Intervista a Mons. Giovanni Tani

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Transcript Intervista a Mons. Giovanni Tani

1) Che cosa ha rappresentato per Lei personalmente, oltre che come pastore della
Diocesi di Urbino, l’incontro inaspettato con la figura di Don Elia Bellebono?
Per me è stato un incontro progressivo, che è passato da una iniziale estraneità a un
graduale coinvolgimento. Come ho avuto modo di dire in altre occasioni, la vicenda
vocazionale di don Elia mi risulta molto particolare e nei suoi tratti esterni, cioè
come potrebbe risultare da una fredda cronaca, anche strana, tale da suscitare
scetticismo. Poi la sua vicenda è corredata da molti aspetti prodigiosi (mi riferisco
soprattutto alle visioni), e questo anche genera inizialmente qualche sospensione di
giudizio… ma poi si vede che le sue opere vanno avanti e che, soprattutto i suoi
discepoli sono “credibili” nel loro fare memoria di questo sacerdote. Allora uno si
ferma, è portato ad approfondire, a conoscere meglio. Ed è questo ciò che sto
facendo. La centralità di Gesù misericordioso (il Sacro Cuore di Gesù) è ciò che
maggiormente va afferrato nella vicenda spirituale e pastorale di Don Elia.
2) La costruzione del Santuario dedicato al S. Cuore di Gesù a Ca’ Staccolo pare,
fino ad ora, non aver coinvolto particolarmente la città di Urbino. Questo
convegno può essere un inizio di rapporto reale con l’opera e a che livello?
Mi sembra che a Urbino l’interesse per il Santuario stia crescendo, ma molto
lentamente. L’estraneità dipende dal fatto che tutto sommato è una cosa che viene
da fuori, dove gli urbinati, eccetto un piccolo gruppo, c’entrano ben poco. Anche la
Diocesi ha avuto un ruolo molto formale, ma niente di veramente coinvolgente. Ora
le cose stanno cambiando e mi sembra, appunto, che la comunità cristiana e la città
mostrino un interesse che poco alla volta cresce. Certamente il Convegno darà un
contributo a questa maggiore attenzione al Santuario: la sede del Convegno, i
Relatori, il titolo, danno rilievo a quella chiesa in costruzione Ca’ Staccolo: una bella
costruzione della quale la gente ancora sa ben poco.
3) Il convegno si propone di analizzare dal punto di vista teologico/biblico e delle
testimonianze la “straordinarietà” della esperienza di Don Elia Bellebono. Quali
frutti può portare tale esperienza all’ interno della Diocesi di Urbino?
Mi attendo frutti di misericordia; cioè che il messaggio della misericordia si diffonda.
Il Santuario deve essere un messaggio di misericordia per Urbino, per la Diocesi e
oltre. Esso sorge dalla vicenda personale di Don Elia, che, ancor prima di diventare
sacerdote, è venuto a Urbino… e si è stabilito fra lui e Urbino un particolare legame,
che si concretizza nel volere questa chiesa per questa città universitaria. L’azione
pastorale di Don Elia è stata tutta incentrata nel far raggiungere a molti la
misericordia di Dio: mi auguro che questo Santuario possa diventare un luogo che in
qualche modo continua il carisma di Don Elia.