaggio di essere gender correct e di
superare anche il Test Lgbt (lesbian, gay, bisex
e transgender). Abbiamo avuto un traduttore
evidentemente disattento agli ultimi anni di
dibattiti mondiali e nazionali che hanno
spinto anche l’Accademia della Crusca ad
affermare, tramite la presidente emerita
Nicoletta Maraschio, che «se è corretto dire la
maestra e il maestro, l’operaia e l’operaio,
sono corretti, sotto il profilo grammaticale e
sociologico, anche l’architetta, l’avvocata o
l’avvocatessa». Sottinteso: figuriamoci dire
occupato per occupata. La questione non è
solo formale perché il numero di donne
interessate è molto alto. In Italia, dati
Comscore, i proprietari di smartphone sono
30 milioni. Di questi il 70% ha un sistema
operativo Android. Qualcuno se n’è accorto
tanto che sui telefoni di ultima generazione
come “l’esplosivo” Samsung Note 7 (quello
ritirato per i problemi alla batteria) la
questione è stata risolta a favore di una
formula linguistica neutra: «Adesso non
posso parlare. Ti chiamo più tardi». La stessa
soluzione dell’iPhone. Resta però il giallo sulle
responsabilità: Google afferma che il baco
potrebbe essere un problema causato dai
produttori e operatori: «Dai test fatti — ci
rispondono — non dipende da noi. Vengono
sempre lasciate delle stringhe libere a uso di
operatori e produttori». Nessuno vuole
rimanere con il cerino di genere in mano.
Dunque, riassumendo: se avete diversi
modelli di Samsung non di ultima
generazione, ma anche Huawei o Sony, per
fare altri esempi, non vi resta che
personalizzare i messaggi automatici. Sempre
che non siate occupaTE.
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34
Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere della Sera
#

Il referendum e la Costituzione La riforma avrà effetti
imprevedibili, avendo molti lati oscuri: per esempio
non sappiamo ancora come verranno eletti i Senatori
La governabilità? È già garantita dall’attuale Carta
ANALISI
 COMMENTI
C
 Il corsivo del giorno
di Ernesto Galli della Loggia
DOBBIAMO INCORAGGIARE
I DIBATTITI ASPRI MA APERTI
CHE FANNO BENE ALL’ISLAM
P
roprio quelli che, come chi scrive, in
questi ultimi anni non ha mai fatto
mancare un giudizio critico, talvolta
anche aspramente critico, verso
aspetti centrali delle società islamiche, a
cominciare da quegli aspetti che sono
espressione in un modo o nell’altro del
retroterra religioso di tali società, proprio
questi ha il dovere più di altri di informare
su fatti significativi di segno opposto che
pure accadono. Come quelli, per l’appunto,
che ha riferito sulla prima pagina
dell’«Osservatore Romano» di sabato
Zouhir Louassini, un valente giornalista
marocchino residente da tempo in Italia.
Eccoli riassunti in pochissime righe.
Primo: lo sceicco al Tayyb, sceicco della
famosa università cairota al-Azhar,
intervistato alla tv da un giornalista
dichiara, parlando in arabo, che il
Cristianesimo «è una religione di amore e
di pace che (…) invita addirittura ad amare
i propri nemici». Ancora: è capitato di
recente che i social media del mondo arabo
siano stati invasi da un video visto da
moltissimi spettatori, che mostra il
battesimo di un convertito di origine
siriano; ne è seguita una marea di
commenti: molti anche assai aspri, ma non
pochi che invece hanno sostenuto la libertà
di scelta individuale pure in una materia a
cui l’Islam è notoriamente quanto mai
sensibile. E infine, il 24 ottobre, un
seguitissimo giornale on line marocchino
ha aperto un dibattito sul fenomeno della
conversione di molti marocchini al
Cristianesimo; anche qui sono seguite
polemiche feroci ma pure molti interventi a
favore della libertà religiosa. Come si vede,
nel mondo arabo-islamico mutamenti
importanti sembrano delinearsi (per il
momento non si può dire niente di più, ma
già non è poco).
Louassini termina il suo articolo
sull’«Osservatore» chiedendosi: «Perché
tutto questo dibattito aspro ma aperto non
interessa ai media occidentali?». Ecco una
risposta: come si vede a questo giornale
interessa.
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Su Corriere.it
Puoi
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analisi dei nostri
editorialisti e
commentatori:
le trovi su
www.corriere.it
aro direttore, in una
recente intervista a
Federico Fubini (Corriere del 18 ottobre)
ho preannunciato il
mio No al referendum sulla riforma costituzionale. Il beneficio che la nuova Costituzione
arrecherebbe, in termini di
qualità della governance, è a
mio giudizio nullo o negativo,
in quanto le modifiche peggiorative prevalgono su quelle migliorative. Elevato è peraltro il
costo che il Paese sta già pagando da qualche tempo, a carico del bilancio dello Stato,
per la creazione di un clima di
consenso inteso a favorire il Sì
al referendum. Mi è stato chiesto di chiarire meglio la mia
posizione nel merito della riforma. Lo faccio ricorrendo di
nuovo alla Sua ospitalità.
Bicameralismo temerario.
Per superare il bicameralismo
paritario, non si è optato per
una seconda Camera di riflessione e orientamento, come la
House of Lords; o di raccordo
strutturato con i governi dei
territori, come il Bundesrat; o
più semplicemente per l’abolizione del Senato. Si è optato
per un bicameralismo alquanto «temerario» («di persona
che affronta i pericoli senza
calcolo, sconsiderato o ardimentoso», secondo il dizionario Sabatini Coletti). Si è scelto
di accrescere di molto, nell’architettura della Repubblica Italiana, il ruolo degli esponenti
politici dei Comuni e soprattutto delle Regioni, proprio di
quel segmento della classe politica che negli anni scorsi, con
le dovute eccezioni, non ha offerto l’esempio migliore di gestione corretta e avveduta della
cosa pubblica.
Poiché il nuovo Senato avrà
pur sempre funzioni importanti (ancorché difficili da prefigurare concretamente oggi)
in campo legislativo e di controllo, temo due conseguenze :
da un lato, un’accresciuta e forse caotica capacità di pressione
del personale politico territoriale sulle decisioni nazionali,
con la possibilità di esigere
«contropartite» a fronte del
proprio consenso; dall’altro, un
contributo di riflessione — ad
esempio sulla dimensione europea e internazionale, così come sugli effetti di lungo perio-
CATASTROFI E VISIONI POLITICHE
SERVE UN GRANDE PATTO
PER SALVARE IL PAESE
di Gian Antonio Stella
M
SEGUE DALLA PRIMA
a, spiega la storica Emanuela Guidoboni, «cluster»
di terremoti simili a quello attuale
sono stati registrati lungo la
schiena della penisola almeno
cinque volte: nel 1349, 1456,
1638, 1703 e 1783.
Di più: nelle aree a elevato rischio sismico, che valgono il
50% circa del territorio e il 38%
dei comuni, ci sono 6 milioni e
267 mila edifici. Molti bellissimi e costruiti secoli fa, altri decorosi tirati su più recentemente, altri ancora orrendi e
ammassati senza alcuna attenzione ai problemi del territorio
negli ultimi settant’anni. Ci vivono, complessivamente, 24
milioni e 147 mila persone.
Non consapevoli, per usare un
eufemismo, dei pericoli che
corrono. Dice tutto una ricerca
del 2012 di Cresme, Ance e
Consiglio nazionale degli architetti: un quarto degli edifici
è in condizione mediocre o
pessima.
«Sebbene la normativa anti-
sismica per le costruzioni abbia più di trent’anni, solo una
minima parte degli edifici realizzati in questo periodo nelle
attuali zone ad elevato rischio è
stata costruita secondo criteri
antisismici». Eppure il 45 per
cento delle persone, pur sapendo di vivere in aree a rischio, «ritiene che la sua abitazione sia costruita con criteri
antisismici». Anzi, una su tre
pensa che basti risanare le
strutture ogni 40 anni o 60. Per
non dire di chi ritiene bastare
una ristrutturazione al secolo.
Ciechi.
Per salvare il nostro patri-
PERCHÉ DICO NO
A UN SALTO NEL BUIO
di Mario Monti
do dei provvedimenti — che
non si preannuncia necessariamente distaccato e autorevole.
In un disegno di legge costituzionale che avevo presentato in
Senato come contributo alla riforma, si prevedeva che anche
figure rappresentative della società civile e della cultura operanti nelle regioni potessero
essere elette dai Consigli regionali a far parte del nuovo Senato. Quel disegno di legge, lo dico en passant, prevedeva che ai
senatori a vita (a parte gli ex
presidenti della Repubblica)
non spettassero né indennità
né immunità.
Costituzione dagli effetti imprevedibili. Nel momento in
cui saremo chiamati a scegliere
tra la nuova Costituzione e
quella vigente, non sapremo
come avverrà l’elezione dei senatori. Sapremo che avverrà «in
conformità alle scelte espresse
dagli elettori», ma in un modo
che sarà determinato da una
legge ordinaria, che verrà presentata e adottata dopo il referendum. Inoltre, non sapremo
con quale legge elettorale andremo a votare in futuro per
eleggere i membri della Camera dei Deputati. È vero che al referendum non saremo chiamati ad esprimerci sulla legge elettorale, ma è ovvio che gli effetti
concreti della nuova Costituzione, su cui ci dovremo esprimere, dipenderanno in buona
parte dalla legge elettorale.
Una scelta storica, ma al buio. Invidio quei cittadini che, di
fronte a questi limiti e a queste
incognite, si sentono sicuri nel
dire che la nuova Costituzione,
destinata a reggere la vita italiana per decenni, è migliore di
quella attuale. Anche a me farebbe piacere votare Sì. È più
facile. E poi, diciamolo, sentirsi
dalla parte del «nuovo» gratifi-
ca, anche se più d’una volta in
Italia il «nuovo» è stata la scorciatoia per tornare al «vecchio»
però con la coscienza a posto.
Ma trovo poco serio che si chiamino i cittadini ad una scelta,
di portata storica, su un oggetto che per molti aspetti è ancora misterioso. Sulla base di ciò
che sappiamo oggi, non ritengo affatto che la Costituzione
proposta sia migliore di quella
attuale.
Costituzione, ricerca del
consenso, governabilità. Non
monio abitativo, storico, monumentale, scolastico e salvare
chi ci vive dentro non basta
dunque accorrere in soccorso
alle popolazioni ogni volta che
c’è una calamità. Calamità sismiche o idrogeologiche che,
tra parentesi, son costate dal
1944 al 2009, secondo le stime,
da 176 a 213 miliardi. Una cifra
mostruosa destinata a crescere. Non basta. Occorre un patto
nazionale all’altezza dell’emergenza.
Dirà Matteo Renzi: c’è già,
Casa Italia. Nel nome e negli
obiettivi, può darsi. Di fatto,
però, manca il cemento fondamentale per cominciare a restituire agli italiani, che già
avevano il morale basso e oggi
sono ancora più scossi, quella
speranza di poter vivere nei loro centri storici risanati e sicuri. Il cemento di una solidarietà
nazionale che vada oltre il mesto bla-bla di circostanza. Lo
sappiamo: è impensabile che
questi rissosissimi partiti, con
l’aria che tira, trovino un accordo su un ogni altra cosa. Almeno su un grande patto di salvezza nazionale, magari sottratto a partiti e maggioranze e
fazioni e delegato a un’agenzia
messa su da tutti che si occupi
«solo» di questo, però, è doveroso pretendere una svolta. Radicale. Quanti altri terremoti o
alluvioni devono colpirci perché la politica abbia uno scatto
di orgoglio e di decenza all’altezza di quanto i volontari quotidianamente fanno senza badare alle tessere?
E insieme, finalmente, dovrà partire una grande offensiva culturale nelle scuole, nei
luoghi di lavoro, nella società,
che diffonda fra gli italiani la
coscienza dei rischi che corrono. E di quanto tocchi anche a
loro, e non solo genericamente
«allo Stato», il dovere (il dovere: non la facoltà) di farsi carico della loro parte di responsa-
Retorica
Non è fondato neanche
lo slogan sulla
riduzione dei «costi
della politica»
sono mai stato tra coloro che
hanno esaltato la Costituzione
attuale come «la più bella del
mondo». Ne vedo i limiti. Ma
so anche che essa non ha mai
impedito la governabilità dell’Italia, quando i governi sono
stati sufficientemente risoluti.
Con le molte decisioni che ha
preso, diverse delle quali ho
condiviso e sostenuto, il governo Renzi lo ha dimostrato chiaramente. E il governo Ciampi, il
primo governo Amato, il primo
governo Prodi che ha portato
l’Italia nell’euro, per citarne alcuni, hanno o no governato?
Sono stati governi che hanno
governato con efficacia, pur
con la Costituzione attuale, anche perché — soprattutto questi ultimi — non hanno esitato,
quando necessario, a prendere
decisioni impopolari e non
hanno cercato il consenso a carico del bilancio dello Stato.
Costi della politica. Trovo
impeccabile la parte del quesi-
to referendario che parla di
«contenimento dei costi di
funzionamento delle istituzioni», che certo si verificherà con
la riduzione, opportuna, del
numero dei parlamentari. Non
si parli però, come fa uno degli
slogan, di riduzione dei «costi
della politica». Il costo per il bilancio dello Stato delle molte
misure prese per favorire il
consenso alla nascita della Costituzione è un multiplo di
quanto si potrà risparmiare sul
funzionamento delle istituzioni. E ha ritardato un più solido
ancoraggio dell’Italia nel porto
della stabilità finanziaria, nel
caso arrivi una nuova tempesta.
Pur affidata alle cure solide e
sagge del ministro Padoan, la
politica del bilancio pubblico
non è certo stata insensibile —
nei grandi saldi e nella minuta
composizione delle misure —
alle esigenze di creare consenso a destra e a manca, con effetti limitati sulla domanda aggregata e sul prodotto interno lordo, ma forse maggiori sulla
gratitudine complessiva e sulla
propensione a esprimerla nell’urna.
Detto questo, a differenza di
molti sostenitori del No non ho
mai sostenuto che, ove vinca il
Sì, la nuova Costituzione metterebbe a rischio la democrazia. E ho sempre detto che, anche in caso di vittoria del No,
non riterrei né doveroso né auspicabile che il premier Renzi
si dimettesse. Mantengo questa opinione, pur trovando fuori luogo i toni sprezzanti che,
sul tema del referendum, il
presidente del Consiglio sta
usando nei confronti non solo
dei suoi avversari politici ma
anche di chi, al di fuori della
battaglia politica, si sforza di
ragionare con la propria testa.
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bilità. Né i cittadini possono
aspettarsi che le casse pubbliche siano in grado di farsi carico di ricostruire tutto a spese
della collettività: non possono
farcela. E sarebbe ora che si cominciasse a prendere in esame
(con cautela e buon senso, ovvio) quell’assicurazione obbligatoria contro le catastrofi che
già è prevista in tanti paesi, dal
Belgio alla Francia, dalla Norvegia alla Spagna o alla Romania.
Ce l’ha, questo Paese, la forza e l’ambizione per prendere
di petto i problemi epocali posti dagli eventi di queste settimane? Di avviare davvero, con
regole nette e meno burocrazia, il risanamento del nostro
territorio e dei nostri scrigni
storici? Noi pensiamo di sì. Ma
lo sforzo deve essere corale. È
una sfida troppo seria per
smarrirsi in guerricciole di
bottega…
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Corriere della Sera Lunedì 31 Ottobre 2016
#
IL SISMA E NOI
IL SUSSULTO ARCAICO
DELLA TERRA
CHE CI COLPISCE DENTRO
di Donatella Di Cesare
Quotidianità La vita
di tutti è sconvolta
nel profondo, una ferita
da sanare con una
più tangibile solidarietà
D’
un tratto le pareti vibrano. Prima in modo quasi
impercettibile, quindi
con più forza. Rumori
cupi e inconsueti squarciano lo spazio dell’intimità. Come per avvertire, per segnalare quel
che sta accadendo. No, non è un malessere individuale, né un capogiro. Gli occhi si alzano e
trovano conferma nell’oscillare del lampadario.
Ma lo sguardo si fissa al pavimento che sobbalza, sussulta. È una nuova scossa di terremoto.
Dopo quelle di ieri, dell’altro ieri. Questa volta
sembra persino più potente. La casa è spinta
con violenza perversa da un lato, poi dall’altro.
Reggerà? La mano si appoggia a uno stipite per
cercare l’ultimo puntello, la parvenza di una
protezione. È una mossa spontanea, ma vana e,
chissà, anche sbagliata. Il corpo è fermo, impietrito. Forse è l’effetto del terrore, o forse la reazione a quel movimento che non accenna a finire e diventa, anzi, più intenso e rabbioso. Il tempo si dilata, i secondi si amplificano. Lo spazio,
invece, si sottrae; mostra tutta la sua ostilità.
Non accoglie più. La casa minaccia di mutarsi
in una trappola. Che fare? Scendere in fretta le
scale? Guadagnare l’uscita? Oppure aspettare? I
pensieri si affastellano, le idee si confondono.
In quei pochi istanti siamo d’improvviso
esposti all’azione imponderabile della terra,
che si agita, si solleva, ridiscende placandosi, e
poi ancora vibra — come se volesse scrollarci di
dosso. È un’esperienza agghiacciante. Abituati
al cemento, all’acciaio, al vetro, all’asfalto, quell’impari corpo a corpo con la terra ci sgomenta.
E ci getta nell’angoscia. Perché, alla fin fine,
l’angoscia è proprio questo vuoto che si spalanca ai nostri piedi, la mancanza di terreno, l’assenza di un fondamento. Per noi che navighiamo nel web, che comunichiamo con l’altra parte del mondo grazie alla tecnologia digitale, ai
flussi mobili dei dispositivi elettronici e telematici, per noi che viviamo nel mondo globalizzato della tecnica, riunito da una interdipendenza terrestre, accentrato da una universalità
cosmologica, il sussulto arcaico della terra è
tanto più insopportabile. Ci fa sentire nudi,
inermi, alla mercé di una recondita potenza indomabile. La personifichiamo al femminile e,
anche solo per un attimo, ci assale il timore di
finire nelle sue viscere.
Il breve silenzio d’attesa è rotto da qualche si-
rena. C’è chi è sceso per strada e commenta con
i vicini, chi afferra il telefono per chiamare parenti e amici. Sullo schermo della tv è scritto a
caratteri cubitali «nuova violenta scossa di terremoto». Giungono in diretta le prime immagini. Chiese, monumenti, palazzi rovinano al
suolo. Strade impraticabili, frane. Macerie, e
poi ancora macerie. Rovine che, in parte almeno, avrebbero potuto essere evitate. Gente disperata in fuga tra i vicoli dei borghi. Il pensiero
va a loro — e a chi è già stato colpito. Si può immaginare che cosa abbiano patito, che cosa patiscono. Sono ormai decine di migliaia le vittime dell’inarrestabile onda sismica che, con
qualche breve e apparente interruzione, dura
ormai da mesi.
Nei siti delle grandi testate giornalistiche
vengono pubblicati i rilevamenti dei sismologi,
le linee che si allungano quando misurano
l’oscillazione tellurica. Poi compare la cartina
dell’Italia, colpita al centro, ferita. Cerchi rossi,
disegnati a partire dall’epicentro. E sotto quei
cerchi, tra i pendii dei monti, le faglie che si sono aperte. Lassù la terra si è squarciata. Non tornerà più come prima.
Le scosse, sebbene più lievi, non si fermano.
Gli esperti parlano di «sciame sismico». Un tremito potrebbe suggellare la fine, ma potrebbe
essere anche il segnale premonitore di un moto
più irruente e distruttivo. Il timore per il futuro
Realismo e reazione
Una convivenza con la mostruosa
estraneità di questa forza
non è possibile, ma è un dovere
etico pensare alla ricostruzione
aumenta e attanaglia ormai l’intero Paese. Che
cosa dovremo aspettarci? Quando e dove ci sorprenderà il prossimo sisma? Che ne sarà della
catena degli Appennini che attraversa e tiene
insieme l’Italia?
La terra ha scosso dal fondo la nostra vita, i
suoi sussulti scandiscono prepotentemente la
quotidianità. Anche questa è una lesione. L’ansia domina; il panico è dietro l’angolo. Quando
la situazione sembra tornare normale, resta
l’impressione che l’instabilità sia di casa. Siamo
noi a sottovalutare gli indizi? Qualcuno ha provato ad usare la app «rilevatore terremoto» che,
grazie all’accelerometro dei cellulari, avverte,
qualche secondo prima, l’arrivo dell’onda sismica. Vale, dunque, solo per chi si trova a una
certa distanza dall’epicentro. Forse rassicura e
serve, tutt’al più, a spostarsi sotto un muro portante.
Ma una convivenza con la mostruosa estraneità di questa forza tellurica è impossibile.
Purtroppo è saggio ammettere che non possiamo controllarla, né prevederla. È invece un dovere pensare alla ricostruzione, un obbligo etico e politico per tutti. E chissà che, intorno a
quel centro ferito, non si possa edificare anche
una più ferma e tangibile solidarietà.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Katia Ricciarelli ha scelto
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U
IL FUTURO INCERTO DI EXPO
A UN ANNO DAL SUCCESSO
COMMENTI
DAL MONDO
Il prossimo
presidente Usa
e il Medio Oriente
il Washington Post

 Per
la politica americana in
Medio Oriente deve voltare
decisamente pagina. «La
passività di Obama in Medio
Oriente ha raggiunto il suo
culmine all’ultima riunione
del Consiglio nazionale di
sicurezza — scrive il
giornale nell’editoriale di
domenica —. Di fronte a
una serie di opzioni su come
rispondere all’assalto
criminale di Aleppo Obama
ha deciso di non decidere».
Il prossimo presidente dovrà
rivitalizzare la politica nella
regione che è vitale per gli
interessi americani e su
questo c’è un consenso
bipartisan.
Se Uber deve
assumere
i suoi guidatori
«La sentenza britannica

 che obbliga Uber ad
assumere i guidatori
che usano l’app non
dovrebbe essere salutata
come una vittoria dell’uomo
della strada contro le
potenti corporazioni» scrive
il Sunday Times che, al
contrario, legge il verdetto
come una battuta d’arresto
per l’economia leggera di cui
Uber è un rappresentante.
«Dal 2010 ad oggi il numero
dei lavoratori autonomi è
cresciuto di 800 mila unità».
Ridurre la flessibilità del
mercato del lavoro è una
ricetta che la Gran Bretagna
post Brexit non dovrebbe
considerare.
di Monica Ricci Sargentini
n anno fa, come oggi, si festeggiava la
chiusura di Expo.
Semestre partito in
sordina, proseguito
poi con le code per visitare i
padiglioni e con le passeggiate
sul decumano dei grandi della
terra, da Michelle Obama a Bono Vox. Già allora, le istituzioni avevano garantito che il dopo Expo sarebbe stato all’altezza di quel successo e che per
l’area sarebbe stata individuata una destinazione finale che
avrebbe fatto di Milano e del
Paese un’eccellenza internazionale nel campo della ricerca. Un anno dopo, quando Regione e Comune avevano avuto tutte le garanzie e i pezzi di
carta che certificavano questo
impegno, un blitz dell’ultimissima ora ha stralciato il capitolo di Expo dalla Finanziaria.
Va dato atto al ministro
Maurizio Martina di aver lavorato per un anno su questo argomento: per dare garanzia
dei fondi, accogliere le (legittime) richieste della Statale
prossima al trasloco, ricucire i
rapporti all’interno del mondo
scientifico e universitario dopo che il premier Renzi con un
altro blitz, del novembre 2015,
aveva affidato il progetto di
Human Technopole all’Iit di
Genova, provocando la levata
di scudi di atenei e scienziati
milanesi e lombardi. Il paziente lavoro diplomatico aveva visto a Milano unite le istituzioni, al netto di qualche frizione:
Regione e Comune, governate
da maggioranze diverse, hanno davvero cercato di far squadra e il mondo economico,
delle imprese e dell’università
è stato pronto a fare sistema.
Si poteva onestamente chiedere di più? A questo punto i
dubbi sono legittimi: è stata
solo la distrazione di burocrati
che, dovendo alleggerire la
lunghissima Finanziaria, hanno tagliato il capitolo di Expo
senza valutarne le conseguenze? Oppure Milano conta, sì,
ma non ancora abbastanza?
Oppure in vista del referendum si è pensato fosse controproducente penalizzare coi tagli regioni dove, a differenza
della Lombardia, sta prevalendo il no? Qualunque sia la risposta, dando fiducia alle nuove garanzie arrivate ieri, adesso va fatta una sola cosa: risolvere il pasticcio.
Elisabetta Soglio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
IL FISCO È IL MIGLIOR ALLEATO
DEI VERI FAN DEI COLDPLAY
È
ormai chiaro che il
bagarinaggio online è
un grave danno per i
fans dei Coldplay come per quelli di Daniel Barenboim (anche i biglietti della Filarmonica della
Scala vengono «dopati» con il
meccanismo dei bot tanto che
su Viagogo, per fare un esempio, si legge tranquillamente
che «se lo desideri, puoi vendere i biglietti che hai in più
per la Filarmonica direttamente qui»). I broker-bagarini in
questo si rivelano «equi»: danneggiano ogni genere musicale. È meno evidente però che
nella lista ci sia anche un’altra
vittima insospettabile per un
concerto: il Fisco.
Secondo alcune documentate analisi fatte dal procuratore generale di New York, Eric
T. Schneiderman, e in accordo
con la più grande piattaforma
di vendita online, TicketMaster, sei biglietti su dieci dei
grandi eventi finiscono nelle
grinfie dei software per poi essere rivenduti con ricarichi fino al 970% (concerto di Bruce
Springsteen al San Siro docet).
Se così è allora possiamo concludere che per la maggior
parte dei biglietti il vero prezzo
CON ERISIMO
L’ERBA
DEI CANTORI
non è quello nominale (tra i 90
e i 100 euro per i Coldplay) ma
quello delle piattaforme come
Viagogo, SeatWave, Ticketbis
(anche 400 euro in meno di un
mese e a 9 mesi dalla data ufficiale: 3-4 luglio 2017). Con l’Iva
al 12 per cento per gli eventi
culturali — cinema, teatri e
concerti — il conto dei soldi
persi è facile da fare.
I siti di secondary ticketing,
excusatio non petita, promettono di versare «l’Iva aggiuntiva» ma solo sulle commissioni
che incassano (circa il 30% divisi non equamente tra il bagarino e il fan). E in ogni caso
con sedi legali sparse tra la
Svizzera e il deserto del Nevada dire che la riscossione non
è sempre facile è un eufemismo. Resta comunque un 70%,
il grosso della torta, che si perde nei meandri dell’evasione:
chi acquista con i «bot» usa liste di nomi prese dalla Rete e
dunque rimane nell’ombra. I
veri avvoltoi, i broker online,
festeggiano senza tasse.
Ecco perché il Fisco dovrebbe essere il migliore alleato dei
fans dei Coldplay.
