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Lunedì, 24 Ottobre 2016
Industria
ECONOMIA E SVILUPPO IN SICILIA E CALABRIA
Sul web
È possibile
consultare
lo speciale
Industria Sicilia
e Calabria
sul sito
www.corrierede
lmezzogiorno.it
di Salvatore Avitabile
L
a ripresa del sistema economico di
Sicilia e Calabria ha fatto registrare
piccoli segnali di risveglio. Ma, come
nelle altre regioni del Mezzogiorno, è
ancora lenta, inesorabilmente lenta. I dati
di Bankitalia sul Pil (il prodotto interno lordo) sono emblematici. E ciononostante le
due regioni hanno grandi tradizioni nel turismo e nell’agroalimentare. Sicilia e Calabria pagano, però, il gap della mancanza di
infrastrutture. Strade e autostrade: e poi il
Ponte sullo Stretto di Messina, la grande
opera pubblica che unirebbe le due regioni
e di fatto potrebbe essere il volano dei grandi traffici commerciali. Il premier Matteo
Renzi, all’assemblea dei 110 anni del gruppo
Salini-Impregilo, ha annunciato che il Ponte sullo Stretto non è solo un’utopia. Il progetto c’è, anche i fondi. La grande opera è
in grado di offrire «almeno 100 mila posti
di lavoro». Renzi ha indicato l’infrastruttura come parte del completamento della
«Napoli-Palermo».
E lanciato un appello al gruppo industriale: «Se siete nella condizione di sbloccare le carte e di sistemare quello che è fer-
La ripresa è troppo lenta
Il Ponte sullo Stretto
sarà il volano per il futuro
mo da 10 anni. Noi ci siamo». Sicilia e Calabria, dunque, possono ripartire proprio
dalla realizzazione del Ponte sullo Stretto
che, non solo garantirebbe migliaia di posti di lavoro, ma consentirebbe alla Sicilia
di uscire dall’isolamento commerciale e industriale in cui si trova. Restano i dati negativi sul Pil. È cresciuto meno delle attese il
Pil della Sicilia nel 2015, raggiungendo
quota +0,2% in linea con il dato del Mezzogiorno allo 0,3%. La relazione sull’andamento dell’economia in Sicilia, elaborata
dall’ufficio statistica della Regione nei giorni scorsi, è stata impietosa. «Si tratta - è
scritto nel documento consegnato al governo Rosario Crocetta - di una inversione di
tendenza che tampona solo marginalmente gli effetti di un ciclo economico negativo
sul sistema regionale che ha determinato
una caduta del prodotto di non facile recupero». Dopo sette anni di recessione, secondo il rapporto territoriale di Bankitalia,
il 2015 ha mostrato segnali di stabilizzazione del ciclo. In calo i prestiti di banche e società finanziarie a famiglie e imprese.
Export in crescita per la chimica e l’agroalimentare. Bene turismo e commercio. Il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al
22,7%, un dato quasi doppio rispetto al resto d’Italia (12,5%) e comunque superiore
alla media del Sud che si attesta al 20,3%.
Invece in Calabria, secondo Bankitalia, il
Pil è appena superiore allo zero. Il sistema
economico non risale ma reggono solo turismo (+4,7% di presenze e + 6,1% di arrivi) e
commercio (+0,3% consumi famiglie). In
declino nei trasporti i traffici a Gioia Tauro
(-14,2 per cento). In questo scenario, stagnante e preoccupante, la realizzazione
delle infrastrutture è necessaria. A cominciare dal Ponte sullo Stretto di Messina.
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Lunedì 24 Ottobre 2016 Corriere del Mezzogiorno
PA
Intervista
Il dato
Le aziende straniere
sono quasi 25 mila
Aumento del 14%
In Sicilia aumentano le imprese a conduzione
straniera e si specializzano soprattutto nel
commercio. In particolare, tra il 2011 e il
2014, le aziende guidate da non italiani sono
passate da 20.922 a 23.886 con una crescita
pari a circa +14,2%. Questa tipologia sembra
aver trovato maggiore spazio nel settore
commerciale dove è presente una
conduzione “immigrata” in circa il 13,5%
delle imprese siciliane nel settore,
Percentuale più elevata tra le regioni del Sud.
In particolare, tra gli stranieri che avviano
un’attività imprenditoriale sull’Isola 3 su 5
scelgono il commercio. Sono i dati che
emergono dallo studio di Melania Ferrara,
dottoressa in Relazioni Internazionali per la
Cooperazione e lo Sviluppo, “L’imprenditoria
straniera in Italia e in Sicilia: andamenti e
caratteristiche settoriali”, ospitato nell’ultimo
numero della rivista di Strumenti Res.
«La ripresa? Con arte e cultura»
Di Dio (Confcommercio): «La macchina pubblica inefficiente e cialtrona»
D
Chi è
Patrizia Di Dio
è la prima
presidente
donna di
Confcommerci
o Palermo.
È stata eletta
nel 2015
all’unanimità
a un anno alla guida di Confcommercio, Patrizia Di Dio
analizza il momento del commercio nel capoluogo siciliano. Imprenditrice attiva nel settore tessile, ha creato il marchio «La Vie en rose». In cima alla sua agenda ha posto
gli impegni per il rilancio di un comparto che desidera ripartire dopo anni
di crisi economica.
Presidente, un bilancio dell’esperienza all’interno di Confcommercio?
«È un ruolo che in una città come
Palermo richiede un supplemento di
impegno e che riesco a condurre grazie
al contributo di una squadra di presidenti di categoria che hanno dinamicità, capacità, vivacità, entusiasmo e
competenza. Tutti assieme, con grande spirito associazionistico, mettiamo
a disposizione tempo e professionalità,
a favore della crescita del tessuto economico e imprenditoriale palermitano. Sappiamo che non possiamo trovare le soluzioni a tutti i problemi anche
perché, nonostante la buona volontà,
non sempre dipendono solo da noi».
Lei è alla guida dell’associazione
da più di un anno, quali obiettivi si è
prefissata?
«Oltre ai temi di politica sindacale,
siamo molto concentrati sui servizi agli
associati nel combattere l’inefficienza
della macchina pubblica che con la burocrazia soffoca ulteriormente. Siamo
al fianco delle imprese, ma siamo determinati a contrastare una cultura
cialtrona del pubblico che non aiuta gli
imprenditori nelle loro legittime richieste di realizzare impresa».
Qual è lo stato dell’arte del commercio in città?
«Si parla di ripresa, ma nella nostra
città non l’abbiamo vista e alcune politiche sbagliate rischiano di dare il colpo di grazia a un’economia di per sé debole».
Spesso ha detto che per il centro
storico di Palermo servono idee che
rilancino le attività commerciali…
«Basterebbe poco. L’arte e la cultura
possono essere i driver di sviluppo e di
attrattività turistica. Occorrono, però,
idee e progetti validi».
Qualche giorno fa ha scritto una
lettera aperta al sindaco Orlando per
richiedere la sospensione della zona
a traffico limitato. Perché?
«Non siamo contrari alla Ztl se fosse
un provvedimento sensato e ben costruito. Riteniamo sia un progetto di rigenerazione del centro storico, ma da
sola la Ztl non sostiene i consumi, anzi
allontana i flussi di auto che per le imprese sono potenziali consumatori, si
sarebbe dovuto lavorare per rendere
attrattiva questa zona e come input finale aggiungere il provvedimento fina-
Via Roma
Il centro storico
di Palermo
interdetto
alle auto:
la Zona a
traffico limitato
sta sollevando
molte
polemiche; per
Confcommerci
o ha mandato
in fumo l’80 %
del Pil
giornaliero
le. Così ha solo eliminato flussi, senza
sostituirli. Palermo non si può permettere il peso di una “rivoluzione culturale”, francamente insostenibile. In questi giorni è andato in fumo l’80 % del Pil
giornaliero. Qualcuno ha già buttato la
spugna e Confcommercio Palermo ha
il dovere morale di dare risposte ai propri associati. Dobbiamo trovare soluzioni per cui si usi meno le auto private, più mezzi pubblici, ma dobbiamo
anche rendere possibile arrivare in
centro».
Intanto i commercianti devono difendersi anche dai prodotti falsi che
rovinano il made in Italy …
«Cerchiamo di costruire un consumo critico e responsabile partendo dal
basso. Abbiamo lanciato il progetto
“Educazione all’acquisto legale e responsabile”, per sensibilizzare sui fenomeni illegali».
Alla guida di Terziario donna sta
cercando di proporre un cambiamento economico. Quale?
«Le idee imprenditoriali di successo
stanno seguendo questo nuovo modello “dell‘economia del bene essere” basata sull’attrattività turistica che punta
sul made in Italy, sulla rigenerazione
urbana, sulla sostenibilità e su ecoristorazione ed ecoalimentazione. Temi
che nell’imprenditoria femminile possono trovare un’ottima estrinsecazione».
Dopo l’atto intimidatorio nei confronti di un negozio del centro, come
si possono aiutare i commercianti a
non sentirsi soli?
«Crediamo in una città libera dal
malaffare e dalla mafia, in cui ognuno
faccia il proprio dovere. Chi riceve minacce, o tentativi di estorsione, deve
denunciare. Dal nostro lato abbiamo le
forze dell’ordine e le istituzioni: siamo
di più e siamo i più forti».
Roberto Chifari
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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 24 Ottobre 2016
PA
Grandi famiglie
Defa Cosmetics
Make-up ecologici
La scommessa
di Denise e Fabio
Naturale, cruelty free e vegan sembrano tre
caratteristiche di un prodotto alimentare. Ed
invece si riferiscono ai prodotti make-up creati da
due giovani siciliani, Denise e Fabio. La loro
azienda “Defa Cosmetics” (che prende le iniziali dal
nome dei due fondatori) si trova a Francofonte, in
provincia di Siracusa e sin dal suo esordio
scommette su prodotti beauty professionali che
prestano attenzione agli ingredienti e alle materie
prime, rispettando la pelle e l’incarnato delle
donne. Ed ecco che nascono nuove formule e
texture altamente performanti per ombretti,
rossetti, ciprie e molto altro ancora, create con
altissimo rispetto per l’ambiente, l’ecologia e per gli
animali, su cui questi prodotti non vengono testati.
Una sfida siciliana che si affaccia al mondo della
bellezza alla maniera “green”, tramite un intuitivo
portale online, ma senza perdere di vista le
tendenze in fatto di nuances e tecniche
maquillage. (Ve. Co.)
Di padre in figlio imprenditori 4.0
Il cambio della guardia nelle aziende siciliane significa innovazione e dinamismo
Il successo di Arema, Brumi e Sibeg tra fatturati alle stelle e nuova occupazione
Nino Marino
40 anni appena
compiuti e
coetaneo della
sua stessa
azienda:
Arema, tra le
realtà più
antiche nella
gestione e
commercializzazione
di prodotti
alimentari. Ha
modernizzato
la ditta di
famiglia, che si
presenta oggi
più consolidata
e con una
piattaforma
logistica
specializzata
nel
fronteggiare
le esigenze
dei surgelati.
D
i padre in figlio o addirittura in nipote. Il
cambio della guardia è
un momento delicato
e fisiologico nella vita di molte
aziende, specie a conduzione
familiare, che passano di mano in mano come il testimone
in una staffetta. Tanti i personaggi siciliani che in questo
momento sono alla guida di
realtà imprenditoriali di spicco e che, tramite la loro visione maggiormente dinamica,
stanno trasformando le loro
attività in industrie 4.0. Tra
questi c’è Nino Marino, 40 anni appena compiuti e coetaneo della sua stessa azienda:
Arema, tra le realtà più antiche
e consolidate nella gestione e
commercializzazione di prodotti alimentari. Specializzata
nel cold chain management,
può fregiarsi d’importanti partenariati con alcune tra le più
grandi insegne nel mondo
della grande distribuzione, garantendo ogni giorno la presenza di prodotti surgelati in
oltre 250 punti vendita su tutto
il territorio siciliano e calabrese. Marino ha modernizzato
l’azienda di famiglia, che si
presenta oggi più consolidata
nella distribuzione e commercializzazione di prodotti alimentari e con una piattaforma
logistica specializzata nel
fronteggiare le molteplici e
specifiche esigenze dei surgelati.
Ha invece ereditato persino
il nome Matteo Pitanza, imprenditore ventisettenne, insieme a molte delle qualità caratteriali e, soprattutto, la gloriosa azienda produttrice di
macchine agricole fondata a
Catania nel lontano 1955. Inizialmente Mpm (Matteo Pitanza Macchine) oggi Brumi,
l’azienda vanta la leadership
nazionale nella produzione e
commercializzazione di motozappe create nella zona industriale di Catania e vendute
con enorme successo anche
all’estero. Insomma, un autentico gioiello della meccanica
nel Sud Italia del dopoguerra,
prima di Matteo e successiva-
Cambio
di passo
Nella foto
grande, Matteo
Pitanza, titolare
di Brumi. A lato,
Luca Busi
di Sibeg e
nell’altra foto
Nino Marino
Matteo Pitanza
A soli 27 anni valorizza
il primato di Brumi,
la ditta di famiglia
di macchine agricole
Luca Busi
Titolare di Sibeg,
dal 2001 al 2009 ha
aumentato le vendite
e numero di dipendenti
mente del figlio Franco - quest’ultimo ex tesoriere di Confindustria Catania, scomparso
prematuramente all’inizio di
quest’anno - ha saputo distinguersi nel segno dell’assoluta
qualità, immettendo nel mercato macchine la cui durabilità
continua oggi ad avere contorni quasi leggendari rispetto ai
competitors. E con gli stessi
valori cardine, ed immutata
qualità, opera oggi la Brumi
del giovanissimo Matteo che,
terminati gli studi alla Bocconi, non ha patito la vertigine
da leadership precoce e sta
riuscendo ad imprimere il
cambio di passo necessario,
innanzitutto nel metodo e nel
marketing, per rinnovare una
sfida antica ma sempre valida:
agevolare l’agricoltura di qualità, quella non intensiva, valorizzando la viticoltura dell’Etna, le produzioni ragusane e
l’olivocoltura messinese.
Sempre nella zona industriale di Catania, un cambio
generazionale è avvenuto anche alla Sibeg (Società Imbottigliamento Bevande Gassate)
- nonché imbottigliatore ufficiale in Sicilia delle bevande a
marchio The Coca Cola-Company – che dal 2001 vede al vertice del family business Luca
Busi. Da quando è diventato ad
di Sibeg, Luca gestisce un’importante riorganizzazione e ristrutturazione della società
con una strategia chiara, focalizzata sul core business e il teamwork, riuscendo in poco
tempo a far crescere l’azienda
in termini di qualità del lavoro,
capacità di esecuzione e professionalità, in un percorso
economico-finanziario sostenibile. Non a caso, dal 2001 al
2009 i volumi di vendite sono
cresciuti di oltre tre milioni di
casse e il numero di dipendenti da 174 a 253, con un incremento del 38%. Anche il portafoglio prodotti si presenta
completamente rinnovato grazie all’ingresso delle bevande
non gassate Nestea, Powerade,
Minute Maid, Burn, mentre,
per quanto riguarda le bevande gassate, si completa l’assortimento con Sprite Zero, Coca-Cola Zero e Fanta Zero. Ma
Busi ha previsto anche una rivisitazione dell’area industriale, con ammodernamenti su
macchinari, nuove linee lattine e un miglioramento costante nell’ambito della sostenibilità ambientale, qualitativo e di sicurezza. L’azienda, infatti, ad oggi detiene oltre il
61% a valore del mercato delle
bevande gassate in Sicilia, attiva con i sales executive oltre
16.500 punti vendita con un
portafoglio di oltre cinquecento clienti in tutti i canali di
vendita, vantando il primato
nel dissetare e rinfrescare cinque milioni di consumatori siciliani.
Venera Coco
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«La produzione d’eccellenza esiste ma è poco conosciuta»
Albanese (Confindustria Palermo): «L’innovazione è importante ma va rilanciato anche l’artigianato»
Chi é
Alessandro
Albanese,
presidente di
Confindustria
Palermo, è
imprenditore
nel settore del
legno e
dell’arredo e
amministratore
unico di Società
Interporti
Siciliani
I
mprenditore nel settore del
legno e dell’arredo, con
esperienza nel settore della
logistica delle infrastrutture e dei trasporti, ma anche
amministratore unico della
Società degli Interporti Siciliani, Alessandro Albanese è il
presidente di Confindustria
Palermo. Per capire l’andamento delle industrie siciliane, Albanese fornisce un quadro preciso della sua visione
del settore manifatturiero.
La produzione di massa
continua a delocalizzare. In
Sicilia c’è ancora spazio per
produzioni industriali d’eccellenza e in che modo si cerca di superare l’offshoring?
«La produzione d’eccellen-
za esiste benché poco conosciuta. Si pensi a tutte quelle
imprese nei settori della metalmeccanica, alla meccatronica, all’agroalimentare, all’Ict,
alla distillazione e a tutta l’alta
tecnologia nella sanità. Imprese che operano su calibri internazionali. In più bisogna garantire alle imprese in Sicilia
le stesse condizioni che valgono nel resto dell’Europa, dalle
infrastrutture e al credito».
In che modo Confindustria affianca gli iscritti nei
processi d’internazionalizzazione?
«Sicindustri sta lavorando
tantissimo per supportare gli
associati. Basti pensare che,
attraverso Enterprise Europe
Alessandro Albanese Presidente Confindustria Palermo
Network, la più grande rete al
mondo al servizio dell’innovazione e dell’internazionalizzazione delle aziende di cui Sicindustria è partner, forniamo
un’assistenza personalizzata
alle imprese, supporto all’innovazione, sviluppo di partenariati, crescita e sviluppo nei
mercati esteri. Una grande opportunità soprattutto per le
piccole e medie imprese che
spesso non hanno ancora la
forza al proprio interno di gestire processi di sviluppo destinati all’export».
Industria 4.0. Le imprese
in Sicilia sono già automatizzate e interconnesse o sono
ancora in fase 2.0?
«Non siamo 4.0 ma sappia-
mo che è il futuro, anzi il presente. Così come non possiamo negare che anche in ambito di aiuti all’impresa la Regione Sicilia sta inserendo
l’innovazione come principale
fattore di crescita».
Analizzando la nuova era
del manifatturiero, come il
comparto industriale siciliano preserva e tutela le varie
artigianalità?
«Gli istituti di tutela ci sono.
Occorre rilanciare la produzione artigianale con un legame
tra prodotto e territorio. La vocazione di un luogo è la chiave
per il successo di un prodotto
e del territorio da cui nasce».
Ve. Co.
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Lunedì 24 Ottobre 2016 Corriere del Mezzogiorno
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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 24 Ottobre 2016
PA
Fondi europei
Il bando
Quaranta milioni
per la regione
più biologica d’Italia
«Pubblicata la graduatoria definitiva del bando
‘biologico 2015. Circa 5000 i beneficiari di 40
milioni di euro di contributi per la conversione e il
mantenimento delle coltivazioni biologiche, su una
dotazione complessiva di 220 milioni nella nuova
programmazione. Una risposta tanto attesa dalle
aziende siciliane che hanno scommesso su qualità
e sostenibilità». Lo dice in una nota l’assessore
regionale all’Agricoltura Antonello Cracolici. «Si
avvia a conclusione l’iter di finanziamento della
prima misura a forte impatto economico del nuovo
Psr. La Sicilia è la terra più biologica d’Europa.
Entro la fine della nuova programmazione l’isola
supererà i 300 mila ettari di produzione biologica,
confermandosi come regione più pulita al mondo
nei sistemi di produzione agricola. La scommessa
rimane quella di valorizzare questo primato in
termini di capacità di commercializzazione di
prodotto biologico. Entro l’anno saranno erogati i
contributi per chi ha partecipato al nuovo Psr». l
Strade, teatri e agricoltura
Una pioggia di euro
per puntare all’eccellenza
nell’ambito della strategia locale di sviluppo partecipativo», misura (19.2) e i costi di
gestione ed animazione sostenuti da ciascun Gal (19.4). Destinatari degli interventi sono
perciò i gruppi Gal già costituiti in tutta la Sicilia. Le risorse
disponibili ammontano a poco più di cento mila euro:
93.700 euro per la sottomisura
19.2 e 20.660 per la sottomisura 19.4. Bando per gli agricoltori: la sottomisura 4.1 sostiene gli investimenti realizzati
dalle aziende agricole che dimostrano la soddisfazione degli obiettivi generali e coeren-
34 milioni per rifare i collegamenti viari alle aziende
Soldi per la cultura in crisi e per lo sviluppo rurale
Misura 4
La misura 4
del Psr 20142020 è
destinata
a finanziare gli
ormai
improcrastinab
ili interventi di
ripristino della
viabilità rurale.
A
rriva una pioggia di
soldi per la Sicilia con
il Psr 2014-2020, investimenti che interesseranno la cultura, l’agricoltura e le infrastrutture.