Massimo Sideri
@massimosideri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
36
Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere della Sera
#
Cultura
«La Lettura» in edicola
Tutte le altre identità:
Kafka, Pinocchio
e la Monaca di Monza
Kafka torna con i piedi per terra. La Monaca
di Monza esce dal silenzio. Pinocchio ritrova
un passato dimenticato. La rivisitazione —
di autori, personaggi reali e figure letterarie
— è un filo conduttore del nuovo numero de
«la Lettura». Il supplemento culturale del
«Corriere» — in edicola fino a sabato 5
novembre, a 50 centesimi — è annunciato
dalla copertina d’autore realizzata da
Andreas Burger (nella foto), che rivisita
(anche lui) la celebre Ruota di bicicletta di
Marcel Duchamp. Ad offrire un profilo di
Kafka ripulito da tutti gli elementi agiografici
è Alessandro Piperno a partire da un
volume di Reiner Stach, specialista
dell’autore praghese. «Il santarellino —
scrive Piperno parlando di Kafka — in
queste pagine si sfila l’aureola. Lo
scopriamo non esente da risentimenti,
tremori, vigliaccherie, inimicizie». Una
L’intervista Secondo il filosofo le grandi potenze che potrebbero scontrarsi
sono in realtà destinate al tramonto perché verranno sopraffatte dalla tecnica
di Daniela Monti
U
Severino: non ci sarà
la Terza guerra mondiale
Pensatore
 Emanuele
Severino
(Brescia, 1929)
è uno dei
filosofi italiani
più noti, autore
di numerosi
saggi. Docente
all’Università
Cattolica, la
lasciò nel 1969
per il conflitto
tra il suo
pensiero e la
dottrina della
Chiesa. Il tema
della tecnica è
da tempo al
centro delle
sue riflessioni.
Nella foto:
Battaglia di
Germania
(1944) di Paul
Nash (1889 –
1946)
Il convegno a Padova
Emergenze e conflitti
Tre giorni di studio
Emanuele Severino, il 3 novembre a Padova
nell’Aula magna di Palazzo Bo, aprirà la prima
delle tre giornate del convegno «Terza Guerra
Mondiale? La gestione della morte tra le nuove
emergenze sociali e la loro soluzione», con la
direzione scientifica di Ines Testoni e Alberto
Voci, organizzato dall’Università di Padova in
collaborazione con l’Ordine degli psicologi del
Veneto, la Fondazione Berlucchi e la
Fondazione Fabretti. Fra i relatori spiccano i
nomi di Sheldon Solomon, Michel Bitbol,
Ospite
Emanuele
Severino aprirà
il convegno
con l’intervento
«La Terza guerra
mondiale»
(Fotogramma)
Vincenzo Milanesi, Adriano Zamperini,
Camillo Regalia, Franca Bambi, Luigi Manconi,
Dora Capozza, Staffan De Mistura, Elizabeth
Brondolo. L’intervento di Severino è previsto
giovedì alle 10; alle 12 la presentazione di The
Essence of Nihilism, traduzione inglese del suo
libro più noto.
egitto
napoli
colle—
zione
egizia
n’ipotetica e spaventosa Terza guerra
mondiale come «guerra di retroguardia» rispetto al «conflitto primario»
che è già in atto: quello fra l’insieme
delle forze che si servono della tecnica — il capitalismo, la democrazia, le religioni, il comunismo, i nazionalismi — e la tecnica stessa.
Le forze della tradizione credono di guidare
il gioco, ma in realtà ne sono già ai margini. Per
prevalere l’una sull’altra, devono potenziare il
mezzo tecnico di cui si servono. Ma così facendo, dimenticano il loro scopo originario — accrescere il profitto per il capitalismo, fare la volontà di Allah per l’Islam. Diventano cioè qualcosa di diverso: detto nella terminologia più
squisitamente severiniana, «sono destinate al
tramonto». Una «destinazione» il cui senso autentico sfugge alla cultura contemporanea,
umanistica quanto scientifica. Non alla filosofia.
A vincere dunque è la tecnica, ovvero il «dono avvelenato» dell’Occidente, il dispiegamento del «progetto di trasformazione del mondo»
portato avanti — una volta decretata «la morte
di Dio» — dall’apparato tecnologico, scientifico, di pensiero razionale, fisico, matematico
destinato a diventare più forte dei sistemi che
oggi se ne servono. E l’uomo? È un mezzo per
l’incremento della potenza della tecnica, non il
fine, «l’umanità della tecnica è la morte dell’uomo».
Sarà Emanuele Severino ad aprire il convegno internazionale che si svolge giovedì 3 novembre a Padova, dal titolo «Terza guerra mondiale?», nell’ambito delle attività del master in
Death Studies & the End of Life dell’Università
padovana, l’unico, non solo in Italia, a elaborare
in forma scientifico-filosofica il problema della
gestione della morte. «Il convegno vuole descrivere da un lato in che modo la morte, il nichilismo e la paura promuovono la violenza, il
terrorismo e la guerra; dall’altro, cerca di dare
voce alle strategie di comprensione del problema. Ed è per questo che il concetto di nichilismo di Severino diventa centrale», dice la direttrice del master Ines Testoni, che insieme al
collega della Houston University Alessandro
Carrera ha curato l’edizione inglese di Essenza
del nichilismo, The Essence of Nihilism, per la
Verso Books, fra gli editori più prestigiosi nel
mondo culturale angloamericano.
Il libro, pubblicato in Italia nel 1972 dalla casa
editrice Paideia di Brescia (la più recente edizione è del 2015 presso Adelphi), resta forse il
più celebre di Severino, quello in cui ritrovare le
fondamenta del suo pensiero: essenza del nichilismo, cioè essenza «della follia estrema ed
estremamente nascosta: la persuasione che gli
essenti, in quanto tali, escano dal loro non essere e vi ritornino». La traduzione (avviata anche
in cinese) è dunque un riconoscimento al sistema filosofico organico, unitario e strettamente
coerente di Severino che Carrera, nella sua pre-
fazione, definisce un «castello magico, di cui
L’essenza del nichilismo è la chiave per l’ingresso principale» (per proseguire: «Il lettore deve
essere avvertito: ci vorrà un po’ di tempo per
esplorare l’intero edificio». Ma una volta entrati, «se anche non si è d’accordo con l’architettura, forse troppo solida per la sensibilità postmoderna, non si vorrà più uscire»).
Professor Severino, una Terza guerra mondiale è possibile? E perché fare questa domanda alla filosofia?
«La possibilità è ammessa anche in campo
scientifico, si pensi alle previsioni di George
Friedman. Le frizioni tra Russia e Stati Uniti e le
prove di guerra telematica di questi giorni ce lo
ricordano. Tuttavia, nemmeno la politologia, la
geopolitica, la sociologia, la psicologia tengono
sufficientemente conto delle implicazioni che
sussistono tra la tecnica guidata dalla scienza
moderna e le forze che della tecnica oggi inten-
Napoli,
Museo Archeologico Nazionale
Collezione Egizia
mostraegittopompei.it
museoarcheologiconapoli.it
in collaborazione
organizzazione e
comunicazione
CULTURA
Corriere della Sera Lunedì 31 Ottobre 2016
37
#
diventare, dopo la carcerazione, una icona
del pentimento; il critico letterario Ermanno
Paccagnini ripercorre la fortuna letteraria
della Monaca oltre Manzoni, da Giorgio
Bassani a Giovanni Testori a Ben Pastor.
Un'altra rivisitazione riguarda Pinocchio: è
un burattino mai visto quello raccontato da
Cristina Taglietti a partire dalla tavole
realizzate nel 1940 in stile disneyano dai
disegnatori Fabio Mauro ed Enrico Krasnik,
dono servirsi per realizzare i loro scopi. Non si
tiene conto, innanzitutto, di questo fondamentale principio: che lo scopo di un’azione più o
meno complessa ne stabilisce la configurazione e la struttura. Le forze che oggi si servono
della tecnica sono azioni di grande complessità, e appunto perché si servono della tecnica sono destinate ad assumere uno scopo diverso da
quello che è loro proprio: sono destinate al tramonto e la tecnica è destinata a dominarle. Il risultato è sorprendente: la conflittualità tra tali
forze diventa una guerra di retroguardia, obsoleta, rispetto al conflitto primario che esiste tra
l’insieme di esse e la tecnica. La cultura del nostro tempo, quella umanistica non meno di
quella scientifica, si lascia sfuggire il senso autentico di questa destinazione. La tecnica è destinata al dominio perché il sottosuolo essenziale della filosofia degli ultimi due secoli mostra che l’unica verità possibile è il divenire del
tutto, in cui viene travolta ogni altra verità e innanzitutto la verità della tradizione dell’Occidente, che pone limiti all’agire tecnico. Di tutto
questo, e di ciò che tutto questo implica, tiene
lucidamente conto l’impostazione del convegno di Padova».
Che ne è dell’uomo in questo processo di
autoaffermazione della tecnica?
«Lo scopo dell’Apparato tecno-scientifico
planetario non è il benessere cristiano, capitalistico, comunista, democratico dell’umanità,
ma è l’aumento indefinito della potenza; e la
conflittualità tra le forze che oggi si combattono rallenta tale aumento. L’arricchimento dei
venditori di armi non aumenta la potenza dell’Apparato tecno-scientifico: aumenta il loro
capitale. Quindi l’Apparato si potenzia riducendo e infine eliminando tale conflittualità. Lo
scopo dell’Apparato — ossia della forma suprema della volontà di potenza — non è l’“uomo”:
l’“uomo” è mezzo per l’incremento della potenza; tuttavia, come il capitalismo, che prima ancora della tecnica ha già come scopo qualcosa
Il volume Torna arricchita per Rizzoli l’opera dell’artista Luigi Serafini sulla maschera napoletana
Il declino dell’individuo
L’uomo non è più un fine ma è stato
ridotto a un mezzo dalla tecnica
che tende ad accrescere
senza alcun limite la sua potenza
di diverso dall’“uomo”, riesce a dare a quest’ultimo un benessere superiore a quello dei movimenti che, come il socialismo reale, si propongono invece di avere l’“uomo” come fine, così, e
anzi in misura essenzialmente superiore, accade nell’Apparato, dove ancora più radicalmente
del capitalismo l’“uomo” non è assunto come
fine».
Pax technica: è questa la «destinazione» finale? La fine di ogni conflittualità?
«Prima di prevalere, l’Apparato tecnico planetario è costretto a reagire al tentativo delle
forze della tradizione di non farsi mettere da
parte. E questa reazione è un episodio — forse
tra gli ultimi — delle guerre di retroguardia. La
Terza guerra mondiale non può essere uno di
questi episodi. Innanzitutto è mondiale se si
contrappongono le maggiori potenze, che ancora oggi sono capaci di determinare la distruzione atomica del Pianeta, cioè Stati Uniti e
Russia (il duumvirato Usa-Urss ha costituito
una delle fasi decisive del passaggio al dominio
tecnico del mondo). In esse è più avanzato che
altrove il processo in cui la tecnica ha sempre
più come scopo il proprio potenziamento. Se si
esclude che proprio nei due luoghi primari del
potenziamento tecnico abbia a prevalere quella
totale cecità tecnologica che non fa loro comprendere l’identità dei loro scopi (cioè il potenziamento della tecnica) e quindi il carattere irreale dei motivi del loro contrapporsi, se cioè si
esclude la cecità che impedisce loro di scorgere che il contrapporsi indebolisce e impedisce
la realizzazione del loro stesso scopo comune e
che li rende sempre più simili, allora non solo
una Terza guerra mondiale è impossibile, ma si
presenta come inevitabile il prevalere del senso autentico dell’“universalismo” tecnico. Questa inevitabilità non significa che la pax technica, a cui il prevalere della tecnica conduce, sia
la fine di ogni conflittualità, ma determina un
mutamento nella configurazione del nemico e
della guerra. I nuovi nemici sono le forme storiche destinate a condurre oltre il tempo della
stessa dominazione della tecnica — giacché
nemmeno questa dominazione ha l’ultima parola. Anzi, l’inizio dell’ultima parola, che peraltro è una parola infinita, incomincia a questo
punto».
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che ora escono in un volume edito da Giunti;
la serie dei disegni è anche oggetto di un
approfondimento online sul sito web de «la
Lettura» (corriere.it/lalettura). Sul numero
cartaceo dell’inserto culturale sono poi da
segnalare: un intervento dell’autore
bestseller Wilbur Smith su ispirazione e
scrittura, mentre esce in Italia, per
Longanesi, il suo nuovo romanzo
d’avventura con Hector Cross; Vittorio
Storaro, premio Oscar della fotografia, che
racconta il suo rapporto con la tecnologia; e
il fotoreporter di origini italiane Tony Vaccaro
cui New York dedica una mostra. E ancora
un servizio sul pittore futurista Giacomo
Balla al centro di una mostra ad Alba
(Cuneo), visitata da Stefano Bucci insieme
ad un ex dipendente dell’azienda Ferrero.
mostra, in corso a Monza, rende, invece,
giustizia alla vera Monaca di Monza, suor
Virginia, al secolo Marianna de Leyva,
personaggio a cui si è ispirato Alessandro
Manzoni per suor Gertrude de
I promessi sposi. La storica Eleonora Belligni
ricostruisce la vicenda della religiosa vissuta
tra i secoli XVI e XVII: entrata in convento a
13 anni, subì violenza da parte di Gian Paolo
Osio, fu costretta alla clausura per poi
Severino Colombo
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L’enciclopedia di Pulcinella
unico possibile eroe umano
L’autore
di Gianluigi Colin
«E
 Pulcinellopaedia
Seraphiniana
(Rizzoli, pagine
112, e 40)
è il titolo con
cui torna,
arricchito
di tavole
inedite (anche
in edizione
francese,
inglese e in una
speciale,
deluxe, in
tiratura limitata
e con una
litografia
firmata), il libro
di Luigi Serafini
dedicato a
Pulcinella,
composto tra il
1983 e il 1984
 Luigi
Serafini (nella
foto in alto)
è celebre in
tutto il mondo
per il Codex
Seraphinianus:
un libro scritto
e illustrato
con oltre mille
disegni, uscito
per la prima
volta nel 1981
per Franco
Maria Ricci
ssendo mito,
questo Pulcinella
è a te m p o r a l e ,
continuamente
nasce e muore, è anzi imparentato con tutto ciò che nasce e
muore, è un disegno delicatamente inquietante, ci mostra
un Pulcinella che si appresta a
rubare la clessidra della morte;
perché fantasma immortale,
Pulcinella è insieme stolto e
sapiente, è eroe e vigliacco,
forse l’unico eroe umanamente possibile». Così Giorgio
Manganelli, nel 1984 sul «Corriere della Sera», a commento
dell’uscita per Longanesi di
Pulcinellopedia (piccola) di
Luigi Serafini. Parole perfette
per un libro che colpì per la
qualità del disegno e per l’inedita forza narrativa intorno alla
figura della celebre maschera
napoletana. Maschera (in verità più italiana che mai) che oggi trova nuova vita in un libro
pubblicato da Rizzoli, Pulcinellopaedia Seraphiniana, e che,
proprio da personaggio mitico, restituisce ancor di più il
senso custodito nelle parole di
Manganelli.
Chiunque conosca i lavori di
Luigi Serafini sa bene come
tutta la sua produzione artistica (ma, dovremmo dire, la sua
stessa vita, fatta di pittura,
scultura e incursioni nel design) sia permeata da un misto
di ironia e dissacrazione visionaria, di ricerca della perfezione (maniacale il suo modo di
disegnare a matita) unita alla
più felice e liberatoria volontà
di creare mondi immaginari.
Metafisica, Surrealismo, rottura delle regole e necessità di
una (dis)ordinata catalogazione convivono in questo raffinato e imprevedibile autore,
che già nel 1981 aveva stupito
tutti (anche Umberto Eco e Roland Barthes) con il suo Codex.
Era il Codex Seraphinianus, ripubblicato da poco anch’esso
da Rizzoli: un libro unico, denso di disegni che ritraggono figure impossibili, piante irreali,
animali fantastici, una inedita
enciclopedia irresistibile e ipnotica, densa di richiami al
mondo classico e unita da un
alfabeto «illeggibile» completamente inventato. Un successo mondiale, un oggetto di culto, tanto che Amazon Usa ha
classificato il libro come «The
Best of the Year 2013», nella categoria Art & Design.
Da inventore di linguaggi,
segni e figure fantastiche, Serafini è ritornato sulle sue visioni (aggiungendo nuove
opere) per una rilettura del suo
lungo percorso di invenzioni, e
con esso di una stagione fertile
e felice: «Se con il Codex ho
esplorato il mio inconscio, con
Pulcinella ho lavorato sull’inconscio collettivo, direi della
nostra stessa identità italiana», spiega.
Ma è proprio così? L’enciclopedia Treccani disegna bene
l’anima di Pulcinella: «Pigro,
vorace, perennemente affama-
Pulcinella
nella
«Scena III»
del libro di
Luigi Serafini
 Gerusalemme
La tomba di Gesù
aperta dagli archeologi
L
a tomba in cui, secondo i cristiani, è stato deposto il corpo
di Gesù dopo la crocifissione, trovata vuota dopo la
resurrezione, è stata aperta per la prima volta da diversi
secoli. Gli archeologi hanno infatti sollevato la lastra di
marmo che copre i resti del letto funebre di Gesù nell’ambito
del restauro dell’Edicola della Basilica del Santo Sepolcro a
Gerusalemme. Il momento è stato ripreso da «National
Geographic», che ha poi diffuso le immagini. «Abbiamo
rimosso la lastra e siamo stati sorpresi dalla grande quantità
di materiale di riempimento», ha spiegato Fredrik Hiebert,
archeologo della National Geographic Society, che partecipa
al progetto guidato dall’équipe dell’Università tecnica
nazionale di Atene, coordinata da Antonia Moropoulou. I
tempi di studio saranno lunghi, ma consentiranno di
esaminare la superficie dove, secondo i cristiani, fu deposto
Gesù. L’Edicola era stata restaurata l’ultima volta nel 1808-10.
«Le nostre tecniche — dice Moropoulou — permetteranno di
seguire le scoperte come se ciascuno fosse lì».
to, opportunista, sfrontato,
chiacchierone, bastonatore
spesso bastonato, è la personificazione comica dell’abbandono popolaresco a tutti gli
istinti». Certo, nel Pulcinella
della Commedia dell’Arte, oltre alla napoletanità, convivono tratti potenti e non sempre
edificanti: l’esuberanza un po’
cialtronesca, il totale disincanto, ma anche lo spirito ironico
e la generosità mescolata a una
filosofia pratica che conduce al
sapersi arrangiare sempre.
Strutturata più come una
Suite musicale, scandita in nove scene con tanto di «Overture», «Andante sostenuto», «De
profundis», «Allegro assai» e
con «Apoteosi finale», la Pulcinellopaedia di Serafini scava
sui tratti simbolici della maschera. Ogni disegno diventa un simulacro, un lamento
metafisico, una visione del
mondo. Troviamo nella «Scena Prima» un Pulcinella che
nasce da due seni materni deposti in un mare di «munnezza». E da qui, un fiorire di surreali architetture emotive, provocazioni e testimonianze
d’amore, dove il «Nostro» diventa generatore di se stesso,
in una moltiplicazione di maschere e ibridazioni con animali (il Pulcinella lama o elefante) per arrivare a un Pulcinella che su un water sospeso
tra le nuvole espelle una quantità infinita di signori in giacca
e cravatta con tanto di ventiquattrore: camminano in fila,
ma ogni tanto si esercitano in
una piroetta, quasi a dichiarare
che, dietro l’apparenza dell’ordine costituito, l’anima vera resta sempre quella dell’irriverente maschera napoletana.
Il libro termina con la «Scena nona» nell’«Apoteosi in zona monumentale con l’avvistamento del Pec», ovvero il
«Punto esclamativo celeste». E
Serafini lo disegna, il grande
punto esclamativo: lo imprime
come un segnale divino che
appare nel cielo. Ma Serafini,
soprattutto, non smette mai di
giocare, di creare un sottile filo
di allegra tensione, ma anche
di costante inquietudine.
Così, l’autore, (con un coautore immaginario, «P. Cetrulo», cioè lo stesso Pulcinella)
presenta i nuovi disegni che
tracciano il segno dello scorrere del tempo e della sopravvivenza del mito: non a caso Pulcinella si incontra con i supereroi Batman e Superman:
«Veri prosecutori della Commedia dell’Arte, con le loro
maschere, i loro travestimenti», ricorda Serafini. E conclude: «Per l’occasione si è fatto
accompagnare da una macchina anatomica della Cappella
San Severo (in libera uscita) e
da Totò, ovviamente con tanto
di livella...». Ancora una volta
vita e morte si intrecciano, e
Pulcinella, come ci ricorda
Manganelli, si afferma come
nostro e unico «eroe umanamente possibile».
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Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere della Sera
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Corriere della Sera Lunedì 31 Ottobre 2016
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Spettacoli
Box office Usa
«Inferno» insegue ancora la commedia horror
Inferno di Ron Howard non riesce a riconquistare la vetta della
classifica Usa dei film più visti. A dominare, per la seconda settimana,
è Boo! A Madea Halloween: la commedia horror scritta e interpretata
da Tyler Perry ha guadagnato 16,7 milioni di dollari (oltre 15 milioni
di euro), portando a 52 milioni il totale degli incassi. Terzo gradino del
podio invece per Jack Reacher: punto di non ritorno: il film d’azione
con Tom Cruise raccoglie 9,6 milioni di dollari, totalizzando al
secondo week end in sala 39,7 milioni.
Il film
del Mereghetti
Paura
Sebastián
Aguirre (18 anni)
in una scena di
«Un mostro dalle
mille teste», in
cui
interpreta Dario,
il figlio della
protagonista
Sonia (Jana
Raluy). Diretto
dall’uruguaiano
Rodrigo Plà, il
film è stato
selezionato nella
sezione Orizzonti
della Mostra del
Cinema di
Venezia del
2015
N
ato in Uruguay ma
trasferitosi in Messico, Rodrigo Plá è
sicuramente uno
dei nomi da tener
presente nella rinascita del cinema in America Latina.
L’aveva dimostrato nel 2007
con il suo film d’esordio (La
Zona, premio opera prima a
Venezia), lo conferma adesso
con questo Un mostro dalle
mille teste, che l’anno scorso
era stato scelto sempre al Lido
per inaugurare la sezione parallela Orizzonti e che i bravi
distributori di Cineclub Internazionale fanno ora arrivare in
Italia nella versione originale
sottotitolata. Il che permetterà
meglio di apprezzare la bella
prova della protagonista Jana
Raluy, una delle grandi interpreti del teatro messicano che
fino ad ora aveva poco frequentato il cinema (di più la
televisione, ma soprattutto serie che in Italia non sono ancora arrivate).
Nel film è Sonia Bonet, moglie di un malato di cancro che
sembra dover lottare non solo
contro la malattia ma anche
una certa noncuranza dei medici. E proprio dopo un’ennesima crisi notturna, la moglie
decide che è meglio parlare direttamente con il medico curante, il dottor Villalba (Hugo
Albores). Ma la struttura mutualistica presso cui lavora, Alta Salud, sembra mettere continui ostacoli: prima un centralino piuttosto respingente,
poi — presentatasi di persona
— attese defatiganti e una segretaria il cui unico scopo
sembra quello di impedire
l’incontro col medico.
Così, nonostante gli inviti
alla calma del figlio Dario (Sebastián Aguirre) che la segue
in queste peregrinazioni, Sonia decide di pedinare il dottore fino a casa sua: in fondo
sembra che basti una rapida
UN MOSTRO DALLE MILLE TESTE
Una pistola contro la malasanità:
odissea con il ritmo del thriller
Il dramma diretto da Plá conferma la vitalità del cinema latino-americano
Armata
 Jana Raluy è
nata a Città del
Messico. Ha
cominciato la
sua carriera in
teatro nel ‘97.
Ha preso parte
a molte serie tv
messicane e
internazionali
occhiata agli ultimi esami del
malato perché si possa decidere una nuova cura capace di
farlo soffrire meno.
Ma quando gli arriva in casa
e lo blocca mentre lui vorrebbe
andare a giocare a squash con i
colleghi, Sonia deve estrarre la
pistola che nascondeva nella
borsa per farsi ascoltare. Oltre
a scoprire che pur essendo il
medico curante del marito, il
dottor Villalba non può fare
niente: l’autorizzazione per
cambiare le cure deve essere
firmata dal direttore generale
Sandoval (Emilio Echevarría),
uno delle persone che aspettano il medico in palestra per
giocare.
Così, tra la paura di chi si vede un’arma puntata contro e lo
stupore del figlio che non si

La moglie
di un
malato
di cancro
combatte
una certa
noncuranza
dei medici:
alla fine
per farsi
ascoltare
deve essere
violenta
capacita delle azioni della madre, il film prende quell’andamento, tra il dramma e la commedia involontaria, che diventa la cifra espressiva della messa in scena di Plá.
Il regista — riprendendo
una distanza dalle cose narrate
che aveva già messo in pratica
per La Zona — non vuole seguire la strada tradizionale che
funzionerebbe in un film hollywoodiano, dove il piccolo
Davide subisce i soprusi dei
Golia della medicina alla ricerca di una strada (spesso legale) per far valere le proprie ragioni.
Naturalmente c’è anche
questa lettura: la si capisce da
certi discorsi tra Sonia e Sandoval, quando lui sembra aver
accettato — sempre sotto la
minaccia della pistola — di
collaborare rivelandole una
serie di regole «segrete» tutte
favorevoli alla logica imprenditoriale della società mutualistica.
Ma il film non cavalca queste «rivelazioni», piuttosto
sembra inseguire la voglia di
 Le stelle
Una donna è disposta a tutto
pur di ottenere le costose cure
mediche necessarie al marito
Y da evitare YY interessante
YYY da non perdere
YYYY capolavoro
sorprendere lo spettatore, a
volte con un sorriso (l’irruzione di Sonia nel club di squash
tra chi si fa la doccia nudo), a
volte con un colpo di scena (la
reazione di David quando vede
la madre minacciata), a volte
sottolineando l’ingenuità della
donna che non ha assolutamente immaginato in che ginepraio si stia cacciando.
E che il regista non voglia
nemmeno giocare troppo con
le aspettative dello spettatore
— come andrà a finire questa
inaspettata odissea? — lo si intuisce da una serie di voci fuori
campo che ogni tanto fanno
capire come tutto si sia concluso con un processo, di cui
sentiamo alcune delle domande e delle risposte dei testimoni. Ma anche qui, ancora, senza offrire alcuna soluzione definitiva.
Anzi, l’ultima inquadratura,
con l’ingresso della corte in
aula ripresa da quattro punti
differenti (telecamere di sicurezza? Film nel film per svelare
i diversi punti di vista?) si ferma proprio sul più bello, come
se il regista volesse ribadire
che il «giudizio» finale spetta
a ognuno degli spettatori e che
il compito del cinema è caso
mai quello di offrire gli elementi che possono servire a
ognuno per costruire il proprio giudizio.
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«Le nozze di Figaro»: rilettura dell’opera
Mozart alla Scala, il Settecento è una grande finzione
Il regista
 Il regista
Frederic WakeWalker (35
anni) è
direttore
artistico della
Mahogany
Opera Group e
lavora con la
Jubilee Opera,
che si dedica a
coinvolgere
bambini e
giovani
nell’opera
di Enrico Girardi
e mozartiane Nozze di Figaro sono uno di quei titoli
capitali sulla cui produzione
un teatro come la Scala si gioca
fama, onori e blasone. A maggior ragione se il nuovo allestimento prende il posto di uno
spettacolo di irripetibile bellezza come quello di Giorgio
Strehler, non a caso riproposto
a Milano per 40 anni.
Sarà un Figaro ambientato
nel ‘700 o al giorno d’oggi, ci si
chiede in platea prima della
prima? Nessuna delle due.
L’invenzione di Frederic WakeWalker, regista 35enne, una
scommessa, è che una compa-
L
gnia d’opera di oggi debba
mettere in scena un’edizione
con scene e costumi settecenteschi. Il gioco consiste dunque nella frizione tra le epoche. Non rievoca il ‘700 autentico ma quello di una sensibilità odierna.
Non funziona sempre. Ma è
un gioco che dà ritmo alle oltre tre ore di spettacolo e che
rivela l’innato senso teatrale
del regista britannico. Un
esempio? Quando i finti tecnici di palcoscenico sentono il
«farfallone amoroso», lo percepiscono come un evergreen,
entrano in scena e si mettono
a ballare. La trovata diverte
qualcuno, non tutti. Ma è innegabile che la recitazione di
tutti, sia i «falsi» sia i «veri»
interpreti, sia accuratissima.
Lo spettacolo sarebbe tuttavia
migliore se fosse supportato
da un’esecuzione musicale vivace e incalzante a sua volta.
Ma sul podio c’è Franz WelserMöst. È interprete di prima fascia. Non a caso dirige le migliori orchestre. È corretto come pochi ma è noioso, senza
guizzi. E in altre occasioni lo è
In scena
«Le nozze di
Figaro» si
sono chiuse
con molti
applausi al
cast,
composto tra
gli altri, da
Markus Werba
(nel ruolo del
protagonista),
Marianne
Crebassa
(Cherubino),
Diana Damrau
(Contessa),
Golda Schultz
(Susanna) e
Carlos Álvarez
(Conte)
stato anche di più. Ma resta un
Figaro compassato e fiacco.
La musica sembra passargli
sopra la testa senza sfiorargli
un capello. La gamma dinamica è inoltre più modesta di
quanto non richieda lo stile di
Mozart. E così anche le qualità
notevolissime del cast non sono valorizzate come potrebbero.
Cast ottimo, comunque. Per
limitarsi ai protagonisti, eccellenti Marianne Crebassa (Cherubino), Diana Damrau (Contessa) e Golda Schultz (Susanna) ma affidabili anche Carlos
Álvarez (Conte) e Markus Werba (Figaro). Applausi per tutti.
Ma non è una serata trionfale.
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Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere della Sera
41
Corriere della Sera Lunedì 31 Ottobre 2016
#
Risponde Sergio Romano

 Particelle elementari
L’ITALIA CAVALLERESCA
L’INFLAZIONE DEI TITOLI
di Pierluigi Battista
Le risse sui social
che possiamo evitarci
LETTERE
AL CORRIERE
NELLA COSTITUZIONE
Ripudio della guerra
Caro Romano, l’Italia è una
nazione che ripudia la guerra,
allora perché partecipare alle
missioni di guerra?
L’uccisione di tanti militari
italiani e il ferimento di tanti
nostri soldati nelle missioni di
guerra e non di pace, in modo
particolare in Afghanistan, ci
mettono di fronte alla dura
realtà. Non è il caso che la
diplomazia politica
internazionale riveda le nuove
missioni? Il nostro governo
dovrebbe ponderare bene se
partecipare o meno alle
missioni perché, forse,
dovrebbe dire basta e rimanere
neutrale. Perché iniziare una
nuova missione lontana dal
nostro Paese e in una zona
molto pericolosa? Pensiamoci
bene e cerchiamo di usare la
diplomazia politica e il dialogo
prima di infilarci in un nuovo
tunnel!
Antonio Guarnieri
Cisternino (Br)
Il ripudio della guerra in un
testo costituzionale è una dichiarazione unilaterale, un auspicio con una forte connotazione retorica. Poi viene la realtà con i suoi pericoli, le sue minacce, le necessarie alleanze e
gli obblighi di reciproca assistenza che esse comportano.
La neutralità è certamente possibile, ma deve essere armata e
agguerrita, molto più di quanto
sia l’Italia in questa fase della
sua storia.
LAVORO
Jobs act e agenzie
In questi giorni entra in vigore
la fase due del Jobs act. Lo
Stato riconosce alle agenzie un
generoso «obolo», fino a 5
mila euro, per ogni
disoccupato cui le stesse
procurano un lavoro. Mi
domando come sia possibile
evitare troppo probabili abusi,
posto che è facile frapporre un
terzo intermediario dopo che le
Le lettere firmate con
nome, cognome e
città, vanno inviate a
«Lettere al Corriere»
Corriere della Sera
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Le proposte
di oggi
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Il mondo,
tra 30 anni
Martina Pennisi
intervista Kevin
Kelly, visionario
co-fondatore
della rivista
«Wired»
La Bussola
di oggi
Le cose da
tenere d’occhio
nella giornata
che inizia
segnalate alle
6.30 dalle
nostre firme
Rassegna e
notiziari
Rassegna
stampa alle
7.15 e due
notiziari alle 13
e alle 19.30
In questi giorni diversi presidenti emeriti
della Corte costituzionale sono impegnati a
sostenere le tesi del prossimo referendum; sono
talmente tanti che mi sono chiesto: come mai?
Capisco che non è «politically correct»
parlarne, ma vediamo di capire qualcosa. Il
quinto comma dell’ art. 135 della Costituzione
dice che la Corte elegge tra i suoi componenti,
secondo le norme stabilite dalla legge, il
presidente, che rimane in carica per un
triennio. Quindi, secondo la Costituzione, il
presidente deve essere tale per tre anni.
Valutando il tempo in cui i componenti della
Consulta sono stati presidenti, ci accorgiamo
che alcuni lo sono stati per 4 mesi e 19 giorni, 3
mesi e 10 giorni, 3 mesi e 4 giorni, 7 mesi e 16
giorni. Com’è potuto accadere? Possibile che i
membri della Corte non hanno seguito la
Costituzione? Oppure ci sono altre ragioni?
Sergio Guadagnolo
sergio [email protected]
Caro Guadagnolo,
li italiani amano fregiarsi di un titolo
aristocratico o di una onorificenza civile. Non sono i soli, beninteso. I francesi
sono felici quando possono appuntare
una rosetta (possibilmente della Legion d’Onore) al bavero della giacca. I cittadini della Gran
Bretagna attendono con impazienza il giorno in
cui viene data alle stampe, ogni anno, la lista
delle persone a cui Sua Maestà la Regina ha deciso di elargire il titolo di lord, barone, baronetto
o, più semplicemente, cavaliere. In Germania il
titolo nobiliare è parte integrante del cognome e
accompagna una persona nel corso della sua intera esistenza. Non basta. Ai tedeschi piace
ostentare i titoli accademici e quelli che hanno
due lauree sono, nei loro biglietti da visita, due
volte dottori (Dr. Dr.).
Non siamo soli quindi. Ma siamo certamente
figli di un Paese che soffre di un insaziabile «titolismo» e in cui il numero dei titolati è soggetto
a una continua moltiplicazione. Ne abbiamo
G
parti, azienda e lavoratore, si
sono incontrate e accordate
autonomamente. Anche con i
«voucher» si affrontò solo a
posteriori il facile caso degli
abusi dei buoni tenuti nel
cassetto in caso di ispezioni.
Paolo Fiorini, Verona
CANONE RAI
Obblighi degli abbonati
avuto la prova quando abbiamo letto la sentenza
di un tribunale amministrativo che elargiva il titolo di dottore anche a coloro che avevano fatto
la laurea «breve».
L’inflazione è evidente nel caso dei titoli nobiliari. Grazie alla sua lunga storia, l’Italia ha nobili
di origine imperiale, nobili pontifici, nobili napoleonici, nobili asburgici e nobili dei regni che
si sono susseguiti nella vita della Penisola, dai
Borbone ai Savoia. Le norme araldiche vorrebbero che il titolo venisse generalmente trasmesso
al primogenito, ma gli italiani sono generosi e
non lo negano, nell’uso corrente, ai figli minori,
agli zii e ai nipoti.
Lo stesso accade per le decorazioni civili. In
epoca giolittiana si diceva scherzosamente che
una croce di cavaliere e un sigaro non si negano
a nessuno. Dopo qualche tempo si poté dire lo
stesso per il titolo di commendatore e, se continueremo di questo passo, si potrà dire anche per
quello di grande ufficiale.
Il caso degli «emeriti» è particolarmente curioso. In origine il titolo veniva riservato, alla fine
della carriera, per i professori che si erano particolarmente distinti nel corso della loro vita accademica. Oggi mi sembra che il numero sia aumentato sino a comprendere, con qualche eccezione, l’intero corpo accademico. Da qualche
tempo viene usato anche per i presidenti della
Repubblica e per i giudici costituzionali alla fine
dei rispettivi mandati. E in un caso molto particolare, infine, viene usato per un Pontefice. Capisco che le dimissioni di Benedetto XVI abbiano creato per la Santa Sede un complicato problema di cerimoniale e che non sarebbe stato
decoroso definire Joseph Ratzinger un «Papa a
riposo». Ma «emerito», per chi è stato Vicario di
Cristo, mi sembra una inaccettabile diminuzione di status.
Quanto ai suoi quesiti sul numero degli emeriti, caro Guadagnolo, lascio ai giudici costituzionali il compito di tutelare la propria rispettabilità.
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comunicato ai fornitori di
energia l’elenco completo di
chi doveva pagare il canone, o
questi ultimi che hanno
dimenticato di addebitare il
canone tv in base agli elenchi
forniti dalla Rai? Mistero! Una
cosa è certa: il mancato
addebito non è colpa degli
abbonati Rai! Invece è finita
che sono gli utenti che devono
farsi carico degli errori altrui.
Ancora non è chiaro chi ha
sbagliato: la Rai che non ha
RIFIUTI UMIDI
I sacchetti «bio»
Per i rifiuti umidi si devono
usare sacchetti «bio». Peccato
che siano pieni di
inconvenienti: fragilità,
versamenti di liquame, costo,
ecc. Ne ho immerso uno
nell’acqua, ma è rimasto
intatto. Vorrei capire perché
sono venduti come «bio»...
Angelo Bianco
Gianfranco Bulian
Gesualdo (Av)
[email protected]
C’
è il terremoto e ti preoccupi di
Twitter? Giusta obiezione
preventiva. Ma sono quasi le otto del
mattino, la casa ha oscillato a Roma come
non mai, hai conosciuto in pochi attimi il
terrore, il senso di impotenza, lo sgomento
della fragilità. Apri i social con concitazione
per avere notizie immediate, per sapere se
altri hanno condiviso le tue stesse
emozioni, se l’epicentro è lo stesso, se si
conosce già la magnitudo (la nuova parola
di cui tutti parlano) del sisma. E invece trovi
la rissa dei troll e dei contro-troll. Con i troll
complottisti, provocatori professionali
senza identità manifesta che accusano la
«politica» di innominabili cospirazioni per
imbrogliare sulla magnitudo, e un popolo
che prende sul serio queste scemenze, che
risponde a tono, persone note, giornalisti,
commentatori, politici che si consumano
nella polemica contro ignoti deficienti.
Sembra incredibile che i virtuosi
scandalizzati prendano sul serio i
provocatori. Eppure il meccanismo dovrebbe
essere di facile comprensione. C’è sempre un
demente che, dall’oscurità frustrata
dell’anonimato, ha il gioco facile della
provocazione assoluta: «La politica ha la
colpa di terremoti e nubifragi»,
«bisognerebbe buttare a mare i clandestini»,
«gli omosessuali sono malati» e altre
nefandezze, sempre più cattive e sempre più
smisurate. Invece di lasciar perdere questa
schiuma tossica, ecco mobilitarsi le legioni
di contro-troll: «vergogna», «ma dove siamo
arrivati», «questi social sono diventati delle
fogne», «è ora di finirla». I provocatori
ridacchiano: ce l’hanno fatta ancora, c’è
sempre qualcuno che li prende sul serio e
che intasa Facebook e Twitter con fiumi di
indignazione, grandi firme che duellano con
gli anonimi, esponenti politici importanti
che fanno braccio di ferro con degli idioti
matricolati. E allora uno va sui social per
sapere in diretta qualcosa di più, per
conoscere le reazioni di tanta gente
conosciuta che si trova inerme di fronte al
terremoto e invece deve scorrere pagine e
pagine di gente che fa a cazzotti sulla
magnitudo, straparla di sciami sismici, si
impanca a geologo provetto, si sostituisce
idealmente in 140 caratteri ai responsabili
della Protezione civile. Una guerra civile
grottesca, mentre le notizie utili si perdono,
la solidarietà di chi ha condiviso un grande
trauma svanisce e i troll anonimi
sghignazzano soddisfatti. E la magnitudo?
Sparita. Deve essere un complotto.
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INTERVENTI E REPLICHE
Terremoti: importanza della prevenzione
Per contrastare la forza della natura, dobbiamo lasciare perdere
tutte le varie polemiche e la nostra proverbiale arroganza e
stupidità, incominciando da subito a fare una politica di vera
cultura della prevenzione sismica, anche in previsione (come ha
annunciato l’Ingv, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) di
nuove e più devastanti scosse telluriche che colpiranno il nostro
Paese. 1) Perché non imitare la California, che per legge
distribuisce una guida alla sicurezza in caso di sismi a tutti coloro
che acquistano un immobile? 2) Perché non fare come in
Giappone dove, quando si verificano forti scosse di terremoto, si
bloccano immediatamente in automatico le erogazioni di gas, luce
e acqua? 3) Perché il governo, durante tutto il periodo
dell’emergenza, non decentra i ministeri competenti nelle aree di
crisi colpite dal terremoto? Non sarebbe la risposta più bella di
«vicinanza» che la politica possa dare per il morale dei cittadini
già così duramente colpiti negli affetti più cari e quasi certamente
sull’orlo di una crisi di nervi?.
Susanna Boscaro e Sergio Celin, Padova
Ora legale e ora solare
Quando venne istituita l’ora legale si disse che avrebbe
consentito risparmi a tutte le famiglie perché avrebbe fatto ridurre
i consumi. Vero: più ore di luce in casa, minori necessità di
accendere le lampadine. All’epoca le famiglie spendevano
relativamente molto per l’illuminazione e quasi la totalità delle
case era sprovvista degli apparecchi elettrici poi diventati di uso
corrente. Quasi nessuno aveva in casa il frigorifero, la lavatrice, la
lavastoviglie, il computer ecc. ecc. Poi, con l’ andare del tempo, tutti
se ne dotarono e il risultato fu che la spesa per la sola
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illuminazione delle case diventò soltanto una minima parte della
spesa totale. Gli elettrodomestici funzionano e consumano
indipendentemente dalla presenza o meno della luce solare. Il
risultato attuale, secondo dati riferiti dalle fonti ufficiali, ci dice che
si risparmiano in Italia, in totale, solo 60 milioni di euro, ossia 1
euro all’anno per ogni singolo cittadino, una cifra modestissima,
che tenderà sempre a ridursi mano mano che si diffonderanno
nelle case i corpi illuminanti a basso consumo. Mi chiedo perciò se
non valga la pena di abolire questa disposizione e tornare tutti
all’unica ora per tutto l’anno, logicamente in tutte le nazioni
europee che l’hanno adottata. Ci risparmieremmo il blocco della
circolazione ferroviaria, le lamentele e i disagi dei meteoropatici, i
comunicati sulla stampa locale e nazionale e tutte le altre, e tante,
banalità collegate.
Cesare Tadiello, [email protected]
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Le guerre nella storia” € 7,40; con “Classici greci e latini” € 8,40; con “Le conquiste della matematica” € 11,49; con “Il libro della gioia” € 14,40; con “Biblioteca di Psicologia” € 10,40; con “U2” € 11,40; con “Narrativa della Grande Guerra” € 9,40; con “Enciclopedia dei ragazzi” € 11,40; con “Storia della letteratura italiana” € 8,40; con “I grandi solisti del Jazz” € 8,40; con “Dragon Ball Z” € 11,49; con “Western Stories” € 7,40; con “Musei dal Mondo” € 8,40; con “Daitarn” € 11,49; con “Marvel: Le battaglie del secolo” € 10,49; con “One Piece” € 6,49; con “La cucina felice” € 14,40; con “Oriana Fallaci” € 10,40; con “La magica casa sull’albero” € 6,40
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Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere della Sera
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43
Corriere della Sera Lunedì 31 Ottobre 2016
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Sportlunedì
Serie A
11ª giornata
ATALANTA-GENOA
BOLOGNA-FIORENTINA
CAGLIARI-PALERMO
CROTONE-CHIEVO
EMPOLI-ROMA
JUVENTUS-NAPOLI
LAZIO-SASSUOLO
MILAN-PESCARA
SAMPDORIA-INTER
UDINESE-TORINO
3-0
0-1
ore 21
2-0
0-0
2-1
2-1
1-0
1-0
ore 19
F1, vola Hamilton, Seb terzo
Classifica
JUVENTUS
ROMA
MILAN
LAZIO
NAPOLI
ATALANTA
FIORENTINA*
TORINO*
GENOA*
CHIEVO
27
23
22
21
20
19
16
15
15
15
INTER
SAMPDORIA
UDINESE*
BOLOGNA
SASSUOLO
CAGLIARI*
PESCARA
EMPOLI
PALERMO*
CROTONE
14
14
13
13
13
13
7
7
6
5
* 1 partita in meno
 Il commento
Vettel lotta duro
nel duello da brividi
con Verstappen
Tosto Sebastian Vettel ha
riportato la Ferrari sul podio (Afp)
Tensione Bacca e Montella (Ansa)
Chi non pensa
alla squadra
giochi a tennis
di Domenico Calcagno
S
grigio, senza urtare nessuna
etichetta. Ci stiamo in sostanza
adattando al ricambio, quindi
abbiamo rallentato per aspettare i
giovani. Forse non è più nemmeno
una scelta. L’Inter intanto perde
anche a Marassi con la Samp. Non so
quanto conti per De Boer, servirebbe
un nuovo consiglio di
amministrazione fra l’Indonesia e la
Cina per capire. Non gioca peggio di
dieci giorni fa, è solo una squadra
molto pallida, ha il valore di
chiunque altro. Forse è un
messaggio universale per il calcio di
domani, il gioco si sta uniformando,
o forse non c’è spina dorsale e questa
Inter va avanti a soggetto senza che il
predicato sia mai conciliante. Non è
più un problema tecnico, di schema,
di metodo. È un piccolo vuoto
imbarazzante, anche volgare, che
andrebbe sinceramente interrotto.
ir Alex Ferguson aveva
due certezze: il primo
mattone per costruire
una squadra è la coppia di
difensori centrali e ogni
giocatore deve imparare a
stare nella cesta perché
nessun giocatore è più
importante della squadra.
Fedele a queste due
convinzioni ha vinto quello
che ha vinto ed è diventato
un monumento. Ferguson
non avrebbe mai
sopportato sceneggiate
come quelle di Insigne e
Bacca e come minimo,
nello spogliatoio, li
avrebbe sottoposti al
celebre «phon» (urla sul
muso, talmente feroci da
far rizzare i capelli) o gli
avrebbe tirato una scarpa
(come fece con Beckham).
Ci sono anche allenatori
più «morbidi», non Sarri
che ha messo subito
Insigne al suo posto
spiegandogli che deve
imparare «a stare zitto».
Oggi, però, per un
giocatore non è sempre
facile stare zitto. I calciatori
sono infatti ormai diventati
delle aziende, sono
giustamente molto attenti
ai propri interessi che non
sempre coincidono con
quelli dei club che li hanno
ingaggiati. Si può poi
sostenere che la reazione
stizzita a una sostituzione è
una dimostrazione di
carattere (ma anche, si
potrebbe aggiungere, di
scarso rispetto per il
compagno di squadra che
ti sostituisce). Insomma, il
discorso è lungo e non è
nemmeno bello vedere,
come è successo a Crotone,
Trotta e Falcinelli litigare
per tirare un rigore come
fossero al campetto sotto
casa. Una cosa è però
sicura: un allenatore non
può far finta di niente se
un suo giocatore lo manda
a quel paese per un cambio
al cospetto di mezzo
mondo.
Un calciatore può chiedere
spiegazioni, ci
mancherebbe, ma non
davanti a uno stadio intero.
Anche perché l’allenatore
ha in testa l’interesse
superiore della squadra,
non quello dei vari singoli.
E finché il calcio sarà uno
sport di squadra i calciatori
dovranno rispettare le
regole di un gruppo che
lavora per un obiettivo. Se
poi non si è d’accordo, ci si
può sempre dare al tennis.
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Milan da podio
Inter da incubo
I rossoneri soffrono ma domano il Pescara a San Siro e sono terzi
Icardi e compagni cadono con la Samp, De Boer rischia ancora
 L’analisi
Nerazzurri,
un vuoto
imbarazzante
che andrebbe
interrotto
di Mario Sconcerti
P
esa il successo sul Napoli, la
Juve è a 4 punti dalla Roma, a 5
dal Milan, tanti dopo appena 11
partite. È vero che lo scorso anno la
Juve aveva 12 punti di distacco, ma è
vero anche che in 87 anni di
campionato a girone unico quel tipo
di rimonte è riuscito una sola volta.
Sono in sostanza punti che contano.
L’aria è quella di un campionato
leggero, non si vedono squadre
perfette. A turno tutte mostrano lati
deboli. È toccato anche alla Roma ad
Empoli senza poter dire che ha
giocato male. È questo il punto di
confine: nessuna grande squadra è
in grado di dominare e vincere,
bisogna accontentarsi di qualcosa di
mezzo. La regola di quasi
novant’anni dice che è difficilissimo
vincere lo scudetto perdendo più di
cinque partite in totale. Se questo
dovesse confermarsi, solo 4 squadre
sono ancora in corsa, Juve, Roma,
Lazio e Fiorentina, che ne hanno
perse 2. Napoli, Milan, le altre ne
hanno perse di più, sono in
proiezione oltre il limite. Capisco
siano cose noiose queste statistiche,
e non sempre possono dire solo la
verità. Ma vi assicuro che sono
sintomi sinceri, soglie molto
probabili di analisi vecchie di quasi
un secolo sul fisico del campionato.
Quello che è successo molto spesso,
di solito succederà ancora.
Stringendo significa che a oggi
l’unica vera anti Juve è la Roma. Che
è però leggera e un po’ vanesia. Non
dà l’idea di forza che servirebbe.
Questo significa forse che in
generale siamo tutti un po’ velleitari.
Ci sono quasi dovunque molti
giovani in campo, i quali faranno
mercato e anche spesso qualità, ma
non livello, non risultati. Sembra un
campionato un po’ coloniale, dove si
perdono posizioni ma in abito
44
SPORT
Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere della Sera
#
La polemica
Sostituzioni e ribellioni
Ulivieri: «Pugno duro
o perdi la squadra
Sono giocatori viziati»
«I giocatori sono dei viziati, bisogna far capire loro
chi comanda, e che non devono rompere l’anima.
Sennò è finita, sennò va tutto a rotoli».
Memorabili le polemiche con Baggio, ai tempi del
Bologna, quando lei lo lasciava fuori.
«Non è vero, con me giocava sempre, guardatevi i
numeri. Sul piano comportamentale era
esemplare. Ma occorre fermezza, con chiunque».
Il ribelle va punito?
«No, poi devi recuperarlo, è peggio. Questi casi si
È un grande classico che non tramonta mai: io ti
cambio, tu ti arrabbi. Da Sacchi-Baggio a ZemanBalbo, da Rossi-Ljajic a Valcareggi-Chinaglia, la
letteratura delle beghe allenatore-sostituito è
varia e sterminata. Sui due capitoli più recenti,
Sarri-Insigne e Bacca-Montella, il presidente
dell’assoallenatori Renzo Ulivieri (foto) non ha
dubbi: «Pugno duro, anzi durissimo».
Sarri era inferocito, Montella invece ha
minimizzato. Quindi sta con Sarri?
risolvono prima, con la chiarezza. Io ai miei dicevo:
per contratto vi levo quando voglio, se non vi va
ditemelo che vi lascio in panchina subito».
Perciò costringeva i suoi giocatori a fare una
capriola all’uscita dal campo? Kolyvanov 1998...
«Esatto. Dissi loro che al momento del cambio li
volevo vedere felici, quindi imposi la capriola. Poi
lasciammo perdere, ma impararono tutti».
Le pagelle
Carlos Passerini
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Milan
Pescara
1
0
Marcatori: Bonaventura 4’ s.t.
MILAN (4-3-3): Donnarumma 6,5;
Abate 6, Gomez 6, Romagnoli 6,5, De
Sciglio 5,5; Sosa 5 (Kucka 5,5 23’ s.t.),
Locatelli 6, Bonaventura 7; Suso 6,5,
Bacca 5,5 (Luiz Adriano s.v. 39’ s.t.),
Niang 5 (Pasalic 6 16’ s.t.).
All.: Montella 6
Milan
Suso pericoloso
6,5 Donnarumma Decisivo su
Memushaj e Caprari. Fortunato
perché quando sbaglia c’è sempre
una bandierina...
6 Abate Randella e spazza quando
deve.
6 Gomez Meno pulito, la butta sul
fisico e non si fa mai sovrastare.
6,5 Romagnoli Spazza via i vari
falsi nueve che gli si parano davanti.
5,5 De Sciglio Soffre un po’ perché
il Pescara si batte meglio dalla sua.
Bizzarri gli nega il gol.
5 Sosa Opportunità sprecata: resta
un pesce fuor d’acqua.
6 Locatelli Bravo in copertura,
scolastico in fase di proposizione.
D’altronde l’età è quella...
7 Bonaventura Bravo e furbo sulla
punizione decisiva, dà lui gli strappi
che Niang non ha la forza di dare.
6,5 Suso Fa sempre la stessa finta
ma gli avversari abboccano. Tutti i
cross e i lanci pericolosi sono suoi.
5,5 Bacca Corre e s’impegna, si
vede che il gol gli manca. Nervoso.
5 Niang Sarà la febbre ma è troppo
fumoso. Due tiri in curva e un
controllo di petto non riuscito sono
lo specchio della sua prestazione.
5,5 Kucka Dà più sostanza di Sosa,
ma senza combinare troppo.
6 Pasalic Entra ed è subito caldo: si
mangia un gol di testa, ne sfiora
uno di piede.
6 Montella Prova Sosa e non gli va
bene, non prova Lapadula
(perché?). Per il resto il Milan crea
tanto e subisce altrettanto: per
l’Europa League può bastare, per
quella dei grandi forse no.
a. rav.
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Pescara
Memushaj fa gioco
6,5 Bizzarri Para il parabile, sulla
punizione di Bonaventura è tradito
dalla barriera
6,5 Zampano Niang fa meno paura
del solito, Bonaventura però sì: lui
non si spaventa e cerca di far male
anche in avanti.
6 Coda Bacca non è in gran giornata.
Fa il possibile, poi si fa male.
5 Fornasier Non soffre gli
attaccanti avversari ma l’errore in
barriera è grave.
6 Crescenzi Bel duello con Suso: ha
la meglio l’avversario ma lui si fa
valere.
5 Brugman Posto davanti alla
difesa, lo si nota troppo poco e mai
in costruzione.
6,5 Benali Il pareggio lo segna,
peccato sia di poco in fuorigioco.
Uno dei più attivi, lotta fino alla fine
5 Aquilani Corresponsabile in
barriera, si scontra con Memushaj
sull’azione che poteva dare al
Pescara il pari. Dal giocatore di
maggior classe ci si aspetta di più.
6,5 Memushaj È dovunque e cerca
di far sempre gioco. Meriterebbe il
pari se Aquilani non scambiasse la
sua testa per il pallone.
5 Mitrita Sbaglia due volte
nell’azione che precede il gol del
Milan. Troppo pesante l’errore.