Si parte dal turismo rurale,
un settore ritenuto strategico
per lo sviluppo dell’isola: la
misura ha previsto investimenti per 34 milioni di euro
destinati al rifacimento delle
strade siciliane. Si tratta di una
misura che mira soprattutto a
migliorare l’accesso alle aziende agricole e che aumenterà il
volume di trasporti e merci dei
prodotti siciliani. La misura 4
del PSR, infatti, è destinata al
finanziamento degli interventi
di ripristino della viabilità rurale. Priorità a progetti su aree
a forte concentrazione aziendale, collegamenti con industrie di trasformazione o con
assi viari principali. Sulle stra-
de rurali la dotazione finanziaria complessiva è di 76 milioni
di euro fino al 2020. «La difficoltà di accesso nelle aree agricole - dice l’assessore regionale all’Agricoltura Antonello
Cracolici - rappresenta uno dei
problemi più seri che penalizza la competitività delle nostre
aziende. Con queste risorse sarà possibile dare risposte concrete a tutto l’indotto agricolo».
Per quanto riguarda i teatri
l’assessorato regionale allo
spettacolo ha presentato il
bando da 15 milioni di euro
destinato a quindici enti pubblici, tra associazioni, enti,
fondazioni e teatri per far
fronte allo stato di crisi del settore. Tra i teatri interessati c’è
il Bellini di Catania, il Vittorio
Emanuele di Messina e il Massimo di Palermo, e poi l’associazione teatro Stabile di Palermo, la Fondazione Brass
Group e l’orchestra sinfonica
siciliana. Per accedere ai fondi
i destinatari dovranno far
fronte alla crisi in cui versano
le strutture siciliane purché
sia presentato un piano di risanamento dei bilanci.
Sul fronte dell’agricoltura:
per promuovere i processi di
sviluppo rurale e dell’agricoltura tramite il Gal, il gruppo di
azione locale, le sottomisure
del PSR Sicilia hanno previsto
«l’esecuzione degli interventi
Agricoltori
Le risorse destinate
ai Gal per lo sviluppo
rurale ammontano
a circa 100 mila euro
Nuovi applausi Tra i teatri interessati al bando da 15
milioni ci sono, nell’ordine, il Bellini di Catania, il
Massimo di Palermo e il Vittorio Emanuele di Messina
temente gli obiettivi specifici
individuati in sede di programmazione. La sottomisura
- secondo gli obiettivi previsti
dal bando regionale - è finalizzata all’ammodernamento del
sistema produttivo agricolo ed
agroalimentare attraverso un
sostegno a fondo perduto per
le imprese agricole siciliane
che realizzano investimenti
materiali e/o immateriali, volti al miglioramento del rendimento globale nonché al riposizionamento sui mercati.
Roberto Chifari
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Da Trapani oltre 100 milioni di scatolette di tonno in giro per l’Italia
L’azienda Nino Castiglione è il primo produttore a marchio privato per la grande distribuzione. È nata nel 1933
L’
azienda trapanese Nino Castiglione è il
primo produttore italiano di tonno in
scatola a marchio privato per la grande
distribuzione. Produce oltre 100 milioni
di scatolette l’anno per un fatturato di cento milioni di euro. L’azienda opera nel settore dal
1933, da quando Nino Castiglione cominciò l’attività nei pressi del porto di Trapani, con la produzione di sgombri e acciughe sott’olio. Oggi
rappresenta una realtà industriale prestigiosa.
Sono duecento i dipendenti, che realizzano il
prodotto finito secondo i metodi dell’antica tradizione siciliana. L’intero processo produttivo,
è interamente tracciabile e certificato, così da
poter fornire tutte le informazioni sul tipo di
tonno utilizzato, la zona di pesca e il metodo di
cattura. «Il nostro rapporto con la grande distribuzione inizia negli anni ‘80 e da allora abbiamo costruito insieme un percorso virtuoso
legato ai temi della sicurezza alimentare, della
sostenibilità ambientale, della tracciabilità –
Inscatolato
Vito
Santarsiero,
direttore
commerciale, e
la fase finale
di lavorazione
racconta il direttore commerciale Vito Santarsiero - questo perché siamo consapevoli che i
consumatori sono sempre più attenti, oltre che
al prezzo e alla qualità, anche alla completezza
delle informazioni in etichetta, circa la specie
di tonno inscatolata, la provenienza, il sistema
di pesca utilizzato, i valori nutrizionali»..
La Nino Castiglione aderisce al progetto dolphin safe, che garantisce una pesca selettiva
che non danneggia i delfini e ha ottenuto anche
la certificazione Friend of the Sea, che attesta
l’utilizzo di tonni adulti pescati in bacini non
sovrasfruttati. L’azienda condivide inoltre il
protocollo dell’Ue che bandisce la pesca illegale. Nel mercato italiano distribuisce i marchi
Auriga e San Cusumano. «La nostra sfida per il
2017 – conclude Santarsiero - è aumentare la
diffusione dei nostri marchi, Auriga e San Cusumano ma punteremo anche su produzioni
qualitativamente uniche, legate alla tradizione
siciliana, che saranno una piacevole sorpresa
per i nostri consumatori più affezionati». La linea Auriga, marchio storico della Castiglione,
offre più tipologie di peso e confezione. La linea San Cusumano comprende anche ventresca, sgombro, salmone, sardine e bottarga.
Francesca Capizzi
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Lunedì 24 Ottobre 2016 Corriere del Mezzogiorno
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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 24 Ottobre 2016
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Agroalimentare
Olio di oliva, produzione dimezzata a causa dei parassiti e del maltempo
Il settore è in crisi, i produttori chiedono interventi di sostegno alla Regione
Il 2016 non è stato un buon anno per l’olio di oliva siciliano.
Lo confermano, commentando i dati dei primi 10 mesi, Gero
Acquisto, segretario provinciale della camera territoriale della
Uil di Agrigento, e Nino Indelicato presidente provinciale
Copagri. «La produzione è crollata - dicono - il -42% rischia
di provocare conseguenze per produttori, imprenditori di
settore e forza lavoro. Trentamila tonnellate di olio, a fronte
dell’annata record 2015 con 52mila, sono un dato
inaspettato, anche se le cause, secondo gli esperti , sono
dovute ad attacchi parassitari e alle bombe d’acqua che
hanno colpito la Sicilia. In provincia di Agrigento il dato è a dir
poco drammatico con - 50%. Ora l’assessore regionale
all’agricoltura acceleri la pubblicazione dei bandi e le
sottomisure specifiche attraverso il Psr 2014-2020».
Agrumi, fare squadra
contro la concorrenza
La presidente del Distretto: «Ora bisogna valorizzare
e tutelare il prodotto siciliano con un piano nazionale»
Chi è
Federica
Argentati,
agronomo,
specializzata
in sviluppo
territoriale,
cooperazione
e marketing
agroalimentare
,è presidente
del Distretto
Produttivo
Agrumi
di Sicilia.
V
alorizzare e tutelare gli
agrumi siciliani da un
lato, affrontare il virus
Tristeza dall’altro.
L’agrumicoltura siciliana ha
temi forti da discutere al tanto
richiesto tavolo tecnico convocato dal ministro Martina. «È’
il momento di fare squadra
per sederci al tavolo con maggiore forza, con l’intento di arrivare così a quel piano nazionale di settore che la filiera invoca da tanto tempo», afferma
Federica Argentati, presidente
del Distretto Agrumi di Sicilia.
Siamo alle porte della nuova
campagna agrumicola che si
annuncia meno abbondante
ma di ottima qualità e la Sicilia
– regione più agrumetata
Obiettivo qualità
«Su arance e limoni
provenienti dall’estero
più controlli a tutela
del consumatore»
d’Italia, che produce il 60% degli agrumi nazionali e impiega
nel comparto più di 30mila addetti – ha due emergenze da
affrontare: da un lato è alle
prese con il virus della Tristeza
che sta mettendo in difficoltà
soprattutto i piccoli produttori, dall’altro dovrà fronteggiare
una concorrenza estera penalizzante, anche a causa dell’embargo alla Russia e dei recenti accordi dell’Ue con i Paesi del Sud Africa e con il Marocco. Anche per questo il
Distretto Agrumi di Sicilia ha
chiamato a raccolta tutta la filiera. Per il 15 novembre ha
convocato a Catania l’assemblea per condividere il nuovo
Patto di Sviluppo Distrettuale,
che deve essere rinnovato ogni
tre anni. «Dal comparto deve
venire fuori l’esigenza di rinsaldare l’aggregazione e muoversi insieme in modo condi-
viso, facendo emergere in maniera partecipata e trasversale
le priorità da affrontare – aggiunge Argentati -. Il nuovo
Patto di Sviluppo deve ripartire da questo confronto con le
imprese della filiera, a partire
da quelle della produzione, a
cui chiediamo di fare presenti
esigenze e proposte, fino dalle
organizzazioni di categoria regionali e a quelle strategiche
dei diversi consorzi di tutela».
Una prima occasione di confronto con un’importante parte delle categorie agricole c’è
stata in occasione della presentazione al Senato di un disegno di legge per la valorizzazione dell’agrumicoltura. Un
“buon inizio” per il Distretto
Agrumi, Confagricoltura, Cia e
Italia Ortofrutta per porre le
basi di legge nella prospettiva
di valorizzare l’agrumicoltura.
Sul piatto delle cose da “aggiustare”, o meglio da integrare nel ddl, per valorizzare le
nostre produzioni ci sono anche alcuni interventi che la filiera agrumicola chiede da
tempo. «È chiaro che non possiamo pensare di chiudere i
mercati – spiega ancora Argentati -, ma è anche vero che
in Italia non solo produciamo
con costi di filiera molto più
Il virus
Siamo alle
porte della
nuova
campagna
agrumicola
che si annuncia
meno
abbondante
ma di ottima
qualità;
i produttori,
soprattutto
i più piccoli,
sono alle prese
con il virus
della Tristeza
e la Sicilia
si prepara
a produrre il
60% degli
agrumi
nazionali,
impiegando
più di 30.000
addetti.
elevati dei nostri competitors
ma importiamo agrumi e lo
facciamo spesso senza richiedere controlli fitosanitari specifici. Al contrario, se esportiamo verso altri Paesi, in Giappone o in America, ad esempio, ci viene richiesto il call
treatment, un procedimento
molto complesso che ci viene
imposto per evitare che i nostri prodotti siano portatori di
insetti nocivi. Sarebbe il caso
che questo avvenisse anche da
noi! E poi c’è un altro aspetto:
io mi sento di garantire sulla
qualità e la bontà dei nostri
agrumi perché conosco la normativa alla quale sono sottoposte le nostre aziende. Siamo
sicuri che i prodotti provenienti dall’estero garantiscano
allo stesso modo la salute dei
consumatori? Forse ci vorrebbero più controlli».