6,5 Caprari Il talento c’è, nel finale
ci vuole una prodezza di
Donnarumma per negargli il pari.
6,5 Cristante Avrebbe voluto che la
moda dei giovani italiani fosse
arrivata prima: da ex non sfigura...
5,5 Oddo Il suo Pescara è bello da
vedere ma troppo ingenuo. Peccato
Manaj non stesse bene...
a. rav.
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PESCARA (4-1-4-1): Bizzarri 6,5;
Zampano 6,5, Coda 6 (Biraghi s.v. 29’
s.t.), Fornasier 5, Crescenzi 6; Brugman 5;
Benali 6,5, Aquilani 5 (Cristante 6,5 11’
s.t.), Memushaj 6,5, Mitrita 5 (Manaj s.v.
32’ s.t.); Caprari 6,5. All.: Oddo 5,5
Arbitro: Doveri 6
Ammoniti: Brugman, Abate, Mitrita
Recuperi: 1’ più 7’
Sotto la barriera
La punizione con cui Giacomo
Bonaventura ha deciso la partita
contro il Pescara. Era il 4’ del
secondo tempo (Sport Image)
Il Milan impara a vincere soffrendo
Montella si regala il terzo posto
Buon Pescara, i rossoneri creano e concedono. Bonaventura trova la punizione «furba»
9
tiri
in porta
per il Milan:
record
stagionale.
I tiri totali
sono stati 18,
altro primato
7
gol
da fuori
area
per il Milan
in campionato:
nessuno
in serie A
ha fatto meglio
MILANO I numeri dicono che il
Milan non ci ha mai provato
così tanto: con il Pescara ha
raggiunto il record di tiri (18) e
di tiri nello specchio (9) in
questo campionato. Sempre i
numeri però dicono che a San
Siro non aveva neanche mai
concesso così tanto: con il Pescara ha stabilito il record di tiri subiti nello specchio in un
match casalingo (6).
I dati (Opta) sono uno spaccato abbastanza fedele della
squadra e della partita che è
stata: non bella, ma piena di
cose (un gol, due pali, un rigore chiesto da Bacca, due reti in
fuorigioco del Pescara), molte
delle quali sbagliate, iniziata e
finita in sofferenza per il Milan, perché l’approccio è molle
e gli esterni del Pescara danno
fastidio (Oddo ridisegna un
po’ la squadra con un 4-1-4-1,
con Brugman davanti alla difesa e Caprari falso nove) e nei
minuti finali (7 solo di recupe-
ro) i rossoneri si abbassano
troppo e rischiano di prendere
il pari. Fuori dai numeri, la
quarta vittoria consecutiva a
San Siro (non succedeva da
maggio 2014), che regala il terzo posto in solitaria, è arrivata
grazie a una prodezza furba di
Bonaventura che a inizio ripresa calcia una punizione sotto
la bandiera in salto, beffando
Bizzarri (pare l’abbia visto fare
in settimana in allenamento
da Honda e ieri abbia pensato
di imitare il compagno) ed è
stata salvata da Gigio Donnarumma che, pur non nella migliore giornata, è decisivo su
un tiro di Memushaj e bravo
anche sul pallonetto di Caprari.
Insomma, l’invenzione di
un singolo e le prodezze del
portiere. Sembra una vecchia
storia, ma c’è qualcosa di nuovo in questo Milan e non è solo
«l’aria a San Siro che sta cambiando», come ha notato
Il tecnico smonta il caso
«Bacca? Accade di peggio»
Galliani: «Io sono un ad»

Galliani
Non sono
disponibile
a nessun
incarico
che non sia
quello di ad
Terzo posto fra gioie e
dolori. «Con il Pescara abbiamo giocato bene, seppur a
tratti, perciò vorrei che questi
tre punti fossero accolti con lo
stesso entusiasmo con cui abbiamo festeggiato quelli conquistati con la Juve» precisa
Montella, ieri alle prese con la
rabbia (malcelata) di Bacca.
Minuto 84: il colombiano, alla
quarta partita senza gol, esce
dal campo dopo aver avuto e
fallito tre occasioni per lasciare spazio a Luiz Adriano. Dà la
mano all’allenatore ma poi
scaglia la giacca a terra. Montella gli risponde e lui prosegue da seduto a masticare im-
MILANO
properi. «Ho visto di peggio in
giro» commenta il tecnico.
«Vedremo se a Milanello avrà
qualcosa da dirmi, ma io faccio le scelte in funzione della
squadra. L’ho cambiato perché avevo bisogno di un attaccante che tenesse più palla e
sotto questo aspetto Luiz
Adriano è entrato in partita
benissimo». Il faccia a faccia è
programmato per mercoledì.
Parallelamente alle vicende
di campo, si svolge il film relativo alla trattativa di cessione
del Milan. Marco Fassone è volato in Cina per una serie di appuntamenti commerciali: incontrerà anche i capifila della
Nervoso
Carlos Bacca,
30 anni, non
ha giocato una
gran partita
contro
il Pescara
e ha reagito
male quando
Montella
ha deciso
di sostituirlo
(Getty Images)
Montella, che si gode il maggior sostegno del pubblico: in
passato domeniche così sarebbero finite malissimo, mentre
i rossoneri ieri hanno dimostrato una certa forza mentale
e hanno retto l’urto, grazie a
un buon Romagnoli, a un Locatelli che non inventa granché ma è utile e a un Suso che
non correrà, ma col sinistro
trova cross e verticalizzazioni.
Così il Pescara gioca, ma il
Milan è spesso pericoloso, nel
primo tempo con Bonaventura, Bacca, Niang, De Sciglio, e
nel secondo ancora con Jack e
Bacca e persino con Pasalic, cui
Montella fa provare i primi mi-
nuti di gioco. Certo, resta molto da migliorare, perché a Bacca il gol comincia a mancare
troppo (quattro partite) e lo si
è visto anche dalla reazione al
momento della sostituzione;
perché Sosa spreca completamente l’occasione offerta e ripone il problema delle seconde linee e perché, in generale,
una squadra che punta all’Europa non può soffrire così tanto. Montella per la verità dice
che il Milan ha imparato «il
piacere di soffrire per vincere». Un po’ masochista, ma ci
sta. Il Milan è probabilmente
questo: un cantiere in costruzione, con del materiale di media qualità, che ha illuso quando ha battuto la Juventus e si è
mostrata peggio di quella che
è quando ha perso 3-0 con il
Genoa. Cominciare a vincere,
però, le partite alla propria
portata è già un primo passo.
Arianna Ravelli
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cordata che lo hanno investito
del ruolo di futuro ad. All’interno del consorzio (e su input
di Berlusconi) c’è però chi non
vorrebbe privarsi dell’esperienza di Adriano Galliani a cui
è stato offerto un ruolo nel
cda. «Non sono disponibile a
nessun incarico che non sia
quello di amministratore delegato: dopo 30 anni non accetterei di ricoprire un ruolo diverso. Un minimo di rispetto
per la propria carriera bisogna
averlo».
Galliani ha già informato
verbalmente il presidente della sua decisione e in settimana
in maniera ufficiale lo comunicherà anche a Fininvest, rifiutando di fatto anche ogni
invito a restare a lavorare nella
tv. Il futuro è nel mondo del
calcio (la presidenza della Lega è un’ipotesi ma non l’unica).
Monica Colombo
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SPORT
Corriere della Sera Lunedì 31 Ottobre 2016
45
#
Il dopopartita
De Boer: «Assurdo
iniziare a giocare
solo dopo l’intervallo»
Muriel: «Avanti così»
GENOVA Si riapre la crisi dell’Inter, ed è sempre più
profonda. La sconfitta del Ferraris è pesantissima,
e la panchina di Frank De Boer torna a traballare:
«Il momento è difficile, ma possiamo uscirne — le
parole del tecnico olandese subito dopo il match
—. Cosa farà la società? Bisogna parlare con i
dirigenti di questo. Io posso solo lavorare, pensare
alla squadra». La sua disamina sulla partita:
«Purtroppo abbiamo pagato il brutto primo tempo,
perché non abbiamo giocato per niente. Il secondo
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI A GENOVA
Sampdoria
Barreto è di ferro
Guido De Carolis
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g. d. c.
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Il tecnico torna in bilico, è il sesto k.o. in 11 gare. Palacio colpisce una traversa
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
Frank De Boer, purtroppo per lui e per l’Inter, non
è neanche un tecnico fortunato: lo si capisce una volta per
tutte quando la palla calciata
da Palacio nel recupero si
stampa sulla traversa, cade
sulla linea e si allontana per
sempre dalla porta della Sampdoria. Poteva essere il pareggio, non immeritato, invece è
il sigillo dell’ennesimo flop,
0-1 e tutti a casa con tristezza.
In attesa di riaprire il dibattito sul futuro di FDB e applaudita la squadra di Giampaolo
— altro allenatore descritto
come in bilico e invece assai
vivo e lucido — l’Inter in un
colpo solo subisce il 6° k.o. in
11 partite di campionato, perde
la chance di salire a meno 5
dalla zona Champions, ripiomba nella depressione dopo l’illusione della vittoria sul
Torino e si avvia nel peggiore
dei modi alla decisiva trasferta
di Europa League giovedì a
Southampton.
De Boer ha scelto lo stesso
impianto del match col Torino
con la sola novità di Santon al
posto di Nagatomo e ancora Joao Mario molto basso nel ruolo
di Medel a incrociare Bruno
Fernandes, la chiave del sistema doriano. Il ritmo è stato subito buono, e interessante il
confronto di idee: mentre l’Inter preferiva le fasce, la Samp
andava per il centro con verticalizzazioni rapide per Quagliarella e Muriel. Era più fresca l’idea di Giampaolo, infatti
al 13’ Fernandes ha creato una
palla gol proprio sfondando
nel vuoto lasciato da Joao Mario — in difficoltà nel leggere i
movimenti fra le linee, depotenziato come costruttore di
gioco e alla fine visibilmente
arreso — ma proprio Muriel ha
sbagliato clamorosamente
mentre Marassi già esultava.
L’Inter sviluppava gioco quasi
solo sulla catena di destra Candreva-Ansaldi, a volte appariva
GENOVA

De Boer
Cosa mi
aspetta
nel futuro?
Dovete
parlare con
la società

Giampaolo
Muriel sa
spaccare le
partite e io
vado avanti
per la mia
strada
Inter
Icardi spara a salve
6,5 Handanovic Guarda tanti
palloni uscire e uno entrare,
incolpevolmente. Paratona su
Budimir.
5,5 Ansaldi Si fa dribblare da
Linetty sull’azione del gol: il peccato
è grave. Spinge, ma non è assolto.
5,5 Miranda Non gli piace giocare
in campo aperto. Predilige la trincea,
gli tocca rincorrere dei velocisti e va
in difficoltà.
6,5 Murillo Il modulo sbilanciato lo
costringe a pericolosi interventi al
limite dell’errore ma ne fa pochi.
5,5 Santon In ritardo nella chiusura
su Quagliarella che lo fulmina. Gioca
alto e lo aggirano.
5 Joao Mario Regista basso, fatica
sulla prima palla da impostare.
5,5 Candreva Due tiri da fuori per
svegliare l’Inter. Sta largo senza
incidere.
6,5 Brozovic Scheggia la traversa,
manda fuori di un nulla di testa.
Appoggia a Icardi uno zuccherino,
sprecato. Propone bene, non copre
ma si sa.
4 Banega Strizzato come uno
straccio vecchio da Barreto.
6,5 Eder Propositivo. La sua partita
è un coast-to-coast sulla fascia.
5 Icardi Il killer stavolta spara a
salve: di testa fallisce
clamorosamente il pari.
6 Palacio Da terra spara sulla
traversa interna la palla del pari.
5,5 De Boer Zeman al suo cospetto
è un irriducibile catenacciaro. Difesa
sempre in alta quota, ricerca
insistita del fraseggio. È
spettacolare e pure sfortunato con
due traverse.
Luis Muriel (foto): «Quando giochiamo da squadra
possiamo fare quello che vogliamo, ottenere
qualunque risultato. Il merito è di Giampaolo, lui ha
tutta la nostra disponibilità, siamo tutti con lui.
Però dobbiamo crederci ogni domenica, e invece a
volte ci perdiamo. Personalmente ho sbagliato un
paio di palloni non da me, non so onestamente
come ho fatto. Però sono contento per la vittoria
della squadra. Avanti così».
Per l’Inter è di nuovo notte fonda
Quagliarella fa risorgere la Samp
Le pagelle
7 Puggioni Due tuffi per
annacquare le bordate da fuori. Alla
fine è gigantesco.
6 Sala Spinge come se dovesse
buttare giù un muro, in copertura
ogni tanto Eder lo pizzica.
7 Silvestre Orchestra con piccole
sbavature una difesa non di
fenomeni che si aggrappa a lui.
6,5 Skriniar La tecnica è quel che è,
traballa ma silenzia Icardi.
6 Regini Non si fa mordere da
nessuno, spegne tutti i fuochi.
7 Barreto Il paraguaiano è il ferro e
il fuoco della Samp. Prende un palo
poi accende l’azione del gol.
6,5 Torreira Davanti alla difesa è
una certezza: recuperi e appoggi in
quantità.
6,5 Linetty Lascia indietro Ansaldi
nell’azione dell’1-0, duella alla pari
con Brozovic.
7 Fernandes Nelle pieghe della
trequarti è imprendibile: serve
l’assist del vantaggio, punisce con
continui filtranti.
7,5 Quagliarella Fa le prove con un
diagonale fuori di niente, prima di
pescare l’angolo giusto e regalare il
gol-vittoria alla Samp.
6,5 Muriel Addomestica il pallone
con una confidenza conosciuta a
pochi. Fa respirare la squadra.
5,5 Budimir Entra e fallisce il
raddoppio.
7,5 Giampaolo Conosce a memoria
il manuale della tattica e manda in
crisi l’altissima difesa nerazzurra con
continue verticalizzazioni. La Samp
è spettacolare e, a differenza
dell’Inter, pure concreta.
invece sì, e questo non va bene, è assurdo
cominciare a giocare dopo 45 minuti. Sono molto
deluso». Eder non ha preso bene il cambio. Un
caso? «Lui è un giocatore che vuole sempre
vincere, dare il 100 per cento, però ha giocato
molto oggi, avevo bisogno di gente fresca. Dovevo
cambiare, tutto qua». Su Gabigol, ancora in
panchina per 90 minuti. «È un buon giocatore,
verrà il suo tempo, vedrete». Dalla delusione
nerazzurra alla soddisfazione blucerchiata. Così
Sampdoria
Inter
1
0
Marcatore: Quagliarella 44’ p.t.
SAMPDORIA (4-3-1-2): Puggioni 7;
Sala 6, Silvestre 7, Skriniar 6,5, Regini 6;
Barreto 7, Torreira 6,5, Linetty 6,5; B.
Fernandes 7; Quagliarella 7,5 (Budimir
5,5 33’ s.t.), Muriel 6,5 (Alvarez s.v. 43’
s.t.). All.: Giampaolo 7,5
INTER (4-1-4-1): Handanovic 6,5;
Ansaldi 5,5, Miranda 5,5, Murillo 6,5,
Santon 5,5; Joao Mario 5; Candreva 5,5
(Perisic s.v. 31’ s.t.), Brozovic 6,5, Banega
4, Eder 6,5 (Palacio 6 31’ s.t.); Icardi 5.
All.: De Boer 5,5
Arbitro: Mazzoleni 5
Ammoniti: Ansaldi, Miranda, Joao
Mario, Sala
Recuperi: 1’ più 3’
Eder a sinistra, mentre l’hombre misterioso Banega stava —
e lo sarebbe stato in maniera
irritante per tutto il match — ai
margini della manovra.
Ma, dopo l’ottavo palo stagionale della Samp colpito alla
mezz’ora da Barreto su corner
di Torreira, l’Inter si è ripigliata per un quarto d’ora e ha trovato una traversa con Brozovic,
finalmente inseritosi coi tempi giusti, un tocco di Icardi sottoporta fuori di poco e una
zuccata fuori ancora di Brozovic. Ma, a proposito di fortuna
e di incapacità di cavalcare
l’onda, proprio nel momento
migliore dell’Inter ha segnato
la Samp, a fine tempo, quando
fa più male. E ancora una volta
il guaio è nato nella «danger
zone» centrale presidiata male: lì Fernandes ha trovato Barreto che ha trovato Linetty che
ha trovato Quagliarella che ha
trovato il gol partita, mentre i
difensori interisti sono crollati
Giustiziere
Fabio
Quagliarella,
33 anni,
segna il gol
che ha deciso
SampdoriaInter. Per De
Boer è la sesta
sconfitta in
campionato
(LaPresse)
uno dopo l’altro come tessere
di un domino sbagliato.
In svantaggio per la 10ª volta
su 14 in stagione, l’Inter ha giocato la ripresa più di nervi che
di pensiero, sempre più alta ed
esposta, senza coralità: attori
ideali per un calcio sfrontato
ma irrazionale, i nerazzurri
producevano guizzi isolati
perché alcuni di loro remavano in una direzione e altri in
quella opposta. Così si è incartato anche Icardi, che al 22’ ha
sbagliato sotto la sua ex curva
un colpo di testa comodissimo. Era un segnale chiaro, e
da lì in poi nulla sarebbe cambiato per l’Inter e il povero
Frank. Il quale — dopo che
Handanovic ha evitato il 2-0
contro Budimir — ha dovuto
pure sopportare la tortura di
quella traversa di Palacio al
tramonto. Il vento, a quanto
pare, non è cambiato.
Alessandro Pasini
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Il Crotone litiga ma festeggia la prima vittoria
La Lazio liquida anche il Sassuolo e sale al quarto posto, Immobile al nono centro
5
partite
di campionato
consecutive
in cui
Ciro Immobile
va in gol:
in carriera
solo una volta
ha fatto meglio
in serie A,
sei gare tra
marzo e aprile
del 2014
Prima storica vittoria del
Crotone in serie A: 2-0 al Chievo e il tecnico Nicola che ora ci
crede: «Se non molliamo, possiamo salvarci». Deve però prima dare una calmata ai suoi: a
fine primo tempo Trotta e Falcinelli hanno litigato a lungo
per battere un calcio di rigore:
alla fine l’ha tirato (e realizzato) Trotta. Nel finale di gara
Falcinelli ha firmato il definitivo 2-0 che entra nella storia.
La Lazio di Simone Inzaghi
continua a sorprendere, salendo al quarto posto in classifica.
Dopo aver passato il primo
tempo a martellare senza troppi risultati sulle corsie laterali,
salvata dopo trenta secondi da

Nicola
Se non
molliamo
possiamo
salvarci
Marchetti e non premiata con
un rigore solare da Calvarese,
la squadra biancoceleste ha
fatto finalmente capolino nella seconda parte della gara vinta all’Olimpico (2-1) contro il
Sassuolo. Complice un’altra
colpevole distrazione della terna arbitrale, è infatti arrivato il
gol in fuorigioco di Lulic e a
seguire il nono gol in campionato di Immobile, fino a quel
punto non pervenuto. L’immediata risposta di Defrel dava speranze agli emiliani che,
ben oltre il novantesimo, sprecavano la grande chance del
pari con Ragusa.
Sergio Torrisi
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Lazio
Sassuolo
2
1
Crotone
Chievo
2
0
Marcatori: Lulic 5’, Immobile 10’, Defrel
12’ s.t.
Marcatori: Trotta (rig) 46’ p.t.; Falcinelli
48’ s.t.
LAZIO (4-3-3): Marchetti 6,5; Basta 6,5,
Wallace 6, Hoedt 6, Radu 6,5; MilinkovicSavic 6 (Murgia 37’ s.t.), Parolo 6, Lulic
6,5; Anderson 7, Immobile 6,5 (Djordjevic
s.v. 41’ s.t.), Keita 6,5 (Biglia 6 15’ s.t.).
All.: Inzaghi 6,5
CROTONE (4-3-3): Cordaz 6; Rosi 6,5,
Ceccherini 6,5, Ferrari 6,5, Mesbah 7;
Capezzi 6,5, Rodhen 6, Barberis 7
(Crisetig s.v. 42’ s.t.); Trotta 7 (Sampirisi
6,5 35’ s.t.), Falcinelli 7, Stoian s.v. (Nalini
6,5 16’ p.t.). All.: Nicola 7
SASSUOLO (5-3-2): Consigli 6; Lirola
5,5, Terranova 6 (Ragusa 5 36’ s.t.),
Acerbi 6, Peluso 6, Dell’Orco 5,5 (Matri 6
11’ s.t.); Biondini 6 (Duncan 6 26’ s.t.),
Sensi 6, Pellegrini 6,5; Politano 6, Defrel
6,5. All.: Di Francesco 6
CHIEVO (4-3-1-2): Sorrentino 7, Spolli
5,5, Rigoni 5 (Radovanic 6 1’ s.t.)
Gamberini 6, Cacciatore 5,5; Castro 6,
Birsa 6, Frey 6; Hetemaj 5,5; Inglese 5
(Pellissier 6 15’ s.t.), Floro Flores 6
(Parigini s.v. 26’ s.t.). All.: Maran 6
Arbitro: Calvarese 5 Ammoniti: Acerbi,
Anderson, Lulic Recuperi: 0’ più 4’
Arbitro: Pairetto 6 Ammoniti: Hetemaj,
Barberis, Spolli Recuperi: 1’ più 4’
46
SPORT
Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere della Sera
#
I posticipi
Doppietta Kurtic
Stasera gli ultimi due posticipi di A. Alle 19 (SkyCalcio2) UdineseTorino, con i granata che proveranno a riprendere il passo europeo
dopo la sconfitta con l’Inter. «Quello che mi ha fatto più arrabbiare —
ha spiegato Sinisa Mihajlovic (foto) — è stata la mancanza di grinta.
Sarà una partita difficile, ma a me basterà vedere il Toro che voglio e
la vittoria sarà una conseguenza». L’Udinese di Delneri però sta bene
e con un successo piazzerebbe addirittura il sorpasso. Alle 21
(SkySport1) Cagliari-Palermo: De Zerbi potrebbe concedere un turno
di riposo a Diamanti, dando spazio a Quaison. «La vittoria è la
medicina migliore», ha assicurato il tecnico dei siciliani.
Torino a Udine
per ritrovare la grinta
Un Palermo ferito
ci prova a Cagliari
Genoa k.o.
L’Atalanta
è un rullo
La Roma sbatte su Skorupski
e rimanda il salto di qualità
L’allievo non supera
il maestro. Anzi, viene bacchettato severamente. Da Bergamo Ivan Juric, calciatore pupillo di Gian Piero Gasperini ai
tempi di Crotone e Genoa, e
ora tecnico del Grifone, esce
con le ossa rotte rimediando lo
stesso risultato maturato martedì scorso contro il Milan, ma
a parti invertite.
Il 3-0 per l’Atalanta è frutto
di una partita condotta dal primo all’ultimo minuto dai padroni di casa che all’intervallo
erano già in doppio vantaggio.
Merito di Kurtic, spietato a capitalizzare gli assist di Gagliardini e Petagna, due dei talenti
lanciati da Gasperini in questa
stagione. La terza rete, nei minuti finali, quando gli ospiti si
erano riversati in attacco per
cercare di riaprire la partita
(gol sfiorato da Pavoletti), è
del Papu Gomez che, dopo
un’azione solitaria, ha messo il
timbro sul successo dei lanciatissimi bergamaschi: striscia
positiva di sei partite (cinque
vittorie e un pareggio), un solo
gol subito nelle ultime cinque,
sesto posto in classifica, a un
solo punto dall’Europa League.
«Dobbiamo cercare di fare
altre gare così e di far crescere
ancora i nostri giovani promettenti — le parole di Gasperini al termine del match —.
Juric? Mi fa piacere che stia
portando avanti alcune mie
idee. Per me rimane sempre
un grande amico: spero che
riesca a fare una carriera brillante, arrivando magari sulla
panchina di una grande squadra». Insomma, la carezza dopo la bacchettata.
Matteo Magri
BERGAMO
Il portiere dell’Empoli ferma i giallorossi che si ritrovano a 4 punti dalla vetta
5
tiri
nello specchio
per la Roma,
che solo contro
la Fiorentina ne
ha fatti meno
in una partita di
campionato: 3
4
vittorie
consecutive
per la Roma
prima
del mezzo
passo falso
di ieri in casa
dell’Empoli
8
partite
senza segnare
per l’Empoli:
l’ultima
squadra in A
con una striscia
così lunga fu il
Verona nel ’79
2
reti
per l’Empoli
in 11 giornate
di campionato:
in A è successo
solo una volta,
al Mantova
nel 1964/65
DAL NOSTRO INVIATO
C’è chi la chiama maledizione e chi, invece, tira in
ballo il dna. L’unica certezza è
che la Roma, storicamente,
fallisce il 75% delle occasioni
per fare il salto definitivo di
qualità. Cambiano i giocatori,
gli allenatori e le presidenze,
ma non cambia il finale amaro
per i tifosi (ieri 4.000, straordinari per incitamento). Manca
sempre un gradino per arrivare in cima e la grande sfida di
Spalletti sarà proprio questa.
Ci riuscirà? In questo campionato le gare contro Inter e Napoli hanno detto che si può fare, Cagliari ed Empoli no. «Siamo poco allupati — ha detto
scherzando ma non troppo —.
Pensiamo che per far gol bisogna essere bellissimi e invece
basta essere belli».
A Empoli è andato in onda
un film già visto. Il miglior attacco del campionato (26 gol)
si blocca e Luciano da Montespertoli conosce il primo 0-0
da quando è tornato sulla pan-
EMPOLI
china giallorossa. Il risultato,
come capita soltanto nel calcio, ha una sua assurda logica.
La Roma naturalmente poteva
vincere, visto che Skorupski
(un ex) è stato almeno tre volte
miracoloso e che il bravissimo
Pasqual ha salvato sulla riga
un colpo di testa di Dzeko a
Empoli
Roma
0
0
EMPOLI (4-3-1-2 ): Skorupski 9; Veseli
6, Bellusci 6,5, Costa 6,5, Pasqual 7,5;
Krunic 6 (Tello 6 9’ S.t.), Diousse 7
(Buchel 6 30’ s.t.), Croce 5,5; Saponara
5; Pucciarelli 6, Gilardino 5,5 (Maccarone
5 22’ s.t.). All.: Martusciello 6,5
ROMA (4-2-3-1): Szczesny 6; Emerson
Palmieri 5,5 (Bruno Peres 6 8’ s.t.),
Manolas 6,5, Fazio 5, Ruediger 6 (Juan
Jesus 5,5 22’ s.t.); Paredes 5,5, De Rossi
5,5; Salah 4,5, Nainggolan 6, El
Shaarawy 5,5; Dzeko 5,5. All.: Spalletti
5,5
Arbitro: Di Bello 6
Ammoniti: Veseli, Bellusci, Manolas,
Pasqual, Diousse, De Rossi, Tello, Salah,
Gilardino
Recuperi: 1’ più 4’
tempo scaduto. L’Empoli, però, non ha rubato nulla. Ha
messo in campo il poco che
aveva, ma con il massimo impegno. Per questo i suoi giocatori meritano tutti un voto alto. Nel secondo tempo, dopo
aver sofferto nel primo, i toscani hanno avuto le occasioni
per segnare ma Gilardino,
Pucciarelli e soprattutto Maccarone hanno dimostrato, con
errori marchiani, perché l’Empoli è ancora fermo a 2 gol segnati. Con certi errori sarà difficile salvarsi, ma il segnale di
una squadra viva c’è stato.