Venera Coco
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’iniziativa
Moak, caffé abbinato a musica e nuovi talenti
Testimonial Paola Maugeri volto storico di Mtv Italia
La sicilianissima Moak, leader
nella produzione del caffè, entra
nelle pagine di ADI Design Index,
la prestigiosa pubblicazione
annuale dell’Associazione per il
Disegno Industriale che
raccoglie il miglior design
italiano messo in produzione,
grazie a «my Music Coffee», il
progetto serving di Caffè Moak.
Si tratta di sei miscele di caffè,
ognuno raffigurato da una
famiglia di strumenti. A ogni
caffè corrisponde un genere
musicale, a cui è associato un
colore e uno dei brani delle sei
band italiane emergenti scelte
da Paola Maugeri di Mtv Italia.
Su ogni confezione è inciso un
QR code che riproduce il brano
dell’artista selezionato. Spunto
del progetto lo studio dello
psicologo inglese Charles
Spence in cui viene dimostrato
che i suoni esaltano e
modificano i sapori di cibi e
bevande. Il progetto di Moak
concorrerà, così, al Compasso
d’Oro, premio mondiale di
design. «Crediamo che ricerca e
innovazione non sono legati
solo alla selezione e al processo
produttivo della materia prima dice Annalisa Spadola, direttore
marketing del Gruppo Moak -,
ma anche alla capacità di saper
comunicare con un linguaggio
diverso, che susciti emozione e
appeal nel consumatore». (R. C.)
8
Lunedì 24 Ottobre 2016 Corriere del Mezzogiorno
PA
Turismo
La premiazione
Ospitalità e alberghi,
tre siciliani sul podio
dei migliori d’Italia
Ci sono anche tre nomi legati per nascita e per
formazione alla Sicilia fra le migliori
professionalità del settore ristorazione e
ospitalità premiate a Palermo nell’ambito della
due giorni del 16esimo convegno nazionale
Solidus. Si tratta di Eeonora Sipio, cresciuta in
Sicilia, che si è aggiudicata il titolo di migliore
governante d’Italia, di Alessandro Recupero,
miglior maitre e Rosario Margareci, miglior
barman, rispettivamente palermitano e
messinese di nascita. «Di anno in anno la
nostra associazione, – spiega Carlo Romito,
presidente di Solidus – che è un forum
permanente delle associazioni professionali del
mondo alberghiero italiano, premia le
eccellenze del settore. Momenti come quelli
vissuti in questi due giorni sono fondamentali
per trovarsi, fare il punto della situazione nel
mondo alberghiero e capire come migliorarci
attraverso l’innovazione e la ricerca».
Catania ha battuto la Costa Azzurra
Nella top ten delle mete preferite il capoluogo siculo si è confermato al primo posto
Gli operatori: «Gli arabi, abituati alle vacanze a Nizza, ora optano per le nostre spiagge»
L’
estate, che si è conclusa solo da qualche settimana, ha fatto registrare per la Sicilia un
vero e proprio boom di visitatori. A confermarlo il portale
di prenotazioni online eDreams. Nella top ten delle mete
preferite dagli italiani l’antica
Trinacria risulta la destinazione più ambita, capofila la città
di Catania con le sue bellezze
paesaggistiche e architettoniche, prima in questa speciale
classica come nel 2015, mentre
Ibiza migliora notevolmente
passando dal quarto al secondo posto con +44 per cento di
passeggeri. Sul podio anche
Palermo, che perde una posizione diventando terza, ma registra un incremento del 12
per cento nel numero di presenze.
Tra le zone siciliane più visitate, piace la Val di Noto e il Ragusano che sono sempre le
mete predilette dai turisti provenienti dal Settentrione. Secondo i dati forniti dai maggiori portali, a crescere di più
sono stati il Ragusano, grazie
all’aeroporto di Comiso e all’effetto Montalbano, il Trapanese, le isole Egadi e San Vito
Lo Capo che ha confermato il
trend positivo degli ultimi anni, Palermo e le isole minori
seguono a ruota.
Aeroporti
Settantanove rotte per collegare 28 Paesi; 14.021 voli in
partenza (+5,1% rispetto al
2015) e oltre due milioni di posti disponibili (2.226.166,
+6,1% rispetto al 2015), con un
incremento di circa il 7% di
passeggeri previsti in partenza
(1.822.280), rispetto allo stesso
periodo del 2015. Sono questi i
numeri della stagione estiva
2016 dell’aeroporto di Palermo
Falcone Borsellino, che ha
chiuso il 2015 con un aumento
consistente di passeggeri
(4.897.045 contro i 4.558256
del 2014) e che già a marzo
2016 segna un +19,2% di transiti in entrata e uscita. Anche Catania fa registrare un trend positivo.
A settembre si sono registrati 812.135 passeggeri,
+12,15% rispetto allo stesso pe-
232.954 passeggeri. Tra i porti
siciliani in netta crescita quello di Messina un +10,4%, pari a
361.773 passeggeri.
Ospitalità
Taormina è ancora la cittadina siciliana più visitata dell’isola, lo dicono i numeri e lo
confermano anche gli operatori del settore. C’è una Sicilia
che piace e che siamo in grado
di esportare fuori dai confini
nazionali. Una Sicilia che si fa
riconoscere per essere in prima fila per ospitalità e cura del
cliente. Per Stefano Gegnacorsi, general manager di «Belmond Grand Hotel Timeo di
Taormina», la stagione del
2016 si è chiusa con il segno
positivo. I turisti italiani sono
appena dietro gli anglosassoni
e gli statunitensi.
«Il 2016 conferma una certa
stabilità per quanto riguarda i
principali mercati di riferimento – afferma -, con gli arrivi dai mercati anglosassoni,
Gran Bretagna e Stati Uniti
riodo dell’anno scorso quando
i passeggeri si sono fermati a
724.177. Il progressivo annuale
per il periodo gennaio-settembre 2016 ha registrato
47.093 movimenti rispetto ai
42.589 del 2015, con un
+10,58%. I passeggeri sono stat i 6 . 0 5 1 . 6 2 4 , r i s p e t to a i
5.540.482 con +9,23%. Il nuovissimo aeroporto di Comiso,
in provincia di Ragusa, si attesta all’undicesimo posto con
319.453 passeggeri nel solo
periodo compreso tra gennaio
e agosto 2016. In leggera flessione l’aeroporto di Birgi di
Trapani. Nel 2015 lo scalo ha
accolto 1.586.992 passeggeri.
Nonostante il -7,41% di movimenti, il trend passeggeri registra un lievissimo calo del
0,72%.
Porti
La classifica previsionale
degli approdi mostra una Sicilia con 789 approdi nei porti di
Palermo, Messina, Catania,
Trapani e quelli turistici di
Giardini Naxos, Lipari, Porto
Empedocle, Milazzo, Siracusa,
Licata e Pozzallo. Il porto di Palermo, toccato da un circuito
Destinazioni
più gettonate
l Duomo
di Catania, uno
dei monumenti
più visitati in
Sicilia, e, a lato,
l’incanto
incontaminato
e selvaggio
delle spiagge
siciliane anche
fuori stagione
crocieristico del tutto nuovo
che include alcune tra le più
prestigiose compagnie di navigazione, si appresta a chiudere il 2016 con oltre mezzo
milione di crocieristi: 510 mila
passeggeri per l’esattezza, e
175 approdi di navi sempre più
grandi.
Le proiezioni aggiornate
sulla chiusura del 2016 evidenziano, rispetto ai dati dell’anno
precedente, una variazione
positiva del numero di passeggeri movimentati in Italia, ma
il porto palermitano dovrà lavorare ancora per pareggiare il
bilancio negativo degli ultimi
anni. Secondo i dati forniti
dall’Autorità portuale di Catania, negli ultimi due anni è
stata presentata una forte azione di rilancio, i cui frutti sono
già tangibili dalla stagione in
corso il cui programma di accosti prevede un incremento
del numero di navi e dei passeggeri, e ancor di più per la
stagione 2016. Nel 2015 il porto
di Catania ha fatto registrare
d’America, che rappresentano
dal 2014 ad oggi le principali
mete di provenienza degli
ospiti della nostra struttura. Il
primo mercato di riferimento
si riconferma quello americano con il 32% degli ospiti per la
stagione 2016 provenienti dagli States. Quasi il 60% del business è costituito dalla somma dei mercati anglosassoni
Uk e Usa, rappresentando l’Inghilterra il 27% del business e
gli Stati Uniti il 32%. Il terzo
mercato rimane l’Italia, nono-
Ecco Gianni M., l’aliscafo più grande del mondo
Costruito nei cantieri di Ustica Lines, collega Trapani a Pantelleria in un’ora e mezza
P
ochi lo sanno, ma la Sicilia eccelle anche
per un’industria che si sviluppa soprattutto sull’isola: quella degli aliscafi.
Sull’isola vengono infatti costruite imbarcazioni che collegano velocemente piccoli
porti. In Italia, le flotte più numerose si trovano
in Campania (per il collegamento con le isole del
golfo di Napoli) e in Sicilia (per il collegamento
con le isole Eolie, le isole Egadi, Pelagie e Ustica).
Lo scorso marzo a Trapani è stato varato l’aliscafo più grande del mondo. Da giugno, infatti,
collega il porto di Trapani all’isola di Pantelleria
impiegando circa un’ora e mezza di navigazione,
con un risparmio di tempo di circa un’ora.
L’aliscafo interamente costruito nei cantieri di
Trapani della Ustica Lines, è stato inaugurato lo
scorso 24 marzo dall’armatore Ettore Morace, alla presenza del governatore della Sicilia Rosario
Crocetta e dell’assessore regionale sui trasporti
Giovanni Pistorio. A tagliare il nastro durante la
cerimonia per il varo è stato il vice ministro delle
infrastrutture Simona Vicari. L’aliscafo, chiamato
Gianni M., è stato realizzato in due anni tra progettazione e costruzione e può ospitare fino a
350 passeggeri in quattro saloni differenti, invece dei 220 posti standard.
Lunga 38 metri, ha una stazza di 160 tonnellate
ed è in grado di raggiungere i 35 nodi, grazie a
due motori caterpillar da tremila cavalli. Per il
progetto Ustica lines ha investito ben 7,3 milioni
di euro, di cui quasi cinque milioni finanziati dal
Programma Operativo Nazionale Ricerca e Competitività 2007-2013 dell’Unione europea e del
Governo Italiano.
«La concezione moderna delle ali - ha spiegato
Morace nel giorno della presentazione - consen-
Comfort e sicurezza L’aliscafo realizzato in due anni
stante in termini numerici l’affluenza turistica proveniente
dal mercato domestico sia nettamente distante dai primi
due segmenti, gli ospiti italiani nel 2016 hanno rappresentato il 6% del totale. I mercati
che seguono l’Italia nel cluster
europeo continuano a confermarsi Francia, Germania e
Svizzera, con gli ultimi due Paesi in leggero calo di affluenza
rispetto al 2014».
Il mercato russo
Dello stesso avviso Giovanni
Nastasi, general manager di
«Belmond Villa Sant’Andrea»
che conferma come il primo
mercato di riferimento si riconferma ancora una volta
quello inglese con il 31% degli
ospiti per la stagione 2016 «Oltre il 50 per cento degli ingressi – dice - è costituito dalla
somma dei mercati anglosassoni Uk e Usa, rappresentando
l’Inghilterra il 31% del business
e gli Stati Uniti il 21%. Gli arrivi
dal segmento russo si sono
notevolmente ridotti negli ultimi due anni. La Russia rappresentava nel 2014 il secondo
mercato per l’hotel dopo il Regno Unito, addirittura più consistente rispetto al mercato
statunitense. Nel corso delle
ultime due stagioni si è assistito ad un netto cambiamento di
tendenza, principalmente dovuto alla pesantissima svalutazione che ha subito il rublo nel
2014, tale da indurre la banca
centrale russa a diversi importanti interventi che hanno prosciugato buona parte delle riserve valutarie del Paese. Il
mercato russo si è di conseguenza contratto più del 50
per cento in due anni, divenendo progressivamente per
l’hotel un mercato minore.
Il Medio Oriente ha registrato una netta crescita negli ultimi due anni, attestandosi nel
2016 al 4 per cento del business (contro il dato di appena
l’uno per cento nel 2014). Numerosissime sono state le famiglie provenienti dai Paesi
arabi. Questo mercato, tradizionalmente legato a soggiorni sul mare in Costa Azzurra,
dopo gli ultimi attentati terroristici in Europa (e in particolare dopo quelli di Nizza) ha
optato per le spiagge siciliane».
Roberto Chifari
© RIPRODUZIONE RISERVATA
te al mezzo veloce di poter affrontare il mare con
un grado di comfort per i passeggeri mai raggiunto prima d’ora. Una innovazione totale nel
modo di concepire i mezzi veloci che si traduce
in maggiore silenziosità, grazie a pannelli realizzati con materiali moderni e fonoassorbenti,
maggiore sicurezza e massimo comfort».
Le caratteristiche principali dell’aliscafo, oltre
alle dimensioni, sono la velocità e il comfort di
viaggio, determinata dalla concezione moderna
delle ali: grazie ai suoi pannelli, realizzati con
materiali moderni e fonoassorbenti, permette di
riuscire ad ottenere prestazioni confortevoli e assoluta silenziosità.
A partecipare alla costruzione, oltre la Ustica
Lines, il dipartimento di Ingegneria dell’Università di Palermo, che ha consentito di stabilire la
scelta strategica, da parte della società, di dar vita
a un cantiere vero e proprio. Il cantiere, infatti, ha
lo scopo di realizzare mezzi di unità navali per il
rinnovo e l’ammodernamento della propria flotta ma anche per la costruzione di unità richieste
dal mercato internazionale.
Ro. Chi.
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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 24 Ottobre 2016
PA
Eccellenze
Da Piazza Armerina al Qatar, «Ascensori Ferrara» sale al piano degli sceicchi
L’azienda della provincia di Enna ha investito con successo nel Paese arabo
Da Piazza Armerina (Enna) al Qatar. È la sfida intrapresa dalla
Ascensori Ferrara, azienda fondata 50 anni fa, con una
trentina di dipendenti, che ha deciso di investire nel Paese
arabo, per sfuggire alla crisi economica europea, e sta
cominciando a raccogliere i primi frutti. «Con la crisi o ti fai
venire delle idee o chiudi - dice l’imprenditore Ranieri Ferrara,
al ritorno dal suo ennesimo viaggio in Qatar - Ci siamo
Per chi suona la campana
Le fonderie tra ieri e oggi
Burgio, tecniche di lavorazione passate di padre in figlio
Ogni pezzo viene venduto per circa trenta euro al chilo
Io, l’erede
Luigi Mulè
Cascio è il
nipote di Mario
Virgadamo, la
cui famiglia
fondò nel 1500
l’unica fonderia
di campane
esistente
in Sicilia
A
Burgio esiste l’unica
fonderia di campane
della Sicilia, una delle
poche esistenti in Italia. Fondata nel 1500 dalla famiglia Virgadamo, che ha tramandato, di padre in figlio la
passione per quest’arte, oggi è
diventata un’attività professionale per gli eredi. L’azienda
vende oltre venti pezzi l’anno
in tutto il mondo. Ogni campana viene venduta per circa
trenta euro al chilo, solitamente quelle più richieste sono le campane medie che arrivano a trecento chilogrammi e
poi ci sono quelle di dimensioni più grosse che arrivano
fino a venti quintali. La fonderia ha prodotto campane per
secoli, esportandole in molti
paesi d’Italia e del mondo. In
Africa, in Francia, negli Stati
Uniti, solitamente le richieste
arrivano per le chiese cristiane, ma anche parecchi privati
amano le campane. Lo stesso
Mario Virgadamo, ha ideato i
primi apparecchi di elettrificazione delle campane che ora
sono stati sostituiti con il nuovo metodo delle campane a
oscillazione o a balzo.
Oggi, la bottega è nelle mani
del giovane nipote, Luigi Mulè
Cascio. La sua passione, è nata
dalla continua frequentazione
del nonno e dall’apprendimento dei segreti da questi
tramandati e si è arricchita con
i suoi studi all’Accademia delle Belle Arti di Palermo. «Sono
soddisfatto dei risultati che
abbiamo raggiunto – racconta
- abbiamo amalgamato la tradizione con l’innovazione, attraverso l’uso di programmi
sofisticati con un ottimo livello di suono. È bello sapere che
siamo apprezzati in tutto il
mondo. Io lavoro da solo, ogni
tanto mi faccio aiutare, questa
è una tradizione, una missione, una grande passione e un
amore incondizionato per i
miei avi». Il lavoro non è semplice, la tecnica ha subito nel
corso del tempo notevoli cambiamenti e ci sono varie fasi.
Per prima cosa si sviluppa la
misura della campana su carta, ognuna di essa deve essere
dotata di un particolare accordo musicale e quindi e vi è una
tabella nella quale vengono
Artigianato
C’è bisogno
di una
temperatura
di 1100 gradi
per fondere
le campane
prodotte nella
fonderia
di Burgio e
caratteristiche
per l’uso di
stagno vergine
e rame rosso
per la forma
bronzo
avventurati in questi mercati inizialmente per caso ma poi
con decisione investendo non poco in termini di risorse
economiche. Il Qatar è una specie di cantiere perenne, dalle
prospettive di crescita impressionanti e interessante per
tante aziende italiane». La concorrenza delle imprese inglesi
e cinesi non manca, «ma - spiega Ferrara - riusciamo ad
avere lo stesso interessanti prospettive di mercato».
enumerati i rapporti tra le note musicali, diametro e peso.
Su questi dati avviene l’elaborazione del modello su carta
che, a sua volta, viene messo
su legno sagomato e poi su
un’asse rotante per fabbricare
la forma.
Dopo varie fasi e lavorazioni, subentra la più delicata che
è la fusione. Avviene a fiamma
riverberata e per la quale vengono usati stagno vergine e rame rosso per la forma bronzo.
In regalo al Papa
Un esemplare
fu donato nel 1993
a Giovanni Paolo II
in visita ad Agrigento
Questo fonde a 1.100 gradi di
temperatura e viene mescolato con un legno stagionato per
impedire che il bronzo indurisca se imbevuto d’acqua.
Completata la fusione, si
procede alla pulitura e lucidatura, anche questa fase viene
effettuata con un macchinario
ideato da Virgadamo.
«Abbiamo conquistato –
conclude Luigi Cascio Mulè –
tanti riconoscimenti prestigiosi e l’arte dei Virgadamo è
presente e riconosciuta ormai
in molti luoghi. Nel maggio
del 1993, quando papa Giovanni Paolo II fu in visita ad Agrigento, gli donammo una campana, che oggi fa nella mostra
di sè nell’aula Paolo VI di Roma».
Francesca Capizzi
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Lunedì 24 Ottobre 2016 Corriere del Mezzogiorno
PA
Abbigliamento
La novità
È tornata l’Upim
Uno “shop in shop”
con Carrefour
A Palermo è tornato il gruppo Upim. A tanti anni di
distanza dalla chiusura dell’ultimo punto vendita,
lo storico marchio dell’abbigliamento per la
famiglia riapre in città grazie a un accordo con il più
grande franchising di Carrefour in Italia, Carrefour
Sicilia. Il primo negozio ha già aperto in via Bernini,
zona Uditore, accanto al supermercato CMarket,
nuova denominazione dei supermercati del
gruppo. Anzi, per essere precisi, non accanto ma
“dentro”, secondo la moderna logica dello “shop in
shop”, cioè due negozi in uno. Nuove anche le
insegne: insieme ai marchi di CMarket e Upim
spunta anche una bandiera della Sicilia con il
simbolo della Trinacria, un segnale chiaro lanciato
alla clientela: non dimentichiamo le nostre origini e
rispettiamo le tradizioni. Nei prossimi giorni un
grande progetto riguarderà il Carrefour di via
Castelforte, a Mondello: l’apertura della “Galleria
Castelforte” con parafarmacia, palestra, centro
estetico e Zoo Service,per gli amici a 4 zampe.
Il polo tessile di San Marco d’Alunzio
Le griffe dell’alta moda passano da qui
Con 80 mila capi
prodotti in un anno
l’azienda del Messinese
«San Lorenzo Confezioni»
è in costante crescita
Il distretto
Filippo
Miracula,
proprietario
dell’azienda dal
1986, si è fatto
promotore
del Distretto
tessile
regionale con
oltre 70
aziende per far
rinascere
l’Etna Valley
C
on 80mila capi confezionati durante l’anno,
produzioni d’altissima
qualità rivolti all’eccellenza e fatturati in costante crescita, la “San Lorenzo Confezioni” di San Marco d’Alunzio
(Messina) è la più importante
realtà imprenditoriale siciliana
rivolta al settore terziario d’abbigliamento. Quest’anno
l’azienda festeggia il suo 30°
compleanno, un grande traguardo per uno dei punti di riferimento dell’Isola nonché
“braccio destro” del settore
moda. Non è un caso, infatti,
che i campionari creati dalla
San Lorenzo si vedono sfilare
durante la settimana della moda milanese e parigina sulle
passerelle delle più note griffe
italiane e internazionali. Filippo Miracula, proprietario dell’azienda dal 1986 insieme al figlio Emanuele e alla sua famiglia, si è fatto portavoce di una
serie d’iniziative, tra cui la fondazione di un “Distretto Tessile Regionale”, coordinando oltre 70 aziende in Sicilia rivolte
alla produzione d’abbigliamento e accessori.