La Roma era alla ricerca della quinta vittoria consecutiva
in campionato e, dovendo affrontare Veseli, Bellusci, Costa
e Pasqual, non sembrava
un’impresa titanica. La vittoria
della Juventus contro il Napoli,
nel big match di sabato sera,
aveva cancellato la possibilità
di salire in testa alla classifica,
dove i giallorossi mancano dal
28 ottobre 2015, ma aveva dato
la chance di volare a +5 sul Napoli. Non si può dire che la Ro-
Bravo Di Bello, ha ecceduto in cartellini
ma ha visto le simulazioni di Salah e Gilardino
S
allora, piuttosto che attendere, ha scelto di
risolvere sul nascere gli eccessi. I due gialli a
Chiellini e Alex Sandro e, subito dopo, a
Insigne hanno ripulito l’aria e promosso un
calcio migliore. Bravi anche Meli e Costanzo
sui fuorigioco: male invece Posado che, in
Lazio-Sassuolo, non ha annullato il gol di
Keita in evidente offside. Ritornando agli
arbitraggi, positivo Fabbri in Atalanta-Genoa,
convincente fin dal primo minuto. Di Bello,
Empoli-Roma, ha pasticciato con i cartellini
finendo, però, per decidere bene; i gialli per
simulazione per Gilardino e Salah meritano
una segnalazione positiva. Mazzoleni, in
Samp-Inter, è incerto nella valutazione di
alcuni falli. E tendente a perdonare: i gialli
arrivano solo nel finale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Atalanta
Genoa
BOLOGNA
FIORENTINA
Kalinic (Fi) rig. 31’ Arbitro: Valeri di Roma 2
0-1
JUVENTUS
NAPOLI
2-1
Bonucci (Ju) 5’ s.t., Callejon (Na) 9’ s.t., Higuain
(Ju) 25’ s.t. Arbitro: Rocchi di Firenze
CROTONE
CHIEVO
Trotta (Cr) rig. 48’, Falcinelli (Cr) 47’ s.t.
Arbitro: Pairetto di Nichelino
2-0
EMPOLI
ROMA
Arbitro: Di Bello di Brindisi
0-0
LAZIO
SASSUOLO
2-1
Lulic (La) 5’ s.t., Immobile (La) 10’ s.t., Defrel (Sa)
12’ s.t. Arbitro: Calvarese di Teramo
MILAN
PESCARA
Bonaventura (Mi) 3’ s.t.
Arbitro: Doveri di Roma 1
1-0
SAMPDORIA
INTER
Quagliarella (Sa) 44’
Arbitro: Mazzoleni di Bergamo
1-0
UDINESE
TORINO
Arbitro: Tagliavento di Terni
oggi 19.00
CAGLIARI
PALERMO
Arbitro: Irrati di Pistoia
oggi 21.00
JUVENTUS
ROMA
MILAN
LAZIO
NAPOLI
ATALANTA
FIORENTINA
TORINO
GENOA
CHIEVO
INTER
SAMPDORIA
UDINESE
CAGLIARI
BOLOGNA
SASSUOLO
PESCARA
EMPOLI
PALERMO
CROTONE
3
0
Marcatori: Kurtic 36’ e 46’ p.t.; Gomez
39’ s.t.
ATALANTA (3-4-3): Berisha 6,5; Konko
6,5 (Zukanovic 6 35’ p.t.), Caldara 6,
Masiello 6; Conti 6, Gagliardini 7, Freuler
6,5, Dramé s.v. (Spinazzola 6 11’p.t.);
Kurtic 7,5 (D’Alessandro 6 19’ s.t.),
Petagna 7, Gomez 6,5. All.: Gasperini 7
GENOA (3-4-3): Perin 7; Munoz 5,
Burdisso 5,5, Gentiletti 5,5 (Pandev s.v.
34’ s.t.); Lazovic 5,5, Rincon 5,5, Veloso
5,5 (Ninkovic 5,5 16’ s.t.), Laxalt 6;
Rigoni 5,5, Pavoletti 5,5, Ntcham 5
(Simeone 5,5 1’ s.t.). All.: Juric 5
Arbitro: Fabbri 6
Ammoniti: Munoz, Conti, Laxalt
Recuperi: 2’ più 2’
 Partite totali  Casa   Fuori Casa
G Giocate V Vinte N Nulle P Perse F Reti fatte S Reti subite
SERIE A Classifica
ATALANTA
GENOA
3-0
Kurtic (At) 36’, Kurtic (At) 47’, Gomez (At) 39’ s.t.
Arbitro: Fabbri di Ravenna
di Paolo Casarin
Gara ruvida
Il difensore
romanista
Federico
Fazio anticipa
di testa
l’attaccante
empolese
Alberto
Gilardino:
al Castellani
non sono
mancati
i colpi
proibiti
e ben nove
giocatori sono
stati ammoniti
dall’arbitro
(Ansa)
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SERIE A 11a giornata
 Fischio finale
prazzi di buon arbitraggio in serie A.
Arbitri con il cartellino pronto, senza
ingiustificati perdoni. Il cartellino serve a
comunicare ai calciatori il senso
dell’arbitraggio a fronte di certi falli che,
soprattutto all’inizio della gara, possono
contenere tracce di vera intimidazione. È stato
l’arbitraggio di Valeri, in Bologna-Fiorentina,
e soprattutto quello di Rocchi in Juve-Napoli a
orientare gli altri colleghi verso analoghe
prestazioni di tutto rispetto. Valeri è stato
preciso in tutte le decisioni tecniche, ben
aiutato dai guardalinee Di Liberatore e
Carbone. Rocchi, di fronte a una partita
insidiosa come Juve-Napoli, ha rapidamente
intuito che l’apparente calma dei ventidue
nascondeva una forte carica agonistica e
ma non abbia avuto occasioni
— o che le tante assenze non
abbiano pesato —, però resta
un’impressione dal retrogusto
amaro: venduto Pjanic e con
Totti quarantenne (ieri assente
per un risentimento al flessore
della coscia sinistra), la Roma
resta legata a filo doppio alle
invenzioni di Perotti, soprattutto quando si affrontano
squadre che si chiudono. L’argentino, che veniva da un infortunio muscolare, ieri ha
giocato solo gli ultimi minuti e
non ha potuto incidere. Il centrocampo con Paredes e De
Rossi non ha mai avuto il cambio di ritmo necessario e Salah
è incappato in una giornataccia.
Prima della pausa per le nazionali la Roma affronterà in
casa il Bologna (senza Destro e
Verdi). Vincere è di nuovo un
imperativo categorico, perché
la Juve giocherà anche male,
ma è a +4. E i treni non ripassano.
Luca Valdiserri
Punti
27
23
22
21
20
19
16
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19
21
MARCATORI
10 RETI: Dzeko (ROM) 9 RETI: Immobile (LAZ) 8 RETI: Icardi (INT) 7 RETI: Callejon (NAP), Higuain
(JUV) 6 RETI: Belotti (TOR), Bacca (MIL) 5 RETI: Borriello (CAG), Salah (ROM), Iago Falque’ (TOR),
Kalinic (FIO) 4 RETI: Defrel (SAS), Milik (NAP), Nestorovski (PAL), Verdi (BOL), Kessie (ATA)
PROSSIMO TURNO: Sabato 5/11, ore 18.00: Torino-Cagliari. Ore 20.45: Napoli-Lazio. Domenica
6/11, ore 12.30: Pescara-Empoli. Ore 15.00: Chievo-Juventus, Genoa-Udinese, Palermo-Milan,
Sassuolo-Atalanta. Ore 18.00: Fiorentina-Sampdoria, Inter-Crotone. Ore 20.45: Roma-Bologna.
SPORT
Corriere della Sera Lunedì 31 Ottobre 2016
47
#
Champions League, 4ª giornata Domani il Napoli in Turchia, la Juve mercoledì ospita il Lione
Gruppo A
domani, 20.45
Basilea-Paris St Germain
(Premium Calcio 3)
Ludogorets-Arsenal
(Premium Calcio 4)
Classifica
Arsenal e Psg 7;
Basilea e Ludogorets 1
Gruppo B
domani, 18.45
Besiktas-NAPOLI
(Premium Sport)
Benfica-Dinamo Kiev
(Premium Calcio 7, ore 20.45)
Classifica
NAPOLI 6; Besiktas 5;
Benfica 4; Dinamo Kiev 1
Gruppo C
domani, 20.45
Borussia M.-Celtic
(Premium Calcio 6)
Manchester City-Barcellona
(Canale 5, Premium Calcio 1)
Classifica
Barcellona 9; Manchester
City 4; Borussia M. 3; Celtic 1
Gruppo D
domani, 20.45
Atletico Madrid-Rostov
(Premium Calcio 5)
Psv Eindhoven-Bayern M.
(Premium Calcio 2)
Classifica
Atletico Madrid 9; Bayern 6;
Rostov e Psv Eindhoven 1
Gruppo E mercoledì, 20.45
Tottenham-B. Leverkusen
(Premium Calcio 4)
Monaco-Cska Mosca
(Premium Calcio 6)
Classifica
Monaco 5; Tottenham 4;
B. Leverkusen 3; Cska 2
Gruppo F mercoledì, 20.45
Borussia D.-Sp. Lisbona
(Premium Calcio 3)
Legia Varsavia-Real Madrid
(Premium Calcio 2)
Classifica
Borussia D. e Real Madrid 7;
Sp. Lisbona 3; Legia V. 0
Gruppo G mercoledì, 20.45
Copenaghen-Leicester
(Premium Calcio 1)
Porto-Bruges
(Premium Calcio 7)
Classifica
Leicester 9; Copenaghen e
Porto 4; Bruges 0
«Cara Juve, bisogna fare di più»
ascolta cosa ti consiglia Buffon
Il rosicone
di Luca Bottura
Le freccette
e la lite
sulla riforma
La vittoria sul Napoli non soddisfa il portierone: «Dobbiamo avere amor proprio»
«Cosi non basta». Gigi Buffon sceglie il momento più felice per lanciare un messaggio
carico di concretezza ai naviganti bianconeri. Giusto un
anno fa, dopo il capitombolo
in casa del Sassuolo, punto più
basso della crisi, aveva sferzato
l’ambiente e sappiamo tutti come è andata a finire. Adesso
che la Juve è solida capolista in
campionato, con 4 punti di
vantaggio sulla Roma e 5 sul
Milan, il capitano va dritto al
cuore del problema. «Siamo
contenti di aver battuto il Napoli e consapevoli che le vittorie migliorano l’autostima. Ma
se vogliamo giocare alla pari
con Barcellona e Bayern Monaco è un dovere fare di più. È
un’ambizione che dobbiamo
coltivare, una spinta di amor
proprio che dobbiamo sentire
dentro di noi».
Così mentre Higuain nasconde la felicità per aver chiuso i suoi tre anni partenopei
con una rete da core ingrato,
Buffon è già oltre. «Quello che
stiamo facendo può bastare
per lo scudetto, la Supercoppa
e la Coppa Italia». Ma in Europa la musica è diversa: «Se passiamo il turno, troveremo
squadre che non faranno sconti».
Il portiere non parla a vanvera. La Juve vince, ma non riempie gli occhi. È brava ad approfittare delle debolezze altrui e a
trovare il colpo risolutivo grazie a uno dei suoi tanti campioni. Però è ancora a metà del
guado, una magnifica incompiuta. E ogni reparto ha le sue
piccole, grandi, pene. La difesa
è una garanzia, ma l’infortunio
di Chiellini, il terzo consecutivo della sua sfortunata stagione, tiene in apprensione Allegri (oggi gli esami strumentali
chiariranno i tempi di recupero, in ogni caso il risentimento
ai flessori della coscia destra
esclude il recupero per il Lione). E l’attacco è ancora un cantiere aperto. Higuain è una
sentenza, ma i meccanismi
Poster
Gonzalo
Higuain esulta
soltanto nel
poster dei suoi
tifosi. Nell’altra
foto, Buffon
(Ansa,
LaPresse)
vanno perfezionati e modellati. L’intesa con Dybala è stata
frenata dall’infortunio di Paulo. Quella con Mandzukic, due
prime punte, difficile da trovare, anche se Max ripete «sono
soddisfatto della loro partita».
Il problema è soprattutto a
centrocampo. A Berlino, la
notte della finale di Champions contro il Barcellona,
c’erano in campo Pirlo, Pogba
e Vidal. Adesso Allegri si affanna a trovare un regista tra Her-
nanes e Lemina (il brasiliano al
momento della sostituzione è
stato fischiato dai suoi tifosi e
l’allenatore se l’è presa con i
contestatori), mentre Khedira
ha perso un po’ di smalto e Pjanic è l’ombra di se stesso. Non
è un caso che la Juve si sia accesa nel momento in cui è entrato Marchisio. Il Principino è
guarito e darà una mano alla
squadra. Il resto lo deve fare
Marotta sul mercato: a gennaio
serve un rinforzo ed è facile
Gruppo H mercoledì, 20.45
JUVENTUS-Lione
(Premium Sport)
Siviglia-Dinamo Zagabria
(Premium Calcio 5)
Classifica
JUVENTUS e Siviglia 7;
Lione 3; Dinamo Zagabria 0
pensare che i bianconeri riproveranno a prendere Witsel con
cui c’è già l’accordo per giugno,
quando si svincolerà dallo Zenit San Pietroburgo.
«La vittoria con il Napoli ha
un peso specifico importante,
però sono realista e se vogliamo sostenere ambizioni più
grandi, dobbiamo crescere». È
la legge non scritta di Buffon,
che non si accontenta mai e
che ha recepito in pieno il
messaggio della società. In cosa deve migliorare la Juve, secondo il portiere-capitanoanima della squadra? «Lo stile,
la qualità e l’armonia del gioco». A volte anche l’atteggia-

mento: «Contro il Napoli era
quello di un gruppo che non ci
stava a perdere. In altre occasioni è venuto meno, come
quando abbiamo fatto un gol
regolare e intorno all’arbitro
c’erano 18 giocatori avversari a
protestare e nessuno dei nostri. E questo mi fa un po’ incavolare...», racconta riferendosi
alla rete di Pjanic contro il Milan.
Per arrivare in fondo alla
Champions, la meravigliosa
ossessione bianconera, serve
alzare l’asticella. Ed è meglio
puntualizzarlo adesso che in
campionato la strada sembra
in discesa e mercoledì contro il
Lione potrebbe arrivare la qualificazione agli ottavi della coppa. Da qui a marzo c’è tempo
per fare il salto di qualità.
Alessandro Bocci

Buffon 1
Siamo felici
di aver
sconfitto
il Napoli, e
consapevoli
che le
vittorie
migliorano
l’autostima
ma così
non basta
Buffon 2
Se
vogliamo
giocare alla
pari con
Bayern e
Barcellona
dobbiamo
fare di più:
un’ambizione da
coltivare
© RIPRODUZIONE RISERVATA
OSCAR «UNA VALE UNA» a Paola
Ferrari e al suo tweet: «Ma perché le
scosse invece di diminuire aumentano
di intensità? 5,2 poi 5,6 e oggi 6,5».
MEMORIAL NICOLO CAROSIO PER
LA TELECRONACA CON STILE a
Guido Meda: «Marquez inizia a
tirare le sue freccette alle chiappe di
Dovizioso» (Gp Malesia, Sky)
FASCIA «STILO LIBERA» ad
Antonio Conte: «Mio papà prendeva
solo macchine Fiat: anche questo
era un segno…» (Mister Condò, Sky)
COPPA AU CONTRAIRE a Fabio
Caressa: «Avete visto l’avvocato
Bongiorno e la Hunziker a
bordocampo perché oggi è la
giornata dedicata alla violenza sulle
donne: la loro associazione lavora
per sensibilizzare in questa
direzione» (Juve-Napoli, detta così
sembra che Bongiorno e Hunziker
lavorino per favorire le violenze)
DONALD TRUMP AWARD a Carlo
Alvino, il telecronista tifoso del
Napoli sospeso per aver augurato la
morte a uno juventino, che ritwitta
come se non ci fosse un domani i
messaggi che lo rivogliono al
microfono.
CORONA D’ALLORO ALLA
SINTASSI a Marco Verratti: «Mi
sono state messe parole dalla bocca
che non ho mai dette» (Premium)
MEMORIAL BISCARDI ad Arrigo
Sacchi: «La Juventus può perdere
questo campionato unicamente se
perdano quella determinazione che
hanno» (SerieALive, Premium)
OSCAR «MATTEO SALVINI» PER IL
PARTICIPIO PASSATO a Simone
Inzaghi: «Abbiamo fatto due ottimi
gol poi c’è stato il gol di Defrel che
ha riaprito la partita» (Post LazioSassuolo, Premium Live)
MEMORIAL VELTRONI AL
MAANCHISMO a Ilaria D’Amico «Di
De Boer abbiamo apprezzato la
coerenza di rimanere fedele alle
proprie idee anche se ha snaturato
qualcosa» (Skycalcioshow)
TARGA ZAGREBELSKY a Falcinelli e
Trotta del Crotone: dopo lunghe
indagini s’è scoperto che ieri non
litigavano su chi dovesse battere il
rigore ma sulla ripartizione delle
competenze tra Camera e Senato
previste dalla riforma Renzi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Sarri, tolleranza zero per Insigne che si ribella alla sostituzione
La protesta plateale ha infastidito il tecnico, il giocatore ha capito la lezione, ma pagherà una multa
La quarta sconfitta nelle ultime sei partite, tra campionato e Champions, ha tolto
il sonno a Maurizio Sarri. L’allenatore del Napoli, rientrato
da Torino con i nervi ancora di
traverso, ha riunito la squadra
nello spogliatoio. Perdere contro la Juventus brucia, aver rivisto all’opera Higuain che lo
scorso anno gli aveva regalato
36 gol, gli ha provocato uno
scossone emotivo che forse
non si aspettava, ultimo atto di
un rapporto nato e finito per
caso. Sarri fa i conti con il peso
«piuma» del suo attacco, ma
decide di dare uno scossone
ancor più forte ai suoi giocatori.
NAPOLI

Maradona
Il mio
Napoli
avrebbe
rifilato 4 gol
a questa
Juve
Nel giorno in cui il primo re
di Napoli, Maradona, compie
56 anni e da Dubai posta un video su Facebook. «Sono triste
per la sconfitta del Napoli, ma
a questa Juve noi avremmo dato quattro gol. Non mi importa
di Higuain, io però non ho mai
tradito Napoli». La riunione
nel centro tecnico di Castel
Volturno si svolge nel segno
del rigore più estremo. Nel mirino l’atteggiamento «poco rispettoso» di Lorenzo Insigne
al momento della sostituzione. All’esterno napoletano prima un rimprovero davanti ai
compagni, poi l’inevitabile
faccia a faccia. E anche la multa. A Insigne stavolta è toccato
stare zitto. Ci sta che un giocatore prenda male una sostituzione, ma non è ammissibile
— gli ha ribadito — che la reazione sia così plateale. «Perché
mi togli, io sto bene», aveva
continuato a ripetere Insigne
rientrando in panchina a favore di telecamera. E il vice di
Sarri, Calzona, gli aveva spiegato che pensavano avesse i
crampi. Una motivazione legittima, ma il diretto interessato avrebbe voluto che almeno gli fosse stato chiesto, provando così a «giustificare» la
sua reazione a caldo.
Spiegazione che non è bastata ad evitare la multa da
parte della società, così come
Screzio
Lorenzo Insigne,
25 anni, stizzito
con Sarri dopo
la sostituzione
(Ansa)
previsto da regolamento interno. La mediazione del direttore sportivo Cristiano Giuntoli
non è servita ad evitargliela.
Così come era accaduto invece
due settimane fa per Gabbia-
dini, «graziato» nonostante la
reazione scomposta in campo
durante la sfida con il Crotone,
con espulsione diretta e due
giornate di squalifica.
Nessuna tolleranza, dunque, per Insigne che resta tra i
pochi calciatori della rosa —
contratto in scadenza nel 2018
— a non aver rinnovato. De
Laurentiis lo tiene sulla graticola infastidito dalla richiesta
di cinque milioni avanzata dal
suo entourage. Situazione che
probabilmente lo ha condizionato in questo avvio di stagione con partite dal rendimento
altalenante e senza gol.
Monica Scozzafava
© RIPRODUZIONE RISERVATA
48
Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere della Sera
#
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SPORT
Corriere della Sera Lunedì 31 Ottobre 2016
49
#
Basket
Milano, esperimenti ok a Caserta
vola e trova Abass e Radulica
Reggio Emilia, una lezione a Trento
Cantù, sbandata a Capo d’Orlando
(w.p.) Una giornata, la quinta, di ampi divari, con
risultati già decisi fin dal primo tempo, tutti a
vantaggio delle squadre di casa. Tranne il big
match, solo 4 punti hanno infatti diviso Reggio
Emilia vittoriosa e Trento. Ne approfitta Milano
(contro Caserta) per una seduta di terapia e
recupero dei suoi uomini che avevano evidenziato
qualche problema di inserimento: Abi Abass (21
punti in 25’, con 5/5 da 2 e 3/3 da 3) un bel passo
avanti verso il riequilibrio tra il suo devastante
potenziale atletico e l’uso tecnico dello stesso, e
Miro Radulica (16 in 17’) che ha chiarito il concetto:
lui non è un pivot verticale, ma un gran centro di
manovra, che forse in coppia con il verticalista e
adrenalitico McLean potrebbe dar vita
all’interazione che fa la quadratura del cerchio
dell’Armani. L’ottobre di Cantù è in Rosso: 96 punti
subiti e 53 segnati, a Capo d’Orlando. Anche se la
gonfi, la rana non diventa bue.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Risultati
EA7 Milano-Pasta Reggia Caserta 100-80, Sidigas AvellinoGermani Brescia 92-79, Umana Venezia-Vanoli Cremona 8173, The Flexx Pistoia-Openjobmetis Varese 97-64, Banco
Sardegna Sassari-Consultinvest Pesaro 86-59, Betaland Capo
d’Orlando-Red October Cantù 96-53, Dolomiti Trento-Grissin
Bon Reggio Emilia 80-84, Enel Brindisi-Fiat Torino 87-79.
Classifica: Milano 10 ; Avellino, Reggio E. 8; Trento, Venezia,
Sassari e Caserta 6; Capo d’Orlando, Pistoia, Varese, Brindisi,
Cantù e Torino 4; Pesaro, Cremona, Brescia 2.
 Il commento
Il ragazzo fa simpatia
ci prova sempre
ma fuori dalle regole
di Giorgio Terruzzi
M
ax Verstappen fa
simpatia. Perché, da
ultimo arrivato,
diverte più di chiunque
altro; perché ci prova
sempre; perché ostenta una
sfrontatezza da adolescente,
mischiata al talento del
fuoriclasse. Perché, in
aggiunta, genera onde
d’urto in una calma piatta.
Manica larga, dunque e
talvolta, da parte di
commissari di gara
perennemente confusi e
lenti, e da tutti noi che
chiediamo ai piloti di osare,
di generare emozioni ormai
rare. A patto di rispettare
qualche regola base. Quella
dell’obbedienza all’arbitro,
alla propria squadra, per
non parlare del rispetto per
gli avversari. Altrimenti, la
simpatia svanisce di fronte
ad una furbizia di troppo,
ad una arroganza che
macchia ogni forma di
potere. Lui, Max, su questo
filo sottile corre.
Assumendo se stesso e
basta come giudice unico,
perfetto per assolvere
comportamenti
sostanzialmente scorretti.
Qualcosa che ricorda altri
fenomeni dotati di stoffa e
personalità, certi eccessi di
Ayrton Senna, ad esempio,
capace di chiamare in causa
addirittura il suo Dio, per
trovare e poi comunicare
una ragione sprovvista di
contraddizioni. Così, questo
abbiamo: un fenomeno da
pista ma anche un carattere
pericoloso. Per Verstappen
medesimo, intendiamo, che
della sua foga ha bisogno;
che dalla sua foga cava perle
di assoluta, spettacolare
intensità agonistica. Il tutto
al termine di una gara in
cui, proprio Verstappen, ha
compiuto una escursione
speculare a quella offerta da
Hamilton al giro uno,
ignorata in toto dalla
direzione corsa. Tanto per
ribadire quanto Max tenda a
somigliare a gente fuori
media. Nel bene e, talvolta,
nel male.
Furioso Il podio del Gp Messico con il vincitore Lewis Hamilton e Sebastian Vettel, terzo, molto arrabbiato con Max Verstappen che non gli ha ceduto la posizione dopo aver tagliato la chicane (Afp)
Verstappen va fuori giri
Vettel, un podio da lottatore
Hamilton vola, Rosberg secondo, duello Max e Seb tra show e veleni

Verstappen
La mia
punizione?
Ridicola
Al primo
giro è
successo
lo stesso
Vettel?
Un idiota
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DAL NOSTRO INVIATO
CITTÀ DEL MESSICO Guerra, gestacci e podio. Finisce con un
duello rusticano tra Sebastian
Vettel e le Red Bull: quella di
Max Verstappen là davanti e
quella di Daniel Ricciardo subito dietro. Un sandwich imbottito di scintille, confezionato dalle differenti strategie di
gara (con relativa scelta delle
gomme) e approdato a un epilogo intenso e drammatico, il
cuore e il sale del Gp del Messico ben più della sesta doppietta della Mercedes, con Hamilton che rosicchia altri punti al
primato di Rosberg. Ma oggi di
loro due importa poco.
Conta solo la battaglia a tre
per la «bronze medal», andata
alla Ferrari numero 5 grazie ai
tempi supplementari, ovvero
dopo una decisione degli
steward. I fatti. Vettel, quarto,
attacca Verstappen: è più veloce e vuole provarlo, anche perché alle sue spalle Ricciardo
(con le gomme morbide, ben
più performanti delle medie
degli altri due) sta coronando
una clamorosa rimonta. Giro
68 di 71: è tempo di attaccare
Max e Seb va dentro. Verstappen si difende, blocca le ruote,
va lungo, taglia la chicane tra le
curve 1, 2 e 3, e rientra davanti.
Vettel protesta e reclama la posizione, volano i «fuck» e parole poco oxfordiane verso la direzione di gara («Che c… dice
Charlie Whiting?»). Intervengono i beep a censurare, intanto la stessa Red Bull invita il
suo pilota a mollare, avendo
intuito che tira aria di sanzione. Tutto vano. SuperMax se
ne infischia e resiste a un ultimo attacco di Vettel con uno
scarto da rivedere al rallentatore, essendo pure questo, a occhio e croce, una manovra al limite. Il redbullista scampa comunque pure il secondo affondo del ferrarista e Seb si trova
nelle fauci di Ricciardo, che a
un giro dal termine ci prova.
Però Vettel lo stoppa, fumano
le gomme, c’è pure un tocco ed
è su questo che i commissari
saranno chiamati a giudicare a
fine gara, con il rischio di una
punizione per il tedesco.