Una nuova sfida per la ditta
messinese che fa rinascere come una fenice, il comparto imprenditoriale dell’Etna Valley,
spendendosi attivamente sul
territorio per “fare squadra” in
un settore alquanto complicato. Un vanto per l’impresa sanmarcota che dal piccolo borgo
messinese - considerato uno
dei più belli d’Italia - sta
espandendo i suoi orizzonti
imprenditoriali anche all’estero, ed in particolare con la Camera di Commercio Italo-Bielorussa sta ampliando i propri
orizzonti anche nei Paesi dell’Est-Europa. La famiglia Miracula, alla guida di oltre due-
Alta qualità
La sede
dell’azienda
a San Marco
d’Alunzio, in
provincia di
Messina, e sotto,
una fase della
lavorazione
dei capi
d’abbigliamento
d’altissima
qualità
per le griffe
d’alta moda
cento dipendenti, sa già come
spedire in giro per il mondo in
media quattromila capi a settimana, affidandosi ad un servizio aereo che permette di consegnare i prodotti in 24 ore
esatte. Fendi, Herno, Ferragamo, Louis Vuitton, Ermenegildo Zegna, Tom Ford, e molti
altri brand di caratura mondiale, si affidavano alla “San
Lorenzo Confezioni” dapprima per la produzione e la confezione di prodotti double face
(capispalla che possiedono il
medesimo aspetto sia all’esterno che all’interno e non possiedono cuciture in genere nascoste sotto fodere o bordature), mentre oggi gli commissionano l’intero guardaroba:
dai capi foderati, sfoderati e
bordati, a pantaloni, gonne,
giubbotti, camice e piumini.
Ogni indumento è confezionato a mano e addirittura per alcune griffe l’azienda sviluppa
un servizio di modellistica; per
altre, invece, dal cartamodello
preparano direttamente il taglio. Il segmento del prêt-àporter d’alta gamma è il punto
di forza dell’impresa che però
non smette di evolversi andando incontro alle esigenze legate ai tempi e ai flussi commerciali, rispondendo sempre at-
Gonne e pantaloni
Noti brand, da Louis
Vuitton a Fendi e
Zegna, commissionano
l’intero guardaroba
tivamente agli stimoli degli
stilisti e delle loro griffe. Ma
non finisce qui. L’azienda da
sempre si spende anche nel
sociale. Oltre ad integrare nell’organigramma aziendale parecchi cittadini stranieri che
fanno parte della comunità rumena di San Marco d’Alunzio,
la San Lorenzo ha creato una
rete di strutture per far sì che i
dipendenti lavorino serenamente. Ed ecco che li coccola
creando per loro servizi ad hoc
(convenzione con asili nido,
mensa interna, lezioni private
di lingua italiana e un bus navetta per gli spostamenti giornalieri). Inoltre, dona sostegno ai dipendenti e al territorio, tramite la residenza sanitaria assistita “Villa Pacis San
Francesco”, all’interno del
Convento dei Cappuccini.
Venera Coco
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Nuovi medicinali, patto tra Università di Palermo e gruppo Glaxo
Il rettore Micari: avviare una joint-venture con la principale holding farmaceutica è una grande occasione
Q
uando l’’innovazione
nasce dalle idee,
qualcosa di unico sio
sviluppa per la collettività. È il caso dell’accordo che vede alleate per la ricerca l’Università di Palermo e
Gsk (GlaxoSmithKline), il
principale gruppo farmaceutico in Italia per presenza industriale e numero di occupati.
L’iniziativa si inserisce nell’ambito del percorso di condivisione che Gsk porta avanti
con le università, i centri ospedalieri e le charities di tutto il
mondo per lo sviluppo di una
ricerca collaborativa che si pone come modello ottimale per
lo sviluppo rapido di nuovi
principi attivi e per lo studio di
meccanismi d’azione originali. «Questo accordo rappresenta una concreta e straordinaria occasione per il nostro
ateneo e per il nostro territorio
– commenta il rettore dell’Università di Palermo, Fabrizio
Micari, durante il convegno “la
ricerca collaborativa, partnership tra accademia e impresa”
–. I nostri ricercatori sono una
risorsa di eccellenza che in
questa joint-venture trovano
una condizione ideale. È significativo che la prima azienda
farmaceutica italiana per presenza industriale abbia scelto
il nostro ateneo per investire
sullo sviluppo dei farmaci del
futuro. Di questa chiamata dei
nostri scienziati più innovativi
non posso che esserne orgoglioso come rettore e come siciliano. La nostra isola ne avrà
un grande ritorno».
Per Gsk la joint-venture sarà
l’occasione per far crescere il
comparto scientifico e e per
dare un’opportunità in più ai
tanti studenti universitari.
«Una grande industria farmaceutica ha come obiettivo
fondamentale la ricerca: noi
abbiamo scelto di puntare sulla ‘Open Innovation, certi che
le grandi sfide possono essere
vinte condividendo informazioni e competenze con l’accademia, gli ospedali più avanzati, le charities e per questo
oggi Gsk sostiene in Italia circa
25 studi condotti in 400 centri
pubblici universitari – afferma
Daniele Finocchiaro, presidente e amministratore delegato di Gsk Italia -. La dimostrazione pratica di questo approccio viene dalla messa a
punto della prima terapia genica al mondo per l’Ada-Scid
(una rara malattia infantile
che rende i bambini estremamente sensibili anche alle infezioni più banali, tanto da costringerli a vivere in una bolla)
che nei giorni scorsi è stata autorizzata in Europa e in Italia e
che nasce dalla collaborazione
tra Fondazione Telethon,
Ospedale San Raffaele di Milano e Gsk».
Ro. Chi.
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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 24 Ottobre 2016
PA
Cantine sociali
Dal 1 gennaio
I doc della Sicilia
ottengono il codice
dell’Unione Europea
«I vini doc di Sicilia e il Prosecco entrano nella
Nomenclatura Combinata europea con un proprio
codice. È una nuova affermazione del “Sistema
Paese” frutto dell’impegno congiunto di Unione
Italiana Vini, dei Consorzi e dell’Agenzia delle
Dogane che si è dimostrata attenta e sensibile alle
nostre istanze e determinata nei confronti delle
autorità comunitarie. Una partnership, quella con
l’Agenzia delle Dogane, che dovrà proseguire in
futuro verso nuovi obiettivi». Con queste parole
Antonio Rallo, presidente Unione Italiana Vini,
commenta la nuova proposta della Commissione
Europea che entrerà in vigore il 1 gennaio 2017. «Il
codice Sicilia arriva al momento giusto – dice
Francesco Ferreri, presidente Assovini Sicilia perché, dopo anni di crescita delle nostre
esportazioni e la conquista di un nuovo
riconoscimento dei vini siciliani sui mercati
internazionali avevamo bisogno di un strumento
rigoroso per monitorare i nostri flussi di export».
Una bottiglia di vino Settesoli
e sostieni il parco di Selinunte
C
Ruderi
Selinunte è
un’antica città
greca sita sulla
costa sudoccidentale
della Sicilia; oggi
costituisce il
Parco
archeologico
più grande
d’Europa. I
ruderi si trovano
sul territorio del
comune di
Castelvetrano.
antine Settesoli, il vigneto più grande d’Europa con seimila ettari
sul territorio siciliano,
sostiene il Parco Archeologico
più grande d’Europa di Selinunte e Cave di Cusa, un’eredità di inestimabile valore che
ha bisogno di salvaguardia
continua. L’obiettivo che Cantine Settesoli e l’assessorato
regionale Beni Culturali ed
identità siciliana, si sono prefissati è ambizioso: raccogliere
500 mila euro per sostenere in
maniera efficace e duratura
una delle meraviglie del nostro Paese.
Come? Semplice. La Cantina
ha donato 20mila euro per dare il via al progetto, ma ogni
singolo consumatore potrà
partecipare attivamente acquistando vino Settesoli. Per ogni
bottiglia venduta, saranno devoluti 10 centesimi al Parco.
«Cantine Settesoli, una cooperativa vinicola che dà lavoro al
70% delle famiglie di Menfi sa
che il gioco di squadra è fondamentale per vincere - afferma il presidente Vito Varvaro-.
Unirsi, fare sistema è l’unico
modo per tutelare l’immenso
patrimonio artistico italiano e
per incrementare lo sviluppo
economico, turistico e cultu-
La cooperativa vinicola
ha donato 20 mila euro,
l’obiettivo è raggiungere
quota cinquecentomila
rale della comunità. I templi di
Selinunte sono a due passi da
Menfi e si inseriscono nel nostro contesto storico culturale
e artistico. È una grande sfida,
noi ci crediamo. Cosi come
crediamo nel marketing territoriale e nei giovani che sono il
nostro futuro. Sono sicuro che
i consumatori risponderanno
al nostro appello e tanti turisti
saranno sempre più attratti
dalle nostre unicità».
Si potrà aiutare il parco anche grazie alle potenzialità del
web. Sul portale www.settesolisostieneselinunte.it sarà possibile acquistare la confezione
speciale da due bottiglie che
devolve 1 euro al Parco, e un
iban dedicato su cui fare donazioni. Nel momento in cui
scriviamo sono stati raccolti
27 mila e 480 euro. I fondi rac-
colti serviranno per migliorare
principalmente il tempio C, il
più importante dell’intero Parco per valore storico e architettonico, attraverso lavori di restauro, la creazione di un percorso di visita e un impianto di
illuminazione. Per maggiori
informazioni: www.settesolisostieneselinunte.it.
Roberto Chifari
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Lunedì 24 Ottobre 2016 Corriere del Mezzogiorno
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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 24 Ottobre 2016
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Dolcezze
Il record
A Mazara del Vallo
una “cubaita”
lunga 789 metri
789 metri, 600 chili di mandorla, 200 chili di
sesamo, 200 chili di pistacchio e 1000 chili di
zucchero: sono questi i numeri della cubaita (tipico
croccante siciliano) più lunga del mondo realizzata
a Mazara del Vallo (Trapani) nel corso di Blue Sea
Land 2016, manifestazione che, promossa dal
Distretto della Pesca e Crescita Blu in
collaborazione con la Regione Sicilia , mira a
valorizzare, in un ricco calendario di eventi,
convegni, degustazioni e cooking-show, le risorse
e le eccellenze delle filiere agro-ittico-alimentari
dei Paesi del Mediterraneo e del Medioriente.
Creata da una squadra di circa 100 torronari e
pasticceri siciliani capitanati dal maestro
pasticcere Nicola Fiasconaro, la ‘super-cubaita’ si
snodava profumata lungo le vie della Casbah di
Mazara del Vallo, partendo da piazza Regina fino
ad arrivare a piazza Santa Caterina. Un vero e
proprio capolavoro nato sotto l’egida di Duciezio,
l’Associazione presieduta da Salvatore Farina.
Condorelli, morbidezze chiamate torrone
L’azienda dolciaria di Belpasso, fondata nel 1933, è leader in Italia e in venticinque Paesi del mondo
L’idea del monodose facile da addentare venne al cavaliere Francesco durante una cena tra amici
Mandorla
Il latte di
mandorla è al
top: 2 milioni
di litri l’anno nel
2014 (+10%)
e 4,5 milioni
di ricavi. Metà
delle vendite
tra Piemonte,
Lombardia e
Veneto.
Q
uarantanove dipendenti fissi e quaranta
stagionali, una capacità produttiva di oltre 120 quintali al
giorno ed un’azienda a conduzione familiare, gestita dall’amministratore unico Giuseppe Condorelli: ecco cosa si
cela dietro i noti prodotti dolciari tipici della Sicilia.
Nascono a Belpasso, alle
pendici dell’Etna, anche se ormai i torroncini morbidi monodose, cavallo di battaglia del
gruppo, sono esportati in tutto
il mondo. A questi si affiancano altre specialità dolciarie a
base di mandorle di Sicilia, pistacchi di Bronte dop, miele di
zagara e fine cioccolato, tra cui
spiccano i frutti di marzapane,
confetture e marmellate alle
arance rosse di Sicilia, ai mandarini e ai fichidindia, ma anche praline ripiene e tavolette
di puro cioccolato.
Ogni singolo prodotto è affidato ad ottantadue agenzie
che coprono tutte le provincie
italiane e che permettono una
capillarità distributiva del
marchio Condorelli sia nel canale tradizionale (come bar,
pasticcerie e drogherie) e sia
nel canale della grande distribuzione (supermercati, ipermercati, centri commerciali).
Inoltre, l’azienda belpassese
esporta in oltre 25 paesi all’estero, i cui i mercati principali sono rappresentati da
Germania, Svizzera, Francia,
Stati Uniti, Canada e Brasile.
È in atto un processo di diversificazione della produzione al fine di implementare la
destagionalizzazione delle
vendite, andando oltre le principali ricorrenze (Natale e Pasqua) e, non a caso, grazie all’inserimento del latte di mandorla, oggi la Condorelli è divenuta anche market leader in
Italia nella categoria della bevanda a base di latte di mandorla.
Tanti i traguardi raggiunti
negli anni, ma se chiediamo a
Condorelli com’è nata l’idea di
un torroncino così morbido
lui risponde a tono: «Metti
una sera a cena. Incomincia
proprio da lì. Alla fine degli
anni ‘60, mio padre si trovava a
casa di amici vicino a Torino.
Giunti al dessert appare una
stecca di torrone, però al momento del taglio, il dolce è duro e si sfalda in piccole scaglie
e allora lui subito pensa, perché non farlo morbido? Perché non in porzioni monodose? E in tanti gusti diversi ? Dopo una seria ricerca e un’opportuna progettazione prende
così forma e consistenza il torroncino Condorelli. Da un’idea
semplice - sono sempre le più
grandi - è nato un prodotto di
successo, un prodotto d’eccellenza. Solo perché è morbido?
No evidentemente. Noi tutti
sappiamo perché il torroncino
Condorelli è diventato un leader: per l’alta qualità delle materie prime, la straordinaria
All’estero
I mercati principali
in Germania, Francia,
Svizzera, Stati Uniti,
Canada e Brasile
ricchezza degli ingredienti e
per la maestria nella lavorazione. Senza i nostri sapienti pasticcieri artigiani che ogni
giorno profondono il massimo impegno e dedizione, nel
rispetto della ricetta antica, le
nostre specialità dolciarie siciliane non sarebbero distribuite in Italia e nel mondo».
Probabilmente senza quella
semplice intuizione del cavaliere Francesco Condorelli,
l’azienda fondata nel 1933 non
sarebbe divenuta ciò che è oggi, ovvero market-leader nel
segmento del “torroncino
morbido”, nonché promotrice
di eccellenze dolciarie che,
grazie ad una marketing strategy di successo (come dimenticare il testimonial d’eccezione Leo Gullotta?), consolidata
negli anni, gode ormai di
un’elevata brand awareness.
Venera Coco
La produzione
Dallo stabilimento
alle pendici dell’Etna
escono 200 milioni
di pezzi ogni anno
La forza lavoro
I dipendenti fissi sono
49 mentre gli stagionali
sono 40. Ogni giorno
prodotti 120 quintali
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Nella terra di Montalbano il gelato di qualità si chiama Tasta
Materie prime d’eccellenza e niente coloranti per un prodotto che promuove la Sicilia nel mondo
A Miami
Tasta, gelateria
d’eccellenza
dal gusto
naturale.
dopo essere
sbarcata
a Milano
è pronta ad
aprire una sede
a Miami
C
on sede a Modica, Marzamemi, Marina di Ragusa, Marina di Modica, Bologna, Milano e
fra poco Miami, la gelateria
Tasta sin dal suo esordio nel
mondo del gelato utilizza materie prime d’eccellenza e prodotti totalmente naturali. Questi gelati d’origine modicana
hanno rispetto sia per gli agricoltori che per l’ambiente ed
anche per gli animali. Infatti,
le nocciole Igp, la mandorla di
Avola e i limoni Siracusa Femminello Igp, come le tante altre materie prime d’eccellenza
utilizzate, fanno di Tasta Gelato il nuovo guru della gelateria
di qualità. In ogni punto vendita una stragrande varietà di
gusti si alternano alle classiche granite di pistacchio, al
cioccolato di Modica o al peperoncino, oppure ai cannoli
scomposti, alle cassate siciliane, ai semifreddi e alle torte
gelato. Niente colori fluo da
Tasta: il pistacchio di Bronte
ha un verde tenue non acceso
come nelle altre gelaterie, così
come il gusto fragola – creato
ad hoc con le fragoline di Ribera - ha delle sfumature leggermente rosate ben lontane
da quelle nuance shocking di
altri competitor.
Da queste variazioni cromatiche si evince che le materie
prime non sono mescolate a
coloranti, emulsionanti o “aggiunte” chimiche che “oscura-
Da passeggio Un allettante cono gelato made in Tasta
no” la base naturale del gelato
stesso, realizzato invece con
latte di stalla appena munto,
zucchero di canna, farina di
semi di carrube e prodotti siciliani a “km 0”, derivanti da
agricoltura biologica, da presidi slow food, da commercio
equo e solidale, oppure da riconoscimenti Igp. Anche il latte utilizzato ha una marcia in
più: viene pagato ad un prezzo
equo, di modo tale che le mucche non siano sfruttate ma rispettate, vivendo inoltre in
condizioni igienico-sanitarie
eccellenti.
La massima attenzione è rivolta anche e soprattutto all’utente finale: vegani, celiaci o
vegetariani possono essere ac-
contentati perché accanto ai
gusti si possono trovare dei
simboli utili per comprendere
se dentro ogni gelato vi siano
derivati animali, glutine o zucchero. Ma la green vision di
Tasta non si ferma qui: per
contribuire ad un mondo più
pulito e meno inquinato, utilizza coppette, palettine, cucchiaini totalmente biodegradabili e compostabili. Dalle
terre di Montalbano alla conquista dell’intero Stivale ed oltre, queste leccornie non temono rivali, ciascun ha quel
quid in grado di promuovere
egregiamente la Sicilia nel
mondo.
Ve. Co.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Lunedì 24 Ottobre 2016 Corriere del Mezzogiorno
PA
Qui Calabria
Ecco il piccolo robot capace di produrre a domicilio malte per l’edilizia
Lo ha creato la Personal Factory di Simbario per sfidare i colossi del settore
E’ partita da Simbario, uno sperduto paesino in cima alle
Serre calabresi in provincia di Vibo Valentia, l’idea innovativa
che nel 2010 ha avuto il coraggio di sfidare i colossi
dell’edilizia. A metterla in produzione è la Personal Factory
che ha creato un piccolo robot, ora delle dimensioni di 6 metri
quadrati, che produce a domicilio malte per l’edilizia al posto
delle grandi fabbriche di settore. Posizionato nel retrobottega
di ogni rivenditore lo farà diventare produttore in proprio.
«Abbiamo realizzato una piccola macchina elettronica –
spiega Francesco Tassone, amministratore dell’azienda
insieme al fratello Luigi – che, collegata a distanza al nostro
computer centrale, potrà produrre materiale edile. Si tratta di
un intero processo produttivo che noi trasferiamo al
rivenditore per garantirgli l’autoproduzione vicino casa».
Meno disoccupati ma per sfiducia
Uomini e donne rinunciano a cercare un impiego e il tasso dei senzalavoro cala
Branda (Unindustria): «Purtroppo si abbandona il campo per scoraggiamento»
Chi è
Rosario Branda
direttore di
Unindustria
Calabria e
delegato Agis
imidi elementi positivi
sembrerebbero segnare il passo in avanti; nei
fatti, invece, al dì la di
qualche piccolo barlume, la
depressione dell’economia calabrese rimane una costante. È
una fotografia desolante quella scattata nel rapporto “L’economia smarrita” da Unindustria Calabria, che evidenzia la
contraddizione che caratterizza la realtà economica regionale, in cui ai deboli segnali di
ripresa si contrappone la persistente negatività.
A mettere in risalto i punti
salienti della relazione è il direttore Rosario Branda, che ha
descritto la Calabria come
un’isola impermeabile al dinamismo e alla capacità di inter-
T
Ovviamente, lo spirito positivo che deve guidare la classe
imprenditoriale calabrese, che
ha scelto di lavorare e continuare ad investire in questa
terra con alcuni esempi di
straordinaria crescita sia nei
fatturati che nell’innovazione,
spinge a trovare e ad evidenziare anche i piccoli barlumi di
ripresa.
Tra questi, per esempio, vi è
l’aumento dell’export, che registra una crescita considerevole del 15 per cento, anche se
è sottodimensionato rispetto
allo stesso dato nazionale.
Non è, altresì, da meno la vivacità della natalità imprenditoriale, che testimonia un ancora vivo spirito di intraprendenza da parte di molti calabresi.
Il tonfo
Nel 2015 solo 515mila
nuovi occupati, il dato
più basso registrato
negli ultimi 11 anni
L’export
Aumenta del 15%
anche se la crescita
risulta minore rispetto
al dato nazionale
cettare opportunità.