Così, dopo le due Frecce
d’argento arriva Verstappen,
con Vettel quarto e Ricciardo
I colpi bassi
Si vede di tutto: via
radio insulti tra piloti,
gestacci al volante e
ordini trasgrediti
quinto. Ma non sono terminate le scene di contorno, all’insegna dei nervi tesi. «Vado a
picchiare qualcuno…» sbotta
Vettel via radio. Nel rientro ai
box affianca Verstappen facendogli un «no, no» con l’indice
della mano sinistra; la replica
dell’olandese è nel classico gesto italiano per dire «ma che
cavolo vuoi?». Gli steward danno ragione al ferrarista: 5’’ di
penalità a Verstappen (che dirà
«punizione ridicola»), retrocesso al 5° posto. Il dopo-Gp
per Vettel è perfino più duro di
quel finale concitato. Alla domanda dell’ex pilota di F1 Juan
Pablo Montoya risponde così:
«Oggi ho gesticolato molto,
come facevi tu. Avevo l’adrenalina a mille. Max non ha ceduto la posizione, ero seccato. Ma
è un podio fantastico». Però c’è
Ricciardo che lo attacca: «Seb
non merita questa posizione:
in frenata ha violato le regole
di cui stiamo discutendo di
questi tempi». La replica? Questa: «Daniel mi ha chiesto di rivedere la manovra: lo farò. Ma
io gli ho lasciato abbastanza
spazio». Parlerà con Verstappen? «Non gli parlo certo oggi.
Le mie frasi? Non ve le dico. Però Max deve tornare a scuola».
Flavio Vanetti

Ritirato
1° giro: Wehrlein (Ger) Manor, incidente
Ricciardo
Sebastian
si lamenta
con Max,
poi ha fatto
lo stesso
con me
Non merita
di stare
sul podio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Lewis fa il Professore e ora spaventa Nico
L’inglese mette sotto pressione il compagno di squadra: sfida mondiale aperta
51
vittorie per
Lewis Hamilton
che raggiunge
Alain Prost
diventando il
secondo pilota
più vincente
dopo Michael
Schumacher.
Ora Lewis è a
19 punti da
Rosberg
DAL NOSTRO INVIATO
E sono 51 vittorie, come quelle di Alain
Prost. Lewis Hamilton ha aggiunto un altro scalpo alla sua
meravigliosa carriera — e il
trionfo in Messico è una primizia perché è la seconda volta che
quelli della sua generazione gareggiano in un autodromo che
nel passato ha fatto la storia dell’automobilismo — ed è diventato, assieme al «Professore», il
secondo pilota più vincente di
sempre dopo Michael Schuma-
CITTÀ DEL MESSICO
Primo Vittoria n°51 per Lewis Hamilton (Reuters)
cher. Il tricampeon inglese ha
completato il back to back contro Nico Rosberg avviato con il
successo di Austin: altri sette
punti del primato del tedesco
sono stati bruciati, ne restano
da ricucire 19 in due gare.
Difficile, non impossibile,
Rosberg ha salvato con il secondo posto un fine settimana nel
quale è apparso meno in palla. I
danni per lui sono stati i minori
ipotizzabili, ma è il profilo psicologico a generare interrogativi: Nico si è forse messo in modalità «economy», diventando
Gp del Messico
Circuito di Città del Messico (4.838
metri). 71 giri per 305,354 km
1. Hamilton (Gbr) Mercedes
in 1.40’31’’402
2. Rosberg (Ger) Mercedes
a 8’’354
3. Vettel (Ger) Ferrari
a 17’’313
4. Ricciardo (Aus) Red Bull
a 20’’858
5. Verstappen (Ola) Red Bull a 21’’323
6. Raikkonen (Fin) Ferrari
a 49’’376
7. Hulkenberg (Ger) F. India a 58’’891
8. Bottas (Fin) Williams
a 1’05’’612
9. Massa (Bra) Williams
a 1’16’’206
10. Perez (Mes) Force India a 1’16’’798
11. Ericsson (Sve) Sauber
a 1 giro
12. Button (Gbr) McLaren
a 1 giro
13. Alonso (Spa) McLaren
a 1 giro
14. Palmer (Gbr) Renault
a 1 giro
15. Nasr (Bra) Sauber
a 1 giro
16. Sainz Jr (Spa) Toro Rosso
a 1 giro
17. Magnussen (Dan) Renault a 1 giro
18. Kvyat (Rus) Toro Rosso
a 1 giro
19. Gutierrez (Mes) Haas
a 1 giro
20. Grosjean (Fra) Haas
a 1 giro
21. Ocon (Fra) Manor
a 2 giri
una formichina risparmiosa come suo papà Keke che conquistò l’unico titolo grazie a una sola vittoria e a tanti piazzamenti?
Forse no, perché Rosberg ha
sempre dichiarato di voler attaccare e di non badare giusto a difendersi. Ma qualcosa nella testa forse gli è scattato. Non è ancora paura, per ora è realismo:
«Lewis era troppo veloce in
questo fine settimana e ho accettato il secondo posto. Al via,
tra l’altro, sono stato centrato da
Verstappen e ho avuto fortuna».
Lewis non ha nulla da perde-
Giro più veloce
Il 53° di Ricciardo (Aus) Red Bull in
1’21’’134, media 190,972 km/h
Mondiale piloti
1. Rosberg (Ger) Mercedes
2. Hamilton (Gbr) Mercedes
3. Ricciardo (Aus) Red Bull
4. Vettel (Ger) Ferrari
5. Raikkonen (Fin) Ferrari
6. Verstappen (Ola) Red Bull
7. Perez (Mes) Force India
8. Bottas (Fin) Williams
9. Hulkenberg (Ger) Force India
10. Alonso (Spa) McLaren
349
330
239
192
178
175
85
85
60
52
Mondiale costruttori
1. Mercedes
2. Red Bull
3. Ferrari
4. Force India
5. Williams
6. McLaren
7. Toro Rosso
8. Haas
9. Renault
10. Manor
679
422
370
145
136
74
55
29
8
1
Prossimo appuntamento
13/11: Gp del Brasile
re, ma se continua a martellare
in questo modo riaprirà i giochi:
«Nico sta facendo un lavoro eccezionale, però io provo a dare il
massimo». Di titolo mondiale,
ovviamente, vietato parlare.
È stato un Gp strano, a volte
soporifero e a volte foriero di
duelli e fiammate. È stata una
partita a scacchi dominata dalle
gomme e dalle strategie, caratterizzata ad esempio dal lungo
volo di Ricciardo, fermatosi già
al primo giro per l’ingresso della safety car dopo il botto tra
Gutierrez ed Ericsson, e autore
di ben 49 giri con le gomme
medie. Sembrava spacciato, ma
aveva nel finale e nelle «soft» il
suo jolly. Chi l’ha detto che le
gomme non possono fare spettacolo?
f.van.
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50
Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere della Sera
#
Gabriella, con Francesca e Lodovico, e Valeria,
con Erberto, Federico e Elena, annunciano con profonda tristezza che
Federico Mezzanotte
è mancato al loro affetto.- Il funerale si terrà mercoledì 2 novembre nella chiesa di San Vittore al
Corpo.- Per l’orario rivolgersi al 373.7194795.
- Milano, 29 ottobre 2016.
Mario e Carla con i figli Carlo, Gege, Emanuela
con le rispettive famiglie ricordano con affetto
Federico Mezzanotte
- Milano, 30 ottobre 2016.
Marina, Ilaria, Francesco, Cecilia abbracciano
Gabriella e Valeria nel ricordo di
Federico
- Milano, 30 ottobre 2016.
Giuliana Mezzanotte, i figli Riccardo con Dindi,
Francesca con Michele, si stringono con affetto a
Gabriella e Valeria nel ricordo del caro
Federico
- Milano, 30 ottobre 2016.
Paolo e Luisa, Massimo e Efi e Roberto e Giovanna sono vicini a Gabriella e Valeria nel ricordo dello
zio Federico
- Milano, 30 ottobre 2016.
Maria Pia, Giorgio, Ilaria con Marco, Massimo
abbracciano con tanto affetto Gabriella e Valeria
ricordando lo zio
Federico Mezzanotte
- Milano, 30 ottobre 2016.
Federico Mezzanotte
Un grande amico ci ha lasciato.- Marino e Franca
addolorati sono vicini alle figlie Gabriella, Valeria
e alle loro famiglie con molto affetto.
- Milano, 30 ottobre 2016.
Silvia piange la scomparsa di
Federico
maestro della comune professione e amico carissimo di una vita. - Milano, 30 ottobre 2016.
Giulia abbraccia Gabriella e Valeria nel ricordo
del padre
Federico Mezzanotte
- Milano, 30 ottobre 2016.
Federico Mezzanotte
Partecipano al lutto:
– Giampaolo, Giulia Ponzone.
– Lacy, Nadia Lager.
– Luciana Monti.
– Alda Fiorentino.
– Uberto e Ada Manetti.
– Paolo e Luisa Mezzanotte.
– Nicoletta Mezzanotte.
– Marco e Cecilia Casiraghi.
– Ernesto Di Sarro.
– Alessandro, Chiara e Carlotta Malchiodi.
– Paolo Malchiodi con Camilla, Beatrice e la sorella Giulia.
– Margherita Sponzilli Mezzanotte e figli.
– Valeria Casiroli Amoroso con i figli Andrea e
Vittorio.
È mancata all’affetto dei suoi cari
Ida Di Muro Bindi
Ne dà il triste annuncio il figlio con tutta la famiglia. - Forte dei Marmi, 29 ottobre 2016.
Il Direttore Generale e i dirigenti di Bindi sono
vicini al Presidente Dottor Attilio Bindi ed alla sua
famiglia in questo momento di grande dolore per
la scomparsa della cara mamma
Ida Di Muro Bindi
- San Giuliano Milanese, 29 ottobre 2016.
Partecipano al lutto:
– Roberto Sala.
– Elena Boldrini.
– Massimo Cucchi.
– Alessandro Lolli.
– Paolo Barbara.
– Guido Frediani.
– Antonino Musarra.
– Paolo Proserpio.
– Claudio Squassina.
I dipendenti e i collaboratori di Bindi esprimono
sincero cordoglio al Presidente Dottor Attilio Bindi
ed alla sua famiglia per la perdita della mamma
Ida Di Muro Bindi
- San Giuliano Milanese, 29 ottobre 2016.
La moglie Graziella, i figli Irene e Marco e i parenti tutti annunciano con dolore la scomparsa di
Stefano Crocco
- Como, 29 ottobre 2016.
Viola, Zeno e Alessandro abbracciano il
nonno Stefano
tanto amato. - Milano, 30 ottobre 2016.
Annalisa e Aldo con Caterina, Piero e Michele
sono vicini a Irene per la perdita del padre
Stefano Crocco
- Milano, 30 ottobre 2016.
Partecipano al lutto:
– Mario e Paola Meyrat.
Sandro e Bice partecipano con affetto al dolore
di Gabriella, Valeria e di tutta la famiglia per la
scomparsa del padre
Federico Mezzanotte
- Milano, 30 ottobre 2016.
Gli amici di sempre si stringono e abbracciano
Valeria e Gabriella e le loro famiglie nel triste momento della perdita del loro papà
Federico Mezzanotte
Alessandra e Alessandro, Belella, Carla e Riccardo,
Carlotta e Carlo, Cesare e Stefania, Laura, Michele
e Paola, Paola, Paolo e Fabrizia, Pietro, Plughi, Tullo e Silvia. - Milano, 30 ottobre 2016.
Elena Piontelli con Maria Grazia e Gianni, Laura
e Marco ricorda con affettuoso rimpianto il caro
amico
Federico Mezzanotte
ed è vicina alla famiglia in questo triste momento.
- Milano, 30 ottobre 2016.
Il Golf Club Monticello partecipa con profondo
cordoglio al dolore della famiglia per la scomparsa
di
Benedetta, Elena e Tommaso, Anna e Maurizio,
Nicoletta e Ruggero, Tina e Giorgio si stringono a
Irene in questo triste momento per la perdita del
suo papà
Stefano Crocco
- Milano, 30 ottobre 2016.
È mancata serenamente nel conforto della famiglia
Francesca Boga Barbanti
Ne danno l’annuncio i figli Sergio con Letizia, Piero
con Nicoletta, Cesare con Patrizia ed i nipoti Alessandro, Carolina e Eva.- Le esequie avranno luogo
lunedì 31 ottobre alle ore 15 nella chiesa di Castiglione di Cervia.- La famiglia ringrazia i professori
Alessandro Galantino ed Enrico Piane, la professoressa Maria Cagnizi, la dottoressa Lina Popolo e la
signora Cecilia Linates per le amorevoli cure prestate. - Roma, 30 ottobre 2016.
Dopo lunga malattia ha terminato la sua vita laboriosa all’età di 84 anni
Maria Casadonte Piccinini
Lo annunciano con tristezza i figli Paolo con la moglie Adele e Maria Laura col marito Paolo e i nipoti
Niccolò e Diletta.- I funerali avranno luogo oggi 31
ottobre alle ore 15.30 presso la chiesa di Santa
Caterina da Siena a Coverciano, via del Mezzetta
1. - Firenze, 31 ottobre 2016.
- Cassina Rizzardi, 30 ottobre 2016.
La figlia Adriana, il genero Claudio ed i nipoti
Lorenzo e Luigi annunciano con dolore la scomparsa di
Partecipano al lutto:
– Tita Elena Mondelli.
– Elena Quaglia Mondelli.
– Eppe Tamagni.
I funerali si terranno a Milano, nella chiesa San
Giuseppe Calasanzio, via Don Gnocchi 16, alle ore
11 di lunedì 31 ottobre.
- Milano, 28 ottobre 2016.
Federico Mezzanotte
Giuseppina Betti ved. Rebora
È mancato all’affetto dei suoi cari il
N.H.
RCS MediaGroup S.p.A.
Via Rizzoli, 8
20132 Milano
Dott. Filippo Marini
Lo piangono con immenso dolore la moglie Rosanna, la figlia Elena con Fabio, i parenti e gli amici
tutti.- Il funerale avrà luogo mercoledì 2 novembre
alle ore 11 nella Basilica di Sant’Antonio da Padova di via Carlo Farini.
- Milano, 30 ottobre 2016.
La sorella Anna e i nipoti Coppadoro, Marini e
Vanzetto partecipano sentitamente al lutto di Rosanna ed Elena per la scomparsa del Dottor
Filippo Marini
- Milano, 30 ottobre 2016.
Dopo una lunga vita ispirata da fede e dedizione
agli altri, si è spenta serenamente
Giovanna Giovannini Mancini
La abbracciano con profondo affetto i figli Andrea
e Francesco con Teresetta, Stefania e Maura, le nipoti Alessandra con Luigi, Virginia con Stefano e
Francesca Romana con Luis, i nipoti Augusto con
Annalisa, Carlo con Dushanka, Alberto e Marco,
l’affezionata Magnita.- Il funerale si svolgerà nella
parrocchia del Sacro Cuore di via Marsala, mercoledì 2 novembre alle 10.
- Roma, 30 ottobre 2016.
Ha raggiunto il suo adorato Attilio
Licia Gianotti Cambielli
L’annunciano i figli Neva con Marco, Franco con
Claudia, i nipoti Federico, Alessandro, Elena, Anna, Claudio, Beatrice e Benedetta.- Le esequie si
svolgeranno in forma privata.- Per volontà espressa, preghiamo di non inviare fiori.
- Moniga del Garda, 30 ottobre 2016.
Siamo addolorati per la morte del nostro caro
fratello
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PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO
Corriere della Sera
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PAROLA: Adesioni al lutto: € 13,00
Diritto di trasmissione: pagamento differito € 5,00
I testi verranno pubblicati
anche sul sito
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È possibile richiedere servizi
aggiuntivi, disponibili solo on line
Antonio Villani
Rita e Nicola. - Rapallo, 30 ottobre 2016.
2003 - 2016
Nel tredicesimo doloroso anniversario, il
dottore architetto
Ferruccio Galimberti
è vivo nel ricordo di Mariangela e di quanti gli hanno voluto bene.- La Santa Messa di suffragio in ricordo di Ferruccio, Gino e Rolando verrà celebrata lunedì 31 ottobre alle ore 18,30 nella
parrocchia di San Pancrazio in Bovisio Masciago.
- Bovisio Masciago, 31 ottobre 2016.
"Ma ogni cosa perduta è nelle mani degli
angeli, amore; il passato non è morto
per noi, dorme soltanto, amore; gli anni
in Paradiso compenseranno i piccoli dolori terreni, lassù potremo ricominciare
insieme come bambini".
Ricordando
Sergio Gemelli
un marito, un papà e un nonno fantastico.- Rita.
- Milano, 31 ottobre 2016.
3 novembre 2012 - 3 novembre 2016
Nel cristiano ricordo di
TARIFFE SERVIZI ONLINE (Iva esclusa):
Partecipazioni al lutto
€ 20,00
Fotografia
Biografia
Messaggi
(a carattere - max 140)
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Ringraziamenti
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Ricorrenze
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Gazzetta dello Sport
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Vittorio Biagetti
una Santa Messa sarà celebrata giovedì 3 novembre alle ore 18.30 nella chiesa di Santa Teresa del
Bambino Gesù in via Gaspare Spontini n. 17 Roma.- Gabriella. - Roma, 31 ottobre 2016.
Nel decimo anniversario Lilia e Cristina ricordano
Guido Conti
- Pietrasanta, 31 ottobre 2016.
Anniversari e ringraziamenti
a modulo
Corriere
della Sera
Gazzetta
dello Sport
€ 300,00
a modulo
€ 185,00
a modulo
31 ottobre 1999 - 31 ottobre 2016
Marisa Reati
viva nel mio cuore, Silvano.
- Sanremo, 31 ottobre 2016.
L’ISTITUTO DEI CIECHI DI MILANO
ricorda con riconoscenza e gratitudine i
propri
Benefattori e Benemeriti Defunti
in memoria dei quali farà celebrare una
Messa di suffragio presso la Chiesa della
Casa di Riposo di Via Vivaio 7, il giorno
2 novembre 2016 alle ore 10.
Milano, 31 ottobre 2016
Servizio sportello:
Via Solferino 36 Milano
(lu-ve orario continuato 9/17.30)
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giovedì/venerdì 14/17.30
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L’accettazione delle adesioni, richieste via web, e-mail e chiamate
da cellulari sono subordinate al pagamento con carta di credito
SPORT
Corriere della Sera Lunedì 31 Ottobre 2016
51
#
Serie B
Tennis
Formula 4
Cesena: in arrivo Colantuono, Verona senza freni Cibulkova regina del Master, Murray non si ferma Schumi junior rompe e perde il titolo a Monza
Il Cesena ha esonerato il tecnico Massimo Drago dopo la sconfitta di
sabato sul campo del Frosinone. In arrivo l’ex allenatore di Atalanta e
Udinese Stefano Colantuono. Ieri due posticipi di B: Verona-Trapani
2-0, Vicenza-Perugia 1-4. Oggi 20.30 Spal-Avellino(SkyCalcio3). La
classifica: Verona 27, Entella e Cittadella 22, Frosinone 21, Perugia e
Carpi 19, Benevento 18, Spezia 17, Bari 16, Spal*, Pisa e Brescia 15,
Ascoli e Novara 14, Salernitana e Pro Vercelli 13, Ternana e Avellino*
12, Cesena. Latina e Vicenza 10, Trapani 9 (*1 partita in meno).
La slovacca Dominika Cibulkova ha vinto il Master di Singapore
battendo la n. 1 del mondo Angelique Kerber 6-3, 6-4. Alla sua
prima partecipazione alle Wta Finals, la 27enne di Bratislava grazie a
questo successo salirà al quinto posto del ranking mondiale. Settimo
titolo stagionale (e 42° in carriera) per Andy Murray, che chiude un
altro po’ il gap in classifica con il n. 1 Djokovic, superabile entro fine
anno: lo scozzese ha sbancato il torneo di Vienna superando il
francese Jo-Wilfried Tsonga per 6-3, 7-6 in un’ora e 50’ di gioco.
Mick Schumacher esce da Monza deluso: doveva rimontare 25 punti
sul leader Marcos Siebert, ha vinto gara 1, ma in gara 2 in un contatto
ha danneggiato l’ala perdendo un sacco di tempo. Al rivale argentino
è bastato il 5° posto per laurearsi campione italiano di F4.
TIRO A VOLO Maurizio Carrara, imprenditore toscano nel settore
cartario, si candida alla presidenza federale. La federazione tiro a
volo è governata da 23 anni da Luciano Rossi. Le elezioni sono in
programma il 17 dicembre.
Dovizioso ispira l’idea mondiale della Ducati
A Sepang l’italiano rompe il digiuno davanti a Rossi e Lorenzo. Ma dall’anno prossimo la Rossa vuole di più
MotoGp
1. Dovizioso (Ita)
Ducati 42’27’’333
2. Rossi (Ita)
Yamaha a 3’’115
3. Lorenzo (Spa)
Yamaha a 11’’924
4. Barbera (Spa)
Ducati a 19’’916
10. Petrucci (Ita)
Ducati a 34’’280
Mondiale piloti
1. Marquez (Spa)
Honda
(Campione) 278
2. Rossi (Ita)
Yamaha
236
3. Lorenzo (Spa)
Yamaha
208
4. Viñales (Spa)
Suzuki
191
5. Dovizioso (Ita)
Ducati
162
Moto2
1. Zarco (Fra) Kalex
in 45’51’’036
2. Morbidelli (Ita)
a 3’’256
Mondiale piloti
1. Zarco (Fra)
Kalex (Campione)
251
2. Luthi (Svi)
Kalex
214
Moto3
1. Bagnaia (Ita)
Mahindra
in 29’29’’351
2. Kornfeil (R. Ce.)
Honda a 7’’108
Mondiale piloti
1. Binder (S. Afr.)
Ktm
294
2. Bastianini (Ita)
Honda
164
Prossimo
appuntamento
13/11 Valencia
I ducatisti sono un popolo
sentimentale e paziente. Hanno aspettato sei anni prima di
rivedere una Rossa sul gradino
più alto del podio (è successo
in agosto in Austria), ma Andrea Dovizioso è un vero maestro zen. Dopo 2.653 giorni
riassapora il gusto della vittoria sull’umido asfalto malese.
Le lacrime traboccano dal
casco, si mischiano agli spruzzi sollevati dalla Desmosedici,
dopo un digiuno del genere —
l’ultimo centro del forlivese è
datato Donington 2009, anche
lì pioveva — l’emozione è incontrollabile: «Quando all’ultimo giro ho visto la mia ragazza e i miei amici piangere non
sono riuscito a trattenermi. È
stato veramente difficile guidare con gli occhi lucidi: ho
perso tantissimi secondi». Ma
alla fine l’happy end arriva ed è
una liberazione perché «la ricerca del successo era diventata quasi un incubo: ogni risultato lo vivevo come una sconfitta e tutto il mondo mi metteva una pressione esagerata».
Sette anni di solitudine, intervallati da tanta sofferenza.
Di episodi a sfavore potrebbe
citarne tanti da riempire l’enciclopedia della sfortuna, sono sufficienti quelli di quest’anno: si va dal «fuoco amico» di Iannone in Argentina, a
Pedrosa che lo sperona la gara
dopo ad Austin, al k.o. tecnico
di Jerez per il terzo zero consecutivo, alla caduta ad Assen fino all’errore che più gli brucia:
scegliere la gomma sbagliata
al Red Bull Ring e vedere l’altro
La storia
Il film della gara
Dall’alto: Andrea Dovizioso
a duello con Marc Marquez, poi
con Valentino Rossi, quindi la festa
con il team. Nella foto grande,
l’arrivo al traguardo
(Afp, Canoniero, Getty Images, Afp)
Andrea, con cui i rapporti sono gelidi, far festa con Belen.
La strada di Dovi è sempre
stata lastricata di buche, ma
ieri a Sepang sembrava avesse
i cingoli: «Li ho cucinati tutti a
fuoco lento». E se Valentino
esce dal pentolone sorridendo
con la corona di vice-campione del mondo («Era importante chiudere i conti con Lorenzo
prima di Valencia»), il più deluso è proprio l’Andrea con il
numero 29 sul cupolino. Al
rientro dopo quattro gare per
l’infortunio a una vertebra ha
ingaggiato una furiosa battaglia con Rossi («Mi ha fatto
sputare sangue» ammette il
Dottore), ha surfato sui rigagnoli e sprecato meravigliose
tornate in un eccesso di foga:
«Ho rischiato, volevo almeno
il podio». Gli resta un’ultima
opportunità in Spagna, perché
poi saluterà definitivamente la
Ducati per la Suzuki. A Borgo
Panigale hanno scelto l’«altro» per affiancare Jorge Lorenzo: lo considerano uomo
squadra e tecnico precisissimo nella messa a punto della
moto. Ironia della sorte, potrebbe essere proprio lo spagnolo in fuga dalla Yamaha a
Iannone k.o.
Al rientro, Iannone dà
battaglia a Valentino
(vicecampione di
Marquez) ma poi cade
raccogliere i frutti del prezioso
lavoro del Dovi, come ha fatto
Stoner ai tempi della Honda.
Per i rossi è finito il periodo
degli esperimenti: non bastano i successi di tappa, bisogna
riportare il Mondiale sulla via
Emilia a dieci anni dall’impresa di Stoner. Nel 2017 la Ducati
rappresenterà una minaccia
per Honda e Yamaha: i giapponesi con un’abile manovra di
lobby sono riusciti a far mettere fuorilegge (ufficialmente
per ragioni di sicurezza) le
«alette» aerodinamiche che
aumentano la stabilità della
moto. Una ricetta made in
Italy, che è andata di traverso
ai big della MotoGp.
Daniele Sparisci
Ans Botha, 75 anni, allenatrice di Van Niekerk
«Dopo l’oro di Rio scenderemo sotto i 43’’»
Richiesta di rivelare i
suoi segreti, Ans Botha, l’allenatrice di atletica leggera più
famosa del mondo, estrae tre
oggetti dalla borsetta e li allinea sul tavolo: cronometro di
basso costo, fischietto arancione in plastica, quaderno a
quadretti. Tutto qui? «Tutto
qui. Le cose più importanti le
porto addosso: la mia curiosità, gli occhi per guardare in
faccia gli atleti dopo l’allenamento, le mani per sentire i loro muscoli».
«Tannie Ans» («zia Ans» in
afrikaans), sudafricana, è salita alla ribalta internazionale
due anni fa, scioccando l’ambiente conservatore dell’atletica leggera mondiale: è donna,
ha 75 anni e ha fatto sbocciare
l’immenso talento di Wayde
van Niekerk, il 24enne sudafricano che all’Olimpiade di Rio
dello scorso agosto ha demolito lo storico record del mondo
di Michael Johnson sui 400
metri correndo in 43”03 e surclassando, sul piano tecnico,
Usain Bolt. Ans non nasce allenatrice: «Da ragazzina ero una
La maestra
Van Niekerk
insieme alla
sua allenatrice,
la sudafricana
Ans Botha, 75
anni, che segue
l’immenso
talento di Città
del Capo dal
2012
velocista, da adulta una segretaria d’azienda col patentino di
coach. Lo usavo solo per i figli
pur sapendo che un genitore
non deve allenarli, perché non
ha sufficiente distanza per poter essere obiettivo. A 65 anni
ho deciso di godermi la pensione girando il mondo con
mio marito. Ma lui è mancato
subito. Per non morire dentro,
ho cominciato ad allenare a
tempo pieno sulla pista di Bloemfontein. La vita ha un senso
solo se fai qualcosa per i ragazzi». I suoi ragazzi oggi sono 26
velocisti tra i 15 e i 25 anni.
A metà 2012 le si propone
un 22enne magro e timido:
«Wayde aveva paura perché io
sono considerata severa. Io sudavo freddo: era il primo grande talento che mi voleva come
coach, non avevo esperienze a
quel livello. Mi misi a studiare
e a studiarlo come una matta e
dopo un anno capii cos’avevo
tra le mani: un velocista purissimo ma col fisico così fragile
da lacerarsi per la brutalità
dell’allenamento degli sprinter. Gli proposi di dedicarsi ai
400 metri: in due anni avremmo provato a innestare sulla
sua velocità una preparazione
da mezzofondista». Nel 2015
Wayde Van Niekerk è il primo
uomo nella storia dell’atletica
a correre i 100 metri sotto i 10”,
i 200 sotto i 20” e i 400 sotto i
44”, vincendo il titolo mondiale a Pechino ma soffrendo così
tanto da finire in ospedale do-
vincitori
diversi
nel corso
della stagione
di MotoGp:
Andrea
Dovizioso
non trionfava
da sette anni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«Severa come una zia:
così ho lanciato Wayde»
FORMIA
9
po il traguardo, in debito d’ossigeno. «Wayde non si infortunava più — spiega Ans — ma
continuava a farsi del male. Da
allora abbiamo inserito giorni
dedicati solo al sonno, sedute
lunghe da specialista del cross
country e lavorato all’infinito
sulle cose che gli piacciono di
più: saltare e ballare».
Sul telefonino la Botha ha
In azione
Wayde Van
Niekerk, 24
anni, nei trionfali
400 m ai Giochi
di Rio, vinti
con record del
mondo (43’’03)
(Reuters)
registrato le sequenze di balzi
di Wayde, più simili ai movimenti di un rapper che a un
esercizio tecnico e con una colonna sonora costruita a quattro mani. Allenarsi in Sudafrica non è una passeggiata: «La
nostra pista è in erba — spiega
la Botha — ma per il periodo
invernale il fondo morbido va
bene. E l’Università ci chiede
di pagare il biglietto d’ingresso: 150 rand (circa 10 euro,
ndr) a sessione per ciascun atleta. Fino a Pechino, i massaggi a Wayde li facevo io. In vista
dei Giochi di Rio la federazione ci ha pagato un fisioterapista anche per i ritiri a Gemona».
Gemona, Italy: la cittadina
friulana è la seconda casa per
Van Niekerk, che d’estate si allena sul tartan della Gemonatletica, sui prati e sulle salite
delle Prealpi Giulie. Qui, 12
giorni prima dei Giochi brasiliani, Ans ha realizzato che
Wayde avrebbe fatto qualcosa
di speciale. «Volevamo capire
— spiega — se l’allenamento
sulla resistenza avesse ridotto
o meno le sue qualità di velocista. Wayne corse tre volte i 100
metri in 9”9 e due volte i 150 in
14”7. Io e il suo manager siamo
rimasti un’ora sotto shock sul
prato. Lì ho capito che Wayne
avrebbe vinto la medaglia
d’oro a Rio e che nel futuro sarà il primo uomo a scendere
sotto i 43” sul giro di pista».
Marco Bonarrigo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
52
#
Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere della Sera
CorriereMotori
Prova Sulla nuova Citroën C3, la citycar che punta dritta a una clientela giovane con un design
sbarazzino, tanta tecnologia e infinite possibilità di personalizzazione venduta anche su Facebook
Piccola, tech, colorata
La scheda
DIMENSIONI
Lunghezza:
400 cm;
larghezza:
175 cm;
altezza:
148 cm;
passo: 254 cm
MOTORI
Benzina: 1.2
da 68, 82 e 110
cv; Turbodiesel:
1.6 da 75
e 100 cv
CAMBIO
Manuale
a 5 marce
o automatico
a 6 rapporti
TRAZIONE
Anteriore
BAGAGLIAIO
300 litri
PREZZO
Da 12.250
a 18.400 euro
BARCELLONA Con quella faccia
un po’ così, e comunque tanto
diversa da quella delle rivali
dirette, la nuova C3 raccoglie il
testimone di auto più venduta
nella storia della Citroën. Oltre
3 milioni e mezzo di esemplari
dal 2002 hanno lasciato il segno, rendendo fondamentale
ma anche molto delicato il
compito affidato alla nuova
generazione del modello. Presentata in pompa magna al Salone di Parigi, la C3 i vuole distinguersi dalle auto della concorrenza. Lo ha sottolineato in
Francia il responsabile del
progetto, Thierry Blanchard:
«Abbiamo mantenuto caratteristiche di comfort – ha detto –
insieme alle cinque porte e a
un ampio bagagliaio. Nel contempo abbiamo cercato una
forte differenziazione in termini di stile, a nostro parere
scuotendo quella che era l’impostazione estetica del segmento».
L’ultima C3 disegna così il
nuovo volto di un marchio che
vuole avvicinarsi ai giovani.
Per questo propone un design
quasi sbarazzino con un’ampia
possibilità di personalizzare i
colori esterni e, ovviamente,
sfruttare le opzioni offerte dalla connettività in rete. Non per
ultima, la Citroën gioca la carta della telecamera in alta definizione di cui parliamo a parte. In questa prospettiva va ricordato che in Italia il lancio è
stato fatto con i 129 esemplari
della versione Facebook, offerta in tiratura limitata sul sito
della Citroën a un prezzo di
15.900 euro con il motore turbodiesel e la ConnectedCam.
L’auto può avere il tetto di
colore diverso dal resto della
carrozzeria per un totale di 27
differenti combinazioni di tonalità. Gli interni non sono
meno distintivi della carrozzeria, con il cruscotto che si sviluppa in senso orizzontale e
comprende nella parte centrale, versione di base esclusa, un
touchscreen da 7 pollici per la
gestione delle varie funzioni.
La primissima prova l’abbiamo eseguita con la versione
dotata del tre cilindri a benzina da 82 cv, certamente tra le
più interessanti anche in virtù
del prezzo che parte da 14.250
euro con l’allestimento intermedio Feel. La nuova C3 convince per un eccellente com-
portamento su strada, ottenuto senza sacrificare il comfort
degli occupanti. Sull’asfalto
della Catalogna è riuscita a digerire audaci discese e passaggi veloci nei curvoni autostradali così come a passeggiare in
città incuriosendo il popolo
delle ramblas. Il compatto tre
cilindri di 1,2 litri non è certamente esuberante ed ha il tipico rumore di un motore così
frazionato ma, in cambio, offre consumi contenuti e ha
Due varianti
bicolore della
nuova Citroën
C3: sono 27
le combinazioni
possibili per
la carrozzeria
L’idea
Basta selfie, la fotocamera è incorporata
La telecamera
sulla nuova C3
Tra le novità della C3 c’è la ConnectedCam, la telecamera
Garmin installata sotto lo specchio retrovisore centrale. Con la
pressione di un tasto si possono scattare foto e registrare video
di tutto ciò che si vede davanti. Si possono collegare sino a tre
smartphone. Nel malaugurato caso di un incidente la memoria
da 12 Gb conserva le immagini che precedono e seguono la
collisione. La ConnectedCam è in opzione a 500 euro.
r.gu.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Suzuki
Shinsei, una Jimny speciale
per le missioni impossibili
Sacra, inviolabile: è il significato italiano della
parola giapponese shinsei. E
Shinsei è il nome che Suzuki
Italia ha scelto per una versione a tiratura limitata (100
esemplari) della Jimny, cavallo
di tante, ma davvero tante, battaglie. Sono 18 le annate di
questa 4x4 nata e rimasta dura
e pura, una delle poche (le altre si chiamano Jeep Wrangler
e Mercedes classe G) a conservare la configurazione classica
con telaio portante e carrozzeria separata, con sospensioni a
doppio ponte rigido e mollo-
CARRARA (MS)
La scheda
DIMENSIONI
Lungh.: 363
cm; largh.: 160
cm; alt.: 171
cm; altezza
min. da terra:
19,0 cm
MOTORE
Benzina 4 cil.
1.3, 85 cv
TRAZIONE
Posteriore,
4x4 inseribile
PREZZO
23.000 euro
ni. Compattissima (è lunga 3,6
metri e larga poco più di 1,6),
con un passo di 225 cm, la Jimny ha le dimensioni di una
cittadina, che sommate al raggio di volta di 4,9 metri e alla
posizione di guida sopraelevata ne hanno fatto la beniamina
dei fuoristradisti veri in cerca
di un’auto urbana. Ma usare in
città una Jimny Shinsei, con
tetto apribile in tela Webasto,
carrozzeria color Dark Yellow
’70 e cerchi ruota in acciaio nero lucido (tutti riferimenti alla
prima Jimny, nata nel 1970) ha
il sapore di un’eresia. E, sicco-
una buona utilizzazione nella
fascia centrale di regime. La
velocità massima è di 168 km/
h. Piacciono molto manovrabilità e precisione dello sterzo
ed è apprezzabile anche il
cambio, nonostante le sole
cinque marce. Quello automatico a sei marce lo abbiamo assaggiato sulla versione con lo
stesso motore, ma in configurazione da 110 cv. Il cambio automatico è molto utile nella
guida in città, con una discreta
gestione e la possibilità di un
eventuale utilizzo manuale.
Quanto al motore, ha ovviamente più respiro e offre migliori prestazioni, con una velocità di punta di 188 km/h e,
soprattutto, un tempo di 9,3
secondi da 0 sino a 100 km/h.
Roberto Gurian
me eretici non siamo, è parso
il caso di portare una macchina del genere nel santuario
dell’offroad, le cave di marmo
nell’entroterra di Carrara. Un
inferno per qualunque vettura, un parco giochi per la Jimny. Certo, in tre si sta già
stretti (si può quasi dire che la
si indossa) e se si è in quattro
c’è da volersi un gran bene, ma
l’ambiente è accogliente e confortevole, in particolare sulla
Shinsei, che ha anche navigatore e on board entertainment
Pioneer. Per il bagagliaio, solo
la fede aiuta: c’è, ma non si ve-
La carrozzeria
«Dark Yellow»
è tipica della
Suzuki Jimny
Shinsei (sopra):
la produzione
è limitata a
100 esemplari
de, sono 114 litri che diventano
324 se si rinuncia al sedile posteriore. Però c’è il vantaggio
che le valigie, se si riesce a farle entrare, non ballano…
Quando si lascia l’asfalto, la
Jimny entra nel suo habitat naturale: dossi, sconnessioni,
fango, sabbia. Nessun problema. Si preme un tasto e il 4x4 è
lì per cavarci d’impaccio, con
gli 85 cavalli del quattro cilindri 1.3 impazienti di correre. Il
motorino sale di giri che è un
piacere, è anche piuttosto sonoro, ma inizia a tirare con vigore già attorno ai 2.500 giri e
arriva senza esitazione ai 6.500
della zona rossa. Non c’è situazione che lo possa impensierire. Nel caso, ci si ferma, si preme il tasto «ridotte» e si hanno
altre 5 marce cortissime che
servono a seguire le capre sui
loro sentieri.
Il prezzo: 23 mila euro. Non
pochi, ma è una scelta filosofica più che tecnica, qualcosa di
più vicino alla religione che all’automotive. Per averla, la
Shinsei, bisogna aspettare fino alla prossima primavera.
Vale a dire che c’è un po’ di
tempo per convertirsi…
Roberto Bruciamonti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
MOTORI
Corriere della Sera Lunedì 31 Ottobre 2016
53
#
Primo numero
Ecco «l’ Automobile»
Torna in edicola
il mensile dell’Aci
«Io guido da sola»: è la storia di copertina del
numero 1 de «l’Automobile», il mensile dell’Aci,
diretto da Alessandro Marchetti Tricamo, in
vendita in edicola e in versione digitale, nei
principali marketplace, Apple Store e Google
Play. Un nuovo giornale è sempre una buona
notizia, se poi riguarda il mondo dell’auto e della
mobilità, in un Paese come il nostro, lo è anche
di più. L’obiettivo de «l’Automobile» è provare a
raccontare la rivoluzione in atto. Il primo
numero parte dalla Carnegie Mellon University
di Pittsburgh e arriva a Parma, per raccontare
un mondo nel quale i robot sono a fianco
dell’uomo, pronti a sostituirlo al volante. Magari
di un’auto elettrica, in quella «vendetta» che la
rivista indica come ormai servita, grazie a
un‘autonomia vicina ai 500 km. Risultato
possibile grazie anche alla Formula E:
l’esperienza delle monoposto a batteria è
pronta per essere trasferita all’auto di serie,
come testimonia l’arrivo nel campionato di
Audi, Bmw e Jaguar. La pista dei sogni, quella
disegnata per «l’Automobile» dalla pilota
Michela Cerruti, è il richiamo agli appassionati:
curve e rettilinei ideali per spingere a fondo.
Senza dimenticare la storia, dalla Fiat 124
Spider (e la sua erede di oggi) alla Chevrolet
Camaro, per mezzo secolo di passione
americana.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La versione
«ricaricabile»
della berlina
coreana
ha la garanzia
di sette anni
«È un’auto pulita, evoluta e molto efficiente che potrebbe avere un ruolo di rilievo
nel mondo delle flotte. Magari
per far diventare finalmente
verdi anche le famigerate auto
blu». Le parole sono di Giuseppe Bitti, amministratore
delegato di Kia Motors Italia,
che con un certo orgoglio racconta la nuova Optima Phev,
ovvero la versione ibrida plugin dell’auto con cui il marchio
coreano ha deciso di entrare,
con ambizioni tutt’altro che
modeste, nel segmento delle
berline medio-grandi di prestigio.
L’obiettivo, in questo caso,
più che macinare numeri da
produttore di massa, è quello
di posizionare il brand — e soprattutto farlo percepire alla
clientela potenziale — fra
quelli cosiddetti «premium»,
mettendo in mostra capacità
tecnologiche da leader del settore.
Lo strumento per farlo è
questa tre volumi molto curata
dal punto di vista progettuale,
spinta da un sistema di propulsione composto da due
motori: un quattro cilindri a
benzina aspirato 2.0 da 156 cavalli, progettato in pratica per
lavorare quasi esclusivamente
in combinazione con l’elettrico da 68 cavalli. Che invece
funziona anche da solo, per
rendere la Optima Phev un’auto a emissioni zero fino a 54
chilometri di percorrenza, con
una velocità massima di 120
chilometri orari.
E quando le batterie si scaricano? Si può ricorrere al motore termico. Oppure, in sosta, si
può sfruttare l’energia elettrica di una colonnina, che fa «il
pieno» in meno di tre ore
(mentre una presa normale ne
richiede circa cinque).
Senza dimenticare che durante le decelerazioni c’è un
efficace sistema di recupero di
energia, utile a evitare di esaurire la capacità delle batterie.
La gamma
La Kia Optima
è disponibile
come berlina
a tre volumi
(a sinistra,
nella versione
ibrida plug-in)
e come
Sportwagon
(la familiare).
La berlina può
essere ibrida
o a gasolio,
con il motore
turbodiesel 1.7
141 cv. Il 1.7 si
trova pure sulla
Sportwagon,
proposta anche
con il cambio a
doppia frizione
(la GT Line).
Sulla wagon
c’è anche il 2.0
benzina turbo
da 245 cavalli
MILANO
La scheda
DIMENSIONI
Lunghezza:
486 cm;
larghezza:
186 cm;
altezza:
147 cm;
passo: 281 cm
BAGAGLIAIO
307 litri
MOTORI
Termico:
benzina 4
cilindri 2.0 da
156 cavalli.
Elettrico: 68
cavalli.
Batteria agli
ioni di litio da
360V, 9,8 kWh
Potenza totale:
205 cavalli
a 6.000 giri;
coppia
massima
375 Nm a
2.300 giri.
Cambio
automatico a
sei rapporti.
PRESTAZIONI
Velocità
massima: 192
km/h; da 0 a
100 km/h:
9,4 secondi.
Consumo
medio NEDC
combinato 1,6
litri/100 km.
Emissioni ciclo
combinato:
37 g/km
PREZZO
44.000 euro
Optima Phev, plug-in
alla maniera di Kia
Comfort e sostenibilità
Motore a benzina 2.0 da 156 cv, più unità elettrica da 68
Su strada la Optima ibrida si
muove molto bene e in città
permette davvero di viaggiare
riducendo di molto il consumo di benzina. Prima di tutto
perché il motore elettrico fornisce sempre una buona spinta, anche quando serve un po’
di brio. E poi perché il sistema
è ben tarato, con il motore termico che rientra in gioco solo
quando chi guida schiaccia
senza ritegno il pedale del gas.
Chiedendo tutto ai 205 cavalli e ai 375 Nm disponibili in
totale, la Optima Phev arriva a
100 all’ora in poco più di nove
secondi e supera i 190 orari,
con una guida resa piacevole
anche dalla presenza di un vero cambio automatico a sei
rapporti, una rarità per una
ibrida.
Certo, quando si ha voglia di
giocare un po’ con lo sterzo, si
rivela più stabile che agile, più
confortevole che spigliata. Ma
grazie all’aerodinamica molto
curata (il Cx è di 0,25 anche
per via della griglia anteriore,
che si regola automaticamente
per diminuire la resistenza e
indirizzare i flussi a seconda
delle esigenze di raffreddamento) e a sistemi raffinati come quello che gestisce il climatizzatore (che così è in grado di capire quando c’è il solo
205
cv: la potenza
totale della
Optima Phev
Il futuro
«Ecco come ridurremo il costo delle ibride»
Giuseppe Bitti,
ad Kia Italia
«Oggi le ibride plug-in come la Optima sono efficienti, ma
frenate dal prezzo», spiega Giuseppe Bitti, ad di Kia Motors
Italia. «Stiamo lavorando per proporre una “mild hybrid”:
batterie piccole ed economiche e sistema di propulsione più
semplice, per migliorare del 10-15% le prestazioni, abbattendo i
consumi nella stessa percentuale. Con un aggravio di soli 1.500
euro per il cliente rispetto a un’auto con motore termico».
s.b.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
guidatore a bordo, per regolarsi di conseguenza), riesce a
farti consumare veramente
poco.
Anche la Optima Sportswagon GT Line, sulla quale abbiamo viaggiato per l’altra metà
della prova, è tutt’altro che assetata, visto che sfrutta un piacevolissimo turbodiesel di 1,7
litri da 141 cavalli accoppiato a
un efficiente cambio automatico a doppia frizione a sette
marce.
Qui però l’assetto, la caratterizzazione estetica e l’allestimento fanno la gioia di chi,
anche da un’auto familiare, si
aspetta una certa dose di sportività. Senza dimenticare finiture di alto livello, tutti i più
moderni sistemi di assistenza
alla guida (cruise control adatt i vo , f re n a t a a u to m a t i ca
d’emergenza, mantenimento
della corsia) e, ovviamente, un
gran bel bagagliaio.
Caratteristiche condivise —
insieme alla garanzia di 7 anni
e 150mila km — con la «sorella» ibrida, che tra qualche mese potrà essere ordinata anche
in versione station wagon.
A dividerle, solo il prezzo: la
Phev costa ben 44.000 euro,
contro i 37.500 della familiare
diesel GT Line automatica.
Stefano Bargiggia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Kuga e Edge, anche i suv Ford si «vestono» del lusso Vignale
Il massimo delle dotazioni, interni raffinati, servizi per il cliente. Un esclusivo allestimento «made in Italy»
I prezzi
L’allestimento
Vignale della
Ford Kuga è
abbinato ai
motori 2.0 TDCi
150 e 180 cv.
La 2WD costa
37mila euro, la
AWD parte da
39.500 euro.
La Ford Edge
Vignale va da
56.250 euro
(2.0 TDCi
AWD 180 cv)
a 58.750 euro
(2.0 TDCi AWD
Powershift)
VIENNA Alcuni lo scelgono per
il comfort di guida e la capacità di carico, altri lo vedono invece come uno status symbol,
una vera e propria icona lifestyle. C’è tutto questo, e non
solo, dietro le scelte dei clienti
che sono sempre più orientate
verso i suv. Le consegne continuano a crescere al punto che,
entro il 2020, si stima che saranno 5 milioni i veicoli venduti annualmente in Europa.
Ma la tendenza non si ferma
qui: le preferenze dei clienti
sono rivolte alle versioni con il
top degli optional e della tecnologia. Insomma, le più lussuose. La conferma arriva da
una ricerca commissionata a
Jato da Ford: nel primo semestre 2016 le vendite dei suv medi sono cresciute del 20%,
mentre quelle delle sole declinazioni al top si sono spinte al
+29. «In genere, il cliente del
suv — spiega Salvatore Campolo, responsabile del «label»
Vignale, il lusso di casa Ford
— non bada a spese e per un
mid-size può arrivare a spendere tra i 40mila e i 42mila eu-
I due suv Ford
in allestimento
Vignale: Kuga
(a sinistra,
lungo 452 cm)
e Edge (481)
ro». Stesso discorso per i suv
grandi: la metà delle vendite è
fatta di modelli tra i 46mila e i
60mila euro.
Questo scenario ha spinto la
Ford a dare una versione Vignale (strada aperta con Mondeo e S-Max) anche ai suv Kuga e Edge. «La velocità di crescita della tendenza al lusso è
quasi doppia rispetto a quella
dei modelli ”normali”. Il cliente-tipo fa una scelta completa,
che soddisfa tutte le sue esigenze. In pratica riesce a costruirsi addosso la propria auto, quasi fosse un vestito».
Anche in questi due casi Vignale significa il top della tecnologia disponibile sul mo-
dello, interni raffinati e servizi
collaterali che affiancano il
conducente nel corso della vita della sua auto. Tutto sotto
l’egida del «made in Italy» certificato dalla firma prestigiosa
dal carrozziere Alfredo Vignale e frutto del lavoro di un team composto per la maggior
parte da esperti italiani.
«Abbiamo portato tutto lo
stile e l’eleganza italiana all’interno dell’americana Ford —
conclude Campolo —, puntando su orgoglio e fiducia
verso un marchio che da sempre è leader nel segmento dei
suv».
Nuviana Arrichiello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
54
#
Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere della Sera
Tv
RAI 1
TELERACCOMANDO
RAI 2
RAI 3
RETE 4
CANALE 5
ITALIA 1
LA 7
di Maria Volpe
Via alle selezioni
dei concorrenti
di «Amici»
7.00
7.30
8.00
9.00
9.55
10.00
11.05
11.50
13.30
14.00
14.30
21.25
23.55
1.20
1.50
1.55
2.25
3.20
D
La magia di strada
spiegata ai ragazzi
A
l via la nuova edizione
del programma che
avvicina i ragazzi alla
magia di strada, con la
nuova conduzione dello
youtuber Alex Parabiaghi.
Questa prima puntata è a
tema Halloween ed è
ambientata a Loch Ness, in
Scozia.
Street of Magic
Super!, ore 20.50
Il diavolo tormenta
mamma Geena
È
considerato il più
grande film horror:
L’esorcista (1973). Ora, più
di quattro decenni dopo,
arriva la nuova serie tv
sempre basata sul romanzo
di William Peter Blatty.
Protagonisti due sacerdoti,
padre Tomas Ortega
(Alfonso Herrera) e Marcus
Brennan (Ben Daniels): le
loro vicende si intrecciano
con quelle di Charlotte
Rance (Geena Davis).
The Exorcist
Fox, ore 21.50
Funzione religiosa
16.05 TG 1 Informazione
16.15 TG 1 ECONOMIA
16.25
18.45
20.00
20.30
a oggi, dal lunedì
vedremo i provini dei
ragazzi nell’Accademia di
Amici. Solo i migliori
parteciperanno al talent
show di Maria De Filippi.
Stefano di Martino e
Marcello Sacchetta (foto
insieme) motiveranno i
ragazzi. Tra i prof
troviamo: Alessandra
Celentano, Garrison, Kledi
Kadiu, Titova.
Amici casting
Real Time, ore 13.40
TG 1 Informazione
TG 1 L.I.S. Informazione
TG 1 Informazione
TG 1 Informazione
TG 1 Informazione
STORIE VERE Documenti
TEMPO & DENARO Varietà
LA PROVA DEL CUOCO Var.
TG 1 Informazione
LA VITA IN DIRETTA Att.
PREGHIERA ECUMENICA
Informazione
LA VITA IN DIRETTA Att.
L’EREDITÀ Quiz
TG 1 Informazione
AFFARI TUOI
Varietà
L’ALLIEVA Fiction
PORTA A PORTA Attualità
TG 1 NOTTE Informazione
CHE TEMPO FA Attualità
SOTTOVOCE Documenti
ITALIANI Documenti
MILLE E UNA NOTTE...
Fiction
4.30 DA DA DA Varietà
7.20
7.50
8.30
10.00
PROTESTANTESIMO Doc.
LE SORELLE MCLEOD Tf
CEDAR COVE Telefilm
TG 2 LAVORI IN CORSO
Informazione
11.00 I FATTI VOSTRI Varietà
13.00 TG 2 GIORNO Infor.
13.30 TG 2 COSTUME E SOCIETÀ
Informazione
TG 2 MEDICINA 33 Infor.
DETTO FATTO Varietà
THE GOOD WIFE Telefilm
MADAM SECRETARY Tf
RAI PARLAMENTO Infor.
TG 2 Informazione
RAI TG SPORT Inf.
BLUE BLOODS Telefilm
N.C.I.S. Telefilm
TG 2 Informazione
TG2 SPECIALE REFERENDUM Informazione
21.10 PECHINO EXPRESS Reality
24.00 FILM METRO
13.50
14.00
16.30
17.15
18.00
18.15
18.30
18.50
19.40
20.30
21.00
Azione (Rus, 2013)
2.03 FILM SAW 2 LA SOLUZIONE
DELL’ENIGMA
Horror (Usa, 2006)
2.05 SORGENTE DI VITA
Documenti
SMARTLOVE Spettacolo
PECHINO ADDICTED EP. 30
GENERATION GAP EP.36
DON’T BLINK Spettacolo
DOCTOR WHO V EP.11-12
BEAUTY AND THE BEAST III
BEAUTY AND THE BEAST IV
DEVIOUS MAIDS III EP. 5-6
PECHINO ADDICTED EP. 31
IL TRONO DI SPADE V EP.7-8
FILM BATTLE OF WITS
13.00 VACANZE ASSASSINE Doc.
14.00 FILM KILLER REALITY
15.45 CELEBRITY LIFE CONTEMPORARY PROFILES Doc.
16.45 FILM HALLOWEEN:
THE BEGINNING
18.30 CUCINE DA INCUBO 2
19.30 HOUSE OF GAG Talent
20.30 EDICOLA FIORE DELLA SERA
21.15 FILM IN FONDO AL BOSCO
23.15 FILM SALT
CIELO
13.00
13.15
15.15
16.15
17.15
18.15
19.15
20.15
21.15
23.30
SKY TG24 GIORNO Inform.
HELL’S KITCHEN ITALIA Real.
MY KITCHEN RULES Reality
TINY HOUSE-PICCOLE CASE
PER VIVERE IN GRANDE Doc.