Del resto, «i fondamentali
dell’economia calabrese –
spiega il direttore regionale
degli imprenditori - restano
inchiodati al segno meno, anche quando nel Paese e nel
Mezzogiorno si avvertono primi e importanti segni di inversione di rotta».
A testimoniare gli elementi
della crisi costante sono i dati
del mercato del lavoro che evidenziano la mancanza drammatica di occasioni, soprattutto per giovani e donne. Nel
2015 l’occupazione in Calabria
ha registrato soltanto 515 mila
unità, che è il livello più basso
degli ultimi 11 anni, con una
perdita di oltre 7 mila lavoratori rispetto all’anno precedente. Solo in provincia di Cosenza è stato evidenziato un
aumento del 6,4 per cento, pari a 12 mila unità lavorative in
più. A confermare la congiuntura è, anche, il dato sulla disoccupazione che mostra picchi definiti, non a caso, scan-
Così, partendo da queste timide e vivaci basi, Unindustria
Calabria si rivolge alla classe
politica regionale per lanciare
l’invito a utilizzare al meglio le
risorse finanziarie offerte dalla
programmazione europea.
«Non basta la loro disponibilità – conclude Rosario
Branda - per trasformarle in
occasioni di investimento per
le imprese, in servizi migliori
per i cittadini, in nuove competenze per i lavoratori ed in
opportunità di lavoro per i giovani. Ancora più importante è
che quelle risorse siano ben
allocate, ben spese. E che gli
avanzamenti operativi siano
ben monitorati e valutati. I finanziamenti da soli non producono sviluppo e benessere
collettivo. È la qualità e la rapidità del loro uso che può cambiare in positivo le sorti di territori da troppo tempo ai margini della crescita economica e
civile».
Concetta Schiariti
Segnali di ripresa/1
Risultano disoccupate
153 mila persone,
7000 unità in meno
rispetto al 2014
Segnali di ripresa/2
Solo in provincia
di Cosenza i posti sono
aumentati del 6,4%
pari a 12mila lavoratori
dalosi. Con lo sguardo al tasso
di disoccupazione, nel 2015 si
riduce di mezzo punto percentuale rispetto al valore dell’anno precedente ma rimane comunque al 23 percento. Basti
pensare che a livello nazionale
è diminuito di oltre un punto.
Nello specifico, la riduzione è
legata alla flessione nel tasso
di disoccupazione femminile
che passa da 27 per cento nel
2014 al 24 per cento nel 2015,
mentre per la componente
maschile della forza lavoro si
determina l’incremento di un
punto percentuale: da 21,5 per
cento nel 2014 a 22,5 per cento
nel 2015. Risultano disoccupate 153 mila persone, che sono 7
mila unità in meno rispetto al-
l’anno precedente ( -4,1 per
cento).
Ma non c’è da stare tranquilli quando si nota il calo della
disoccupazione. Si tratta, infatti, di un dato che non offre
analisi positive perché «non
può consolare – aggiunge
Branda - che quote significative di forza lavoro abbandonino per scoraggiamento il campo. Al contrario, lo scoraggiamento è un sintomo preoccupante di sfiducia e sfinimento,
di rinuncia scorata a trovare
una qualche occupazione».
Così, le donne in cerca di lavoro, che in Calabria rappresentano il 39 per cento del totale,
sono diminuite del 15 per cento.
Salerno-Reggio, tre lotti non più finanziabili
L’autostrada resterà incompiuta nonostante le promesse di Renzi
M
L’annuncio
Il premier Renzi
ha ripetuto che
i lavori sull’A3
terminano
il 22 dicembre
entre si parla di Alta Velocità e
ponte sullo Stretto, a rappresentare la più nota e storica incompiuta dell’economia del Sud Italia è l’Autostrada Salerno - Reggio Calabria. A inizio autunno, quando è ancora
vivo il ricordo delle code autostradali per
raggiungere le più note destinazioni balneari calabresi, mancherebbero poco più
di due mesi al completamento dei lavori
sull’A3. A darne l’annuncio, qualche mese
addietro, è stato lo stesso presidente del
Consiglio, Matteo Renzi, che ha indicato
nel 22 dicembre prossimo la data per il definitivo taglio del nastro. Nei fatti, però,
l’arteria autostradale, inaugurata nei lontani anni Settanta, resterà la più grande incompiuta del Mezzogiorno. Quella che,
più di altre, fa capire quanto sia conseguenziale il mancato sviluppo di un territorio alla carenza di vie di comunicazione,
che staccano un’area dal resto del mondo.
Restano in sospeso, infatti, tre lotti non
più in progettazione e non finanziabili. Si
tratta degli oltre undici chilometri che collegano lo svincolo di Morano-Castrovillari
a quello di Sibari, in provincia di Cosenza.
Estate sull’A3 Il classico ingorgo durante le ferie
A questi si aggiungono i trenta chilometri
che dallo svincolo di Cosenza Sud giungono fino a quello di Altilia-Grimaldi. E, infine, i dieci chilometri che da Pizzo Calabro
portano a Sant’Onofrio, in provincia di Vibo Valentia. Nel frattempo, però, lo scorso
giugno l’Anas ha pubblicato una gara, del
valore di 20 milioni di euro, da destinare
alla realizzazione del progetto “Smart
Road” che farà dell’A3 la prima autostrada
tecnologicamente avanzata a livello mondiale, pronta per le auto senza pilota.
L’idea è quella di dotare le strade, soprattutto quelle strategicamente più importanti, di infrastrutture tecnologiche di ultima generazione. Con buona pace, però,
dei tre lotti calabresi, per i quali non sono
previsti lavori di ammodernamento ma di
sola riqualificazione.
C. S.
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Al lavoro
Un operaio
specializzato
inserito nel
ciclo produttivo
di una grande
industria
siciliana
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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 24 Ottobre 2016
PA
Qui Calabria
Catanzaro
Connexa,
videosorveglianza
che previene
In poco più di dieci anni dalla nascita, Connexxa,
azienda di sviluppo software con sede a
Catanzaro, si è imposta sul mercato,
rivoluzionando il mondo della videosorveglianza.
Ha dotato le telecamere di una sorta di intelligenza
che serve a prevenire un atto piuttosto che
immortalarlo a fatto compiuto. «I nostri software –
ha spiegato infatti l’amministratore delegato Diego
Fasano – inviano segnali di allarme ai centri di
sorveglianza, a cui sono collegati, allertandoli di
fronte ad un atteggiamento ritenuto sospetto. In
questo modo è possibile agire per sedare una
rissa, invece di limitarsi a fotografare i colpevoli».
In pratica, attraverso specifici algoritmi, il sistema
effettua il riconoscimento biometrico,
identificando nome e cognome con relativi dati
anagrafici della persona ripresa. A richiedere i
prodotti Connexxa, in Italia, sono le maggiori
aziende: dalla Telecom Italia, al Comune di Salerno
e all’aeroporto di Linate.
Bacche di Goji, il must è a Corigliano
Da oltre due anni Nicola Rizzo di Favella Spa è leader assoluto in tutt’Europa
«Siamo i primi a commercializzare il prodotto fresco, richieste in aumento»
Cosa sono
Le bacche di
Goji sono i frutti
di una pianta
originaria
degli altopiani
di Cina, Tibet
e Mongolia.
Hanno qualità
nutritive
e terapeutiche.
D
a oltre due anni è il
primo e unico produttore di goji fresco in
Europa, a livello industriale. Una sfida che ha scelto
di accogliere e il mercato, coi
suoi numeri, gli ha dato ragione. Spinto, del resto, dalla convinzione che «in Calabria si
può fare buona impresa, utilizzando tutto ciò che questa
terra può dare. Consapevole,
comunque, di avere difficoltà
logistiche in più da dover superare».
Ne è certo Nicola Rizzo, imprenditore della storica azienda di famiglia “Favella Spa” di
Corigliano Calabro, in provincia di Cosenza, che ha dimostrato di sapere innovare, diversificare e continuare a crescere, perché ha saputo interpretare le richieste di mercato.
Da oltre due anni è leader assoluto di settore in Italia e in
Europa, con una produzione
industriale in continua crescita. «È stata una grande scommessa. – spiega Rizzo - Il goji è
sempre stato commercializzato in forma secca, proveniente
dalla Cina. Dopo diverse sperimentazioni, abbiamo iniziato
a coltivarlo ed ora ci ritroviamo ad avere una richiesta superiore alla nostra capacità,
«Bufavella»
Pronti anche i derivati
in cosmesi e una linea
di bagnoschiuma
dal latte di bufala
che comunque è in aumento».
Hanno avviato la vendita con
7mila vaschette di bacche per
giungere, in poco tempo, a
300mila, delle quali 60mila solo per la Svizzera. Oltre al goji
fresco, veicolato nella grande
distribuzione, è possibile tro-
vare i suoi trasformati che spaziano dalle marmellate ai sughi. Nel frattempo hanno anche dato spazio alla cosmesi.
«Considerate le sue importanti qualità organolettiche e nutraceutiche, rilevate da ricerche dell’Università di Perugia –
Superfrutto
Le bacche di goji
nella forma
più diffusa,
la secca,
proveniente
dalla Cina. Rizzo
le coltiva fresche
continua - abbiamo voluto posizionare le creme goji nel loro
naturale settore che è quello
farmaceutico». Nella cosmesi
Rizzo non è nuovo. È sua
l’idea, in un primo momento
giudicata bizzarra, di realizzare una linea di bagnoschiuma
dal latte di bufala, sotto il marchio “Bufavella” a cui fa capo
un allevamento di 800 bufale e
una produzione di 500 chili di
mozzarelle al giorno e 100 di
formaggi. «Se Cleopatra si immergeva nel latte di asina figuriamoci quanto avrebbe apprezzato quello di bufala, che
è più nutriente», è la sua intuizione. Storica produttrice di riso e agrumi, la Favella Spa ha
ideato anche il marchio “Clementime”, progettato dal nipote Francesco Rizzo per vendere il frutto nei distributori
automatici, al fianco delle merendine.
Il settore gourmet è stato,
invece, affidato al brand “Torre
Saracena” che realizza 60 diversi prodotti che spaziano dai
sottoli alle clementine e al
cioccolato. A fare da ciliegina
sulla torta è l’agro-energia in
ciclo continuo. Dal letame ricavano concime, energia pulita (38milioni di kw/ora) e calore, utilizzato per coltivare
250 quintali di funghi nelle
serre (sono il terzo insediamento di serre fotovoltaiche
più grande al mondo). Complessivamente i prodotti Favella sono presenti in tutti i Paesi
europei e poi in Canada, Usa,
Giappone, Australia e Nuova
Zelanda.
Concetta Schiariti
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Lunedì 24 Ottobre 2016 Corriere del Mezzogiorno