CASE IN RENDITA Reality
FRATELLI IN AFFARI Reality
AFFARI AL BUIO Reality
AFFARI DI FAMIGLIA Reality
FILM GAME CHANGE
POLYAMORI Spettacolo
Informazione
TV8
RAI 4
13.55
14.25
15.00
15.30
15.55
17.30
18.20
19.00
20.30
21.05
23.05
7.00 TGR BUONGIORNO ITALIA
7.30 TGR BUONGIORNO
REGIONE
8.00 AGORÀ Attualità
10.00 MI MANDA RAITRE Att.
11.00 ELISIR Attualità
11.10 TUTTA SALUTE Documenti
12.00 TG 3 Informazione
12.25 CHI L’HA VISTO? Attualità
12.45 QUANTE STORIE Doc.
13.15 IL TEMPO E LA STORIA Doc.
13.40 TG 3 FUORI TG Infor.
14.00 TG REGIONE Informazione
14.20 TG 3 Informazione
15.15 IL COMMISSARIO REX Tf
16.00 ASPETTANDO GEO Doc.
16.40 GEO Documenti
19.00 TG 3 Informazione
19.30 TG REGIONE Informazione
20.00 BLOB Varietà
20.10 FUORIROMA Attualità
20.35 UN POSTO AL SOLE Fiction
21.05 INDOVINA CHI VIENE
A CENA Attualità
21.30 REPORT Attualità
23.10 ALBERTAZZI VITA MORTE
E MIRACOLI Documenti
0.00 TG 3 LINEA NOTTE
11.30
12.00
13.00
14.00
17.25 L’ALTRA META’ DELL’ARTE
18.25 RAI NEWS Notiziario
18.30 PASSEPARTOUT: IL CASO
GELLNER Rubrica
19.00 HUMAN LE FONTI Doc.
19.55 LE MERAVIGLIE DELL’ART
NOUVEAU Doc. cultura
20.45 PASSEPARTOUT: CARLO
IL TEMERARIO Rubrica
21.15 AMABILI TESTI Doc. cultura
22.05 TEATRO Teatro
19.10
20.00
21.10
21.35
22.30
NOTIZIARIO Documenti
SPECIALI STORIA Documenti
I Documenti
R.A.M. SICILIA’43: SBARCO
AL MUSEO Documenti
L’ITALIA DELLA REPUBBLICA
IL GIORNO E LA STORIA Doc.
SPECIALI STORIA Documenti
ITALIA VIAGGIO
NELLA BELLEZZA Documenti
W LA STORIA Documenti
DETECTIVE IN CORSIA Tf
LA SIGNORA IN GIALLO Tf
LO SPORTELLO DI FORUM
Attualità
Avventura (Ita, 1976)
18.55 TG 4 Informazione
19.35 DENTRO LA NOTIZIA Infor.
19.55 TEMPESTA D’AMORE
Fiction
20.30 DALLA VOSTRA PARTE
Attualità
21.15 QUINTA COLONNA
Attualità
0.30 TERRA! Documenti
1.30 MODAMANIADoc.
2.00 TG 4 NIGHT NEWS
Informazione
2.35 PEPPINO DI CAPRI
IN CONCERTO Musicale
4.20 HELP Quiz
12.40
14.20
15.55
17.20
17.45
19.30
21.00
21.20
23.30
FILM SAPORE DI MARE
FILM THE ALIBI
FILM MOZZARELLA STORIES
RAI NEWS Notiziario
FILM IL CONTE DI MONTECRISTO
FILM DAVY CROCKETT
E I PIRATI DEL FIUME
FILM STANLIO E OLLIO
FILM I MAGNIFICI SETTE
HELL ON WHEELS 4 Telefilm
17.25 BARELY LETHAL
Azione (Usa, 2015).
Di Kyle Newman
Sky Cinema 1
17.25 TI VA DI BALLARE?
Commedia (Usa, 2005).
Di Liz Friedandler
Sky Cinema Passion
17.55 PUZZOLE ALLA
RISCOSSA
Commedia (Usa, 2010).
Di Roger Kumble
Sky Cinema Family
18.15 LA FAMIGLIA ADDAMS 2
Commedia (Usa, 1993).
Di Barry Sonnenfeld
Sky Cinema Hits
18.55 I MOSTRI
Commedia (Italia, 1963).
Di Dino Risi
Sky Cinema Classic
SERIE TV
CASTLE Fox Life
I GRIFFIN Fox
NCIS Fox Crime
CHUCK Fox
CASTLE Fox Life
SCRUBS Fox
SENZA TRACCIA
Fox Crime
19.15 GHOST WHISPERER
Fox Life
19.20 LA VITA SECONDO JIM
Fox
20.05 SENZA TRACCIA
Fox Crime
17.00
17.05
17.30
17.35
17.55
18.30
19.15
19.25 PIEDIPIATTI
Commedia (Italia, 1991).
Di Carlo Vanzina
Sky Cinema Comedy
PROSPETTIVE
DI UN DELITTO
Thriller (Usa, 2008).
Di Pete Travis
Sky Cinema Max
TENERAMENTE FOLLE
Commedia (Usa, 2014).
Di Maya Forbes
Sky Cinema Passion
19.30 SINBAD - LA LEGGENDA
DEI SETTE MARI
Animazione (Usa, 2003).
Di Patrick Gilmore
Sky Cinema Family
19.55 PICCOLI BRIVIDI
Avventura (Usa, 2015).
Sky Cinema Hits
21.00 LO STRANIERO
Drammatico (Fra, 1991).
Di Satyajit Ray
Sky Cinema Classic
LA FAMIGLIA OMICIDI
Commedia (G.B., 2005).
Di Niall Johnson
Sky Cinema Comedy
IL DIAVOLO IN BLU
Thriller (Usa, 1995).
Di Carl Franklin
Sky Cinema Max
IL BUONGIORNO DEL
MATTINO Commedia
(Usa, 200). Di R. Michell
Sky Cinema Passion
21.15 THE LAST WITCH
HUNTER
Azione (Usa, 2015).
Di Breck Eisner
Sky Cinema 1
20.10 2 BROKE GIRLS Fox
20.10 GHOST WHISPERER
Fox Life
21.00 THE WALKING DEAD
Fox
21.00 NASHVILLE Fox Life
21.05 MAJOR CRIMES
Fox Crime
21.50 THE EXORCIST Fox
21.55 MAJOR CRIMES
Fox Crime
22.00 NASHVILLE Fox Life
22.45 THE WALKING DEAD
Fox
17.45 MATRIMONIO A PRIMA
VISTA USA UN ANNO
DOPO Sky Uno
18.35 ZOO JUNIOR Sky Uno
18.40 HARLEY IN MEZZO
Disney Channel
18.50 IN CUCINA CON GIALLOZAFFERANO Fox Life
19.15 GHOST WHISPERER
Fox Life
19.55 X FACTOR DAILY
Sky Uno
20.30 EDICOLA FIORE
DELLA SERA Sky Uno
INTRATTENIMENTO
Informazione
7.55 TRAFFICO Informazione
8.00 TG 5 Informazione
8.45 MATTINO CINQUE
10.55
11.00
13.00
13.40
14.10
14.40
Informazione
TG 5 Informazione
FORUM Attualità
TG 5 Informazione
BEAUTIFUL Soap
UNA VITA Soap
FILM INGA LINDSTROM
Commedia (Ger, 2011)
16.10 GRANDE FRATELLO VIP
Reality
16.20 IL SEGRETO Soap
17.10 POMERIGGIO CINQUE
Informazione
18.45 CADUTA LIBERA Quiz
20.00 TG 5 Informazione
20.40 STRISCIA LA NOTIZIA
10.50
13.20
15.15
15.20
17.15
17.20
19.20
20.05
21.00
23.45
FILM IL DELITTO MATTEOTTI
FILM IL RITORNO DI RINGO
COMING SOON Inform.
FILM VACANZE IN AMERICA
NOTE DI CINEMA Show
FILM IL VIAGGIO
DELLA SPOSA
MIAMI VICE Telefilm
A-TEAM III Telefilm
FILM SFERA
FILM MISSION TO MARS
7.10 SPANK TENERO
RUBACUORI Cartone
7.35 HEIDI Cartone
8.00 SAILOR MOON Cartone
8.30 SUPERCAR Telefilm
10.30 PERSON OF INTEREST
9.40 COFFEE BREAK
Reality
Informazione sportiva
13.50 I SIMPSON Telefilm
14.20 GOGGLEBOX Reality
14.35 I SIMPSON Cartone
18.00 GRANDE FRATELLO VIP
Reality
18.30 STUDIO APERTO
Informazione
Fantascienza (Usa, 2014)
Informazione sportiva
2.00 GIÙ IN 60 SECONDI Reality
2.30 MAGAZINE
CHAMPIONS LEAGUE
Informazione sportiva
SPORT
Attualità
13.30 TG LA7
Informazione
14.00 TG LA7 CRONACHE
Informazione
14.20 TAGAÀ Attualità
16.30 ISPETTORE TIBBS Telefilm
18.10 JOSEPHINE ANGE GARDIEN
Telefilm
20.00 TG LA7 Informazione
20.35 OTTO E MEZZO Attualità
21.10 FILM IL SEGRETO
DI SANTA VITTORIA
23.55
0.50
1.00
1.35
RAI PREMIUM
12.55
13.45
14.40
14.45
16.35
18.00
18.05
18.15
19.55
21.20
24.00
TOP CRIME
6.40 DISTRETTO DI POLIZIA 1 Tf
8.25 MONK V Telefilm
10.15 LAW & ORDER: UNITA’
SPECIALE XV Telefilm
13.52 COMING SOON TOP CRIME
13.55 THE MENTALIST III Telefilm
15.45 DISTRETTO DI POLIZIA 1
17.35 MONK V Telefilm
19.25 THE MENTALIST III Telefilm
21.10 MOTIVE III Telefilm
22.50 RIZZOLI & ISLES VI Telefilm
Attualità
11.00 L’ARIA CHE TIRA
13.20 SPORT MEDIASET
LA5
GRANDE FRATELLO VIP Real
SETTIMO CIELO IX Telefilm
UNA MAMMA PER AMICA II
PRETTY LITTLE LIARS I Tf
GOSSIP GIRL I Telefilm
GRANDE FRATELLO VIP Real.
LA SPOSA PIU’ BELLA Real
UNA MAMMA PER AMICA II
FILM LE PAGINE
DELLA NOSTRA VITA
23.15 LA SPOSA PIU’ BELLA Real.
Attualità
13.00 GRANDE FRATELLO VIP
23.20 TIKI TAKA
12.05
13.00
13.55
14.50
15.45
16.35
18.00
19.05
21.10
Informazione
Informazione
Reality
Varietà
Attualità
7.30 TG LA7
7.50 OMNIBUS
Varietà
2.15 CENTOVETRINE Soap
Informazione
7.00 OMNIBUS NEWS
12.25 STUDIO APERTO
21.10 GRANDE FRATELLO VIP
0.30 SUPERCINEMA Varietà
1.00 TG 5 Informazione
1.45 STRISCIA LA NOTIZIA
6.00 TG LA7 MORNING NEWS
Telefilm
19.25 C.S.I. NEW YORK Telefilm
21.10 FILM EDGE OF TOMORROW
IRIS
SKY
CINEMA
6.00 PRIMA PAGINA TG 5
RAI MOVIE
RAI STORIA
17.10
17.15
18.30
19.00
Documenti
TG 4 Informazione
15.30 HELLO GOODBYE Reality
16.05 FILM IL CORSARO NERO
RAI 5
REAL TIME
6.55 BAKE OFF ITALIA:
DOLCI IN FORNO Talent
13.40 AMICI CASTING Talent
14.45 MA COME TI VESTI?! Doc.
16.40 ABITO DA SPOSA CERCASI:
ATLANTA Reality
18.10 QUATTRO MATRIMONI Doc.
20.10 TAKE ME OUT: ESCI CON ME
21.10 VITE AL LIMITE Doc.
23.05 I RAGAZZI PIÙ ALTI
DEL MONDO Documentario
6.35 PRACTICE PROFESSIONE
AVVOCATI Telefilm
8.30 CUORE RIBELLE Fiction
9.30 I CESARONI Telefilm
10.40 RICETTE ALL’ ITALIANA
LA NOSTRA AMICA ROBBIE 4
SWING! Rubrica
ANICA Rubrica
LA SQUADRA Fiction
LA PROVA DEL CUOCO
RAI NEWS Notiziario
LA PROVA DEL CUOCO
IL COMMISSARIO REX XII Tf
VELVET 3 Fiction
TALE E QUALE SHOW Show
FATTI UNICI Spettacolo
LA7d
9.50
12.40
13.40
15.30
15.40
17.35
18.30
18.35
19.25
21.20
1.00
TV 2000
18.10 DELEGAZIONI ECUMENICHE
19.00 TG 2000
19.30 DOCUMENTARIO IN UN
ALTRO MONDO
20.00 ROSARIO DA LOURDES
20.30 TGTG
21.05 NEL MEZZO DEL CAMMIN
IL PARADISO
22.05 FILM POVERI MILIONARI
23.40 INDAGINE AI CONFINI
DEL SACRO
MEDIASET PREMIUM
PREMIUM STORIES
22.35 BOY GIRL - QUESTIONE
DI... SESSO Commedia
(Gb, 2006). Di N. Hurran
Sky Cinema Family
22.45 STAR TREK
Fantascienza (Usa,
1979). Di R. Wise
Sky Cinema Classic
22.45 THE GUARDIAN - SALVATAGGIO IN MARE
Azione (Usa, 2006).
Di Andrew Davis
Sky Cinema Max
22.50 NON C’È 2 SENZA TE
Commedia (Ita, 2015).
Di Massimo Cappelli
Sky Cinema Comedy
22.55 UNA DONNA PERICOLOSA Drammatico (Usa,
1993). Di S. Gyllenhaal
Sky Cinema Passion
11.00 TENNIS. ATP PARIGI
1ª GIORNATA
(Diretta). Sky Sport 2
19.00 CALCIO. SERIE A
POSTICIPO 11ª GIORN.
UDINESE-TORINO
(Diretta). Sky Super C.
20.45 CALCIO. LIGA
POSTICIPO 10ª GIORN.
DEPORTIVO-VALENCIA
(Diretta). Fox Sports
21.00 CALCIO. SERIE A
POSTICIPO 11ª GIORN.
CAGLIARI-PALERMO
(Diretta). Sky Sport 1
21.00 CALCIO. PREMIER L.
STOKE C.-SWANSEA
(Diretta). Sky Sport 3
21.00 FOOTBALL. NFL.
CHICAGO-MINNESOTA
(Diretta). Fox Sports
12.45
13.55
14.25
15.45
16.55
17.35
17.45
19.25
19.30
21.10
21.15
22.05
21.15 MASTERCHEF USA
Sky Uno
21.30 BUONA FORTUNA
CHARLIE!
Disney Channel
22.05 MASTERCHEF USA
Sky Uno
22.40 SABRINA VITA
DA STREGA
Disney Channel
22.55 EDICOLA FIORE
DELLA SERA Sky Uno
23.35 HELL’S KITCHEN ITALIA
Sky Uno
17.20 LE NUOVE AVVENTURE
DI PETER PAN DeaKids
17.45 BE COOL, SCOOBY-DOO!
Boomerang
18.10 BUNNICULA
Boomerang
18.15 MIA & ME DeaKids
18.35 BE COOL, SCOOBY-DOO!
Boomerang
18.40 WINX CLUB DeaKids
19.00 BUNNICULA
Boomerang
19.05 HOME - LE AVVENTURE
DI TIP E OH DeaKids
RAGAZZI
PREMIUM CINEMA
7.40
8.25
9.15
10.15
11.00
11.10
THE CARRIE DIARIES I Tf
MONK V Telefilm
HARRY’S LAW I Telefilm
LAW & ORDER: UNITA’
SPECIALE XV Telefilm
COVERT AFFAIRS II Tf
LAW & ORDER: UNITA’
SPECIALE XV Telefilm
THE CARRIE DIARIES I
THE MENTALIST III Telefilm
SATISFACTION II Telefilm
DISTRETTO DI POLIZIA 1
SATISFACTION II
MONK V Telefilm
HARRY’S LAW I Telefilm
THE MENTALIST III Tf
COVERT AFFAIRS II Tf
MOTIVE III Telefilm
CHICAGO MED Telefilm
HEARTBEAT Telefilm
12.05 STEVE JOBS
Premium Cinema
13.50 ENTOURAGE
Premium Cinema 2
14.15 RIPRENDIMI
Premium Cinema
15.35 SOSPESI NEL TEMPO
Premium Cinema 2
15.55 MATRIMONIO ALLE
BAHAMAS
Premium Cinema
17.30 L’ESERCITO DELLE
DODICI SCIMMIE
Premium Cinema 2
Drammatico (Usa, 1969)
GENERAZIONI Documenti
TG LA7 Informazione
OTTO E MEZZO Attualità
L’ARIA CHE TIRA Attualità
I MENÙ DI BENEDETTA
CUOCHI E FIAMME
GREY’S ANATOMY Telefilm
RICETTA SPRINT
I MENÙ DI BENEDETTA
CAMBIO MOGLIE USA
TG LA7D Informazione
A CENA DA ME
CUOCHI E FIAMME
IL COMANDANTE FLORENT
MAGAZINE SETTE
PARAMOUNT
CHANNEL
8.40 SPARTACUS LA GUERRA
DEI DANNATI Telefilm
10.10 GIARDINI E MISTERI Telefilm
12.40 TUTTO IN FAMIGLIA Telefilm
14.10 RELIC HUNTER Telefilm
16.15 GIARDINI E MISTERI Telefilm
18.10 RELIC HUNTER Telefilm
19.40 TUTTO IN FAMIGLIA Telefilm
21.10 FILM THE RING
23.00 FILM THE RING 2
1.00 FEAR THE WALKING DEAD
PREMIUM SPORT HD
6.01
6.56
7.30
10.30
11.04
11.30
12.30
13.15
14.00
15.00
16.00
16.26
17.00
19.30
21.00
21.30
22.30
23.00
PREMIUM SPORT NEWS
HIGHLIGHTS SERIE A
PREMIUM SPORT EDICOLA
HIGHLIGHTS SERIE A
CUORE TIFOSO
SERIE A REVIEW
PREMIUM SPORT NEWS
SPORT MEDIASET
PREMIUM SPORT NEWS
SERIE A REVIEW
MAGAZINE CHAMPIONS L.
HIGHLIGHTS SERIE A
PREMIUM SPORT NEWS
YOUPREMIUM
SERIE A REVIEW
PREMIUM MONDAY
PREMIUM MONDAY
LA MOVIOLA È UGUALE
PER TUTTI 2016/17
24.00 PREMIUM SPORT NEWS
17.30 CI VUOLE UN GRAN FISICO Premium Cinema
19.05 SOGNANDO PEGGY LEE
Premium Cinema
19.25 LE ORIGINI DEL MALE
Premium Cinema
19.40 MR. PEABODY
E SHERMAN
Premium Cinema 2
21.15 THE GALLOWS:
L’ESECUZIONE
Premium Cinema
21.15 EX MACHINA
Premium Cinema 2
Intercultura
Una storia
per tutta la vita
VIVI E STUDIA ALL’ESTERO CON UNA BORSA DI STUDIO
PER L’ ANNO SCOLASTICO 2017-18
Scadenza iscrizioni al concorso: 10 novembre 2016
2.000 studenti all’estero
1.400 borse di studio
60+ destinazioni nei 5 continenti
4.000 volontari in Italia e duecentomila nel mondo
Programmi conformi per le borse di studio ITACA-INPS
Selezione, preparazione e assistenza
con il progetto educativo di Intercultura
intercultura.it
side scoperte esperienze crescita
55
Corriere della Sera Lunedì 31 Ottobre 2016
#
Sul web
Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso
Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv
A FIL DI RETE di Aldo Grasso
La violenza di «The Walking Dead», i vivi più pericolosi dei morti
S
Vincitori e vinti
ono tornati gli zombie di «The Walking
Dead». Con l’atteso inizio della nuova stagione, la settima, sono tornati su Fox i
«non morti» di una delle serie più viste e
amate degli ultimi anni, oltre che delle più
metaforizzate (lunedì, ore 21, canale 112 di Sky).
Il contagio epidemico come paura sottile che attraversa la civiltà occidentale, lo scenario post
apocalittico come simbolo della fragilità delle istituzioni umane sociali e politiche, il personaggio
di Rick Grimes come incarnazione della figura del
leader carismatico alla ricerca di legittimazione:
sono solo alcuni dei significati simbolici che sono
stati associati alla serie.
VERISSIMO
Silvia Toffanin
Il pomeriggio in Tv:
per Canale 5 2.333.000
spettatori, 22%
di share
PARLIAMONE SABATO
Paola Perego
Il pomeriggio in Tv:
per Rai1 1.215.000
spettatori, 11,3%
di share
Meteo
<-10
A cura di
7
LE PREVISIONI
IL SOLE
Sorge Tramonta
alle
alle
BA
Trieste
Milano
Bologna
Genova
Ancona
Firenze
Perugia
L'Aquila
ROMA
Campobasso
Bari
Napoli
Potenza
16
Sole
Nuvolo
16
16
15
20
15
21
17
16
13
Genova
Bologna
Firenze
Perugia
Ancona
L'Aquila
20
12
19
16
13
19
Roma
Campobasso
Napoli
Bari
Potenza
Catanzaro
21
21
20
21
21
Pioggia
Rovesci Temporali
DOMANI
Neve
max
9
10
5
13
8
6
9
20
17
18
18
18
19
18
S
N
S
S
C
N
C
Cagliari
Campobasso
Catania
Crotone
Cuneo
Firenze
Genova
min
max
13
8
16
15
5
7
15
21
14
21
19
17
22
23
S
N
N
S
C
S
S
Imperia
L'Aquila
Lecce
Messina
Milano
Napoli
Olbia
min
max
15
3
9
17
10
13
9
22
18
20
21
15
21
21
S
N
S
S
C
S
S
Palermo
Parma
Perugia
Pescara
Pisa
Potenza
R. Calabria
7
10
S=Sereno
4
16 N Berlino
7
20 C Bruxelles
P=Pioggia
N=Nuvoloso
ASIA AUSTRALIA
min
max
min
max
min
11 S Istanbul
15 N Londra
T=Temporale
NORD AMERICA
Delhi
30
Shanghai
max
15 P Madrid
17 S Mosca
C=Coperto
Tokyo
18:19
NA
07:32
18:00
RM
07:41
18:06
MI
08:01
18:12
GE
08:00
18:15
VE
07:48
18:00
min
max
20
17
21
18
21
15
21
min
max
min
25 S Parigi
1 V Vienna
R=Rovesci
7
16 S
4
10 N
B=Nebbia
9
8
7
15
6
8
6
Roma
Torino
Trento
Trieste
Udine
Venezia
Verona
Vancouver
12
Chicago
25
14
San Francisco
Giacarta
15
Sydney
AFRICA
Los Angeles
21
Casablanca
Il Cairo
38
Lima
Santiago
New York
18
31
26
Rio
de Janeiro r
San Paolo
Buenos Aires
30-35
08:06
39
-7
Beirut
TO
max
9
-1
V=Neve
25-30
Atene
Algeri
Un vasto anticiclone interessa gli Stati centro-occidentali
europei con tempo stabile dalla Penisola iberica fino a
Mitteleuropa e gran parte della Penisola balcanica,
nonostante alcune nebbie o nubi basse sulle aree
pianeggianti. All'interno dell'alta pressione affluiscono
correnti miti per la stagione su Spagna, Francia e comparto
meridionale britannico, con temperature massime fino a
30°C sul Sud iberico. Lungo il fianco destro dell'alta pressione
scendono masse di aria artica che invadono tutto il comparto
orientale del continente, con alcune perturbazioni foriere di
nevicate fino al piano lungo i confini russi. Una perturbazione
atlantica interessa Scozia e Norvegia con piogge diffuse.
min
Caracas
-6
Bangkok 33
17
Fronte
Freddo
FI
18
7
11
12
9
8
17
SUD AMERICA
Pechino
8
6
9
Ankara
9
IN EUROPA
22
18
19
18
19
17
19
S
C
N
N
N
C
C
LE TEMPERATURE DI IERI ALL’ESTERO
Amsterdam
Atene
Lisbona
Tblisi
20-25
Tirana
18:07
VENERDÌ
N
C
S
N
S
N
S
13
20
Roma
07:49
LE TEMPERATURE DI IERI IN ITALIA
min
20
18:05
CALMO
MOSSO
AGITATO
poco mosso Molto mosso Molto agitato
GIOVEDÌ
15-20
Bucarest
Milano
Barcellona
34
29
Lagos
Nairobi
Luanda
41
31
Città del Capo
max
6
4
7
5
8
7
8
8 6
5
9
8
5
1
8
2
1
Fronte
Caldo
07:50
L'anticiclone, seppur ancora garanzia di tempo stabile, comincia a essere disturbato da infiltrazioni di aria più umida che causano
la formazione di nubi irregolari tra Pianura padana e regioni adriatiche. Da mercoledì più nuvoloso anche altrove con qualche
locale fenomeno sui settori tirrenici.
Alghero
Ancona
Aosta
Bari
Bologna
Bolzano
Brescia
Lione
2
B
Bassa
Pressione
BO
21 NOV
Ultimo Quarto
MERCOLEDÌ
2
Budapest
Monaco
30
7 NOV
Primo Quarto
DEBOLE MODERATO FORTE MOLTO FORTE
forza 0/3 forza 4/5 forza 6/7 forza 8/9
10-15
Kiev
10
SUDOKU DIFFICILE
5-10
9
18:09
14 NOV
Piena
Nebbia
Minsk
2
Varsavia
8
29
Tripoli
31
Palermo
R. Calabria
Catania
Palermo
Alghero
Cagliari
Olbia
21
0-5
A
Alta
Pressione
07:31
VENTO
Coperto
Parigi
Mosca
© RIPRODUZIONE RISERVATA
PA
30 OTT
Nuova
TEMPERATURE
Aosta
Torino
Milano
Trento
Venezia
Trieste
17
24
LA LUNA
Catanzaro
Cagliari
16
Amsterdam
30
Venezia
Stoccolma
Londra
23
17:50
07:22
-5-0
Copenaghen
17
18
Madrid
Torino
15
15
Helsinki
-2
13
Edimburgo
Dublino
5
6
Oslo
7
16
Trento
Aosta
-10-5
Reykjavik
OGGI
co che terrorizza le sue vittime con la forza bruta
quanto con la manipolazione mentale.
Raramente si è visto rappresentato in televisione, e in modo così esplicito (forse troppo?), un simile carico di violenza fisica e psicologica, di tormento e sofferenza, che ha portato all’addio di
personaggi ormai storici scontentando molto i fan
della prima ora.
Abbiamo imparato a capire che, nel mondo al
disfacimento di «The Walking Dead», spesso i
«non morti» non sono le entità più temibili. L’essere umano può essere ben più pericoloso dell’orda priva di coscienza degli zombie.
Nel susseguirsi delle stagioni, «The Walking
Dead» ha acquisito ammiratori (molti), ma anche
alcuni detrattori, che ne hanno sottolineato la ripetitività, il giocare su meccanismi sempre identici: ormai a ogni puntata si fa la conta dei morti e si
scommette sulla perdita dei personaggi più amati
tra il manipolo di sopravvissuti.
Certo il forte legame con i racconti a fumetti di
Robert Kirkman, da cui è tratta la serie, è senz’altro
un fattore che ne vincola non poco il passo narrativo. La settima stagione si è riaperta sul cliffhanger
che aveva chiuso la sesta: Rick e i suoi stanno fronteggiando il gruppo di sbandati capeggiato da Negan (Jeffrey Dean Morgan), un violento psicopati-
Il Cairo
>35
Fronte
Occluso
2
3
7
5
9
4
1
6
8
9
1
4
8
3
6
5
2
7
6
8
5
7
1
2
9
4
3
8
7
9
2
6
5
4
3
1
4
2
1
9
7
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6
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5
5
6
3
1
4
8
7
9
2
1
5
6
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2
9
8
7
4
3
9
8
4
5
7
2
1
6
7
4
2
6
8
1
3
5
9
8
1
2
9
2
7
6
9
Come si gioca
Bisogna riempire la griglia in
modo che ogni riga, colonna e
riquadro contengano una sola
volta i numeri da 1 a 9
Altri giochi su www.corriere.it
56
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Lunedì 31 Ottobre 2016 Corriere della Sera